Regolamento medie strutture di vendita

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Regolamento medie strutture di vendita
CITTA’ DI GROTTAGLIE
STRUMENTI COMUNALI DI
INCENTIVAZIONE PER IL COMMERCIO
Art.15 Legge Regionale 1 agosto 2003 n.11
REGOLAMENTO
INDICE
Art. 1 -
Contenuto
Art. 2 -
Territorio di applicazione e validità
Art. 3 -
Definizioni
Art. 4 -
Esercizi in attività
Art. 5 -
Requisiti di accesso all’attività commerciale
Art. 6 -
Compatibilità urbanistica per la localizzazione delle medie
strutture di vendita
Art. 7 -
Aree a parcheggio
Art. 8 -
Sviluppo delle medie strutture di vendita
Art. 9 Art. 10 -
Procedimento di rilascio delle autorizzazioni per le medie
strutture di vendita
Correlazione del procedimento di rilascio della concessione o
autorizzazione edilizia e dell’autorizzazione all’apertura di una
media struttura di vendita
Art. 11 -
Conferenza di servizi
Art. 12 -
Norme finali
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Regolamento medie strutture di vendita – Città di Grottaglie
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Art. 1 - Contenuto
Il presente Regolamento contiene i criteri per il rilascio delle autorizzazioni
per le medie strutture di vendita e le strutture di interesse locale del
Comune di Grottaglie (TA), in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge
della Regione Puglia 01 agosto 2003 n. 11, art.15, comma 1, lett.b e dal
Regolamento Regionale 30 giugno 2004 n. 1.
Art. 2 - Territorio di applicazione e validità.
Il Regolamento si applica su tutto il territorio comunale ed ha validità di tre anni
dalla data di entrata in vigore della delibera di approvazione del Consiglio
Comunale e, in caso di accertata necessità, potrà essere modificato con le
stesse procedure previste per l’approvazione.
Il territorio comunale viene suddiviso in “ZONE COMMERCIALI”, come di
seguito specificato:
Zona 1°
Centro
Storico,
corrispondente
alla
zona
omogenea A di PRG;
Zona 1B
Quartiere delle Ceramiche, corrispondente alla
zona omogenea Ac di PRG;
Zona commerciale 2
comprende la zona omogenea B di PRG, a corona
attorno al Centro Storico ed al Quartiere delle
Ceramiche;
Zona commerciale 3
comprende le zone omogenee C di PRG nonché
la zona C8, a ridosso del Centro Storico;
Zona commerciale 4
comprende il restante territorio comunale.
Art. 3 - Definizioni
Ai sensi degli art. 4 e 5 della Legge Regionale 01 agosto 2003, n. 11 e del
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Regolamento regionale 30 giugno 2001 n. 1, il presente Regolamento
recepisce le seguenti definizioni:
a) commercio al dettaglio: attività svolta da chiunque professionalmente
acquista merci in nome e per conto proprio e le rivende, su aree private
in sede fissa o mediante altre forme di distribuzione direttamente al
consumatore finale( art. 4 lett. B L.R. 01 agosto 2003 n 11);
b) superficie di vendita di un esercizio commerciale: l’area destinata
alla vendita, compresa quella occupata da banchi, scaffalature, vetrine
e quelle dei locali frequentabili dai clienti, adibiti all’esposizione delle
merci e collegati direttamente all’esercizio di vendita. Non costituisce
superficie di vendita quella dei locali destinati a magazzini, depositi,
locali di lavorazione, uffici e servizi, impianti tecnici , gli spazi collocati
davanti alle casse e altri servizi nei quali non è previsto l’ingresso dei
clienti ( art. 4 lett. C L.R. 01 agosto 2003 n 11);nonché quella risultante
dalla somma delle superfici di vendita degli esercizi al dettaglio in esso
presenti
c) superficie di vendita di un centro commerciale:, quella risultante
dalla somma delle superfici di vendita degli esercizi al dettaglio in esso
presenti
d) esercizi di vicinato: esercizi commerciali aventi superficie di vendita
non superiore e a 250 mq. art. 5, comma 1 , lett. A) L.R. 01 agosto
2003 n 11);
e) medie strutture di vendita: ai sensi dell’art. 5, comma 1 lett. B) della
L.R. 01 agosto 2003 n 11) le medie strutture di vendita si suddividono
nelle seguenti tipologie:
M1 - Medie strutture di livello locale: aventi superficie di vendita
compresa tra mq. 251 e mq. 600
M2 Medie strutture intermedie: aventi superficie di vendita compresa tra
mq. 601 e mq. 1.500
M3 – Medie strutture attrattive: con superficie di vendita da 1501 a 2500
mq
f) grandi strutture di vendita: ai sensi dell’art. 5, comma 1 lett. C) della
L.R. 01 agosto 2003 n 11) le grandi strutture di vendita con superficie
di vendita superiore ai 2500 mq, si suddividono nelle seguenti tipologie:
G1 - Grandi strutture inferiori: aventi superficie di vendita da 2501 a
4500 mq;
G2 - Grandi strutture superiori: aventi superficie di vendita maggiore di
mq. 4.500 e sino a mq. 15.000
g) centro commerciale: ai sensi dell’art. 5, comma 4 e 6 lett. A, B, C)
della L.R. 01 agosto 2003 n 11, e dall’art 2 comma 2 R.R. 30 giugno
2004 i centri commerciali si suddividono:
a) di vicinato : composti da almeno una media struttura nei limiti della M2
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e da esercizi di vicinato fino ad una superficie di vendita complessiva
massima di 2500 mq
b) di interesse locale:con una superficie complessiva massima di 4.000
mq ed in cui la superficie di un singolo esercizio non può essere
superiore alla categoria M3
c) intermedi: con superficie di vendita complessiva fino a 10.000 mq ed in
cui la superficie di un singolo esercizio non può essere superiore alla
categoria “grandi strutture G1”
d) di interesse provinciale: con superficie di vendita superiore a 10.000
mq fino al massimo di legge ed in cui la superficie di un singolo
esercizio non può essere superiore alla categoria “grandi strutture G2”;
in ogni caso, come previsto dall’art. 5 comma 4 lett. B, almeno il 20% della
superficie di vendita deve essere destinato a esercizi di vicinato
h) Aree commerciali integrate: le aree commerciali integrate di
disciplinate dall’art 4 lett. C della L.R. 01 agosto 2003 n 11 si
suddividono:
• Piccole: in un area con una superficie territoriale non superiore a 2
Ha;
• Intermedie: composte da esercizi di qualsiasi dimensione con
reclusione delle strutture di tipo G2 del settore alimentare, in un area
con superficie territoriale compresa tra 2 e 5 Ha;
• Di interesse provinciale: composte da esercizi di qualsiasi
dimensione e centri commerciali che occupano più di 5 Ha di
superficie territoriale;
i) settore merceologico: ai sensi dell’art. 5, comma 2 della L.R. n. 11/03
i settori merceologici, definiti sulla base della classificazione ISTATATECO91, sono i seguenti:
• settore alimentare e misto (alimentare e non alimentare)
• settore non alimentare beni per la persona: comprendente i prodotti
non alimentari dei settori 52.33 cosmetici e articoli di erboristeria,
52.42 abbigliamento,52.43 calzature,
• settore non alimentare altri beni: 52.44 mobili ed articoli di
illuminazione, 52.45 elettrodomestici ed apparecchi radio televisori,
52.46.1 ferramenta articoli per il fai da te, 52.47 libri e articoli di
cartoleria, 52.48 altri prodotti
• settore non alimentare altri beni a basso impatto urbanistico :
comprendente i prodotti non alimentari dei settori : 50.1 commercio
autoveicoli, 52.46.3 articoli igienico sanitari, 52.46.4 materiali per
l’edilizia, 52.46.5 materiali termoidraulici, 52.46.6 macchine ed
attrezzature e prodotti per l’agricoltura ed il giardinaggio, 52.48.8
natanti ed accessori, nel caso in cui siano commercializzati solo i
prodotti di cui al presente settore .
La superficie di vendita dell’esercizio è calcolata nella misura di 1/10 della
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superficie di vendita, come definito dall’art.5 comma 1 lettera c) della Legge
Regionale n 11/2003
Art. 4 - Esercizi in attività
I titolari di esercizi commerciali in attività alla data di entrata in vigore del
presente Regolamento hanno diritto a continuare l’attività nei locali occupati e
per il settore merceologico per il quale è stata rilasciata l’autorizzazione
amministrativa.
I titolari di autorizzazioni amministrative rilasciate ai sensi dell’abrogata
disciplina del commercio hanno diritto a porre in vendita, senza alcuna
formalità e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, tutti i prodotti del settore
merceologico di appartenenza. In caso di possesso di autorizzazione
amministrativa per la vendita sia di prodotti alimentari che non alimentari,
possono vendere l’intera gamma dei due settori merceologici, nei limiti
dimensionali previsti per gli esercizi di vicinato e della superficie autorizzata
nel caso di medie o grandi strutture di vendita.
Art. 5 - Requisiti di accesso all’attività commerciale
Le domande di apertura, trasferimento di sede e ampliamento della superficie
di vendita di una media struttura di vendita sono inoltrate al Comune,
utilizzando apposita modulistica allegata al Regolamento Regionale n. 1 del
30 giugno 2004 e pubblicata sul BURP n. 82 del 30 giugno 2004.
Nella domanda il soggetto interessato dichiara:
a) di essere in possesso dei requisiti di cui all’art. 6 della Legge Regionale del
01 agosto 2003 n 11;
b) di avere rispettato i regolamenti locali di polizia urbana, annonaria,
igienico-sanitaria, i regolamenti edilizi e le norme urbanistiche nonché
quelle relative alle destinazioni d’uso;
c) il settore o i settori merceologici, l’ubicazione e la superficie di vendita
dell’esercizio.
d) l’ubicazione dei locali e la superficie di vendita, nonché le ulteriori
informazioni richieste dalla succitata modulistica.
Ai sensi dell’art. 6, comma 3 della Legge Regionale n. 11/03, non possono
esercitare l’attività commerciale, salvo che abbiano ottenuto la riabilitazione:
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a) coloro che sono stati dichiarati falliti;
b) coloro che hanno riportato una condanna, con sentenza passata in
giudicato, per delitto non colposo, per il quale è prevista una pena
detentiva non inferiore nel minimo a tre anni, sempre che sia stata
applicata in concreto una pena superiore al minimo edittale;
c) coloro che hanno riportato una condanna a pena detentiva, accertata con
sentenza passata in giudicato, per uno dei delitti di cui al Titolo II e VIII del
Libro II del Codice Penale, ovvero di ricettazione, riciclaggio, emissione di
assegni a vuoto, insolvenza fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura,
sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina;
d) coloro che hanno riportato due o più condanne a pena detentiva o a pena
pecuniaria, nel quinquennio precedente all’inizio dell’esercizio dell’attività,
accertate con sentenza passata in giudicato, per uno dei delitti previsti
dagli artt. 442, 444, 513, 513-bis, 515, 516 e 517 c.p., o per delitti di frode
nella preparazione o nel commercio degli alimenti, previsti da leggi speciali;
e) coloro che sono sottoposti ad una delle misure di prevenzione di cui alla
legge 27 dicembre 1956 n. 1423, o nei cui confronti sia stata applicata una
delle misure previste dalla L. 31 maggio 1965, n. 575, ovvero siano stati
dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza.
