LA PEZZATURA DEI kIwI DIPENDE DALL`IMPOLLINAZIONE
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LA PEZZATURA DEI kIwI DIPENDE DALL`IMPOLLINAZIONE
frutticoltura La produzione di kiwi in Trentino nella stagione 2006 Premessa Nei primi giorni di novembre si è conclusa la campagna di conferimento dei kiwi presso i magazzini frutta trentini. La produzione provinciale dovrebbe attestarsi attorno alle 2.000 tonnellate, divisa quasi equamente tra la Val del Sarca, la Vallagarina e l’area agricola immediatamente a sud di Trento. In Trentino il kiwi ha un peso quasi insignificante rispetto alla produzione nazionale che per il 2005 è stata di 390.000 tonnellate, mentre per il 2006 dovrebbe superare le 400.000 tonnellate. Nonostante questo, i circa 50 ettari di frutteto della Val del Sarca e i circa 40 ettari della Vallagarina sono ritenuti particolarmente importanti per i magazzini cooperativi, perché completano la gamma di offerta di prodotti ortofrutticoli. Le condizioni climatiche legate alla latitudine e all’orografia della nostra provincia sono tali da considerare il Trentino come limite nord per la coltivazione del kiwi e nella scelta del luogo di coltivazione si deve eseguire un’attenta valutazione della vocazionalità, considerando i rischi legati al freddo ed evitando i terreni alcalini. Prima dell’inizio della raccolta la situazione faceva prevedere un contenimento dei conferimenti causato dal minor La fecondazione dei fiori femminili con polline di fiori maschili portati su piante distinte può essere fatta manualmente o con l’aiuto di macchine soffiatrici apposite, aiutata con l’aria mossa dall’atomizzatore o affidata a famiglie di api forti e popolose portate al tempo giusto nel frutteto Michele MortenI, Francesco PennerII I II Ufficio Frutticoltura CAT/IASMA Ufficio Viticoltura CAT/IASMA Terra Trentina LA PEZZATURA DEI kiwi DIPENDE DALL’IMPOLLINAZIONE 13 Terra Trentina frutticoltura numero di frutti pendenti presenti sulle piante. A consuntivo si può parlare di un sostanziale mantenimento delle rese produttive grazie alla miglior pezzatura generale dei frutti. 14 Le criticità della coltivazione trentina Il momento della raccolta è l’occasione per valutare i punti critici della produzione: resa ad ettaro, pezzatura dei frutti, raggiungimento della soglia dei 6,2 °Brix sono gli elementi che ci danno l’idea delle caratteristiche del frutteto. Il contenuto minimo di zuccheri pari a 6,2 °Brix è una componente necessaria per poter raccogliere e commercializzare i frutti: nel nostro ambiente alcune aree corrono il rischio di raggiungere questo livello di maturazione in concomitanza con le gelate autunnali ed è per questo motivo che la coltivazione può essere fatta solo nelle zone più calde della provincia. Le rese per ettaro che si raggiungono mediamente sono ben inferiori alla potenzialità della specie, attestandosi vicino alle 22 t/ha contro le 35 che si potrebbero potenzialmente raggiungere. Per centrare questo obiettivo si deve rivolgere particolare attenzione alla potatura, garantendo la presenza di circa 250.000 gemme ad ettaro. Fondamentale è anche operare una potatura lunga, cioè con tralci di circa 20 gemme, puntando a raggiungere le 400 gemme per pianta (su pergoletta con densità di 500 piante femminili per ettaro, potate con circa 20 tralci di 20 gemme). In questo modo è raggiungibile l’obiettivo produttivo di 60-70 kg di kiwi per pianta. Va ricordato che le gemme basali dei tralci generalmente sono sterili e pertanto le po- tature corte non garantiscono le potenzialità produttive, spostando inoltre l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta verso la formazione di germogli sterili e molto vigorosi causando importanti ombreggiamenti della chioma. Un numero di tralci superiore a 20 per pianta rischia comunque di limitare la luminosità e l’arieggiamento. Se si presentano produzioni con problemi legati alla pezzatura dei frutti (si ricorda che frutti con dimensioni inferiori ai 65 grammi non possono essere commercializzati), è probabile che si debbano rivedere le tecniche di impollinazione. Frutti con un peso tendente a pezzature di 100-120 grammi contengono almeno 1200 semi (corrispondenti ad altrettanti ovuli femminili fecondati dal polline maschile) e per riuscire a centrare questo obiettivo è necessario adottare adeguate tecniche di impollinazione. Per valutare se un frutto è stato fecondato bene si può osservare sia la pezzatura sia il numero di semi. Le due cose sono correlate tra loro: più semi ci sono, maggiore sarà la pezzatura. Questo fatto è ben noto