Torri in vista!

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Torri in vista!
Torri
in vista!
Torri
in vista!
CULTURE
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AL MUSEO
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Torri in vista!
Un progetto didattico per il dialogo
tra culture promosso da
Museo Civico d’Arte - Coordinamento
Sito Unesco “Modena, Cattedrale, Torre
Civica Ghirlandina e Piazza Grande”
CPIA - Centro Provinciale Istruzione
Adulti di Modena - Corsi di scuola media
Anno scolastico 2015-2016
Ideato da
Francesca Piccinini
Silvia Ronchi
Emilia Stella Giorgio
Modellazione 3D
Claudio Pincelli
Documentazione foto e video
Benedetta Zangbè
Testi e redazione
Elena Grazia Fè
Grafica
Cinzia Casasanta
Comunicazione
Stefano Bulgarelli, Museo Civico d’Arte
Alessia Pelillo, Museo Civico
Archeologico Etnologico
Segreteria e amministrazione
Annalisa Lusetti, Musei Civici
Maria Grazia Lucchi, Musei Civici
Milvia Servadei, Musei Civici
Con la partecipazione di
Ait Larbi Ben Hachmi Zahira
Boumalk Wafaa
Ceesay Amadou
Cinghinau Larissa
Corradini Massimo
Di Domenico Giuseppe
Fortuna Roman
Hashemi Mojtaba
Heidari Yassin
Ighavongbe Japeth
Kane Bangaly
Kantiono Josiane
Kebe Moussa
Koca Irfan
Luppi Loris
Mohamed Lamin Mouloud
Pan Karry
Porgho Alimata
Salkurti Amarildo
Schiavino Ciro
Schiopu Alexandru
Shaipi Amarildo
Subashi Franc
Torri
in vista!
Crediti
Archivio fotografico del Museo
Civico d’Arte, foto Paolo Terzi
(copertina e pagg. 6-7-10),
foto Bruno Marchetti (pagg. 8-9)
Il Museo si scusa per eventuali
omissioni e resta a disposizione
degli aventi diritto
CULTURE
AL MUSEO
Premessa
L
e torri con il loro profilo slanciato che si innalza verso il cielo sono,
da sempre, un elemento caratterizzante del paesaggio e delle città e
un sicuro punto di riferimento per il singolo e per le comunità. Proprio
dalla torre che è il simbolo di Modena, la Ghirlandina, che con la Cattedrale e Piazza Grande fa parte del complesso monumentale dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, siamo voluti partire
quest’anno per un nuovo progetto che ha visto collaborare i Musei Civici
e il CPIA - Centro Provinciale Istruzione Adulti durante l’anno scolastico
2015-2016. La collaborazione tra i due enti è ormai consolidata, all’insegna di temi adatti a favorire il dialogo tra culture, scelti ogni anno a partire dal Sito Unesco o dalle raccolte dei Musei Civici, e sviluppati come
occasioni non solo di apprendimento della lingua italiana e di conoscenza
della cultura modenese, ma anche di reciproca conoscenza di culture diverse, rappresentate dagli studenti che partecipano al progetto, molti dei
quali stranieri o di altre regioni italiane.
Dopo le storie di personaggi esemplari, affrontate a partire dalla figura
dell’amato patrono modenense San Geminiano (2012-2013), abbiamo lavorato sul tema della piazza, in quanto spazio aperto di grande importanza per la vita di ogni comunità (2013-2014), in collegamento con un più
ampio progetto partecipato dedicato a Piazza Grande sul quale il Coordinamento Unesco dei Musei Civici stava allora lavorando. Lo scorso anno
(2014-2015) è stata invece la volta del pane, affrontato anche in questo
caso nell’ambito di un più vasto progetto sviluppato dai Musei al fine di
valorizzare, nell’anno dell’Expo milanese dedicata al cibo, la raccolta
della vita contadina conservata a Villa Sorra.
Ogni studente ha quindi elaborato un testo scritto in lingua italiana con
l’aiuto delle insegnanti e scelto alcune immagini, che ora vengono raccolte in questo fascicolo, destinato a conservare memoria del percorso
svolto e ad essere distribuito in occasione dell’evento finale, che si terrà
presso i Musei Civici domenica 29 maggio e durante il quale verranno
presentate dagli stessi studenti torri di tutto il mondo, con l’accompagnamento musicale delle percussioni dirette da Luciano Bosi, la ricostruzione tridimensionale della Ghirlandina realizzata durante l’anno scolastico
al CPIA ed il video TORRI IN VISTA! che documenta lo svolgimento del
progetto e sarà presto consultabile sul sito internet dei Musei Civici e su
quello del CPIA.
Francesca Piccinini
Elena Grazia Fè
Benedetta Zangbè
Musei Civici
Silvia Ronchi
Emilia Stella Giorgio
Claudio Pincelli
CPIA - Centro Provinciale
Istruzione Adulti
Il progetto Torri in vista si è articolato, come di consueto, in diversi incontri tenutisi a scuola e in museo, per presentare il tema e scegliere le
torri che ognuno dei partecipanti desiderava far conoscere agli altri. Un
momento importante è stata la visita al Sito Unesco, dedicata soprattutto
alla torre Ghirlandina, sulla quale tutti i partecipanti sono saliti per appropriarsi della città dall’alto e divenire, come si dice, “veri modenesi”.
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Torri
in vista!
La torre Ghirlandina
Il termine “torre” indica un edificio che si sviluppa in verticale, in modo più
o meno accentuato, che può essere isolato o può fare parte di un complesso
di costruzioni, come nel caso della Ghirlandina. Fondata probabilmente negli
stessi anni del Duomo e completata nel 1319 da Enrico da Campione, la torre fa
parte del Sito UNESCO di Modena e si trova di fianco alla Cattedrale. Il nome
Ghirlandina deriva forse dall’aspetto delle due balconate simili a ghirlande che
circondano la guglia, cioè la punta della torre.
