La nuova mostra della Fondazione Fotografia è aperta fino al 29

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La nuova mostra della Fondazione Fotografia è aperta fino al 29
Cultura | Immagini dal mondo
La nuova mostra della Fondazione Fotografia
è aperta fino al 29 aprile all’ex ospedale Sant’Agostino
Dall’India
al
Sud America
È quasi un espediente il titolo
della mostra «Decimo parallelo nord»:
sta a indicare quel filo invisibile che
lambisce due penisole sconfinate.
Entrambe hanno tradizioni millenarie
e si affacciano a un’era
di trasformazioni.
A raccontare questi universi
sono oltre 140 foto di 22 artisti
di Stefano Marchetti
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ndate a rispolverare l’atlante
che usavate a scuola, e apritelo alle pagine del planisfero.
Adesso posate un dito sulla sagoma
dell’India, là dove la sua punta fende
l’oceano sconfinato, come la prua di
una nave. Eccolo lì, sotto il vostro
polpastrello, il decimo parallelo a
nord dell’equatore: Madurai, ovvero
la capitale dell’antico regno Pandya, è
alla latitudine 9° 55’ N. Tenete il dito
su quel filo invisibile, spostatevi
verso ovest, volate sull’Etiopia, sulla
Nigeria e sulla Guinea, tuffatevi
nell’Atlantico e presto arriverete a
Caracas, 10° 30’ N. Anche la capitale
del Venezuela sta su quella linea che
abbraccia il globo, unisce Oriente e
Occidente, attraversa i fusi orari, tocca antiche civiltà. Bisogna investire
sui Paesi emergenti, raccomandano
gli esperti. E non stiamo parlando di
titoli, obbligazioni o future, ma pro-
A
prio di «sguardi», di immagini, di
lampi di genio. La Fondazione Fotografia, per il suo nuovo viaggio nel
mondo della creatività internazionale, ha scelto di investire appunto sul
«Decimo parallelo Nord», come è il
titolo della mostra dedicata alla foto
contemporanea da India e Sud America, aperta fino al 29 aprile all’ex
Sebastian Szyd
Angelica, Potosi, Bolivia, 2010.
Dalla serie
“Las Flores y las Piedras”
Stampa alla gelatina d’argento
OUTLOOK 75
Cultura | Immagini dal mondo
Ketaki Sheth
Ridhi
Sidhi, Norbury, London,
A and
sinistra
1997Amar Kanwar
Stampa
allavideo
gelatina
d’argento
still dal
A Love
Story,
2010, 5’37’’
A destra
Ketaki Sheth
Ridhi and Sidhi, Norbury,
London, 1997
Stampa alla gelatina d’argento
Calendario | Un anno molto «americano»
a Fondazione Fotografia (che,
come è noto, è un progetto
promosso e finanziato dalla
Fondazione Cassa di Risparmio
di Modena) ha suggellato con
grande successo la retrospettiva
dedicata ad Ansel Adams, conclusa a fine gennaio, che è arrivata al top delle mostre più
apprezzate a Modena, con circa
70.000 visitatori. Per ammirare le
splendide immagini in bianco e
nero del fotografo statunitense,
guru ambientalista, hanno varcato la soglia dell’ex ospedale
Sant’Agostino appassionati da
tutta Italia, anche gruppi organizzati. Ora la mostra «Decimo
L
76 OUTLOOK
parallelo Nord» avvia il nuovo,
ricco programma di attività del
2012 negli spazi di piazza
Sant’Agostino. Un anno a stelle
e strisce.
In maggio verrà inaugurata una
«collector’s choice», ovvero una
selezione di fotografie della celebre Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo di Torino, presieduta
da Patrizia Sandretto Re
Rebaudengo. Tra le firme in
mostra, anche quelle di artisti
americani che hanno contribuito
a tracciare la storia dell’arte contemporanea dagli anni Ottanta a
oggi, come Matthew Barney,
Cindy Sherman o Richard Prince.
