1 Didimo il Cieco, Lo Spirito Santo 16. Lo Spirito Santo non è

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1 Didimo il Cieco, Lo Spirito Santo 16. Lo Spirito Santo non è
“AUDITE MAGISTRUM UT INTELLIGATIS”
Didimo il Cieco, Lo Spirito Santo
16. Lo Spirito Santo non è creatura, né mai è assoggettato al loro stato, ma sempre è posto accanto al
Padre e al Figlio: esaminiamo ora in che cosa si differenzi dalle altre due Persone divine.
Paolo, al termine della seconda lettera indirizzata ai Corinzi, afferma: «La grazia del Signore
nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia sempre con tutti voi» (2Cor
13, 13). Da queste parole si evidenzia che la partecipazione alla Trinità è unica: infatti, chi ha ricevuto la
grazia di Cristo, l’ha ottenuta sia per l’economia del Padre, come per l’elargizione dello Spirito Santo.
Essa infatti è data da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo, secondo la Scrittura: «Grazia a voi e pace da
Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo» (Rom 1, 7), non però nel senso che il Padre dona una grazia e il
Salvatore un’altra, giacché Paolo fa presente che viene elargita dal Padre e dal Signore Gesù Cristo, ed è
resa perfetta con la comunione dello Spirito Santo. […] Anche nel libro di Zaccaria, Dio promette che
avrebbe riservato, cioè avrebbe dispensato, con grande abbondanza, su Gerusalemme «lo Spirito di
grazia e di compassione» (Zc 12, 10). Sicché, quando uno riceverà la grazia dello Spirito Santo, l’avrà,
come dono, da Dio Padre e dal nostro Signore Gesù Cristo.
Dal fatto dunque che la grazia è unica, [elargita] dal Padre e dal Figlio e resa perfetta dall’azione
dello Spirito Santo, si dimostra che la Trinità ha una sola sostanza.
In un altro passo della Sacra Scrittura si afferma: «L’amore di Dio [sia] con tutti voi» (2Cor 13,
13); l’amore infatti è elargito e reso efficace dalla Trinità. […].
17. Che quest’amore, che è elargito dal Padre e dal Figlio, sia frutto dello Spirito Santo, come anche la
gioia, la pace, lo conferma l’Apostolo quando scrive: «Frutto dello Spirito è gioia, pace, amore» (Gal 5,
22). «Amore» che è stato riservato nel cuore dei credenti per mezzo dello Spirito Santo. «L’amore di
Dio – egli afferma – è stato riservato nei vostri cuori nello Spirito Santo» (Rom 5, 5). Ora, ognuno che
è in comunione con lo Spirito Santo, lo è mediante la partecipazione a lui, secondo l’insegnamento
dell’Apostolo: «La comunione dello Spirito Santo sia sempre con tutti voi» (2Cor 13, 13).
Quando uno avrà la sapienza, la parola di Dio e la verità completa, avrà anche la comunione alla
santità nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. «Fedele è Dio, per mezzo del quale siete stati chiamati
alla comunione del suo Figlio» (1Cor 1, 9). Anche Giovanni scrive del Padre: «Se camminiamo nella
luce, come egli è nella luce, siamo in comunione con lui» (1Gv 1, 7), e ancora: «La nostra comunione è
col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1, 3).
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Dunque, chiunque è in comunione con lo Spirito Santo, immediatamente comunica con il Padre
e con il Figlio. E chi ha l’amore del Padre, lo ha dal Figlio, comunicato per mezzo dello Spirito Santo.
E, infine, chi è partecipe della grazia di Gesù Cristo possiede la stessa grazia data dal Padre, per mezzo
dello Spirito Santo. È infatti chiaramente provato che identica è l’azione del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Ma di coloro di cui identica è l’azione, medesima ne è anche la sostanza, perché quelle
realtà che sono homousia alla stessa sostanza, compiono le stesse azioni, mentre quelle che hanno una
sostanza differente sono anomousia, sono quindi discordi e differenti. […].
19. La sapienza elargita ai discepoli dal Figlio è la sapienza dello Spirito Santo e l’insegnamento dello
Spirito Santo è l’insegnamento del Signore; infatti, unica è la comunione di natura e di volontà dello
Spirito Santo con il Figlio. E poiché in precedenza è stato dimostrato che lo Spirito è partecipe della
natura dell’Unigenito di Dio e di Dio Padre, e il Padre e il Figlio sono una cosa sola, secondo la
Scrittura: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 30), si dimostra che la Trinità è indivisa e
inseparabile secondo la natura. In un altro passo del Vangelo si dice: «Non sarete voi a parlare, ma sarà
lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi» (Mt 10, 20). Se dunque lo Spirito del Padre parla per
mezzo degli apostoli, insegnando loro che cosa dovranno rispondere, e ciò che è insegnato dallo Spirito
è sapienza, che non possiamo immaginare diversa dal Figlio, appare chiaro che lo Spirito è della stessa
natura del Figlio e del Padre, di cui è Spirito. Ma il Padre e il Figlio sono una cosa sola. Dunque la
Trinità è congiunta per l’unità della sostanza. […]
21. […]. È oltremodo facile addurre una ulteriore prova della nostra fede [nell’unità di natura delle
Persone Divine] con un altro testo della Scrittura.