Alta quasi 90 metri, la Ghirlandina è formata da un tronco a base quadrata con
lato di 11 metri e altezza di 50 metri, da un dado ottagonale e da una parte appuntita, la cuspide o guglia, con in cima una sfera dorata e una croce. La struttura della Torre è in mattoni, ma è rivestita con diversi tipi di pietre, recuperate
da edifici della Mutina romana sepolta sotto la città medievale e reimpiegate per
eliminare i costi di trasporto del materiale da costruzione proveniente da cave
lontane.
L’aspetto della torre è cambiato nel tempo, le guglie gotiche sono state rimosse
e le botteghe che erano addossate alla
sua base sono solo un ricordo conservato dalle incisioni e dai dipinti dei secoli passati. Recentemente una pulitura
accurata delle pietre ha restituito il suo
colore originale alla Ghirlandina e una
campagna di restauri ne ha consolidato
la struttura.
La Ghirlandina,
una Torre eccezionale
Esistono diverse tipi di torri, che si distinguono per destinazione, forma e
epoca di costruzione. La particolarità
della Ghirlandina, simbolo di Modena,
è che essa ha una doppia funzione civica e religiosa.
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Costruita come campanile del Duomo, il suono delle campane della torre ha
sempre accompagnato i momenti importanti per la città, indicando l’apertura
delle porte delle mura e richiamando l’attenzione della popolazione in situazioni di allarme e pericolo. All’interno della Ghirlandina un tempo si conservavano i documenti importanti del Comune e gli oggetti più preziosi del Duomo.
Ancora oggi la Torre, di proprietà comunale, ospita le campane che segnalano
le cerimonie religiose della cattedrale. Per la sua importanza nella storia del
territorio la Ghirlandina è il punto di riferimento per tutti i modenesi e una tra le
principali attrazioni per i turisti che vengono a visitare la nostra città.
Dentro la Torre
Sotto l’attuale ingresso della Ghirlandina è presente una stanza, che oggi è in
parte sotto terra ma che un tempo era il piano terra, che è sprofondata di circa
due metri. I piani interni non corrispondono alle cornici che decorano l’esterno
e ospitano stanze che nel tempo hanno avuto funzioni diverse, legate sia alle attività del Comune che del Duomo. All’utimo piano della parte quadrata si trova
la cella campanaria.
La Sala della Secchia
Dopo avere custodito i documenti e i
beni più preziosi del Comune, la Sala
della Secchia conserva ancora oggi la
Secchia Rapita, un secchio in legno d’abete e ferro dei primi anni del Trecento,
che la tradizione ricorda come rubato dai
modenesi ai bolognesi nella battaglia di
Zappolino del 1325. Oggi in Ghirlandina è esposta in realtà una copia mentre
l’originale, che per motivi di sicurezza, è
custodita in Palazzo Comunale. Più volte infatti negli anni si è ripetuto il rapimento, scherzo che la comunità, per cui
la Secchia è simbolo di indipendenza e
vittoria, non apprezza molto.
Un poeta modenese, Alessandro Tassoni,
nei primi anni del Seicento ha scritto un
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poema intitolato La Secchia Rapita, dedicato proprio a questo oggetto e alla sua
storia. A questo poeta, in occasione dei 450 anni dalla morte, il Museo Civico
d’Arte ha dedicato una mostra, dove la “vil secchia di legno” è stata la protagonista. La stanza dove è appesa la secchia è completamente affrescata, il soffitto
sembra un cielo stellato, visibile attraverso una griglia, le pareti sembrano rivestite di pelliccia preziosa: sono segni della grande importanza attribuita a questo
ambiente intorno al 1300, quando è stato decorato.
Gli strumenti scientifici: un monitoraggio costante
per la tutela del Patrimonio UNESCO
Il piano della torre oggi detto Sala degli strumenti scientifici era un tempo il
luogo da cui, tramite una corda, venivano suonate le campane. L’attuale nome
della stanza si deve al fatto che qui sono collocati gli strumenti utilizzati per il
monitoraggio della struttura, sistemi per il controllo della pendenza installati
dal 2003. La struttura della torre, così alta, isolata e slanciata, è molto delicata e
la Ghirlandina fin dalle prime fasi di costruzione ha iniziato a inclinarsi e sprofondare: per proteggere un bene Patrimonio dell’umanità è importante quindi
registrare ogni cambiamento e cercare di intervenire al più presto se necessario.
La Stanza dei Torresani: Modena dall’alto
Nella Stanza dei Torresani, che si trova a 45 metri di altezza, abitavano fino
alla seconda metà dell’Ottocento le guardie comunali che qui vivevano con
le loro famiglie. I Torresani controllavano la città dall’alto, davano il segnale
per l’apertura e la chiusura delle porte e suonavano le campane per scandire le
ore e per allertare la popolazione in caso di pericolo. Nel
Cinquecento l’ambiente è divenuto un belvedere dove i
modenesi potevano salire per
ammirare il Palazzo Ducale
(oggi Accademia Militare),
e salendo oggi si scopre Modena dall’alto e il panorama
circostante.
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Torri
nel mondo
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Albania
Scutari
Marocco
Rabat
Torre del
Castello
di Rosafa
La torre
Hassan
È un luogo che non ho mai visto, però mi piacerebbe tanto andarci ... è un bel posto
dove puoi passare un po’ di tempo con la tua famiglia o con gli amici.
È un castello molto antico, le sue origini risalgono all’età illirica (4 sec. a.c). Milioni di turisti vengono a visitarlo ogni anno: è il castello più bello dell’Albania. È un
monumento importante per gli albanesi perché per tanto tempo lo hanno usato per
difendere l’Albania dalle guerre. Il castello ha una grande leggenda, che si chiama
“Leggenda di Rosafa”.