A settembre, in occasione del
Festival filosofia, poi, la Fondazione Fotografia presenterà la
retrospettiva dedicata a un altro
maestro statunitense dell’obiettivo, Edward Weston, che fu amico
e sodale di Adams, con cui fondò
anche il gruppo f/64: il suo rigore
e la sua perfezione fanno parte
ormai della storia (e della civiltà)
dell’immagine. Poco prima di
Natale, poi, la mostra verrà riallestita a Foligno, mentre al
Sant’Agostino si farà la quinta
tappa del giro del mondo e questa volta, come ci sembra quasi
naturale, si approderà agli Stati
Uniti. La Fondazione sta acqui-
sendo anche opere di noti fotografi degli anni Sessanta, come
Robert Frank o lo stesso Weston,
per costituire un nucleo di fotografia americana, «che ancora
non esiste in alcuna istituzione
italiana», dice Filippo Maggia. La
collezione della Fondazione si sta
progressivamente incrementando, «e già da un paio d’anni
cominciamo ad avere anche
introiti dal prestito delle opere o
delle mostre», osserva il direttore. «Credo che la realizzazione di
questo progetto, dedicato alla
fotografia e allo sguardo, sia un
vanto per la città. Modena deve
esserne orgogliosa».
ospedale Sant’Agostino. Con 22 artisti e
più di 140 opere (fra cui anche dieci video e
sei installazioni) vengono presentate le ultime acquisizioni della collezione internazionale di fotografia contemporanea della
Fondazione, e si crea un dialogo ideale fra
due continenti apparentemente lontani, e
non soltanto per le migliaia di chilometri
che li separano. «In questi anni abbiamo
conosciuto l’Estremo Oriente con il suo rigore formale, l’Est europeo con il suo concettualismo, l’immediatezza, quasi sfrontatezza, dei mediorientali e degli africani»,
spiega Filippo Maggia, direttore della fondazione e curatore della mostra. «A tutto
questo, gli artisti indiani e sudamericani
contrappongono una visione improntata
alla passione e al sentimento: non sono la
continuazione gli uni degli altri, ma si
affiancano e si integrano. Un loro comune
denominatore è la visione della natura, che
può essere generosa quanto spietata».
Due territori, due mondi: entrambi hanno tradizioni millenarie e si affacciano a
un’era di trasformazioni. «L’India è in pratica un subcontinente ed è un bacino molto
vivace di artisti, oltre che un mercato piuttosto interessante: negli ultimi tempi, proprio i fotografi indiani e cinesi hanno registrato i risultati d’asta più eclatanti», anno-
ta Maggia. «Mi sono trovato a New Delhi
per la terza edizione dell’Art Summit, la
maggiore fiera di arte contemporanea, e all’inaugurazione c’era così tanta folla che si
sono dovute chiudere le porte. In tre giorni
si sono contati più di centomila visitatori:
segno di un enorme interesse». E il pubblico è composto in gran parte di giovani collezionisti: accanto a un’India che vive ancora
nella povertà e nell’arretratezza, c’è anche
una nuova India che sta crescendo in modo
sorprendente. Anche il Sud America è sempre più nell’obiettivo: «La scena fotografica
non è sviluppata quanto in India, ma si notano segnali di forte movimento, soprattutto grazie al Brasile», aggiunge il direttore
di Fondazione Fotografia. «Il Perù poi è in
grande sviluppo: sono tornato a Lima dopo
vent’anni e ho trovato una città molto simile alla Milano anni ’80, con giovani che aprono aziende, negozi di moda, voglia di
«In questi anni abbiamo
conosciuto il rigore formale
dell’Estremo Oriente,
il concettualismo
dell’Est europeo,
l’immediatezza
del Medio Oriente e dell’Africa»,
spiega Filippo Maggia, direttore
della Fondazione Fotografia
e curatore della mostra.
