Quando l`arte cerca ispirazione dal cuore dell`uomo
Transcript
Quando l`arte cerca ispirazione dal cuore dell`uomo
LA PROVINCIA 35 MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO 2016 CulturaeSpettacoli MASSIMARIOMINIMO FEDERICO RONCORONI Parlare d'amore fa bene all'amore L’amore è una meta che si raggiunge in due, a condizione di aver trovato la strada da soli Massimo Gramellini [email protected] Tel. 031 582311 Cultura: Mario Schiani [email protected], Massimo Romanò [email protected], Umberto Montin [email protected], Mauro Butti [email protected], Pietro Berra [email protected], Spettacoli: Edoardo Ceriani [email protected], Nicola Nenci [email protected], Fabio Cavagna [email protected], Riccardo Bianchi [email protected], Lilliana Cavatorta [email protected], Antonella Crippa (Lecco)[email protected], Sara Baldini (Sondrio)[email protected] Alcune delle opere dell’artista francese Jean Dubuffet che saranno in mostra a Basilea fino all’8 maggio Quando l’arte cerca ispirazione dal cuore dell’uomo La mostra. A Basilea i capolavori di Jean Dubuffet Pittore e scultore francese inventore dell’Art Brut: un processo sempre nuovo, puro, sempre da reinventare BASILEA MARZIA APICE «L’arte non viene a coricarsi nei letti preparati apposta per lei; fugge via non appena si pronuncia il suo nome. Ciò che ama è l’incognito, i suoi momenti migliori sono quando si dimentica come si chiama». Basta leggere questa dichiarazione per capire che sono stati il coraggio e la fantasia ad aver nutrito la creatività di Jean Dubuffet (1901-1985), pittore e scultore francese, tra i principali artisti del secondo dopoguerra, che con il suo estro ha per così dire reinventato l’arte, ride- finendone il concetto e allargandone gli orizzonti. A lui, la Fondazione Beyeler di Basilea dedica la grande mostra Jean Dubuffet-Metamorfosi del paesaggio, la prima allestita in Svizzera e in programma fino all’8 maggio. Sovvertire gli schemi Attraverso un percorso espositivo affascinante e approfondito, oltre 100 lavori illustrano l’indubbia capacità di questo poliedrico artista di sovvertire gli schemi e di anticipare le suggestioni della contemporaneità, come si vede anche dai tanti autori della Street Art che a lui si sono ispirati, tra cui David Hockney, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Ugo Rondinone. Impressionato dalle espressioni grafiche di autori outsider, così come dal linguaggio formale, dai modi narrativi infantili e dalle opere di artisti emarginati, Dubuffet non ebbe mai paura di osare né di andare contro le convenzioni artistiche più radicate. E dopo aver visitato alla fine della seconda guerra mondiale alcuni ospedali psichiatrici di Berna e Ginevra, fu lui a elaborare il concetto di Art Brut, studiando, per valorizzarne l’espressività, i lavori dei pa- zienti. “Quei lavori creati dalla solitudine e da impulsi creativi puri ed autentici - diceva l’artista - dove le preoccupazioni della concorrenza, l’acclamazione e la promozione sociale non interferiscono, sono, proprio a causa di questo, più preziosi delle produzioni dei professionisti”. Al Palazzo della Ragione di Milano fino al 5 giugno 100 immagini originali del grande artista americano Il Palazzo della Ragione Fotografia di Milano ospita fino al 5 giugno una grande mostra dedicata ai celebri scatti di Herb Ritts. Intitolata “Herb Ritts. In equilibrio”, l’importante rassegna presenta oltre 100 immagini originali, dalle più famose ad altre inedite, oltre a ingrandimenti spettacolari, video installazioni (dall’Herb Ritts Foundation di Los Angeles) espressamente selezionate per questa prima grande retrospettiva milanese dell’artista americano. Oltre 100 immagini originali selezionate in base a un tema preciso: l’equilibrio, appunto, inteso come capacità di restituire con incredibile maestria il risultato dell’incontro tra volumi - un volto e l’intensità di uno sguardo, piuttosto che la plasticità di un corpo nudo in movimento - e luce naturale, elemento fondante dell’intero suo percorso professionale. Appassionato d’arte, Ritts studiò infatti a lungo le composizioni classiche e la statuaria rinascimentale per poterne tradurre i principi nei suoi scatti. La fotografia di Herb Ritts è un insieme misurato di spon- Il paesaggio diventa un oggetto Una forma di espressione nata per opporsi all’arte cosiddetta «culturale ». L’opera d’arte non deve nascere dalla cultura artistica e non deve essere imitazione della realtà. L’artista, per Dubuffet,deve cercare ispirazione nella profondità di se stesso e, contrariamente all’intellettuale, non farsi influenzare dalla moda o dalle forme d’arte più popolarmente conosciute e generalmente apprezzate. Il processo artistico è qualcosa di sempre nuovo, puro, da reinventare ogni volta dall’inizio alla fine. Per questo Dubuffet cerca