et voila` rudi garcia

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et voila` rudi garcia
#GARCIA #ROMA #BOSNIA #IBRA #BRASIL2014
Numero 03
Ottobre 2013
MAGAZINE
GRATUITO
ET VOILA’
RUDI GARCIA
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INDICE
_02
RUDI DEI MIRACOLI
Dopo due anni disastrosi la Roma americana prende
quota, e tutto grazie a Garcia, l’allenatore psicologo che
ha riportato entusiasmo e voglia di vincere.
_06
IL CALCIO AI TEMPI DELLA CRISI
Francia, Usa, Giappone e Cina sono le future potenze
del calcio mondiale. Un viaggio alla scoperta dei nuovi
pianeti calcistici
_08
LA NUOVA FACCIA DELLE REGINE DI SPAGNA
Per i motivi che ormai tutti conosciamo, Barcellona e
Real Madrid hanno cambiato allenatore. giunti a circa un
quarto della stagione, la domanda sorge inevitabile
FM
_10
VERSO BRASILE 2014
Dopo le qualificazioni ufficiali di Belgio, Germania,
Svizzera, Russia, Bosnia, Spagna ed Inghilterra nei gironi
europei, analizziamo oggi quello che è successo e ancora dovrà accadere nel resto del Mondo
_12 LA PRIMA VOLTA DELLA BOSNIA
I dragoni centrano una qualificazione storica al Mondiale vincendo e dominando il girone G. Dopo anni di sofferenze finalmente un intero Paese può tornare a gioire.
_14 I CAMPIONI DI DOMANI
2
FOOTBALL-MAGAZINE
FM
ET VOILA’
rudi GARCIA
DOPO DUE ANNI DISASTROSI LA ROMA AMERICANA PRENDE
QUOTA, E TUTTO GRAZIE A GARCIA, L’ALLENATORE PSICOLOGO CHE
HA RIPORTATO ENTUSIASMO E VOGLIA DI VINCERE.
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FOOTBALL-MAGAZINE
C
DI MARCO
MARTELLONI
he lo si chiami “capolavoro” o addirittura “prodigio” poco importa, nella capitale si è tornati a
vivere di calcio, a respirare quell’aria di euforia
mista scaramanzia che sta trascinando nell’estasi
totale la tifoseria romanista. Artefice di questo
giocattolo è Rudi Garcia, l’uomo venuto dalla
Francia con un titolo e una Coppa di Lega con
il Lille. Accolto tra lo scettiscimo generale è ora il volto della
Roma dei record: nove vittorie consecutive, primato in classifica a più cinque dalle inseguitrici Juventus e Napoli, 23 reti
fatte e una subita. Numeri da favola che nessuno, neanche il
più ottimista tra i tifosi, avrebbe ipotizzato ad inizio stagione.
26 MAGGIO. Forse nella testa dei giocatori qualcosa è scattato
quel 26 Maggio 2013, giorno della finale di Coppa Italia persa
malamente con la Lazio. Una sconfitta cocente, dolorosa, che
FM
però ha accesso una fiamma di rivalsa anche di fronte alla
furente contestazione di una tifoseria stanca delle annatte fallimentari di Luis Enrique e Zeman. De Rossi, Pjanic, Balzaretti,
tre dei giocatori più discussi, sono ora al centro dell’ undici
che detta legge in Italia e sorprende l’Europa. Gli innesti di
gente navigata come Maicon, De Sanctis, Strootman, Benatia
ha dato sicurezza e consapevolezza, il tutto coadiuvato dalla
solita straordinaria direzione di Francesco Totti, sempre più
indispensabile nonostante i 37 anni. Ma la principale bravura di Garcia è stata quella di saper coinvolgere l’intero gruppo, di far sentire ugualmente importanti comprimari come
Bradley, Borriello, Torosidis, Taddei, di far scoprire all’Italia
l’imprevedibilità di Gervinho e di razionare fin qui alla perfezione le giocate di Ljajic.
POLITICA SOCIETARIA. Alla base di tali risultati c’è però anche
un cambiamento in ambito societario. Con l’addio di Franco
Baldini, si è chiuso il progetto tutto giovani e spregiudicatezza
inseguito nei primi due anni della gestione americana.
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FOOTBALL-MAGAZINE
I risultati fallimentari, hanno spinto
il Ds Walter Sabatini ha costruire una
squadra pronta, con gente affamata
di vittorie e rivincite, accantonando
almeno parzialmente l’utopico sogno
di ragazzi appena ventenni capaci di
dominare i campi di gioco. Gli addii
dolorosi ma remunerativi di Marquinhos, Osvaldo e Lamela hanno
consegnato un tesoretto importante,
riutilizzato poi in parte per gli arrivi
di Strootman, Gervinho, Ljajic, Benatia. Senza scordare i due parametri
zero Maicon e De Sanctis, veri leader
dello spogliatoio insieme a Totti e De
Rossi. Poi la scelta di Garcia, avvenuta quasi per obbligo dopo i rifiuti di
Allegri e Mazzarri, si è rivelata geniale. Lo Special One francese, infatti,
ha conquistato tutti fin dal ritiro di
Riscone dimostrando un lato umano
che ha da subito ha catturato i calciatori della rosa. Lui, che predilige
un profilo basso, stenta ora a calmare gli animi di una città in
ebollizione che rivede in lui quel sergente stile Fabio Capello.
L’uomo dell’ultimo scudetto romanista.
MITO IN EUROPA. La realtà Roma non è passata inosservata
neanche in Europa, dove i più importanti giornali sportivi han-
FM
no celebrato lo strapotere del team giallorosso. Lo spagnolo
Marca parla di una squadra “irrefrenabile” e “macchina per
vincere”, mentre il francese Equipe taglia corto “i capitolini
sono la squadra migliore nei campionati europei più importanti in questo momento”. Oltremanica arrivano gli elogi del Daily
Mail, dall’Argentina quelli del celebre Clarin. Isomma il mondo
guarda la Roma, e la Roma vuole continuare ad incantare.
centrali, con lo schieramento di un interditore e un regista.
Per la fase offensiva, Garcia cerca un centravanti che partecipi alla
manovra, con i trequartisti che riescono a compensare l’eventuale
mancanza di reti dell’attaccante.
