Perspectives France– n°36 – avril 2013

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Perspectives France– n°36 – avril 2013
Trimestrale – n° 37 – Luglio 2013
Francia: resilienza dell’attività,
eterogeneità dei profitti
L’economia francese è resistente: nonostante un contesto europeo poco dinamico e l’aumento del tasso di
disoccupazione e a dispetto della manovra correttiva di bilancio, la contrazione dell’attività nel 2013
dovrebbe restare limitata (-0,1% previsto in media annuale). Tuttavia, anche in assenza di un violento calo
dell’attività, i profitti delle imprese (soprattutto le più piccole) sono duramente colpiti dal protrarsi
dell’episodio di quasi stagnazione attraversato dall’economia.
Sommario
Francia: fra resistenza e riforme ............................................................................................................................... 2
Focus – A che punto è la redditività delle imprese? ................................................................................................. 4
L’approccio macroeconomico ai profitti ..................................................................................................................... 4
Tassi di margine molto eterogenei ............................................................................................................................ 7
Quale evoluzione attendere dal tasso di margine dell’insieme delle SNF? .................................................................. 9
Conclusioni .............................................................................................................................................................. 9
Francia: crescita del PIL e redditività delle imprese
a/a, %
5
%
33
4
3
32
2
31
1
0
30
-1
29
-2
-3
28
-4
27
-5
86
88
90
92
Fonte: Insee,
Crédit Agricole SA
94
96
98
00
02
04
06
08
10
12
Tasso di margine delle SNF (RLG/VA)
Tasso di crescita del PIL (asse ds.)
L’analisi dei profitti effettuata con un approccio di contabilità nazionale indica un deterioramento quasi costante
della redditività delle imprese francesi fin dall’irruzione della crisi finanziaria, nel 2007. Il tasso di margine delle
società non finanziarie ha registrato un ripiego abbastanza sensibile, dal 32% al 28% nel 2012, ritrovando quindi il
basso livello degli anni ’80. Questo approccio macroeconomico alla redditività delle imprese nasconde in effetti
notevoli disparità fra le singole situazioni.
Études Économiques Groupe
http://etudes-economiques.credit-agricole.com
Axelle LACAN
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Francia: fra resistenza e riforme
Come per l’economia europea, il 2013 sarà per la Francia un anno di transizione. L’attività dovrà
continuare a confrontarsi con numerose difficoltà e la sua resistenza sarà messa a dura prova. Nonostante
ciò, nei prossimi mesi dovremmo iniziare a percepire qualche segno di miglioramento, che potranno però
dare pienamente i loro frutti solo nel 2014, nel momento in cui dovrebbero essere attuate determinate
riforme strutturali.
Con una nuova contrazione dell’attività nel primo trimestre 2013 (-0,2% t/t), la Francia è entrata
tecnicamente in recessione. L’attività francese continua a subire la pressione di vari vincoli e
difficoltà: le prospettive mediocri in Europa, il deterioramento del clima economico, l’aumento del
tasso di disoccupazione e il protrarsi del processo di aggiustamento delle finanze pubbliche sono
altrettanti fattori che pesano e continueranno a pesare sull’attività nei prossimi mesi. Questo ci induce
a prevedere un ripiego dell’attività nel 2013 pari allo 0,1% in media annuale.
Di fronte a questa serie di freni, perché non pronosticare una recessione più profonda dell’attività nel
2013? L’economia francese può contare, a differenza di altri paesi europei, su fattori di
resistenza che costituiscono, nell’attuale contesto, una vera forza coesiva. Innanzitutto, anche
quando il tasso di disoccupazione aumenta, il reddito delle famiglie dimostra una certa inerzia, grazie
al livello elevato delle prestazioni sociali (con un impatto tuttavia sfavorevole sulle finanze pubbliche) e
all’assenza di un forte aggiustamento dello stipendio pro capite (con un impatto però negativo sulla
redditività delle imprese). I consumi privati dovrebbero quindi subire nel 2013 solo una leggera
contrazione, anche perché le famiglie compenseranno le fluttuazioni del loro reddito con il ricorso ai
risparmi (tasso di risparmio atteso del 15,4% nel 2013, dopo il 15,6% nel 2012).
In seguito, le condizioni di concessione del credito restano piuttosto favorevoli. Secondo l’ultima
inchiesta trimestrale sull’accesso al credito condotta dalla Banca di Francia presso le PMI e le imprese
