La tradizione del Diluvio universale

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La tradizione del Diluvio universale
La tradizione del Diluvio universale
La tradizione del Diluvio universale è comune a tutti i popoli del mondo, con le caratteristiche
fondamentali praticamente uguali nelle diverse leggende: collera della divinità per la malvagità
degli uomini, salvataggio di un gruppo più o meno grande di persone, spesso con l’aiuto di un dio,
ripopolamento della terra per vie naturali o miracolose.
Che l’acqua fosse qualcosa di fondamentale nella vita dell’uomo l’aveva già capito nel VII sec. a.c.
il filosofo Talete, che era di casa nella splendida Mileto. La sua non era una grande scoperta, ma fu
il primo filosofo a guardarsi in giro e a porsi delle domande sull’importanza dell’acqua.
Di diluvio si parla a proposito della Mesopotamia, dove il Tigri e l’Eufrate, che nascono dai
contrafforti dell’Anatolia, scorrono paralleli verso il golfo Persico, con argini molto bassi. Quando
per le piogge, la portata dei due fiumi aumentava, un centinaio di chilometri prima di Bassora
l’acqua superava la cresta dell’argine e allagava tutta la Caldea, per cui gli abitanti dovevano per
qualche tempo allontanarsi dalle loro abitazioni. In Egitto, con il Nilo, la situazione era più o meno
uguale. Nell’Oligocene, l’ultima glaciazione stava terminando e le due calotte polari arrivavano fino
a latitudini temperate, liberando grandi quantità d’acqua che determinarono un progressivo
innalzamento del livello del Mediterraneo. L’istmo del Bosforo, che mette in comunicazione l’Egeo
con il Mar Nero, a quei tempi non era navigabile ed il Mar Nero era un grande lago che si stava
prosciugando per l’evaporazione. Con l’innalzamento del livello del Mediterraneo, circa 7000 anni
fa, un’enorme massa d’acqua cominciò a passare dall’Egeo al Mar Nero, sommergendo centinaia di
villaggi sorti sulle coste dell’ex lago. Recenti ricerche hanno documentato la presenza di questi
paesi sommersi da migliaia di anni. Anche questo cataclisma fu definito Diluvio.
La mitologia greca racconta che Zeus, giudicando che il popolo dell’età del bronzo era solo una
grande massa di uomini abbruttiti dai vizi, decise di annegarli tutti, risparmiando solo due giusti,
Deucalione e sua moglie Pirra, ai quali consigliò di costruirsi una grande cassa di legno con la quale
potersi salvare. Zeus fece piovere per nove giorni e nove notti. Quando la pioggia cessò ,
Deucalione e Pirra uscirono dalla cassa che si era arenata sul Parnaso. Zeus inviò loro Ermes, al
quale potevano esprimere un solo desiderio. Deucalione chiese di avere molti compagni e Zeus
disse: “Buttatevi dietro alle spalle le ossa delle vostre madri”. Pirra fu terrorizzata per l’empietà, ma
Deucalione comprese che Zeus alludeva alle pietre, le ossa della Terra, considerata la Madre
universale di tutti. Questo fu il Diluvio dei greci.
Per comprendere il Diluvio biblico invece, non ci si può limitare a descrivere inondazioni o
nubifragi locali perché la Bibbia, per indicare il diluvio, usa il vocabolo greco “kataklysmos”
ovvero cataclisma e quindi si deve trovare una traccia di questa “universalità”nelle leggende di tutti
i paesi del mondo. Circa 5000 anni fa, sul nostro pianeta si scatenò una catastrofe che spazzò via la
maggior parte degli abitanti del nostro pianeta, simile ai recenti tsunami e quindi, questo cataclisma
va interpretato come manifestazione naturale, che periodicamente colpisce il nostro pianeta,
piuttosto che come intervento divino che punisce l’uomo per la sua malvagità. Notizie sul Diluvio
universale esistono anche nelle leggende di quei popoli che non potevano essere venuti a contatto
con il popolo della Bibbia. Queste storie avevano alcuni punti basilari in comune con il racconto
ebraico; fatto che confermerebbe che il Diluvio provocò una distruzione globale.
