21.06.1970. Tony Sansone riferisce di tre accuse all`Isolotto: poca
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21.06.1970. Tony Sansone riferisce di tre accuse all`Isolotto: poca
21.06.1970. Tony Sansone riferisce di tre accuse all’Isolotto: poca fede, molta socialità inefficace, isolamento. BA063 (inizio al giro 605 della prima parte della bobina). (Interventi di: Tony Sansone, Enzo Mazzi). Tony S: Io esercito il mio libero ministero sacerdotale e raccolgo qua e là voci varie sulla Comunità dell’Isolotto precisamente. Accanto a parole piene di rispetto, di fiducia e di speranza, mi capita di sentirne alcune dall’accento diverso e che noi popolo, qui raccolto per la commemorazione vivente della morte e della resurrezione di Gesù in attesa del suo ritorno, non vogliamo, diciamo, ignorare. Si dice che all’Isolotto si parla poco di fede, anzi si vive poco di fede. Questi bambini, questi qua, attorno alla tavola preparata per l’eucaristia, direi io, poi la risposta la daremo tutti insieme, sono la risposta vivente a questo appunto che da più parti viene fatto. Che senso avrebbe questo mangiare e questo bene se non ci fosse la fede nel Signore vivente, vivente soprattutto, come già sappiamo e come questi ragazzi e queste ragazze già ben sanno, vivente nei cuori di quegli uomini che sono lontani dalla ricchezza e dal potere? Anzi sono schiacciati ogni giorno di più dalla ricchezza e dal potere. Che senso avrebbe questo? Nessuno. E poiché all’Isolotto non si fanno cose senza senso – abbiamo sentito la prima lettera ai Tessalonicesi - noi non siamo coloro che dormono, noi abbiamo il giorno, ecco qua, il nostro sole, il sole della giustizia, questo è nostro, anche se adesso lì per lì ci fa un po’ di caldo, ma è il sole della giustizia che è nostro. All’Isolotto non facciamo cose senza senso, allora vuol dire che questi bambini, che per la seconda volta mangiano il pane della vita, sono i migliori testimoni della fede profonda della Comunità. Anch’essi, piccoli e inermi come sono, confermano, con il loro gesto, quello dei loro genitori, di quelli che stanno dietro, che hanno lasciato per sempre le false sicurezze della Chiesa ricca di organizzazione, di potere, di quattrini, della Chiesa istituzionale per abbandonarsi unicamente alla forza dei poveri, a quella forza che è il nostro Signore Iddio. In conclusione, dunque, se la Comunità dell’Isolotto sopravvive e questi giovani, questi ragazzi sono di nuovo una conferma di questa sopravvivenza ad ogni costo, è soltanto per la sua profonda e pratica fiducia in Dio senza illusione alcuna negli uomini. Dagli uomini, specialmente da quelli potenti, nessuna salvezza viene. La salvezza viene solo da Dio, dal nostro Dio, il Dio degli ultimi, dei reietti, degli impotenti. Si dice ancora che la Comunità dell’Isolotto è sempre più isolata e perciò diventa sempre più intollerante. Siccome qui siamo onestamente fratelli credo che questo sia un vero rischio ma insieme riusciremo sempre a superarlo in forza di quello che abbiamo detto. Ma vogliamo ancora una volta ricordare il senso del pane che adesso spezziamo. È la nostra fede convinta che noi continueremo - non è vero ragazzi? - bambine e bambini, guardatemi qua, è vero o non è vero che noi continueremo a spezzare il pane della giustizia, della verità, della libertà con gli altri uomini, con quelli ovviamente che liberamente lo vogliono? È vero o non è vero? Questo è il senso perché siete qua. Voi non perdete tempo anche se oggi avete dei bei vestiti come avevate domenica scorsa. Questa è la nostra fede convinta, è il sigillo che ci votiamo, che ci dedichiamo alla fraternità con tutti gli uomini, a quelli che Dio ha destinato ad essere il suo popolo sulla terra. Sono reduce, sono stato in questi giorni, insieme ad alcuni amici credenti, a Napoli. E abbiamo visitato, visitato