CHI E’ RUDI GARCIA
Rudi Garcia è nato a Nemours, il 20 febbraio 1964, è un allenatore
di calcio ed ex calciatore francese, di ruolo centrocampista, tecnico della Roma. Figlio d’arte, poiché suo padre José Garcia fu un
calciatore, è stato chiamato Rudi in onore del ciclista tedesco Rudi
Altig. È di origini spagnole, e precisamente andaluse. È laureato in
Scienze motorie.È sposato con Veronica e ha tre figlie: Carla, Clara
e Lena. Garcia schiera le sue squadre con il 4-2-3-1 o il 4-3-3. Il suo
gioco, prettamente offensivo, prevede possesso palla e fraseggio
corto. Vuole che i suoi giocatori effettuino un pressing alto, per
recuperare rapidamente il pallone, per poi verticalizzarlo.
La sua difesa ideale è composta da un centrale fisicamente prestante e un altro che sia bravo ad impostare il gioco, mentre i suoi terzini devono garantire un certo contributo in fase d’attacco.Nel suo
4-2-3-1, i due giocatori davanti alla difesa seguono il modello dei
Esordisce come preparatore atletico nel Saint-Étienne, ruolo che
ricopre per due stagioni prima di diventare il tattico della squadra, ossia colui che studia le strategie degli avversari. Nel 2000 è
viceallenatore, mentre dal gennaio successivo assume l’incarico di
allenatore in coppia con Jean-Guy Wallemme. A fine stagione nel
2002 lascia l’Etienne. Nel 2002 subentra sulla panchina del Digione.
Sotto la sua guida la squadra raggiunge la promozione nella Ligue
2 al secondo tentativo, divisione in cui riesce ad assestarsi nei tre
anni successivi. Nel 2007 allena il Le Mans, con cui chiude al nono
posto in Ligue 1 e arriva alle semifinali della Coppa di lega. L’anno
dopo (2008) rescinde il contratto con il Le Mans per sedere sulla
panchina del Lille, prendendo il posto di Claude Puel.
L’anno dopo (2008) rescinde il contratto con il Le Mans per sedere
sulla panchina del Lille. Il 12 giugno 2013 diventa l’allenatore della
Roma, firmando un contratto biennale. Il 25 agosto 2013 vince la
sua prima partita nel campionato italiano superando il Livorno con
il risultato di 0-2. Il 27 ottobre, grazie alla vittoria per 1-0 contro
l’Udinese raggiunge il record di 9 vittorie nelle prime 9 giornate
di campionato, migliorando ulteriormente il precedente record di
4 vittorie del club giallorosso ed appaiando la Juventus di Fabio
Capello del 2005-2006.
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
L’INCHIESTA
IL CALCIO AI TEMPI
DELLA CRISI,
COSA E’ CAMBIATO O
COSA CAMBIERA’?
FRANCIA, USA, GIAPPONE E CINA SONO LE FUTURE POTENZE
DEL CALCIO MONDIALE. UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI
NUOVI PIANETI CALCISTICI CHE TRA QUALCHE ANNO
SARANNO FAMOSI
I
di Davide PITEO
l calcio come tutto lo
sport o il Mondo del lavoro in genere, è sempre
in movimento ed in continua crescita, ma cosa
fa crescere il calcio in un
periodo economicamente
difficile come quello che
stiamo vivendo? La risposta è molto
semplice: il denaro. In tanti quindi si
chiederanno da dove arrivi il denaro e
quali siano i campionati in crescita visto il periodo,la risposta a ciò è ancora
una volta molto semplice: il denaro arriva dai “Ricconi” del Medio Oriente
o Russia, unici momentaneamente in
grado di far muovere la macchina calcistica. Infatti non è un caso che l’arrivo
dei nuovi ricconi nel Mondo del calcio,
abbia portato alla ribalta club e campionati. Il primo fu il Chelsea del magnate
russo Roman Abramovic che nell’ormai
lontano 2003 acquistò il celebre club
londinese, portandolo alla ribalta mediatica in tutto il Mondo ed in Europa,
visti i tanti trofei vinti sia in ambito
nazionale, che continentale con la vittoria della Champions League e successivamente dell’Europa League. Ciò con-
tribuì notevolmente alla crescita della
già celebre Premier League, ciò portò
quindi un notevole introito di denaro
derivante anche da sponsor esteri che
decisero d’investire nel campionato
inglese, a cui si aggiunse l’arrivo e la
partenza di tanti giocatori che rinforzò
notevolmente le casse di tante società,
proprio come avvenuto nella passata
estate in casa Tottenham con la cessione di Bale al Real Madrid. Un ulteriore crescita si ebbe con il fattore sterlina, infatti l’Inghilterra mantenendo
la propria moneta, non ha subito il difficile momento di crisi avuto dal resto
d’Europa, e ciò rende il calcio britannico sempre in evoluzione ed in crescita. Il secondo campionato europeo che
sta crescendo in modo esponenziale è
senza dubbio quello Russo, visto il denaro proveniente dai tanti ricconi russi,
i quali molto spesso per divertimento
acquistano i veri club, rendendoli cosi
ricchi di campioni e molto interessanti
per appassionati e scommettitori, attirando cosi l’attenzione di tv estere e
sponsor, che ormai sempre più spesso
investono sul calcio russo. Il terzo campionato europeo in grande crescita e
Ligue 1 francese, il campionato transalpino fino alla passata stagione, non era
molto seguito, considerato di livello
inferiore rispetto a quello italiano, inglese e spagnolo , ma l’arrivo dei ricconi
arabi che hanno acquistato in rapida
successione PSG e Monaco, hanno cambiato le carte in tavola. Infatti nel giro
di un solo anno in Francia sono arrivati
giocatori del calibro di: Falco, Lavezzi,
Cavani, Ibrahimowic Thiago Silva, giocatori che con loro hanno portato non
solo la notorietà, ma anche milioni di
appassionati, sponsor, scommettitori e
telespettatori, tutto ciò unito ai soldoni
portati dai ricconi arabi ha fatto si che
la Ligue 1 sia diventato nel giro di soli
12 mesi, uno dei campionati più interessanti a livello europeo.