di dimensione intermedia (IDI), nel secondo trimestre 2013, la domanda di credito bancario delle
aziende interpellate (un campione composto da oltre 3.000 PMI e 400 IDI) è stata globalmente
soddisfatta. Un dato completamente diverso da quello osservato nei paesi dell’Europa meridionale,
come la Spagna. Infine, le misure fiscali specificamente indirizzate verso le imprese di maggiori
dimensioni, i redditi più elevati e i redditi da capitale dovrebbero attenuare leggermente l’impatto
negativo sulla crescita della manovra correttiva di bilancio, nonostante uno sforzo strutturale molto
significativo (38 miliardi di euro, pari ad 1,9 punti del PIL, che permetteranno di ridurre il rapporto
disavanzo pubblico/PIL al 4%).
Anche se appare abbastanza bene armata per affrontare le numerose difficoltà che
costelleranno il 2013, l’economia francese sembra meno pronta ad approfittare della modesta
ripresa prevista per l’economia europea nel 2014 (stima: +1%). Nonostante la contrazione degli
effettivi, le imprese fanno fatica a ritrovare la propria redditività. Il deficit strutturale di competitività che
risulta da tale situazione è un handicap per l’acquisizione di una domanda estera che costituirebbe un
fattore di rilancio della crescita. Per questo, l’attuazione delle riforme è essenziale. Il credito d’imposta
per la competitività e l’occupazione, che rappresenterà il 4% della massa salariale (stipendi da 1 a 2,5
volte il salario minimo legale) nel 2014 e il 6% nel 2015 e oltre, dovrebbe permettere un miglioramento
dei profitti e – almeno secondo gli obiettivi – l’avvio di un circolo virtuoso fatto di investimenti, di
maggior valore aggiunto dei prodotti commercializzati e di incremento delle esportazioni.
L’introduzione nel mercato del lavoro di un sistema di “flessicurezza” è un’altra riforma chiave, in
quanto faciliterà il ridimensionamento delle imprese in caso di inversione congiunturale e limiterà così
la distruzione di capitale umano, permettendo una migliore ripresa post-crisi. In totale, grazie ad un
leggero miglioramento dell’export europeo e all’attuazione di tali riforme, nel 2014 l’attività
crescerebbe dello 0,9% in media annua.
Previsioni Francia
(variazione trim estrale in %)
T1
PIL
0,0
consumi privati
0,2
investimenti
-1,3
variazione degli stock (c)
0,1
esportazioni nette (c)
-0,2
Tasso di risparmio
15,6
Tasso di disoccupazione
9,5
* Previsioni di Crédit Agricole S.A.
2012
T2
-0,2
-0,5
-0,2
-0,1
0,1
16,0
9,8
T3
0,1
0,1
-0,7
0,0
0,1
15,9
9,9
2013*
T4*
-0,2
0,1
-0,8
-0,2
0,1
15,1
10,1
T1
-0,2
-0,1
-1,0
0,2
-0,2
16,0
10,4
T2
0,0
0,1
-0,6
0,1
0,0
15,8
10,6
n° 37 – Luglio 2013
T3
0,1
0,0
-0,1
0,1
0,1
15,2
10,7
2014*
T4
T1
T2
T3
T4
0,2
0,2
0,3
0,3
0,3
0,0
0,0
0,2
0,2
0,1
0,0
0,2
0,2
0,3
0,4
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,1
0,0
0,0
0,0
0,0
14,6
15,3
15,3
15,3
15,2
10,8
10,9
10,9
10,8
10,6
c: contributo alla crescita del PIL (%)
2
Axelle LACAN
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Previsioni Francia
(variazione annuale in %)
PIL
Consumi privati
Investimenti delle imprese
Investimenti delle famiglie
Conto delle fam iglie
Reddito disponibile lordo
Tasso di risparmio delle famiglie
Tasso di risparmio finanziario
Conto delle SNF
RLG
Tasso di margine (RLG/VA)
Tasso di autofinanziamento (RDL/Invest.)
2011
2012*
2013*
2014*
2,0
0,5
4,1
2,3
0,0
-0,4
-1,8
-0,4
-0,1
-0,1
-2,3
-3,5
0,9
0,3
1,0
-0,5
2,7
16,1
6,8
0,9
15,6
6,2
0,7
15,4
6,1
1,5
15,3
6,0
0,0
29,1
72,2
-1,3
1,1
3,5
28,3
28,3
28,7
65,9
67,7
74,9
* Previsioni di Crédit Agricole S.A.
1 – Francia: calo dell’attività
nel primo trimestre
2 –Francia: potere d’acquisto delle famiglie
e suoi componenti
2 Contributo alla crescita t/t, %
5,0
4,5
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
0,0
-0,5
-1,0
-1,5
-2,0
-2,5
1,5
1
0,5
0
-0,5
-1
-1,5
-2
07
08
09
10
11
Saldo estero
Variazione delle scorte
Fonte: Insee, Crédit Agricole S.A.
12
2007
2008
2009
Reddito da lav.
Prestaz. soc. in contanti
Prezzi al cons.
Potere d’acquisto
13
3 – Francia: saldo pubblico
4
Contrib.
%, a/a
2010
2011
2012
2013
Reddito da patrimonio
Imposte correnti
Contributi sociali vers.
Source : Insee, CA S.A.
4 – Francia: previsioni di crescita del PIL
in % del PIL
a/a, % 5
1,6 t/t, %
Previsioni
Previsioni
1,2
2
3
0,8
0
4
2
0,4
1
-2
0,0
0
-4
-0,4
-1
-2
-0,8
-6
-3
-1,2
-8
-4
-1,6
-5
-2,0
-10
02
03
04
05
Saldo pubblico
06
07
08
09
10
Saldo strutturale
Fonte: Minefi, Crédit Agricole S.A.
11
12
13
14
15
Saldo congiunturale
-6
00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14
Variazioni trimestrali
Variazioni annuali (destra)
Fonte: Insee, Crédit Agricole S.A.
n° 37 – Luglio 2013
3
Axelle LACAN
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Focus – A che punto è la redditività delle imprese?
