L`ape nell`arte medievale

Transcript

L`ape nell`arte medievale
L’uomo e l’ape
di Renzo Barbattini
e Stefano Fugazza
L’ape nell’arte medievale
MINIATURE
Nel Medioevo ci fu una prodigiosa
fioritura della miniatura, cioè dell’illustrazione dei codici manoscritti: il
termine deriva da minio, il colore
rosso con cui in un testo si sottolineavano certe parole, ad esempio quelle
iniziali, o i titoli dei vari paragrafi o
capitoli. Ne uscivano libri di grande
pregio e di alto costo, in cui alla parte
scritta (talora ornata con elementi figurativi) si aggiungevano pagine miniate con immagini anche complesse,
di estrema raffinatezza. Si tratta di testimonianze importanti, anche perché
a volte, per certi periodi del Medioevo
in cui scarseggiano gli affreschi e i mosaici, proprio la miniatura diventa il
documento più significativo della pittura del tempo.
E’ per questo che la pratica della miniatura è oggi particolarmente studiata, e analizzata non tanto in sé ma
soprattutto nel rapporto strettissimo
L’ape compare innumerevoli volte in quelle anticipazioni
delle moderne illustrazioni librarie che sono le miniature,
occasione sia di descrizioni più puntuali e documentarie
sia di liberi sviluppi favolistici, in cui l’ape - al solito diventa simbolo trasparente di virtù.
Veniamo a sapere, attraverso una carrellata di immagini e scene,
come nel Medioevo l’apicoltura fosse un’attività molto seguita
e un’importante forma di sostentamento
che essa instaura con la parte scritta,
mentre un tempo veniva considerata
come un esempio di arte minore,
come una forma di artigianato più
preziosa di altre.
La lavorazione del libro avveniva per lo
più nello scriptorium, un ambiente annesso al monastero in cui ciascun conventuale aveva la sua specializzazione:
c’erano gli amanuensi che pazientemente trascrivevano i codici, i decora-
tori di iniziali e i calligrafi, i pittori cui
spettava di dipingere le splendide miniature, gli artigiani impegnati nell’operazione di rilegatura dei codici stessi (le
rilegature erano spesso, infatti, sontuose
opere di oreficeria, impreziosite da pietre preziose).
Lo scriptorium serviva innanzitutto per
le esigenze del monastero cui era annesso e dunque confezionava testi liturgici e di carattere religioso, ma lavorava
L’ELOGIO DELLE API
Laus Apium in latino: “Apis ceteris, quae subiecta sunt homini animantibus antecellit. Cum sit minima corporis parvitate, ingentes animos angusto versat in pectore, viribus
imbecilla sed fortis ingenio. Haec explorata temporum
vice, cum canitiem pruinosa hiberna posuerint, et glaciale
senium verni temporis moderata deterserint, statim prodeundi ad laborem cura succedit; dispersaque per agros,
libratis paululum pinnibus, cruribus suspensis insidunt,
prati ore legere flosculos; oneratis victualibus suis, ad castra remeant, ibique aliae inaestimabili arte cellulas tenaci
glutino instruunt, aliae liquantia mella stipant, aliae vertunt flores in ceram, aliae ore natos fingunt, aliae collectis
et foliis nectar includunt. O vere beata et mirabilis apis,
cuius nec sexum masculi violant, foetus non quessant, nec
filii destruunt castitatem; sicut sancta concepit virgo Maria,
virgo peperit et virgo permansit.”
Anche se talune affermazioni sono state sconfessate dalla
ricerca scientifica, si riporta la traduzione letterale del
brano: “L’ape è superiore a tutti gli altri esseri viventi che
sono soggetti all’uomo. Pur molto piccola di corpo, rivolge
tuttavia nell’angusto petto alti propositi; debole di forze ma
forte d’ingegno. Essa, dopo aver esplorato l’alternare delle
stagioni, allorché il gelido inverno smise l’imbiancamento e
poi il clima moderato della primavera spazzò via il torpore
glaciale, subito sente la preoccupazione di uscire al lavoro;
e le api sparse per i campi, librando leggermente le ali, si
posano appena con le agili zampe per cogliere con la bocca
i piccoli fiori del prato, cariche del loro cibo rientrano negli
alveari e qui alcune con arte inestimabile costruiscono cellette con tenace cera, altre immagazzinano il fluido miele,
altre tramutano in cera i fiori, altre danno forma ai loro piccoli lambendoli con la bocca, altre incamerano il nettare
delle foglie raccolte. O ape veramente beata e mirabile, di
cui i maschi non violano il sesso, né lo turbano i feti, né i
figli distruggono la castità; così come, nella sua santità,
Maria concepì vergine, partorì vergine e vergine rimase.“
33
9/2008
Apitalia
L’uomo e l’ape
Fig. 1
Fig. 2
Miniatura da un manoscritto francese
del 1400 (Biblioteca Estense, Modena).
anche su commissione delle chiese urbane, delle corti vescovili e dei potentati
laici: grazie a questa immane opera di
trascrizione, come si sa, venne salvata la
parte della letteratura classica che è
giunta fino a noi. Di seguito si riportano alcune tra le numerosissime miniature conservate nelle più importanti
biblioteche.