Ma la crescita calcistica non è avvenuta
solo nel vecchio continente, anzi in USA
e Canada la MLS nata nell’ormai lontano
94 dalle ceneri della vecchia NASL, attualmente è tra i campionati più seguiti oltre
le mura europee. Oltre che aver investito
tanti soldi, in USA le società al fine della
propria crescita hanno puntato su diversi
fattori: 1 è stato senza dubbio la comunicazione ed il marketing, diventati l’asse portante di società e lega,basti pensare che
Los Angeles Galaxy e New York Red Bulls
sono tra i club più conosciuti al Mondo, ma
al tempo stesso non hanno la stessa bacheca di Manchester United o Barcellona.
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
FINE
DELL’ERA
ANZHI
In estate l’Anzhi ha
messo sul mercato i
suoi pezzi pregiati e
circolava voce che
i sacrificati tra cui,
Eto’o e Willian, non
rientrassero più
nel progetto Anzhi
perchè il magnate
russo Kerimov, proprietario del club,
avesse problemi di
salute e non aveva
più intenzione di
dedicarsi al club.
Le notizie che rimbalzano da Mosca,
invece confermano
che Kerimov è invischiato in guai ben
più gravi.
In seconda battuta hanno investito
molto nel settore giovanile insieme alle
tante accademie sportive, che di anno
in anno sfornano talenti, che di volta in
volta trovano spazio nei vari club della
lega. A ciò sono stati aggiunti campioni
del calibro di Beckham, Henry, Di Vaio,
Nesta, attirando cosi l’attenzione anche
di spettatori ed appassionati da tutto il
Mondo e di conseguenza anche l’occhio
di stampa e tv , incrementando cosi gli
introiti che di fatto stanno contribuendo
alla crescita del calcio nord-americano.
In grande crescita senza dubbio è anche
il campionato Giapponese, che già
dall’arrivo di Schillaci ebbe una leggera
crescita, ma con l’arrivo dei moderni
mezzi di comunicazione e soprattutto
dopo i Mondiali del 2002, la J League
ha senza dubbio avuto un rapido successo. Ma anche in Giappone come in
USA hanno puntato molto sulla comunicazione e settori giovanili dai quali sono
venuti fuori giocatori come Honda, capace di attirare su di se l’attenzione dei
maggiori club europei. A ciò bisogna
aggiungere anche le buone prestazioni
fornite dalla Nazionale guidata da Zaccheroni diventata campione d’Asia ed
una bellissima sorpresa alla scorsa
Confederetion Cup. Insieme all’ormai
consolidato Giappone, chi sembra essere in grande crescita è anche il campionato cinese, che da diversi anni vede
in panchina Marcello Lippi, il tecnico
italiano con se ha portato non solo tanta esperienza ma anche tanta notorietà,
che di fatto ha aperto le porte del campionato cinese al Mondo occidentale.
Certo prima di arrivare agli stessi livelli
di Giappone o Usa ci vorrà ancora qualche anno, ma senza dubbio in Cina sono
sulla strada giusta. Dunque escludendo
la grandi potenze, il Mondo calcistico è
ormai in grande crescita ed espansione
e ciò nel giro di un decennio porterà
alla ribalta tanti nuovi campionati e con
essi tanti nuovi giocatori, il che significa
che anche dalle nostre parti è giunto il
momento di tornare a lavorare se non
vorremmo diventare nel giro di poco
solo un bello ma pallido ricordo.
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
LA NUOVA FACCIA
DELLE REGINE DI
SPAGNA
PER I MOTIVI CHE ORMAI TUTTI CONOSCIAMO,
BARCELLONA E REAL MADRID HANNO CAMBIATO ALLENATORE. GIUNTI A CIRCA UN QUARTO
DELLA STAGIONE, LA DOMANDA SORGE INEVITABILE: COSA HANNO CAMBIATO IL TATA MARTINO E CARLETTO ANCELOTTI?
I
DI MARCO
CAPPELLINI
n Spagna, l’inizio della
stagione calcistica è stato segnato da un drasticocambiamento
che
ha toccato le panchine
delle due big. I fari, ovviamente, sono tutti puntati su Gerardo Martino
e Carlo Ancelotti. Il loro compito, agli
occhi dei più, poteva sembrare dei più
facili. In tanti, infatti, hanno pensato:
“Sarei capace di allenarle anche io”.E,
a guardare così le cose, si pecca di leggerezza (e forse anche di presunzione).
Per capire meglio, analizziamo un po’
più a fondo, e separatamente, le due
situazioni.
IlBarcellona ha un gioco che tanti hanno tentato (e tuttora tentano) di emulare. Ma è un approccio al calcio che
loro hanno nel DNA, e che non basta
replicare come fosse un bel quadro: il
risultato, infatti, sarebbe solo una triste
copia. I catalani giocano così fin da piccini (se non ci credete andate a vedervi
qualche filmato sulla Masia). Amano il
possesso palla (Guardiola, non a caso
colui che più di tutti ha saputo portare
a livelli eccelsi il calcio blaugrana, disse
“se la palla ce l’abbiamo noi, loro non
possono segnare”); prediligono passaggi continui e stretti, portando a un
possesso prolungato ma di squadra,
mai del singolo (anche qui, vedi Guardiola cheinveivaquando qualcuno teneva
palla a lungo, Messi escluso); evitano
le palle alte, preferendo avvolgere
fino a ubriacare la difesa avversaria.
Potremmo parlarne per ore, ma ormai
ilBarcellona lo conoscete tutti. Quello
che ci tengo a sottolineare è che è un
gioco molto definito e, soprattutto, è
conosciuto molto bene da chi lo pratica
da sempre. Motivo per cui non è sicuramente facile per un allenatore esterno
arrivare ecambiare le cose. D’altronde,
per lo stesso Tito Vilanova, non è stato facile nemmeno assecondare quel
tipo di gioco. Ma la vera difficoltà per
Martino è un’altra: in tutti questi anni
di “tiki-taka”, le squadre avversarie
hanno imparato, per quanto possibile,
a cercare di rendere quello stile di gioco sterile. E questo è un punto fondamentale: non è tanto il Barcellona a
essere diventato “noioso”, ma sono gli
avversari (almeno alcuni) che hanno
saputo renderlo tale. Per anni è stato
aggredito il portatore di palla, ma si sa,
a “quelli” la palla dai piedi non gliela si
toglie. E così, lentamente, si è cercato
di chiudere gli spazi, di accorciare linea
mediana e linea difensiva. Insomma, si
è cercato di fare in modo che il Barcellona fosse costretto a tentare un’altra
soluzione. Parliamoci chiaro: le vittorie
dei catalani arrivano quando la squadra
gira al 100% (e lì non c’è schema difensivo che regga) o quando qualcuno dei
suoi campioni comincia a fare cose non
umane (anche qui, nulla da fare per gli
avversari). Ma quando il Barça non è
perfettamente in partita, e quando gli
altri, invece, lo sono, allora servirebbe
il famigerato piano B.
