amici dell`uomo

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amici dell`uomo
C
il
amici
dell’uomo
dalmata
Pois a quattro zampe
Federica Farini
A
nimali a pois? Oltre alla zebra
(ma quella della famosa canzone), non è possibile scordarsi di
una razza canina che ha fatto la differenza perfino nella storia del cinema:
il dalmata. Alcuni lo vogliono diretto
discendente di cani egiziani (rappresentato negli affreschi delle tombe dei
Faraoni), ma anche di greci e romani
(tra le citazioni di autori che si riferivano
a “cani macchiati”). Il mistero avvolge
numerose stampe antiche, nelle raffigurazioni di cocchi da guerra greci
o babilonesi accompagnati da cani
chiazzati. Nel V secolo d.c. cani simili al
dalmata seguono carovane di zingari
provenienti dall’Himalaya e dall’India
del Nord, fino a raggiungere l’Europa
orientale e meridionale, dove il cane
Foto Francesco Sgherri
macchiato tramanda la sua discendenza all’interno di comunità Rom (1400),
con funzioni di guardia e carro (per la
sua estrema facilità nell’affiancamento
ai cavalli). Nel XVIII secolo il dalmata
assume i tratti fisici più simili a quelli
moderni e, se fino all’800 non si attribuisce un nome particolare a questa razza, risulta in ogni caso essere
apprezzata in Inghilterra in qualità di
segugio, grazie all’ottimo olfatto, così
come cane da seguito, per la spiccata inclinazione nell’accompagnare il
padrone a cavallo o in carrozza. È il
naturalista francese Buffon a scegliere
come primo nome della razza “Bracco
del Bengala”, forse perché in India
il progenitore del dalmata viene utilizzato in funzione di cane da caccia
con il soprannome di “cacciatore del
Bengala”. L’avo – ormai estinto – risulta incrociato con il Bull terrier e successivamente con il Pointer, portando
progressivamente a una identificazione sempre più specifica del dalmata.
Riferimenti di parentela si ritrovano
anche con l’Alano arlecchino (dalmata
come esemplare “dall’aspetto di segugio e mantello pezzato”) e in generale
numerosi sono nell’antichità i cani bianchi a macchie nere avvistati in svariate
parti d’Europa, Africa e Asia. L’unico
antenato accreditato del dalmata è
tuttavia il Pointer d’Istria, come dichiarato dalla Federazione Internazionale,
che nel corso delle guerre balcaniche
del 1912 svolge il ruolo di messaggero militare di staffetta nei territori
della Dalmazia, da cui deriva appunto
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il nome. La taglia è media e ciò che
da sempre lo contraddistingue sono
“i pois”: firma famosa che lo ha reso
nel tempo inconfondibile. Il colore di
fondo del mantello è sempre bianco
puro, i cuccioli appena nati sono privi
di macchie, che solo dopo circa dieci
giorni iniziano a comparire e a intensificarsi via via più marcate ed evidenti,
nere o marrone fegato: sia il naso
(tartufo) che il contorno degli occhi
devono sempre rispecchiare lo stesso
colore delle chiazze, nello standard
obbligatoriamente rotonde, a forma di
moneta (della dimensione di due, tre
centimetri di diametro), ben disegnate,
distribuite in maniera equilibrata, quelle dell’estremità più piccole di quelle sparpagliate sul corpo, senza mai
addensarsi tra loro. Se vi apprestate
ad adottare un cucciolo di pura razza
dalmata, è bene che sappiate che tra
i difetti più diffusi si ritrovano spesso
agglomerati di macchie di forma irregolare, unite o intersecate, dalmata
tricolori (nero, bianco e fegato), occhi
azzurri o blu e difetti di pigmentazione.
Sempre suggestivi e irresistibili, anche
i dalmata non puri rappresentano in
ogni caso attraenti esemplari di bellezza. Pongo, il dalmata protagonista
maschile del celebre film La carica dei
101, aveva le orecchie completamente
nere: un errore per lo standard, senza
tuttavia nulla togliere alla sua fama e
fortuna. Anche la sordità irreversibile
ha colpito spesso il dalmata con incidenza maggiore rispetto ad altre razze,
soprattutto negli anni Ottanta, pro-
blema che è stato ridotto nel tempo
grazie all’attenzione nell’oculato processo di selezione. Il dalmata è un cane
che perde molto pelo, la sua muta è
costante nelle stagioni, patisce il freddo d’inverno e il caldo in estate: buffi
sono i suoi stratagemmi pur di entrare
in casa (se lasciato in inverno al gelo di
un giardino) o nella ricerca di raggi di
sole da godere disteso. Il suo carattere
allegro e festoso lo rende ideale per
le famiglie, come animale affezionato e fedele, compagno di giochi per
bambini di ogni età: è bene ricordarsi
tuttavia che come loro il dalmata è
un eterno cucciolo e i guai (se lasciato solo) sono all’ordine del giorno.
Armatevi di pazienza e di sorrisi per
poter arginare la sua scostante voglia
di addestramento, di obbedienza e
regole: godete invece con soddisfazione della sua ottima compagnia per
passeggiate, corse e gite. La sua attenzione è spesso fluttuante, facilmente
distraibile, una razza curiosa e piena di
energia, che rende consigliabile lasciare sfogare il cane in spazi aperti e
verdi, in modo da evitare che lo faccia
in casa. Come dimenticare il cartone
animato e poi film La carica dei 101
(One Hundred and One Dalmatians),
del 1961? La storia, diventata un cult
di tutti i tempi, ancora fa sorridere
nel ricordare il dalmata Pongo appostato alla finestra di casa mentre nota
una coppia di donne (Anita, la futura
moglie del suo padrone, insieme alla
sua futura compagna-dalmata Peggy),
così come se si pensa a Crudelia De
Mon, antagonista cattiva amante di
pellicce maculate, che viene sconfitta
di fronte ai meschini intenti di rendere
capi di abbigliamento un branco di
99 piccoli dalmata rapiti, i quali finiranno per venire adottati dalla stessa
famiglia di Pongo e Peggy. Anche
la cultura rende omaggio al dalmata:
dalla famiglia di Federico il Grande
di Prussia, così come nella letteratura
in un “libello” del XVI sec. scritto dal
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dottor Caio, fisico inglese presso la
corte di Edoardo VI, che menziona
«una nuova varietà di cani importata
dalla Francia, tutta bianca a macchie
nere. Si chiama Gallica.» Nella pittura, dal Medioevo al Romanticismo, il
cane macchiato compare all’interno di
scene di caccia, come nelle opere del
pittore fiammingo seicentesco Pietre
Boe: una in particolare vede comparire
un setter accanto a un dalmata… tricolore, con un occhio azzurro e il pelo
leggermente lungo. Perfino il pittore
napoletano seicentesco Pacecco De
Rosa ritrae il muso del suo dalmata in
varie composizioni. Dalmata, una razza
intramontabile e insostituibile come
il fascino che i suoi “pois black and
white” esercitano costantemente sulle
mode: dalla fantasia di vestiti e accessori fino alla ciambella in versione “dalmata”, gustosa torta sulla quale a contrasto vengono realizzate o applicate
macchie di zucchero. Evviva i pois… a
quattro zampe!