Art. 6 - Compatibilità urbanistica per la localizzazione
delle medie strutture di vendita
A seguito di una puntuale ricognizione delle previsioni urbanistiche contenute
negli strumenti urbanistici generali ed attuativi in vigore ed in corso di
definitiva approvazione, valutata positivamente la conformità degli stessi agli
indirizzi e criteri emanati dalla Regione per la localizzazione delle medie
strutture di vendita, considerato che il presente Regolamento non è in
contrasto con il Regolamento di polizia locale, nel periodo di validità del
presente Regolamento le aree compatibili per insediamenti di medie strutture
di vendita sono quelle per le quali i vigenti strumenti urbanistici ne prevedono
la compatibilità.
In particolare:
ai sensi dell’art.12, comma 2, della L.R. 11/03, il rilascio dell’autorizzazione
per apertura, trasferimento e ampliamento della medie strutture di vendita è
possibile solo in conformità agli strumenti urbanistici vigenti e alle relative
dotazioni di standards a parcheggio previste in relazione alla tipologia degli
esercizi da insediare o risultanti dall’ampliamento di una struttura già
esistente.
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Ai sensi dell’art.6 del R.R. 30 giugno 2004 n 1 la localizzazione delle strutture
di livello locale, medie strutture M3 alimentare , in relazione alla viabilità deve
rispondere, oltre a quanto previsto dalle procedure di valutazione, al seguente
requisito:
. la media struttura deve essere raggiungibile direttamente, disporre di
ingresso con corsie di accelerazione e decelerazione ad uso esclusivo ( lett.
C, art. 6 Reg. Reg. 30 giugno 2004, n. 1).
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Art. 7 - Aree a parcheggio
In tutto il territorio comunale le medie strutture di vendita devono disporre di
una dotazione di aree a parcheggio, per ogni metro quadrato di superficie di
vendita, nella seguente misura, in conformità a quanto disposto dall’art. 4 del
R.R. n. 01/04, in aggiunta a quelle previste dal D.M. n. 1444/68 e
comprensive degli standard previsti dalla L. n. 122/89:
SETTORE
M1
251-600 mq
M2
M3
601-1500 mq
1501-2500 mq
0,7
0,5
1 mq
0,8 mq
1,5 mq
1 mq
0,4
0,5 mq
0,8 mq
MERCEOLOGICO
Alimentari e misti
Beni della persona
Altri beni e beni a
basso impatto
La disponibilità delle aree a parcheggio previste nel presente articolo è
requisito essenziale per il rilascio delle autorizzazioni amministrative per la
vendita al dettaglio.
In ottemperanza al Regolamento Regionale n° 1/04, art 4 comma 6, i
parcheggi pertinenziali potranno essere realizzati entro un raggio di 200 m.
dalla struttura
La riduzione delle aree a parcheggio, a qualunque titolo intervenuta
successivamente al rilascio dell'autorizzazione amministrativa, comporta la
revoca dell'autorizzazione stessa per il venir meno dei presupposti che ne
hanno determinato il rilascio.
L'istanza di apertura, concentrazione, trasferimento di esercizio comportante
disponibilità di area a parcheggio deve essere accompagnata da idonea
documentazione attestante, anche sotto forma di autocertificazione, la
disponibilità delle aree a parcheggio a partire dalla data di inizio dell'attività.
Ai sensi del comma 7, art. 4 del Regolamento Regionale n. 1/2004, in caso di
ampliamento o trasformazione di strutture esistenti, il rispetto degli standard
deve essere verificato rispetto alla sola superficie ampliata o modificata.
Ai fini degli standard, nel caso in cui un esercizio possa mettere in vendita
beni di più settori merceologici, si applica su tutta la superficie di vendita lo
standard di parcheggio più elevato.
Art. 8 - Sviluppo delle medie strutture di vendita
In base a quanto specificatamente previsto dalla L.R. 11/03 e dal R.R.
01/2004 e in base al principio della libera iniziativa economica privata, di cui
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all’art. 41 della Costituzione, si stabilisce quanto segue.
Nel Centro Storico e Quartiere delle Ceramiche: Zone 1A e 1B
Si applicano le disposizioni contenute nel documento di cui alla lett.c , comma
1 art. 15 della Legge Regionale n°11/ 2003 “Misure di promozione e
sviluppo del commercio nel Centro Storico e nel Quartiere delle
Ceramiche” e nel relativo regolamento
Inoltre,nelle suddette zone:
1. Le medie strutture di vendita autorizzate alla data di entrata in vigore
del presente Regolamento hanno diritto a continuare l’attività nei locali
per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione amministrativa.
2. gli ampliamenti e gli accorpamenti, i trasferimenti,sono autorizzabili,
nel rispetto delle norme urbanistiche e delle norme igienico-sanitarie,
nonché del presente Regolamento, sino al raggiungimento delle
superficie per tipologia M1 ed M2
3. non sono autorizzabili nuove medie strutture.
ZONA commerciale 2 “Zona Urbana”
1. Le medie strutture di vendita autorizzate alla data di entrata in vigore
del presente Regolamento hanno diritto a continuare l’attività nei locali
per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione amministrativa.
2. Le nuove aperture, gli ampliamenti e gli accorpamenti, i trasferimenti
sono autorizzabili, nel rispetto delle norme urbanistiche e delle norme
igienico-sanitarie, nonché del presente Regolamento, purché le aree o i
locali per l’esercizio dell’attività siano in possesso della prescritta
destinazione d’uso.
‰
Le medie strutture di tipologia M1 ed M2 , sono autorizzabili senza
limitazione alcuna a seguito di concentrazione,
accorpamento e/o trasferimento di preesistenti esercizi in
attività nel comune;
‰
Nuove medie strutture di livello locale (M1) alimentari sono concedibili
nella misura di n 01 unità;
‰
Nuove medie strutture di livello locale (M1) non alimentari sono
autorizzabili senza limitazione numerica;
‰
Nuove medie strutture intermedie (M2),
nella misura di n 02 unità;
alimentari,
sono autorizzabili
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‰
Nuove medie strutture intermedie (M2), non alimentari, sono autorizzabili
senza limitazione numerica;
‰
Nuove autorizzazioni per medie strutture alimentari/miste e non alimentari
del tipo M3 “Medie strutture attrattive” non sono autorizzabili;
Non sono autorizzabili medie strutture attrattive del tipo M3 a seguito di
ampliamento, accorpamento e trasferimento di preesistenti esercizi.
ZONA commerciale 3 “ Area di espansione”
Le medie strutture di vendita del tipo - M1 “Livello Locale” - M2
“Intermedie” - M3 “Attrattive” alimentari e non alimentari, sono autorizzabili,
senza limitazione alcuna, a seguito di concentrazione, accorpamento e/o
trasferimento di preesistenti esercizi in attività nel comune;
‰
Nuove autorizzazioni per medie strutture di livello locale alimentari (M1)
sono concedibili in misura massima di n 3 unità.
‰
Nuove medie strutture di livello locale (M1) non alimentari sono
autorizzabili senza limitazione numerica.
‰
Medie strutture intermedie (M2) alimentari sono autorizzabili nella misura
di n 2 unità
‰
Nuove strutture intermedie (M2) non alimentari sono autorizzabili senza
limitazione numerica.
‰
Nuove medie strutture non alimentari del tipo M3 “medie strutture attrattive”
sono autorizzate nella misura di n.02 unità
ZONA commerciale 4 “Area extraurbana.
Nell’area commerciale extraurbana non sono concedibili autorizzazioni
amministrative per medie strutture alimentari o miste in aree a destinazione
industriale.
Nella zona sono autorizzabili medie strutture – tipologia M1,M2, non
alimentari, in aree compatibili per insediamenti commerciali, ivi compresi gli
immobili condonati.
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Nella zona sono autorizzabili medie strutture di vendita di tipologia M3esclusivamente per il settore non alimentare (altri beni a basso impatto
urbanistico), comprendente i prodotti non alimentari dei settori:
• 50.1 commercio autoveicoli
• 52.46.3 articoli igienico sanitari
• 52.46.4 materiali per l’edilizia
• 52.46.5 materiali termoidraulici
• 52.46.6 macchine attrezzature e prodotti per l’agricoltura ed il
giardinaggio
• 52.48.8 natanti e accessori
Medie strutture attrattive alimentari M3.
E’ concedibile una sola autorizzazione nel territorio della zona commerciale n
3 o, in alternativa, della zona commerciale n 4.
Aree a destinazione specifica.
In tutto il territorio comunale, in aree o quartieri oggetto di contratti d’area o
contratti di quartiere approvati negli strumenti urbanistici, al fine di consentire
la massima sinergia tra le parti, il Comune promuove, anche su richiesta delle
parti interessate, appositi accordi e convenzioni con i titolari delle imprese
commerciali, con le Associazioni di Categoria dei Commercianti e dei
Consumatori con l’obiettivo di:
a) coinvolgere gli operatori in eventuali nuovi centri di aggregazione
commerciale;
b) assicurare, per quanto possibile e compatibile, la massima
occupazione per i residenti;
c) impegnare, per quanto merceologicamente possibile, gli operatori
commerciali ad acquistare ed a vendere prodotti locali e regionali;
d) investire nell’area di intervento per la valorizzazione del patrimonio
turistico culturale, anche con promozione e interventi di natura
convegnistica e fieristica.
Nelle aree di cui al presente comma sono autorizzabili, con le modalità di
concertazione indicate, centri commerciali di vicinato, aventi superficie di
vendita sino a mq. 1.500, composti da una media struttura di livello locale
alimentare e da esercizi di vicinato, nella misura di una unità per ciascuna
area o contratto, in deroga agli obiettivi di sviluppo di cui al presente articolo.
Strutture di interesse locale
In tutto il territorio comunale con esclusione delle Zone 1A ed 1B e zona II è
autorizzabile una struttura di interesse locale , Alimentare mista o non
alimentare, nel rispetto delle norme urbanistiche e della destinazione d’uso,
preferibilmente lungo assi viari a scorrimento veloce; la struttura deve essere
raggiungibile direttamente, disporre di ingresso con corsie di accellarazione ad
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uso esclusivo.
Art. 9 -
Procedimento di rilascio delle autorizzazioni per
le medie strutture di vendita
1. Per ottenere l’autorizzazione all’apertura, al trasferimento di sede,
all’ampliamento della superficie di vendita, all’estensione del settore
merceologico, il richiedente deve presentare al Comune apposita
domanda, utilizzando la modulistica allegata al Regolamento Regionale n.