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
Quel piano che Tito Vilanova non ha mai
trovato. Quel piano che Gerardo Martino,
invece, dovrà trovare.
Prima di scoprire le mosse del Tata, torniamo a Madrid, e analizziamo velocemente i motivi per cui il compito di Ancelotti non è per niente facile. I problemi
nel Real, paradossalmente, non sembrano
riguardare tanto il gioco, quanto piuttosto
un certo clima tutt’altro che positivo che si
respira nella capitale. Mourinho, polemiche
a parte, ha saputo unire molto bene le sue
idee di gioco con le caratteristiche dei Blancos, carattestiche (ironia della sorte) speculari rispetto a quelle dei catalani (incredibile
come le due realtà siano, sotto quasi tutti
gli aspetti possibili, così diverse). Una su
tutte: all’orizzontalità del Barcellona, il Real
preferisce le ripartenze verticali. Insomma,
un’altra storia. Il problema è quello già citato: Madrid è una panchina calda, i giocatori
diventano stranamente problematici (vedi
Casillas), i tifosi pretendono (Mourinho, al
Bernabeu, è stato addirittura fischiato!), e
il Presidente esige. D’altronde, quanti soldi
ha speso Perez? Ma, soprattutto, quanti
trofei ha potuto esporre in bacheca negli ultimi anni? Una Liga e una Copa del Reysono
veramente troppo poco. E proprio questo è
il punto cruciale: è da troppo tempo che a
Madrid si assiste da spettatori alle vittorie
del Barcellona. Nella capitale, tutto ciò,non
è più tollerabile.
Date queste premesse, ora guardiamo cosa
hanno fatto in questo inizio stagione i due
allenatori. Partiamo da Martino. L’inizio
stagione del Tata è stato accolto con un po’
di freddezza. L’allenatore ha cercato di mettere qualche pezza alla fase difensiva, cercando di inserire marcature a uomo e accantonando la totale difesa a zona. Davanti,
invece, ha cercato di dare più velocità e di
aggiungere qualche passaggio lungo con
ribaltamenti di campo. Qualcuno ha parlato di “fine del tiki-taka”:contro il Rayo, dopo
anni di dominio in fase di possesso palla, il
Barcellona ha perso la supremazia nei novanta minuti di gioco. Qualcuno ha pure
detto che questo Barcellona ha perso brillantezza. Eppure (per fortuna di Martino)
i risultati sono arrivati lo stesso: i catalani,
ancora, non hanno perso. Quel che è certo
è che non si può cambiare un modo di giocare in una manciata di partite, alla fine
lo ammettono anche gli stessi giocatori. Se
non altro, sembra che le cose stiano iniziando a girare meglio, e l’esito del Clasico non fa
che confermarlo: più attenzione in difesa (il
vero cruccio a Barcellona), e meccanismi di gioco,
che venivano già dati per arrugginiti,tornati
efficienti.
A Madrid, invece, le cose non vanno affatto
bene per Ancelotti. Per il primissimo inizio
di stagione vale un po’ lo stesso discorso
fatto per il Barcellona: il gioco non convince,
ma i risultati, seppur a fatica, arrivano. Carletto, però, fa due passi falsi, quasi letali,
perdendo gli appuntamenti più importanti
della Liga: il derby con l’Atlético e il Clasico
con il Barça. Inammissibile.E se la prima
sconfitta aveva già fatto dire a qualcuno
che bisognava cambiare la guida, lo scontro
con il Barcellona non fa che aumentare il
gruppo di detrattori dell’allenatore italiano.
Inutile, per lui, essere a punteggio pieno in
Champions. Come si diceva, quella del Real
è una “patata bollente”: i campioni sono
tanti, ma tenerli tutti insieme non è mai
facile. Non basta quindi spendere 100 milioni prendendo un asso del calcio, perché
al tempo stesso non basta dire a quel giocatore “scendi in campo e fammi vincere”.
Ancelotti ha sicuramente bisogno di tempo,
sta tentando qualche soluzione, ma non
tutte funzionano (vedi Ramos davanti alla
difesa). Certo è che far girare il Real è un
compito sicuramente più difficile che far girare il Barcellona. Almeno solo per il clima
che si respira a Madrid. Quel clima che non
sappiamo fino a che punto appoggerà Ancelotti, e quanto tempo ancora darà a lui
per far trovare la quadratura del cerchio.
Potremmo concludere dicendo che le due
squadre stanno cercando nell’avversario
proprio quegli aspetti che non riescono a
trovare: il Barcellona cerca le ripartenza verticali e la velocità del Madrid; il Real, invece,
prenderebbe volentieri un po’ di serenità e
di consapevolezza che a Barcellona sono di
casa. Al momento, quindi, sembra che nessuna delle due big sia cambiata così tanto.
I blaugrana, però, possono ancora fare a
meno del fatidico piano B, anche se si parla
di acquisti a gennaio che potrebbero consentire soluzioni diverse (vedi Milito). Con
una vera punta, forse il Tata potrebbe veramente far alzare la palla da terra ai suoi
giocatori, cercando magari un cross e un
colpo di testa che rendano possibile lo scavalcamento di un muro difensivo, a volte, insuperabile. A Madrid, invece, non si può fare
assolutamente a meno della tranquillità,
pena i passi falsi commessi. Per raggiungerla,
però, c’è solo una soluzione: vincere.