Racconta che c’era una famiglia albanese povera che viveva solo con i prodotti del
latte di pecora. In questa famiglia c’erano tre fratelli che hanno iniziato a creare il
castello, però quello che costruivano di giorno, lo trovavano distrutto di notte; dopo
che questa cosa andava avanti e avanti, un bel giorno viene un fantasma e spiega loro cosa dovevano fare. Il vecchio dice loro che devono sacrificare una capra
mettendola nelle fondamenta, però non dovevano dire questa cosa a nessuno. Solo
il figlio piccolo non dice nulla a nessuno, mentre gli altri due fratelli raccontano
tutto alle loro mogli. Così quando l’indomani i tre fratelli vanno a lavorare, solo
la moglie del più giovane, col suo piccolo figlio in braccio, arriva a portare cibo al
marito, mentre le altre, con diverse scuse se ne restano a casa al sicuro. È così che
i tre fratelli le dicono che lei dovrà sacrificarsi per loro e per la costruzione della
fortezza, al posto della capra. Lei è d’accordo, ma pone due condizioni e dice: “Mi
dovete lasciare un occhio libero per guardare mio figlio e una mammella per dare il
latte a mio figlio, prima di chiudermi per sempre con i sassi nel muro”... Loro hanno
fatto ciò che lei chiedeva e da quel tempo fino ad ora lì scorre acqua bianca e pura
e si dice che è il latte di questa donna che si chiamava Rosafa.
Io ricordo questa torre perche mi piace molto. È la più antica e importante in Marocco. La torre di Hassan è uno dei monumenti di Rabat che vanta una storia millenaria e, alle origini, era portatore di un ambizioso progetto. Per il sultano Yacoub al
Mansour, che ordinò di costruirla, la torre sarebbe dovuta diventare la più grande al
mondo, parte di una sconfinata moschea adiacente. La sua morte nel 1199 decretò
la fine del progetto e la costruzione del complesso è rimasta “in progress”. Come ci
appare oggi, nonostante l’incompiutezza, lo spazio in cui si ergono le 200 colonne
di quella che sarebbe dovuta essere la futura moschea gode di un indubitabile fascino, mentre la torre, che raggiunse solo 44 m, sormonta il complesso di questo suggestivo panorama. L’interno della torre è munito di rampa per mezzo della quale il
muezzin avrebbe potuto salire a cavallo per intonare l’invito alla preghiera, l’adhan.
Tutto intorno alla Torre di Hassan spuntano i resti di 200 colonne in costruzione
- lasciate incomplete, così come le altre parti della moschea - che permettono al
visitatore di intuire quella che sarebbe dovuta essere la struttura della moschea.
La sala della moschea, che veniva utilizzata fino al grande terremoto del 1755, era
ricoperta in legno di cedro, ma oggi di quello splendore non restano che alcune
colonne parzialmente restaurate. A differenza della moschea, l’imponente Torre di
Hassan è rimasta in piedi e, con la sua altezza, domina l’intera città di Rabat.
Il minareto, che nelle moschee si trova solitamente posizionato sull’angolo settentrionale della parte posteriore della moschea, nel caso della moschea di Yaqoub
al-Mansour avrebbe invece occupato una posizione centrale.
Wafaa Boumalk
Amarildo Salkurti
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Albania
Tirana
marocco
Casablanca
Torre
‘4ever green’
Il Minareto
della Moschea
di Hassan II
Questo edificio è stato realizzato dal 2008 al 2013. Copre una superficie di 15.600
mq. La torre si colloca nella centrale via Shkurti in prossimità del rinnovato parco
e s’inserisce nel piano di riqualificazione della città di Tirana. La torre, con destinazione mista commerciale-alberghiera, ha altezza pari a 100 m. Al suo interno ci
sono spazi commerciali, servizi, ristoranti e sale congressi, cinque piani destinati a
uffici, undici piani destinati ad albergo, un livello per il ristorante panoramico e tre
piani tecnici posti in sommità. Nei sette piani interrati trovano posto i locali tecnici,
che occupano la metà del livello più profondo, sei piani di parcheggi e i locali commerciali. Le strutture verticali in elevazione si compongono esclusivamente, non
essendo previsti pilastri e/o pareti all’interno dei vari piani, di un cuore esterno in
cemento armato.
Mi piace molto questa torre
perché rende più bella la mia
città. Ogni volta che ritorno a
Tirana la visito.
Sono andata con la mia famiglia alla moschea di Hassan II nel mio paese e nella mia
città preferita, Casablanca. Quando vivevo in Marocco ci andavo ogni settimana,
ma ora, da quando sono venuta a vivere qui a Modena, la visito ogni volta che vado
in Marocco. La torre della Moschea è diventata il simbolo di Casablanca.
La Moschea è stata costruita su una lingua di terra in mezzo al mare; la costruzione
è iniziata nel 1986 ed è stata completata nel 1993; è stata progettata dall’architetto
francese Michel Pinseau.
Lo sapevate che è la più grande moschea del Marocco? E può ospitare ben 25.000
fedeli al suo interno e ben 80 000 nel cortile? Nel mondo si colloca al terzo posto,
dopo quella della Mecca in Arabia Saudita e quella del Profeta a Medina, ma questa
imponente costruzione bianca e verde, costruita su una piattaforma che si protende
per due terzi nell’Atlantico, vanta anche un altro primato: quello di avere il minareto più alto del mondo, 210 metri; comprende 60 piani su cui è posizionato un laser
con due fasci di luce che puntano direttamente alla Mecca e si estendono fino a 30
chilometri.
Franc Subashi
Zahira Ait Larbi Ben Hachmi
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romania
Drobeta Turnul
Severin
afghanistan
Ghazni
Castelul
de Apa
Minareti
di Ghazni
Quando vengo in Italia, passo sempre vicino a Drobeta e vedo in lontananza una
torre che si chiama Castelul de Apa, che significa Castello dell’acqua. Quando ero
piccola i miei andavano a Drobeta a lavorare tutti i giorni, io non ci sono mai andata, però questa estate vorrei proprio visitarla. La torre è nata nel 1910, è alta 27 metri. La torre dell’acqua è strutturata su più
livelli che ospitano spazi espositivi, una galleria d’arte e un punto di informazioni
turistiche. Ogni piano è unico a modo suo. I visitatori possono conoscere la storia
della Torre.
