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TOUCHSTONE PICTURES e WARNER BROS. PICTURES
Presentano
Una produzione NEWMARKET FILMS/SYNCOPY
Un film di
CHRISTOPHER NOLAN
HUGH JACKMAN
CHRISTIAN BALE
MICHAEL CAINE
SCARLETT JOHANSSON
REBECCA HALL
ANDY SERKIS
e DAVID BOWIE
Musiche di DAVID JULYAN
e DAVID BOWIE
Costumi JOAN BERGIN
Montaggio LEE SMITH, A.C.E.
Scenografie NATHAN CROWLEY
Direttore della fotografia WALLY PFISTER, ASC
Produttori esecutivi CHARLES J.D. SCHLISSEL
CHRIS J. BALL WILLIAM TYRER VALERIE DEAN
Prodotto da AARON RYDER EMMA THOMAS CHRISTOPHER NOLAN
Tratto dal romanzo di CHRISTOPHER PRIEST
Sceneggiatura di JONATHAN NOLAN e CHRISTOPHER NOLAN
Regia di CHRISTOPHER NOLAN
Distribuito da BUENA VISTA PICTURES DISTRIBUTION
©TOUCHSTONE PICTURES
DOLBY DIGITAL In Selected Theatres
SDDS SONY DYNAMIC DIGITAL SOUND ™ In Selected Theatres
DTS™ DIGITAL SOUND in Selected Theatres
NEWMARKET
WARNER BROS. PICTURES
TOUCHSTONE PICTURES
Distribuzione Warner Bros. pictures Italia
Durata: 130 min.
www.theprestige.it
“Eravamo due giovani all’inizio di una grande carriera.
Due giovani votati ad un’illusione.
Due giovani che non avrebbero mai voluto ferire qualcuno.
-Alfred Borden, THE PRESTIGE
Dal grande regista Christopher Nolan (“Memento”, “Batman Begins”) un thriller che
racconta la storia della rivalità tra due illusionisti dell’epoca vittoriana, due uomini che non
si fermano davanti a nulla nella loro battaglia per scoprire i segreti uno dell’altro. E quando
contrappongono audacia e desiderio, abilità nell’intrattenere il pubblico e scienza,
ambizione e amicizia, i risultati sono pericolosi, mortali, ingannevoli.
La loro rivalità viene portata sulla scena dai due degli attori più coinvolgenti di questi anni,
il premio Tony Hugh Jackman, diventato famoso per il ruolo di Wolverine in “X-Men” e i
suoi sequel, e Christian Bale, che è stato l’intenso protagonista di “Batman Begins”. Con
loro un cast eccezionale, il due volte premio Oscar Michael Caine, la candidata ai Golden
Globe Scarlett Johansson, l’esordiente Rebecca Hall, l’emergente Piper Perabo, la star dei
film fantasy Andy Serkis e l’icona David Bowie nel ruolo del mago dell’elettricità Nikola
Tesla.
Tutto inizia nella Londra di fine ‘800, quando gli illusionisti erano delle celebrità di
prim’ordine, e i protagonisti sono il sofisticato e affascinante Robert Angier (HUGH
JACKMAN), un vero uomo di spettacolo, e il ruvido purista Alfred Borden (CHRISTIAN
BALE), un genio creativo privo però della capacità di far apprezzare al pubblico le sue
idee. All’inizio sono amici e compagni di lavoro, ma quando il loro più grande trucco di
prestigio finisce male, diventano acerrimi nemici. Trucco dopo trucco, spettacolo dopo
spettacolo, cresce la loro feroce competizione, fino a non avere più limiti e utilizzando
perfino il nuovo, fantastico potere dell’elettricità e le competenze scientifiche di Nikola
Tesla, mentre le vite di coloro che li circondano sono appese a un filo.
Warner Bros. Pictures e Touchstone Pictures presentano “The Prestige”, diretto da
Christopher Nolan da una sceneggiatura di Jonathan Nolan e Christopher Nolan, tratta dal
romanzo di Christopher Priest. Il film è prodotto da Emma Thomas, Aaron Ryder e
Christopher Nolan, i produttori esecutivi sono Charles J.D. Schlissel, Chris J. Ball, William
Tyrer e Valerie Dean.
La fotografia è del candidato all’Oscar Wally Pfister, le scenografie di Nathan Crowley e il
montaggio di Lee Smith, che ha già collaborato con Nolan in “Batman Begins”. I costumi
sono di Joan Bergin, candidata agli Emmy per “David Copperfield”.
LA PRODUZIONE
LA PROMESSA, LA SVOLTA, IL GIOCO DI PRESTIGIO
Secondo Cutter, l’uomo che progetta dietro le quinte i giochi di magia, interpretato da
Michael Caine, “Ogni grande trucco si svolge in tre atti: il primo è chiamato la promessa,
l’illusionista mostra qualcosa di molto comune ma, ovviamente, non lo è…. Il secondo è
chiamato la svolta: ora la cosa comune fa qualcosa di straordinario e se cercate il
segreto… non lo scoprirete. Ed ecco il terzo atto, il gioco di prestigio, che mostra qualcosa
che non si è mai vista prima”.
Il regista Christopher Nolan usa gli stessi principi, segreto e rivelazione improvvisa, per
raccontare la storia avvincente dello scontro tra due illusionisti, Robert Angier e Alfred
Borden, in “The Prestige”, un intricato thriller pieno di misteri, in cui l’illusione permea ogni
azione e niente è ciò che sembra, a parte le emozioni che trascinano i due ambiziosi
uomini in una lotta epica.
Con un pugno di film al suo attivo, Nolan si è già affermato come uno dei registi più
creativi di questi anni, con una sorprendente abilità di evocare mistero e indurre
disorientamento, sia che si tratti di un classico film indipendente che di un grande film
d’azione degli studios. Nolan ha esordito con “Following”, seguito da “Memento”, un thriller
che racconta la storia di un uomo che vuole trovare gli assassini della moglie ma, a causa
di un trauma cranico, non riesce a ricordare quello che ha fatto poco prima. Considerato
un capolavoro che gioca con il concetto di tempo, spazio e realtà soggettiva, “Memento”
continua ad affascinare il pubblico e a essere studiato dai giovani che seguono i corsi di
cinematografia. Poi il regista ha girato un altro thriller, “Insomnia”, il remake di un film
norvegese, con Al Pacino, Robin Williams e Hilary Swank, ancora una storia di crimine e
paura. Poi è passato a un grande film d’azione, “Batman Begins”, che rivela la nascita del
cavaliere mascherato di Gotham City, e che è stato considerato il più originale e
coinvolgente dei supereroi e ha convinto sia la critica che il pubblico.
Nolan era quindi il regista perfetto per affrontare “The Prestige”.
La produttrice Emma Thomas dice: “Tradizionalmente, credo che i realizzatori evitino i film
sulla magia perché pensano che sia interessante solo dal vivo. Ma Chris è partito dall’idea
che il film stesso è un gioco di prestigio e invece di concentrarsi sullo spettacolo di magia
racconta cosa succede dietro le quinte, nella vita di due professionisti che sono
ossessionati dall’idea di creare l’illusione più sconcertante mai vista”.
La genesi del film risale alla fine delle riprese di “Memento”, quando la produttrice
esecutiva Valerie Dean si innamorò del romanzo “The Prestige” di Christopher Priest e si
rese conto che quell’intreccio di storia, fantascienza e rivalità sarebbe potuto arrivare sul
grande schermo.
Dean diede il libro a Nolan, che ne rimase altrettanto affascinato. “Il libro crea un
formidabile rapporto tra la forma narrativa del romanzo e le tecniche e le idee usate dai
prestigiatori per incantare e sentivo che l’emozione per me sarebbe stata trovare un
equivalente cinematografico”, dice il regista. “Quello che fanno i maghi e i registi è molto
simile, nel modo in cui si fanno avere le informazioni, quello che si racconta al pubblico e
quando, e il saper attirare gli spettatori grazie a punti di vista precisi. Noi usiamo le nostre
tecniche, vicoli ciechi e false piste, per ingannare il pubblico e creare uno spettacolo
soddisfacente. Con “The Prestige” si offre la possibilità di giocare con questi concetti
davanti agli occhi degli spettatori”.
Nolan si è quindi rivolto al produttore Aaron Ryder di Newmarket Films per ottenere i diritti.
Dopo la sua esperienza con “Memento”, Ryder sapeva che Nolan avrebbe creato
qualcosa di particolare con “The Prestige”. “Chris è nato per dirigere film. I suoi lavori sono
i migliori di questo periodo e mi è piaciuta l’idea di realizzarlo come se fosse un trucco di
magia in sé”.
Il regista ha poi chiesto al fratello Jonathan Nolan di aiutarlo nell’adattamento dell’intricato
romanzo, composto in parte da pagine di diario, per trasformarlo in una sceneggiatura
ricca di suspense. Jonathan aveva già lavorato per “Memento”, che Christopher Nolan
aveva adattato da un suo racconto, e ha apprezzato l’idea di fare qualcosa di altrettanto
stimolante, anche se completamente diverso.
Questa volta l’aspetto divertente è stato quello di cercare di scrivere un film come un gioco
di prestigio, altrettanto ingannevole, abbagliante e infine sorprendente per il pubblico. “Il
film funziona come uno spettacolo di magia”, dice Nolan, un concetto che lo ha portato in
territori inesplorati. “Quando ho iniziato a scrivere, avevo qualche film classico in mente cui
volevo rendere omaggio ma, alla fine, mi sono reso conto di non aver mai visto niente di
simile in precedenza”.
Ha iniziato isolando uno a uno tutti gli elementi del romanzo di Priest. “Il libro è molto
complicato, ambizioso e ricco di idee e mi ci sono voluti 18 mesi per ottenere qualcosa che
assomigliasse a un film”, commenta Nolan. “Ho dovuto individuare la struttura, il che non
era facile, perché la storia è intricata. Alla fine abbiamo scelto una struttura in tre parti
basata sull’idea della promessa, della svolta e del gioco di prestigio”.