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
VERSO BRASIL
DOPO LE QUALIFICAZIONI UFFICIALI DI BELGIO, GE
INGHILTERRA NEI GIRONI EUROPEI, ANALIZZIAMO
ACCADERE NEL RESTO DEL MONDO
presente tra i “galletti”. La cenerentola
Islanda proverà a centrare la sua prima
storica partecipazione ad un campionato del mondo sfidando la Croazia dei
vari Modric, Mandzukic e Kovacic. Infine molto equilibrata le partite tra Grecia e Romania con i primi forti della loro
maggiore esperienza e i secondi più desiderosi di ritornare tra le 32 finaliste
dopo ben 16 anni di assenza.
M
DI GUIDO
M. MINI
Mancano da assegnare
undici posti per il Mondiale verdeoro. Quattro
usciranno dai play off
(andata e ritorno, 15-19
Novembre, ndr) del Vecchio Continente che vedranno in campo tanti top player decisi
a non mancare l’appuntamento più importante della loro carriera. Portogallo
- Svezia è la più nobile delle sfide con
Cristiano Ronaldo contro Zlatan Ibrahimovic, attualmente due dei tre più
forti calciatori della Terra. Altra bella
gara quella tra Ucraina e Francia con i
transalpini favoriti visto il notevole tasso tecnico (Ribery, Pogba, Benzema ecc)
SUD AMERICA - L’Argentina, già certa
del posto dal 10 Settembre, ha vinto il
girone unico CONMEBOL con relativa
facilità data l’assenza del Brasile, qualificato di diritto come paese ospitante.
L’albiceleste sarà una delle protagoniste
della rassegna di giugno e luglio. Tanti,
troppi i campioni presenti in rosa per
non ipotizzare un approdo sicuro alle
semifinali. Dall’extra terrestre Messi ad
Higuain passando per Tevez, Aguero,
Palacio, Di Maria, Banega, Mascherano
e Lamela (senza dimenticare Lavezzi,
Pastore e Cambiasso). Da far da contraltare a tanta abbondanza a centrocampo ed attacco c’è il neo della difesa da
molti anni anello debole della squadra
di Sabella. Mancano i leader, coloro che
raccolgano l’eredità di Samuel e Zanetti. Servirà quindi una fase difensiva
adeguata e tanta cattiveria agonistica
per emulare Maradona e compagni nel
1988. Incompleti di lusso.
I pentacampeoes dopo la vittoria della
Confederations Cup aspirano a salire sul
tetto del Mondo per la sesta volta. Giocano in casa e l’amaro ricordo del 1950
(vedi più avanti, ndr) fa ancora tremare
i cuori brasiliani. Scolari, tecnico esperto e vincente, gode di un parco giocatori di qualità eccelsa in ogni reparto.
Dietro, agli ordini di capitan Thiago Silva, agiscono Dani Alves (occhio a Maicon tornato grande a Roma, ndr), David
Luiz e Marcelo con Marquinhos e Dante
pronti a subentrare. Il centrocampo con
Paulinho
e Luiz Gustavo (o Hernanes) è ben coperto lasciando liberi di agire sul fronte
offensivo i vari Oscar, Hulk, Fred e Neymar. E’ proprio il neo talento del Barcellona il giocatore più atteso in patria,
nonostante un avvio di esperienza blaugrana non proprio esaltante. Incredibile ma vero solo panchina per gioielli
come Lucas o Diego Costa, trascinatore
quest’ultimo del sorprendente Atletico
Madrid. La pressione socio-mediatica
sarà la vera avversaria di un gruppo ben
affiatato. Favoriti con scongiuri.
Le altre sudamericane qualificate sono
Colombia, Cile ed Ecuador. Gli eredi di
Valderrama mancavano dal 1998 e si
candidano ad essere una delle outsider
più agguerrite. I selezionatore argentino Pekerman attingerà moltissimo dal
campionato italiano per schierare di
volta in volta il suo undici di partenza.
Yepes è il Capitano, Zapata il suo compagno di reparto, i napoletani Zuniga
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
LE 2014
ERMANIA, SVIZZERA, RUSSIA, BOSNIA, SPAGNA ED
OGGI QUELLO CHE È SUCCESSO E ANCORA DOVRÀ
ed Armero i terzini fluidificanti, Guarin
e Cuadrado le frecce del centrocampo
e Muriel l’attaccante jolly. Il tutto racchiuso in un gioco spumeggiante ultra offensivo dove la fanno da padrone stelle
del calibro di Falcao, Jakson Martinez e
James Rodriguez. E se poi esplode definitivamente il fantasista ex Pescara Quintero sono dolori per tutti. Los cafeteros
all’arrembaggio.
Anche la Roja è pronta a dar battaglia.
Vidal e Sanchez, autentici leader della
squadra andina, sono attorniati da tanti
buoni giocatori come Isla, Carmona,
Jimenez, Valdivia, Mati Fernandez e soprattutto Edu Vargas, flop clamoroso nel
Napoli dell’anno scorso, rinato però nel
Gremio secondo nel Brasilerao. Nulla da
perdere.
Sorprendentemente quarto nel girone,
l’Ecuador fa della coesione del gruppo la
propria forza. La quasi totalità dei nazionali gioca nel paese natio tranne i due più
famosi: l’ala destra del Manchester United Antonio Valencia e l’attaccante Felipe
Caicedo in forza ai russi della Lokomotiv
Mosca. Tutti da scoprire.
SPAREGGI INTERZONALI - Parlando delle
squadre dell’America Latina non vi siete
accorti della mancanza di un team molto famoso e terribilmente competitivo
nelle grandi manifestazioni? Si, esatto,
proprio l’Uruguay. Il Paese della “garra”,
in italiano la grinta, la tenacia, e una
selezione per natura combattiva ed orgogliosa come poche al Mondo. Poco più
di tre milioni di abitanti ma una fucina inesauribile di diamanti puri. La “Celeste”
dall’alto dei suoi due Mondiali vinti (+ 2
titoli olimpici, quando ancora non esisteva neanche la Coppa Rimet, di cui vanno
ultra fieri, ndr) e di ben 15 Coppe America (record assoluto, ndr) dovrà vedersela
con la Giordania in uno dei due spareggi
misti (CONMEBOL vs AFC e CONCACAF vs
OFC). L’altro metterà di fronte il Messico
e la Nuova Zelanda.
