marciume anulare della patata

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marciume anulare della patata
Servizio Fitosanitario Regionale
MARCIUME ANULARE DELLA PATATA
Clavibacter michiganensis subsp. sepedonicus
Il marciume anulare della patata è causato dal batterio Clavibacter michiganensis subsp. sepedonicus, che
determina avvizzimenti e disseccamenti della parte aerea della pianta, oltre a marciumi dell’anello vascolare
dei tuberi. Nell’Unione Europea è stato segnalato in Danimarca, Finlandia, Germania, Olanda e Svezia; nel
resto d’Europa in Norvegia, Polonia e Stati dell’ex Unione Sovietica.
Nel giugno 2009, la presenza del temibile batterio è stata confermata anche in Italia su lotti di patate da seme
di produzione e provenienza Repubblica Ceca.
Ingiallimenti e disseccamenti fogliari, con accartocciamento dei
margini (foto invasive.org)
Ingiallimenti tra le nervature che evolveranno a disseccamenti (foto
eppo.org)
SINTOMI
Parte Aerea
I sintomi si manifestano di solito a stagione inoltrata. All’inizio si osserva, ad iniziare dalle foglie basali,
appassimento, leggero ingiallimento ed accartocciamento, seguiti da ingiallimento dello spazio tra le
nervature ed accartocciamento del margine fogliare verso l’alto e, in seguito, disseccamento prima dello
spazio tra le nervature e poi dell’intera foglia. I sintomi procedono dal basso verso l’alto e portano alla fine
all’avvizzimento di tutto il fusto e poi dell’intera pianta. Piante asintomatiche possono produrre tuberi infetti
ed inoltre non tutti i tuberi di una pianta possono risultare infetti.
Tuberi
Tubero con marciume diffuso e profonde screpolature (foto
eppo.org)
Esternamente ai tuberi si notano decolorazioni
rossastre e screpolature, che si evolvono in
profonde
fessurazioni,
distribuite
a
caso
sull’epidermide, spesso vie di entrata per
microrganismi saprofiti che causano marcescenza.
Internamente, sezionando i tuberi, l’anello vascolare
inizialmente è di colore giallo-chiaro, appena
distinguibile dai tessuti sani, poi varia dal biancocrema al bruno-scuro.
Soltanto a seguito di pressione tra le dita si può
avere fuoriuscita di gocce di un essudato di colore
bianco-latteo avente la consistenza della ricotta. I
tessuti interessati marciscono in maniera
inizialmente inodore.
Con il progredire dell’infezione si ha la distruzione
dell’intero anello vascolare e la formazione di ampie
cavernosità.
Può accadere che tuberi apparentemente sani alla
raccolta rivelino in seguito almeno parte della
sintomatologia descritta oppure che tuberi infetti
diano luogo ad infezioni palesi anche dopo due anni
dalla loro semina.
Sezione di tubero con imbrunimento dell’anello vascolare,
fessurazioni ed emissione di gocce di essudato batterico (foto
eppo.org)
CICLO BIOLOGICO
L’introduzione del batterio nelle aree di coltivazione avviene principalmente attraverso tuberi-seme con
infezioni latenti. In campo il Clavibacter sopravvive nei residui colturali, in piante ospiti secondarie,
probabilmente solanacee e nel terreno. La disseminazione in campo di solito è limitata, potendo avvenire ad
opera di vettori quali l’insetto dorifora e, probabilmente, delle acque di irrigazione per scorrimento La
penetrazione avviene attraverso ferite provocate da operazioni colturali o da insetti.
Molto comune è la diffusione della malattia da un tubero all’altro nelle operazioni di taglio presemina, di
raccolta , di trasporto, di stivaggio e cernita in magazzino. Il batterio può infatti sopravvivere per mesi su
macchinari, veicoli, contenitori, magazzini, materiali di imballaggio, ecc.
DIFESA
L’unica forma di difesa è la prevenzione. A tale scopo è necessario:
a) utilizzare materiale di propagazione certificato conformemente alle direttive fitosanitarie della Comunità
Europea e conservare i cartellini di ciascun lotto;
b) eliminare la pratica del taglio dei tuberi seme o disinfettare con ipoclorito di sodio (o Sali quaternari di
ammonio) i coltelli e/o i macchinari con cui si tagliano i tuberi seme, nel passaggio da un lotto all’altro;
c) comunicare immediatamente al Servizio Fitosanitario Regionale qualsiasi sospetto di infezione a carico di
tuberi o piante;
d) collaborare con il SFR nell’effettuazione dei controlli visivi e dei campionamenti per gli esami di laboratorio
previsti dalla normativa vigente, sia in campo che in magazzino.