Questo edificio, straordinariamente, ha attraversato due guerre mondiali restando
intatto. Durante la prima guerra mondiale, il castello fu utilizzato dall’esercito tedesco per l’avvistamento, perché era l’edificio più alto in quel momento.
Vorrei presentarvi due torri che in realtà si chiamano Fath e Piruz però il popolo le
chiama semplicemente “minareti”.
Ho scelto queste torri perché sono nato nella città in cui si trovano le due torri.
Queste torri sono state costruite durante il regno di Bahram Shah il figlio del sultano
Mahmud Ghaznavi circa 900 anni fa. All’interno delle torri si trovano delle scale a
forma spirale per raggiungere la parete superiore.
Le torri sono alte 25 metri. Sui muri di questi torri si trovano i nomi degli architetti
in una scrittura particolare che si chiama cufico. La parte superiore delle torri è a
forma cilindrica, ma è stata distrutta a causa di un terremoto.
Yassin Heidari
Larissa Cinghinau
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turchia
Istanbul
nigeria
Ibadan
Torre
della
Fanciulla
Bower’s
Tower
Questa torre si trova sullo stretto del Bosforo.
La torre fu costruita in antichità dai greci (408 a.C.) per controllare lo stretto del
Bosforo dagli attacchi delle navi persiane. Più tardi, la torre fu ingrandita e trasformata in fortezza dall’imperatore bizantino Alessio Comneno nel 1110 d.C. Sotto la
dominazione ottomana, la torre è stata usata per lo più come faro.
Secondo una leggenda turca, un sultano aveva una figlia molto amata e un giorno un
oracolo predisse che sarebbe stata uccisa da un serpente velenoso nel suo 18esimo
compleanno. Il sultano, per proteggere sua figlia, la tenne a distanza dalla terra in
modo da tenerla lontana da tutti i serpenti. Fece costruire nel bel mezzo del Bosforo
la torre, per proteggerla. La principessa fu collocata nella torre, dove poteva ricevere solo le visite del padre. Nel giorno in cui compiva diciotto anni, il sultano le
portò un cesto di frutta esotica come regalo di compleanno. Tuttavia nel paniere,
tra la frutta, c’era un serpente che morse la giovane principessa, la quale morì tra le
braccia di suo padre, proprio come l’oracolo aveva predetto. Da qui il nome della
torre dedicata alla Fanciulla.
Oggi si può visitare e al suo interno c’è un grazioso ristorante con una vista incredibile sul Bosforo.
La torre si trova sulla cima della collina di Ibadan, è alta 19 metri, si trova sulla più
alta collina della città. La Torre ha circa 47 scale a chiocciola, disegnata da Taffy
Jones nei primi anni ’30, è stata presentata il 15 dicembre 1936 da Sir Robert Tower.
La torre offre una vista panoramica di tutti i luoghi importanti della città antica.
L’ho scelta perché, anche se non l’ho mai visitata, è una torre importante del mio
paese, ricca di leggende e visitata spesso dai turisti. Pertanto, è comune sentire cose
come “Chi viene a Ibadan e non ha visitato questa torre non ha visto la città”.
Ighavongbe Japheth
Irfan-Koca
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mali
Djenné
cina
Hong Kong
I Minareti
della Grande
Moschea
Car Park
Tower
Ho scelto questa moschea perché mi piacerebbe tanto andare a visitarla; non ci sono mai stato,
ma ho visto su internet che è il più grande edificio al mondo costruito in adobe, che è fango
essiccato; è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Si trova nel mio
paese, il Mali, al centro della città di Djenné nella regione di Mopte. La costruzione fu ordinata
nel 1240 da Koi Kunboro, prima che Djenné divenisse una delle principali città del’impero del
Mali dopo Songhai. La moschea originale ospitava uno dei centri di insegnamento islamico
più importanti dell’Africa durante tutto il Medioevo. Il conquistatore di Djenné, Amadou Lobbo (1818-1893) la fece demolire, ritenendo che il palazzo dal quale era stata ricavata fosse troppo ricco per ospitare una moschea: dell’edificio originario demolito resta solamente un recinto
con le tombe dei capi locali. Una ricostruzione identica all’edificio originale venne completata
nel 1896 e fu in seguito nuovamente demolita per essere ancora ricostruita nell’edificio attuale.
La costruzione di questo iniziò nel 1906 e fu probabilmente completata nel 1907 o 1909. L’edificio in terra cruda, è costruito con il sistema “djennè-ferey”, il metodo di costruzione tradizionale:
sono tante palle di terra cruda ancora bagnata, che ricopre il suolo sia di mattone che di legante.
Ci sono tre grandi minareti a pianta rettangolare; presentano scale a chiocciola che conducono ad
una piattaforma e sono coronati da un cono sormontato da un uovo di struzzo.
Tutta la comunità degli abitanti di Djenné prende parte attiva alla manutenzione della moschea,
durante le festività annuali, che si svolgono in aprile: i lavori sono condotti con metodi tradizionali e al suono della musica. Questa manutenzione regolare è resa necessaria dalle caratteristiche
di fragilità del materiale utilizzato per la costruzione, che subisce una forte erosione per l’azione
combinata della pioggia, del sole e dei cambiamenti di temperatura, che provocano spaccature.