Solo Dio è dichiarato sapiente. È definito sapiente perché non riceve da un altro la sapienza, né
partecipa della sapienza di un altro. Molti infatti sono chiamati sapienti, non per la loro natura ma per il
fatto che è loro comunicata la sapienza. Dio invece, che non è divenuto sapiente per la partecipazione
alla sapienza di un altro, né per averla attinta altrove, è indicato come il solo sapiente, che genera la
sapienza e rende gli altri sapienti. Questa sapienza è il Signore nostro Gesù Cristo, che è definito
potenza e sapienza di Dio (cfr 1Cor 1, 24).
Ma anche lo Spirito Santo è proclamato sapienza […] poiché non riceve da altro principio la
sapienza, anzi è detto Spirito di sapienza. Il suo essere stesso è Spirito di sapienza e la sua natura non è
altro che Spirito di verità e Spirito di Dio. […].
22. Poiché dunque lo Spirito di sapienza e di verità è unito in modo inscindibile al Figlio, anche Lui è
sapienza e verità sussistente. Se invece avesse bisogno di ricevere la sapienza e la verità, in qualche
modo cercherebbe di acquistarla per non aver più necessità di ciò che riceverebbe da altra fonte, cioè la
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sapienza e la verità. Ora il Figlio, che è anche lui verità e sapienza sussistente, non è separato dal Padre,
che, dai testi della Scrittura, è indicato come il solo sapiente e la sola verità. […].
24. [Pertanto] non credo che ci possa essere uno tanto insensato e pazzo da ritenere perfetto il
battesimo che è amministrato nel nome del Padre e del Figlio, senza l’aggiunta dello Spirito Santo o,
ancora, nel nome del Padre e dello Spirito Santo, avendo taciuto il nome del Figlio o, infine, nel nome
del Figlio e dello Spirito Santo senza aver preposto il termine “Padre”. Anche se ci può essere uno –
per così dire – con il cuore di sasso e la mente completamente priva di senno, che tenta di battezzare
così da omettere uno dei nomi prescritti, [comportandosi] cioè da legislatore contrario a Cristo, tuttavia
egli battezzerà in modo imperfetto, anzi non potrà affatto liberare dai peccati quelli che ritiene essere
stati da lui battezzati.
Da ciò si può concludere quanto sia indivisa la sostanza della Trinità: che il Padre è veramente
Padre del Figlio e lo Spirito Santo è veramente lo Spirito del Padre e di Dio e, ancora, che è Spirito della
sapienza e della verità, cioè Spirito del Figlio di Dio.
Questa dunque è la salvezza dei credenti ed in questa Trinità raggiunge la perfezione l’economia
dell’ordinamento della Chiesa. Infatti, quando il Salvatore mandò i suoi discepoli a predicare il Vangelo,
si dice che, per insegnare i principi della fede, il Padre abbia stabilito nella Chiesa in primo luogo gli
apostoli, in secondo i profeti, al terzo posto i maestri (cfr 1Cor 12, 28). Con questa affermazione
concorda anche il detto dell’Apostolo: «E come Dio ci ha fatto degni di credere al Vangelo, così
parliamo, non per piacere agli uomini, ma a Dio, che ha provato i nostri cuori» (1Ts 2, 4).
Queste stesse persone a cui Cristo ordinò di essere maestre, che il Padre approvò, si afferma che
lo Spirito Santo le ha costituite nella Chiesa dispensatori e capi. Infatti, avendo l’Apostolo riunito a
Mileto gli anziani da diverse città e da moltissime chiese, disse loro: «Vegliate su voi e su tutto il gregge
sul quale lo Spirito vi ha posti come vescovi a governare la Chiesa del Signore, che egli si è acquistato
con il suo sangue» (At 20, 28). Se quelli che Cristo mandò ad evangelizzare e a battezzare i pagani, lo
Spirito Santo li mise a capo della Chiesa, designati dalla volontà del Padre, non c’è dubbio che unica è
l’operazione e l’approvazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che, di conseguenza, la
sostanza della Trinità è la medesima.
Si deve considerare anche questo fatto: che la creatura non può abitare nel cuore e nei sensi, ma
lo può solo Dio e, nello Spirito Santo, il suo Verbo, come il Padre dice ad alcuni: «Abiterò in mezzo a
loro e camminerò con loro» (2Cor 6, 16). A lui poi un tale rivolge la parola: «Eppure tu abiti nella santa
dimora, lode d’Israele» (Sal 21, 4).