“Molto ruota intorno a un’idea che ha affascinato me e Chris: il pubblico degli spettacoli di
magia sa che sta assistendo a un trucco”, spiega Nolan. “Se pensasse che una donna
viene realmente tagliata in due, non si divertirebbe davvero. Sa che è un trucco, ma vuole
godersi l’illusione, per questo il terzo atto è così importante. Il mondo reale è rigido, non ha
molti misteri, tutti noi preferiamo pensare che l’universo riservi qualche sorpresa”.
Jonathan Nolan ha studiato a lungo il mondo segreto dei maghi più dotati, in particolare
incontrando coloro che dietro le quinte preparano i trucchi più ingegnosi e strabilianti.
“Sono figure affascinanti che evitano i riflettori, qualcosa di familiare per noi sceneggiatori”,
ride. “L’aspetto interessante è che sono loro che manovrano tutto”.
“The Prestige” prende direzioni inaspettate: i due protagonisti, Hugh Jackman e Christian
Bale, si trasformano da eroi in anti-eroi e viceversa. Per Nolan il pubblico deve scegliere
con chi stare. “Credo che non si possa vedere un film senza scegliere un personaggio”,
spiega lo scrittore, anche se lui non propende per qualcuno in particolare. “Mi piacciono
sia Angier che Borden”, dice, “per me sono le due facce di una stessa medaglia,
complementari l’uno all’altro”.
Nolan lascia che il pubblico tragga le proprie conclusioni sull’esito dello scontro tra Angier
e Borden. “Mi piacciono le discussioni”, ammette. “Chris e io discutiamo ancora adesso
degli aspetti di “Memento” e così abbiamo discusso di “The Prestige”. Credo che se la
gente si siede attorno a un tavolo per discutere quello che vuol dire il tuo film, allora
significa che hai fatto il tuo lavoro di scrittore”.
Dopo che Nolan ha scritto una prima versione della sceneggiatura con l’apporto creativo
del fratello, il regista ha presentato una sua versione. Il rapporto di lavoro tra i due è
insolito, ma ognuno stimola la creatività dell’altro. Nolan ha una sua teoria: “Ho sempre
pensato che avesse a che fare con il fatto che lui è mancino e io uso la destra”, fa notare.
“E’ capace di intervenire sulle mie idee e di farle diventare più interessanti. E’ bello
lavorare così con lui”.
Emma Thomas è rimasta colpita dalla sceneggiatura. “Quando ho letto il libro, ho pensato
che sarebbe potuto diventare un grande film, ma non sapevo come!”, dice. “Ci sono tanti
elementi nella storia, ma Jonathan e Chris sono stati capaci di distillarli tutti, conservando
il divertimento e la magia di quel mondo insolito e rimanendo centrati sui personaggi”.
Anche Aaron Ryder è stato colpito. “La storia parla di inganno, identità e ossessione”,
dice. “Come “Memento”, porta le cose alle estreme conseguenze ed è altrettanto
innovativo. Jonathan e Chris hanno adattato un romanzo molto complesso in un thriller
ricco di tensione. E’ raro vedere un film allontanarsi tanto dal materiale di base pur
rimanendo fedele alla storia e al tema”.
HUGH JACKMAN È ROBERT ANGIER
In un periodo in cui gli illusionisti erano grandi uomini di spettacolo, nessuno riusciva ad
affascinare il pubblico come Robert Angier. Ma la tragedia che lo colpisce lo spinge a
entrare nei territori della scienza e dell’inganno. Per il ruolo di Angier, Chris Nolan ha
pensato subito all’attore australiano Hugh Jackman, conosciuto da milioni di giovani fan
per il ruolo del supereroe Wolverine, ma anche vincitore di un Tony per l’interpretazione
del cantautore Peter Allen nel musical “The Boy From Oz” e di un Emmy per la
presentazione dei Tony Awards.
Jackman è un mix unico di stile e capacità di affascinare il pubblico e per questo Nolan ha
pensato che fosse l’unico che poteva impersonare la presenza teatrale e la sete di
vendetta di Angier. Era perfetto per creare una reazione a catena di rivalità e competizione
con Christian Bale.
Nolan dice: “Quando Hugh entra in scena sembra rinascere. E’ perfettamente a suo agio e
consapevole del rapporto con il pubblico. E’ esattamente quello di cui il personaggio aveva
bisogno”.
Letta la sceneggiatura, Jackman ha accettato ed è stato trascinato nel viaggio di Angier
dalle luci della ribalta alle cupezze dell’animo umano. “All’inizio della storia Angier è
ottimista, pieno di speranze ed energia”, osserva. “La sua forza è nell’essere un buon
intrattenitore, adora stare di fronte a un pubblico. A voler essere critici possiamo dire che
lo stile in lui supera il contenuto”.
Ma quando Angier incontra Alfred Borden, la sua vita cambia. “Mi dispiace ammetterlo, ma
tecnicamente Borden è migliore”, dice Jackman. “Il mio personaggio sa presentare un
trucco al pubblico con più abilità, ma Borden è un genio. Quando le cose tra loro vanno
male, Angier vive un conflitto. Da un lato inizia a odiare Borden, vuole vendicarsi, ma
dall’altro desidera in modo ossessivo essere migliore di lui. Così tutta la sua rabbia, il suo
odio si concentrano sul voler scoprire i segreti di Borden”.
Per prepararsi a interpretare Angier, Jackman ha condotto una serie di ricerche sulla storia
dell’illusionismo, dai primi anni del ‘900 a oggi. “Ho scoperto un mondo misterioso e
interessante”, dice. “Qualcosa rende i maghi diversi dai non maghi. Fanno tutto da soli,
perché non vogliono condividere con nessuno i loro segreti e sono fortemente competitivi.
Sono grandi personaggi”.
Approfondendo le sue ricerche, Jackman ha scoperto che i maghi hanno degli elementi in
comune con gli scienziati e i truffatori. “Un grande gioco di prestigio si basa su indicazioni
sbagliate e illusione, le stesse cose di cui ha bisogno un truffatore”, dice. “E come gli
scienziati sono ossessionati dalle cose che non riescono a comprendere. L’aspetto più
intrigante di “The Prestige” è che mescola misticismo e l’idea dell’impossibile con elementi
relativi alla scienza e alla realtà”.
Secondo Jackman, “Angier adora specchiarsi negli occhi del pubblico, avere potere su di
lui”.
CHRISTIAN BALE È ALFRED BORDEN
Christian Bale aveva sentito parlare di “The Prestige” mentre stava interpretando un
personaggio molto diverso, il supereroe Batman in “Batman Begins” di Nolan. Qualche
tempo dopo, letta una prima versione della sceneggiatura di Jonathan Nolan, ha deciso
che voleva essere nel film.
Bale è uno degli attori più rispettati della sua generazione, è gallese e ha iniziato la sua
carriera a 13 anni, con “L’impero del sole” di Steven Spielber, in cui interpretava un
bambino inglese internato in un campo di prigionia giapponese. Da allora è stato lo yuppie
psicopatico di “American Psycho”, ha perso 30 chilogrammi per interpretare “L’uomo
senza sonno”, ha prestato la sua voce a Howl nel film d’animazione di Hayao Miyazaki “Il
castello errante di Howl”, ha messo su i muscoli per diventare Batman in “Batman Begins”
ed è stato il marito di Pocahantas in “The New World” di Terence Malick.
“Dopo “Batman Begins” cercavo sceneggiature di qualità, bei film, ma non ho trovato
niente. Poi ho letto “The Prestige””, ricorda Bale. “Ho pensato che fosse un lavoro unico,
originale, su una rivalità che non conosce confini e poiché vi sono coinvolti dei maghi, non
si sa mai cosa è reale e cosa non lo è, il che lo rende un thriller fantastico. Sapevo già che
Chris era uno dei registi più intelligenti che ci siano oggi e che lavorare con lui significava
avere basi solide su cui costruire, ma soprattutto mi attirava l’idea di fare con lui un film
tanto diverso da “Batman”.
“Così ho chiamato Chris e gli ho detto ‘Non mi importa quello che stai pensando, ma
questa è una delle sceneggiature più belle che abbia mai letto e voglio fare questo film’.
Credo che il mio impeto lo abbia sconcertato”.
Quando Bale ha approfondito il discorso con Christopher Nolan sulla sua visione per “The
Prestige”, la sua passione è aumentata. “Ho sempre ammirato gli attori che sanno
cambiare e Chris è un regista così”, osserva. “Mi è piaciuto che volesse cambiare
radicalmente stile con questo film. Mi piace lo spirito che lo anima. Dopo l’immane impresa
di dirigere “Batman”, “The Prestige è stata una passeggiata, fin dall’inizio ci si sentiva
leggeri e liberi”.
Bale si è preparato leggendo non solo il romanzo di Christopher Priest, ma tutta una serie
di libri sulla vita dei maghi. “Ci rende conto che il loro status allora era molto diverso da
adesso”, dice. Poi ha iniziato a studiare con degli illusionisti e con i consulenti del film,
Ricky Jay e Michael Weber per migliorare la sua abilità nei giochi di prestigio. “Mio nonno
era un illusionista, ma non l’ho mai visto esibirsi”, afferma Bale. “E’ stato fantastico
lavorare con Ricky e Michael, che sono maghi straordinari, ma devo dire che non sopporto
che qualcuno sappia fare cose che io non so fare”.
Passare del tempo con veri prestigiatori è stata una rivelazione per Bale. “E’ stato bello
vedere da vicino la competizione che scatta tra loro, perché è il centro della storia: due
uomini disposti a tutto pur di vincere. Succede veramente, è un ambiente molto chiuso, e
quando qualcuno esegue un numero che nessuno conosce li vedi sbarrare gli occhi.