no, abbiamo vissuto per qualche ora le vie più malfamate della città e abbiamo incontrato, abbiamo parlato, ci siamo intrattenuti con coloro che Gesà di Nazaret ha definito la sua avanguardia, l’avanguardia del suo regno. Chi sono questi? Ladri e prostitute. Ladri e prostitute: abbiamo parlato con loro. Con essi a Napoli lavorano Comunità di credenti che se volete non sono, non appartengono alla Chiesa istituzionale, non sono la Chiesa cattolica ma sono credenti che lavorano sodo con questa gente. Anche con questi ho parlato. Bene, voi non ci credereste: essi dicono le stesse cose che noi all’Isolotto diciamo. Sono i sottoproletari che Dio ha scelto e sceglie per annunciare la conversione al mondo. È stupefacente, per me almeno, questa identità di messaggio. Significa che in modo misterioso, ma vero, noi lo riceviamo dall’unico ma impareggiabile maestro che è Cristo risorto. Terzo, si dice che all’Isolotto sin parla molto di problemi sociali, specialmente di quelli degli altri, ma in realtà questi stessi non vengono mai affrontati. Ebbene, senza bisogno di dire che la risposta la daremo, come l’abbiamo sempre data, coi fatti voglio citare proprio qui, e me lo permetterete, una tesi di laurea. Sapete, quelli che vogliono pigliare la laurea per diventare dottori e professori. E questa tesi di laurea è fatta sull’Isolotto. Vedete? L’Isolotto lo studiano perfino all’Università. Se può consolare qualcuno sappiamo anche questo. Ebbene in questa tesi di laurea, che una ragazza, una brava ragazza ha fatto per guadagnarsi il pane, che si dice? Si dice che l’Isolotto ha dimostrato come è stretto il legame tra l’organizzazione ecclesiastica e la dottrina della Chiesa cattolica e ha dimostrato al mondo come la dottrina viene condizionata dalla storia, dai problemi sociali ed economici e perciò l’Isolotto, oltre lo spezzare le strutture giuridiche oppressive, ha portato dei mutamenti più profondi. Indica cioè come è possibile nell’individuo, qui, in ciascuno di questi ragazzi e di queste bambine – eccole qua che ancora adesso sono commosse per quello che hanno già fatto e che oggi ripetono – ha dimostrato che l’individuo e la collettività è capace di liberarsi dalla schiavitù propria della esperienza religiosa della Chiesa istituzionale. E ancora questi bambini qui presenti e noi con loro diciamo a tutti qual è l’impegno che noi ci prendiamo mangiando questo pane e bevendo questo vino: noi non vogliamo più, abbiamo dichiarato per sempre la morte della religione magica in favore della fede nel Dio vivente. Io ho tentato di dare delle risposte, poi vedremo insieme di darne delle altre perché i tempi possono diventare sempre più duri. Ma noi abbiamo la parola di Dio che cavalca – avete sentito quella bella immagine dell’Apocalisse – la sua lingua è la spada della giustizia e colpisce i potenti ed egli schiaccia nel tino i grappoli dell’ira del Dio onnipotente. Questo è il nostro Dio, in questo noi ci crediamo e questa non è sociologia da quattro soldi, questa è la parola vivente che Dio ha dato a voi bambini e a noi adulti. In forza della fedeltà a questa parola cercheremo, come abbiamo fatto finora, di combinare qualcosa. Intanto celebriamo questa eucaristia e continuiamo a nutrirci di gioia e di fede. Enzo M.: Prima di terminare la Messa bisogna dire alcune cose. Dunque, prima di tutto, i ragazzi, come si è fissato, mercoledì prossimo faranno una gita, i ragazzi, sia quelli che hanno fatto la comunione sia quelli che hanno fatto, che dovevano fare la cresima. L’hanno fatta nel senso che hanno lo Spirito come se l’avessero fatta. Dunque mercoledì prossimo. Allora però bisogna sapere in precedenza chi viene. Già fino dai giorni scorsi si sono fatte le iscrizioni alla Baracche però qualcuno probabilmente non ha avuto modo di venire, allora ora, qui, subito dopo la Messa i genitori e