Nei giorni che precedono le feste, viene preparata una grande quantità di rivestimento, con diverse giornate di lavoro: questo intonaco pastoso deve essere frequentemente mescolato, compito
svolto dai bambini che vi giocano dentro. Quindi i giovani si arrampicano sulle pareti della
moschea, aiutati dai ponteggi permanenti costituiti dai fasci di rami di palma inseriti nel muro,
e procedono a coprire completamente i muri con un nuovo strato di materiale di rivestimento,
che viene loro portato da altri uomini. Le donne portano l’acqua necessaria alla fabbricazione
dell’intonaco. Tutto il procedimento è diretto
dai membri eminenti della corporazione dei
muratori, mentre gli anziani, che hanno compiuto in passato la medesima opera, sono
seduti al posto d’onore e assistono a tutta
l’operazione.
Questa torre è stata realizzata nel 2011 dallo studio MoZhao. Occupa una superficie
di 30,000 m2. L’ho scelta perché ha vinto un concorso di architettura come edificio
alternativo. È un garage completamente automatizzato con vista spettacolare sul
mare.
Al suo interno ha aree pubbliche multifunzionali con confortevoli sale d’attesa.
Ho descritto questa torre perché è molto particolare e la sua forma a doppia spirale
mi piace molto.
Karry Pan
Moussa Kebe
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Albania
Tirana
italia
Formigine
Torre
dell’orologio
Torre
dell’Orologio,
Castello
di Formigine
La torre dell’orologio di Tirana, conosciuta come Kulla e Sahatit, si trova nella
piazza centrale della città, vicino alla moschea di Et’hem Bey.
Si iniziò a costruire nel 1821 e venne terminata solamente grazie all’aiuto delle
famiglie più ricche di Tirana.
La cultura musulmana vuole che le famiglie benestanti facciano beneficenza per
sovvenzionare opere pubbliche o per i poveri che ne hanno più bisogno.
Nel 1928 lo stato albanese comprò un orologio tedesco più moderno, e la torre venne ampliata fino a raggiungere i 35 metri d’altezza.
Anche se non l’ho mai vista mi piacerebbe visitarla.
Amarildo Shaipi
Ho deciso di parlare e descrivere la torre del Castello di Formigine in quanto ho la fortuna
di essere stato “adottato” da questo comune in cui mi trovo molto bene. Il Castello di Formigine e la sua torre si trovano al centro del comune stesso. Il primo documento che attesti
l’esistenza del castello risale al 1201. Nel 1405 il castello fu abitato dagli Adelardi e fu
trasformato in una struttura difensiva con una struttura di fortificazione di cui si nota tuttora
l’aspetto, in cui Niccolò III d Este investì Marco I Pio di Savoia di numerosi possedimenti
nella zona collinare del modenese tra cui Formigine; questi fatti sono testimoniati da vari
affreschi che sono all’interno del castello di Spezzano.
Nel 1559 la morte di Marco I Pio determinò il passaggio del castello alla famiglia degli
Estensi che regnarono fino al 1648. Dal 1648 il castello venne ceduto al marchese Mario
Calcagnini di cui prende il nome la piazza centrale di Formigine. Intorno alla metà del ‘700,
il piano terra della torre dell’orologio venne usata come carcere. Nel 1796 circa, il castello
venne acquistato dal Demanio repubblicano e nel 1811 circa fu restituito al marchese Calcagnini tranne la Torre dell‘Orologio, le prigioni e il giardino, spazio lasciato per il gioco.
Nella metà del ‘900 il castello e la torre furono residenza estiva del Marchese Calcagnini e in
seguito dei suoi eredi. Nell’aprile del 1945 Formigine fu colpita fortemente dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; a causa di una delle bombe, crollò la parte bassa della
Torre dell’orologio che era adibito come rifugio. Morirono 20 persone tra cui i proprietari.
Si salvò, quasi per miracolo, solamente la figlia più piccola, Maria Alessandra Gentili Calcagnini d’Este. Alla fine della guerra, il castello e la torre erano completamente distrutti.
Si dice che ci sia un tunnel che collega il castello al conventino ma di questo non ho trovato
nessun documento scritto. Nel 1946, dopo la guerra, l’amministrazione comunale acquistò il
castello, avviò lavori di ristrutturazione e per anni fu sede degli uffici comunali di Formigine.
Dopo vari e continui restauri, nel 2007 il castello con la sua torre è luogo di eventi e sede
del Museo e Centro di documentazione: all’ interno sono stati allestiti pannelli multimediali
ed interattivi per far conoscere meglio la
storia di questo castello e della sua torre.
La torre è visitabile solo in alcune occasioni dell’anno, una di queste è il 24 agosto, giorno del patrono di Formigine, San
Bartolomeo; alla sera viene dato l’assalto
al castello con fuochi d’artificio di grandissimo effetto scenografico.
Massimo Corradini
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TANZANIA
Zanzibar
LA CASA
DELLE
MERAVIGLIE
è uno dei più importanti edifici storici e anche la più grande struttura architettonica
di Zanzibar. è stato costruito nel 1883.
In questo palazzo ci sono più di 40 colonne che nella storia di Zanzibar si dice che
rappresentano le tombe degli schiavi che venivano seppelliti vivi.
è stata chiamata cosi perchè è stato il primo edificio dell’isola e anche di tutta l’Africa
orientale ad essere dotato di energia elettrica, di sistema idrico e di ascensore.
Il palazzo è stato bombardato dalla marina Britannica durante la guerra del 1896,
guerra che è considerata la più breve del mondo, perchè e durata... meno di 50 minuti!
La struttura principale subì solo danni minori, ma il faro che era posizionato in cima
all’edificio fu distrutto, venne in seguito sostituito da una torre dell’orologio.
Io sono andata a visitarlo, perchè girava la voce che in quel palazzo ci fosse una camera piccola piccola; appena entravi, trovavi un pulsante, lo schiacciavi e come per
incanto la camera si spostava e ti portava, in pochissimo tempo, in alto, molto in alto,
ai piani superiori. Sono andata a vedere quella “camera magica” e sono salita: quella
è stata la prima volta in cui ho preso un ascensore in vita mia.