Poiché sono così misteriosi, non spiegano molto, solo lo stretto necessario. Se fai troppe
domande trovano il modo di distrarti!”.
“Alcuni dei trucchi che ho imparato mi hanno veramente sbalordito”, continua, “altri mi
hanno deluso, perché quando vedi come sono fatti ti rendi conto che sono semplicissimi.
Ma ovviamente il nostro film non parla dei numeri di magia, ma della psicologia delle
persone che li creano e li eseguono”.
Borden potrebbe essere un ottimo ingegnere, ma lui vuole molto di più. Anche se viene da
un orfanotrofio, la sua ambizione è senza limiti, vuole diventare la star del suo tempo,
malgrado sia incapace di entrare in comunicazione con il pubblico. “Di Borden mi piace
l’idea che ha della purezza dei suoi numeri, non gli interessa lo spettacolo, vuole solo
creare l’illusione perfetta. E’ ossessionato da questa cosa. Come molti veri artisti non sa
vendersi bene”, dice Bale.
Poi la sua ossessione si rivolge contro Angier, che possiede le qualità che a lui mancano.
“Angier è un mago appena decente, ma è uno showman, una operazione di mercato in
persona”, osserva l’attore. “Borden lo considera un imbroglione, non capisce perché il
pubblico non se ne renda conto”. Del desiderio di vendetta che prova nei confronti di Hugh
Jackman, Bale dice: “Avevamo due approcci completamente diversi ai nostri personaggi,
in cui credevamo molto, e questo ha reso credibile la nostra rivalità sullo schermo”.
La vita di Borden è complicata non solo dal successo di Angier, ma anche dalla sua
relazione con due donne molto diverse, la moglie Sarah e l’assistente di Angier, Olivia.
“Il primo e più grande amore di Borden sarà sempre la magia”, dice Bale. “Qualsiasi altra
relazione sarà sempre al secondo posto per lui e questo non è facile da accettare per la
moglie. Lui adora la sua famiglia, ma la magia è l’unica cosa che lo valorizza. E’ un orfano
e ha sempre vissuto per strada, non ha nulla oltre questo straordinario talento. Penso che
creda veramente che solo circondandosi di mistero possa avere potere”.
Come Christopher Nolan, anche Bale ha evitato di assumere un atteggiamento
‘ottocentesco’ impersonando Borden. “E’ divertente vedere gli attori dei film storici, perché
siamo convinti che la gente in passato fosse molto formale, ma non è vero. Chris e io
abbiamo pensato che era importante concentrarsi sui personaggi, che hanno gli stessi
desideri e gli stessi bisogni di oggi. E poi spesso i film storici parlano di gente privilegiata.
“The Prestige” mostra invece il lato oscuro”.
Bale spera che il pubblico rimanga sorpreso dal film quanto lui lo è stato dalla
sceneggiatura. “E’ un film che non può essere paragonato a nessun altro. Richiede
attenzione, come la vita del resto”.
GLI ASSISTENTI DEI MAGHI
Michael Caine è Cutter e Scarlett Johansson è Olivia
I maghi hanno sempre bisogno di assistenti. Dietro le quinte per costruire l’evento e sulla
scena, dove donne sexy e affascinanti sono sempre utili per distrarre il pubblico.
Fondamentali sono poi i cosiddetti ‘ingeneur’, uomini oscuri con grandi competenze
tecniche che creano il trucco. L’ingeneur di Angier è Cutter, interpretato con arguzia da Sir
Michael Caine che, oltre al piacere di tornare a lavorare con Christopher Nolan dopo
“Batman Begins”, ha apprezzato la possibilità di interpretare un personaggio insolito.
Caine dice che Nolan gli ricorda un altro grande regista del passato. “Mi ricorda Alfred
Hitchcock nel modo in cui riesce a creare bei momenti di suspense”, dice.
Caine definisce il suo personaggio “un maestro, un padre, una guida per Angier. Scopre
Angier, lo aiuta a creare i trucchi migliori e poi vede tutto andare male”. Caine ha anche
modificato la sua inconfondibile voce: “Cutter è un uomo anziano e a quei tempi si fumava
e si beveva molto, quindi la sua è una voce di gola, catarrosa, e il suo tono è piuttosto
minaccioso”. Anche la postura è stata una chiave di lettura del personaggio: “E’ un uomo
forte, ma tranquillo. Tiene spesso le mani in tasca, ma attenzione a quando le tira fuori!”.
I realizzatori sapevano che Caine avrebbe fatto suo il ruolo. Nolan dice: “Il personaggio di
Michael Caine diventa il cuore del film. Il suo calore e la sua emozione ti trascinano nella
storia e forniscono un punto di vista sui personaggi che ti porta a non giudicarli troppo
severamente”.
Anche la bella assistente di Angier, Olivia Wenscombe, entra nella rivalità tra i due maghi.
Olivia è interpretata dalla candidata all’Oscar Scarlett Johansson, che ha amato subito la
sceneggiatura. “E’ una delle migliori sceneggiature che abbia mai letto e ho pensato che
sarebbe stato divertente interpretare questa vivace boema”, dice. “Chris ha disegnato
molto accuratamente la vivacità del personaggio e ho sentito che avrei potuto dare molto”.
E’ stato facile per Johansson capire la forte attrazione che Olivia prova per Angier. “E’
affascinata dalla passione che lui prova per ciò che fa. E’ uno di quegli uomini che
appaiono irraggiungibili e questo attrae una ragazza. Quando lui la tradisce, lei soffre
molto”. Di Borden dice: “Credo che Olivia e Borden si capiscano, ma lei sarà sempre
innamorata di Angier”.
Johansson ha apprezzato anche l’opportunità di lavorare con Christopher Nolan. “Ha
quella caratteristica qualità della vecchia Hollywood. Non so definirla esattamente, ma non
vorresti mai deluderlo”, osserva.
Secondo Johansson, il mondo degli illusionisti non è molto diverso dal mondo che lei
conosce bene. “E’ segreto e competitivo”, dice. “Non è molto diverso dal mondo dello
spettacolo”.
LO SCIENZIATO
David Bowie è Nikola Tesla e Andy Serkis il suo assistente, Alley
Tra i personaggi immaginari di “The Prestige” c’è una figura storica, Nikola Tesla (18561943), inventore, scienziato, ingegnere. Serbo immigrato negli Stati Uniti, Tesla è stato un
Da Vinci moderno che sognava robot, computer, forni a microonde, radar e fax molto
prima che qualcuno potesse immaginare tali ‘magie’ tecnologiche. Nel corso della sua vita
ha firmato oltre 700 brevetti e ha contribuito a definire la moderna società high-tech. Ha
scoperto tra l’altro la rotazione dei campi magnetici, che sono alla base di tutti i macchinari
che usano corrente alternata, e ha inventato il Tesla Coil, che viene usato ampiamente,
contribuendo a mettere in comunicazione le comunità del mondo.
Tesla era così eccentrico che si dice che Max Fleischer si sia ispirato a lui per lo
scienziato pazzo di Superman. Nel suo laboratorio di Colorado Springs, che appare nel
film, Tesla ha condotto un serie di incredibili esperimenti e pare stesse affrontando temi
come il viaggio nel tempo, i raggi della morte e la comunicazione interstellare.
Ma, come molti visionari, Tesla è stato molto criticato e ha subito ingiustizie. Famosa la
sua rivalità con un altro geniale inventore, Thomas Edison. Inizialmente Tesla aveva
lavorato per Edison quando questi era arrivato in America, ma poi i due litigarono per un
pagamento e ne conseguì una rivalità ossessiva, che ricorda quella fra Angier e Borden.
Anche la morte di Tesla è avvolta nel mistero e non è mai stata trovata traccia delle sue
carte.
In “The Prestige” il personaggio di Tesla unisce scienza e magia quando accetta di
inventare una macchina che permetta a Angier un trucco che gli faccia superare Borden.
Per il ruolo di Tesla, i realizzatori sapevano che avrebbero avuto bisogno di qualcuno fuori
dall’ordinario, una figura magnetica, credibile come genio folle. Ovviamente la persona
giusta era David Bowie, che ricordiamo in “Furyo” e “Elephant Man”, il problema era
convincerlo.
“Chris è sempre stato un fan di Bowie”, spiega Aaron Ryder. “Era perfetto per il ruolo e
non riuscivamo a vederci nessun altro, così Chris è andato a incontrarlo a New York ed
era molto nervoso”, aggiunge Emma Thomas.
Nolan ricorda: “Sono andato da lui e gli ho spiegato perché era l’unico che poteva
interpretare quel ruolo e per fortuna ha accettato”.
Nel ruolo dell’assistente di Tesla c’è Andy Serkis, che ricordiamo nel ruolo di Gollum nella
trilogia de “Il Signore degli anelli” e in “King Kong” di Peter Jackson. “Andy ha delineato un
personaggio memorabile”, afferma Nolan.
Del suo personaggio Serkis dice: “Alley è il manager, l’assistente, il segretario di Tesla. E’
lì per agire, sporcarsi le mani e in un certo senso è lo specchio del Cutter di Michael
Caine. E’ l’ingeneur di Tesla”.
Per prepararsi al ruolo, Serkis ha studiato quel periodo storico. “Erano anni incredibili, con
persone come Edison, Tesla, Darwin e Muybridge, che hanno cambiato la nostra visione
del tempo e dello spazio. Si sono diffuse le ferrovie, è stato inventato il telefono, un’epoca
fantastica d studiare”.
Come i fratelli Nolan, anche Serkis considera che la storia di “The Prestigi” trascenda la
sua epoca. “Credo che chiunque sia mai stato ossessionato dal lavoro, dalla famiglia o da
altro si godrà le emozioni della storia”.
LE MOGLI DEI MAGHI
Piper Perabo e Rebecca Hall sono rispettivamente Julia McCullough e Sarah Borden
I maghi sapranno anche creare incredibili illusioni, ma non sono immuni dalla realtà
complessa dell’amore e delle relazioni.