L’illustrazione della fig. 1 proviene da
un manoscritto francese del 1400 relativo al Tractatus de herbis di Dioscoride4, oggi conservato presso la
Biblioteca Estense di Modena (Marchenay, 1986; Crane, 1999). Essa mostra una donna che sta prelevando
miele da due alveari; mentre compie
quest’operazione si protegge - con
scarso successo, diciamo noi! - il volto
con una mano. Ai suoi piedi sta un
piccolo orso, noto nemico delle api
perché goloso del loro miele (Frediani,
1991; Contessi, 2004).
La miniatura riportata dalla fig. 2 è
tratta dall’opera Theatrum Sanitatis di
Ububchasym de Baldach5 (Codice
4182 della Biblioteca Casanatense di
Roma) (Pazzini et al., 1970; Rüdiger,
Miniatura dall’opera Theatrum Sanitatis
di Ububchasym de Baldach. Codice 4182
della Biblioteca Casanatense di Roma (II
metà del XIV secolo). Ristampa anastatica a
cura di Franco Maria Ricci editore in Parma
(1970), (Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum, Sansepolcro, Arezzo).
1977). Tutte le miniature presenti in
essa sono attribuite alla scuola pittorica lombarda, in particolare a Giovannino de’ Grassi, Franco e Filippo de’
Veris e Anovelo da Imbonate. L’epoca
di esecuzione, quindi, si può far risalire alla II metà del XIV secolo. In particolare, la miniatura evidenzia tre
alveari di paglia, sostenuti da un ripiano di legno, attorno ai quali volano
numerose api bottinatrici; accanto alle
porticine, si notano alcune api “guardiane”.
La fig. 3 riporta una miniatura che è
a corredo iconografico di una versione
del XV secolo delle Georgiche 6 di Virgilio; in essa si vede il poeta stesso che
annota le caratteristiche morfologiche
e comprtamentali di api fuoriuscenti
da due alveari rustici. Il IV Libro, infatti, riporta una buona descrizione
dell’apicoltura: addirittura Virgilio
spiega qual è la stagione migliore per
prelevare il miele e come curare le ma-
Fig. 3
Miniatura del XV secolo (Biblioteca Municipale di Digone, Francia).
Fig. 4
Miniatura tratta dal manoscritto Luttrell
Psalter (1325-1335) (British Museum, Londra).
lattie “apistiche”. L’Autore mostra le
api come metafora sociale: esse hanno
un’organizzazione comunitaria, segnata dalla fedeltà alla casa e alle leggi,
dalla condivisione delle risorse e dalla
dedizione al lavoro, in una tipica visione stoica della società. Le api sono
disposte anche al sacrificio personale
NOTE
4 Pedanius Dioscoride (nato nel 40 d.C. a Anazarbe in Turchia e morto nel 90 d.C.) era un medico greco la cui opera, scritta in lingua greca, De materia medica,
è stata basilare nell’antichità per la conoscenza delle piante medicinali esercitando profonda influenza nella storia della medicina. Essa rimase in uso, con
traduzioni e commenti, almeno fino al XVII secolo.
5 Si hanno poche notizie di Ububchasym de Baldach, studioso arabo che ha scritto il trattato Theatrum Sanitatis dal 1052 al 1063. Una copia anastatica di
questo prezioso trattato è conservata presso la Bibliotheca Aboca (Sansepolcro, Arezzo).
6 Poema agreste in esametri scritto da Virgilio, su invito di Mecenate, negli anni dal 37 al 29 a.C. L’opera si compone di quattro libri: il primo tratta della
coltivazione dei campi, il secondo degli alberi, specialmente della vite e dell’olivo, il terzo dell’allevamento del bestiame, il quarto è dedicato all’apicoltura.
Apitalia
9/2008
34
Fig. 5
Fig. 6
Miniatura tratta da un manoscritto inglese del 1326 (Chiesa di
Cristo, Oxford.
arnia in paglia
(veniva costruita
anche con il vimini) molto diffusa
nei secoli scorsi, ma
ancora presente in
alcune realtà apistiche (Casella,
1991; Gaudes et
al., 2002).