«A tutto questo
gli artisti sudamericani
e indiani contrappongono
una visione improntata
alla passione e al sentimento:
non sono la continuazione
gli uni degli altri
ma si affiancano
e si integrano»
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l’arco di vari anni: non resistono perché le
acque se le mangiano. Nel video «Nado y
nada» (in pratica «Nuoto e non accade nulla») vediamo la stessa artista che nuota controcorrente, ma le sue bracciate vigorose
non la fanno avanzare di un metro. Qui si
distilla tutta la tensione di una sfida quotidiana. E le foto poi diventano anche testimonianza. Come negli scatti di Claudia Andujar, artista ormai ottantenne, che è nata
a Neuchatel ma dal 1955 si è stabilita definitivamente in Brasile ed è divenuta in pratica la fotografa degli Yanomami della foresta amazzonica, trasformando la sua vita
nella missione di aiutare e salvare un popolo minacciato. Dolenti, intensi e anche enigmatici sono pure i ritratti realizzati da
Sebastian Szyd, anch’egli argentino, che
nel ciclo «Las Flores y las Piedras» ha voluto fissare i volti delle vedove dei minatori
del Cerro Hermoso di Potosì in Bolivia: rimaste sempre in silenzio in una società patriarcale, ora devono affrontare la vita con
i loro figli, spesso in situazioni discriminanti, «e cercano uno spazio per amare ancora», dice il fotografo. Si cala fra la gente,
nel cuore dei villaggi, anche David Zink Yi,
peruviano. In un video del 2005, girato al
mercato di Huancya, sui monti del Perù, la
cambiare. Sono nate anche varie gallerie di
arte contemporanea, che sono in relazione
con realtà europee e statunitensi». Anche
l’Argentina, pur dovendo fronteggiare una
profonda crisi, punta i riflettori su un panorama nuovo: a Buenos Aires Photo, ovvero la Paris Photo del Sud America, erano
presenti cinquanta gallerie che si occupano
di fotografia, anche dal Messico e dalla Colombia. «Il mercato è veramente globale», aggiunge Maggia, anche se ancora non tutti
concepiscono la fotografia come opera d’arte da collezione: alcuni acquistano soltanto
per arredare».
Le differenze storiche e politiche fra le
due aree si avvertono comunque anche nel
loro approccio al mercato. «In Sudamerica,
attraverso l’arte si vuole affermare un nuovo senso nazionalista, mentre l’India tenta
di affrancarsi dal legame e dall’idea coloniale», spiega Maggia. E mentre gli artisti
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Raghubir Singh
Pavement Mirror Shop,
Howrah, West Bengal, 1991
c-print
Nella pagina a fianco
Vivan Sundaram
Quartet, 2001
dalla serie “Re-Take of Amrita”
Stampa ai pigmenti
indiani si propongono più direttamente sul
mercato internazionale (con l’occhio comunque rivolto in prevalenza alle gallerie londinesi), quelli sudamericani guardano maggiormente al mercato interno e faticano maggiormente a esportare. Quando escono dai
loro territori, in ogni caso, si rivolgono in
particolare agli esperti newyorkesi: il futuro dei fotografi sudamericani passa dalla
Grande Mela.
La ricerca dei fotografi del decimo parallelo nord, comunque, non ha confini, anzi rivela anche il coraggio di affrontare temi forti. Laura Glusman, argentina, ci mette di fronte al complicato rapporto fra l’uomo e la natura, l’acqua, il vento, le energie
che ci avvolgono. Una natura che ti può dare tanto quanto ti può togliere. Il suo ciclo
dedicato alle «Casas rotas», le case diroccate, ci mostra appunto una serie di abitazioni costruite lungo i rios, e fotografate nel-
Novità | Incontri musicali a tema
e foto si apprezzano meglio
se vengono accompagnate
da una colonna sonora. E dunque
in occasione della mostra «Decimo parallelo nord» la sezione di
Modena della Gioventù Musicale
d’Italia si affianca alla Fondazione
Fotografia per offrire alcuni eventi a tema, ispirati in particolare alle atmosfere della musica sudamericana. Saranno due appuntamenti doppi, con un incontroconferenza nel tardo pomeriggio
nelle sale dell’ex ospedale Sant’Agostino (dunque a tu per tu con le
foto della mostra) e un concerto
L
serale al Baluardo della Cittadella.