Forse gli uomini di Tabarez non sono più
in certe individualità (Lugano e Forlan
su tutti, ndr) quelli che nel 2011 vinsero, neanche troppo a sorpresa, la Copa
America, ma il livello medio della squadra
rimane comunque alto. Anche qui la colonia della Serie A o di chi ci ha giocato
è molto estesa: Muslera, Caceres, Alvaro
Pereira, Aguirregaray, Gargano, Perez,
Arevalo Rios, Ramirez, Hernandez e Cavani. Proprio El Matador insieme a Luis
Suarez (capocannoniere del girone di
qualificazione con 11 centri, ndr) forma
una delle coppie più letali del panorama
internazionale. Due bomber assoluti che
se ispirati hanno tutte le capacità per regalare al popolo uruguaiano un sogno che
manca dai tempi dei mitici Juan Alberto
Schiaffino ed Alcides Ghiggia, gli uomini
che nella finale del 1950 fecero piangere,
contro ogni pronostico, i 200mila del Maracanà. Quella notte in Brasile furono
certificati 34 suicidi e 56 attacchi cardiaci.
Vennero proclamati tre giorni di lutto nazionale e la Selecao rimase inattiva per
due anni cambiando anche il colore della
maglia (era bianca, ndr). Un disastro colossale. Anni dopo il match winner della
supersfida disse ironicamente: “A sole tre
persone è bastato un gesto per far tacere
il Maracanà: Frank Sinatra, il Papa ed io”.
Attenzione: Pericolo pubblico n°1.
AFRICA - Cinque posti per il Continente
Nero. Manca solo il ritorno e poi il quadro
sarà completo. Il Ghana di Muntari e dei
fratelli Ayew è praticamente in Brasile
dopo il 6 a 1 rifilato all’Egitto. Drogba,
Yaya Tourè e Gervinho devono far visita
al Senegal dopo il 3-1 di Abidjan. Come la
Costa d’Avorio anche la Nigeria sembra ad
un passo dallo staccare il biglietto per Rio
dopo il successo esterno (1-2) sul campo
dell’Etiopia. Apertissime invece Camerun-Tunisia (0-0 a Tunisi) e Algeria-Burkina
Faso (3-2 per i centrafricani).
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FOOTBALL-MAGAZINE
DI MARCO
I
SIMONELLI
n una semplice notte di
metà ottobre, Sarajevo si
è ritrovata nuovamente
sveglia. Questa volta però
a tenere in piedi migliaia
di persone non era il rumoredelle bombe ma
quello dei petardi, non le urla di paura
ma quelle di festa per la qualificazione
mondiale. Quella notte non si poteva
dormire, bisognava aspettare il ritorno
in patria degli eroi, di quella Nazionale
che stava facendo gioire un Paese intero. Già perché la Bosnia-Erzegovina,
con la vittoria per 1 a 0 in terra lituana,
vince il proprio girone e centra una storica qualificazione ai Mondiali brasiliani.
Una Nazione per troppi anni divisa
si è ritrovata unita a festeggiare per
le vie delle maggiori città del Paese
FM
un’impresa sportiva che fino a poco
tempoprimanon era sicuramente una
preoccupazione dei bosniaci. Basti pensare che appena 20 anni fa la nascente
Bosnia era dilaniata da una guerra sanguinosissima in cui persero la vita circa
100.000 persone. Ma l’assedio di Sarajevo o il massacro di Srebrenica oggi
sembrano solo un lontano ricordo, e
tutto questo anche grazie all’impresa
sportiva di una Nazionale ricca di talenti. Ed è propriocon queste vittorie che si
riscoprono i veri valori del calcio e dello
sport in generale: il potere di aggregare
e di emozionare un intero Paese, il potere di far ritrovare un’identità a tutto
un popolo.
IL CAMMINO VINCENTE – La gioia di
una Nazione intera esplode al 90’ della
gara contro la Lituania. Il gol di Ibisevic consolida il primo posto nel girone
e condanna la Grecia a disputare quei
play off tanto ostili verso i bosniaci.Una
vetta conquistata a suon di ottime
prestazioni e di splendidi risultatati,
con ben 30 gol fatti e 6 subiti. È proprio grazie a questa differenza reti che
i dragoni hanno avuto la meglio sugli
ellenici, primi a pari merito ma con uno
scarto di gol di molto inferiore. Le qualità della Bosnia però si iniziano a vedere già dalle prime gare, quando salgono
in cattedra i vari giocatori sparsi nei top
club europei. Il CT Susic ha a disposizione talenti purissimi come Pjanic e
Dzeko e giocatori di caratura internazionale come Lulic, Ibisevic, il capitano
Spahic e il portiere Begovic. Il girone
non è tra i più difficili, è vero, ma Slovacchia e Grecia non sono due avversarie di poco conto. Contro Liechtenstein,
Lettonia e Lituania arrivano subito vittorie nette e pesanti che danno un’idea del potenziale della squadra. Ma il
vero banco di prova è, appunto, la gara
contro la Nazionale greca. Dopo aver
tenuto bene il campo nella partita di
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
LA FAVOLA DELLA
BOSNIA
PER LA PRIMA VOLTA AD UN MONDIALE
I DRAGONI CENTRANO UNA QUALIFICAZIONE STORICA AL MONDIALE
VINCENDO E DOMINANDO IL GIRONE G. DOPO ANNI DI SOFFERENZE FINALMENTE UN INTERO PAESE PUÒ TORNARE A GIOIRE.
Lo stop contro la Slovacchia, che permette alla Grecia di agganciare il primo posto, non mina le sicurezze della
Bosnia che continua nella sua marcia
trionfale vincendo tutte le gare rimanenti e respingendo ogni tentativo di
sorpasso greco. Le due gare finali, contro Liechtenstein e Lituania, sono solo
l’ultimo piccolo scoglio che la squadra
di Susic supera senza difficoltà. Tutto
il resto è già storia, con la rete di Ibisevic a coronare un sogno inseguito
da anni. Sì perché il viaggio di questa
Bosnia parte da lontano. Bisogna infatti
ritornare a 4 anni fa, quando i dragoni
vere ben presto un capitolo importante
della propria storia.
