Capitalism: a love story - Cinema Verdi
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Capitalism: a love story - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi - Breganze 35°anno www.cineverdi.it Capitalism: a love story CAST TECNICO ARTISTICO Regia: Michael Moore Sceneggiatura: Michael Moore Fotografia: Daniel Marracino, Jayme Roy Musica: Jeff Biggs Montaggio: Alex Meillier , Conor O'Neill , Jessica Brunetto , John W. Walter , Pablo Proenza , T. Woody Richman , Tanya Meillier Prodotto da: Dog Eat Dog Films, Overture Films, Paramount Vantage (USA 2009) Durata: 120’ Distribuzione cinematografica: Mikado Secondo Michael Moore, in ogni tempo è possibile operare, all'interno del tessuto sociale, una distinzione tra ladri veri e presunti. Volgendo il pensiero alla Grande Depressione successiva alla crisi del 1929, è arduo stabilire se fossero da temere maggiormente quei disoccupati che, in preda a fame e disperazione, si dedicavano a rapinare banche per sopravvivere, o piuttosto quell'alta borghesia composta da speculatori dissennati che, avendo monopolizzato la gestione di risorse e capitale sotto la tutela delle leggi, si erano resi colpevoli di abusi tali da condurre al naufragio l'economia americana. La situazione attuale degli USA presenta inquietanti analogie con quell'epoca apparentemente lontana: a tutt'oggi lo scenario annovera, da un lato, banche e corporazioni votate alla logica del profitto, dall'altra famiglie dal reddito medio o basso in lotta per preservare un'esistenza dignitosa. Moore si pone nel mezzo, in assetto da battaglia, identificando nelle prime le responsabili del recente tracollo finanziario (quindi, di nuovo, i veri ladri), nelle seconde semplicemente le “vittime” del più triste raggiro mai ordito. Molte di queste, però, benché si siano viste persino pignorare la casa, non assecondano l'istinto di diventare fuorilegge alla maniera di Bonnie & Clyde. Dopotutto, è sempre esistita una fascia di popolazione 19° film vincolata dal suo ceto, e dunque dal suo censo, all'assunzione di una peculiare responsabilità sociale: compensare gli squilibri derivati da una ripartizione imperfetta della ricchezza, concentrata, per il 90%, negli artigli di una nuova oligarchia, che viene prima di ogni governo, ma è anche frutto di cattiva politica. Il corpulento, molesto, in tutti i sensi “ingombrante” Moore, comprende come sia necessario, una volta affilate le armi di una sana ma ferina ironia, demistificare la parabola aurea di quel fenomeno iniquo detto “capitalismo”, riportarlo alle sue reali dimensioni per nulla a misura d'uomo. Denunciarlo mediante un film che lo copra di ridicolo e dimostri come non sia niente di più che una truffa con rapina, un ladrocinio legalizzato. Da cineasta scomodo mai domo, il Nostro realizza la sua opera più estrema a livello teorico. Qual è la nemesi, l'opposto, il logico ribaltamento di “capitalism”? “Communism”, una parola che nell'America post-Roosevelt suonava come anatema, non meno invisa oggi, anche in Italia. Moore si spinge ad ipotizzare che vari precetti di quel comunismo tanto avversato non risultino così erronei nella loro oculata applicazione in campo economico e/o politico, forse preferibili, in termini di sostenibilità, a quel capitalismo rapace dai risvolti così amorali. Lo fa partendo in realtà dall'analisi del socialismo e dai principi di eguaglianza cui anche Obama ha aderito, ma con l'episodio della fabbrica autogestita in modo democratico dai lavoratori sconfina nel territorio di un'etica forse inconsapevolmente ma propriamente comunista nei suoi intenti solidali, e dimostra come possa funzionare! Procedendo per provocazioni, il film si inserisce nell'atmosfera da “new new deal” del dopo-Bush, e restituisce dignità ad un'America colta in una fase di trasformazione politica, quindi di riflessione introspettiva: le ombre della recessione e lo spettro della guerra diventano ragioni per guardare avanti. Dal canto suo, Moore, personalmente interessato dai (mis)fatti che racconta, raggiunge un'identificazione finalmente sentita e convincente con l'esponente medio della working class, non solo americano, stavolta, ma di tutto l'occidente. Come regista, sferra colpi 17 - 18 – 19 - 20 Febbraio 2010 che vanno a segno; ha all'attivo un'impaginazione del materiale talmente incalzante, intelligente e divertente da caricarsi di virtù immaginifiche: basterebbe da sola la scena dell'assalto alla zona di Wall Street, circondata di nastro e sigillo della polizia, a dirne la capacità di incidere sulla realtà che descrive. Pur adottando la forma dell'inchiesta, il filmaker non vi fa corrispondere i modi del documentario, dando vita ad un linguaggio personale estraneo alla distorsione della realtà propria della fiction, ma non al suo uso creativo: una complessa e ludica alternanza di dati oggettivi e