 I dati trimestrali pubblicati dall’Insee mettono in evidenza un tasso di margine delle società non finanziarie
molto basso, in calo dal 2010 ed oggi ad un livello comparabile a quello osservato negli anni ’80.
 Eppure la situazione finanziaria delle imprese francesi non sembra essersi deteriorata quanto lascerebbe
pensare questa prima diagnosi. I player di maggiori dimensioni, come ad esempio i gruppi quotati,
comunicano profitti superiori a quelli ottenuti al punto più basso della crisi, nel 2009, e ben superiori a quelli
osservati 20 anni fa.
 Come spiegare questa dicotomia fra una visione macro-economica piuttosto inquietante e un approccio
micro-economico che lo è a volte meno? La tipologia delle imprese prese in considerazione spiega in gran
parte tale divergenza. La contabilità nazionale prende in effetti in considerazione i risultati di tutte le
imprese, ivi comprese quelle delle entità più piccole, che sono esattamente quelle rese più fragili dalla
lunga crisi.
L’approccio macroeconomico ai profitti
Alcune definizioni dell’INSEE
Nella contabilità nazionale, il valore aggiunto creato nel
corso del processo di produzione è utilizzato per
remunerare i fattori di produzione, ossia il lavoro, il
capitale e lo Stato, attraverso gli stipendi, i profitti e le
imposte sulla produzione. Il tasso di margine è definito
come il rapporto fra il risultato lordo di gestione e il valore
aggiunto. Si analizza quindi come la quota di ricchezza
assegnata al fattore capitale. Tale definizione della
remunerazione del capitale è ampia, poiché include in
particolare il reddito dell’imprenditore e le spese
finanziarie sostenute dall’impresa.
Valore aggiunto (VA) =
+ valore della produzione
-
Risultato lordo di gestione (RLG) =
Dall’inizio degli anni ‘90, il tasso di margine oscilla fra
il 30 e il 32% (si veda il grafico 1) e ha registrato un calo
abbastanza significativo dal 2007, passando dal 32% a
un po’ più del 28% nel 2012. Questo andamento al
ribasso è poco sorprendente, tenuto conto del
carattere pro-ciclico dell’RLG: in occasione di una crisi,
il suo aggiustamento è quasi immediato, mentre quello
della massa salariale necessita di un certo tempo. È
d’altra parte quanto è stato osservato in occasione delle
crisi del 1992 o del 2001 (si veda il grafico 2).
valore aggiunto
-
remunerazione dei dipendenti (salari e
competenze lordi, contributi sociali a carico del
datore di lavoro e contributi figurativi)
-
altre imposte sulla produzione
Società non finanziarie (SNF): insieme delle unità
istituzionali, produttori commerciali, la cui funzione
principale è la produzione di beni e servizi non
finanziari, e le cui operazioni di ripartizioni ed
operazioni finanziarie sono separate da quelle dei
loro proprietari.
2 – Francia:distribuzione del VA delle SNF
30
%
+
+ contributi in conto esercizio
1 – Francia: andamento della redditività delle SNF
33
consumo intermedio
a/a, %
25
32
20
15
31
10
30
5
29
-5
0
-10
28
-15
27
00
01
02
03
04
05
Fonte: Insee, Crédit Agricole S.A.
06
07
08
09
10
11
12
13
Tasso di margine (RLG/VA)
82 84 86 88 90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12
Valore aggiunto
Retribuzione dei dipendenti
Imposte legate alla produzione
Fonte: Insee,
Risultato lordo di gestione
Crédit Agricole S.A.
n° 37 – Luglio 2013
4
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La componente ciclica, legata all’attività, non è tuttavia l’unico fattore esplicativo della redditività delle
imprese ai sensi della contabilità nazionale. Per analizzare l’influenza dei differenti fattori, si scompone
tradizionalmente il tasso di margine in maniera contabile (si veda incorniciato). Vista la scarsa evoluzione del
tasso d’imposizione sulla produzione, la variazione del tasso di margine dipende solo dall’andamento di quattro
variabili economiche: la produttività del lavoro, il salario reale pro capite, il tasso degli oneri sociali e l’evoluzione
della ragione di scambio (rapporto fra il prezzo del consumo, deflatore utilizzato per calcolare il costo reale del
lavoro, e il prezzo del valore aggiunto).
Tabella 1 - Francia: scomposizione del tasso di margine delle SNF
In % e in punti
2011
2012
T1 2013
Tasso di m argine
29,1
28,3
28,1
Variazione del tasso di m argine
-0,9
-0,7
0,1
Aum enti di produttività (+)
1,3
0,3
-0,1
Salario reale pro capite (-)
0,4
0,1
0,1
Contributi alla variazione del tasso di m argine
Tasso di contribuzione del datore di lavoro (-)
0,4
0,1
-0,1
Rapporto fra il prezzo del VA e il prezzo del consum o (+)
-0,9
-0,6
0,2
Altri fattori (+)
-0,5
-0,2
0
Fonte: Insee, Crédit Agricole S.A
Nel 2012, il tasso di margine delle SNF è sceso al 28,3%, rispetto al 29,1% del 2011 (si veda tabella 1).

