Piccola grande Nancy
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Piccola grande Nancy
TERZO CLASSIFICATO SEZIONE RACCONTO Piccola grande Nancy di Matilde Ceccato, Beatrice Lazzeri, Martina Fabbri, Maria Vittoria Pontrelli, Marta Beltrami della classe I A della Scuola Media S. Giuseppe dell'Apparizione, Firenze Docente Referente: Prof. ssa Maria Serena Agnoletti PICCOLA GRANDE NANCY Avendo Dickens raccontatoci poco della storia di uno dei personaggi più importanti di “Oliver Twist”, Nancy, la ragazza che sacrificando la sua vita salvò il protagonista, abbiamo pensato di sopperire noi a questa mancanza, narrando quello che della sua vita abbiamo immaginato. La famiglia di Nancy, la protagonista del nostro racconto, era una classica famiglia londinese: persone tranquille, due figli. Nancy era nata nel mese di Dicembre, quando il freddo penetrava nei minuziosi spazi delle sciarpe messe male, salendo fino al midollo delle ossa, e faceva diventare rossi i nasi di adulti, bambini e vecchi. Poco ci mancava di vedere un pinguino con guanti, sciarpe e cappello, infreddolito pure lui, attraversare la strada. In una casa molto bella, dal batacchio in ottone, il freddo sembrava non entrare: all’interno c’era un’atmosfera serena, accogliente; apparentemente non stava accadendo nulla di particolare: un fuoco scoppiettava nel cammino, illuminando la stanza e un uomo leggeva il giornale, fumando la pipa e facendo strani girigogoli in aria di un color grigio-nerastro. Dalla lettura di una pagina del giornale l’uomo doveva aver appreso una notizia importante, poiché nella sua espressione si notava un crescente entusiasmo. Un bambino, seduto ai piedi del padre giocava, ma si vedeva che si stava annoiando, e che stava cercando di passare il tempo per ingannare l’attesa di qualcosa di molto importante: la nascita di un fratellino. In una camera con la porta chiusa e la luce soffusa, appariva l’immagine di una donna a letto con in braccio un neonato; davanti a lei un uomo con un camice bianco li guardava compiaciuto. Dopo un po’ la porta si aprì e il dottore annunciò a gran voce: “E’ nata !” Padre e figlio abbandonarono immediatamente le loro occupazioni e si precipitarono, correndo, dalla donna: una bimba li aspettava e li guardò, prima il fratello, poi il papà con i suoi occhioni, dopo di che proruppe in un forte pianto come a voler dire: “eccomi!” La madre la prese in braccio e la cullò e, coccolata dal tepore del suo cuore e guardando quel sorriso inconfondibile, la piccola si addormentò. Nella vita di Nancy succedevano cose belle, gli anni passavano tranquilli e felici, quando un brutto evento segnò il suo destino. Misteriosamente Londra fu invasa da una gravissima pestilenza: molte persone morirono, ogni preghiera sembrò vana. Ogni famiglia aveva almeno un caro da piangere o un malato su cui vegliare, becchini e preti ebbero troppo lavoro in quei giorni bui. L’epidemia che attraversò Londra ebbe lo stesso effetto di un’onda su un castello di sabbia. La peste si propagava e anche il fratello di Nancy ne fu contagiato; la malattia si aggravò di giorno in giorno e non ci fu nulla da fare. Una mattina, il ragazzo giaceva, strappato alla vita dalla morte, nella sua camera dove troppe poche volte aveva dormito, circondato dai suoi cari che troppe poche volte aveva veduto e amato. La servitù, la madre, il padre, gli amici e parenti piangevano. Nancy, troppo piccola per capire, salutò il fratello con la manina dicendogli: “Addio, Frankie!”. La pestilenza finì, la vita riprese serena, ma non più scherzosa come quando Nancy e Frankie giocavano, lottavano con papà e ridevano e scherzavano. Nancy capì per la prima volta cosa volesse dire la solitudine: lei non sapeva giocare da sola. Finché, il giorno del suo compleanno, le fu inviato dal cielo il regalo più bello che potesse mai desiderare: una sorellina! Nacque la piccola e vivace Jenny. Quando però Jenny compì cinque anni, una malattia apparentemente non molto grave la prese e, per sicurezza, la piccola fu mandata in Francia ad essere curata, dato che lì gli ospedali erano rinomati per la loro efficienza. Nel frattempo, Nancy entrò in collegio per studiare e vi si trovò bene: molte amiche, buon