GLI ARTEFICI DEL “MIRACOLO” – Se
questa Bosnia è riuscita a far sognare
un paese intero il merito è tutto dei
suoi eroi. La guerra ha costretto la maggior parte di questi giocatori a emigrare
verso paesi vicini, per sfuggire a un massacro che stava crescendo giorno dopo
giorno. Ma l’amore verso la propria Nazione ha riportato molti di questi a lottare
sul campoper la propria bandiera. È così
che giocatori come Pjanic, Lulic, Begovic
e Ibisevic hanno scelto di rappresentare
vati a Roma, anche se su
sponde diverse del Tevere. Il romanista,
dopo essersi rifugiato in Lussemburgo, è
passato per il Metz e per il Lione prima
di approdare nella capitale, dove sta
trascinando la Roma in questo inizio di
stagione. Per Lulic, invece, un passato in
Svizzera con le maglie di Grasshoppers
e Young Boysprima di vestire quella biancoceleste. Ibisevic ha trovato la sua
dimensione in Germania, dove ha strabiliato tutti con l’Hoffenheim e ora sta
continuando a risultare decisivo anche
con lo Stoccarda. Al suo fianco il bomber
del Manchester City Edin Dzeko. Per lui
sfiorarono solamente la qualificazione
ai Mondiali sudafricani perdendo agli
spareggi contro il Portogallo. Era una
Nazionale diversa, guidata da Miroslav
Blazevic, l’allenatore dell’impresa del
terzo posto croato a Francia ’98, e priva
dei tanti talenti che ne fanno ora parte.
Fu un doppio 1 a 0 ad eliminare Dzeko
e compagni, che ritrovarono i lusitani
anche sulla strada che portava agli Europei del 2012.
Qui l’allenatore era già Susic ma la
squadra era troppo giovane e inesperta
e il Portogallo eliminò i bosniaci con un
sonoro 6 a 2. Era però solo l’inizio di
una nuova Nazionale destinata a scri-
il proprio Paese d’origine piuttosto che le
Nazioni in cui sono cresciuti.E guardando
i nomi di questi giocatori si capisce come
sia stata possibile questa impresa.Tutta
la rosa bosniaca, ad eccezione del terzo
portiere, milita in campionati stranieri,
a conferma della grande esperienza internazionale della squadra. Il portiere
Asmir Begovic, cresciuto tra Germania e
Canada, gioca da ben dieci anni in Inghilterra e nelle ultime tre stagioni ha difeso
i pali dello Stoke City. Il capitano Spahic
ha girato l’Europa, vestendo le maglie
di Lokomotiv Mosca, Anhzi, Montpellier e Siviglia prima di arrivare al Bayer
Leverkusen.Pjanic e Lulic si sono ritro-
i numeri parlano da soli e a suon di gol
ha letteralmente trascinato la Bosnia alla
conquista di questa qualificazione.
Ma la favola bosniaca non è finita qui.
Ora c’è un Mondiale da giocare e da onorare, per cercare di regalare altre gioie
a un popolo che ne ha realmente bisogno. Emblematiche le parole di Pjanic su
questa impresa: “La qualificazione della
Bosnia al Mondiale non è mia e dei miei
compagni di squadra, è al 90 per cento
della gente. I problemi non sono finiti e
non sarà il calcio a risolverli, ma sappiamo di aver dato una gioia immensa a
chi ne ha avute poche”. E chissà che le
sorprese non continuino…
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
I CAMPIONI DI DOMANI
SARANNO FAMOSI
NOVITÀ ASSOLUTA ED ESCLUSIVA DI FOOTBALL-MAGAZINE. CERCHEREMO DI PORTARE ALL’ATTENZIONE
PUBBLICA I GIOVANI TALENTI ANCORA SCONOSCIUTI AI PIÙ, ELENCANDONE CARATTERISTICHE FISICHE E
TECNICHE, DATA DI NASCITA E PARAGONE. ANDREMO A CACCIA DI RAGAZZI PROMETTENTI IN GIRO PER IL
GLOBO CON UN SOLO OBBIETTIVO: SCOVARE I CAMPIONI DI DOMANI.
GERARD
DEULOFEU
13/03/1994 (SPAGNA)
CLUB:
BARCELONA B
NAZIONALE:
SPAGNA UNDER 21
RUOLO:
ESTERNO / PRIMA PUNTA
VALUTAZIONE MERCATO:
8.000.000 ML
DI LEONARDO
FRANCESCHINI
In una rubrica dedicata ai giovani talenti,
prima o poi, un giocatore del Barcellona
doveva saltar fuori ! Abbiamo resistito
addirittura fino alla settima puntata, ma
oggi, abbiamo ceduto. Gerard Deulofeu
e Alex Grimaldo, due “canterani” di cui
sentiremo parlare in futuro, attaccante il
primo, terzino il secondo, giocano attualmente nel Barça B che fu di Luis Enrique.
CARATTERISTICHE FISICHE: Deulofeu è tipicamente un calciatore del fisico brevilineo, stile Barça. Sulle orme del suo punto
di riferimento, Andres Iniesta, dimostra
una grande corsa accompagnata da una
naturale agilità nel gioco di gambe che lo
rende imprendibile per gli avversari.
CARATTERISTICHE TECNICHE: Nel Barça
B, impostato, nemmeno a dirlo, come
il Barça dei grandi, occupa il ruolo di
attaccante esterno, a sinistra, andando
ad occupare quella casella che in prima
squadra si dividono, a seconda delle
occasioni, Villa, Tello e lo stesso Iniesta.
L’azione che Deulofeu predilige è infatti
l’accentramento palla al piede da sinistra,
in modo da poter scaricare verso la porta
avversaria, dopo aver dribblato almeno
un’avversario (sennò non vale !), il suo
potente e preciso destro. In tal senso,
potete chiedere ai portieri della Segunda
Division, sapranno darvi indicazioni più
precise visto che il giovane Gerard ha già
raggiunto quota 6 goal in 9 presenze di
campionato. Alle volte, quando mancano Sergio Araujo o Luis Alberto, prima
e seconda scelta nel ruolo di attaccante
centrale, Deulofeu viene anche dirottato
al centro dell’attacco “blaugrana” dove
dà un’interpretazione del ruolo “alla
Fabregas” seguendo le prerogative di quel
ruolo, “el finto nueve”, inventato proprio
in Catalona per favorire le caratteristiche
degli attaccanti del Barcellona, generalmente “piccoli e veloci”. I suoi numeri
parlano chiaro, e se è vero che leggere
ed interpretare le statistiche equivalga
a fare la prova del nove, la certezza che
questo ragazzo arrivi ai massimi livelli con
i marziani del piano di sopra diventa matematica: il 7 Dicembre 2011, il debutto
in Champions, contro il Bate Borisov; l’8
Aprile dell’anno seguente, si registra il
primo goal di Deulofeu in Liga, segnato al
Cordoba pochi minuti dopo il suo ingresso; due europei under 19 già in bacheca;
un secondo posto sempre nella massima
competizione continentale, stavolta però
under 17; ed infine l’esordio, circa un
mese fa, con l’under 21 di Lopotegi contro la Danimarca. Insomma, alla veneranda età di 18 anni appena compiuti, non
ci si può certo lamentare di quanto abbia
già fatto il talentuoso Deulofeu. Inoltre
vestire blaugrana, in questi casi, è sempre
sinonimo di un sicuro avvenire. Il Barça ci
conta, aspettando il suo prossimo gioiellino
a metà tra Iniesta e Villa (Deulofeu indossa
la maglia numero 7, un presagio o un segnale volutamente inviato dal ragazzo ?).