artifici in sede di montaggio definiscono uno stile e delle prese di posizione implicite; lo showman militante si fa garante etico. I meri fatti non vengono alterati, ma sagacemente accostati come ritagli in un album, rivelano la visione e l'opinione dell'autore. Carlo Alberto Collanega Il film della prossima settimana Reign over me di Mick Binder Durata 125’ Charlie Fineman (Adam Sandler) a perso moglie e figlie nella tragedia dell'11 settembre. Da allora si è chiuso completamente in se stesso, rifugiandosi nella sua sterminata collezione di dischi in vinile deciso a difendere il suo diritto a non ricordare, finchè non incontra un suo vecchio compagnio d'università che lo costringerà a ad affrontare i suoi ricordi e cercherà di aiutarlo facendogli riscoprire il piacere e il valore di un'amicizia sincera. . Un film sul dolore e sul suo difficile superamento, sullo spaesamento di una città, New York, e dei suoi abitanti, dove la tragedia pubblica dell'11 settembre, analizzata da un punto di vista tutto privato, aleggia senza essere mai in primo piano. Cineforum G. Verdi - Breganze 35°anno www.cineverdi.it Scheda film Capitalism: a love story La locandina 19° film scaricabile gratuitamente dal web negli Usa e in Canada, è un appello ai fannulloni americani affincé vadano a votare. Per Obama. (P.M.) 17 - 18 – 19 - 20 Febbraio 2010 IL REGISTA Lunedì 22Febbraio 2010 Ore 20,45 LUNEDI CINEMA Little Children di Todd Field CENNI E CURIOSITA’ SUL FILM: NOME: Michael Moore DATA DI NASCITA: 23/04/1954 LUOGO DI NASCITA: Flint, Michigan, USA presentato in concorso alla 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Michael Moore è nato a Flint nella cittadina, dove si trova una delle più grandi fabbriche della General Motors, ha mosso i primi passi da giornalista. I genitori lo avevano destinato a un lavoro nella grande azienda automobilistica, ma è proprio contro di essa che si è scagliata per la prima volta la sua vena per le inchieste d'assalto. A ventidue anni fonda il giornale "The Voice", che dirige per una decade. Nel 1989, quando la GM ghiude le fabbriche di Clint, Moore realizza il documentario Roger and me, che prende di mira il capo dell'azienda Roger Smith. L'enorme successo di questo reportage d'assalto gli consente di girare il suo primo lungometraggio di fiction (Canadian Bacon, con John Canfy) e di produrre la trasmissione televisiva "Tv nation". Due anni più tardi, ritorna al cinema documentario militante con The Big One, un pamphlet contro le multinazonali. Nel 2002, con Bowling for Columbine prende di mira il mercato delle armi in America: incassi da capogiro per un documentario e un Oscar inaspettato. Nel 2004 continua la sua lotta personale contro l'America conservatrice con Fahrenheit 9/11, film nel quale denuncia un legame tra il clan dei Bush e quello della famiglia Bin Laden nei mesi a ridosso dell'11 settembre. Anche qui, un successo da record ai botteghini di tutto il mondo e un premio prestigioso: la Palma d'oro a Cannes 2004, consegnatagli tra gli applausi da Quentin Tarantino. Il film successivo è Sicko, ancora una volta un documentario graffiante, sul sistema sanitario americano. Nel 2008 la sua poetica militante si mette al servizio di Barack Obama, primo candidato nero alla Casa Bianca. Il film, intitolato Slacker Uprising e (2009) Capitalism: A Love Story (2008) Captain Mike Across America (2007) Sicko (2004) Fahrenheit 9/11 (2003) The Best of R.E.M.: In View 1988-2003 (Video) (2002) Bowling a Columbine (1997) The Big One (1995) Operazione Canadian Bacon (1992) Two Mikes Don't Make a Wright (Episodio: Pets or Meat: The Return to Flint) (1989) Roger and me l film racconta la storia di coppie sposate e frustate da partner noiosi, figli viziati e vite prevedibili, che il giorno sembrano famiglie perfette mentre nella notte sono tutt'altro. Sarah è una madre sposata con un marito, Richard, ossessionato con il porno su internet. Todd è un padre casalingo sposato con Kathie, documentarista fissata dal voler fargli riprendere la carriera legale. Mary Ann è una supermamma organizzata con una figlia di 4 anni già con il futuro destinato ad Harvard. E infine Ronnie, un pedofilo uscito dalla prigione che fa ritorno a casa. In questo clima di famiglie disfunzionali, Sarah e Todd iniziano una storia che li riporta all'età dell'adolescenza, in quel periodo di libertà tra le responsabilità dell'infanzia e quelle di essere genitori. Ingresso gratuito riservato ai soci Cineforum CLASSIFICA VOTAZIONI FILM Gran Torino Sette anime The reader Katyn I love radio rock Baaria Il curioso caso di Benjamin… Bastardi senza gloria Coco Avant Chanel Lo spazio bianco Revolutionary road Angeli e demoni Vincere Due Partite Tutta colpa di Giuda Il dubbio Cosmonauta The Informant 4,61 4,22 4,21 4,07 4,03 3,98 3,94 3,93 3,86 3,61 3,56 3,52 3,49 3,45 3,34 3,29 2,95 2,19