cibo e tante avventure; tuttavia aveva nostalgia della sua famiglia. Concluse gli studi (erano passati già sei anni ) e in tutto quel periodo i genitori erano stati sempre vaghi nel darle notizie di Jenny. Al suo ritorno a casa riabbracciò la sua famiglia e si rese conto che la sorellina non c’era; ne chiese il perché e i genitori, piangendo, le spiegarono che in Francia la malattia di Jenny era peggiorata e, nonostante fosse in uno dei migliori ospedali, la piccola era morta. Nancy, a quella notizia scoppiò in pianto: il dolore era troppo forte... Fu così che, dopo giorni passati in solitudine, senza volere il conforto di nessuno, scappò lontano da casa, pensando che la perdita dei fratelli fosse un’ingiustizia: era arrabbiata con il mondo, voleva solo dimenticare il passato che le pareva cattivo. I suoi genitori la cercarono disperatamente per mesi, ma invano, pregando ogni giorno di poterla ritrovare. Nancy, non avendo soldi per mangiare e per dormire, cercò lavoro, ma sembrava che in ogni strada, in ogni posto, arrivasse sempre dopo qualcun altro. Nancy era molto bella, aveva i capelli biondi color grano, la carnagione chiara, occhi blu intenso e un fisico attraente; fu per questo che venne notata anche da una persona che frequentava i sobborghi malfamati della città, un certo Fagin, che le propose di aiutarla. Fu così che, per mantenersi, la ragazza finì con il frequentare una banda di criminali e col lasciarsi andare a fare le cose peggiori possibili. Un giorno fece conoscenza del più pericoloso soggetto del gruppo di Fagin: Bill Sike. Bill s’innamora di Nancy e lei diventa la sua donna; lui si comporta nei suoi riguardi come una bestia, ma a lei sembra non importare. Nel suo cuore sente che si sta rovinando, vorrebbe tornare dai suoi genitori, ma c’è come una volontà malefica nel perseverare nell’errore; inoltre si vergogna di come è diventata. La vita dei due è squallida: Bill “lavora” soprattutto di notte e quando è a casa spesso dorme o sarebbe meglio che lo facesse; abitano in uno dei viottoli più maleodoranti e sporchi dei sobborghi di Londra . La loro casa ha i vetri rotti, pochi mobili vecchi e scassati, le pareti ammuffite e scalcinate e, per illuminare l’unica stanza, che funziona da camera da letto, da cucina e da bagno, c’è una fioca lucina a olio. Nancy passa le sue giornate per la strada, al freddo, vendendosi per pochi soldi, gioca d’azzardo e spesso si ubriaca. Bill di crimini ne commette tanti, ma una sera fece una cosa che impressionò perfino Nancy, che ormai era abituata a non scandalizzarsi di nulla: portò a casa un bambino piccolo a cui aveva ucciso i genitori, mentre stava derubando la loro abitazione. Nancy, vedendo quel bambino s’intenerì, si ricordò dei suoi fratellini che aveva avuto così poco tempo per amare, si ricordò della piccola, cocciuta, Jenny. Il piccolo orfanello fu chiamato Dodger e Nancy lo aiutò come poté a crescere, lo difese molte volte dall’ira di Bill, gli insegnò a cavarsela in un mondo così difficile; se non ci fosse stata Nancy la sua vita sarebbe stata priva di qualsiasi conforto. Dodger, a cinque anni, fu introdotto al mestiere del “padre adottivo”, fu mandato a questo scopo a lezione da Fagin, l’amico di famiglia, dal quale doveva apprendere l’arte di rubare e si cimentò in furti di sempre più alto livello. Gli anni passano, la stramba “famiglia” continua a condurre una vita dissoluta e deprimente, senza che niente avvenga a cambiare il corso delle cose. Finché, una notte, Nancy sogna una strada ai cui margini si trova un bambino vestito di stracci, logoro, in difficili condizioni. Lui le parla: “ Grazie, perché mi hai salvato, sacrificando la tua vita!” Nancy rimane turbata per giorni da quella visione e da quelle parole, senza capirne il perché. Dopo alcune settimane, una mattina, Dodger entra tutto eccitato nel tugurio che è la sua casa, vede Nancy che è seduta pensierosa e le dice di aver trovato un ragazzino in fin di vita, sul ciglio della strada e di averlo portato nel covo di Fagin. Le chiede di andare là per vederlo. Il suo nome è Oliver. Nancy, a quel racconto, rimane senza fiato: ha il presentimento che qualcosa di misterioso stia accadendo nella sua vita.