In media annua, questo calo è essenzialmente legato all’andamento negativo della ragione di scambio.
L’aumento del prezzo delle importazioni, in particolare dell’energia, ha provocato un aumento più
significativo dei prezzi del consumo che del valore aggiunto. È quanto si osserva abitualmente. Il rincaro
dei prezzi del greggio si trasmette rapidamente al prezzo al consumo, in particolare per i prodotti petroliferi.
I prezzi del valore aggiunto subiscono ugualmente tale impatto, attraverso l’incremento dei costi intermedi.
Nonostante ciò, l’impatto è più moderato. L’intensità energetica francese è ampiamente diminuita dopo gli
choc petroliferi del 1974 e del 1979 (l’ampiezza di tale ripiego è tuttavia molto variabile a seconda dei
settori di attività). Le imprese consumano globalmente meno prodotti petroliferi nei loro processi di
produzione, grazie all’effetto congiunto del miglioramento dell’efficienza energetica e della sostituzione dei
prodotti petroliferi con energie meno inquinanti. Quindi, il coefficiente tecnico in cokefazione e raffinazione
dell’insieme dei comparti dell’economia francese, ossia il rapporto fra il consumo intermedio in cokefazione
e la produzione totale, continua a scendere: dal 4,8 nel 1973 è giunto infatti nel 2011 (ultimo dato
disponibile), a 1,2.
Scomposizione contabile del tasso di margine delle imprese– Approccio contabilità nazionale
VA: valore aggiunto in valore
RTRAV: remunerazione del lavoro