Aisha Kikuluzo
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Torri
nel cuore
italia
Suzzara (MN)
burkina faso
Bobo Dioulasso
Torre Civica
o Torre
dell’Orologio
Il Minareto
della Moschea
di Bobo
“Per Carpi, Suzzara e Mantova si cambia!” è l’annuncio che si sente alla stazione
di Suzzara.
Venivo da Modena e una volta scesa dal treno rimanevo perplessa per qualche istante sui binari cercando un sottopassaggio, ma in questo piccolo paesino della provincia di Mantova, conosciuto solo per le zanzare, il premio Zavattini, i tortelli di
zucca, i cappelletti, la torta Elvezia e la Torre il sottopassaggio non esiste!
Una volta percorso il lunghissimo viale della stazione, si gira a sinistra ed ecco spiccare la Torre. Essa è alta 32 metri ed è l’unico elemento rimasto dell’antico castello
medioevale. Fu eretta a fianco della porta d’ingresso e venne innalzata sotto il potere di Ludovico Gonzaga, ad opera di Domenico da Bologna. Il castello, all’epoca del dominio
reggiano, era la roccaforte contro i mantovani.
Le mura e le torri merlate erano circondate da un
fossato, in cui confluivano le acque del vicino
fiume Po. Successivamente con gli Asburgo, nel
1600 circa, il castello perse la propria funzione
sociale, militare e territoriale.
Gli imperatori austro-ungarici lo distrussero lasciando solo la Torre. Con il mutare della società,
la Torre cambiò la propria funzione difensiva,
diventando la “Torre dell’orologio”. Dal 1665,
scandisce il tempo e i ritmi dei suzzaresi; la maggior parte di essi ne conserva nella propria casa
una rappresentazione pittorica o un modellino,
considerandola un simbolo identitario forte.
A causa del terremoto del 29 maggio 2012 la
Torre è chiusa alle visite guidate e dichiarata inagibile, ogni anno quindi la speranza è quella di
rivederla addobbata con le luci natalizie, come
era consuetudine, poiché possa essere valorizzata imponendosi sulla piazza. Ho scelto questa
Torre perchè sono nata a Suzzara e tutt’ora mi
piace ritornarci.
Se devo pensare a una torre, il cuore mi dice: Minareto di Bobo, ed ecco che il
minareto mi appare in tutta la sua grandiosità. Quando andavo a scuola, sempre
i professori parlavano, illustravano, raccontavano la storia legata a questo luogo.
Quando da Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, andavo in treno per lavoro
(vendevo frutta e verdura secca in Costa d’Avorio), vedevo da lontano il grande
minareto di Bobo e ho sempre avuto il grandissimo desiderio di andare a visitarlo,
ma non mi è mai stato possibile. Sono perciò felice di poterlo descrivere agli italiani.
La vecchia moschea di Bobo è il monumento più antico del Burkina Faso: è stata
costruita a metà del 1800 da Almani Sidiki Sanon; si trova nel centro della città di
Bobo Dioulasso, di fronte al quartiere Kibedou e al municipio. È costruita in stile
sudanese.
Il materiale utilizzato è molto povero: qualche trave e soprattutto dell’argilla (adobe), niente altro, ma sufficiente per produrre un capolavoro. Ha due grandi minareti.
Tutti i minareti hanno tantissimi tronchetti di legno inseriti nelle pareti, che permettono di salire per fare le riparazioni (una specie di ponteggio fisso); quando uno di
questi pezzi di legno deve essere sostituito, basta tirarlo fuori e sostituirlo; infatti
non sono cementati, ma soltanto conficcati nel muro.
I due minareti principali contengono le camere, una per piano, e servono alle persone che vogliono fare i ritiri. Originariamente c’erano quattro camere riservate alle
donne in un minareto, e cinque camere per gli uomini nell’altro minareto, ora sono
aperti a tutti. Questo ritiro deve essere silenzioso e solitario; la famiglia porta il cibo
per il sostentamento. Questi giorni dei ritiri sono organizzati durante tutto l’anno,
con un picco di presenze durante il Ramadan.
Josiane Kantiono
Alimata Porgho
Benedetta Zangbè
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afghanistan
Herat
italia
Castelvetro
di Modena
Arg Herat
Cittadella
di Herat
Torre
dell’orologio
Questo luogo, nonostante le mille guerre che ci sono state e ci sono in Afghanistan,
vive e sopravvive: è stato infatti ricostruito tante volte, perchè è il simbolo di pace
per il nostro paese. Quando vivevo là, ci andavo molte volte per ammirarlo; l’ultima
volta ci sono stato due anni fa da solo: ho letto il testo di una canzone che è scritto
sul muro del castello e dice che “tante persone sono morte per la patria, ma le loro
ossa, divenute terra, hanno ricostruito questo edificio”.
Herat risale al 7000 a.C.
Secondo lo storico greco Erodoto, Alessandro il Macedone nel 330 a.C ha costruito
la cittadella al centro di Artacoana, l’antico nome di Herat.
La cittadella è circa 5000 metri quadrati e ha 13 torri. La più alta misura 40 metri,
si chiama Torre del re, costruita con mattoni di fango.
Oggi è sede del museo nazionale, un museo etnografico, un museo militare, e un
Museo Archeologico: sono raccolti circa 1.100 oggetti provenienti dalla regione.
Il 17 agosto 2004 il castello di Herat è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità
dall’UNESCO
Un’antica canzone afghana dice: Il mondo è oceano, l’oceano è perla, quella perla
è Herat.
Quando negli anni ’60 per motivi di lavoro sono arrivato a Castelvetro, sono stato impressionato dalla rappresentazione della Dama vivente. In quei tempi la manifestazione
era scollegata dalla Festa dell’uva, e veniva presentata con una sfilata per le vie del
paese con i figuranti in costume con in testa la banda cittadina. Arrivare nella piazza
con le pedine a scacchiera facenti parte della piazza sotto la torre è stata una piacevole
sorpresa. In questi anni, chi arriva per la prima volta rimane ancora sorpreso dalla manifestazione.
