Torri in vista!
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Torri in vista!
Torri in vista! Torri in vista! CULTURE 1 AL MUSEO 1 Torri in vista! Un progetto didattico per il dialogo tra culture promosso da Museo Civico d’Arte - Coordinamento Sito Unesco “Modena, Cattedrale, Torre Civica Ghirlandina e Piazza Grande” CPIA - Centro Provinciale Istruzione Adulti di Modena - Corsi di scuola media Anno scolastico 2015-2016 Ideato da Francesca Piccinini Silvia Ronchi Emilia Stella Giorgio Modellazione 3D Claudio Pincelli Documentazione foto e video Benedetta Zangbè Testi e redazione Elena Grazia Fè Grafica Cinzia Casasanta Comunicazione Stefano Bulgarelli, Museo Civico d’Arte Alessia Pelillo, Museo Civico Archeologico Etnologico Segreteria e amministrazione Annalisa Lusetti, Musei Civici Maria Grazia Lucchi, Musei Civici Milvia Servadei, Musei Civici Con la partecipazione di Ait Larbi Ben Hachmi Zahira Boumalk Wafaa Ceesay Amadou Cinghinau Larissa Corradini Massimo Di Domenico Giuseppe Fortuna Roman Hashemi Mojtaba Heidari Yassin Ighavongbe Japeth Kane Bangaly Kantiono Josiane Kebe Moussa Koca Irfan Luppi Loris Mohamed Lamin Mouloud Pan Karry Porgho Alimata Salkurti Amarildo Schiavino Ciro Schiopu Alexandru Shaipi Amarildo Subashi Franc Torri in vista! Crediti Archivio fotografico del Museo Civico d’Arte, foto Paolo Terzi (copertina e pagg. 6-7-10), foto Bruno Marchetti (pagg. 8-9) Il Museo si scusa per eventuali omissioni e resta a disposizione degli aventi diritto CULTURE AL MUSEO Premessa L e torri con il loro profilo slanciato che si innalza verso il cielo sono, da sempre, un elemento caratterizzante del paesaggio e delle città e un sicuro punto di riferimento per il singolo e per le comunità. Proprio dalla torre che è il simbolo di Modena, la Ghirlandina, che con la Cattedrale e Piazza Grande fa parte del complesso monumentale dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, siamo voluti partire quest’anno per un nuovo progetto che ha visto collaborare i Musei Civici e il CPIA - Centro Provinciale Istruzione Adulti durante l’anno scolastico 2015-2016. La collaborazione tra i due enti è ormai consolidata, all’insegna di temi adatti a favorire il dialogo tra culture, scelti ogni anno a partire dal Sito Unesco o dalle raccolte dei Musei Civici, e sviluppati come occasioni non solo di apprendimento della lingua italiana e di conoscenza della cultura modenese, ma anche di reciproca conoscenza di culture diverse, rappresentate dagli studenti che partecipano al progetto, molti dei quali stranieri o di altre regioni italiane. Dopo le storie di personaggi esemplari, affrontate a partire dalla figura dell’amato patrono modenense San Geminiano (2012-2013), abbiamo lavorato sul tema della piazza, in quanto spazio aperto di grande importanza per la vita di ogni comunità (2013-2014), in collegamento con un più ampio progetto partecipato dedicato a Piazza Grande sul quale il Coordinamento Unesco dei Musei Civici stava allora lavorando. Lo scorso anno (2014-2015) è stata invece la volta del pane, affrontato anche in questo caso nell’ambito di un più vasto progetto sviluppato dai Musei al fine di valorizzare, nell’anno dell’Expo milanese dedicata al cibo, la raccolta della vita contadina conservata a Villa Sorra. Ogni studente ha quindi elaborato un testo scritto in lingua italiana con l’aiuto delle insegnanti e scelto alcune immagini, che ora vengono raccolte in questo fascicolo, destinato a conservare memoria del percorso svolto e ad essere distribuito in occasione dell’evento finale, che si terrà presso i Musei Civici domenica 29 maggio e durante il quale verranno presentate dagli stessi studenti torri di tutto il mondo, con l’accompagnamento musicale delle percussioni dirette da Luciano Bosi, la ricostruzione tridimensionale della Ghirlandina realizzata durante l’anno scolastico al CPIA ed il video TORRI IN VISTA! che documenta lo svolgimento del progetto e sarà presto consultabile sul sito internet dei Musei Civici e su quello del CPIA. Francesca Piccinini Elena Grazia Fè Benedetta Zangbè Musei Civici Silvia Ronchi Emilia Stella Giorgio Claudio Pincelli CPIA - Centro Provinciale Istruzione Adulti Il progetto Torri in vista si è articolato, come di consueto, in diversi incontri tenutisi a scuola e in museo, per presentare il tema e scegliere le torri che ognuno dei partecipanti desiderava far conoscere agli altri. Un momento importante è stata la visita al Sito Unesco, dedicata soprattutto alla torre Ghirlandina, sulla quale tutti i partecipanti sono saliti per appropriarsi della città dall’alto e divenire, come si dice, “veri modenesi”. 4 5 Torri in vista! La torre Ghirlandina Il termine “torre” indica un edificio che si sviluppa in verticale, in modo più o meno accentuato, che può essere isolato o può fare parte di un complesso di costruzioni, come nel caso della Ghirlandina. Fondata probabilmente negli stessi anni del Duomo e completata nel 1319 da Enrico da Campione, la torre fa parte del Sito UNESCO di Modena e si trova di fianco alla Cattedrale. Il nome Ghirlandina deriva forse dall’aspetto delle due balconate simili a ghirlande che circondano la guglia, cioè la punta della torre. Alta quasi 90 metri, la Ghirlandina è formata da un tronco a base quadrata con lato di 11 metri e altezza di 50 metri, da un dado ottagonale e da una parte appuntita, la cuspide o guglia, con in cima una sfera dorata e una croce. La struttura della Torre è in mattoni, ma è rivestita con diversi tipi di pietre, recuperate da edifici della Mutina romana sepolta sotto la città medievale e reimpiegate per eliminare i costi di trasporto del materiale da costruzione proveniente da cave lontane. L’aspetto della torre è cambiato nel tempo, le guglie gotiche sono state rimosse e le botteghe che erano addossate alla sua base sono solo un ricordo conservato dalle incisioni e dai dipinti dei secoli passati. Recentemente una pulitura accurata delle pietre ha restituito il suo colore originale alla Ghirlandina e una campagna di restauri ne ha consolidato la struttura. La Ghirlandina, una Torre eccezionale Esistono diverse tipi di torri, che si distinguono per destinazione, forma e epoca di costruzione. La particolarità della Ghirlandina, simbolo di Modena, è che essa ha una doppia funzione civica e religiosa. 