RCAP (ossia RLG): remunerazione
del capitale

(
(
)
)
RAPU: remunerazione della PA
SMPT: salario medio pro capite
con

L: numero di dipendenti
(
) (
s: tasso di oneri sociali
)
Y: valore aggiunto in volume
PVA: prezzo del valore aggiunto

(
) (
)
L/Y: 1 / produttività del lavoro
Pc: prezzo del consumo
n° 37 – Luglio 2013
5
Axelle LACAN
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
Inversamente, la produttività è leggermente migliorata, per effetto dell’aggiustamento
dell’occupazione (si vedano i grafici 3 e 4). Su un anno, alla fine del 2012, i settori principalmente
mercantili (agricoltura esclusa) hanno distrutto quasi 95.000 posti di lavoro (ossia -0,6 %). Il PIL ha invece
ristagnato.

L’impatto della variazione dei salari reali è rimasto neutro. Ciò testimonia nel contempo una certa
moderazione salariale (senza di essa, il contributo sarebbe stato negativo), ma anche che quest’ultima è
rimasta molto limitata (nel caso opposto, il contributo positivo sarebbe stato molto più sensibile).
o
Nel 1 trimestre del 2013, con il calo del prezzo del petrolio, il tasso di margine è leggermente migliorato
(attestandosi al 28,1%). La produttività ha invece subito un peggioramento, con uno scarso aggiustamento
dell’occupazione (8.300 posti di lavoro perduti nel settore mercantile, dopo 41.200 nel 4o trimestre 2012) rispetto al
calo dell’attività (contrazione in volume del PIL pari allo 0,2% t/t). Gli altri fattori hanno avuto un’influenza quasi
nulla.
Questa analisi macroeconomica dei profitti, che mostra un deterioramento quasi continuo della redditività
delle imprese francesi dal 2008, può essere percepita come allarmante.

Nonostante ciò, è opportuno innanzitutto ricordare che in questo tipo di analisi sono utilizzati solo concetti
di contabilità nazionale, molto lontani da quelli della contabilità aziendale. I conti dettagliati delle imprese
non vengono elaborati a partire da documenti contabili forniti dalle aziende, ma grazie ad altre fonti
d’informazioni. Ad esempio, per il valore aggiunto, l’Insee utilizza:
 Per la produzione: gli indici della produzione industriale (industria escluso acqua, gas ed elettricità); le
statistiche agricole e dei trasporti; gli indici di fatturato (derivati dalle dichiarazioni IVA) e l’indice dei
prezzi di produzione nell’industria. Per gli altri comparti (servizi escluso trasporti e energia-acquarifiuti), la produzione viene ottenuta direttamente a partire dai posti di lavoro
 Per i consumi intermedi: vengono ottenuti, il più delle volte, a partire dalla produzione del comparto
corrispondente e dai coefficienti tecnici.
È ciò che permette all’Insee di pubblicare dei bilanci nazionali trimestrali ad un ritmo infra-annuale e di
offrire una “informazione macroeconomica completa, relativamente dettagliata e coerente con i bilanci
annuali passati” con cadenza trimestrale.