Nel ruolo di Julia McCullough, la moglie di Angier, c’è Piper Perabo, un’attrice americana
emergente che, dopo una serie di commedie, interpreta un ruolo più dark, quello di una
donna che arriva a situazioni estreme per un trucco di magia. Perabo è stata affascinata
dalla possibilità di esplorare attraverso Julia il mondo segreto dell’assistente del mago.
“Julia è una di quelle ragazze che desiderano farsi tagliare a metà, farsi lanciare contro i
coltelli”, spiega. “E’ molto giovane e sente di appartenere al mondo dei maghi – e poi
apprezza il potere di essere una donna con un lavoro, gli uomini la rispettano e la
prendono seriamente, cosa abbastanza rara in quell’epoca. I maghi allora erano ricchi di
glamour, i loro spettacoli erano come gli odierni concerti rock e tutto questo era molto
eccitante per Julia”.
Per questo ruolo Perabo ha dovuto imparare l’accento inglese, che aveva già affinato per
la commedia “Immagine Me and You” e a eseguire il famoso trucco della vasca piena
d’acqua, in cui viene immersa legata.
Invece Sarah, la moglie di Borden, considera la magia un’avversaria. Convinta che il
marito ami la sua professione più di quanto ami lei, soffre per i suoi frequenti malumori.
Nel ruolo di Sarah l’esordiente attrice inglese di teatro Rebecca Hall, che i realizzatori
hanno voluto dopo aver visto
un suo provino in un video. “Ci siamo accorti subito che stavamo vedendo qualcosa di
speciale”, dice Thomas. “Questo è uno dei suoi primi ruoli, ma vi assicuro che la vedrete
più spesso”.
Hall è stata affascinata dal film: “Crea una interessante tensione tra l’aspetto divertente e
spettacolare della magia e il suo potenziale di pericolosità”, commenta. Sente poi empatia
per il suo personaggio: “Sarah è molto innamorata di un uomo che è quasi sempre
ossessionato dal suo lavoro, e solo raramente è capace di mostrarle il suo amore”, spiega.
“All’inizio lei accetta che il lavoro di lui sia un mondo da cui è esclusa, ma si sente sempre
più frustrata nel non sapere cosa lui fa o chi è veramente”.
Per Hall, che è solo al suo secondo film, l’opportunità di lavorare con un attore del calibro
di Christian Bale è stato il realizzarsi di un sogno. “Quando l’ho incontrato ero piuttosto
intimidita, perché è una grande star”, dice, “ma ho imparato tanto da tutti in questo film, è
stata un’esperienza incredibile”.
I CONSULENTI: RICKY JAY E MICHAEL WEBER
I realizzatori hanno voluto che i maghi Ricky Jay e Michael Weber insegnassero al cast le
basi dei giochi di prestigio. Comunque, visto che il mondo dell’illusionismo fa solo da
sfondo alla storia della feroce rivalità tra Angier e Borden, il compito di Jay e Weber era
spiegare agli attori come
muoversi ed eseguire i trucchi.
Jay dirige la Deceptive Practices, che fornisce competenze nel campo dell’illusionismo,
con trucchi e giochi di carte per i film, ed è stato felice di trovare studenti così attenti e
curiosi. “Uno dei piaceri più grandi per noi è stato lavorare con Chistian e Hugh, che non si
stancavano mai di provare e ripetere. Sono straordinari a livello di attenzione ai dettagli”,
dice Jay.
Per quanto riguarda la storia dice: “Quel tipo di competizione tra maghi esisteva
veramente. In quel periodo a Londra si esibivano cinque o sei maghi la stessa serata, in
teatri a poca distanza. Poi è interessante perché quella era un’epoca in cui c’era un
rapporto molto stretto tra il nascente cinema e la magia. Molti di coloro che lavoravano allo
sviluppo della macchina da presa erano anche maghi”.
Del contributo di Jay e Weber Aaron Ryder dice: “Siamo stati molto fortunati ad averli con
noi. Hanno lavorato molto con Hugh e Christian, facendoli entrare un po’ in quella che è
una specie di confraternita segreta. Ma poi hanno deciso che avrebbero insegnato loro
solo i trucchi che erano necessari per la sceneggiatura, non potevano rivelare troppi
segreti”.
NOLAN E L’ETÀ VITTORIANA
“The Prestige” è ambientato in un periodo raramente presente nei film, l’età d’oro tra
l’Ottocento e il Novecento, quando gli illusionisti furono i primi a sperimentare il nascente
fenomeno della spettacolarizzazione di massa. Al culmine della nuova società industriale,
il pubblico era ossessionato da ciò che appariva magico, sia in teatro sia nella vita di tutti i
giorni, modificata dai passi in avanti della tecnologia, come se i segreti scientifici
dell’universo si aprissero davanti ai loro occhi. In questa atmosfera, gli spettacoli degli
illusionisti migliori riempivano le prime pagine dei giornali in Europa e negli Stati Uniti.
Anche se pochi di loro oltre a Houdini, che iniziò a esibirsi nel 1899, si ricordano oggi,
allora erano numerosi i maghi che diventavano degli idoli.
“Gli illusionisti erano sostanzialmente le rock star di allora”, osserva Hugh Jackman, che
interpreta Angier, il carismatico uomo di spettacolo che non si ferma davanti a nulla per
ottenere il successo. “Era molto diverso da oggi, perché sfidavano veramente la morte,
qualcosa poteva andare male in qualsiasi momento. Era un periodo fantastico che ha
preceduto le forme di spettacolo attuali”.
Comunque quegli anni stessi sembravano magici, soprattutto per l’imporsi di una delle
scoperte più rivoluzionarie della storia dell’umanità: l’elettricità. “L’elettricità doveva
apparire magica a chi non sapeva”, dice la produttrice Emma Thomas. Con oggetti
meccanici improvvisamente capaci di prendere vita, il pubblico rimase affascinato da
argomenti mistici come la vita dopo la morte, lo spiritualismo e tutto ciò che sembrava
sfidare la razionalità.
Ma anche se l’età vittoriana è uno degli elementi di “The Prestige”, l’ultima cosa che il
regista Christopher Nolan voleva era girare un film storico. “Quegli anni vengono spesso
considerati a torto repressivi e soffocanti, e invece sono stati incredibilmente emozionanti
per lo sviluppo dell’umanità”, spiega. “C’è stata la seconda rivoluzione industriale, la
nascita dell’elettricità, del cinema, il diffondersi dei viaggi intercontinentali e di nuove teorie
scientifiche. E’ iniziata anche l’epoca della pubblicità di massa, con cartelloni e manifesti.
Un periodo di grandi cambiamenti di cui sentiamo ancora l’influsso”.
Per cogliere lo spirito di quegli anni, Nolan li ha voluti rappresentare in modo che
apparissero dinamici, immediati e nuovi. “Ogni scelta creativa è opposta a quella dei
classici film storici”, afferma Thomas. “Wally Pfister ha girato il film quasi sempre con la
camera a mano, con grande energia e i personaggi sono interpretati da attori che
esprimono sentimenti attuali”.
“Sono rimasto fedele più all’atmosfera che ai dettagli dell’epoca”, continua Christopher
Nolan. “Era una delle prime volte in cui il mondo si trovava sopraffatto dall’informazione
visiva. I manifesti erano ovunque e la publicità assaliva la gente che camminava per
strada, anche più di adesso. Questa è stata l’immagine che abbiamo dato della Londra
vittoriana, che credo dia subito il senso autentico di cosa significasse viverci. Molti film
storici tengono il pubblico distante dal personaggio, mentre per noi era molto importante
immergerci in quel mondo e usare la macchina da presa e le scenografie per trascinarvi
anche il pubblico”.
Nolan voleva che i vari livelli di lettura del film fossero accessibili agli spettatori,
coinvolgendoli non solo nella crisi dei due protagonisti, ma nell’intreccio vero e proprio
della storia. “Volevamo che il pubblico diventasse consapevole dell’effetto che il film sta
avendo su di loro mentre si svolge davanti ai loro occhi”, dice.
Malgrado la complessità della scenografia, fin dall’inizio l’idea era quella di girare il film
molto rapidamente. “Dopo l’enormità di “Batman Begins” avevamo bisogno di leggerezza
ed essenzialità”, dice Emma Thomas, “e questo ci ha infuso una grande energia”. E
l’energia è diventata creatività quando la produzione si è messa in moto. “Chris sente
veramente la visualità di un film”, dice Christian Bale di Nolan, “e sa esattamente cosa
vuole vedere sullo schermo. Per questo riesce a lasciare che gli altri si sentano liberi e
spontanei”.
Nolan ha collaborato intensamente con il direttore della fotografia Wally Pfister, suo
collaboratore in “Memento”, “Insomnia” e “Batman Begins”, con cui ha ottenuto una
candidatura all’Oscar. “Chris e io abbiamo un rapporto di grande collaborazione e
amicizia”, dice Pfister. “Non mi viene in mente un altro regista per cui nutra lo stesso
rispetto che ho per lui. Non solo gestisce al meglio ogni elemento del film, dalla fotografia
all’arredamento, ma è anche un grande affabulatore e per me questo è la base di tutto”.
Nolan aveva una visione molto precisa. “Esiste un rapporto preciso tra lo stile del film e lo
stile narrativo cui io tengo molto”, dice il regista. “Abbiamo girato spesso con la macchina
a mano, quindi quasi tutto è a livello degli occhi, coinvolto direttamente con i personaggi,
mentre la stessa narrazione è al di sopra dei personaggi”.
Nolan continua: “Interpolando le inquadrature, permettiamo al pubblico di esaminare punti
di vista diversi che non sempre i personaggi conoscono. Credo che questo crei una
tensione interessante tra il modo più soggettivo di raccontare che avevo in passato e la
tradizionale posizione onnisciente che il pubblico ha di solito nei thriller”.