6 7 Costruita come campanile del Duomo, il suono delle campane della torre ha sempre accompagnato i momenti importanti per la città, indicando l’apertura delle porte delle mura e richiamando l’attenzione della popolazione in situazioni di allarme e pericolo. All’interno della Ghirlandina un tempo si conservavano i documenti importanti del Comune e gli oggetti più preziosi del Duomo. Ancora oggi la Torre, di proprietà comunale, ospita le campane che segnalano le cerimonie religiose della cattedrale. Per la sua importanza nella storia del territorio la Ghirlandina è il punto di riferimento per tutti i modenesi e una tra le principali attrazioni per i turisti che vengono a visitare la nostra città. Dentro la Torre Sotto l’attuale ingresso della Ghirlandina è presente una stanza, che oggi è in parte sotto terra ma che un tempo era il piano terra, che è sprofondata di circa due metri. I piani interni non corrispondono alle cornici che decorano l’esterno e ospitano stanze che nel tempo hanno avuto funzioni diverse, legate sia alle attività del Comune che del Duomo. All’utimo piano della parte quadrata si trova la cella campanaria. La Sala della Secchia Dopo avere custodito i documenti e i beni più preziosi del Comune, la Sala della Secchia conserva ancora oggi la Secchia Rapita, un secchio in legno d’abete e ferro dei primi anni del Trecento, che la tradizione ricorda come rubato dai modenesi ai bolognesi nella battaglia di Zappolino del 1325. Oggi in Ghirlandina è esposta in realtà una copia mentre l’originale, che per motivi di sicurezza, è custodita in Palazzo Comunale. Più volte infatti negli anni si è ripetuto il rapimento, scherzo che la comunità, per cui la Secchia è simbolo di indipendenza e vittoria, non apprezza molto. Un poeta modenese, Alessandro Tassoni, nei primi anni del Seicento ha scritto un 8 poema intitolato La Secchia Rapita, dedicato proprio a questo oggetto e alla sua storia. A questo poeta, in occasione dei 450 anni dalla morte, il Museo Civico d’Arte ha dedicato una mostra, dove la “vil secchia di legno” è stata la protagonista. La stanza dove è appesa la secchia è completamente affrescata, il soffitto sembra un cielo stellato, visibile attraverso una griglia, le pareti sembrano rivestite di pelliccia preziosa: sono segni della grande importanza attribuita a questo ambiente intorno al 1300, quando è stato decorato. Gli strumenti scientifici: un monitoraggio costante per la tutela del Patrimonio UNESCO Il piano della torre oggi detto Sala degli strumenti scientifici era un tempo il luogo da cui, tramite una corda, venivano suonate le campane. L’attuale nome della stanza si deve al fatto che qui sono collocati gli strumenti utilizzati per il monitoraggio della struttura, sistemi per il controllo della pendenza installati dal 2003. La struttura della torre, così alta, isolata e slanciata, è molto delicata e la Ghirlandina fin dalle prime fasi di costruzione ha iniziato a inclinarsi e sprofondare: per proteggere un bene Patrimonio dell’umanità è importante quindi registrare ogni cambiamento e cercare di intervenire al più presto se necessario. La Stanza dei Torresani: Modena dall’alto Nella Stanza dei Torresani, che si trova a 45 metri di altezza, abitavano fino alla seconda metà dell’Ottocento le guardie comunali che qui vivevano con le loro famiglie. I Torresani controllavano la città dall’alto, davano il segnale per l’apertura e la chiusura delle porte e suonavano le campane per scandire le ore e per allertare la popolazione in caso di pericolo. Nel Cinquecento l’ambiente è divenuto un belvedere dove i modenesi potevano salire per ammirare il Palazzo Ducale (oggi Accademia Militare), e salendo oggi si scopre Modena dall’alto e il panorama circostante. 9 Torri nel mondo 10 11 Albania Scutari Marocco Rabat Torre del Castello di Rosafa La torre Hassan È un luogo che non ho mai visto, però mi piacerebbe tanto andarci ... è un bel posto dove puoi passare un po’ di tempo con la tua famiglia o con gli amici. È un castello molto antico, le sue origini risalgono all’età illirica (4 sec. a.c). Milioni di turisti vengono a visitarlo ogni anno: è il castello più bello dell’Albania. È un monumento importante per gli albanesi perché per tanto tempo lo hanno usato per difendere l’Albania dalle guerre. Il castello ha una grande leggenda, che si chiama “Leggenda di Rosafa”. Racconta che c’era una famiglia albanese povera che viveva solo con i prodotti del latte di pecora. In questa famiglia c’erano tre fratelli che hanno iniziato a creare il castello, però quello che costruivano di giorno, lo trovavano distrutto di notte; dopo che questa cosa andava avanti e avanti, un bel giorno viene un