1 del 30 giugno 2004 e pubblicata sul BURP n. 82 del 30 giugno 2004. Alla
domanda deve essere allegata planimetria delle aree o dei locali con
evidenziazione dell’area a parcheggio secondo le quantità previste dalla
L.R. e dal presente Regolamento ove previste
2. Le domande possono essere inviate tramite raccomandata con avviso di
ricevimento ovvero presentate direttamente al Comune, il quale
provvederà a rilasciare all’istante apposita ricevuta.
3. In caso di domande concorrenti relative all’autorizzazione per le medie
strutture di vendita, nel loro esame si farà riferimento ai seguenti criteri di
priorità:
-
-
Il criterio di massima priorità è accordato all’apertura di medie strutture
derivanti dalla concentrazione di preesistenti esercizi di vicinato e
medie strutture di vendita in attività da almeno tre anni;
ordine cronologico di presentazione delle domande.
4. Il Comune, entro novanta giorni dalla data di ricevimento della domanda,
procede al rilascio dell’autorizzazione. Qualora non sia stato comunicato
all’interessato provvedimento di diniego, la domanda, decorso il termine
indicato per il rilascio, è ritenuta accolta, fatto salvo quanto previsto dall’art.
21 della legge n. 241/90.
5. Ai fini dell’accesso ai documenti relativi all’istruttoria delle domande, si
applicano le norme di cui alla legge n. 241/90 e successive modifiche.
6. L’esercizio deve essere attivato entro un anno dalla data di rilascio
dell’autorizzazione amministrativa, o dalla data di formazione del silenzioassenso, salvo proroga in caso di comprovata necessità.
7. L’autorizzazione amministrativa di cui al presente articolo può essere
rilasciata indipendentemente dalla disponibilità dei locali e dei relativi
certificati ( agibilità, idoneità sanitaria, certificazione antincendio ecc.),
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purchè il richiedente si impegni ad attivare l’esercizio subordinatamente
alla presentazione agli uffici comunali delle prescritte certificazioni o il
Comune imponga tale prescrizione al momento del rilascio
dell’autorizzazione amministrativa.
Art. 10 - Correlazione del procedimento di rilascio della
concessione
o
autorizzazione
edilizia
e
dell’autorizzazione all’apertura di una media
struttura di vendita
Ai sensi dell’art. 14 della L. R. n. 11/04:
1 – al fine di correlare il procedimento di rilascio della concessione o
autorizzazione edilizia e l’autorizzazione amministrativa per l’apertura di una
media struttura di vendita, il rilascio delle concessioni edilizie per le medie
strutture di vendita avviene solo in presenza di compatibilità con le previsioni
contenute nel presente Regolamento.
A tal fine l’Ufficio Commercio, o altro ufficio o servizio avente competenza
specifica nel rilascio delle autorizzazioni amministrative, rilascia apposita
dichiarazione attestante l’esistenza delle previsioni di piano del commercio al
rilascio dell’autorizzazione amministrativa.
2 – le istanze volte all’ottenimento di autorizzazioni per le medie strutture di
vendita devono essere corredate di un attestato di conformità urbanistica delle
aree e dei locali indicati, rilasciato dai competenti uffici comunali;
3 – l’autorizzazione amministrativa per l’apertura, il trasferimento e
l’ampliamento delle medie strutture di vendita può essere rilasciata soltanto in
conformità degli strumenti di pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica
e previa verifica delle condizioni di compatibilità e delle dotazioni di standards
urbanistici in relazione alla tipologia dell’esercizio da insediare o risultante
dall’ampliamento.
4 - ai sensi dell’art. 8, comma 12 della L.R. 11/03, l’autorizzazione
amministrativa è revocata qualora il titolare non inizia l’attività di una media
struttura entro un anno data del rilascio, salvo proroga in caso di comprovata
necessità.
5 - l’annullamento, la revoca o la decadenza della concessione o
autorizzazione edilizia comportano la revoca della corrispondente
autorizzazione amministrativa.
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Art. 11 - Conferenza di servizi
Il Sindaco, su proposta del responsabile di un ufficio preposto all’esame
dell’istanza per il rilascio dell’autorizzazione amministrativa per l’apertura,
l’ampliamento o il trasferimento di una media struttura di vendita, può indire
una conferenza di servizi finalizzata all’istruttoria e al rilascio contestuale della
concessione o autorizzazione edilizia e dell’autorizzazione amministrativa.
Il ricorso alla conferenza di servizi potrà effettuarsi in tutti i casi in cui si renda
necessario per il rispetto dei termini previsti per il rilascio dell’autorizzazione
amministrativa.
Art. 12 - Norme finali
Per quanto non espressamente previsto nel presente Regolamento si
applicano le norme della Legge della Regione Puglia 01 agosto 2003 n. 11 e
del Regolamento Regionale 30 giugno 2004 n. 01, nonché di altre norme
vigenti in materia.
Approvato con Delibera del Consiglio Comunale n° 35 del
25/07/2005
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CITTA’ DI GROTTAGLIE
STRUMENTI COMUNALI DI
INCENTIVAZIONE PER IL COMMERCIO
Art. 15 Legge regionale 1 Agosto 2003 n° 11
RELAZIONE
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
1
INDICE
Premessa …………………………………………………………………………
Pag.
3
PARTE I – RELAZIONE GENERALE
CAPITOLO 1
ASPETTI GENERALI LEGISLATIVI E QUANTITATIVI DELLA DISTRIBUZIONE
COMMERCIALE
1. Introduzione ……………………………………………………………………….….
2. Cenni sulla disciplina del commercio introdotta dal Decreto Legislativo
31/03/98 n. 114 ………………………………………...…………………………..…
3. La normativa della Regione Puglia ………………………………………..............
4. Commercio e città …………………………………………………………………....
5. Lo scenario distributivo nella U.E. ………………………………………………..…
ALLEGATI STATISTICI - tavole esercizi commerciali nella U.E. ……………….
6. Alcune valutazioni sulla evoluzione della distribuzione commerciale italiana
rispetto all’Europa ……………………………………………………………..……...
7. Considerazioni conclusive ………………………………………………………..….
Pag.
“
5
7
“
“
“
“
12
25
27
30
“
38
41
CAPITOLO 2
LA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE COME FATTORE DI SVILUPPO
1. Ruolo e prospettive della moderna distribuzione commerciale ……………….....
2. Relazioni intersettoriali distribuzione/produzione …………………….…………....
3. La valorizzazione del commercio quale propulsore di attrazione turistica …......
4. Punti vendita al dettaglio per la regione Puglia (Censimento Istat 1991-2001) ..
5. Analisi statistica del commercio in Puglia dal 1998 al 2003 …………………...…
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CAPITOLO 3
I CONSUMI DELLE FAMIGLIE
1. I consumi delle famiglie ……………………………………………………………...
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CAPITOLO 4
SVILUPPO URBANISTICO E COMMERCIO
1. Lo sviluppo urbanistico della città di Grottaglie
2. Strumenti Urbanistici Vigenti ..………………..…………..
3. Le Zone commerciali ……..……………...
CAPITOLO 5
IL SISTEMA COMMERCIO A GROTTAGLIE
Ipotesi di sviluppo della rete distributiva comunale
1.
2.
Il commercio in una prospettiva di integrazione urbana
3. Decentramento e rivalutazione del commercio nelle aree non centrali
4. Criteri ed indicazioni programmatiche per una efficace politica di localizzazione
di strutture distributive
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
2
Premessa
La presente relazione contiene i criteri di programmazione delle medie strutture di
vendita, nonché i criteri e gli indirizzi per il rilascio delle autorizzazioni amministrative per le
medie strutture di vendita, secondo quanto previsto dalla Legge Regione Puglia n. 11/2003 e
del Regolamento Regionale n. 1/2004.
La relazione contiene un capitolo preliminare ai criteri ed indirizzi di cui innanzi,
riguardante gli aspetti generali legislativi e quantitativi della distribuzione commerciale,
finalizzata ad illustrare la riforma del commercio introdotta con la Legge Regionale 1 agosto
2003, n. 11 e dal Regolamento Regionale 30 giugno 2004, n. 1, emanati a seguito della riforma
del Titolo V della Costituzione, che assegna alle Regioni competenza esclusiva in materia di
Commercio.
Nel capitolo preliminare viene compiuta una sintetica analisi della distribuzione
commerciale nei Paesi Europei, confronto doveroso finalizzato a valutare compiutamente lo
stato della moderna distribuzione in rapporto ad altri Paesi della U.E.
Altri aspetti trattati riguardano i consumi e le tendenze demografiche, elementi in grado
di influire sull’assetto delle strutture commerciali.
Inoltre in questo capitolo sono individuati i criteri a cui attenersi per il rilascio delle
autorizzazioni all’apertura, trasferimento di sede e all’ampliamento delle superfici delle medie
strutture di vendita, ai sensi citato Regolamento Regionale.
Si ringraziano i responsabili ed i funzionari delle Ripartizioni Attività Produttive ed
Urbanistica per la collaborazione prestata.
Responsabile del Progetto è il dott. Nicola Delvecchio; preziosa collaborazione è stata
prestata dal dr. Gianni Menga.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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PARTE I
Relazione generale
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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CAPITOLO 1
ASPETTI GENERALI LEGISLATIVI E QUANTITATIVI DELLA
DISTRIBUZIONE COMMERCIALE
1. Introduzione
Agli anni 2000 vengono attribuite svolte importanti in tutti i settori della vita
socioeconomica ed il «commercio» non viene escluso da tale ansia di cambiamento, quasi a
sottolineare, con il nuovo millennio, l’inizio di una nuova stagione anche nei rapporti tra Ente
locale e cittadino in materia di distribuzione commerciale.
Bisogna comunque sottolineare che il cambiamento si innesta nel corso degli anni
novanta, attraverso molteplici provvedimenti tendenti alla semplificazione dei procedimenti
amministrativi in molteplici aspetti del rapporto cittadino-pubblica amministrazione, ma è fuor di
dubbio che il cosiddetto «Decreto Bersani», ossia il Decreto Legislativo n. 114 del 31 marzo
1998, intitolato: «Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell’art. 4,
comma 4, della Legge 15 marzo 1997, n. 59» abbia costituito l’asse portante della struttura
normativa che, passando dalla Riforma del Titolo V della Costituzione, è sfociato nella Legge
Regionale 1 agosto 2003 n. 11: Nuova disciplina del Commercio.
Tale Legge così recita all’art. 1 – Oggetto della legge.
“ Con la presente Legge e con i provvedimenti ad essa collegati e successivi, la Regione
disciplina l’esercizio dell’attività commerciale, gli indirizzi di programmazione della rete
distributiva e gli interventi volti alla qualificazione e allo sviluppo del commercio, in conformità di
quanto stabilito dall’art. 41 della Costituzione, dei principi della Legge 10 ottobre 1990, n. 287
recante norme per la tutela della concorrenza e del mercato, e dall’art. 1336 del codice civile”.