ai frutticoltori che negli ultimi anni investono maggiormente in questa importante operazione, consci dei risultati economici che sortisce. Diverse sono le tecniche adottabili per favorire l’impollinazione: Scelta e disposizione delle piante maschili nell’impianto; Impollinazione manuale; Impollinazione con l’uso delle api; Uso di varie tecniche per distribuire il polline. Siamo della convinzione che per ottenere una corret- ta impollinazione sia conveniente muoversi su più fronti. Per piccoli appezzamenti (fino ai 4-5000 mq) è consigliata l’impollinazione manuale con un doppio passaggio, il primo in presenza del 30-40 % dei fiori femminili aperti, il secondo quando si raggiunge il 70-80% dei fiori aperti. Nelle annate con fioriture brevi bisogna agire molto velocemente. È possibile distribuire il polline con l’ausilio di una macchina dal costo relativamente basso (700-800 €) e questo aiuto può essere importante nel caso di appezzamenti di grandi dimensioni. Il costo maggiore è dato dall’acquisto del polline, ma è possibile contenerlo raccogliendolo in proprio direttamente dai fiori maschili. Le conoscenze tecniche attuali e le esperienze pratiche maturate e disponibili permettono ora di applicare questo metodo; si ricorda che comunque più polline si distribuisce (valore ottimale dai 400 ai 600 g/ha), migliori sono le pezzature dei frutti. A queste due tecniche è fondamentale affiancare altre pratiche semplici e poco costose; come l’impiego di famiglie di api molto numerose e opportunamente preparate o, in alternativa, più passaggi con la ventola dell’atomizzatore per soffiare il polline maschile sui fiori femminili. Una serena autocritica da parte del frutticoltore, anche nel caso di produzioni soddisfacenti, può essere uno stimolo a raggiungere nuovi traguardi, sperimentando nuove tecniche (di impollinazione, di potatura, ecc.) per migliorare ulteriormente gli standard produttivi o abbassare i costi di produzione. così di dare il via alla raccolta con una certa tranquillità, raccolta che si è conclusa ai primi di novembre. La stessa situazione si può registrare anche per il 2006 Nell’immediata fase di postraccolta i kiwi subiscono il pre-stivaggio (curing), operazione che consiste in una sosta di circa 48 ore in un luogo Temperature minime 2004 (°C) Avio Ala Rovereto Trento Arco 15 ottobre 10 9.6 16 ottobre 10.1 8.9 9.5 9 10.5 8.3 4.2 17 ottobre 6.6 7.4 5.6 3.8 0.8 18 ottobre 3.8 6.6 4.7 2.9 0.2 4.5 19 ottobre 9.5 9 8 5.7 10.1 20 ottobre 10.7 10.3 9.3 6.4 10.8 Temperature minime 2005 (°C) Avio Ala Rovereto Trento Arco 15 ottobre 8.7 6.2 5.2 4.7 6.6 16 ottobre 9.6 8.6 5.6 4.2 5.4 17 ottobre 8.4 7 5 5.7 8 18 ottobre 6.7 5.3 3.4 5.9 5.5 19 ottobre 5.5 4.1 2.9 5.5 6.3 20 ottobre 9.9 9.7 9.6 9.7 10.6 Rovereto Trento Arco 8,5 Temperature minime 2006 (°C) Avio Ala 15 ottobre 6 8,5 5 8,3 16 ottobre 7,2 8,8 3,4 5,5 5 17 ottobre 4,4 7,1 3,3 7,3 8,1 18 ottobre 2,7 4,2 -0,5 5,3 7,2 19 ottobre 6 7,3 4,5 7,8 10,1 20 ottobre 10,8 11,3 10,5 11,3 11,6 Peso medio dei frutti Val del Sarca coperto ed asciutto con temperature possibilmente vicine ai 16 °C. In questo modo viene favorita la cicatrizzazione del punto di distacco del peduncolo, area del frutto che presenta la possibilità di penetrazione da parte della botrite, una patologia pericolosa per la conservazione in cella frigo. Vallagarina TN sud 2004 98.7 93.8 95.4 2005 102.1 106.7 87.2 2006 107,1 100 Zuccheri Val del Sarca Vallagarina TN sud 2004 5.7 5.4 6.4 2005 5.6 5.8 6.0 2006 5,9 5,8 Questo trattamento è normalmente eseguito dall’agricoltore che tiene la propria produzione nei magazzini aziendali per poi conferirla alla struttura di riferimento, sicuro che il punto di distacco del peduncolo sia ben cicatrizzato. In seguito, sempre prima dello stivaggio in cella, può essere eseguito un trattamento con uno specifico antibotritico. Terra Trentina Commento alla raccolta del 2006 Nelle tabelle sono raccolti i dati delle ultime tre annate relativi al peso dei frutti dei campioni utilizzati per i test di maturazione, quindi in un’epoca immediatamente precedente la raccolta: pezzature medie superiori ai 100 g significano calibri ottimali per affrontare il mercato del kiwi. I campioni di kiwi raccolti dai tecnici del Centro Assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige sono stati avviati ai laboratori di analisi del Centro Sperimentale del medesimo Istituto: dalle analisi effettuate ad una settimana dalla prevista data di inizio raccolta si è evidenziato un andamento della maturazione simile alle annate precedenti. Nel 2004 le temperature