fantasma e spiega loro cosa dovevano fare. Il vecchio dice loro che devono sacrificare una capra mettendola nelle fondamenta, però non dovevano dire questa cosa a nessuno. Solo il figlio piccolo non dice nulla a nessuno, mentre gli altri due fratelli raccontano tutto alle loro mogli. Così quando l’indomani i tre fratelli vanno a lavorare, solo la moglie del più giovane, col suo piccolo figlio in braccio, arriva a portare cibo al marito, mentre le altre, con diverse scuse se ne restano a casa al sicuro. È così che i tre fratelli le dicono che lei dovrà sacrificarsi per loro e per la costruzione della fortezza, al posto della capra. Lei è d’accordo, ma pone due condizioni e dice: “Mi dovete lasciare un occhio libero per guardare mio figlio e una mammella per dare il latte a mio figlio, prima di chiudermi per sempre con i sassi nel muro”... Loro hanno fatto ciò che lei chiedeva e da quel tempo fino ad ora lì scorre acqua bianca e pura e si dice che è il latte di questa donna che si chiamava Rosafa. Io ricordo questa torre perche mi piace molto. È la più antica e importante in Marocco. La torre di Hassan è uno dei monumenti di Rabat che vanta una storia millenaria e, alle origini, era portatore di un ambizioso progetto. Per il sultano Yacoub al Mansour, che ordinò di costruirla, la torre sarebbe dovuta diventare la più grande al mondo, parte di una sconfinata moschea adiacente. La sua morte nel 1199 decretò la fine del progetto e la costruzione del complesso è rimasta “in progress”. Come ci appare oggi, nonostante l’incompiutezza, lo spazio in cui si ergono le 200 colonne di quella che sarebbe dovuta essere la futura moschea gode di un indubitabile fascino, mentre la torre, che raggiunse solo 44 m, sormonta il complesso di questo suggestivo panorama. L’interno della torre è munito di rampa per mezzo della quale il muezzin avrebbe potuto salire a cavallo per intonare l’invito alla preghiera, l’adhan. Tutto intorno alla Torre di Hassan spuntano i resti di 200 colonne in costruzione - lasciate incomplete, così come le altre parti della moschea - che permettono al visitatore di intuire quella che sarebbe dovuta essere la struttura della moschea. La sala della moschea, che veniva utilizzata fino al grande terremoto del 1755, era ricoperta in legno di cedro, ma oggi di quello splendore non restano che alcune colonne parzialmente restaurate. A differenza della moschea, l’imponente Torre di Hassan è rimasta in piedi e, con la sua altezza, domina l’intera città di Rabat. Il minareto, che nelle moschee si trova solitamente posizionato sull’angolo settentrionale della parte posteriore della moschea, nel caso della moschea di Yaqoub al-Mansour avrebbe invece occupato una posizione centrale. Wafaa Boumalk Amarildo Salkurti 12 13 14 Albania Tirana marocco Casablanca Torre ‘4ever green’ Il Minareto della Moschea di Hassan II Questo edificio è stato realizzato dal 2008 al 2013. Copre una superficie di 15.600 mq. La torre si colloca nella centrale via Shkurti in prossimità del rinnovato parco e s’inserisce nel piano di riqualificazione della città di Tirana. La torre, con destinazione mista commerciale-alberghiera, ha altezza pari a 100 m. Al suo interno ci sono spazi commerciali, servizi, ristoranti e sale congressi, cinque piani destinati a uffici, undici piani destinati ad albergo, un livello per il ristorante panoramico e tre piani tecnici posti in sommità. Nei sette piani interrati trovano posto i locali tecnici, che occupano la metà del livello più profondo, sei piani di parcheggi e i locali commerciali. Le strutture verticali in elevazione si compongono esclusivamente, non essendo previsti pilastri e/o pareti all’interno dei vari piani, di un cuore esterno in cemento armato. Mi piace molto questa torre perché rende più bella la mia città. Ogni volta che ritorno a Tirana la visito. Sono andata con la mia famiglia alla moschea di Hassan II nel mio paese e nella mia città preferita, Casablanca. Quando vivevo in Marocco ci andavo ogni settimana, ma ora, da quando sono venuta a vivere qui a Modena, la visito ogni volta che vado in Marocco. La torre della Moschea è diventata il simbolo di Casablanca. La Moschea è stata costruita su una lingua di terra in mezzo al mare; la costruzione è iniziata nel 1986 ed è stata completata nel 1993; è stata progettata dall’architetto francese Michel Pinseau. Lo sapevate che è la più grande moschea del Marocco? E può ospitare ben 25.000 fedeli al suo interno e ben 80 000 nel cortile? Nel mondo si colloca al terzo posto, dopo quella della Mecca in Arabia Saudita e quella del Profeta a Medina, ma questa imponente costruzione bianca e verde, costruita su una piattaforma che si protende per due terzi nell’Atlantico, vanta anche un altro primato: quello di avere il minareto più alto del mondo, 210 metri; comprende 60 piani su cui è posizionato un laser con due fasci di luce che puntano direttamente alla Mecca e si estendono fino a 30 chilometri. Franc Subashi Zahira Ait Larbi Ben Hachmi 15 romania Drobeta Turnul Severin afghanistan Ghazni Castelul de Apa Minareti di Ghazni Quando vengo in Italia, passo sempre vicino a Drobeta e vedo in lontananza una torre che si chiama Castelul de Apa, che significa Castello dell’acqua. Quando ero piccola i miei andavano a Drobeta a lavorare tutti i giorni, io non ci sono mai andata, però questa estate vorrei proprio visitarla. La torre è nata nel 1910, è alta 27 metri. La torre dell’acqua è strutturata su più livelli che ospitano spazi