Nel 1564 si svolgeva la prima partita di Dama vivente, organizzata dal Conte Rangoni
e Torquato Tasso quale ospite del Conte.
Oggi rappresenta la parte più visibile del passato civico del nostro paese, in quanto alle
sue origini faceva parte della cintura di difesa del Castrum, poi in seguito diventa torre.
È situata nel punto centrale del paese, davanti al municipio, ex Palazzo Rangoni. E dal
punto in cui è situata, si può osservare la piccola valle antistante e parte del paese.
Oggi è vigile testimone delle più popolari manifestazioni: il torneo di Dama vivente, la
Sagra del Lambrusco, le Suggestioni del cinquecento, i mercatini di Natale; è anche il
punto d’incontro nelle occasioni di visite guidate al paese e alle sue peculiarità gastronomiche e paesaggistiche. Com’è stato accennato prima, la torre costituiva parte integrante della cinta muraria a difesa del castello e dominava l’accesso al paese, perché era
situata di fianco alla porta principale di entrata. Le prime notizie documentate risalgono
al 1326, anno in cui fu distrutta da soldati del condottiero Versuzio Lando e in seguito
riedificata dai conti Rangoni, signori del paese.
Nel ‘500, a causa della parziale distruzione avvenuta in seguito al terremoto del 1501,
mutò la sua funzione essenziale, essendo cambiati i tempi e anche a seguito dell’avvento
dell’artiglieria ne era decaduta la sua funzione difensiva.
Negli ultimi decenni, sono state fatte
diversi restauri, negli anni settanta è
stata oggetto di consolidamento delle
fondazioni perché aveva raggiunto una
inclinazione di 16° sul baricentro, successivamente è stato restaurato anche
l’orologio solare una vecchia testimonianza dei tempi passati in quanto era stato
superato dall’orologio meccanico.
Mojtaba Hashemi
Loris Luppi
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ucraina
Maliivtsi
italia
Modena
La torre
della mia città
La Torre
dell’Orologio
Tanti ricordi mi legano a questa torre. Quando ero piccolo venivo spesso a giocare
intorno alla torre con i miei coetanei, però dentro non si poteva entrare perché è
chiusa già da tanti anni.
La mia città si chiama Maliivtsi, si trova nella parte ovest dell’Ucraina. È una piccola città con pochi abitanti. Vicino al centro della città c’è una torre che è stata
costruita durante l’Impero Austro-Ungarico a metà del 1800. La torre è alta quasi
20 metri e serviva ai soldati che osservavano dalla torre l’eventuale attacco nemico.
Vivo a Modena da 46 anni.
Quando vado a spasso in piazza Grande, istintivamente l’occhio mi cade sempre
sull’orologio della torre del palazzo comunale.
Mi viene in mente Sandrone quando, dal balcone comunale, il giovedì grasso pronuncia il suo sproloquio in dialetto modenese.
La torre dell’orologio già arengario del popolo, fu realizzata tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento (con il cupolino del 1508 progettato da Bartolomeo
Bonascia). La torre termina con una banderuola a forma di angelo sopra le facce
che rappresentano i venti.
L’orologio è mosso dal meccanismo creato da Ludovico Gavioli, nel 1868. Lui
ideò quello che ancora oggi si trova nel palazzo, con due quadranti: uno in Piazza
Grande e l’altro in Piazzetta delle Ova, distante ben 40 metri ma funzionante con lo
stesso meccanismo.
Il balcone è invece occupato da una statua dell’Immacolata di Giuseppe Mazza,
collocata nel 1805 in occasione della visita di Papa Pio VII.
Da questo balcone si affacciò tra gli altri, Vittorio Emanuele III, quando venne in
visita a Modena.
Ciro Schiavino
Roman Fortuna
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senegal
Touba
algeria
Sahara
Occidentale
Torre
Lamp Fall
Bait
Ho scelto questa torre perché è un grande simbolo religioso del Senegal: ogni cittadino senegalese la conosce.
Il suo fondatore, Cheikh Aahmadou Bamba (grande maestro coranico) mi ha ispirato molto attraverso le sue azioni contro l’impostore colonizzatore.
Nella città di Touba viene celebrato un pellegrinaggio: non ci sono mai andato, però
i miei andavano spesso.
Ricordo una cosa divertente: mia zia una volta si è persa lì, perché c’era tanta gente
ed è stata ritrovata soltanto due giorni dopo: questo aneddoto fa capire da quanta
gente è frequentato questo luogo che è imbattibile per importanza.
Dentro questa moschea è sepolto Ahmadou Bamba, il grande eroe del Senegal.
La Moschea domina con la sua imponenza tutti gli edifici di Touba.
I suoi 4 minareti sono alti 66 metri agli angoli e uno raggiunge gli 86,80 metri al
centro: questo minareto è chiamato Lamp Fall in onore di Cheikh Ibra Fall.
Già a 10 km da Touba, in tutte le direzioni, si scorgono i minareti dell’edificio.
La sua costruzione è stata decisa nel 1926 ed è durata 32 anni; ha richiesto 1.800.000
ore di lavoro, secondo una stima, e 4.800 tonnellate di pietre, di sabbia e d’acciaio.
Bangaly Kane
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Nei campi profughi saharawi in Algeria non esistono torri: le famiglie vivono in due
tipi di abitazioni: jaima, una grande tenda che viene chiamata nella nostra lingua
(hassania), che noi utilizziamo quasi tutto l’anno e il bait.
Descrivo la storia del bait perché nel nostro paese è l’edificio più alto.
D’estate quando c’è tanto caldo le famiglie saharawi vivono in una struttura fatta
di mattoni seccati al sole con poco cemento e come tetto lamiere ondulate attaccate
insieme, sopra le lamiere ci sono molte pietre per tenerla ferma. Sul pavimento a
terra mettiamo un grande tappeto. In questo bait ci sono poi coperte, cuscini, il
materiale per il tè. Il bait lo utilizziamo al posto della tenda perché d’estate il bait è
più fresco: di giorno lo utilizziamo per stare in compagnia, per mangiare, bere il tè,
e per riposarci, di notte dormiamo fuori all’aperto o nella tenda.
