Barche Da Crociera
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Barche Da Crociera
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela quistare. Il modello sarà un argomento che si affronterà più tardi, la prima cosa da decidere è che tipo di barca si vuole. Se si desidera uno scafo veloce ad alte prestazioni o uno più tranquillo, ma anche più comodo. Insomma, se siamo diportisti da regata o da crociera pura. Spesso su questi due concetti c’è qualche confusione. A volte si pensa che la barca a vela classica, quella con una superficie velica importante, sia un oggetto difficile da gestire che necessita di equipaggi numerosi. Dall’altro canto, alcuni credono che gli scafi concepiti per la crociera pura siano dei panettoni incapaci di tenere il mare e di sfruttare il vento. Per capire dove sta la verità cerchiamo di conoscere insieme i due schieramenti. L’avvolgiranda, diffusissimo sulle barche da regata, ruba molta superficie velica e quando non è più nuovo può dare dei problemi che in alcuni casi possono mettere la barca in pericolo CHE VELISTI SIAMO Le barche da crociera-crociera La barca da crociera ha come obbiettivo principale la comodità. Chi acquista queste barche ama il comfort, non vuole fare grandi sforzi, né intende sacrificare spazi per ottenere velocità particolarmente elevate. Questo tipo di barche risponde ad alcune regole fondamentali, qui di seguito ve ne presentiamo alcune Di Lara Adani uale momento migliore per riflettere sul tipo di barca da acquistare nel prossimo autunno se non ad agosto, quando siamo in vacanza, possibilmente in crociera e abbiamo l’opportunità di analizzare da vicino le nostre esigenze in fatto d’imbarcazioni. Le riflessioni che effettueremo in questi giorni ci torneranno preziose quando a ottobre ci aggireremo tra la moltitudine di barche esposte al salone di genova. Tra tutti i dilemmi che si possono porre al diportista in procinto di cambiare la propria barca e ancor di più a colui che si appresta all’acquisto della sua prima imbarcazione, primo fra tutti è il tipo di scafo da ac- Q La prima cosa da fare per poter iniziare a costruire il profilo della nostra barca ideale, è analizzare quello che facciamo in barca noi e chi solitamente naviga con noi. Ci piace bolinare con la barca sbandata sottovento sino a toccare l’acqua con la falchetta, ci sentiamo appagati quando la sera torniamo a casa con un leggero dolorino al bicipide, che ci da l’idea esatta del moto compiuto per cazzare e lascare, regolare e ammainare. O preferiamo bolinare tranquilli con la barca sbandata di una quindicina di gradi, avere l’impressione che questa sfrutti la raffica perché quando arriva, l’imbarcazione scivola leggermente e accelera. Ci piace la colazione in pozzetto, la spaghettata all’ora di pranzo sotto il tendalino, l’aperitivo delle cinque con le bruschette calde con sopra un calamaretto fresco, la cena gustosa con primo secondo frutta e dolce, che comporta ore e ore di volontariato da parte delle signore. Bene, nel primo caso diciamo che siamo degli sportivi, nel secondo dei filosofi del dolce navigare. E ancora, non ci preoccupiamo se il bozzello da duecento euro si è rotto, non sbuffiamo se il prodiere sbaglia e strappa con la varea del tangone lo spi nuovo da tremila euro, non comiciamo a urlare come animali feriti a morte quando lo stesso prodiere non ci passa bene le distanze e la nostra prua entra nella poppa della murata della barca che ci era a fianco e aveva diritto di precedenza; se superiamo tutto ciò senza rimanere vittima di un infar- to siamo dei regatanti puri. Se, invece, ci stupiamo che la randa comprata otto anni prima si è un po’ lacerata e il velaio ci consiglia di cambiarla; rimaniamo male quando il meccanico ci dice che il motore ha mille e cinquecento ore e forse è il caso di fare una piccola revisione; all’ultimo momento quando c’è da decidere se spendere trecento euro per sostituire delle drizze, o in alternativa per ricomprare la scaletta da bagno, decidiamo per la scaletta: siamo dei crocieristi. Le due tipologie di velisti sono così distanti tra loro che a volte ci si stupisce che possano ormeggiare nello stesso porto fianco a fianco. Agosto 2004 33 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela doppiare dell’intensità del vento la forza di questo sulle vele si quadruplica, il che significa che lo sforzo fisico richiestoci per governarle dovrà essere quadruplicato. Per questo quando c’è poco vento sembra sempre che la barca sia sottoinvelata. E’ quando c’è vento