Miniatura tratta dalla versione in francese, effettuata all’inizio del
Della scena rapXIV secolo dell’opera De simplici medicina (Le Livre des simples médepresentata nella
cines) di Matthäus Platearius (Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi).
fig. 5, “balzano
agli occhi” gli animali in primo piano:
per il bene comune (Barbattini e
un elefante e un cervo; essi appartenFrilli, 2004) e mantengono l’assoluta
gono ad ambienti molto lontani, non
dedizione al capo: tutti elementi del
solo tra loro, ma anche da quello in cui
più puro idealismo augusteo. Tutta
vive il contadino ritratto al centro. In
l’opera è un’esaltazione di un ideale
secondo piano si nota un’arnia in pamondo campestre, ma più che imparglia, su un ripiano sostenuto da piedi,
tire precetti tecnici, essa vuole richiada cui escono alcune api dotate di un
mare il lettore a godere della serenità
paio di ali (notoriamente le api, come
della natura, considerata rifugio ideale
tutti gli imenotteri, hanno due paia di
dello spirito, in un momento di crisi
ali!). L’immagine è tratta dalla versione
gravissima per il mondo romano.
in francese, effettuata all’inizio del
La miniatura rappresentata dalla fig. 4
XIV secolo dell’opera De simplici meè tratta dal famoso manoscritto Luttrell
dicina (Le livre des simples médecines)
Psalter (oggi conservato al British Mudi Matthäus Platearius7 (Biblioteca
seum di Londra) scritto e illustrato da
scrivani e da artisti anonimi nel decennio
Nazionale di Francia, Parigi).
1325-1335. Essa mostra l’antica
Un manoscritto inglese del 1326
sull’arte militare (Walter de Milemete,
De Nobilitatibus, Sapientiis et Prudentiis Regum. Oxford, Christ Church, n.
92, ff. 74, 75) si sofferma sull’utilizzo
delle api come arma di guerra (Crane,
1999). La fig. 6 riporta due disegni; in
quello di sinistra si nota una macchina
(simile a un mulino a vento) con la
quale si potevano lanciare alveari dentro a fortezze assediate. Nel disegno di
destra viene rappresentato un alveare,
lanciato dalla macchina citata e caduto
entro alle cinta murarie, e alcuni soldati intenti a difendersi dalle api
(James, 1913).
Il manoscritto, capolavoro della cultura francese del Medioevo, Les Très
Riches Heures du Duc de Berry8 del XV
secolo, conteneva numerose miniature, una per ogni mese dell’anno.
Ogni illustrazione è composta da un
timpano, a forma di semicerchio, che
contiene i due segni zodicali del mese,
e da una scena “agreste” che spesso ha
sul fondo uno dei castelli di proprietà
del Duca (Camerini, 1998). Quella
rappresentata (fig. 7), del 1416, fa riferimento al mese di febbraio e riporta
una scena invernale; oltre all’ovile e
alla piccionaia, si notano quattro al-
NOTE
7 Membro di una famiglia di medici, Platearius era professore di botanica presso l’Università di Salerno nel XII secolo. Il suo trattato è un vero e proprio dizionario
delle piante, dei minerali e delle sostanze d’origine animale che costituivano la farmacopea del Medioevo.
8 Quest’opera rappresenta il “libro delle ore” in uso durante il Medioevo; si trattava di una collezione di testi da leggere e recitare nei momenti liturgici della
giornata. Essa comprendeva oltre che alle preghiere e ai salmi anche calendari.
35
9/2008
Apitalia
L’uomo e l’ape
Fig. 7
veari di paglia, sorretti da un ripiano,
coperti dalla neve.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da questa carrellata di immagini e
scene emerge come nel Medioevo
l’apicoltura fosse un’attività molto seguita. Infatti essa era un’importante
forma di sostentamento; il miele ottenuto veniva utilizzato soprattutto
come dolcificante ma anche per ottenere una bevanda alcolica di largo uso:
l’idromele.
E’ doveroso sottolineare come la presenza dell’ape e di altri animali nei Bestiari medievali si colleghi alle favole
letterarie moderne come quelle di
Charles Perrault (1628-1703), di Jean
de La Fontaine (1621-1698), di Hans
Christian Andersen (1895-1875) e di
Walt Disney (1901-1966).
Quest’ultime sono dunque solo esempi
più recenti di una tradizione molto antica che ha saputo “animare” il mondo
della natura, vedendo in essa un repertorio di modelli per la vita sociale degli
uomini.
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare la dottoressa
Maria Giulia Costagli del Centro Studi
Aboca Museum (Sansepolcro di Arezzo),
la dottoressa Livia Persano Oddo dell’ISZA Sez. op. di Apicoltura (oggi
CRA-ISZA, Roma), la professoressa
Il mese di febbraio, miniatura del 1416 (Museo Condé, Chantilly) opera di uno dei fratelli
Limbourg.