Mi piace il bait perché mi fa pensare alla mia famiglia e al mio paese.
Mouloud Mohamed Lamin
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italia
Napoli
gambia
Banjul
Castel
dell’Ovo
L’Arco
22 Luglio
Castel dell’Ovo sorge sull’imponente isolotto di tufo, Megaride, costituito da due
faraglioni uniti tra loro da un arco naturale.
La storia del castello risale alla metà del VII secolo a.C., quando sull’isolotto sbarcarono i Cumani, di origine greco-euboica, che fondarono Partenope (o Neapolis
- città nuova).
Una leggenda racconta che Virgilio, il famoso poeta latino, nascose nel castello un
uovo che mantenesse in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non
solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.
L’ uovo sarebbe stato sistemato in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una
gabbia di ferro. Questa fu appesa a una pesante trave di quercia sistemata in una
cameretta situata nei sotterranei del castello. Se fosse accaduto qualcosa all’uovo,
ci sarebbero stati guai per Napoli e per i napoletani.
Finora ancora nessuno ha trovato l’uovo…
Avevo quindici anni, quando con amici visitammo questo magnifico castello. Era
una giornata grigia, piena di nuvole, non proprio quelle tipiche di Napoli, che sono
spesso luminose e piene di sole; arrivammo sul terrazzo e vidi moltissimi ragazzini
che si tuffavano dagli scogli sotto al castello. E io pensai: “Chissà quanta gente in
tutti questi secoli è passata da questo stupendo castello”.
E provai una fortissima emozione.
Questo arco è un simbolo del cambiamento che abbiamo vissuto in Gambia con la
Seconda Repubblica, il 22 luglio 1994.
Ho tanti ricordi legati a questo monumento: quando ero piccolo sono andato a visitarlo con la scuola. Mi è piaciuto molto l’utilizzo dei materiali antichi e la statua con
un soldato che ha in braccio un bambino e con l’altra mano indica la vittoria. Quel
gesto, nel mio paese, ha un significato particolare: verità e giustizia. Per arrivare
alla Seconda Repubblica, infatti, non c’è stato spargimento di sangue.
è alto 35 m, è stato costruito nel 1996. Al suo interno c’è un museo al terzo piano e
dal loggione del secondo piano si può vedere il paesaggio della città.
Amadou Ceesay
Giuseppe Di Domenico
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italia
Siena
Torre
del Mangia
Iniziata dai fratelli Francesco e Muccio di Rinaldo nel 1325 e terminata intorno al 1348 la
Torre civica annessa al Palazzo Comunale di Siena è detta Torre del Mangia, dal soprannome dato all’incaricato a battere le ore, giudicato spendaccione. L’automa che nel Quattrocento sostituì l’uomo nel battere le ore ereditò il nome di “Mangia”, anche a causa
delle spese che il comune doveva sostenere di frequente per ripararlo, mentre la grande
campana collocata nella torre dal 1666 è detta dai senesi “Campanone” o “Sunto”.
La torre è simbolo del potere comunale e della Repubblica senese, si innalza per 87 metri
su Piazza del Campo ed è costruita in cotto e, in alto, in travertino. L’intero centro storico
di Siena è inserito dal 1995 nella lista dei Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, perché
testimonianza eccezionale dell’arte e dell’urbanistica medievale, rimasta intatta nel tempo. Non ho mai abitato a Siena, ma questa torre è sempre stata un punto di riferimento,
un’immagine familiare e un simbolo identitario.
Sono nata e cresciuta in un piccolo paese di provincia, per arrivare a Siena da casa mia
dovevo affrontare una strada con tantissime curve tra le colline toscane e arrivare in Piazza del Campo è sempre stata un’emozione. Si percorrono i vicoli stretti e d’improvviso ci
si trova in una grande conchiglia, come al centro di un mondo in cui il tempo si è fermato.
Dal basso alzando lo sguardo guardavo la torre, splendente al sole e austera di sera, e mi
sentivo fortunata di avere a disposizione tutto questo, la bellezza, il senso vivo dell’appartenenza al mio territorio e alle sue tradizioni, persone con cui condividere quella vista.
Questo luogo parla del Palio, parla delle birre con gli amici, dei primi concerti - rigorosamente gratuiti - a cui sono riuscita ad andare, dei gelati mangiati con mia sorella, di una
notte intera trascorsa a cantare in cerchio con degli sconosciuti, di tutte quelle banalità
che poi scopri aver fatto la tua storia. Di quanto quei ricordi siano per me importanti
me ne sono resa conto, come spesso accade, quando è giunto il momento di salutarla la
Torre del Mangia. Avevamo messo in vendita la casa dove mia sorella ha vissuto negli
anni dell’Università ed io avevo il compito di fare le foto per l’annuncio, dalla finestra
di cucina si vedeva la torre, e con
quale immagine migliore avrei
potuto parlare della nostra casina?
Stavo partendo per un’altra città,
altre torri, altre storie, ma mi sono
presa un istante, ho messo a fuoco
la torre e ho scattato.
Elena Grazia Fè
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... e un
Castello
turrito
romania
Sinaia
CASTELUL
PELES
Questo castello ha 143 anni (1873-1914).
Sorge su un’altura nei Carpazi e venne eretto come residenza reale tra il 1873 e il
1914 lungo un esistente percorso medievale che collega la Transilvania alla Valacchia. La sua inaugurazione avvenne nel 1883.
Castello Peles è uno dei più importanti edifici storici di tipo Romania che hanno
carattere unico anche per il suo valore storico.
Alexandru Schiopu
Stampato dal Centro Stampa unificato: Comune di Modena, Provincia e Unimore. 2016
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