Ajahn Sumedho Essere la consapevolezza stessa
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Ajahn Sumedho Essere la consapevolezza stessa
Ajahn Sumedho Essere la consapevolezza stessa (Being Awareness Itself) Traduzione dall’inglese di Dhammiko Sedendo in tranquillità (in silenzio), essere ricettivi, ascoltare con consapevolezza (awareness) i suoni del traffico fuori, avere un senso di non discriminazione [non separazione] e permettere a ogni cosa essere quello che è in questo momento, proprio come il Bodhisattva Avolokiteśvara1 che ascolta i suoni dell’universo. Quello che sto incoraggiando è un atteggiamento di lasciar andare, di rilassamento, di non attaccamento, di non fare niente; niente da ottenere, niente cui diventare - l’atto di essere vigili, svegli, attenti, ricettivi. Potete essere consci (aware) dei fenomeni esterni - i suoni/rumori, la temperatura, quello che vi passa davanti ai vostri occhi, gli odori, le sensazioni - e potete essere consapevoli (aware) di quello che sta succedendo dentro [di voi] - la vostra reazione al quell’allarme antincendio che ha suonato qualche minuto fa, forse il traffico che trovate troppo rumoroso, o cose del genere. Essere consci in questo modo vi da uno spazio nel quale notate come le cose incidono sul vostro corpo e mente, e le vostre reazioni emotive a esse - il ‘mi piace’, il ‘non mi piace’, il volere, il non volere, l’approvare e il disapprovare. In [tutto] ciò, la vostra posizione è la consapevolezza (awareness) stessa, senza cercare di controllare la situazione secondo quello che vi piace, ma permettere a tutto di essere così com’è; essere la conoscenza, essere questa infinità, questa pura, conscia realtà non-personale. Sto indicando l’infinità; ciò che è immisurabile. La maggior parte della meditazione di insight (vipassanā) insegnata oggigiorno sembra che sia un ossessione circa l’impermanenza. A coloro che seguono corsi di vipassanā gli viene detto di contemplare l’impermanenza - la quale è certamente una buona istruzione - ma la gente diventa così assorta nel notare l’impermanenza che non nota lo stesso notare di per sé, la consapevolezza (awareness) stessa. In ogni caso, questa è solo una mia impressione. Si segue l’istruzione che dice: “tutte le condizioni sono impermanenti”, quando poi l’abbiamo capito incominciamo a notare che i pensieri, i suoni/rumori, il corpo sono impermanenti; le stagioni, il tempo, gli stati emotivi e sensazioni fisiche 1 Quan Yin in cinese, il Bodhisattva della compassione che ascolta i lamenti degli esseri senzienti nell’universo, per poi poterli aiutare. sottili sono tutti impermanenti. Tuttavia, ciò che è consapevole (aware) - la consapevolezza (awareness) stessa - è il sentiero; è proprio così semplice! L’attenzione (awareness), la consapevolezza (mindfulness), è la porta, l’entrata al senza-morte (deathless). Il senza-morte non ha confini; è infinito e non è soggetto alla nascita e morte. Quindi, questa fede [credenza] che tutto è impermanente che certe persone hanno all’interno della scuola del Theravāda - ‘e questo è tutto!’ diventa una specie di rifiuto dell’esperienza. Ciò è il risultato di leggere le scritture in un certo modo. Ci si può afferrare all’impermanenza come dottrina: ‘Se sei un buddhista devi credere che tutto è impermanente!’. Ma ‘tutto è impermanente’ non è una posizione dottrinale da adottare. Questo non è il punto, non vi pare? Non c’è nessun valore nel credere che tutto è impermanente. Se dovete proprio credere in qualcosa, allora credete nell’amore incondizionato, in un Dio benevole, o in qualcosa che sia perlomeno bello che vi porterà un po’ di felicità, almeno più felicità che semplicemente credere che tutto è impermanente. Quindi, la meditazione d’insight non è credere nell’impermanenza, è piuttosto ‘investigare’ e ‘esaminare’ - queste sono le parole usate nel Canone Pāli - ‘riflettere’, ‘osservare’, ‘notare’. Non c’è niente nel Canone Pāli sul credere nelle dottrine. Nel Buddhismo non c’è nessun insegnamento enunciato che dovete accettare, credere e da cui dovete sperimentare la vostra vita. Il Buddha indicò la consapevolezza (awareness), lo svegliarsi; e ciò non è una dottrina; è un atto immanente. ‘Svegliati!’, non è ‘io credo nel risveglio’, è un incoraggiamento, un indicare, una sorta di penetrazione [comprensione] nelle cose. (pp. 363-64) Dal libro Don’t Take Your Life Personally, Buddhist Publishing Group, Totnes, UK Edited by Diana St Ruth.