Quelle cartoline da Foppolo La memoria di una comunità

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Quelle cartoline da Foppolo La memoria di una comunità
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L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 3 DICEMBRE 2012
Il libro
Ieri & oggi
a
Quelle cartoline
da Foppolo
La memoria
di una comunità
Attraverso molti documenti e testimonianze
i collezionisti Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta
raccontano i cambiamenti non solo del paese
ma della Val Brembana e del suo sviluppo umano
DI PINO CAPELLINI
«T
i manderò una
cartolina». Una
frase buttata lì
alla partenza nel
momento dei saluti, prima di salire in auto o sul treno. Quasi per
attenuare il distacco o anche per
rendere partecipe, chi resta a casa, del nostro viaggio, per motivi
di lavoro o per una vacanza oppure per turismo.
Tutto da declinare al passato
ormai. Perché il rito della cartolina è quasi scomparso. Non più
la scelta dei coloratissimi cartoncini con panorami o vedute
di monumenti, non più la ricerca di una frase al di là dell’inevitabile «saluti e baci», e nemmeno il festoso annuncio è «arrivata una cartolina» che passava di
mano in mano tra i commenti di
tutta la famiglia, per essere alla
fine conservata con ogni cura.
Adesso c’è il telefonino e pensa
lui a tutto. Con i messaggini, le
fotografie scattate e inviate in
tempo reale, vedute panoramiche comprese. Un mercato ormai poco appetibile, e lo si vede
anche dalla qualità delle cartoline che oggi sono in vendita:
spesso bruttine, vecchie e ripetitive. Ed è difficile trovare i francobolli anche in località molto
frequentate: tanti tabaccai, unici rivenditori autorizzati, ne sono sprovvisti e non si curano di
fare rifornimento. Un impiccio
rispetto al ricavato.
raccontando al tempo stesso
una storia affascinante. Di Foppolo, naturalmente. Ma non è,
come sottolineano, la storia di
questa località, bensì del suo destino turistico, e poi c’è anche
spazio per la Valle Brembana:
ambiente, economia, popolazione, viabilità, trasporti, dati statistici.
«La cartolina - scrivono nella
premessa - è la nostra memoria,
è il simbolo del passaggio che si
è realizzato, la testimonianza di
uno sviluppo non solo struttura-
Nel 1903 sui prati
innevati del piccolo
paese si tiene la
prima gara sciistica
le, ma soprattutto dell’uomo,
della sua responsabile partecipazione alla vita economica e sociale, con le sue scelte, i suoi errori, le sue fortune. Uno strumento per non dimenticare il
cammino fatto». Un po’ troppo?
Niente affatto. Basta sfogliare le
quasi trecento pagine del volume (di grande formato e graficamente ben realizzato per l’editrice Grafica&Arte) per rendersi
conto quale ruolo possa avere la
cartolina nel raccontare le vicende di un luogo e di una comunità.
La storia di Foppolo, quella
turistica s’intende, sembra aver
Una storia affascinante
È quindi una graditissima sorpressa il volume «Foppolo-Il
paese si racconta nelle vecchie
cartoline» che gli autori, Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta,
presenteranno domani. Il titolo
può trarre in inganno. Non si
tratta di un libro di cartoline:
queste ultime ci sono, e tante, e
sono il filo conduttore dell’intera opera, che tuttavia non si limita a una sequenza di cartoncini
illustrati. Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta non sono solo una
ben assortita coppia, anche nella vita, di collezionisti. Con tutte queste cartoline e con un’attenta ricerca tra documenti e testimonianze d’ogni genere, hanno dato alle stampe un bel libro
In Sala Barbisotti
A
La presentazione
domani a Bergamo
A
Il volume «Foppolo. Il paese si racconta nelle vecchie cartoline» verrà
presentato domani a Bergamo alle
ore 18,30 nella Sala Barbisotti di Ubi
Banca, in via Fratelli Calvi 9. Interverranno con gli autori Pinuccia
Moioli e Nunzio Pezzotta: Giuseppe Berera, sindaco di Foppolo, Tarcisio Bottani, presidente del Centro
storico culturale Valle Brembana,
Emilio Moreschi, amministratore
delegato della Fondazione Bergamo nella storia.
avuto una origine del tutto casuale. C’era ben poco che potesse attirare in quel minuscolo
gruppo di case tra distese di prati, salvo il fatto di trovarsi in bella posizione tra le montagne. In
particolare sul percorso che, dal
versante bergamasco, portava
alla cima del Corno Stella. Dai
vasti panorami, era una meta
classica del neonato alpinismo
bergamasco, tanto che nel 1875
la sezione di Bergamo del Cai
(fondata solo due anni prima)
incaricò i fratelli Berera, che gestivano un’osteria a Foppolo, di
tracciare un fin sulla vetta del
monte.