Inoltre, il tasso di margine globale pubblicato dall’INSEE è indubbiamente abbastanza inquietante, ma
nasconde in effetti forti disparità fra le imprese, a seconda del settore di attività e delle loro dimensioni.
3 - Francia: crescita, occupazione e produttività
a/a, %
5 a/a, %
5
4
4
3
3
2
2
1
1
0
0
-1
-1
-2
-2
-3
-3
-4
-4
-5
-5
93
95
97
99
01
Occcup. settore priv.
Fonte: Insee, Crédit Agricole SA
03
05
PIL
07
09
11
13
Produttività
4 - Francia: crescita, occupazione e produttività nel
periodo recente
a/a, %
3 a/a, %
Miglioramento molto
leggero della produttività
nel 2012
2
3
2
1
1
0
0
-1
-1
11
11
12
Occcup. settore priv.
12
PIL
13
Produttività
Fonte: Insee, Crédit Agricole SA
n° 37 – Luglio 2013
6
Axelle LACAN
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Tassi di margine molto eterogenei
Le ultime statistiche disponibili per settore e dimensioni delle imprese sono quelle pubblicate dalla Banca
di Francia per il 2011.
Se la definizione delle nozioni è
abbastanza vicina (si veda a
fronte), la Banca di Francia non
utilizza
invece
la
stessa
metodologia
dell’Insee
per
costruire le sue analisi.
L’istituto si appoggia sui dati
raccolti nel database FIBEN.
Nonostante ciò, i risultati ottenuti
sono abbastanza simili. Secondo
le stime dell’INSEE, il tasso di
margine delle SNF è pari al
29,1% nel 2011. Per lo stesso
anno, la Banca di Francia
comunica invece su un tasso di
margine pari per l’insieme delle
imprese al 23,7%.
Alcune definizioni della Banca di Francia
Valore aggiunto (VA) = fatturato netto + produzione in rimanenza +
produzione immobilizzata – acquisto di merci – variazione delle merci in
rimanenza – acquisti di materie prime-variazione delle rimanenze – altri
acquisti e costi esterni + canoni di leasing mobiliari + canoni di leasing
immobiliari + oneri di personale esterno
Risultato lordo di gestione (RLG) = fatturato IVA escl. + produzione in
rimanenza + produzione immobilizzata + contributi in conto esercizio – acquisti
di merci – variazione delle rimanenze (merci) – acquisti di materie prime e altri
acquisti – variazione delle rimanenze (materie prime e approvvigionamenti) –
altri acquisti e costi esterni + oneri di personale esterno all’impresa + canoni di
leasing mobiliari + canoni di leasing immobiliari – salari e competenze –oneri
sociali – oneri di personale esterno all’impresa – Imposte, tasse e versamenti
assimilati + altri proventi operativi – altri oneri operativi
Risultato operativo = risultato operativo – oneri operativi.
Eterogeneità fra i diversi settori
I tassi di margine sono molto diversi a seconda dei settori presi in considerazione (si veda il grafico 5), con un
rapporto RLG/VA che culmina, sempre in un approccio da contabilità nazionale, al 60% per le attività immobiliari, e
inversamente con un tasso di margine ridotto per le attività di sostegno alle imprese (al di sotto del 15% nel 2011).
Eterogeneità fra le PMI e le grandi imprese
Di cosa parliamo esattamente (definizioni Insee)?

Piccole e medie imprese (PMI): imprese con organici inferiori a 250 unità e con un fatturato annuo
inferiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio che non oltrepassa i 43 milioni di euro.
Imprese di dimensioni intermedie (IDI): imprese con organici compresi fra 250 e 4.999 unità e con
un fatturato che non oltrepassa 1,5 miliardi di euro, o un totale di bilancio non superiore a 2
miliardi di euro. Viene considerata come IDI anche un’impresa con meno di 250 dipendenti, ma
più di 50 milioni di euro di fatturato e più di 43 milioni di euro di totale di bilancio.
Grandi imprese (GI): imprese con almeno 5.000 dipendenti. Viene considerata una grande
impresa anche un’azienda con meno di 5.000 dipendenti ma più di 1,5 miliardi di euro di fatturato
e oltre 2 miliardi di euro di totale di bilancio.