un’arte che sia vera invenzione e che eviti accuratamente quelle costanti forme di imitazione, proprie dell’arte culturale, l’arte «del camaleonte e della scimmia». La posizione di Dubuffet lo porta a esplorare in una direzione estranea ai canoni estetici dominanti e a trovare l’Art Brut. Il termine non significa, come una prima traduzione può far pensare, arte «brutta» o «rozza», significa Francese, classe 1901, Dubuffet è considerato un po’ il padre dell’arte del secondo dopoguerra. Molti gli artisti, fra cui anche molti insospettabili, influenzati da lui. Si va da Jean-Michel Basquiat fino a Keith Haring passando per David Hockney. Dubuffet fu inoltre il primo a teorizzare ed introdurre il concetto di Art Brut, per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti o pensionanti dell’ospedale psichiatrico, lontani anni luce dai dogmi estetici convenzionali. Punto di partenza della retrospettiva elvetica, resa possibile grazie al sostegno della Fondation Dubuffet di Parigi, è la visione che l’artista aveva del paesaggio, suscettibile di trasformarsi anche in corpo, viso, oggetto. Nei suoi lavori monsieur Jean ha sperimentato tecniche e materiali sorprendenti, dando vita a un universo figurativo personalissimo e unico nel suo genere. Il must della retrospettiva? L’opera totale Coucou Bazar, installazione ambientale composta in parte da costumi animati, dove convergono pittura, musica, scultura, teatro e danza. Ritratto di Madonna taneità e studio, di glamour e immediatezza, di divi del cinema e della musica e di luce naturale. Tra i ritratti esposti quelli di cantanti come Madonna, Michael Jackson, David Bowie e Tina Turner, Jennifer Lopez e Britney Spears, o icone del cinema, quali un giovanissimo Richard Gere, Reese Witherspoon, Brad Pitt, Penelope Cruz, Elizabeth Taylor. Ma il percorso espositivo offre anche qualcosa di diverso: paesaggi e suggestioni africane, interi reportage che restituiscono una personale visione di un mondo da cui Herb Ritts è sempre stato affascinato. E ancora, video di backstage che raccontano un Ritts diverso, privato, a sua volta collezio- Un processo sempre nuovo Gli scatti di Herb Ritts L’equilibrio di un genio La mostra La scheda piuttosto «spontanea», «primaria », non colta. Dubuffet, infatti, forma la propria estetica nuova studiando l’arte irregolare dei folli e dei malati di mente, apprezzandone la visionarietà, ma insieme analizzandone razionalmente le modalità di espressione. Il suo approccio anti-intellettuale e la sua ricerca di uno sguardo incorrotto, non significano però, per Dubuffet, una chiara e immediata vocazione artistica. Prima di consacrarsi interamente alla creazione, l’artista attraversa con tormento diverse fasi, più o meno felici. I primi quadri figurativi di stampo surrealista e il momento in cui si dedica alla creazione di maschere sono intervallati da periodi in cui prevale l’esigenza di dare un ordine alla propria esistenza e l’artista si rifugia nelle sicurezze della famiglia, dell’azienda vinicola paterna e della tranquilla vita borghese. Esiti soprendenti Partendo dall’originale concezione che l’artista aveva del paesaggio come immagine mentale, la rassegna della Fondazione Beyeler evidenzia la modalità in cui Dubuffet riuscì a trasformare questo soggetto - tra i più classici della pittura - in corpo, viso e oggetto e a rendere paesaggi viventi il ritratto, il nudo femminile o la natura, continuando a sperimentare anche attraverso l’uso di materiali poco consueti come sabbia, ali di farfalla, spugne e scorie. Esiti sorprendenti quelli della sua arte, che l’esposizione non manca di esaltare. Tra i lavori in mostra anche il ciclo più onnicomprensivo di Dubuffet, che l’artista battezza con un neologismo polisemico di sua invenzione, L’Hourloupe, realizzato tra il 1962 e il 1974. Queste opere, nate da scarabocchi tracciati distrattamente con la penna a sfera durante le telefonate, comprendono tele ma anche lavori grafici, sculture e installazioni scultoree, architettoniche e teatrali. Il loro vertice più alto è rappresentato da Coucou Bazar, l’opera d’arte totale che fonde mirabilmente pittura, scultura, teatro, danza e musica insieme ad affascinanti costumi animati. nista di fotografia. Il percorso espositivo si sviluppa attorno alle tematiche più presenti nel suo universo creativo. In primo luogo, i ritratti che hanno contribuito a creare la mitologia di alcune delle celebrità più acclamate dello star system mondiale. Quindi, il lavoro sul corpo in movimento. Ritts, uomo di grande cultura e sensibilità, nonché appassionato d’arte, studiò con estrema attenzione le composizioni classiche, così come la plasticità della statuaria rinascimentale, per poterle tradurre nei suoi scatti, in un perfetto equilibrio tra i volumi e la luce naturale. Luca Assolari