Giulia Orofino dell’Università di Cassino, le dottoresse Anna Gloria Sabatini
e Alessanda Ferro del CRA-INA (Bologna), il Signor Fausto Ridolfi (S. Pietro
in Campiano, Ravenna), la casa editrice
Viella (Roma) nonché i professori Caterina Furlan, Italo Pin, Pietro Zandigiacomo e Franco Frilli dell’Università di
Udine per la collaborazione prestata.
Renzo Barbattini
Dipartimento di Biologia
e Protezione delle Piante
Università di Udine
Stefano Fugazza
Galleria d’Arte Moderna “Ricci Oddi”
Piacenza
BIBLIOGRAFIA
BARBATTINI R., 2004 - Api e religioni: la cera ingrediente indispensabile nelle solenni liturgie. Apitalia, 31 (9): 43-44. • BARBATTINI R., FRILLI F., 2004 - L’ape
punge: come e perché. Notiziario ERSA, 17 (1): 42-45. • BARBATTINI R., D’AGARO M., ŠIVIC F., 2008 - Le arnie orizzontali ”a favo fisso”, anticamente diffuse
in Val Resia (Friuli Venezia Giulia) e in Slovenia. Mondo Agricolo - Apimondia Italia, (4): 28-31. • CAMERINI A., 1995 - Vita delle api a colori nei rotoli sacri del
Medio Evo. Apitalia, 27 (6): 31-33. • CAMERINI A., 1998 - Ancora un salto nel Medio Evo, api come angeli nelle sacre pergamene. Apitalia, 25 (2/3): 35-37. •
CAMERINI A., 1998 - Scene d’inverno con api per il ricco mecenate del ‘400. Apitalia, 25 (9): 33-34. • CASELLA M., 1991 - L’arnia di paglia a paniere. L’ape
nostra amica, 13 (1): 25-29. • CONTESSI A., 2004 - Le Api. Edagricole, III ediz.: 496 pp. • CRANE E., 1999 - The world history of beekeeping and honey
hunting. Duckworth (Londra): 682 pp. • DINI G., DAL POGGETTO M.G., 1972 - L’iconogafia nella storia dell’entomologia: il codice miniato. Atti del IX congresso
nazionale italiano di entomologia (Siena, 21-25/6/1972): 359 - 390. • FREDIANI D., 1991 - Le malattie delle api. FAI (Federazione Apicoltori Italiani), Roma: 162
pp. • GAUDES H. I., FALDA M. T., PASINI B., ROSSI E., CES M. L., 2002 - Apicultura e architettura popolare. In “Apicoltura. Il Sapore di una Storia. I prodotti
dell’apicoltura” a cura di Ces M.L. Ed. Leader II: 77 pp. • JAMES M.R., 1913 - The treatise of Walter de Milemete. Oxford: University Press for Roxburghe Club.
• MAGGIONI C., 2000 - Iconografia e iconologia. I bestiari medioevali. In: Dorfles G., Longhi C., Maggioni C., Recanati M. G., 2000 - Arti visive dalla preistoria
all’arte gotica. Percorsi tematici. Atlas, Bergamo: 288 pp. • MAITILASSO M., 2000 - La fede tra liturgia e arte. Tipolito Mauro, Troia (FG): 221 pp. • MARCHENAY
P., 1986 - L’uomo e l’ape. Edagricole, Bologna: 206 pp. • MCCULLOC F., 1962 - Medieval Latin and French bestiaries. University of North Caroline: Studies in
the Romance linguages and literatures. Chapel Hill, University of North Caroline Press: 212 pp. • OROFINO G. (a cura di), 1996 - Exultet: testo e immagine nei
rotoli liturgici dell’Italia meridionale. Università degli studi di Cassino, Ministero per i beni e le attività culturali (CD-Rom). • PAZZINI A., PIRANI E., SALMI M.,
MARAZZI A., 1970 - Theatrum Sanitatis di Ububchasym de Baldach. Codice 4182 della Biblioteca Casanatense di Roma. Ristampa anastatica, Franco Maria
Ricci editore, Parma, 3 Voll.: 160 pp. • RÜDIGER W., 1977 - Ihr Name ist Apis. Kulturgeschichte der Biene. Ehrenwirth, München: 117 pp. • ŠIVIC F., 2003 Ziveti s čebelami. Ministrsvo za kmestijstvo, gozdarstvo in prehrano (Republike Slovenije): 100 pp. • ZAMBON F., 1975 - Il Fisiologo. Adelphi, Milano: 111 pp.
Apitalia
9/2008
36