espositivi, una galleria d’arte e un punto di informazioni turistiche. Ogni piano è unico a modo suo. I visitatori possono conoscere la storia della Torre. Questo edificio, straordinariamente, ha attraversato due guerre mondiali restando intatto. Durante la prima guerra mondiale, il castello fu utilizzato dall’esercito tedesco per l’avvistamento, perché era l’edificio più alto in quel momento. Vorrei presentarvi due torri che in realtà si chiamano Fath e Piruz però il popolo le chiama semplicemente “minareti”. Ho scelto queste torri perché sono nato nella città in cui si trovano le due torri. Queste torri sono state costruite durante il regno di Bahram Shah il figlio del sultano Mahmud Ghaznavi circa 900 anni fa. All’interno delle torri si trovano delle scale a forma spirale per raggiungere la parete superiore. Le torri sono alte 25 metri. Sui muri di questi torri si trovano i nomi degli architetti in una scrittura particolare che si chiama cufico. La parte superiore delle torri è a forma cilindrica, ma è stata distrutta a causa di un terremoto. Yassin Heidari Larissa Cinghinau 16 17 turchia Istanbul nigeria Ibadan Torre della Fanciulla Bower’s Tower Questa torre si trova sullo stretto del Bosforo. La torre fu costruita in antichità dai greci (408 a.C.) per controllare lo stretto del Bosforo dagli attacchi delle navi persiane. Più tardi, la torre fu ingrandita e trasformata in fortezza dall’imperatore bizantino Alessio Comneno nel 1110 d.C. Sotto la dominazione ottomana, la torre è stata usata per lo più come faro. Secondo una leggenda turca, un sultano aveva una figlia molto amata e un giorno un oracolo predisse che sarebbe stata uccisa da un serpente velenoso nel suo 18esimo compleanno. Il sultano, per proteggere sua figlia, la tenne a distanza dalla terra in modo da tenerla lontana da tutti i serpenti. Fece costruire nel bel mezzo del Bosforo la torre, per proteggerla. La principessa fu collocata nella torre, dove poteva ricevere solo le visite del padre. Nel giorno in cui compiva diciotto anni, il sultano le portò un cesto di frutta esotica come regalo di compleanno. Tuttavia nel paniere, tra la frutta, c’era un serpente che morse la giovane principessa, la quale morì tra le braccia di suo padre, proprio come l’oracolo aveva predetto. Da qui il nome della torre dedicata alla Fanciulla. Oggi si può visitare e al suo interno c’è un grazioso ristorante con una vista incredibile sul Bosforo. La torre si trova sulla cima della collina di Ibadan, è alta 19 metri, si trova sulla più alta collina della città. La Torre ha circa 47 scale a chiocciola, disegnata da Taffy Jones nei primi anni ’30, è stata presentata il 15 dicembre 1936 da Sir Robert Tower. La torre offre una vista panoramica di tutti i luoghi importanti della città antica. L’ho scelta perché, anche se non l’ho mai visitata, è una torre importante del mio paese, ricca di leggende e visitata spesso dai turisti. Pertanto, è comune sentire cose come “Chi viene a Ibadan e non ha visitato questa torre non ha visto la città”. Ighavongbe Japheth Irfan-Koca 18 19 mali Djenné cina Hong Kong I Minareti della Grande Moschea Car Park Tower Ho scelto questa moschea perché mi piacerebbe tanto andare a visitarla; non ci sono mai stato, ma ho visto su internet che è il più grande edificio al mondo costruito in adobe, che è fango essiccato; è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Si trova nel mio paese, il Mali, al centro della città di Djenné nella regione di Mopte. La costruzione fu ordinata nel 1240 da Koi Kunboro, prima che Djenné divenisse una delle principali città del’impero del Mali dopo Songhai. La moschea originale ospitava uno dei centri di insegnamento islamico più importanti dell’Africa durante tutto il Medioevo. Il conquistatore di Djenné, Amadou Lobbo (1818-1893) la fece demolire, ritenendo che il palazzo dal quale era stata ricavata fosse troppo ricco per ospitare una moschea: dell’edificio originario demolito resta solamente un recinto con le tombe dei capi locali. Una ricostruzione identica all’edificio originale venne completata nel 1896 e fu in seguito nuovamente demolita per essere ancora ricostruita nell’edificio attuale. La costruzione di questo iniziò nel 1906 e fu probabilmente completata nel 1907 o 1909. L’edificio in terra cruda, è costruito con il sistema “djennè-ferey”, il metodo di costruzione tradizionale: sono tante palle di terra cruda ancora bagnata, che ricopre il suolo sia di mattone che di legante. Ci sono tre grandi minareti a pianta rettangolare; presentano scale a chiocciola che conducono ad una piattaforma e sono coronati da un cono sormontato da un uovo di struzzo. Tutta la comunità degli abitanti di Djenné prende parte attiva alla manutenzione della moschea, durante le festività annuali, che si svolgono in aprile: i lavori sono condotti con metodi tradizionali e al suono della musica. Questa manutenzione regolare è resa necessaria dalle caratteristiche di fragilità del materiale utilizzato per la costruzione, che subisce una forte erosione per l’azione combinata della pioggia, del sole e dei cambiamenti di temperatura, che provocano spaccature. Nei giorni che precedono le feste, viene preparata una grande quantità di rivestimento, con diverse giornate di lavoro: questo intonaco pastoso deve essere frequentemente mescolato, compito svolto dai bambini che vi giocano dentro. Quindi i giovani si arrampicano sulle pareti della moschea, aiutati dai ponteggi permanenti costituiti dai fasci di rami di