Si è sottolineata la circostanza che la riforma del settore distributivo parte prima del
2000, per significare un profondo legame tra la vecchia e la nuova disciplina, legame
rappresentato non certo dalla liberalizzazione del settore, bensì dalla necessità di disciplinare a
livello locale gli insediamenti commerciali di medie e grandi dimensioni: prima della riforma
attraverso «Piani», attualmente attraverso «Criteri e direttive».
In effetti il D. Lgs. 114/98 ha concluso il dibattito sulla libertà delle scelte imprenditoriali
ed il coordinamento delle stesse ai fini di una migliore fruizione del territorio e dei servizi
connessi, dibattito talvolta sfociato in denunce di violazione dell’art. 41 della Costituzione:
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i
programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere
indirizzata e coordinata a fini sociali…..» Alcuni meccanismi insiti nel Decreto Legislativo, quali
l’obbligo per le Regioni (art. 6) di definire gli «Indirizzi generali per l’insediamento delle attività
commerciali» secondo obiettivi di carattere generale, nonché l’obbligo per i Comuni di adeguare
gli strumenti urbanistici generali ed attuativi e i regolamenti di polizia locale alle disposizioni
regionali (art. 6) presentano difficoltà di pratica attuazione, in quanto i Comuni non possono
operare scelte diverse da quelle già operate dalle Regioni e possono semplicemente individuare
aree da destinare alle medie strutture di vendita, mentre per la localizzazione delle grandi
strutture (con superfici superiori a mq. 2.500), nulla possono fare nel caso in cui la Regione non
ne abbia prevista l’ubicazione. Resta comunque fermo nel Decreto Legislativo in oggetto il
principio della liberalizzazione per gli esercizi di vicinato (con superficie di vendita fino a mq.
150 e mq. 250, a seconda che siano ubicati in comuni con popolazione inferiore o superiore a
10 mila abitanti), nel rispetto delle norme in materia urbanistica ed igienico-sanitaria. Tale
impianto concettuale ha trovato puntuale recepimento nella L.R. 11/2003.
Tale liberalizzazione, comunque, è strozzata da provvedimenti emanati dalle Regioni
aventi carattere fortemente limitativi, tanto da aver richiesto, in alcuni casi, l’intervento
dell’Antitrust, che ha censurato le norme che determinavano «contingenti e quote» per
l’attivazione di esercizi di grandi dimensioni.
Altro aspetto, sul quale si tornerà più avanti, è quello relativo agli standards a
parcheggio, che di fatto impediscono la crescita dell’imprenditoria locale nei centri urbani e tale
norma richiede decise azioni di riforma della Legge della Regione Puglia, poiché la modifica dei
Piani Urbanistici comunali richiede tempi lunghi, non certo congrui rispetto alla validità triennale
delle norme in materia di medie strutture di vendita.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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2.
Cenni sulla disciplina del commercio introdotta dal Decreto
Legislativo 31/03/98 n. 114.
Come accennato in precedenza, l’analisi della normativa regionale non può essere
considerata avulsa dall’impianto normativo costruito nel corso dei precedenti decenni nel nostro
Paese, anche a seguito di scontri dialettici tra Governo e parti sociali, soprattutto le Associazioni di
categoria.
La disciplina introdotta nel 1998 stabilisce principi e norme per l’esercizio dell’attività
commerciale in sede fissa (già rientrante nella sfera di applicazione della Legge 11 giugno 1971
n. 426) e del commercio su aree pubbliche (già rientrante nella sfera di applicazione della
Legge 28 marzo 1991 n. 112). A tutti gli effetti il Decreto Legislativo in questione si configura
come una legge quadro in materia di commercio poiché, stabiliti i principi generali in una
materia di competenza statuale ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, ne demandava
l’attuazione alle Regioni ed ai Comuni per espressa disposizione dello stesso Decreto
Legislativo n. 114/98 e della Legge n. 59, cosiddetta «Bassanini uno», contenente norme in
materia di semplificazione dei procedimenti amministrativi.
Preliminarmente va sottolineato che l’intera normativa introdotta dal D. Lgs. 144/98 entrò
in vigore il 25.04.1999 e, aspetto assai importante che dà forza al carattere di legge-quadro del
Decreto in questione, furono abrogate tutte le norme in materia di commercio vigenti a quella
data e, più esattamente, come recita il comma 6 dell’art. 26, “sono abrogate in materia di
commercio su aree private: la L. 11 giugno 1971, n. 426, e successive modificazioni, ed il D.M.
4 agosto 1988, n. 375, a esclusione del comma 9 dell’art.56 e dell’allegato 9 e delle disposizioni
concernenti il registro esercenti il commercio relativamente all’attività di somministrazione di
alimenti e bevande di cui alla L. 25 agosto 1991, n. 287, e all’attività ricettiva di cui alla L. 17
marzo 1983, n. 217; la L. 28 luglio 1971, n. 558; la L. 19 marzo 1980, n. 80, come modificata
dalla L. 12 aprile 1991, n. 130; l’art. 8 del D.L. 1° ottobre 1982, n. 697, convertito, con
modificazioni, dalla L. 29 novembre 1982, n.887, come riformulato dall’art. 1 del D.L. 26 gennaio
1987, n. 9 convertito, con modificazioni, dalla L. 26 gennaio 1987, n. 121; l’art. 4 della L. 6
febbraio 1987, n. 15; il D.P.R. 18 aprile 1994, n. 384; l’art. 2 del D.M. 16 settembre 1996, n.
561; l’art. 2, commi 89 e 90 della L. 23 dicembre 1996, n. 662, nonché ogni altra norma
contraria al presente decreto o con esso incompatibile. Sono soppresse le voci n. 50, 55 e 56
della tabella c) allegata al D.P.R. 26 aprile 1992, n. 300, come modificata ed integrata dal
D.P.R. 9 maggio 1994, n. 407.
In materia di commercio su aree pubbliche, come recita il comma 6 dell’art. 30, sono abrogate:
la L. 28 marzo 1991, n. 112, come modificata dalla L. 15 novembre 1995, n. 480, e dalla L. 25
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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marzo 1997, n. 77; l’art. 3 della L. 5 gennaio 1996, n. 25; il D.M. 4 giugno 1993, n. 248, come
modificato dal D.M. 15 maggio 1996, n. 350. E’ soppressa la voce n. 62 della tabella c) allegata
al D.P.R. 26 aprile 1992, n. 300, come modificata ed integrata dal D.P.R. 9 maggio 1994, n.
407.”
Si è voluto riportare pedissequamente l’elenco delle norme abrogate per sottolineare
come la normativa introdotta dal D.Lgs. 114/98 rappresenta la legittima regolamentazione del
settore della distribuzione commerciale; ciò ha costituito particolari difficoltà pratiche-gestionali
da parte di quanti, sia per dovere di ufficio sia per accedere al mercato, hanno applicato la
normativa in questione, poiché venne a mancare tutto l’impianto operativo costruito negli ultimi
20-25 anni attraverso sentenze, decisioni, circolari e simili, anche se, in taluni casi, si
contribuiva ad aumentare incertezze e confusioni. Alcuni punti fermi, però, vi erano, ed erano
rappresentati dai piani di commercio predisposti dalle Regioni o dai Comuni, nei quali venivano
chiaramente indicati obiettivi e regole certe, anche se taluni in esse vedevano prevaricazioni ed
ingiustizie.
Per molti versi questa nuova situazione si è rivelata positiva per tutti i casi in cui non
sussistono dubbi interpretativi, ma certamente non sono mancati motivi di contenzioso, poiché
in taluni casi la norma era lacunosa e si prestava a diverse possibili interpretazioni: ne sono
riprova le circolari ministeriali emanate, le risultanze delle conferenze Stato-Regioni-Comuni,
che hanno dovuto occuparsi del settore commercio a causa della lacunosità di alcune
disposizioni, soprattutto in materia urbanistica, tema assai importante per gli enti locali.
I primi due articoli del Decreto Legislativo indicano le finalità ed i principi ispiratori della
nuova disciplina, principi peraltro simili a quelli che ispirarono la vecchia L. 426/71 e rivenienti
dalla Costituzione; elementi innovativi sono rappresentati dai riferimenti alla libera circolazione
delle merci, alla tutela dei consumatori e alla sicurezza dei prodotti, cardini dei principi in
materia di commercio dell’Unione Europea e della Legge 287/1990 sulla tutela della
concorrenza e del mercato.
Particolare importanza rivestono le definizioni (art. 4) delle varie tipologie di vendita,
poiché le altre in esso contenute sono abbastanza simili a quelle della normativa abrogata,
salvo per la definizione di Centro commerciale, la quale non precisa il numero di esercizi che
una struttura di vendita, sia media che grande, deve contenere per essere classificata come
centro commerciale. Una successiva precisazione del competente Ministero ha chiarito ancora
poco, specificando che un centro commerciale deve avere più esercizi: quindi anche solo due.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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Al di là, comunque, delle definizioni, resta il concetto cardine di un centro commerciale,
quale struttura a gestione unitaria, nella quale più esercizi commerciali offrono servizi ai
consumatori.
Altre tipologie di esercizi individuate dal Legislatore nazionale sono:
ƒ
esercizi di vicinato: aventi superficie di vendita non superiore a mq. 150 o 250,
rispettivamente, nei comuni con popolazione inferiore o superiore a 10 mila abitanti;
ƒ
medie strutture di vendita: aventi superficie di vendita superiore a mq. 150 e fino a 1.500
nei comuni con popolazione superiore a 10 mila abitanti e superiore a 250 mq. e fino a mq.
2.500 nei comuni con popolazione superiore a 10 mila abitanti;
ƒ
grandi strutture di vendita: esercizi con superficie di vendita superiore a mq. 1.500 nei
comuni con popolazione fino a 10.000 abitanti e superiore a mq. 2.500 negli altri casi.
La Regione Puglia, in data 4 agosto 1999, varò la Legge n. 24: “PRINCIPI E DIRETTIVE
PER L’ESERCIZIO DELLE COMPETENZE REGIONALI IN MATERIA DI COMMERCIO”; essa
è stata abrogata dalla L.R. n. 11/2003, ma in questa sede viene compiuta una sintetica analisi
per consentire un utile collegamento con l’attuale normativa, poiché ai Comuni viene chiesto di
predisporre una nuova pianificazione settoriale, che deve essere in continuità con la
precedente, onde evitare contenzioso con cittadini ed imprenditori.
La L.R. n. 24/99, all’art. 1, comma 2, così recita:
“Al fine di rendere operativo il contenuto della presente legge e di disciplinare gli altri
aspetti della materia che forma oggetto del D. Lgs. 114/98, il Consiglio regionale approva due
provvedimenti contenenti:
a)
indirizzi e criteri per la programmazione delle medie e grandi strutture di vendita, nonché
ulteriori direttive ai comuni in materia di urbanistica commerciale e per l’esercizio delle loro
funzioni;
b)
norme e direttive in materia di commercio su aree pubbliche, ai sensi dell’art. 28, commi 12
e 13, del D. Lgs. 114/98“.