i ragazzi possono fermarsi: qui vicino all’altare ci sarà qualcuno, Lorenzo, che riceve le iscrizioni. Riceve le iscrizioni a questa gita in modo che si sa di preciso chi viene per poter fissare bene il pullman. La gita la facciamo a Torre del Lago, al mare. Faremo anche il bagno. Insomma siamo molti adulti insieme ai ragazzi. Sono già divisi in piccoli gruppi i ragazzi perché hanno fatto il catechismo in piccoli gruppi, due o tre ogni persona o due persone adulte. Quindi il pericolo veramente non ce n’è: si può stare tranquilli. Voglio dire: ci si prende tutta una responsabilità, è logico, ma insomma è una cosa seria. Non c’è preoccupazione. Poi il pranzo se lo portano con sé i ragazzi, si mangia in pineta, al sacco, e quindi allora bisogna che vi iscriviate ora dopo la Messa oppure l’ultimo giorno, domani dalle sei alle otto alle Baracche, anche domani dalle sei alle otto, poi dopo chi si è iscritto si è iscritto e chi non si è iscritto viene lo stesso. Voglio dire è importante è sapere il numero abbastanza approssimativo. Se c’è un ragazzo o due in più o un ragazzo o due in meno non crolla il mondo, ecco, volevo dire questo, però l’iscrizione è importante farla per l’organizzazione. Queste gite per noi non sono soltanto un momento di svago, non si fanno le gite, così, soltanto per accontentare i ragazzi, per farli divertire. È chiaro che noi non siamo su questo piano. Non siamo degli organizzatori di gite o di giochini per accalappiare i ragazzi. Non si è mai fatto, però sono dei momenti invece importanti in cui i ragazzi stanno insieme, imparano a stare insieme perché rientra tutto in un clima di fraternità. Questo è un discorso importante: rientra tutto in un clima di fraternità. La fraternità la si impara a vivere stando insieme, anche giocando insieme (che) rientra in un clima generale. Quindi sono un fatto, voglio dire, una forma di educazione umana, sociale e anche religiosa. Si potrebbe dire che in un certo senso sono catechismo anche le gite, anche se non si prega e non si fanno cose speciali perché ci insegnano, si impara in questi momenti a stare insieme, a volersi bene, a litigarsi e poi a fare la pace. Voglio dire: si impara a vivere. Perciò mandateli questi ragazzi a questa gita. Poi un’altra cosa. Giovedì prossimo i ragazzi si ritrovano di nuovo alle Baracche, chi può venire. Si parla insieme, si canta, si continua un po’ a stare insieme. Giovedì dopo cena si è fissato la riunione dei genitori per parlare di problemi educativi, alle Baracche. Giovedì prossimo. C’è qualcuno che sbagliò e venne giovedì scorso perché aveva inteso che si faceva dopo una settimana invece si era detto chiaramente dopo quindici giorni dall’ultima riunione, perciò giovedì prossimo 25 c’è la riunione per i genitori, dopo cena. Poi un’altra cosa: mercoledì scorso si discusse sull’orario della Messa in piazza. Alle undici, si disse: è tardi, facciamola alle dieci. Stamani ci siamo resi conto che alle dieci è presto. Alle undici è tardi, alle dieci è presto. Si va incontro veramente ad un periodo difficile ora perché questo sole veramente è difficile a sostenerlo, più dell’acqua. Quando piove ed è freddo dà noia il freddo, quando è caldo e c’è il sole dà noia il sole evidentemente ma insomma ci si rende conto…come? (qualcuno interviene dall’assemblea). Dice che non ci dà noia nulla perché è due anni che si viene sempre. Però di fatto bisogna trovare il momento migliore. Ora si discusse e fu deciso di continuare a farla alle dieci. Ora per le dieci ci sono due problemi però. Si disse: questa è una indicazione perché molti che vengono il mercoledì non ci sono la domenica. Di fatto stamattina ci siamo ritrovati in molti soltanto quasi alla fine della Messa. questo è un primo problema. Perché si vede che c’è gente che per le dieci è troppo presto. Poi c’è un altro problema: per