palma inseriti nel muro, e procedono a coprire completamente i muri con un nuovo strato di materiale di rivestimento, che viene loro portato da altri uomini. Le donne portano l’acqua necessaria alla fabbricazione dell’intonaco. Tutto il procedimento è diretto dai membri eminenti della corporazione dei muratori, mentre gli anziani, che hanno compiuto in passato la medesima opera, sono seduti al posto d’onore e assistono a tutta l’operazione. Questa torre è stata realizzata nel 2011 dallo studio MoZhao. Occupa una superficie di 30,000 m2. L’ho scelta perché ha vinto un concorso di architettura come edificio alternativo. È un garage completamente automatizzato con vista spettacolare sul mare. Al suo interno ha aree pubbliche multifunzionali con confortevoli sale d’attesa. Ho descritto questa torre perché è molto particolare e la sua forma a doppia spirale mi piace molto. Karry Pan Moussa Kebe 20 21 Albania Tirana italia Formigine Torre dell’orologio Torre dell’Orologio, Castello di Formigine La torre dell’orologio di Tirana, conosciuta come Kulla e Sahatit, si trova nella piazza centrale della città, vicino alla moschea di Et’hem Bey. Si iniziò a costruire nel 1821 e venne terminata solamente grazie all’aiuto delle famiglie più ricche di Tirana. La cultura musulmana vuole che le famiglie benestanti facciano beneficenza per sovvenzionare opere pubbliche o per i poveri che ne hanno più bisogno. Nel 1928 lo stato albanese comprò un orologio tedesco più moderno, e la torre venne ampliata fino a raggiungere i 35 metri d’altezza. Anche se non l’ho mai vista mi piacerebbe visitarla. Amarildo Shaipi Ho deciso di parlare e descrivere la torre del Castello di Formigine in quanto ho la fortuna di essere stato “adottato” da questo comune in cui mi trovo molto bene. Il Castello di Formigine e la sua torre si trovano al centro del comune stesso. Il primo documento che attesti l’esistenza del castello risale al 1201. Nel 1405 il castello fu abitato dagli Adelardi e fu trasformato in una struttura difensiva con una struttura di fortificazione di cui si nota tuttora l’aspetto, in cui Niccolò III d Este investì Marco I Pio di Savoia di numerosi possedimenti nella zona collinare del modenese tra cui Formigine; questi fatti sono testimoniati da vari affreschi che sono all’interno del castello di Spezzano. Nel 1559 la morte di Marco I Pio determinò il passaggio del castello alla famiglia degli Estensi che regnarono fino al 1648. Dal 1648 il castello venne ceduto al marchese Mario Calcagnini di cui prende il nome la piazza centrale di Formigine. Intorno alla metà del ‘700, il piano terra della torre dell’orologio venne usata come carcere. Nel 1796 circa, il castello venne acquistato dal Demanio repubblicano e nel 1811 circa fu restituito al marchese Calcagnini tranne la Torre dell‘Orologio, le prigioni e il giardino, spazio lasciato per il gioco. Nella metà del ‘900 il castello e la torre furono residenza estiva del Marchese Calcagnini e in seguito dei suoi eredi. Nell’aprile del 1945 Formigine fu colpita fortemente dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; a causa di una delle bombe, crollò la parte bassa della Torre dell’orologio che era adibito come rifugio. Morirono 20 persone tra cui i proprietari. Si salvò, quasi per miracolo, solamente la figlia più piccola, Maria Alessandra Gentili Calcagnini d’Este. Alla fine della guerra, il castello e la torre erano completamente distrutti. Si dice che ci sia un tunnel che collega il castello al conventino ma di questo non ho trovato nessun documento scritto. Nel 1946, dopo la guerra, l’amministrazione comunale acquistò il castello, avviò lavori di ristrutturazione e per anni fu sede degli uffici comunali di Formigine. Dopo vari e continui restauri, nel 2007 il castello con la sua torre è luogo di eventi e sede del Museo e Centro di documentazione: all’ interno sono stati allestiti pannelli multimediali ed interattivi per far conoscere meglio la storia di questo castello e della sua torre. La torre è visitabile solo in alcune occasioni dell’anno, una di queste è il 24 agosto, giorno del patrono di Formigine, San Bartolomeo; alla sera viene dato l’assalto al castello con fuochi d’artificio di grandissimo effetto scenografico. Massimo Corradini 22 23 TANZANIA Zanzibar LA CASA DELLE MERAVIGLIE è uno dei più importanti edifici storici e anche la più grande struttura architettonica di Zanzibar. è stato costruito nel 1883. In questo palazzo ci sono più di 40 colonne che nella storia di Zanzibar si dice che rappresentano le tombe degli schiavi che venivano seppelliti vivi. è stata chiamata cosi perchè è stato il primo edificio dell’isola e anche di tutta l’Africa orientale ad essere dotato di energia elettrica, di sistema idrico e di ascensore. Il palazzo è stato bombardato dalla marina Britannica durante la guerra del 1896, guerra che è considerata la più breve del mondo, perchè e durata... meno di 50 minuti! La struttura principale subì solo danni minori, ma il faro che era posizionato in cima all’edificio fu distrutto, venne in seguito sostituito da una torre dell’orologio. Io sono andata a visitarlo, perchè girava la voce che in quel palazzo ci fosse una camera piccola piccola; appena entravi, trovavi un pulsante, lo schiacciavi e come per incanto la camera si spostava e ti portava, in pochissimo tempo, in alto, molto in alto, ai piani superiori. Sono andata a vedere quella “camera magica” e sono salita: quella è stata la prima volta in cui ho preso un