Giovedì 15 marzo alle 18 il celebre sassofonista jazz Javier Girotto ci introdurrà alla musica argentina, con ascolti e proiezioni, e
poi alle 21 sul palco del Baluardo
si esibirà con il quartetto Sax
Four Fun, suonando anche i flauti andini in una serata intitolata
«Pangea-Dalle Dolomiti alle Ande», un ideale gemellaggio fra
terre di montagna tanto lontane
fra loro. L’altro momento a sette
note è in programma giovedì 5 aprile e sarà dedicato alla musica
brasiliana. Alle 18 Marco Boccitto,
voce di Radio3, condurrà l’incontro introduttivo mentre alle 21 la
ribalta sarà tutta per il clarinettista Gabriele Mirabassi e per il
compositore Guinga di Rio de Janeiro, considerato l’autore più
importante della moderna musica popular brasileira, quattro volte nominato ai Latin Grammy Awards. I due artisti dialogheranno
in musica «Graffiando vento», con
la forza melodica del clarinetto
abbinata alla fantasia evocativa (e
anche cinematografica) di una
chitarra do Brasil.
«L’India è un bacino molto
vivace di artisti,
oltre che un mercato
piuttosto interessante»,
commenta
Filippo Maggia.
«Negli ultimi tempi
proprio i fotografi indiani
e cinesi hanno registrato
i risultati d’asta
più eclatanti»
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COSTRUIRE CON PASSIONE
DAL 1933
Cultura | Immagini dal mondo
telecamera gira a 360 gradi, seguendo il
movimento di un musicista che suona l’arpa ma tenendo il fuoco sui gesti delle sue
mani: tutto il mondo intorno viene così filtrato attraverso le corde dello strumento
musicale e attraverso il suo suono delicato
e suggestivo, spariscono i rumori della folla
e le voci dei campesinos, si creano due prospettive visive, si coglie lo stupore sui volti.
Di Adriana Bustos, argentina, vengono invece presentati due dittici, «Lydia y su ilusion» e «Anabella y su ilusion», dedicati a
due donne finite in prigione per inseguire
facili guadagni e sogni luminosi, mai realizzati. Vengono ritratte di fronte ad alcuni
murales su cui sono state dipinte proprio le
loro illusioni, e a fianco compaiono le
immagini di cavalli, muli e asini, animali
da soma, simbolo della fatica di vivere. E
sono storie e racconti personali anche quelli che emergono da «Carrazeda + Cariri», il
lavoro della fotografa cinquantenne brasiliana Rosangela Rennò. Ci mostra i ritratti
di alcuni contadini scapoli di un piccolo villaggio portoghese che rischia di scomparire per la mancanza di donne da sposare: le
fotografie sono state trasformate in ritratti, ridipinti dai pittori della regione del Cariri, e poi tutti riuniti come se fossero una
grande famiglia, «un singolare plurale», aggiunge Maggia. Fra gli artisti sudamericani più famosi, in mostra troviamo anche il
brasiliano Mauro Restiffe, attento osservatore dei luoghi urbani e della loro indeterminatezza, con il suo «Mirante», ampio nel
formato e nei dettagli.
Gran parte dei protagonisti di questo
«Decimo parallelo nord» sono giovani, fra i
30 e i 50 anni. Sono l’evoluzione della memoria dei loro genitori, delle loro radici. «Di
sicuro i sudamericani sono più “fotografi”,
in quanto provengono da una tradizione più
radicata di fotoreportage, mentre gli indiani sono più “artisti”, e per loro la fotografia
è più che altro un mezzo espressivo», sottolinea il curatore. È ancor più evidente nelle
opere di Dayanita Singh, che di recente è
stata selezionata anche per l’Indian Highway al Maxxi di Roma: la Fondazione Fotografia ha acquisito un suo lavoro, «Myself Mona Ahmed» (1989-2001), il ritratto
Realizzazioni, ristrutturazioni e costruzioni di rilievo per
Modena e provincia: su questo l’azienda ha costruito la
sua storia, che è anche la storia della città.