essere qui alle dieci bisogna incominciare a preparare alle nove perché ci vuole un’ora tra portare le sedie e tutta la roba. Alle nove: chi è che viene alle Baracche alle nove? Questo è il problema. Quindi io non lo so che cosa si deve fare domenica prossima, se si deve fare alle dieci, alle undici o alle dieci e mezzo. Le dieci e mezzo dite? Le mezzore dice Sergio le sono antipatiche (la gente parla e fa proposte e controproposte che si capiscono solo dalle parole di Enzo M. che è al microfono). Eh? C’è chi propone le undici e chi ha ombrelli e ombrelloni… io proverei a vedere tutti quanti che cosa… perché mercoledì scorso tutti quanti stranamente, la stragrande maggioranza era per le dieci. Oggi sembra che ci sia una preponderanza per le undici. Queste cose vano decise insieme e io proporrei di vedere con la mano chi è per un’ora e chi è per un’altra. Io vorrei vedere adesso chi preferisce la Messa alle dieci come oggi.(Evidentemente a questo punto un certo numero di persone alza la mano). Io vorrei vedere invece chi di voi propone le undici.(come sopra). Allora si continua alle undici e ombrelli e ombrelloni in quantità. Se ne comprerà anche qualcuno di questi ombrelloni qui. Mi sembra che siano moto adatti questi: ci si sta in sei o sette sotto. Questo si continuerà ad aprirlo. Quindi portate ombrelli e ombrelloni e si continua a farla alle undici allora. Domenica prossima alle undici. Chiaro? Non più tardi però, puntuali e si cercherà di fare anche presto e si supererà anche questa difficoltà. Dimmi! Sì, i ragazzi continuano a venire alla Messa come tutti. Dice: vestito così? Vieni vestito come tu vuoi, se vuoi venire vestito così vieni così. Come tu preferisci. Comunque venite, ragazzi, alle undici. È un po’ il momento del nostro incontro, è una festa che facciamo. Voce femminile: Mercoledì c’è l’assemblea? La faremo? Enzo M.: Mercoledì dopo cena si fa l’assemblea. Mercoledì dopo cena si fa l’assemblea come sempre. Che vuol dire?! Si è sempre fatta, anche per le feste. Si fa lo stesso, ci si trova. Allora riepilogo: mercoledì la gita per i ragazzi. La mattina alle sette e mezzo si parte di qui però bisogna iscriversi ora o alle Baracche domani dalle sei alle otto, non più tardi. Mercoledì dopo cena c’è l’assemblea. Giovedì dopo cena c’è la riunione dei genitori. Domenica alle undici si fa la Messa. Alle undici. (Al suono della chitarra si fa un canto): “Io non so proprio come fa per ringraziare il mio Signor m’ha dato i cieli da guardar e tanta gioia in fondo al cuor. Lui mi ha dato i cieli da guardar Lui m’ha dato la bocca per cantar Lui m’ha dato il mondo per amar E anta gioia in fondo al cuor E tanta gioia in fondo al cuor. E quando un dì con lui sarem e la sua casa abiterem Nella sua casa tutta d’or e tanta gioia in fondo al cuor. Lui m’ha dato i cieli da guardar… E quando un dì con lui sarem nella sua casa abiterem Nella sua casa tutta d’or e tanta gioia in fondo al cuor Lui m’ha dato i cieli da guardar… Enzo M.: Devo dire un’altra cosa: i ragazzi che hanno l’esame di quinta o di terza media hanno detto: ma noi non si può venire, perché ci s’ha l’esame, alla gita. Allora vuol dire che facciamo una gita apposta soltanto per quelli che hanno l’esame. E chiaro! Siccome questo esame non si sapeva quando veniva o non veniva, quando è finito l’esame si fa una gita per quelli che fanno la quinta e la terza media che hanno l’esame. Va bene? Quelli di quinta e di terza media sono d’accordo? Va bene! Sergio G.: Dice che Andrea Franceschini ha la febbre e stamani non è potuto venire. È tutt’arrabbiato. Vi saluta e viene domenica. Tony S.: Insieme ringraziamo il Signore di quest’altra giornata bella di festa che ci ha dato e chiediamo a lui la sua benedizione. Il Signore… (Termina la registrazione e finisce l’assemblea eucaristica in piazza Isolotto del 21 giugno 1970)