TRA FIUME, RIJEKA E REKA cambia la lingua ma non la città

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TRA FIUME, RIJEKA E REKA cambia la lingua ma non la città
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Segnaletica
I PROBLEMI DELLA TOPONOMASTICA STRADALE NELLE AREE DI CONFINE
TRA FIUME, RIJEKA E REKA
cambia la lingua ma non la città
di Elio Candussi
N
elle zone di confine, le
città (ma anche monti e
fiumi) hanno spesso nomi diversi, nelle diverse lingue in
uso al di qua e al di là del
confine. In particolare nella
nostra area geografica siamo
in presenza di denominazioni
in tre lingue (italiano, tedesco
e sloveno) o addirittura quattro, se consideriamo anche il
croato.
In Carinzia solo una città
ha il nome in italiano (Villaco
= Villach), mentre numerose
località (specie nella parte
meridionale) hanno il nome
anche in sloveno (ad es. Villach = Beljak, Klagenfurt =
Celovec ecc.). In Friuli Venezia Giulia poche località hanno il nome anche in tedesco e
sono principalmente quelle
che appartenevano all’impero asburgico fino al 1918 (ad
es. Gorizia = Görz, Trieste =
Triest, Tarvisio = Tarvis
ecc.), mentre sono numerose
quelle con nome anche in sloveno (ad es. Gorizia = Gorica, Trieste = Trst, Udine = Videm, Monfalcone = TrÏiã,
Cormons = Krmin ecc.). In
Slovenia molte località hanno
anche il nome tedesco, perché
appartenevano all’impero
asburgico fino al 1918 (ad es.
Plezzo = Flitsch, Caporetto =
Karfreit, Lubiana = Laibach
ecc.). In Slovenia ed in Istria,
infine, sono numerosissime le
località che portano anche il
nome in italiano.
Tuttavia, non sempre i no-
Auspicabile per i segnali
una direttiva comunitaria
che superi i localismi
e agevoli i viaggiatori.
mi stranieri delle località sono effettivamente utilizzati
ancora oggi; in particolare i
nomi tedeschi delle località
italiane e slovene sono usati
prevalentemente solo in Austria e non per tutte le località, in quanto questi nomi derivano da una storia passata
e lontana ai più.
Fatta questa lunga ma necessaria premessa, ci si pone
il seguente problema: nelle
aree di confine, con quale nome è meglio indicare una località posta al di là del confine? Ci interessa, in particolare, come si pone questo que-
sito nell’ambito della segnaletica stradale. In altre parole:
la località posta al di là del
confine va citata con il nome
in uso nel mio Paese o con
quello dell’altro? O con entrambi?
Il problema può non essere
banale laddove il nome nelle
diverse lingue risulta abbastanza diverso, tanto da rischiare di non capirsi; un
esempio emblematico di difficoltà linguistica è l’indicazione della città di Fiume, che
per i croati è Rijeka, ma per
gli sloveni è Reka, creando
così non pochi imbarazzi per
il viaggiatore.
Di fronte a questo problema, ad esempio, qual è la situazione attuale nel Friuli Venezia Giulia e nelle aree limitrofe? In Austria di solito si
trova l’indicazione di Udine
(non c’è traduzione in tedesco) e di Ljubljana (non Laibach). In Slovenia spesso si
legge solo Trst (anziché Trieste) e sia Reka che Rijeka
(per indicare Fiume), con
l’eccezione dell’area di Capodistria dove è in uso la segnaletica bilingue. In Friuli Venezia Giulia talvolta si legge
solo il nome italiano (ad es.
Lubiana, Capodistria, Fiume, Villaco), talvolta solo
quello straniero; più raramente entrambi. Evidentemente non esiste una regola
generale, né a livello regionale, né a livello italiano, né a
livello comunitario.
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Segnaletica
ALLA RICERCA
DELLE REGOLE
Non si tratta di un problema “di lana caprina”, perché
- come detto - il viaggiatore
potrebbe trovare obiettive
difficoltà ad individuare la
località dove è diretto, se
questa è indicata con un nome a lui non noto o diverso
da quello riportato sulle carte automobilistiche. Ed è un
problema che prescinde naturalmente dalle esigenze di tu-
grandi distanze; la segnaletica quindi dovrebbe adeguarsi
piuttosto a questo tipo di
viaggiatore, che magari attraversa città e regioni senza
nemmeno fermarsi o fermandosi per breve tempo.
Il problema va affrontato,
dunque, con un’ottica non
più localistica. Ma in una
prospettiva che tenga conto
non solo delle esigenze dei
frontalieri (come si tende solitamente a fare), ma anche e
soprattutto dei grandi viag-
cartello stradale e quella usata oltreconfine (eventualmente con una delle due scritte in
corsivo); così in Italia dovremmo scrivere Koper / Capodistria, Villach / Villaco,
Ljubljana / Lubiana, Rijeka /
Fiume ecc. E viceversa dovrebbero fare oltreconfine
nei confronti dei rispettivi vicini. Ma ciò non è sempre
possibile per problemi di spazio sul cartello indicatore (oltre che di costo di realizzazione). In alternativa sembra
porsi, questa debba essere la
medesima non solo in tutta la
Regione, bensì in tutta l’Unione europea e quindi, per
quanto ci riguarda, valere
anche in Slovenia ed Austria
nei confronti dell’Italia.
Non ci resta quindi che auspicare l’arrivo di una direttiva comunitaria, a prevenire
strafalcioni o interpretazioni
soggettive da parte dei singoli
funzionari che governano la
segnaletica stradale, in Italia
e fuori.
tela delle minoranze linguistiche (che comunque esistono
in molte aree confinarie
d’Europa).
Ora, di fronte a questa varietà toponomastica, come ci
si dovrebbe comportare nella
segnaletica stradale? Un tempo, quando si viaggiava poco,
la segnaletica era ad uso prevalentemente locale; oggi invece, ci si muove molto e su
giatori (camionisti, uomini
d’affari, turisti). Per costoro
è probabilmente più utile
l’indicazione nella lingua dello Stato in cui si trova la località, perché in definitiva è
quella che si ritrova abitualmente sulla carte stradali. La
soluzione più comoda per tutti sarebbe ovviamente l’indicazione bilingue, cioè quella
usata nel Paese ove è posto il
che sia inevitabile l’uso della
sola indicazione nella lingua
dello Stato in cui si trova la
località.
Risulta chiaro ad ogni modo che, se una regola deve
Articolo pubblicato
per gentile concessione
della rivista “Rasssegna
Tecnica del Passo Friuli
Venezia Giulia”
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