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Sopra
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2007, c-print
Sotto
Mauro Restiffe, Mirante #5
Stampa alla gelatina d’argento
di un eunuco grande amico dell’artista. Ventuno struggenti immagini in bianco e nero
ci conducono per mano nella vita di Mona,
transessuale che un tempo era l’anima delle feste e poi, dopo il dolore per la perdita
della figlia, ha dovuto ridursi a vivere in un
cimitero. «Mona è uno dei doni più preziosi
che la fotografia mi ha dato», confida Dayanita Singh. «In una società classista non ci
sarebbe stato alcun punto d’incontro fra
Mona e me, se non fosse stato per la fotografia».
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16:25
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Cultura
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Sono entrate nella collezione della Fondazione Fotografia anche alcune opere di
Raghubir Singh (1942-1999), un vero maestro: pioniere internazionale della fotografia a colori, ha saputo unire uno sguardo
classico a sapienti e sorprendenti costruzioni prospettiche. Fra le foto più belle, «Pavement Mirror Shop» del 1991, dove specchi colorati moltiplicano le immagini e catturano la frenesia della vita nelle strade
dell’India. Veri e propri documenti, come la
ricerca «Twinspotting», realizzata da Ketaki Sheth, artista di Bombay allieva di Raghubir Singh: in tre anni a Londra, fra il
1995 e il 1998, la fotografa ha ripreso cento
coppie di gemelli di una comunità indiana.
«Mi colpirono le differenze individuali fra
ogni coppia di gemelli e come questo contrastasse con la similitudine degli ambienti
delle loro case», ha spiegato la fotografa.
«Oggi quei gemelli hanno una decade in
più. Uno di loro è morto tragicamente, alcuni hanno matrimoni falliti, altri hanno
avuto desiderio di tornare in India. Come i
bambini, le fotografie invecchiano per assumere una loro vita propria».
È quello che accade anche alle foto di Vivan Sundaram, della serie «Re-take of Amrita»: l’artista ha ritrovato le foto del nonno, che sposò una donna ungherese da cui
ebbe due figlie, Amrita e Indira, e le ha rielaborate digitalmente, avvolgendo i ricordi
in un’atmosfera rarefatta. La fotografia diventa anche denuncia delle convenzioni sociali, come nel video «Good girls cross their
legs» di Priyanka Dasgupta: una critica
smaliziata e feroce all’ipocrisia dei buoni
costumi che impongono alle ragazze di tenere le gambe incrociate, quando invece è
ciò che rimane nascosto ad accendere il desiderio.
Lungo il «Decimo parallelo Nord», dunque, si stende un arcobaleno di idee, di fantasia, di storia e di storie. «È un terreno
che siamo andati a esplorare, e alcuni artisti sono stati una scoperta anche per noi.
Ma credo che ne sentiremo parlare sempre
più spesso», conclude Maggia. Già, bisogna davvero investire sui Paesi emergenti.
Anche perché sono come una finestra aperta sul futuro.
•
I principali obiettivi
di apprendimento
professionali
Migliorare la competenza linguistica
richiesta dal proprio ruolo aziendale:
“Role-building”
Where language works
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IO
RUOLO
Consulenza e formazione linguistica di
Migliorare la capacità di comunicare
per creare e mantenere rapporti sociali:
“Relationship-building”
IO
PERSONA
Migliorare l’immagine di sè nel
presentare e parlare in pubblico:
“Image-building”
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LEADER
Il prossimi appuntamenti:
English@aperitif (fine gennaio):
un invito per un aperitivo speciale, un’opportunità per conoscersi e socializzare in inglese!
The English Movie (fine marzo):
per chi ama il cinema in lingua originale e per commentare il film, in inglese!
Meet the Author Evening (fine maggio):
incontrare l’autore e scoprire il suo libro, con domande e risposte sempre in inglese!
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