Al comma 4 dello stesso articolo 1 viene precisato che “Il Consiglio regionale provvede
con appositi atti da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge, agli adempimenti di cui alle lettere a) e b) del comma 2”.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
9
Solo in data 20 marzo 2001, con Regolamento Regionale n. 4, la Regione Puglia ha
ottemperato, seppure parzialmente, agli adempimenti già sanciti nella L.R. n. 24/99: infatti ha
disciplinato solo le medie e grandi strutture di vendita (art. 1, comma 2, lettera a) della L.R. n.
24/99), rinviando la regolamentazione del commercio su aree pubbliche (successivamente
disciplinato dalla L. 18/2001).
A soli fini espositivi va evidenziato l’atteggiamento dilatorio della regione Puglia che, di
fronte all’obbligo sancito dal D. Lgs. 114/98 di disciplinare la materia del commercio entro un
anno dalla data di entrata in vigore della normativa nazionale (marzo 1998), solo a marzo 2001
ha reso possibile la disciplina del commercio a livello comunale, con paradossali situazioni a
livello locale, poiché la normativa regionale previgente di fatto aveva reso impossibile l’apertura
di esercizi commerciali con superficie superiore a mq. 1500 (sottoposti a nullaosta ai sensi
dell’abrogata legge n. 426/71) sin dal 1996, allorquando venne sospesa la legge regionale n.
32/95.
Esaminando brevemente le disposizioni contenute nella legge regionale e successivo
Regolamento, in vigore per tre anni dalla data di vigenza del Regolamento (20.04.2001), si
osserva che le tipologie degli esercizi sono quelle previste dal D. Lgs. N. 114/98:
ƒ
esercizi di vicinato: superficie di vendita fino a mq. 150 nei comuni con popolazione sino a
10 mila abitanti e mq. 250 negli altri comuni;
ƒ
medie strutture: superficie di vendita superiore a mq. 150 e sino a mq. 1.500 nei comuni
con popolazione sino a 10.000 abitanti; superficie di vendita superiore a 250 e sino a mq.
2.500 negli altri comuni;
ƒ
grandi strutture: superficie di vendita superiore a mq. 1.500 nei comuni con popolazione
sino a 10.000 abitanti e superiore a mq. 2.500 negli altri comuni.
L’art. 3 della legge regionale introduce una ripartizione del territorio regionale in aree
sovracomunali configurabili come unico bacino di utenza, in corrispondenza delle cinque
province.
Al successivo art. 4 i Comuni pugliesi vengono classificati, in funzione della densità
demografica, in classi:
• Classe I
: Comuni con popolazione superiore a 50 mila abitanti;
• Classe II
: Comuni con popolazione superiore a 10 mila e fino a 50 mila abitanti;
• Classe III : Comuni con popolazione superiore a 3 mila e fino a 10 mila abitanti;
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
10
• Classe IV : Comuni con popolazione fino a 3 mila abitanti.
Nei comuni con popolazione inferiore a 10 mila abitanti (classi III e IV) ed in quelli
confinanti con comuni aventi popolazione superiore a 50 mila abitanti, purché appartenenti alla
stessa provincia,
si applicano i limiti dimensionali superiori previsti per i
comuni con
popolazione superiore a 10 mila abitanti.
Tale norma è particolarmente importante per le città metropolitane, sia istituzionali che di
fatto, come avviene per i comuni capoluoghi.
Inoltre la Legge regionale procede a classificare le medie e grandi strutture di vendita in
modo più puntuale rispetto alla classificazione fatta dal D. Lgs. 114/98 ma sicuramente più
limitativa della libertà insediativa propugnata dal Legislatore nazionale. La classificazione,
contenuta nell’art. 5 è la seguente:
Tipologia
Medie strutture inferiori (M1)
Medie strutture superiori (M2)
Grandi strutture inferiori (G1)
Grandi strutture superiori (G2)
Superficie di vendita
Da mq. 151 a mq. 600
Da mq. 251 a mq. 900
Da mq. 601 a mq. 1.500
Da mq. 901 a mq. 2.500
Da mq. 1.501 a mq. 4.500
Da mq. 2.501 a mq. 7.500
Da mq. 4.501 a mq. 7.500
Da mq. 7.501 a mq. 10.000
Comuni con popolazione
Fino a 10 mila abitanti
Superiore a 10 mila abitanti
Fino a 10 mila abitanti
Superiore a 10 mila abitanti
Fino a 10 mila abitanti
Superiore a 10 mila abitanti
Fino a 10 mila abitanti
Superiore a 10 mila abitanti
Un aspetto particolarmente importante per i riflessi a livello locale riguarda la dotazione
di aree a parcheggio stabilita all’art. 12 della citata legge regionale:
A - nei centri storici, così come individuati negli strumenti urbanistici o così come perimetrati
nei regolamenti comunali per il commercio, le aree a parcheggio non devono superare mq. 0,5
per ogni mq. di superficie di vendita per le medie e grandi strutture e l’area a parcheggio può
essere disponibile entro un raggio di 300 metri dal perimetro dell’area dell’intervento vendita.
B - nelle altre zone del territorio comunale le aree a parcheggio sono così stabilite:
Superficie di vendita
Fino a mq. 1.500
Da mq. 1.501 a mq. 2.500
Oltre mq. 2.500
Settore alimentare o misto
1,0 mq. per 1 mq. di s. di v.
1,5 mq. per 1 mq. di s. di. v.
2,0 mq. per 1 mq. di s. di v.
Settore non alimentare
0,8 mq. per 1 mq. di s. di v.
1,0 mq. per 1 mq. di s. di v.
1,5 mq. per 1 mq. di s. di. v.
Le precedenti aree a parcheggio devono essere aggiuntive a quelle previste da leggi
statali (L. n. 122/89; D.M. 1444/68 e successive integrazioni e modificazioni).
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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3. La normativa della Regione Puglia
La normativa regionale in materia di commercio è costituita da:
1. Legge 1 agosto 2003, n. 1: Nuova disciplina del Commercio;
2. Regolamento 30 giugno 2004, n. 1: Requisiti e procedure per l’insediamento di medie e
grandi strutture di vendita;
3. Regolamento 1 settembre 2004, n. 2: Obiettivi di presenza e sviluppo per le grandi strutture
di vendita.
L’impianto normativo è completato dall’art. 12 (Modifiche e integrazioni alla legge
regionale 1 agosto 2003, n. 11) della Legge Regionale 7 gennaio 2004, n. 1. L’art. 12 si rese
indispensabile a seguito dell’abrogazione della l.r. 24/99, in base alla quale alcuni comuni
pugliesi, in verità pochi, avevano proceduto a dotarsi di appositi criteri per il rilascio delle
autorizzazioni amministrative per medie strutture di vendita. Esso così recita:
1. Il comma 2 dell'articolo 2 della legge regionale 1° agosto 2003, n. 11 (Nuova disciplina del
commercio),è sostituito dal seguente:
"2. I provvedimenti attuativi di cui al comma 1 sono adottati entro il 31 marzo 2004 a seguito di parere
obbligatorio delle rappresentanze degli enti locali e previa consultazione delle organizzazioni dei
consumatori e delle imprese del commercio maggiormente rappresentative a livello regionale. Sui
provvedimenti si avvia altresì la consultazione delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori".
2. Alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 6 della l.r. 11/2003, dopo le parole: "per il commercio"
sono soppresse le parole: "istituito o".
3. Al comma 6 dell'articolo 28 della l.r. 11/2003 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "Le
vendite di fine stagione o saldi sono fissate nei periodi dal 7 gennaio al 28 febbraio e dal 15
luglio al 15 settembre per il 2004".
4. All'articolo 28 della l.r. 11/2003 sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:
"10 bis. Fino alla scadenza del termine di centottanta giorni di cui all'articolo 15, per il rilascio delle
autorizzazioni per medie strutture di vendita restano in vigore gli strumenti di programmazione comunale
approvati ai sensi della legge regionale 4 agosto 1999, n. 24 (Principi e direttive per l'esercizio delle
competenze regionali in materia di commercio).
10 ter. Le autorizzazioni devono essere rilasciate con riferimento alla nuova articolazione delle tipologie
distributive di cui all'articolo 5, ma entro le classi dimensionali previste dalla programmazione comunale
approvata.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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10 quater. Per i Comuni che non hanno approvato gli strumenti di programmazione per medie strutture di
vendita ai sensi della l.r. 24/1999, si applicano gli automatismi previsti dall'articolo 9, comma 1, lettere a)
e b), ma solo per l'autorizzazione di esercizi entro i limiti della tipologia M1 (600 mq).
10 quinquies. Decorso il termine di cui al comma 10 bis, si applica quanto previsto dall'articolo 9.
10 sexies. Fino all'approvazione del regolamento di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), è fatto salvo il
rispetto di quanto previsto dalla l.r. 24/1999 sull'idoneità urbanistica delle aree e sugli standard di
parcheggio".
In sostanza, con questo provvedimento, si intese fare definitivamente chiarezza
sull’interpretazione della norma della L.R. 11/2003 che imponendo ai Comuni la redazione di
nuovi strumenti comunali, nulla precisava per il periodo transitorio. Al momento, e sino al 27
dicembre 2004, i Comuni provvisti di “piani” redatti ai sensi dell’abrogata legge n. 24/99, devono
continuare ad applicare le norme ivi contenute. Dopo tale data si applica l’intera normativa
regionale in materia di commercio introdotta dalla L. 11/2003 e regolamenti attuativi.
La Legge 11/2003 non fa alcun riferimento a leggi nazionali o altre leggi regionali di
riforma del settore commercio, per cui va interpretata come unica fonte di riferimento; in tale
ottica essa:
4.
definisce l’oggetto della legge stessa;
5.
stabilisce le categorie e le attività alle quali non si applica:
a) ai farmacisti e ai direttori di farmacie delle quali i Comuni assumono l’impianto e
l’esercizio ai sensi della legge 2 aprile 1968, n. 475, e successive modificazioni, e della
legge 8 novembre 1991, n. 362, e successive modificazioni, qualora vendano
esclusivamente prodotti farmaceutici, specialità medicinali, dispositivi medici e presidi
medicochirurgici;
b) ai titolari di rivendite di generi di monopolio qualora vendano esclusivamente generi di
monopolio di cui alla legge 22 dicembre 1957, n. 1293, e successive modificazioni, e al
relativo regolamento di esecuzione, approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 14 ottobre 1958, n. 1074, e successive modificazioni;
c) alle associazioni dei produttori ortofrutticoli costituite ai sensi della legge 27 luglio 1967,
n. 622, e successive modificazioni;
d) ai produttori agricoli, singoli o associati, i quali esercitino attività di vendita di prodotti
agricoli nei limiti di cui all’articolo 2135 del codice civile, alla legge 25 marzo 1959, n.