Da locanda ad albergo
Fu l’inizio. L’intraprendenza dei
Berera fece il resto. Constatato
che un buon numero di escursionisti frequentavano il nuovo
sentiero, trasformarono la modesta locanda in un piccolo ma
accogliente albergo. Come testimoniato nel 1878 nell’incerto
italiano di un turista austriaco
sul registro dell’albergo: «Io sono felice troppo che ho veduto
questo luogo alpestre, ameno e
bello e pittoresco, dove sono uomini bravi e cordiali».
Qualche anno ancora, e Foppolo già stava cambiando scoprendo la sua vocazione turistica. Che fin dai primi anni del secolo si intuiva potesse avere un
forte legame con lo sci. Nel 1903
sui prati splendidamente innevati del piccolo paese (del tipo Rio
Bo: quattro case e una chiesa) si
tiene la prima gara sciistica.
Molto accortamente Pinuccia
Moioli e Nunzio Pezzotta non
incominciano subito a trattare
questo argomento. Procedono
per gradi nel raccontare, e illustrare, la storia della località.
Perché per arrivare a Foppolo
per prima cosa occorre una strada, che ancora non c’era. Ed ecco allora che i due autori, pescando una cartolina dopo l’altra
dalla loro straordinaria raccolta
raccontano la storia della viabilità brembana. Dalle strade più
antiche, come la Priula (con
emozionanti cartoline del passo
e della Cà San Marco), alla ferrovia (e quindi lo sviluppo turisti-
Dall’alto in basso tre cartoline pubblicate nel volume: Foppolo nei primi del ’900, i campi da sci e l’ultimo tratto
della ferrovia della Valle Brembana, sul viadotto sul Brembo poco dopo la partenza dalla stazione di Lenna
co di San Pellegrino), alle scomodissime carrozze che arrivavano
fino a Branzi da dove si proseguiva a piedi o col mulo.
Nonostante ciò a Foppolo,
«stazione climatica alpina» come si presentava sulle prime
cartoline, i turisti arrivano e trovano ad accoglierli l’albergo Corno Stella e la trattoria Alpinisti.
L’inchiesta de L’Eco
A
Mezzo secolo fa inviate
fino a 120 mila all’anno
A
I «portatori» di sci
D’inverno a Valleve c’erano i
«portatori»: di solito ragazzi che
per pochi centesimi portavano a
spalla gli sci fino a Foppolo. Nel
1934 arriva la strada, «solo per
macchine piccole» come raccomanda il Touring Club in una
guida, e subito nasce un servizio
di trasporto pubblico. Auto e
corriere salgono fin lassù a portare villeggianti e sciatori, addirittura con un collegamento diretto Milano-Foppolo.
Nasce la Foppolo dello sci. Il
tutto documentato e raccontato
attraverso le cartoline, i testi e le
note che li accompagnano: i primi impianti, la funivia, le piste, la
Valgussera, la Quarta Baita, gli
alberghi, il piazzale gremito di
auto e di pullman. Tanti e tanti ricordi per generazioni di bergamaschi che lassù hanno calzato
per la prima volta gli sci. Un
com’eravamo sul filo della storia
e ricco di suggestioni. ■
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La funivia agli alberghi nel 1971
Negli anni Cinquanta L’Eco di Bergamo avviò una grande inchiesta
sulla Bergamasca. La intitolò «Un
Comune alla settimana» e i suoi
cronisti andarono da un paese all’altro intervistando gli abitanti e
raccogliendo una gran quantità di
informazioni.
La puntata numero 157 dell’inchiesta pubblicata il 27 luglio 1957 fu
dedicata a Foppolo. In quell’estate
di oltre mezzo secolo fa per il sindaco Ugo Berera la principale fonte economica era il turismo, che ri-
chiedeva però opere e servizi. Il
problema maggiore era costituito
dalla strada che saliva da Branzi,
così stretta e malconcia che si era
dovuto istituire il senso unico. Sistemiamo e allarghiamo questa
strada - diceva il primo cittadino per facilitare almeno il transito delle auto, e pazienza per i pullman.
A Foppolo c’erano tre alberghi, due
locande e un bar aperti tutti l’anno,
cui erano da aggiungere oltre a dieci licenze stagionali; sette i televisori, tutti collocati in esercizi pubblici, dieci le radio, nove i telefoni
privati, dieci le macchine per il
caffè espresso ma neanche un biliardo.
E che dimensioni aveva il fenomeno turistico? Nessun dato statistico, ma un elemento significativo
era offerto dall’attività dell’ufficio
postale, dal quale risultavano spedite dalle 100 alle 120.000 cartoline l’anno.
Una gran bella quantità, sicuramente molto di più rispetto a quelle che venivano imbucate dai turisti che salivano a visitare la Bergamo alta e i suoi monumenti.