ascensore in vita mia. Aisha Kikuluzo 24 Torri nel cuore italia Suzzara (MN) burkina faso Bobo Dioulasso Torre Civica o Torre dell’Orologio Il Minareto della Moschea di Bobo “Per Carpi, Suzzara e Mantova si cambia!” è l’annuncio che si sente alla stazione di Suzzara. Venivo da Modena e una volta scesa dal treno rimanevo perplessa per qualche istante sui binari cercando un sottopassaggio, ma in questo piccolo paesino della provincia di Mantova, conosciuto solo per le zanzare, il premio Zavattini, i tortelli di zucca, i cappelletti, la torta Elvezia e la Torre il sottopassaggio non esiste! Una volta percorso il lunghissimo viale della stazione, si gira a sinistra ed ecco spiccare la Torre. Essa è alta 32 metri ed è l’unico elemento rimasto dell’antico castello medioevale. Fu eretta a fianco della porta d’ingresso e venne innalzata sotto il potere di Ludovico Gonzaga, ad opera di Domenico da Bologna. Il castello, all’epoca del dominio reggiano, era la roccaforte contro i mantovani. Le mura e le torri merlate erano circondate da un fossato, in cui confluivano le acque del vicino fiume Po. Successivamente con gli Asburgo, nel 1600 circa, il castello perse la propria funzione sociale, militare e territoriale. Gli imperatori austro-ungarici lo distrussero lasciando solo la Torre. Con il mutare della società, la Torre cambiò la propria funzione difensiva, diventando la “Torre dell’orologio”. Dal 1665, scandisce il tempo e i ritmi dei suzzaresi; la maggior parte di essi ne conserva nella propria casa una rappresentazione pittorica o un modellino, considerandola un simbolo identitario forte. A causa del terremoto del 29 maggio 2012 la Torre è chiusa alle visite guidate e dichiarata inagibile, ogni anno quindi la speranza è quella di rivederla addobbata con le luci natalizie, come era consuetudine, poiché possa essere valorizzata imponendosi sulla piazza. Ho scelto questa Torre perchè sono nata a Suzzara e tutt’ora mi piace ritornarci. Se devo pensare a una torre, il cuore mi dice: Minareto di Bobo, ed ecco che il minareto mi appare in tutta la sua grandiosità. Quando andavo a scuola, sempre i professori parlavano, illustravano, raccontavano la storia legata a questo luogo. Quando da Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, andavo in treno per lavoro (vendevo frutta e verdura secca in Costa d’Avorio), vedevo da lontano il grande minareto di Bobo e ho sempre avuto il grandissimo desiderio di andare a visitarlo, ma non mi è mai stato possibile. Sono perciò felice di poterlo descrivere agli italiani. La vecchia moschea di Bobo è il monumento più antico del Burkina Faso: è stata costruita a metà del 1800 da Almani Sidiki Sanon; si trova nel centro della città di Bobo Dioulasso, di fronte al quartiere Kibedou e al municipio. È costruita in stile sudanese. Il materiale utilizzato è molto povero: qualche trave e soprattutto dell’argilla (adobe), niente altro, ma sufficiente per produrre un capolavoro. Ha due grandi minareti. Tutti i minareti hanno tantissimi tronchetti di legno inseriti nelle pareti, che permettono di salire per fare le riparazioni (una specie di ponteggio fisso); quando uno di questi pezzi di legno deve essere sostituito, basta tirarlo fuori e sostituirlo; infatti non sono cementati, ma soltanto conficcati nel muro. I due minareti principali contengono le camere, una per piano, e servono alle persone che vogliono fare i ritiri. Originariamente c’erano quattro camere riservate alle donne in un minareto, e cinque camere per gli uomini nell’altro minareto, ora sono aperti a tutti. Questo ritiro deve essere silenzioso e solitario; la famiglia porta il cibo per il sostentamento. Questi giorni dei ritiri sono organizzati durante tutto l’anno, con un picco di presenze durante il Ramadan. Josiane Kantiono Alimata Porgho Benedetta Zangbè 26 27 afghanistan Herat italia Castelvetro di Modena Arg Herat Cittadella di Herat Torre dell’orologio Questo luogo, nonostante le mille guerre che ci sono state e ci sono in Afghanistan, vive e sopravvive: è stato infatti ricostruito tante volte, perchè è il simbolo di pace per il nostro paese. Quando vivevo là, ci andavo molte volte per ammirarlo; l’ultima volta ci sono stato due anni fa da solo: ho letto il testo di una canzone che è scritto sul muro del castello e dice che “tante persone sono morte per la patria, ma le loro ossa, divenute terra, hanno ricostruito questo edificio”. Herat risale al 7000 a.C. Secondo lo storico greco Erodoto, Alessandro il Macedone nel 330 a.C ha costruito la cittadella al centro di Artacoana, l’antico nome di Herat. La cittadella è circa 5000 metri quadrati e ha 13 torri. La più alta misura 40 metri, si chiama Torre del re, costruita con mattoni di fango. Oggi è sede del museo nazionale, un museo etnografico, un museo militare, e un Museo Archeologico: sono raccolti circa 1.100 oggetti provenienti dalla regione. Il 17 agosto 2004 il castello di Herat è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO Un’antica canzone afghana dice: Il mondo è oceano, l’oceano è perla, quella perla è Herat. Quando negli anni ’60 per motivi di lavoro sono arrivato a Castelvetro, sono stato impressionato dalla rappresentazione della Dama vivente. In quei tempi la manifestazione era scollegata dalla Festa dell’uva, e veniva presentata con una sfilata per le vie del paese con i figuranti in costume con in testa la banda cittadina. Arrivare nella piazza con le pedine a scacchiera facenti parte della piazza sotto la torre è stata una