5 – Francia: forti differenze di redditività a seconda
dei settori
70
6 – Francia: PMI con una redditività globalmente
inferiore a quella delle grandi imprese (RLG/VA)
%
%
29
60
50
27
40
25
30
20
23
10
21
0
96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11
Dato complessivo
A – Agricoltura
C – Industria manifatturiera
DE – Energia, acqua e rifiuti
FZ – Edilizia
H – Trasporti
LZ – Attività immobiliari
MN – Sostegno alle imprese
RS – Servizi alle famiglie
fonte: Banque de France, Crédit Agricole S.A.
19
96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11
Dato complessivo
PMI
IDI
Grandi imprese
Fonte: Banca di Francia, Crédit Agricole S.A.
n° 37 – Luglio 2013
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Axelle LACAN
[email protected]
Nel 2011, il tasso di margine delle grandi imprese era superiore di quasi 3 punti a quello delle PMI. Nel
2010, la differenza era addirittura pari a 5 punti (vedi grafico 6).
L’evoluzione dei profitti delle grandi imprese francesi sembra quindi meno allarmante di quanto non
suggerisca l’analisi del tasso di margine globale del complesso delle SNF. Uno studio pubblicato dalla Banca
di Francia in dicembre 2012 sulla situazione finanziaria di 70 gruppi non finanziari quotati sulla piazza di Parigi
conferma questo bilancio piuttosto rassicurante. Certo, la redditività ha segnato il passo rispetto al 2011, ma il
risultato operativo dei gruppi analizzati è molto superiore a quello osservato al culmine della crisi del 2009. Di
fronte ad un contesto incerto, e a una domanda domestica poco dinamica, i grandi gruppi hanno trovato spazi di
crescita all’estero, approfittando in particolare della buona tenuta dei paesi emergenti. Ciò mostra bene che le
grandi imprese francesi, performanti nel loro settore di attività, sono un reale punto di forza dell’economia
transalpina.
La differenza di redditività fra le PMI e le grandi imprese è quindi significativo e lo è certamente ancora di più di
quanto suggerito dai risultati. La Banca di Francia utilizza infatti nel suo studio sulle imprese nel 2011 le
informazioni finanziarie raccolte nel database FIBEN nel luglio 2012. Vengono analizzati quindi i risultati delle PMI
più solide, in quanto:

il database FIBEN raccoglie i bilanci delle PMI con un fatturato superiore a 750.000 euro.

le PMI che hanno fornito il proprio bilancio dopo luglio 2012 non vengono analizzate. Ora, secondo
un’analisi empirica, le PMI più pronte a fornire il proprio bilancio sono anche le più solide.