Il progetto luci di Pfister ha contribuito al taglio dinamico, moderno che Nolan voleva.
“Abbiamo usato molta luce naturale per dare un senso di immediatezza a ogni scena e
ambiente”, spiega Nolan. Pfister e il regista hanno anche usato gli obiettivi anamorfici che
hanno caratterizzato i loro film precedenti, ma questa volta con un prezzo. “E’ il quarto film
che giriamo con obiettivi Panavision Anamorphic. L’immagine è bella, netta”, fa notare
Pfister, “ma la macchina pesa circa 30 chilogrammi e non è stato facile per le mie spalle!”.
Nolan e Pfister cercavano l’estetica della vecchia scuola, accentuando i movimenti
naturali. Pfister spiega: “Chris e io volevamo minimizzare l’aspetto tecnico. Per quanto
possibile, ci siamo attenuti all’idea di mettersi la macchina in spalla e catturare la scena. E’
stato un modo emozionante di girare per tutti noi, per me, per Chris e per gli attori, che si
trovavano liberi dalle normali restrizioni tecniche. Mi sono sentito molto più al centro del
processo narrativo rispetto a quando mi trovo seduto davanti a un monitor con qualcuno
che manovra la macchina, tutto è stato più efficace e spontaneo. E’ un modo liberatorio e
non convenzionale e conferisce al film uno stile naturalistico che lo rende diverso da tutti
gli altri film storici girati in questi anni”.
L’approccio “vecchia scuola” si è esteso anche al rifiuto del Digital Intermediate, la fase
ormai standard in cui il film viene scannerizzato al computer, così che i realizzatori
possano avvalersi di strumenti digitali per manipolare colori e altri aspetti dell’immagine.
“The Prestige” ha utilizzato la tradizionale stampa fotochimica in cui la gradazione di
colore è ottenuta semplicemente esponendo la pellicola a vari gradi di luce. “Volevamo
realizzare il film nel modo più naturale possibile”, continua Pfister. “E in questo senso il
procedimento fotochimico ci ha permesso un controllo perfetto e ha preservato l’integrità
del negativo anamorfico”.
Pfister sentiva che l’obiettivo finale era riprodurre le immagini cupe che Nolan aveva
ideato. “Chris ha controllato ogni elemento del film, dalle parole con cui iniziava una
pagina al colore che abbiamo ottenuto insieme e per tutto il tempo, come se avesse già
tutto in testa”.
Poi è stato il momento di scegliere la gamma di colori e Pfister dice: “Il tono è dettato dal
fatto che il film è ambientato in un periodo in cui inizia a essere usata l’elettricità, che è
parte della storia stessa. Così in molte delle prime scene usiamo la luce delle candele e
poi inseriamo la luce elettrica. Quindi abbiamo arancio e giallo nelle scene con le candele
e le lampade a olio e un effetto chiaro di luna che mescola verde e arancio delle lampade
a gas nelle scene notturne. Ho cercato di ottenere un’atmosfera diversa da quella dei film
storici che ho visto”.
Le scene notturne sono state essenziali per creare un’atmosfera misteriosa. “Spero di aver
creato una Londra cupa, lugubre, dove c’è fumo e fuliggine e gli edifici sono sporchi. Chris
e io ci siamo tenuti lontani dal fumo nei film precedenti, ma è uno strumento che abbiamo
usato per ottenere un film diverso nell’atmosfera e nel tono”, dice.
Per Nolan quel look era essenziale. “Secondo me troppo spesso nei film si tende a ripulire
il passato, a rappresentarlo più lindo e ordinato di quanto fosse, quindi ho ritenuto giusto
creare disordine, farlo a pezzi”.
La stessa filosofia è stata seguita per le scenografie. “Volevamo far apparire lo stesso tipo
di intensità del mondo in cui viviamo oggi”, dice Nolan.
Il compito è toccato a Nathan Crowley, che aveva già lavorato con Nolan per “Batman
Begins” e “Insomnia”. Per “The Prestige” Crowley ha creato 68 set diversi, riuscendo a
ottenere l’atmosfera da ‘tutto può succedere’ dei teatri vittoriani in cui Angier e Borden
iniziano la loro epica contesa. “The Prestige” è un misto di fantascienza, storia, horror,
dramma e supera ogni confine”, dice. “Non volevamo un film rigidamente storico, quindi
abbiamo forgiato una sorta di ‘modernismo vittoriano’”.
Crowley ha iniziato le sue ricerche in biblioteca, cercando fotografie della Londra del 1890
e, come Nolan, è stato colpito dal bombardamento pubblicitario, malgrado l’assenza di
radio, cinema e televisione. “Le strade erano piene di cartelloni pubblicitari e sono rimasto
sorpreso”, dice Crowley. “E’ stato l’inizio dei mass media in un certo senso e così abbiamo
cercato di cogliere quel senso di caos e velocità. Un’altra cosa che ho voluto sottolineare è
stato l’arrivo dell’automazione. C’è sempre qualcosa di meccanizzato nelle immagini del
film, che da il senso di un moto costante”.
Crowley e Nolan hanno poi iniziato a armeggiare con dei modelli, un metodo per stimolare
le idee che avevano sviluppato già in passato. “Per “Batman Begins” abbiamo iniziato a
costruire modelli nel garage di Chris Nolan e ha funzionato, così abbiamo deciso di
riprovarci. Eravamo solo io e lui in garage, che cercavamo di trovare l’atmosfera del film”,
ricorda Crowley.
Uno degli elementi preferiti di Crowley sono gli omnibus a due piani trainati da cavalli che
ospitano i pannelli pubblicitari del Vaudeville. “Abbiamo dovuto costruirli basandoci solo su
alcuni schizzi, utilizzando vecchi vagoni che sono stati trasformati in autobus. Credo che
siano il simbolo della Londra di quegli anni e sono soddisfatto di come sono riusciti”, dice.
Crowley ha trovato un alleato nella sua ricerca sui poster degli spettacoli di magia di fine
Ottocento: il consulente illusionista Ricky Jay e la sua straordinaria collezione. Ha visitato
anche il museo di David Copperfield a Las Vegas e ha sfogliato tutti i libri sull’argomento.
“In quegli anni gli illusionisti avevano sempre un manifesto per ogni nuovo spettacolo,
quindi abbiamo stampato litografie per ogni show di Angier e Borden”, dice. “Molti
manifesti di quegli anni erano comici, con diavoli alle spalle degli illusionisti. I nostri invece
seguono l’intensificarsi dello scontro e si sente la magia nera”.
Quando è stato il momento di ricostruire i teatri vittoriani, Crowley si è allontanato dalle
ombre grigie desaturate usate per la città e ha scelto colori brillanti, con l’idea che la vita
sembra rinascere in quegli spazi.
I progetti del teatro, con soffitte, scalinate e seminterrati, dove meccanismi a vapore
azionano i giochi di prestigio, si sono ispirati all’arte di M.C. Escher.
Un altro set importante è stato quello del laboratorio di Borden, dove il mago prova i suoi
giochi di prestigio. Per capire come appare il laboratorio di un prestigiatore, Crowley ha
studiato quello di Houdini, tra gli altri. “Sembrano laboratori di mobili, solo che sono pieni di
trucchi e di ogni sorta di meccanismi”, osserva lo scenografo, che ha creato uno spazio
caldo, vivace, colmo di oggetti sorprendenti e insoliti.
Crowley ha ricostruito anche una serie di ambienti urbani di fine Ottocento, prigioni cupe e
l’aula di tribunale in cui Borden viene processato, ma la cosa più bella è la macchina che
Tesla costruisce per Angier per ottenere lo spettacolo di magia più incredibile mai visto.
L’ispirazione gli è venuta sfogliando “Scientific American” degli ultimi anni del secolo.
Quando è stato il momento di creare il laboratorio di Tesla a Colorado Springs, Crowley si
è occupato anche di una versione a grandezza naturale del famoso Tesla Coil. “Tesla è
l’unica figura storica”, dice Crowley, “ed è colui che allontana il film dall’epoca vittoriana e
dalla rivoluzione industriale per addentrarsi nei territori della fantascienza, una cosa molto
interessante per me”.
Il coordinatore degli effetti speciali David Blitstein ha lavorato a stretto contatto con
Crowley nell’ideazione di gadget meccanici, come l’uccelliera, che diventa lo specchio
della struttura multidimensionale del film e della sua visione della realtà.
“Dave ha creato la più incredibile struttura che un illusionista possa avere”, dice, “con una
serie di riquadri e pistoni che fanno uscire le cose, ma con la macchina da presa sempre
fissa su di loro, in modo da fornire al pubblico la visione di quei dettagli che di solito non
vede”.
A differenza di altri film, Crowley ha proseguito il suo lavoro in post produzione, insieme al
team degli effetti visivi, per assicurarsi che tutto ciò che loro aggiungevano si accordasse
perfettamente alle sue scenografie. Malgrado la complessità del compito, Crowley è stato
soddisfatto. “Chris mi ha sollecitato più di ogni altro regista con cui ho lavorato. E’ stata
una sfida continua e mi è piaciuta molto”, dice.
Il cast e la troupe hanno apprezzato molto il lavoro di Crowley. “I set di Nathan ti fanno
vivere davvero nel mondo di Angier e Borden, nella Londra di fine Ottocento”, dice Aaron
Ryder. “Non mi viene in mente nessun altro film come questo, è assolutamente unico nel
design e nella visualità”.
I costumi di “The Prestige”, che comprendono elementi di inganno e illusione, sono stati un
altro elemento vitale. In questo settore Nolan ha collaborato con la costumista Joan
Bergin, che ha lavorato in “Veronica Guerin-Il prezzo del coraggio”, “Laws of AttractionMatrimonio in appello” e “Il mio piede sinistro”.e ha ottenuto una candidatura agli Emmy
per l’adattamento televisivo di “David Copperfield”.