piacevole sorpresa. In questi anni, chi arriva per la prima volta rimane ancora sorpreso dalla manifestazione. Nel 1564 si svolgeva la prima partita di Dama vivente, organizzata dal Conte Rangoni e Torquato Tasso quale ospite del Conte. Oggi rappresenta la parte più visibile del passato civico del nostro paese, in quanto alle sue origini faceva parte della cintura di difesa del Castrum, poi in seguito diventa torre. È situata nel punto centrale del paese, davanti al municipio, ex Palazzo Rangoni. E dal punto in cui è situata, si può osservare la piccola valle antistante e parte del paese. Oggi è vigile testimone delle più popolari manifestazioni: il torneo di Dama vivente, la Sagra del Lambrusco, le Suggestioni del cinquecento, i mercatini di Natale; è anche il punto d’incontro nelle occasioni di visite guidate al paese e alle sue peculiarità gastronomiche e paesaggistiche. Com’è stato accennato prima, la torre costituiva parte integrante della cinta muraria a difesa del castello e dominava l’accesso al paese, perché era situata di fianco alla porta principale di entrata. Le prime notizie documentate risalgono al 1326, anno in cui fu distrutta da soldati del condottiero Versuzio Lando e in seguito riedificata dai conti Rangoni, signori del paese. Nel ‘500, a causa della parziale distruzione avvenuta in seguito al terremoto del 1501, mutò la sua funzione essenziale, essendo cambiati i tempi e anche a seguito dell’avvento dell’artiglieria ne era decaduta la sua funzione difensiva. Negli ultimi decenni, sono state fatte diversi restauri, negli anni settanta è stata oggetto di consolidamento delle fondazioni perché aveva raggiunto una inclinazione di 16° sul baricentro, successivamente è stato restaurato anche l’orologio solare una vecchia testimonianza dei tempi passati in quanto era stato superato dall’orologio meccanico. Mojtaba Hashemi Loris Luppi 28 29 ucraina Maliivtsi italia Modena La torre della mia città La Torre dell’Orologio Tanti ricordi mi legano a questa torre. Quando ero piccolo venivo spesso a giocare intorno alla torre con i miei coetanei, però dentro non si poteva entrare perché è chiusa già da tanti anni. La mia città si chiama Maliivtsi, si trova nella parte ovest dell’Ucraina. È una piccola città con pochi abitanti. Vicino al centro della città c’è una torre che è stata costruita durante l’Impero Austro-Ungarico a metà del 1800. La torre è alta quasi 20 metri e serviva ai soldati che osservavano dalla torre l’eventuale attacco nemico. Vivo a Modena da 46 anni. Quando vado a spasso in piazza Grande, istintivamente l’occhio mi cade sempre sull’orologio della torre del palazzo comunale. Mi viene in mente Sandrone quando, dal balcone comunale, il giovedì grasso pronuncia il suo sproloquio in dialetto modenese. La torre dell’orologio già arengario del popolo, fu realizzata tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento (con il cupolino del 1508 progettato da Bartolomeo Bonascia). La torre termina con una banderuola a forma di angelo sopra le facce che rappresentano i venti. L’orologio è mosso dal meccanismo creato da Ludovico Gavioli, nel 1868. Lui ideò quello che ancora oggi si trova nel palazzo, con due quadranti: uno in Piazza Grande e l’altro in Piazzetta delle Ova, distante ben 40 metri ma funzionante con lo stesso meccanismo. Il balcone è invece occupato da una statua dell’Immacolata di Giuseppe Mazza, collocata nel 1805 in occasione della visita di Papa Pio VII. Da questo balcone si affacciò tra gli altri, Vittorio Emanuele III, quando venne in visita a Modena. Ciro Schiavino Roman Fortuna 30 31 senegal Touba algeria Sahara Occidentale Torre Lamp Fall Bait Ho scelto questa torre perché è un grande simbolo religioso del Senegal: ogni cittadino senegalese la conosce. Il suo fondatore, Cheikh Aahmadou Bamba (grande maestro coranico) mi ha ispirato molto attraverso le sue azioni contro l’impostore colonizzatore. Nella città di Touba viene celebrato un pellegrinaggio: non ci sono mai andato, però i miei andavano spesso. Ricordo una cosa divertente: mia zia una volta si è persa lì, perché c’era tanta gente ed è stata ritrovata soltanto due giorni dopo: questo aneddoto fa capire da quanta gente è frequentato questo luogo che è imbattibile per importanza. Dentro questa moschea è sepolto Ahmadou Bamba, il grande eroe del Senegal. La Moschea domina con la sua imponenza tutti gli edifici di Touba. I suoi 4 minareti sono alti 66 metri agli angoli e uno raggiunge gli 86,80 metri al centro: questo minareto è chiamato Lamp Fall in onore di Cheikh Ibra Fall. Già a 10 km da Touba, in tutte le direzioni, si scorgono i minareti dell’edificio. La sua costruzione è stata decisa nel 1926 ed è durata 32 anni; ha richiesto 1.800.000 ore di lavoro, secondo una stima, e 4.800 tonnellate di pietre, di sabbia e d’acciaio. Bangaly Kane 32 Nei campi profughi saharawi in Algeria non esistono torri: le famiglie vivono in due tipi di abitazioni: jaima, una grande tenda che viene chiamata nella nostra lingua (hassania), che noi utilizziamo quasi tutto l’anno e il bait. Descrivo la storia del bait perché nel nostro paese è l’edificio più alto. D’estate quando c’è tanto caldo le famiglie saharawi vivono in una struttura fatta di mattoni seccati al sole con poco cemento e come tetto lamiere ondulate attaccate insieme, sopra le lamiere ci sono molte pietre per tenerla ferma. Sul pavimento a terra mettiamo un grande tappeto. In questo bait ci sono poi coperte, cuscini, il materiale per il