Il racconto babilonese, noto come epopea di Gilgamesh, è ricco di particolari sul Diluvio. In una
tavoletta d’argilla, Gilgamesh racconta che andò a trovare un suo antenato, Utnapishtim, il quale
aveva ricevuto l’immortalità dopo essere sopravvissuto al diluvio. Utnapishtim gli spiegò che gli era
stato detto di costruirsi una grossa barca e lui ne aveva costruita una a tre piani, nella quale aveva
fatto entrare la sua famiglia, il suo bestiame e molti animali selvatici. Utnapishtim gli spiegò che la
tempesta era durata sei giorni e sei notti e che la barca poi si era posata sul monte Nisir. Per
prudenza aveva fatto uscire prima una colomba ed una rondine che ritornarono subito indietro, non
sapendo dove posarsi. In seguito fece uscire un corvo che non ritornò più e così comprese che le
piogge erano terminate.
In India, una leggenda racconta di Manu, un ragazzo che aveva fatto amicizia con un pesciolino
rosso, chiamato Ida. Il pesciolino, quando il Diluvio stava per arrivare, consigliò a Manu di salire
su una barca che lui stesso, dopo essere cresciuto a dismisura, avrebbe rimorchiato in un posto
sicuro. Quando il diluvio finì, se ne andarono via insieme a rinnovare la razza umana.
Secondo la leggenda cinese, il Dio del tuono regalò un dente a due bambini: Nuwa e Fuxi,
spiegando loro di seminarlo perché da esso sarebbe nata una grande zucca. Così fu, una zucca
spuntò dal terreno diventando enorme. Quando il Dio del tuono scatenò il diluvio, i due bambini
svuotarono la zucca e si accucciarono dentro. Il diluvio uccise tutti gli esseri umani e i due bambini
andarono felici a ripopolare il mondo. E’ interessante notare che l’ideogramma cinese che
corrisponde a nave deriva dall’insieme di tre ideogrammi: uno per l’ imbarcazione, un altro per il
numero otto, il terzo per la parola bocca. La riunione di questi tre ideogrammi vuole dire nave ma
anche otto persone in una imbarcazione, che ricorda il racconto biblico di Noè e della sua famiglia:
otto persone che sopravvissero al Diluvio con un’arca.
Gli Indiani del Nord America raccontano varie leggende che hanno in comune il Diluvio universale
che distrusse l’umanità. Per esempio la tribù degli Aricara racconta che un tempo la Terra era
abitata da una razza di uomini così forti che si permettevano di schernire gli dei. Il dio Nesaru
distrusse questi giganti mediante un Diluvio universale, mettendo prima in salvo, in una grande
grotta, la tribù degli Aricara e molti animali.
Gli Indiani del Sud America hanno leggende simili. I Maia dell’America centrale credevano che un
grande serpente avesse distrutto il mondo con tanti torrenti d’acqua. Il dio Tezcatlipoca avvertì Nata
e sua moglie Nena che scavarono così un grande tronco di legno, facendone una barca con la quale
si salvarono.
In tutte queste narrazioni mitologiche, l’acqua è una potenza negativa perché cancella la vita
arrivando inaspettata. La spaventosa inondazione, quale il Diluvio, che aveva distrutto il mondo e
l’umanità, dimostra l’impotenza dell’uomo di fronte all’acqua, elemento fondamentale per la sua
sopravvivenza e nello stesso tempo misteriosa energia distruttrice. Una catastrofe così spaventosa
non poteva essere dimenticata e si cominciò a celebrarne la ricorrenza e non a caso, il
diciassettesimo giorno del secondo mese ebraico ( iyyar ) corrisponde al 2 Novembre, giorno in cui
noi ricordiamo i nostri morti.
Lavoro di: Federico Tondello
1 Agro, ITIS “L. Da Vinci”