teso che ci si rende conto degli sforzi necessari per governare la velatura. Una barca da crociera deve avere tra il 25% e il 30% di superfice velica in meno di quella portata da un analoga barca da regata. Un Oceanis 411 porta 70 mq contro un Grand Soleil 40 race che porta circa 105 mq. LA RANDA CROCIERA Una volta deciso che siamo crocieristi, dobbiamo informarci su alcuni concetti base che regolano la comodità della vità di bordo. Se terremo a mente queste piccole regole quando andiamo a scegliere una barca e le implementeremo con quelle dettateci dalle nostre esigenze personali, riusciremo ad avvicinarci alla barca ideale. IL ROLLIO Una delle cose che rende scomoda un barca è la sua tendenza al rollio(movimento oscillatorio trasversale della barca). Questo fastidioso movimento è minore con: a) il baricentro basso: tuga bassa, peso concentrato a fine chiglia, albero leggero; b) stabilità di forma: una barca con lo scafo largo e piatto rolla di meno di una con lo scafo stretto e tondo; c) pescaggio: uno scafo molto immerso tende a rollare di meno di uno poco immerso. Da questi concetti fondamentali possiamo trarre alcune conclu34 Agosto 2004 sioni. Non è vero che l’albero in carbonio è solo per le barche da regata. L’albero tecnologico pesa molto di meno di quello in alluminio e un chilo posto a quindici metri di altezza influisce molto di più sul rollio di dieci chili posizionati a livello della tuga. Quindi una barca con l’albero in carbonio rollerà molto di meno di una con l’albero in alluminio. Il radar, accessorio che molti considerano indispensabile, in effetti viene usato pochissime volte, di contro, la sua antenna, specialmente nei modelli più vecchi, pesa diversi chili e deve essere montata in alto, tra il primo e il secondo ordine di crocette. Ciò contribuisce notevolmente a intensificare il movimento di rollio. Una randa full batten con carrelli montati su rotaia, funziona molto meglio di un rollaranda e fa faticare di meno. Il rollaranda quando è nuovo si chiude e si apre che è un piacere, quando invecchia diventa sempre più duro sino a trasformarsi in un problema. Nella randa full batten tutte le parti meccaniche sono a vista e sono semplicissime. L’elevata scorrevolezza dei carrelli sulla rotaia (specialmente se si tratta di carrelli montati su sfere), rende possibile terzaruolare anche senza mettersi contro vento rendendo la manovra molto più semplice e sicura. La randa full-batten per essere pratica deve essere sempre accompagnata dal lazy-bag e lazy-jack. Molti porti hanno dei fondali bassi, avere un pescaggio limitato è fondamentale. Le barche francesi hanno il difetto di avere oblò apribili sullo scafo, questi sono sempre molto pericolosi BASSO PESCAGGIO Minore il pescaggio maggiori le possibilità di trovare un posto barca in marina. La profondità nelle marine è sempre molto ridotta, perché scavare costa e perciò si tende ad avere profondità al limite dell’accettabile. Una barca di dodici metri che peschi due metri e trenta, difficilmente troverà un posto che la possa ospitare nella sua categoria. FACILITÀ DI MANOVRA Su una barca con una buona coppia raddrizzante si dovrà ridurre tela più tardi, ciò significa meno lavoro e maggiore stabilità. Una barca con una coppia bassa è più nervosa, sbanda più violentemente e ha bisogno di un’attenzione costante da parte del randista. Un’imbarcazione a vela per poter essere gestita da poche persone non deve avere una grande superficie velica. Al rad- STABILITÀ DI ROTTA Più il bulbo si sviluppa orizzontalmente maggiore sarà la stabilità di rotta della barca. Le barche da regata hanno dei bulbi molto stretti e molto profondi proprio perché devono essere molto leggere al timone e cambiare rotta molto rapidamente. Le barche da crociera che fanno lunghe navigazioni hanno bisogno di una stabilità di rotta maggiore perché questa consente al timone automatico di lavorare di meno e al timoniere di correggere più raramente quando timona personalmente. IL POZZETTO Una seduta comoda è larga almeno 50 centimetri. Su una barca da crociera si passa molto tempo seduti in pozzetto,la comodità in questo caso è data dalla larghezza della seduta e dal suo disegno ergonomico. I punti critici della seduta sono il bordo di questa che deve essere rialzato per trattenere la persona che è seduta dallo scivolare quando la barca è sbandata e dallo schienale che deve avere un preciso grado di inclinazione per permet tere una seduta comoda e rilassata. 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