tè. Il bait lo utilizziamo al posto della tenda perché d’estate il bait è più fresco: di giorno lo utilizziamo per stare in compagnia, per mangiare, bere il tè, e per riposarci, di notte dormiamo fuori all’aperto o nella tenda. Mi piace il bait perché mi fa pensare alla mia famiglia e al mio paese. Mouloud Mohamed Lamin 33 italia Napoli gambia Banjul Castel dell’Ovo L’Arco 22 Luglio Castel dell’Ovo sorge sull’imponente isolotto di tufo, Megaride, costituito da due faraglioni uniti tra loro da un arco naturale. La storia del castello risale alla metà del VII secolo a.C., quando sull’isolotto sbarcarono i Cumani, di origine greco-euboica, che fondarono Partenope (o Neapolis - città nuova). Una leggenda racconta che Virgilio, il famoso poeta latino, nascose nel castello un uovo che mantenesse in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli. L’ uovo sarebbe stato sistemato in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro. Questa fu appesa a una pesante trave di quercia sistemata in una cameretta situata nei sotterranei del castello. Se fosse accaduto qualcosa all’uovo, ci sarebbero stati guai per Napoli e per i napoletani. Finora ancora nessuno ha trovato l’uovo… Avevo quindici anni, quando con amici visitammo questo magnifico castello. Era una giornata grigia, piena di nuvole, non proprio quelle tipiche di Napoli, che sono spesso luminose e piene di sole; arrivammo sul terrazzo e vidi moltissimi ragazzini che si tuffavano dagli scogli sotto al castello. E io pensai: “Chissà quanta gente in tutti questi secoli è passata da questo stupendo castello”. E provai una fortissima emozione. Questo arco è un simbolo del cambiamento che abbiamo vissuto in Gambia con la Seconda Repubblica, il 22 luglio 1994. Ho tanti ricordi legati a questo monumento: quando ero piccolo sono andato a visitarlo con la scuola. Mi è piaciuto molto l’utilizzo dei materiali antichi e la statua con un soldato che ha in braccio un bambino e con l’altra mano indica la vittoria. Quel gesto, nel mio paese, ha un significato particolare: verità e giustizia. Per arrivare alla Seconda Repubblica, infatti, non c’è stato spargimento di sangue. è alto 35 m, è stato costruito nel 1996. Al suo interno c’è un museo al terzo piano e dal loggione del secondo piano si può vedere il paesaggio della città. Amadou Ceesay Giuseppe Di Domenico 34 35 italia Siena Torre del Mangia Iniziata dai fratelli Francesco e Muccio di Rinaldo nel 1325 e terminata intorno al 1348 la Torre civica annessa al Palazzo Comunale di Siena è detta Torre del Mangia, dal soprannome dato all’incaricato a battere le ore, giudicato spendaccione. L’automa che nel Quattrocento sostituì l’uomo nel battere le ore ereditò il nome di “Mangia”, anche a causa delle spese che il comune doveva sostenere di frequente per ripararlo, mentre la grande campana collocata nella torre dal 1666 è detta dai senesi “Campanone” o “Sunto”. La torre è simbolo del potere comunale e della Repubblica senese, si innalza per 87 metri su Piazza del Campo ed è costruita in cotto e, in alto, in travertino. L’intero centro storico di Siena è inserito dal 1995 nella lista dei Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, perché testimonianza eccezionale dell’arte e dell’urbanistica medievale, rimasta intatta nel tempo. Non ho mai abitato a Siena, ma questa torre è sempre stata un punto di riferimento, un’immagine familiare e un simbolo identitario. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese di provincia, per arrivare a Siena da casa mia dovevo affrontare una strada con tantissime curve tra le colline toscane e arrivare in Piazza del Campo è sempre stata un’emozione. Si percorrono i vicoli stretti e d’improvviso ci si trova in una grande conchiglia, come al centro di un mondo in cui il tempo si è fermato. Dal basso alzando lo sguardo guardavo la torre, splendente al sole e austera di sera, e mi sentivo fortunata di avere a disposizione tutto questo, la bellezza, il senso vivo dell’appartenenza al mio territorio e alle sue tradizioni, persone con cui condividere quella vista. Questo luogo parla del Palio, parla delle birre con gli amici, dei primi concerti - rigorosamente gratuiti - a cui sono riuscita ad andare, dei gelati mangiati con mia sorella, di una notte intera trascorsa a cantare in cerchio con degli sconosciuti, di tutte quelle banalità che poi scopri aver fatto la tua storia. Di quanto quei ricordi siano per me importanti me ne sono resa conto, come spesso accade, quando è giunto il momento di salutarla la Torre del Mangia. Avevamo messo in vendita la casa dove mia sorella ha vissuto negli anni dell’Università ed io avevo il compito di fare le foto per l’annuncio, dalla finestra di cucina si vedeva la torre, e con quale immagine migliore avrei potuto parlare della nostra casina? Stavo partendo per un’altra città, altre torri, altre storie, ma mi sono presa un istante, ho messo a fuoco la torre e ho scattato. Elena Grazia Fè 36 ... e un Castello turrito romania Sinaia CASTELUL PELES Questo castello ha 143 anni (1873-1914). Sorge su un’altura nei Carpazi e venne eretto come residenza reale tra il 1873 e il 1914 lungo un esistente percorso medievale che collega la Transilvania alla Valacchia. La sua inaugurazione avvenne nel 1883. Castello Peles è uno dei più importanti edifici storici di tipo Romania che hanno carattere unico anche per il suo valore storico. Alexandru Schiopu Stampato dal Centro Stampa unificato: Comune di Modena, Provincia e Unimore. 2016 38