07Giappone - P.Branchina
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07Giappone - P.Branchina
VOLUME I PAESI EXTRAEUROPEI LEZIONI Approfondimenti 68 IL GIAPPONE NOME ........................................................................................................................... CLASSE ...................... DATA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VERSO UN PRUDENTE RIARMO Dopo la seconda guerra mondiale il Giappone venne disarmato dalle potenze vincitrici, per punirne l’aggressione imperialista. Gli si permise soltanto di addestrare e mantenere una forza armata, numericamente limitata, destinata esclusivamente all’autodifesa. Ancora oggi le forze armate giapponesi si chiamano «Forze di autodifesa». Constano di 240 000 uomini distribuiti fra le tre armi, e il governo spende per loro, annualmente, l’1% del Prodotto lordo nazionale: assai meno, in proporzione, di quanto spendano per la difesa non solo i paesi industrializzati, ma anche quelli più poveri del Terzo mondo. In realtà, le cose sono un po’ più complicate. Negli anni della guerra fredda, il Giappone era sotto la protezione dell’«ombrello» militare degli americani, cioè del sistema di alleanze e basi militari in funzione anticomunista. C’è chi sostiene che il non doversi preoccupare più di tanto della propria difesa, permettendogli fra l’altro di risparmiare sulla spesa relativa, abbia rappresentato per il Giappone uno dei tanti vantaggi che ne hanno favorito l’espansione economica. Oggi, però, la situazione è mutata. Proprio gli americani invitano da tempo il Giappone ad assumersi maggiori responsabilità dirette nel controllo della stabilità politica dell’area del Pacifico e dell’Asia orientale e sudorientale. In più, il Giappone è portato di fatto a svolgere questo ruolo dalla quantità dei suoi interessi e dei suoi rapporti economici con i paesi di quest’area. Restano tuttavia difficoltà politiche e psicologiche, sia nello stesso Giappone, sia in alcuni almeno dei paesi vicini. In questi ultimi (a cominciare dalla Cina), anche dopo l’instaurazione di rapporti amichevoli, resta una certa diffidenza, legata alla memoria delle aggressioni giapponesi degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. Soltanto nel 1993, il capo del nuovo governo formatosi dopo la sconfitta elettorale dei liberal-democratici ha riconosciuto pubblicamente, per la prima volta, che la seconda guerra mondiale fu, da parte del Giappone, una guerra di «aggressione» (e ha chiesto scusa alle vittime): prima di allora, nei libri di testo giapponesi si parlava di «sfortunata avanzata» delle truppe giapponesi in Asia. È rimasta comunque sempre viva, all’interno del paese, la resistenza di gruppi pacifisti, memori del disastro di Hiroshima con cui si concluse l’avventura del militarismo giapponese. Molti temono che il seme del militarismo possa tornare a dare nuovi frutti, e si oppongono a ogni forma di riarmo. Gli ultimi governi si sono barcamenati con prudenza tra queste opposte tendenze. Nel 1992 (malgrado le accuse di incostituzionalità provenienti dall’opposizione) il Parlamento ha approvato una legge che autorizzava per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale 2000 soldati a uscire dal paese per essere messi a disposizione dell’ONU in «zone calde». Nel caso specifico, i soldati sono stati inviati in Cambogia, dove un generale giapponese ha comandato per più di un anno le forze internazionali dell’ONU incaricate di disarmare le opposte fazioni e di garantire lo svolgimento di libere elezioni. Una nuova legge (ottobre 2001) ha autorizzato le truppe giapponesi a intervenire all’estero, con funzioni di supporto, in azioni contro il terrorismo (e nel 2003 il governo giapponese si è schierato con gli USA in occasione dell’attacco all’Iraq). A favorire questi nuovi orientamenti è anche il moltiplicarsi delle minacce da parte della Corea del Nord, quasi certamente dotata di armi nucleari. Il Giappone – che chiede anche un seggio al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – si avvia quindi a tornare, più sicuro di sé, sulla scena internazionale. Quanto alle forze di autodifesa, è vero che sono poco numerose, ma è anche vero che il loro armamento (soprattutto nel campo della difesa antiaerea) è all’avanguardia sul piano delle moderne tecnologie belliche. L’1% che gli viene dedicato, del resto, è pur sempre l’1% di quello che è il secondo Prodotto lordo nazionale del mondo, dopo quello degli Stati Uniti. Nel 1997 la marina giapponese ha conquistato il rango di quarta flotta militare del mondo, superata solo da quelle di Stati Uniti, Russia e Regno Unito, e collocandosi davanti a quelle di Francia, India, Italia e Germania. Questa classifica non tiene conto solo del tonnellaggio (che altrimenti vedrebbe la Cina davanti al Giappone), ma anche della qualità tecnologica delle navi e del loro armamento. I giapponesi si sono presentati sulla scena mondiale anche come esportatori di armi. L’industria giapponese degli armamenti fabbrica grandi battelli da sbarco, navi portaelicotteri, apparecchiature elettroniche, missili, caccia supersonici, aerei «furtivi» capaci di passare inosservati in mezzo ai radar nemici: prodotti di alta qualità, molto apprezzati sul mercato mondiale delle armi. C’è chi sostiene che i giapponesi siano a un passo dal produrre armi nucleari. Idee per insegnare la geografia con TERRE, POPOLI, CULTURE a cura di G. Sofri e F. Sofri © Zanichelli 2009 La riproduzione di questa pagina tramite fotocopia è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo VOLUME IL GIAPPONE NOME ........................................................................................................................... CLASSE ...................... DATA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I PAESI EXTRAEUROPEI APPROFONDIRE E COLLEGARE 25,0 11,6 11,4 10,0 9,6 9,5 9,4 9,2 8,9 8,7 (Fonte: Il mondo in cifre, 2006) Sul tema del Giappone durante la seconda guerra mondiale si può citare il film di Nagisa Oshima, Furyo, girato in un campo di concentramento giapponese, che mette a confronto la cultura occidentale e quella orientale. Tora! Tora! Tora! è invece la ricostruzione dell’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor. Per la bibliografia vedi: R. Caroli e F. Gatti, Storia del Giappone, Laterza, 2004; E. Collotti Pischel (a cura di), Capire il Giappone, Milano, Franco Angeli, 1999. Sul tema dei conflitti e degli armamenti, puoi consultare il sito del SIPRI (www.sipri.org/), l’Istituto inter- Idee per insegnare la geografia con TERRE, POPOLI, CULTURE a cura di G. Sofri e F. Sofri © Zanichelli 2009 nazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, un organismo che si occupa di indagini sulla questione dei conflitti, allo scopo di contribuire a una comprensione delle condizioni per soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali e a una pace stabile. I sito rende disponibili informazioni sullo sviluppo di armamenti, spese militari, produzione e commercio di armi, controllo degli armamenti e disarmo, oltre che sui conflitti e la loro prevenzione, e sulla sicurezza regionale. Esiste anche una pubblicazione annuale, chiamata SIPRI Yearbook, consultabile anche su Internet all’indirizzo: http://yearbook2006.sipri.org/ La riproduzione di questa pagina tramite fotocopia è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo 69 Approfondimenti Corea del Nord Oman Liberia Qatar Birmania Israele Kuwait Eritrea Arabia Saudita Giordania LEZIONI A p. 64 viene affrontato il tema della guerra in Iraq, a cui ha partecipato anche il Giappone. Dell’ingresso giapponese nel secondo conflitto mondiale e delle sue conseguenze si parla alle pp. 157, 158 Quella che segue è la classifica dei paesi che spendono di più per la difesa (in % del PIL).