particolarmente basse registrate dalle capannine meteo nelle vicinanze di Trento avevano spinto leggermente avanti la maturazione dei frutti in quelle zone, ma avevano determinato anche una certa preoccupazione per una possibile gelata dannosa per i frutti. Nel 2005 l’andamento climatico del mese di ottobre ha portato a completa maturazione i frutti che hanno raggiunto la soglia dei 6,5 °Brix nell’ultima decade in modo abbastanza omogeneo e il basso rischio di gelate tardive ha permesso 15 frutticoltura Conclusioni Durante l’inverno, quando saranno aperte le celle di conservazione e calibrati i frutti, si avranno anche le prime valutazioni sulle prove di impollinazione meccanica e manuale eseguite dai tecnici del Centro per l’Assistenza Tecnica presso alcune aziende agricole in collaborazione con i magazzini frutta. Con la raccolta del kiwi ci si avvia al- la fine dell’annata agraria che potremmo dirsi conclusa solo dopo la raccolta delle olive in Val del Sarca. In ultima analisi si vuole ricordare che uno studio effettuato da una società di rilevazioni evidenzia come dal 2000 il consumo di kiwi in Italia è in aumento, segnando una crescita del 60% in 5 anni. Questo rappresenta un’eccezione rispetto al resto del comparto Terra Trentina tecnica flash 16 Nella Valle dei Laghi e nel Basso Sarca sono presenti 85 mila piante di olivo adulte e 15 mila piante giovani, di età inferiore a 15 anni ma produttive. Quest’anno la produzione complessiva nell’intero distretto dovrebbe raggiungere gli 8 mila 500 quintali. Si chiama nerume delle castagne ed è provocato da un fungo denominato CYBORIA BATSCHIANA l’annerimento della polpa dei frutti che quest’anno si è presentato in percentuale rivelante soprattutto in fase di post-raccolta. Il fungo, dice Giorgio Maresi esperto di malattie del castagno dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, è favorito da basse temperature e umidità. Si può evitare sottoponendo le castagne alla cosiddetta curatura. Le castagne si mettono nell’acqua per 9 giorni in modo che i tannini della buccia si sciolgano e funzionino da sostanze in grado di fermare lo sviluppo della muffa. Durante la potatura delle viti, soprattutto in vigneti situati vicino a boschi o sofferenti per varie cause, si possono notare sui tralci, vicino alle gemme, i fori di penetrazione fatti dal Bostrico o Tarlo del legno. I tralci che contengono l’insetto adulto andrebbero bruciati, ma l’accensione di fuochi è vietata perché provoca inquinamento. Non resta che frantumare i tralci con la trinciatrice meccanica ed interrare il materiale legnoso. I ricacci o polloni di castagno nati intorno al ceppo di vecchie piante eliminate o ancora produttive devono essere sfoltiti per lasciarne so- dell’ortofrutta che evidenzia invece un calo dei consumi che arriva anche al 13%. Non è nostra intenzione analizzare le problematiche e i punti critici del mercato dell’ortofrutta nazionale, ma prendiamo spunto da questo per dire che nelle zone vocate e con un’accurata tecnica di coltivazione ci potrebbe essere ancora maggiore spazio per la proficua coltivazione di questa specie. lo alcuni, massimo 7-8. In primavera si procederà all’innesto con gemme o marze di varietà pregiate del gruppo marroni. Lo sviluppo degli anni successivi indicherà il pollone innestato da lasciare crescere come pianta da frutto. Gli altri saranno eliminati o trapiantati in altro terreno adatto al castagno. Gli antiparassitari agricoli non utilizzati durante la stagione 2006 devono essere conservati in armadi chiusi a chiave a prescindere dalla classe tossicologica. Il locale di conservazione deve essere asciutto e la temperatura non deve mai scendere sotto zero. A subire danno sono nella eventualità i formulati liquidi nei quali l’abbassamento di temperatura provoca la separazione irreversibile della fase acquosa da quella oleosa che contiene il principio attivo. Gli addetti del Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento che operano nei distretti non hanno eseguito il trattamento a base di Bacillo di Turingia contro le larve di prima età della processionaria del pino, quando erano all’interno dei piccoli nidi temporanei costruiti nel mese di settembre. Ora le larve hanno compiuto due mute e si trovano nei nidi più grossi e definitivi che si possono eliminare solo mediante taglio con cesoie munite di asta allungabile. L’impallinatura con fucile sparato da terra risulta efficace solo nelle giornate fredde, quando le larve sono all’interno dei nidi. Ma l’esecuzione pone problemi organizzativi e di sicurezza personale.