125, e successive modificazioni, e alla legge 9 febbraio 1963, n. 59, e successive
modificazioni, nonché nei limiti di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio
2001, n. 228;
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
13
e) alle vendite di carburanti nonché degli oli minerali di cui all’articolo 1 del regolamento
approvato con regio decreto 20 luglio 1934, n. 1303, e successive modificazioni. Per
vendita di carburanti si intende la vendita dei prodotti per uso di autotrazione, compresi i
lubrificanti, effettuata negli impianti di distribuzione automatica di cui all’articolo 16 del
decreto-legge 26 ottobre 1970, n. 745, convertito, con modificazioni, dalla legge 18
dicembre 1970, n. 1034, e successive modificazioni, e al decreto legislativo 11 febbraio
1998, n. 32;
f)
agli artigiani iscritti nell’albo di cui all’articolo 5, primo comma, della legge 8 agosto 1985,
n. 443, per la vendita nei locali di produzione o nei locali a questi adiacenti dei beni di
produzione propria, ovvero per la fornitura al committente dei beni accessori
all’esecuzione delle opere o alla prestazione del servizio;
g) ai pescatori e alle cooperative di pescatori, nonché ai cacciatori, singoli o associati, che
vendano al pubblico, al dettaglio, la cacciagione e i prodotti ittici provenienti
esclusivamente dall’esercizio della loro attività e a coloro che esercitano la vendita dei
prodotti da essi direttamente e legalmente raccolti su terreni soggetti ad usi civici
nell’esercizio dei diritti di erbatico, di fungatico e di diritti similari;
h) a chi venda o esponga per la vendita le proprie opere d’arte, nonché quelle dell’ingegno
a carattere creativo, comprese le proprie pubblicazioni di natura scientifica o informativa,
realizzate anche mediante supporto informatico;
i)
alla vendita dei beni del fallimento effettuata ai sensi dell’articolo 106 delle disposizioni
approvate con regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modificazioni;
j)
all’attività di vendita effettuata durante il periodo di svolgimento delle fiere campionarie e
delle mostre di prodotti nei confronti dei visitatori, purché riguardi le sole merci oggetto
delle manifestazioni e non duri oltre il periodo di svolgimento delle manifestazioni stesse;
k) agli enti pubblici ovvero alle persone giuridiche private alle quali partecipano lo Stato o
enti territoriali che vendano pubblicazioni o altro materiale informativo, anche su
supporto informatico, di propria o altrui elaborazione, concernenti l’oggetto della loro
attività.
3. Resta fermo quanto previsto per l’apertura delle sale cinematografiche dalla legge 4
novembre 1965, n. 1213, e successive modificazioni, nonché dal decreto legislativo 8 gennaio
1998, n. 3.
Fissa le finalità perseguite: (art. 3 - Finalità)
1. La presente legge e i provvedimenti attuativi previsti dall’articolo 2 perseguono le seguenti
finalità:
a) la tutela dei consumatori in riferimento alla corretta informazione sull’assor-timento,
sicurezza e qualità e alla pubblicizzazione dei prezzi, dei prodotti, nonché delle
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possibilità di approvvigionamento;
b) la trasparenza del mercato, la concorrenza, la libertà d’impresa e la libera circolazione
delle merci;
c) il contenimento dei prezzi;
d) lo sviluppo della rete distributiva secondo criteri di efficienza e modernizzazione,
promuovendo il pluralismo e l’equilibrio tra le diverse tipologie delle strutture distributive
e le diverse forme di vendita, con particolare riguardo al riconoscimento e alla
valorizzazione del ruolo delle piccole e medie imprese;
e) l’equilibrio funzionale e insediativo delle strutture commerciali in rapporto con l’uso del
suolo e delle risorse territoriali, in raccordo con le disposizioni della legge regionale 31
maggio 1980, n. 56 in materia di tutela del territorio e della deliberazione della Giunta
regionale del 13 novembre 1989, n. 6320, relativa ai criteri per la formazione degli
strumenti urbanistici e per il calcolo del fabbisogno residenziale e produttivo, e della
legge regionale 27 luglio 2001, n. 20 (Norme generali di governo e uso del territorio);
f)
il concorso alla valorizzazione delle produzioni tipiche pugliesi, delle attività turistiche e
del patrimonio storico e culturale regionale;
g) la conservazione e rivitalizzazione della funzione commerciale all’interno dei centri
storici nelle aree urbane;
h) l’articolazione di un servizio di prossimità nelle aree periferiche e di nuova
urbanizzazione;
i)
la valorizzazione e la salvaguardia del servizio commerciale nelle aree rurali, montane e
nei comuni minori, con particolare riferimento a quelli con minore dotazione di servizio;
j)
la qualificazione e l’aggiornamento professionale degli operatori commerciali, con
particolare riguardo ai titolari di piccole e medie imprese;
k) la predisposizione di un sistema di monitoraggio riferito all’entità e all’efficienza della rete
distributiva regionale, attraverso il coordinamento operativo tra Regione, Comuni e
Camere di commercio per la gestione dei flussi informativi;
l)
la trasparenza e la semplificazione dei procedimenti amministrativi, anche attraverso un
sistema decisionale coordinato tra le Regioni, le Province e i Comuni;
m) l’articolazione del servizio sul territorio al fine di minimizzare gli spostamenti generati
dalla funzione commerciale.
Fornisce le definizioni, utilissime per evitare dubbi interpretativi: (art. 4-Definizioni)
1. Ai fini della presente legge si intendono:
a) per commercio all’ingrosso, l’attività svolta da chiunque professionalmente acquista merci in
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nome e per conto proprio e le rivende ad altri commercianti, all’ingrosso o al dettaglio, o ad
utilizzatori professionali, o ad altri utilizzatori in grande. Tale attività può assumere la forma di
commercio interno, di importazione o di esportazione;
b) per commercio al dettaglio, l’attività svolta da chiunque professionalmente acquista merci in
nome e per conto proprio e le rivende, su aree private in sede fissa o mediante altre forme di
distribuzione, direttamente al consumatore finale;
c) per superficie di vendita di un esercizio commerciale, la misura dell’area o delle aree
destinate alla vendita, comprese quelle occupate da banchi, scaffalature, vetrine e quelle dei
locali frequentabili dai clienti, adibiti all’esposizione delle merci e collegati direttamente
all’esercizio di vendita. Non costituisce superficie di vendita quella dei locali destinati a
magazzini, depositi, lavorazioni, uffici, servizi igienici, impianti tecnici, gli spazi collocati davanti
alle casse e altri servizi nei quali non è previsto l’ingresso dei clienti;
d) per superficie di vendita di un centro commerciale, quella risultante dalla somma delle
superfici di vendita degli esercizi al dettaglio in esso presenti.
2. Per forme speciali di vendita al dettaglio si intende:
a) la vendita a favore di dipendenti da parte di enti o imprese, pubbliche o private, di soci di
cooperative di consumo, di aderenti a circoli privati, nonché la vendita nelle scuole, negli
ospedali e nelle strutture militari esclusivamente a favore di coloro che hanno titolo ad
accedervi;
b) la vendita per mezzo di apparecchi automatici;
c) la vendita per corrispondenza o tramite televisione o altri sistemi di comunicazione;
d) la vendita presso il domicilio dei consumatori.
6. Classifica le strutture commerciali, introducendo importanti novità relative ai settori
merceologici: nel D. Lgs. N. 114/98 erano stabiliti due soli settori: alimentare e non
alimentare, successivamente confermati nella L.R. 24/99; attualmente i settori merceologici
sono quattro, definiti sulla base della classificazione ISTAT-ATECO91:
a) settore alimentare e misto (alimentare e non alimentare);
b) settore non alimentare beni per la persona: comprendente i prodotti non alimentari dei settori
52.33 cosmetici e articoli di erboristeria, 52.42 abbigliamento, 52.43 calzature;
c) settore non alimentare altri beni: 52.44 mobili e articoli d’illuminazione, 52.45 elettrodomestici
e apparecchi radio e televisori, 52.46.1 ferramenta articoli per il fai da te, 52.47 libri e articoli di
cartoleria, 52.48 altri prodotti;
d) settore non alimentare altri beni a basso impatto urbanistico: comprendente i prodotti non
alimentari dei settori: 50.1 commercio autoveicoli, 52.46.3 articoli igienico sanitari, 52.46.4
materiali per l’edilizia, 52.46.5 materiali termoidraulici, 52.46.6 macchine attrezzature e prodotti
per l’agricoltura e il giardinaggio, 52.48.8 natanti e accessori, nel caso in cui siano
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commercializzati solo i prodotti di cui al presente settore. La superficie di vendita dell’esercizio è
calcolata nella misura di 1/10 della superficie di vendita come definita all’articolo 4, comma 1,
lettera “c”).
7. introduce nuove tipologie dimensionali, stabilendo le modalità insediative delle diverse
tipologie di esercizi ed introduce una nuova tipologia pianificabile da parte del Comune, il
centro commerciale di interesse locale, avente superficie di vendita fino a mq. 4.000:
a) esercizi di vicinato: con superficie di vendita fino a 250 mq;
b) medie strutture di vendita: con superficie di vendita compresa tra 251 e 2.500 mq così
articolate:
1) M1. medie strutture di livello locale con superficie di vendita da 251 fino a 600 mq;
2) M2. medie strutture intermedie con superficie di vendita da 601 a 1.500 mq;
3) M3. medie strutture attrattive con superficie di vendita da 1501 a 2500 mq;
c) grandi strutture di vendita: con superficie di vendita superiore ai 2.500 mq. così articolate:
1) G1 grandi strutture inferiori con superficie di vendita da 2.501 a 4.500 mq;
2) G2 grandi strutture superiori con superficie di vendita maggiore di 4.500 mq.
fino a 15.000 mq.
4. Le modalità insediative degli esercizi commerciali sono le seguenti:
a) strutture isolate: esercizi che non condividono spazi, accessibilità e servizi con altre strutture
commerciali con una superficie di vendita massima di 15.000 mq.;
b) centro commerciale: costituito da un’insieme di più esercizi commerciali inseriti in una
struttura a destinazione specifica, ovvero di una struttura architettonica unitaria, che
usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti unitariamente con una superficie
di vendita massima di 25.000 mq di cui almeno il 20 per cento destinato a esercizi di vicinato;
c) area commerciale integrata: un’area prevalentemente dedicata al commercio in cui esistono
o vengono progettate una pluralità di medie e grandi strutture di vendita, anche insediate in
unità edilizie autonome e realizzate in tempi diversi, configurabili come complesso organico
quanto a fruibilità per gli utenti.