Bergin aveva chiaro fin dall’inizio quello che voleva. “E’ uno stile che definirei ‘destrutturato
vittoriano’”, dice. “Abbiamo preso le immagini degli abiti vittoriani e le abbiamo ricomposte
in qualcosa di più moderno e semplice. In questo film non si trattava di restare fedeli a
ogni dettaglio, ma di rivelare il percorso del personaggio attraverso gli abiti. E’ una sorta di
thriller gotico, con tanti livelli di lettura e credo che i costumi aiutino il pubblico a seguire
l’attore negli intrighi della storia”.
Bergin ha compiuto una lunga ricerca, a iniziare dalle collezioni di abiti di duecento anni fa
fino a interpretazioni più moderne. Ha passato giorni e giorni a cercare ispirazione fra
cappelli, mantelli e stoffe d’epoca. Per i colori ha fatto una scelta inaspettata. “Una gamma
di colori piuttosto dark, con molto melanzana, gialli cinesi e bianco e nero – e a volte
guardando in uno specchio si vedranno questi colori pieni con un tocco di luminosità che
aggiunge altro mistero”.
Il centro del suo lavoro è stato vestire Angier e Borden, in tutte le loro sorprendenti
incarnazioni. Tanto per cominciare ha voluto superare lo stereotipo dell’illusionista che
indossa abiti eccessivi o dozzinali. “Abbiamo questa immagine degli illusionisti vittoriani
con mantelli tempestati di stelle, ma se si fa qualche ricerca, si scopre che invece si
presentavano come dei gentlemen, con il farfallino bianco e la giacca”, spiega. “Erano
davvero le rock star dell’epoca e per questo ho aggiunto qualche tocco di colore e belle
stoffe per i panciotti, soprattutto quando diventano sempre più famosi”.
“E’ stato divertente lavorare con Angier, che è sempre vestito con cura, perché Hugh
indossa molto bene, è così naturalmente elegante. Invece con il Borden di Christian Bale,
che è un uomo che si è fatto da sé, abbiamo usato un look più moderno, meno attento”.
Per quanto riguarda le protagoniste femminili, Bergin dice: “Ho voluto che Sarah Borden
ispirasse simpatia e Rebecca Hall che la interpreta è favolosa con gli abiti d’epoca.
Abbiamo anche voluto sottolineare che in altre circostanze lei sarebbe stata diversa. E’
interessante che alcune delle sue gonne potrebbero stare nella collezione di Marc Jacobs
o di altri stilisti di adesso”.
Per la Olivia di Scarlett Johansson, Bergin si è molto divertita. “E’ necessario un fisico
particolare per indossare gli abiti vittoriani e Scarlett è perfetta. I suoi sono i costumi che
preferisco, quelli che ho cercato di rendere più moderni e sexy, adatti a una donna di
teatro di quell’epoca, e mi hanno permesso di spaziare”.
Gli attori sono stati ispirati dal lavoro di Bergin. “I suoi abiti modificano completamente il
tuo comportamento”, dice Rebecca Hall. “Io sono di solito una persona goffa, ma quando
indosso quegli abiti mi sento una vera signora”. Scarlett Johansson ha interpretato con
piacere un tipo diverso di donna vittoriana. “Il mio personaggio è bohemien, quindi non
devo indossare colletti di pizzo e crinoline. Olivia ha un guardaroba disinvolto che mi è
piaciuto molto”.
Per gli abiti di David Bowie nel ruolo di Nikola Tesla, Bergin si è basata su ciò che aveva
letto dello scienziato, che vestiva sempre come se stesse per recarsi all’Opera. “Per Bowie
abbiamo scelto una giacca di cashemire che definisce quest’uomo elegante e brillante,
sottovalutato da chi non può competere con la sua intelligenza”, spiega.
Christopher Nolan spera che tutti gli elementi di “The Prestige” si mettano insieme come i
pezzi di un puzzle. “Mi piacciono i film che continuano a ronzarti in testa dopo averli visti”,
conclude il regista.
IL CAST
HUGH JACKMAN (Robert Angier) ha ripreso di recente il ruolo di Logan/Wolverine in “XMen: The Last Stand”, il terzo episodio della serie “X-Men”, con cui è diventato famoso. E’
stato poi protagonista di “Qualcuno come te”, “Codice: Swordfish” e “Kate & Leopold”, con
cui ha ricevuto una candidatura ai Golden Globe del 2002. Jackman ha ripreso il ruolo di
Wolverine in “X-Men 2” e ha interpretato “Van Helsing”, mentre quest’anno è protagonista
di “Scoop” di Woody Allen e “The Fountain” di Darren Aronofsky.
In teatro, per il suo ritratto del cantautore degli anni ’70 Peter Allen in “The Boy From Oz”,
ha vinto un Tony Award come miglior attore in un musical, oltre a un Drama Desk, un
Drama League, un Outer Critics Circle e un Theatre World. Ricordiamo anche “Carousel”
al Carnegie Hall, “Oklahoma” al National Theater di Londra (una candidatura agli Olivier
Award), “Sunset Boulevard” (MO Award, il Tony australiano) e “La bella e la bestia” di
Disney (candidatura ai MO).
La carriera di Jackman è iniziata in Australia con i film indipendenti “Paperback Hero” e
“Erskineville Kings” (premio come miglior attore dell’Australian Film Critics Circle e
candidatura agli Australian Film Institute). Nel 1999 è stato nominato attore australiano
dell’anno dalla Australian Movie Convention.
CHRISTIAN BALE (Alfred Borden) è nato nel Galles ed è cresciuto in Inghilterra e Stati
Uniti. Ha esordito con l’epico film di Steven Spielberg sulla seconda guerra mondiale
“L’impero del sole”, seguito da “Henry V”, “Ritratto di signora”, “L’agente segreto”,
“Metroland”, Velvet Goldmine”, “All the Little Animals”, “American Psycho”, “Shaft”, “Il
mandolino del capitano Corelli”, “Il regno del fuoco”, “Laurel Canyon-Dritto in fondo al
cuore”, “L’uomo senza sonno”, “Batman Begins” e “The New World”.
Presto lo vedremo nei film indipendenti “Harsh Times” dello scrittore/regista David Ayer e
“Rescue Dawn” di Werner Herzog. In autunno girerà “I’m Not There” e “3:10 to Yuma”, e il
prossimo anno “The Dark Knight”.
MICHAEL CAINE (Cutter) è apparso in oltre 90 film ed è stato candidato a sei Oscar, per
“Alfie”, “Gli insospettabili”, “Rita” e “The Quiet American”. Ha vinto poi l’Oscar per “Hanna e
le sue sorelle” e “Le regole della casa del sidro”. Caine ha ricevuto anche il premio come
miglior attore del New York Critics per “Alfie”, un Golden Globe e un BAFTA per “Rita”, un
Golden Globe per “Due figli di…” e un altro per “Little Voice-E’ nata una stella”.
Caine è nato a Londra e fin dall’infanzia è stato affascinato dal cinema. Lasciata la scuola
a sedici anni, ha svolto vari lavori, poi è stato chiamato dall’esercito a combattere in
Corea. Tornato alla vita civile, è stato assistente di scena a Horsham, Sussex, poi si è
stabilito a Londra, dove ha recitato con il Theater Workshop di Joan Littlewood e ha avuto
un piccolo ruolo nel film “A Hill in Korea” e in altre produzioni.
In tour con una compagnia dopo l’altra, ha perfezionato la sua presenza sulla scena e una
vasta gamma di accenti. Dopo essere stato il sostituto per ruolo del soldato Bamforth in
“The Long and the Short and the Tall” a Londra, Caine ha avuto la parte lasciata da
O’Toole ed è stato in tournee per sei mesi. La svolta nella sua carriera è avvenuta con il
ruolo dell’aristocratico Gonville Bromhead in “Zulu” e poi con il ruolo di Harry Palmer nel
thriller di spionaggio di “Ipcress”, che ebbe un grande successo di pubblico.
Nel 1966, “Alfie” ha trasformato Caine in una star. Il film venne votato come miglior
pellicola dell’anno dalla critica inglese e gli ha portato la sua prima candidatura all’Oscar.
Sempre negli anni Sessanta ha girato “Gambit-Grande furto al Semiramis”, “Funerale a
Berlino”, “Il cervello da un miliardo di dollari”, “E venne la notte”, “Sette volte donna”,
“Passo falso”, “Colpo all’italiana”, “la battaglia d’Inghilterra”, “Non è più tempo d’eroi” e
“The Last Valley. Negli anni Settanta ha interpretato “X, Y and Zee”, “Colpiscono senza
pietà”, “Gli insospettabili”, “Il seme dell’odio”, “Una romantica donna inglese”, “L’uomo che
volle farsi re”, “Balordi & Co.-Società per losche azioni, capitale interamente rubato $
1000000”, “California Suite” e “Swarm”. Negli anni Ottanta è stato protagonista di “Vestito
per uccidere”, “Vittoria”, “La mano”, “Trappola mortale”, “Rita”, “Quel giorno a Rio”, “Il
ritorno delle aquile”, “Hanna e le sue sorelle”, “Sweet Liberty” e “Due figli di…”.
Nel 1992 ha fondato con il produttore americano Martin Bregman M&M Productions e la
loro prima produzione è stata “Blue Ice-Ghiaccio blu”, con Sean Young, per la regia di
Russell Mulcahy. Caine ha scritto anche un’autobiografia, “What’s It All About?”, e “Acting
on Film”, tratto da una serie di conferenze da lui tenute per la BBC television.
Recentemente è apparso in “Batman Begins”, “Vita da strega” e “Weather Man” di Gore
Verbinski, con Nicolas Cage. Nel 2000 la regina Elisabetta II lo ha nominato cavaliere e
ora Maurice Micklewhite è ufficialmente Sir Michael Caine.