per permettere un’analisi comparativa su diversi anni, vengono prese in considerazione solo le PMI di cui
sono disponibili sia il bilancio 2010 che quello per il 2011. Questa restrizione provoca un’ulteriore
selezione.
Inoltre, all’interno dello stesso gruppo delle PMI, si registrano significative differenze di redditività a seconda dei
quartili considerati, a testimonianza della differenza fra le singole situazioni (vedi la tabella 2).
Come spiegare la debole redditività delle PMI, e soprattutto delle più piccole fra loro, rispetto a quella delle
grandi imprese? Possiamo citare vari fattori: il deterioramento dell’attività, in particolare a causa della maggiore
difficoltà ad attrarre la domanda estera; i deboli aumenti di produttività; il costante incremento dei salari pro capite;
il peso considerevole degli oneri sociali; le imposte elevate; i costi intermedi elevati e i prezzi che subiscono la
pressione da un lato della crescita moderata e d’altro lato delle grandi imprese. Questa compressione dei margini
tende a ridurre la capacità di investimento e quindi lo sviluppo delle PMI. Le strategie che sarebbero necessarie
per un passaggio alla produzione di prodotti di gamma più alta sono frenate, con effetti negativi sulla competitività
in termini di prezzi ed extra-prezzi della produzione e di conseguenza sulla presenza delle PMI francesi sui mercati
esteri. Di fronte a queste difficoltà, le PMI francesi hanno una durata di vita più breve rispetto alle loro equivalenti
tedesche: non hanno quindi il tempo di svilupparsi e di raggiungere una dimensione critica sufficiente, per
posizionarsi ad esempio all’estero.
La bassa redditività delle PMI ha un notevole impatto sulla redditività globale delle SNF. Le PMI hanno un
peso molto importante nel tessuto economico francese, e non solo in termini numerici. Il loro valore
aggiunto rappresenta in particolare il 30% del valore aggiunto totale delle imprese non finanziarie francesi (si veda
la tabella 3). La debolezza del loro tasso di margine ha quindi un’influenza non trascurabile sulla redditività globale
registrata per le SNF.
Tabella 2 – Francia: tasso di margine delle PMI
– approccio Banca di Francia
In %
Rapporto m edio
1° quartile
Tabella 3 – Francia: peso economico delle PMI nel 2011
Num ero di
im prese
2010
21,6
7,5
Valore aggiunto
(in Md€)
Totale
189 878
9 560
754
PMI
185 251
3 349
225
4 429
2 800
226
198
3 410
302
Mediana
18,7
IDI
Ultim o quartile
33,6
Grandi im prese
Fonte: Banca di Francia, Crédit Agricole S.A.
Organici (in
m igliaia)
Fonte: Banca di Francia, Crédit Agricole S.A.
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Axelle LACAN
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Quale evoluzione attendere dal tasso di margine dell’insieme delle SNF?
A breve termine, il tasso di margine delle SNF dovrebbe migliorare. Nel 2o trimestre, dovrebbe infatti raggiungere il
28,3%, dopo il 28,1% registrato nel 1° trimestre. Questo miglioramento è il risultato:

del calo del prezzo delle importazioni, in particolare energetiche (effetto favorevole della ragione di
scambio sul tasso di margine).

degli aumenti di produttività. Prevediamo in effetti sia un miglioramento relativo dell’attività (stabilizzazione
del PIL, dopo -0,2% t/t nel 1° trimestre) sia un prosieguo di un aggiustamento dell’occupazione.
Al di là, il tasso di margine si attesterebbe su un livello contenuto, in particolare perché i prezzi del greggio
dovrebbero stabilizzarsi (a 103 USD il barile per il Brent, nel nostro scenario) e perché il miglioramento della
produttività resterebbe a livelli moderati, alla luce delle nostre previsioni di crescita del PIL. Nel 2014, prevediamo
un aumento un po’ più pronunciato del tasso di margine globale delle SNF (al 28,7%, dopo il 28,3% nel 2011 e nel
2012), grazie alla leggera accelerazione dell’attività contemplata nel nostro scenario (crescita del PIL in volume
prevista a +0,9% in media annua).
La contabilizzazione del CICE nel 2014 (Credito d’imposta di 10 miliardi di euro) non avrà alcun impatto sul
risultato lordo di gestione, poiché da questo dato vengono detratte solo le imposte sulla produzione. Ci sarà invece
un effetto favorevole sul reddito lordo disponibile delle SNF (profitti al netto del versamento dei dividendi e delle
imposte sugli utili, assimilabili, con precauzione, ai profitti reinvestiti nel senso della contabilità nazionale).Di
conseguenza, il rapporto fra il reddito disponibile lordo e il valore aggiunto delle SNF raggiungerebbe nel 2014 il
14,1%, dopo il 12,8% nel 2013.
Conclusioni
L’approccio macroeconomico ai profitti delle imprese offre dei vantaggi non privi di inconvenienti.

Grazie ad una visione globale delle imprese francesi, permette di comprendere l’influenza delle variabili
economiche sulla redditività delle aziende e attira l’attenzione sulla situazione finanziaria delle entità più
piccole e fragili.

Nonostante ciò, tende a mascherare le buone performance delle realtà più grandi, in particolare delle
imprese quotate.
È quindi essenziale comprendere bene i concetti sottostanti a tale approccio macroeconomico, al fine di averne
una lettura più fine di quella offerta da un dato aggregato.
Articolo completato il 19 luglio 2013
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