5. Gli insediamenti di cui alle lettere a), b) e c) del precedente comma devono essere previsti
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nella programmazione commerciale e dagli strumenti urbanistici dei comuni e autorizzati
secondo le modalità previste dall’articolo 2, comma 1, lettere a) e b).
6. Sono definiti di interesse locale i centri commerciali che, per collocazione e strutturazione,
non esercitano significativi effetti sulla rete distributiva di altri comuni oltre a quello in cui sono
insediati e che hanno una superficie di vendita massima di 4.000 mq in cui la superficie di un
singolo esercizio non può essere superiore alla categoria M3. Tali strutture verranno attivate
secondo le previsioni delle medie superfici.
- fissa i requisiti di accesso all’attività, imponendo il possesso di un diploma di istituto
secondario per l’esercizio dell’attività, alternativo alla frequenza di un corso professionale, le cui
procedure al momento non sono state ancora emanate;
- elenca i casi in cui l’attività commerciale non può essere esercitata.
Se da un punto di vista pratico la nuova disciplina regionale rappresenta una legge
quadro a cui fare riferimento, l’introduzione di nuove tipologie merceologiche, alcuni requisiti di
accesso all’attività, le materie dei corsi professionali creano non poche perplessità, in quanto
appesantiscono l’applicazione di norme che ormai nei comuni, con l’introduzione della riforma
Bersani (1998), erano state abbandonate. Si ha l’impressione che la Regione Puglia abbia
compiuto un passo indietro nella riforma del commercio, piuttosto che un passo in avanti. Infatti,
ad esempio, ci si chiede che senso ha stabilire per il settore non alimentare tre tipologie
merceologiche e se è mai possibile vietare la vendita di prodotti di una tipologia non alimentare
a chi è autorizzato per un’altra tipologia e quali norme regolano gli esercenti autorizzati in base
alla vecchia normativa; così come ci si chiede a quali criteri obbedisca la norma che vuole un
commerciante in possesso di diploma di istruzione secondaria, quando un tale requisito non
viene richiesto ai Parlamentari, che rispetto ai commercianti hanno ben altre responsabilità.
Inoltre va sottolineato che per l’apertura di un esercizio di vicinato il soggetto interessato
deve dichiarare di:
a. essere in possesso dei requisiti professionali;
b. aver rispettato i regolamenti locali di polizia urbana, annonaria, sanitaria, i regolamenti
edilizi e le norme sulla destinazione d’uso;
c. settore merceologico ed ubicazione dell’esercizio;
d. aver rispettato il CCNL.
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Circa le condizioni di cui alle lettere a,b,c il Comune può esercitare un controllo e
comminare le previste sanzioni in caso di inadempienza; il mancato rispetto del contratto
nazionale di categoria non è sanzionabile da parte del Comune e non si comprende bene il
motivo per cui tale dichiarazione debba essere resa dall’imprenditore in sede di comunicazione
per l’apertura di un esercizio di vicinato. Inoltre si sottolinea che una tale dichiarazione non è
richiesta per le medie strutture di vendita e neppure per esercizi di ben maggiori dimensioni.
Probabilmente ciò è addebitabile a pura dimenticanza.
Strumenti comunali di programmazione ed incentivazione.
L’art. 15 della L.R. n. 11/2004 individua con precisione le competenze e gli obblighi dei
comuni; esso infatti così dispone:
1. I Comuni, entro centottanta giorni dall’emanazione del provvedimento attuativo di cui
all’articolo 2, comma 1, lett. a), per l’esercizio delle funzioni di loro competenza, consultate le
organizzazioni di cui all’articolo 2, comma 2, si dotano dei seguenti strumenti:
a) documento di valutazione del commercio con i seguenti contenuti minimi:
1) un’analisi della rete commerciale costituita almeno dalla quantificazione degli esercizi di
vicinato suddivisi per settore e dalla localizzazione e classificazione di ciascuna media o
grande struttura esistente;
2) un’analisi delle previsioni del PRG vigente, consistente nella mappatura delle possibilità
di insediamento di strutture commerciali e delle relative condizioni normative e requisiti
di insediamento;
3) una valutazione delle previsioni del PRG vigente rispetto ai criteri della presente legge;
4) l’individuazione delle aree da sottoporre a misure di incentivo di cui agli articoli 16 e 17
della presente legge.
Tale documento deve essere inviato alla Regione e costituisce elemento di valutazione
necessario per la Conferenza dei servizi per il rilascio dell’autorizzazione per grandi strutture di
vendita.
In assenza di tale provvedimento la Regione valuta l’autorizzazione sulla base dei criteri
di cui all’articolo 2, comma 1, lettere a) e b).
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b) criteri per il rilascio delle autorizzazioni per le medie strutture di vendita e le strutture di
interesse locale:
1) i criteri individuano, sulla base delle analisi di cui alla lettera a) e dell’evoluzione della
domanda di beni e servizi del Comune, i parametri per la graduazione e le modalità attuative
delle aree urbanisticamente idonee per l’insediamento di medie strutture di vendita e delle
strutture di interesse locale. Le previsioni sono articolate secondo i settori merceologici, le
tipologie dimensionali e le modalità insediative previste dall’articolo 5;
2) i criteri devono essere rivisti ogni tre anni sulla base dell’evoluzione del quadro
conoscitivo di cui alla lettera a) e delle potenzialità del mercato locale;
3) i criteri di cui all’articolo 2, comma 1, lettera a), definiscono le modalità di verifica
dell’influenza sovracomunale delle previsioni relative a grandi strutture di interesse locale,
medie strutture di vendita di tipo M3 e, limitatamente ai comuni con popolazione inferiore ai 10
mila abitanti, di tipo M2;
c) misure di promozione e sviluppo del commercio nelle aree a vocazione commerciale dei
centri storici, delle aree urbane, dei centri di minor consistenza demografica e delle altre aree
definite negli articoli 16 e 17.
Relativamente al commercio nei centri storici o aree urbane da sottoporre a tutela e
salvaguardia o, più semplicemente, ad aree urbane in cui la distribuzione commerciale assume
rilevanza significativa, l’art. 16 - Sviluppo e promozione dei centri storici e delle aree urbane,
così dispone:
1. I Comuni individuano, anche facendo riferimento alla delimitazione degli strumenti urbanistici
comunali, i centri storici e le aree urbane a consolidata presenza commerciale da sottoporre a
misure di incentivo e di sostegno al commercio.
2. Ai fini di cui al comma 1 il Comune può, all’interno dei provvedimenti di cui all’articolo 15 o
con appositi progetti di valorizzazione commerciale, prevedere:
a) il divieto di vendita di particolari merceologie o settori merceologici;
b) la possibilità di interventi in materia merceologica e qualitativa, anche prevedendo incentivi a
marchi di qualità o di produzione regionale;
c) facilitazioni in materia di orari, apertura, vendite straordinarie e di occupazione di suolo
pubblico nelle aree attigue ai pubblici servizi;
d) disposizioni particolari a tutela del patrimonio storico, artistico o ambientale;
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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e) di disporre misure di agevolazione tributaria e sostegno finanziario.
3. I progetti di valorizzazione commerciale di cui al comma 2 sono elaborati d’iniziativa del
Comune in accordo con i soggetti pubblici, i privati interessati, le associazioni del commercio
maggiormente rappresentative anche in sede locale, le organizzazioni dei consumatori e
sindacali.
4. Sono soggetti interessati tutti gli operatori del settore commercio, sia in sede fissa che su
aree pubbliche, compresi gli esercenti attività di somministrazione di alimenti e bevande di cui
alla legge 25 agosto 1991, n. 287, gli esercenti attività di artigianato di servizio e di valore
storico e tradizionale, operanti all’interno dell’area individuata dal Comune.
5. Nell’elaborazione del progetto il Comune esamina le politiche pubbliche riferite all’area, la
progettualità privata e l’efficacia degli strumenti normativi e finanziari in atto, al fine del rilancio e
qualificazione dell’area stessa e dell’insieme di attività economiche in essa presenti.
6. Il progetto di valorizzazione commerciale può prevedere:
a) la realizzazione di opere infrastrutturali, di arredo urbano o di rilevante riorganizzazione
della logistica;
b) l’attivazione o la modifica di servizi urbani;
c) il riuso di contenitori esistenti per l’insediamento di nuove attività o il potenziamento di
quelle esistenti anche attraverso l’insediamento di medie strutture di vendita;
d) l’attuazione di azioni di promozione;
e) l’individuazione di una struttura per la gestione coordinata degli interventi sul territorio.
7. Il Comune, sulla base del progetto, può:
a) incentivare la qualificazione delle attività economiche esistenti o il loro addensamento
anche attraverso: l’utilizzo della fiscalità locale, la monetizzazione o ridefinizione dei
requisiti urbanistici, facilitando, anche attraverso apposite disposizioni urbanistiche o
regolamentari, l’utilizzazione commerciale dei locali degli edifici esistenti, anche dal
punto di vista dei requisiti igienico-edilizi;
b) vietare i cambi di destinazione d’uso da attività commerciale, artigianale o pubblico
esercizio ad altri usi che comportino la cessazione delle attività.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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8. La Regione coordina gli interventi di cui al presente articolo con quelli previsti da altre leggi
regionali che possono applicarsi ai medesimi progetti al fine di assicurare le sinergie fra i diversi
canali di finanziamento.
Pur riconoscendo la validità delle norme intese alla riqualificazione del ruolo del
commercio in area urbana in generale, non si possono sottacere le implicazioni di natura
urbanistica che talune scelte possono provocare: il Regolamento edilizio comunale disciplina
l’insediamento delle attività sul territorio, per cui qualsiasi norma intesa a modificare standard,
altezze, requisiti di locali ed altro, comporta una modifica o variante allo strumento urbanistico o
alle norme tecniche di attuazione del PRG. Per cui il “piano” commerciale può solo indicare
percorsi tecnico-procedurali, esigenze ed aspettative settoriali, ma la competenza ad intervenire
sulla normativa urbanistica o sugli strumenti urbanistici rimane di esclusiva competenza del
settore “Urbanistica”; la ripartizione o il settore commercio può solo dare impulso al
procedimento di variante urbanistica o delle relative norme tecniche, per cui, dati i tempi tecnici
richiesti da una variante agli strumenti urbanistici, ben difficilmente esse saranno praticabili nel
corso della validità della pianificazione commerciale, fissata in tre anni.
Circa lo sviluppo e la promozione dei centri storici o altre aree urbane a forte vocazione
commerciale, i progetti di riqualificazione devono essere portati avanti e promossi, ma i soggetti
privati, se non si risolvono radicalmente le problematiche legate all’accessibilità veicolare, ben
difficilmente saranno disponibili ad investire in aree congestionate. Una concreta risposta, a
livello locale, può essere data dal contratto di quartiere, che interviene sulla struttura edilizia ed
urbanistica di un’area e, quindi, risolvere a monte i problemi legati all’accessibilità.
In ultimo è doveroso accennare ad un aspetto fondamentale per qualunque attività
commerciale in ambito urbano: i parcheggi.