SCARLETT JOHANSSON (Olivia) ha vinto un BAFTA ed è stata candidata quattro volte
ai Golden Globe. E’ una delle giovani attrici più ricche di talento di Hollywood e ha ricevuto
il premio come miglior attrice alla Mostra del cinema di Venezia per “Lost in Translation” di
Sofia Coppola, con Bill Murray. Johansson è stata protagonista anche di “La ragazza con
l’orecchino di perla”, tratto dall’omonimo romanzo sul pittore Johannes Vermeer (Colin
Firth).
Quest’anno l’abbiamo vista in “Scoop” di Woody Allen, con Hugh Jackman, e in “Black
Dahlia” di Brian De Palma, e ha appena terminato le riprese di “The Nanny Diaries”.
A 14 anni, Johansson ha attirato l’attenzione con il ruolo di Grace Mclean, l’adolescente
traumatizzata da un incidente a cavallo, in “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Robert
Redford. Poi ha interpretato”Ghost World” di Terry Zwigoff, che le ha portato il premio
come miglior attrice non protagonista del Toronto Film Critics Circle, “L’uomo che non
c’era” dei fratelli Coen, con Bill Bob Thornton e Frances McDormand, “In Good Company”
dei fratelli Weitz e “Una canzone per Bobby Long” con John Travolta, che le ha portato
una candidatura i Golden Globe (la terza in due anni). Recentemente l’abbiamo vista in
“Match Point” di Woody Alln (quarta candidatura ai Golden Globe) e “The Island” di
Michael Bay, con Ewan McGregor.
Tra i suoi film ricordiamo poi la commedia “North” di Rob Reiner, il thriller “La giusta
causa” con Sean Connery e Laurence Fishburne e “Manny & Lo”, che le ha portato una
candidatura agli Independent Spirit Award. Nata a New York, Johansson ha esordito a otto
anni in una produzione off-Broadway di “Sophistry”, con Ethan Hawke, al Playwright
Horizons.
PIPER PERABO (Julia McCullough) si è fatta notare con “Le ragazze del Coyote Ugly” di
Jerry Bruckheimer e da allora non ha mai smesso di lavorare. Recentemente l’abbiamo
vista in “Una scatenata dozzina 2”, in cui ha ripreso il ruolo della figlia di Steve Martin e
Bonnie Hunt, nella commedia romantica “Immagine Me and You”, con Lena Heady e
Matthew Goode, e nel drammatico “10th & Wolf”, con James Marsden e Dennis Hopper.
Presto interpreterà “Becuse I Said So”, con Diane Keaton, Mandy Moore e Lauren
Graham, e “First Snow” di Mark Fergus, con Guy Pearce e Adam Scott. Attualmente è
impegnata in New Messico nelle riprese di un film ancora senza titolo dei fratelli Pastor per
Paramount Vantage, con Chris Pine e Lou Taylor Pucci.
Perabo ha esordito con la commedia “White Boyz” di Danny Hoch, seguita da “Le
avventure di Rocky e Bullwinkle”, con Robert De Niro e Renee Russo, “George and the
Dragon” con Michael Clark Duncan e James Purefoy, “L’altra metà dell’amore” di Lea Pool
e “The Cave”, con Cole Hauser, Morris Chestnut e Lena Headey.
REBECCA HALL(Sarah Borden) ha esordito nel cinema quest’anno con “Starter for Ten”
di Tom Vaughn.
L’anno scorso è stata accolta con favore la sua interpretazione di Rosalind in una
produzione di Peter Hall di “As You Like It”, partita dal Theatre Royal di Bath nel 2003 e
andata poi in tournée in tutto il mondo. Nel 2005 è arrivata al Rose Theatre di Kingston,
poi alla Brooklyn Academy of Music, all’Ahmanson Theater di Los Angeles e al Curran
Theater di San Francisco. Nell’estate del 2004 Hall ha interpretato tre produzioni al
Theatre Royal di Bath: “Galileo’s Daughter” di Timberlake Wertenbaker (diretta da Peter
Hall), “Don Juan” di Moliere (diretta da Thea Sharrock) e “Man and Superman” di Shaw
(diretta da Peter Hall). Nell’estate del 2003 ha interpretato “Fight for Barbara” di D.H.
Lawrence (diretta da Thea Sharrock). Il suo debutto al West End è arrivato con “Mrs.
Warren’s Profession” nel 2002, che le ha portato il premio Ian Charleston, cui è stata
candidata anche nel 2003 per “As You Like It”.
E’ stata Mirando in “La tempesta”, Marta in “Chi ha paura di Virginia Wolf” e ha diretto
produzioni di “Cuckoo” e “The Real Inspector Hound”.
In televisione è apparsa in “Wide Sargasso Sea” per BBC 4, “The Camomille Law” per
Channel 4 e “Don’t Leave Me This Way”.
DAVID BOWIE (Tesla) è nato nel 1947 e tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70
ha registrato gli album “The Man Who Sold The Wold”, “Space Oddiy”, “The Rise and Fall
of Ziggy Stardust”, “Aladdin Sane”, “Diamone Dogs”, “Station to Station” e “Young
Americans”. Il singolo “Frame” tratto da questo album è stato il suo primo disco in cima
alla classifica americana.
Nel 1976 si è trasferito a Berlino per registrare “Low” e “Herpes” con Eno e Tony Visconti.
Nel 1979 ha esordito a Broadway con “The Elephant Man” e ha pubblicato la
coproduzione con Visconti “Scary Monsters and Super Creeps”, seguito da “Let’s Dance”
prodotto da Nile Rogers. Dalla metà degli anni ’80 in poi ha lavorato con la sua band Tin
Machine, ha collaborato con la compagnia di danza La La La Human Steps e scritto le
musiche di “Budha of Suburbia” di Hanif Kureishi. Nel 1992 ha pubblicato uno dei primi
CDRom rock, “Jump”.
Nel 1994 è tornato a lavorare con Eno e ha prodotto l’album sperimentale “Outside”,
seguito nel 1997 da “Earthling” e nel 1999 da “hours…”, il suo ventitreesimo album. Nel
1999 è diventato Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres. Nel 2000 è stato votato
come l’artista più influente di tutti i tempi. Nel 2002 ha registrato un’altra collaborazione
con Tony Visconti, “Heathen”. Un anno dopo è uscito “Reality”, seguito da un tour in tutto il
mondo.
Nel 2006 Bowie è tornato a recitare in “The Pestige”, dopo “L’uomo che cadde sulla terra”
di Nic Roeg, “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese, “Miriam si sveglia a
mezzanotte” di Tony Scott e “Furyo” di Nagisa Oshima. Nella primavera del 2007 Bowie
curerà il Festival di arte e musica di New York.
ANDY SERKIS (Alley) è stato Gollum nella trilogia de “Il Signore degli anelli” e in “King
Kong”, di Peter Jackson, ha avuto un doppio ruolo, quello di King Kong e quello di un
cuoco. Presto lo vedremo nel film di HBO “Longford”, nel film di animazione della
DreamWorks “Flushed Away” e in “Stormbreaker”.
Recentemente ha interpretato “13 Going on 30” di Gary Winik, con Jennifer Garner e Mark
Ruffalo, poi ricordiamo “Deathwatch”, “24 Hour Party People”, “Topsy Turvy-Sotto sopra”,
“Ragazze”, “Shiner” con Michal Caine, “Mojo”, “Fra i giganti”, “Loop”, “Sweety Barrett”,
“The Jolly Boys Last Stand”, “Stella Does Tricks”, “Five Seconds to Spare”, “The Near
Room” e “Pandemonium”. Serkis ha anche scritto e diretto un corto intitolato “Snake”,
interpretato dalla moglie, Lorraine Ashbourne, e Rupert Grave.
In televisione lo ricordiamo in “Oliver Twist”, in “The Jump” e nella serie “Finney”, ma è
stato anche ospite di “Shooting the Past” e “Touching Evil”. Serkis presta la sua voce allo
show “The Simpsons”.
In teatro lo ricordiamo in “Otello” (Royal Exchange Theatre), “Mojo” di Jez Butterworth, “Re
Lear” e “Hush” per il Royal Court Theatre, “Hurlyburly” all’Old Vic, “Decadence” al Bolton
Octagon e “Cabaret” al Cruciale Theatre di Sheffield. Nel 2003 ha esordito nella regia con
“The Double Bass” a Londra.
I REALIZZATORI
CHRISTOPHER NOLAN (regia/sceneggiatura) è al suo quinto film con “The Prestige”.
Scritto insieme al fratello Jonathan Nolan e interpretato da Hugh Jackman, Christian Bale,
Scarlett Johansson e Michael Caine, il film racconta la storia della violenta rivalità tra due
illusionisti.
Nolan ha sempre desiderato fare film e ha iniziato da bambino con la Super 8 del padre.
Mentre studiava letteratura inglese all’University College di Londra, Nolan ha girato in
16mm, imparando le tecniche di ripresa che avrebbe poi usato per il suo primo film,
“Following”, un noir senza budget che il critico del The New Yorker avrebbe definito
“degno di Hitchcock”. Il film ebbe un grande successo ai Festival del cinema di tutto il
mondo, citiamo solo Toronto, Rotterdam, Slamdance e Hongkong, prima di uscire nelle
sale americane (Zeitgeist), inglesi (Alliance) e francesi (CCI).
Il secondo film di Nolan “Memento” è stato definito film dell’anno dalla Broadcast Film
Critics. Interpretato da Guy Pearce, Carrie-Anne Moss e Joe Pantoliano, questo film girato
con un budget minimo ha ottenuto una candidatura ai DGA. Inoltre la sceneggiatura di
Nolan, basata su un racconto di Jonathan Nolan, ha ricevuto una candidatura agli Oscar,
una candidatura ai Golden Globe, è stata onorata dalla Los Angeles Film Critics e dalla
Broadcast Film Critics e ha vinto il Waldo Salt Screenwriting Award al Sundance Film
Festival del 2001.