D.M. 28.01.2008 – Lotta obbligatoria contro il marciume anulare della patata
(Clavibacter michiganensis ssp. sepedonicus).
La pericolosità del batterio Clavibacter michiganensis subsp. sepedonicus ha determinato l’emanazione da
parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali di un Decreto di lotta obbligatoria (DM
28.01.2008 – Recepimento della direttiva della Commissione 2006/56/CE) che stabilisce le misure fitosanitarie
da adottare sul territorio della Repubblica Italiana per localizzare l’organismo nocivo, prevenirne la comparsa
e disseminazione, impedirne la diffusione ed eradicarlo.
In attuazione della normativa vigente gli agricoltori, gli importatori, i centri di raccolta e i commercianti di
patate devono collaborare con il SFR nell’effettuzione di indagini sistematiche sui tuberi (sia da seme che
destinati ad altri usi), preferibilmente immagazzinati, consistenti in esami visivi e prove di laboratorio, per
l’individuazione e la diagnosi dell’organismo nocivo. Le analisi visive e di laboratorio, qualora il SFR lo riterrà
necessario, potranno interessare anche le piante di patate.
Nel caso in cui il SFR individui manifestazioni sospette del batterio, rappresentate da sintomi diagnostici visivi
o risultati positivi delle prove di immunofluorescenza o di altri idonei test di laboratorio, in attesa dei risultati
delle analisi di conferma, i soggetti sopra individuati:
• non possono movimentare nessuna delle partite o spedizioni da cui sono stati prelevati i campioni, a
meno che ciò avvenga sotto il controllo dello stesso SFR e non esistano rischi effettivi di
disseminazione dell’organismo nocivo;
• devono collaborare con il SFR nell’attuazione di interventi opportuni per risalire all’origine della
manifestazione sospetta e nell’eventuale introduzione di altri interventi cautelativi commisurati
all’entità del rischio stimato, al fine di scongiurare la disseminazione del batterio (controllo ufficiale del
trasporto di tutti gli altri tuberi o piante entro o da qualsiasi impianto associato alla manifestazione
sospetta).
Nel caso in cui il SFR, a seguito delle indagini di laboratorio di conferma, accerti la contaminazione, sono rese
obbligatorie alcune misure, tra le quali in primo luogo:
• se non esiste alcun rischio effettivo di disseminazione dell’organismo nocivo, destinare i tuberi, sotto il
controllo ufficiale del SFR, alla trasformazione industriale, attraverso la consegna diretta ed immediata
ad uno stabilimento dotato di apposite strutture per eliminare i rifiuti e provvisto di dispositivi per la
disinfezione delle aree di magazzinaggio e dei veicoli in uscita; in alternativa attuare altri interventi
(incenerimento, utilizzo per alimentazione animale previo trattamento termico, interramento
profondo in idoneo luogo di smaltimento senza rischi di infiltrazione su terreno agricolo o contatto con
acque sorgive utilizzabili per irrigazione);
• distruggere o pulire e disinfettare con adeguati metodi che escludano qualsiasi rischio identificabile di
disseminazione dell’organismo nocivo, i macchinari, i veicoli, i battelli, i magazzini, le serre e le
attrezzature, nonché qualsiasi altro oggetto, compresi i materiali di imballaggio, dichiarati contaminati
dal SFR;
• nelle aree dichiarate contaminate dal SFR attuare, sotto il controllo di quest’ultimo, una serie di misure
che comprendono, tra l’altro, l’obbligo di eliminare per 3-4 anni le piante spontanee di patata e le altre
piante ospiti naturali e di non mettere a dimora patate o altre piante ospiti che presentino rischio di
disseminazione del batterio o l’obbligo di tenere il terreno a maggese completo o a pascolo
permanente;
• dopo i 3-4 anni di fermo di coltivazione, nel primo periodo di raccolta delle patate, mettere a dimora
soltanto tuberi-seme ufficialmente certificati.