PARAGONE: David Villa (Fc Barcelona)
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FOOTBALL-MAGAZINE
FM
29 OTTOBRE
E’
SUCCESSO
ANCHE...
ECCO I 23 DA PALLONE D’ORO
27 otTobRE
PER LA QUARTA
VOLTA VETTEL
CAMPIONE DEL MONDO
Il 26enne di Heppenheim, al 10°
successo stagionale e al 36° della
carriera, vince la sesta gara di fila e
archivia il Mondiale con 3 Gp d’anticipo rispetto alla fine della stagione.
26 OTTOBRE
NEYMAR-SANCHEZ
STENDONO IL REAL!
CLASICO AL BARCA
Al Camp Nou torna protagonista il Calcio con la C maiuscola.
Ad aggiudicarsi il match è il Barcellona, che batte il Real Madrid
2 a 1: il premio per i blaugrana è
distanziare le merengues di sei
punti e raggiungere in solitaria
la vetta della classifica. Al Camp
Nou non si gioca una partita,
si gioca il “CLASICO”, ovvero
l’evento(calcisticamente par-
Il prestigioso premio individuale, prevedono i bookmakers, sarà
conteso fra tre giocatori con l’aggiunta di un outsider. Oltre all’eterno duopolio Messi-Ronaldo, l’alternativa più accreditata è quella
di Ribery, reduce da una stagione da incorniciare con il Bayern
Monaco guidato da Heynckes. Certo non è da escludere la poco
quotata sorpresa Ibrahimovic, che tuttavia ha snobbato il potenziale
riconoscimento.
continua sul sito web
Sull’asfalto del Buddh International
Circuit, Vettel precede la Mercedes
del tedesco Nico Rosberg e la Lotus
del francese Romain Grosjean.
Nonostante il ritiro di Mark Webber,
la Red Bull si assicura anche il titolo
Costruttori.
Vettel festeggia l’exploit con uno
spettacolare burn out dopo aver tagliato il traguardo e poi si inginocchia
davanti alla sua monoposto. Lo show
prosegue con un inchino mentre
il pubblico è in delirio. La Ferrari,
La lista dei 23 finalisti per il Pallone d’Oro:
intanto, si consola con il quarto posto
Gareth Bale (Galles), Edinson Cavani (Uruguay), Radamel Falcao (Co- di Felipe Massa, mentre Fernando
lombia), Eden Hazard (Belgio), Zlatan Ibrahimović (Svezia), Andrés
Alonso chiude con una deludente
Iniesta (Spagna), Philipp Lahm (Germania), Robert Lewandowski
11a posizione dopo una gara tutta
(Polonia), Lionel Messi (Argentina), Thomas Müller (Germania), Ma- in salita: lo spagnolo danneggia l’ala
nuel Neuer (Germania), Neymar (Brasile), Mesut Özil (Germania),
anteriore al via e dopo il pit stop
Andrea Pirlo (Italia), Franck Ribéry (Francia), Arjen Robben (Olanda), obbligato precipita nelle retrovie.
Cristiano Ronaldo (Portogallo), Bastian Schweinsteiger (Germania),
Luis Suárez (Uruguay), Thiago Silva (Brasile), Yaya Touré (Costa d’AIL NUOVO LOOK DI
vorio), Robin Van Persie (Olanda) Xavi (Spagna).
MARIO BALOTELLI
La lista dei 10 finalisti per il Pallone d’Oro dei tecnici:
Carlo Ancelotti (Italia/PSG/Real Madrid), Rafael Benítez (Spagna/
Chelsea/Napoli), Vicente del Bosque (Spagnaa/selección española),
Antonio Conte (Italia/Juventus), Sir Alex Ferguson (Scozia/ Manchester United), Jupp Heynckes (Germania/Bayern Monaco), Jürgen
Klopp (Germania/Borussia Dortmund), José Mourinho (Portogallo/
Real Madrid/Chelsea), Luiz Felipe Scolari (Brasile), Arsène Wenger
(Francia/Arsenal)
FM
lando, ma per molti non solo…)
più importante di Spagna. Abbandonati i toni polemici degli
anni passati e le “ditate negli occhi” di stampo mourinhano, si
torna a parlare di Calcio, quello
con la C maiuscola. È un Clasico con molte facce nuove, a
partire dai due allenatori e dai
neo-acquisti Neymar e Bale,
senza scordare le certezze chiamate Messi e Ronaldo.Gerardo
Martino e Carlo Ancelotti scelgono un esordio con sorpresa,
apportando novità non di poco
conto all’undici titolare.
La Fifa ha comunicato la lista più ristretta che contenderà a Lionel
Messi il Pallone d’Oro 2013: escono di scena due azzurri, l’attaccante del Milan e Buffon; va meglio nella lista dei 10 finalisti per
il premio di allenatore dell’anno dove troviamo sia Ancelotti che
Conte ed è fuori Prandelli
LAVORA CON NOI - La Redazione di football-magazine.it è alla ricerca di aspiranti giornalisti da inserire nel
proprio organico come collaboratori. Ormai diventato un vero e proprio punto di riferimento nel mondo dell’informazione sportiva a livello Nazionale, la volontà della Redazione è quella di accrescere il proprio organico inserendo giovani
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