Il terzo film è stato “Insomnia”, un thriller psicologico per Warner Bros. Pictures, Section 8
e Witt-Thomas Films. Interpretato dai premi Oscar Al Pacino, Hilary Swank e Robin
Williams, il film ha portato a Nolan il premio di regista dell’anno del London Critics Circle.
Nel 2005 Nolan ha scritto con altri e diretto “Barman Begins”, con Christian Bale, Liam
Neeson e Michael Caine, il cui grande successo ha portato all’annuncio di un sequel, “The
Dark Knight”.
JONATHAN NOLAN (sceneggiatura) è nato a Londra ed è cresciuto nella zona di
Chicago. Il suo racconto, “Memento Mori” è diventato il noir di grande successo diretto dal
fratello Christopher Nolan. Oltre a “The Prestige”, Nolan ha scritto la sceneggiatura del
prossimo film su Batman, “The Dark Knight”, tratto da una storia di Christopher Nolan e
David Goyer.
EMMA THOMAS (produttrice) ha prodotto di recente il blockbuster “Batman Begins” e
produrrà anche il sequel, “The Dark Knight”. In precedenza è stata produttrice associata in
“Memento”, che ha vinto numerosi premi, e in “Insomnia”, con Al Pacino, Robin Williams e
Hilary Swank.
Il suo primo film è stato “Following”, che ha impresso una svolta alla sua carriera. Girato
nei fine settimana nel corso di un anno, il film è stato accolto con favore nei festival di tutto
il mondo. Thomas, che ha studiato all’University College di Londra, ha iniziato la sua
carriera alla Working Title di Londra, dove è rimasta 5 anni. Il suo approccio lavorativo è
caratterizzato da grande collaborazione, tanto che ha lavorato quasi sempre con la stessa
troupe in tutti i suoi film, indipendenti e no.
Thomas e Christopher Nolan stanno sviluppando insieme una versione cinematografica di
“The Prisoner”, il famoso programma degli anni ’60.
Thomas vive a Los Angeles con Christopher Nolan.
AARON RYDER (produttore) in poco tempo si è affermato come uno dei più attivi giovani
produttori di oggi. Nel 1999 ha fatto squadra con Newmarket e in quel periodo ha prodotto
o è stato produttore esecutivo di “The Mexican”, con Brad Pitt e Julia Roberts, “Memento”
di Christopher Nolan, “Donnie Darko” con Drew Barrymore e Jake Gyllenhaal, “Start
Raving Mad” e “Wrong Turn”.
Per Newmarket nel 2003 si è occupato della distribuzione di “Whale Rider”, “Monster” e
“The Woodsman”.
Nel 2004 Ryder e Newmarket hanno formato Raygun Productions, con cui Ryder deve
produrre due film all’anno per Newmarket. Tra i suoi progetti più recenti “The Amateurs”
con Jeff Bridges, “The Return” per Rogue Pictures di Universal, con Sarah Michelle Gellar,
e “The TV Set”, che ha prodotto con lo scrittore/regista Jake Kasdan, con David Duchovny
e Sigourney Weaver.
CHRIS J. BALL e WILLIAM TYRER (produttori esecutivi) hanno fondato Newmarket
Entertainment Group (“Newmarket”) nel 1994. In questi dodici anni la compagnia è
diventata una delle maggiori società di produzione e distribuzione nel mondo dei film
indipendenti.
Newmarket ha finanziato oltre 75 film indipendenti, come “I soliti sospetti”, “Dead Man” di
Jim Jarmush e l’esordio dei fratelli Wachowski, “Bound”. Alla fine degli anni ’90, Tyrer e
Ball hanno messo su un eccezionale team creativo e la loro prima produzione è stata
“Memento”, diretto da Christopher Nolan, seguita da quella di “The Mexican” e dalla
coproduzione di “Cruel Intentions” e “The Skulls”.
Il settore distributivo, Newmarket Films, oltre a “Memento” ha distribuito i film indipendenti
“Donnie Darko”, “Whale Rider”, “Monster”, “The Passion of the Christ” e “Downfall”.
Nel 2006 Newmarket ha prodotto “The Prestige” di Christopher Nolan e distribuirà “God
Grew Tired of Us” e “Death of a President”. Nei piani per il futuro una serie di film di
Raygun Productions e l’espansione della library di oltre 250 titoli tramite acquisizioni e
produzioni.
VALERIE DEAN (produttrice esecutiva) sta lavorando attualmente come produttrice
indipendente a numerosi progetti. Recentemente è stata produttrice associata di “Kinsey”
di Bill Condon, con Liam Neeson. Dean è stata Senior Vice Presidente di produzione di
Pretty Pictures, e si è occupata dello sviluppo di film e progetti televisivi e teatrali per il
regista Neil LaBute e il produttore Gail Mutrux. Dean ha iniziato a lavorare con Mutrux nel
1996 in progetti come “Donnie Brasco” di Mike Newell e “Betty Love” di LaBute, dopo
essere stata story editor per Baltimore Pictures di Barry Levinson.
CHARLES J.D. SCHLISSEL (produttore esecutivo) è stato recentemente produttore
esecutivo del thriller “Flightplan” con Jodie Foster, di “Insomnia” di Christopher Nolan e
“Red Planet” e coproduttore di “Il genio della truffa”, con Nicolas Cage e Sam Rockwell.
Schlissel ha studiato cinema e comunicazione alla University of Washington e alla San
Francisco State University prima di trasferirsi a Los Angeles per completare gli studi
all’UCLA. Per pagarsi l’università, ha lavorato in film indipendenti, video musicali e
pubblicità e ha compiuto ricerche per uno studio legale che aveva clienti come Marlon
Brando e Orson Welles. Figlio di un ingegnere aerospaziale, si è poi laureato con il
massimo dei voti all’UCLA ed è stato accettato nel programma dell’AFI e, dopo due mesi,
è diventato assistente di Mel Brooks per la commedia “Balle spaziali”.
E’ stato assistente di produzione in vari progetti prima di iniziare la sua lunga
collaborazione con il produttore Stuart Cornfeld, poi è entrato nella Baltimore Pictures di
Barry Levinson e Mark Johnson. Due anni dopo è diventato responsabile della produzione
e si è occupato della post produzione del film candidato all’Oscar “Avalon” di Levinson.
Per Baltimore Schlissel si è occupato di progetti di alto profilo, come “Bugsy”, “Toys”,
“Wilder Napalm” e “Kafka” di Steven Soderbergh. Ha prodotto il suo primo film, “Sniper”,
quando la compagnia ha concluso il suo accordo con TriStar Pictures. Lasciata Baltimore
Pictures, è diventato produttore indipendente con “Heavyweights”, “Un amore tutto suo” e
“Celtic Pride”.
WALLY PFISTER, ASC (direttore della fotografia) ha lavorato con Christopher Nolan
per “Batman Begins”, che gli ha portato una candidatura agli Oscar, “Insomnia” e
“Memento”, con cui ha avuto una candidatura agli Independent Spirit Award.
Tra i suoi film più recenti “Slow Burn” di Wayne Beach, “The Italian Job” di F. Gary Gray e
“Laurel Canyon” di Lisa Cholodenko. Ricordiamo poi “Scotland, Pa” di Bill Morrissette,
“The Hi-Line” di Ron Judkin, con cui ha vinto il Moxie Award per la fotografia al Santa
Monica Film Festival, “A Kid in Aladdin’s Palace” di Robert L. Levy e “Rhapsody in Bloom”
di Craig M. Saavedra.
Per la televisione ha fotografato “Sanctuary”, “Sharing the Secret”, “Breakfast” With
Einstein” e “Sketch Artist”, con cui ha avuto una candidatura ai CableACE, e ha lavorato
molto anche per la pubblicità.
NATHAN CROWLEY (scenografie) ha collaborato con Christopher Nolan per “Batman
Begins” e “Insomnia”. Recentemente ha curato le scenografie di “The Lake House”, con
Keanu Reeves e Sandra Bullock. Ricordiamo poi “Veronica Guerin” di Joel Schumacher,
“Behind the Enemy Lines” di John Moore e “An Everlasting Piece” di Barry Levinson. Per
la televisione si è occupato della serie della BBC “The Ambassador”. Crowley è stato
direttore artistico di “Mission: Impossibile 2” di John Woo, “Assassins” di Richard Donner,
la parte dublinese di “”L’ombra del diavolo” di Alan Papula e “Braveheart” di Mel Gibson. E’
stato decoratore di “Mystery Men” di Kinka Usher e di “Fuga da LA” di John Carpenter.
JOAN BERGIN (costumi) è una delle più conosciute costumiste irlandesi e tra i suoi
lavori citiamo “Law of Attraction-Matrimonio in appello”, “Veronica Guerin” di Joel
Schumacher, “Evelyn” di Bruce Beresford, “An Everlasting Place” di Barry Levinson,
“L’ombra del diavolo” di Alan Papula, “The Tale of Sweeney Todd” di John Schlesinger,
“Ballando a Lughnasa” di Pat O’Connor e quattro ilm di Jim Sheridan: “In nome del padre”,
“Il mio piede sinistro”, “Il campo” e “The Boxer”. Recentemente ha creato i costumi di “The
Honeymooners”, con Cedric the Entertainer, Mike Epps, Gabrielle Union e Regina Hall.
Per il teatro ha lavorato per “Translation” di Brian Friel, con Brian Dennehy e per la
televisione a “David Copperfield”, con cui ha ottenuto una candidatura agli Emmy.
LEE SMITH (montaggio) ha montato “Barman Begins” di Christopher Nolan, “Master and
Commander” di Peter Weir, “Buffalo Soldiers” di Greg Jordan, “The Rage in Placid Lake”
di Tony McNamara, “Black and White” di Craig Lahiff e “Risk” di Alan White. Smith ha
collaborato spesso con il regista Peter Weir, di cui ha montato “The Truman Show”,
“Fearless” e “Green Card”. E’ stato poi associato al montaggio per “L’attimo fuggente” e
“Un anno vissuto pericolosamente”.