L’eccelso Creatore di tutte le creature abita nell’alto (cfr Sal 112, 5). Anche l’unigenito Figlio
dimora nella mente pura e nel cuore dei credenti. Che, per la fede, Cristo abiti nell’uomo interiore, nello
Spirito, lo dice l’Apostolo così scrivendo: «[Che siate rafforzati in potenza] mediante lo Spirito
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nell’uomo interiore, il Cristo abita per la fede nei vostri cuori» (Ef 3, 16-17). Egli stesso poi parla di sé
in questo modo: «Cristo vive in me» (Gal 2, 20) e, ancora: «È il Cristo che parla in me» (2Cor 13, 13).
Ed il Salvatore afferma: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola. E il Padre mio lo amerà e noi verremo
a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). In un altro passo, infine, tutta la natura degli esseri
razionali è definita «casa del Salvatore» (cfr Gv 1, 11).
25. Come il Signore Gesù è costituito capo della sua casa, e «la sua casa siamo noi» (Eb 3, 6), così la
casa di Cristo è il tempio di Dio, nel quale abita lo Spirito dello stesso Dio. Paolo infatti scrivendo ai
Corinti, dichiara: «Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3, 16). Ma
se nella casa e nel tempio, nella quale dimora il Padre e il Salvatore, lì si trova anche lo Spirito Santo, da
questo ne consegue che la sostanza della Trinità è indivisa. E, dopo non molti capitoli, nella stessa
Lettera, Paolo dichiara: «Non sapete che i vostri corpi sono tempio dello Spirito Santo …, che ricevete
da Dio?» (1Cor 6, 19). Poiché dunque è rivelato che lo Spirito Santo, allo stesso modo del Padre e del
Figlio, abita nella mente e nell’uomo interiore, mi sembra, non dico stolto ma empio, ritenerlo creatura.
[…].
27. Nello stesso Vangelo si dichiara anche che lo Spirito Santo è dato, è mandato dal Padre, quando il
Salvatore dice: «Io pregherò il Padre mio ed Egli vi darà un altro consolatore, perché rimanga con voi
per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14, 16-17) e, ancora: «Il consolatore, lo Spirito Santo che il Padre
manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa» (Gv 14, 26).
In realtà anche in questi passi si sostiene che il Padre dà «un altro consolatore», ma non «un
altro» che sia diverso da quello che è inviato dal Figlio, come si può leggere nel passo: «Quando verrà
quel consolatore, che io manderò dal Padre, lo Spirito di verità» (Gv 15, 26). Lo ha chiamato «un altro
consolatore» non a motivo della differenza di natura, ma per la diversità di operazione. Infatti, mentre il
Salvatore ha la funzione di mediatore e di legato e, come sommo sacerdote, intercede per i nostri
peccati, salvando per sempre coloro che per Suo mezzo si sono accostati a Dio, poiché Egli è sempre
vivo, intercede a loro favore presso il Padre (cfr Eb 7, 25), lo Spirito Santo, secondo un’altra accezione,
è designato come consolatore per il fatto che arreca consolazione a coloro che sono angosciati dalla
tristezza. Tuttavia dalle diverse operazioni del Figlio e dello Spirito Santo, non si può dedurre che le
nature sono differenti. Anzi in un altro passo si trova che lo Spirito consolatore compie l’ufficio di
legato presso il Padre, come nel brano: «Che cosa sia conveniente chiedere nella preghiera, non lo
sappiamo, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inenarrabili. Colui che scruta
i cuori sa che cosa lo Spirito desidera perché intercede per i santi secondo [i disegni] di Dio» (Rom 8,
26-27).
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28. Anche il Salvatore genera la consolazione nei cuori di coloro che la bramano, termine da cui lo
Spirito Santo prende l’attributo di consolatore. È scritto infatti: «Tu consoli gli umili del popolo» (Is 49,
13). Per cui colui che aveva ottenuto un simile beneficio, annunziandolo pubblicamente, esclama:
«Signore, quand’ero oppresso dall’angoscia, il tuo conforto mi ha consolato» (Sal 93, 19).
Ma anche il Padre è dichiarato «Dio di ogni consolazione», che consola coloro che sono provati
dalla tribolazione (2Cor 1, 3-4), perché dalle stesse prove, attraverso la pazienza, possano conseguire
prima la salvezza, quindi la corona di gloria.
Dunque lo Spirito, consolatore e santo, lo Spirito di verità, è dato dal Padre perché rimanga
sempre con i discepoli di Cristo, con i quali è sempre anche lo stesso Salvatore, come Egli stesso
afferma: «Ecco sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Siccome negli apostoli è sempre
presente lo Spirito Santo ed il Figlio, ne consegue che con essi è presente anche il Padre. Infatti chi
accoglie il Figlio accoglie il Padre, ed il Figlio con il Padre faranno dimora in coloro che sono stati
reputati degni della sua visita. Così pure dove sarà lo Spirito Santo immediatamente si trova anche il
Figlio.
(Didimo il Cieco, Lo Spirito Santo, trad. it.: Città Nuova, Roma 1990, pp. 86-105)
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