Marketing Prodotti Tipici
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Marketing Prodotti Tipici
Alleanza tra produttori e Gdo per valorizzare le produzioni tipiche E’ emersa a Tuttofood alla presentazione del libro Marketing dei Prodotti Tipici di Nomisma e Paolo Palomba Prodotti tipici e grande distribuzione: dopo un lungo fidanzamento (le prime linee di prodotti tipici della Gdo risalgono al 2000) si è arrivati ad un matrimonio che, seppur segnato in qualche caso da contrasti, sta dando buoni risultati (oggi il 60% del tipico è collocato nella grande distribuzione). Annuncio ufficiale a Fiera Milano, nel corso di un workshop organizzato nell’ambito di Tuttofood in occasione della presentazione del libro Marketing dei Prodotti Tipici (Agra editrice) curato da Nomisma e Paolo Palomba. Introducendo i lavori, Camillo De Berardinis, amministratore delegato di Conad, ha sottolineato come oggi la grande distribuzione abbia interesse a sviluppare la presenza dei prodotti tipici per meglio articolare e differenziare la propria offerta con prodotti collegati al territorio, favorendo in tal modo anche una crescita di cultura gastronomica della propria clientela. “Noi pensiamo - ha spiegato De Berardinis parlando anche come presidente dell’Associazione Distribuzione Moderna - che la grande distribuzione oggi stia maturando la necessità di una forte integrazione di filiera per favorire azioni congiunte tra Gdo, produttori e consorzi di tutela a livello di marketing e comunicazione verso clienti e consumatori non solo italiani ma anche stranieri”. A questo riguardo, De Berardinis ha citato l’esperienza di Conad che, dopo aver realizzato la linea di prodotti tipici Sapori & Dintorni, ha avuto richieste dal suo alleato Leclerc per inserire il tipico italiano negli ipermercati francesi. Denis Pantini, coordinatore area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma, ha presentato il quadro di riferimento del tipico italiano, con particolare attenzione alle produzioni Dop e Igp per le quali oggi l’Italia, con 177 riconoscimenti, detiene il primato a livello europeo. Anche per quantità commercializzate, le Dop e le Igp distanziano quelle di altri Paesi. Tutto bene quindi? “No, c’è ancora molto da fare - ha precisato Pantini - perché se si entra più nel dettaglio ci si accorge che le 10 big Dop rappresentano l’85% del totale della produzione. Molte Dop e Igp, dopo il lungo iter per ottenere il riconoscimento, non vengono certificate in quanto non riescono ad ottenere sul mercato quel plus che dovrebbe dare il marchio di tutela che ne compensi almeno i costi. Attenzione - ha sottolineato Pantini - non sempre la Dop è la strada giusta per realizzare una valorizzazione del tipico. In alcuni casi, infatti, i marchi collettivi possono essere più adatti, almeno inizialmente; nulla vieta, poi, che una volta lanciato il marchio collettivo si possa lavorare per ottenere la certificazione”. E’ intervenuto poi Paolo Palomba, manager della distribuzione con numerose esperienze di valorizzazione del tipico maturate curando prima in Conad il lancio della linea Sapori & Dintorni, poi, come direttore commerciale di Sigma, il varo della marca premium Scelto, con oltre 60 referenze. Palomba ha evidenziato come negli ultimi anni, e non solo in Italia, in controtendenza con la crisi economica, sono le linee premium, e tra queste quelle dedicate ai prodotti tipici, a segnare le performance più interessanti. Il consumatore, in definitiva, è disponibile a spendere qualcosa in più a patto di trovare prodotti che lo soddisfino sia a livello sensoriale che emozionale. Palomba ha poi auspicato che tra distributori e produttori, messe da parte le comprensibili diffidenze, si apra un cantiere di lavoro con l’obiettivo di far crescere l’interesse intorno al tipico. Ulteriori spunti al dibattito sono arrivati dalla tavola rotonda coordinata da Giorgio De Rita, amministratore delegato di Nomisma. Per Angelo Arrigoni di Carrefour, che con il brand Terre d’Italia è stato il primo distributore ad impegnarsi in un progetto di valorizzazione del tipico, il fatto che siano stati i distributori a sviluppare panieri di prodotti tipici e non direttamente i produttori è il segno della frammentazione del sistema produttivo italiano. Il brand Terre d’Italia, che comprende una delle più vaste gamme di prodotti tipici italiani con circa 220 prodotti di oltre 110 produttori, è stato lanciato in Italia dopo i positivi risultati ottenuti in Francia da Carrefour con Reflets de France e in Spagna con De Nuestra Tierra. “Siamo soddisfatti - ha affermato Arrigoni - dei risultati finora raggiunti da questa linea, che viene distribuita anche presso i punti vendita Finiper e Unes: basti pensare che solo nel periodo natalizio abbiamo realizzato delle confezioni regalo Terre d’Italia riuscendo a vendere complessivamente 1.000.000 di prodotti con questo brand. Ma al di là del risultato quantitativo raggiunto, quello che più conta è che il prodotto tipico ha una forte capacità evocativa in quanto si collega al territorio, alle bellezze artistiche dei luoghi e al turismo”. Dello stesso avviso Domenico Brisigotti, direttore prodotti a marchio di Coop Italia, distributore che da sempre ha dedicato grande attenzione ai prodotti del territorio: oggi la linea Fior Fiore racchiude circa 200 prodotti con una forte e significativa presenza di freschi. Secondo Brisigotti, tra produttori e distributori è necessario fare sistema per consolidare e sviluppare la presenza del tipico nella grande distribuzione. E’ toccato a Nicola Cesare Baldrighi, presidente del consorzio Grana Padano, evidenziare alcuni problemi che creano forti difficoltà ai produttori: è difficile capire come si possano valorizzare Dop o Igp con le aste della Gdo in cui si mettono i produttori gli uni contro gli altri, utilizzando in alcuni casi il tipico come prodotto civetta. Per Salvatore Meloni, presidente del consorzio Pecorino Romano, non sottovalutando le questioni poste da Baldrighi, è necessario, pur nell’evidente conflittualità presente per la determinazione del prezzo, lavorare su progetti di medio periodo. “Forse - ha precisato Meloni - dovrebbe cambiare anche il modo di concepire i consorzi, oggi molto concentrati sulla tutela, allargando la loro attività alla promozione coinvolgendo in progetti comuni Gdo, produttori, consorzi e realtà territoriali ed istituzionali”.