L’art. 4 del regolamento Regionale 30 giugno 2004, n. 1 definisce gli standard di
parcheggio richiesti per l’apertura di nuove strutture di vendita: essi sono dimensionati per
tipologia merceologica e dimensionale, secondo quanto qui di seguito indicato e sono costituiti
dalla somma delle superfici previste da:
8. D.M. 1444/68, pari al 40% della superficie lorda di pavimento;
9.
Art. 4, comma 2 del Regolamento Regionale 30 giugno 2004 n. 1, che assorbo
dotazione a parcheggio prevista dalla Legge n. 122/89:
la
Mq. di superficie a parcheggio per 1 mq. di superficie di vendita
Tipologia
M1: mq. 251-600
M2: mq. 601-500
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
M3: mq. 1501-2500
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Alimentari-misti
Beni persona
Altri beni e beni a basso impatto
0,7
0,5
0,4
1,00
0,8
0,5
1,5
1,0
0,8
Per i centri commerciali e aree commerciali integrate i parcheggi minimi sono dati dalla
somma degli standard relativi alle singole strutture commerciali autorizzate.
6. Nel caso di medie strutture di vendita i parcheggi pertinenziali potranno essere realizzati,
fatto salvo quanto potranno prevedere le disposizioni comunali, entro un raggio di 200 m. dalla
struttura.
-
Nel caso di ampliamento o trasformazione di strutture esistenti il rispetto degli standard
deve essere verificato rispetto alla sola superficie ampliata o modificata.
-
Ai fini del calcolo degli standard nel caso in cui un esercizio possa mettere in vendita beni di
più settori merceologici si applica su tutta la superficie di vendita lo standard di parcheggio
più elevato.
Numerose deroghe sono state previste ed appaiono certamente interessanti, ma va
precisato che la prevista entità delle entrate derivanti da carenza di parcheggio è di entità tale
da non poter programmare interventi intesi al miglioramento della dotazione di aree a
parcheggio.
Le deroghe agli standard previste sono le seguenti (art. 5 R.R. n. 1/2004):
1. Al fine di agevolare le iniziative tendenti all'ammodernamento e alla qualificazione della rete
distributiva, i Comuni possono prevedere, attraverso modifiche alla propria strumentazione urbanistica e
apposita regolamentazione, monetizzazioni e deroghe agli standard previsti esclusivamente nei seguenti
casi:
a) interventi realizzati all'interno di progetti di valorizzazione commerciale di cui all'art.16 della legge. In
tale caso gli interventi previsti nelle zone a) (centri storici) e b) (zone urbanizzate), possono prevedere la
monetizzazione parziale o totale degli standard pubblici e degli standard pertinenziali, anche in relazione
alla tipologia di accessibilità prevista per l'insediamento. Gli introiti in tal modo recuperati dovranno essere
utilizzati per migliorare la dotazione di parcheggi dell'area, la sua accessibilità e per la sua
riqualificazione.
b) Interventi realizzati all'interno delle aree urbane: nel caso di interventi previsti in aree che per
collocazione e tipologia dell'utenza possano fare prevedere consistenti quote di accessibilità pedonale o
comunque non automobilistica ovvero nel caso di presenza di funzioni che facciano presumere sinergie
nell'utilizzo dei parcheggi, si può prevedere la riduzione degli standard di parcheggio pertinenziale fino ad
un massimo del 15% delle superfici previste dall'art. 4, commi 2, 3 e 4.
c) Interventi, nei limiti della M1, realizzati in locali già dotati di destinazione d'uso commerciale alla data di
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entrata in vigore del presente regolamento. In tal caso la superficie a parcheggio può essere calcolata
con riferimento alla sola superficie eccedente l'esercizio di vicinato.
d) Ampliamenti di medie strutture esistenti ubicate all'interno di centri storici. In tal caso può essere
prevista la monetizzazione anche totale del maggior numero di parcheggi dovuti per l'ampliamento di
superficie.
e) Ampliamenti di medie strutture esistenti ubicate all'interno di aree densamente urbanizzate (zone b). In
tal caso può essere prevista la monetizzazione fino ad un massimo del 50% del maggior numero di
parcheggi dovuti per l'ampliamento di superficie.
4. Commercio e città
Nel corso degli anni l'attività commerciale, dalla funzione di pura approvvigionamento di
beni e servizi per la popolazione, è passata a svolgere funzioni di vitalizzazione e
ristrutturazione delle città; basti pensare all'aspetto, anche solo esteriore, di talune zone
cittadine nelle ore di apertura degli esercizi commerciali, e confrontarla con l'aspetto che esse
hanno nelle ore di chiusura per cogliere le enormi differenze.
Non va dimenticato che i
negozi, in molti casi, hanno rappresentato un polo di attrazione per altre attività, fra cui quella
creditizia, di assicurazione e dei servizi in generale, tutte attività che creano animazione e
inducono alla ristrutturazione dei centri stessi. Anche per questi aspetti, però, uno sviluppo
smisurato ed incontrollato può portare, come in effetti ha portato in certi casi, ad una
congestione, con problemi di accessibilità veicolare e deterioramento del patrimonio urbanistico.
Questi ultimi effetti, a ben guardare, provocano maggiori costi per la collettività, per cui è
opportuno considerare con grande attenzione tali problemi, individuando aree che consentano
uno sviluppo del commercio armonizzato con la sviluppo urbano, data la stretta interrelazione
fra i due aspetti.
In tale ottica insediamenti commerciali isolati, specie se riguardanti grandi unità di
vendita, dovrebbero essere scoraggiati se la localizzazione può provocare maggiore costo per
la collettività. Si pone allora il problema di ricercare soluzioni localizzative che consentano
all'esercente di investire proficuamente i fattori produttivi e alla collettività di trarne il maggior
vantaggio possibile, sia in termini di mobilità che di costi provocati dalla localizzazione
dell’attività commerciale.
Al contrario dovrebbero essere opportunamente incentivati poli o centri commerciali,
specie al dettaglio, in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori anche nelle zone in cui
le previsioni urbanistiche consentono localizzazioni commerciali sola nelle aree “terziario
direzionali”.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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A questa proposito è opportuno chiarire il significato del termine "centro commerciale",
che non va confuso con quello di zona o asse commerciale: mentre questi ultimi costituiscono la
presa d'atto della concentrazione spontanea, entro una certa zona o lungo un determinato asse
viario, degli esercizi commerciali, causata da una serie di motivi storici, i centri commerciali
sono delle realtà socio-economiche inserite nel contesto urbanistico, di natura “programmatica”.
L’opportunità di programmare il sorgere dei centri commerciali è di duplice natura:
• da un lato vi è l'esigenza di indurre le localizzazioni in un'area che consenta uno sviluppo
accelerato dei fattori socio-economici connessi all’attività commerciale, il che evidentemente
significa dotare la stessa di attrezzature in grado di assicurare sia al consumatore che
all'esercente le condizioni più idonee per l'espletamento del proprio ruolo (parcheggi,
depositi, trasporti pubblici, ecc.);
• dall'altro vi è l'esigenza di dotare le nuove zone urbane di attrezzature commerciali che
l'inurbamento, da solo, o non è ancora riuscito a creare oppure non si ravvisano elementi per
la loro localizzazione, a causa, ad esempio, della tipologia edilizia (vedi zone 167 o quartieri
periferici).
Naturalmente anche per i centri commerciali si pongono problemi di area di mercato e di
attrazione commerciale, nel senso che alcuni, a motivo della loro ubicazione, possono svolgere
un ruolo di importanza primaria, secondaria, ecc., anche in considerazione della loro
dimensione e della loro specializzazione.
In prima approssimazione è opportuno programmare i centri commerciali con particolare
riferimento al ruolo che ad essi si vuole attribuire, individuando, ad esempio:
• centri commerciali regionali;
• centri commerciali comprensoriali e/o di inter quartiere;
• centri commerciali di vicinato o di quartiere.
I primi sono di competenza regionale, mentre gli altri competono ai Comuni.
Data la già accennata interdipendenza tra l’attività commerciale e le altre attività
l'individuazione e la caratterizzazione dei vari livelli dei centri commerciali devono essere
compiute in stretta armonia con le norme e le indicazioni di natura urbanistica.
Circa la realizzazione del centro commerciale, ha poca importanza che le localizzazioni
siano originate da spinte di natura privata, pubblica o mista: l'interessante è che la
programmazione venga fatta dall'ente locale, il quale deve poi seguire le fasi di realizzazione e
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di controllo; solo così il soggetto pubblico, che ha specifiche competenze anche in materia di
pianificazione urbanistica e territoriale, attraverso la strumento del piano regolatore, potrà
evitare disfunzioni e distorsioni nel settore del commercio, settore che va assumendo
importanza e dimensioni tali che una sua mancata regolamentazione porterebbe ad una
ulteriore polverizzazione della rete distributiva, oppure ad aggravare la carenza di strutture
commerciali
in
taluna
aree
urbane,
prevalentemente
periferiche,
con
conseguente
deterioramento delle condizioni generali di vita per gli abitanti della zona.
5. Lo scenario distributivo nella U.E.
Spesso la distribuzione commerciale italiana viene analizzata in relazione ad un territorio
di riferimento e viene giudicata poco o troppo orientata alla grande distribuzione o al piccolo
commercio di vicinato, secondo criteri e parametri prettamente locali. Qui si ritiene opportuno
offrire uno scenario vasto, anche se riferito ad una certa data, a causa della difficoltà di avere
dati omogenei non contemplati nelle normative settoriali dei vari Paesi esaminati, poiché, ad
esempio, il nostro esercizio classificato “media struttura” in un altro Paese europeo assumerà
diversa denominazione. I dati sono allegati a fine paragrafo.
L’esame della tav. 1, contenente la densità nel commercio al dettaglio, evidenzia per
l’Italia una situazione di eccessiva polverizzazione: circa 160 esercizi per 10.000 abitanti
rispetto a medie dimezzate in Francia, Spagna e Regno Unito.
Va tuttavia sottolineata ancora una volta la difficoltà di basare confronti su dati
omogenei, poiché i metodi di classificazione creano difficoltà di interpretazione. A tale proposito
si sottolinea che i dati esaminati sono desunti dalle seguenti fonti: Statistiche Eurostat,
Commissione delle Comunità Europee, CESCOM, ISTAT e pubblicazioni specializzate.
Analizzando i dati a livello settoriale (tavv. 2 e 3), si ha conferma della polverizzazione
della rete distributiva italiana rispetto ad altri Paesi dell’Europa: 52 esercizi ogni 10.000 in Italia
contro una media di circa 20 es./1.000 ab. nei restanti Paesi.
Più penalizzante, sotto l’aspetto della polverizzazione, la distribuzione non alimentare,
con 105 punti di vendita per 10.000 abitanti in Italia, rispetto a 45 e 47, rispettivamente, per il
Regno Unito e la Francia.
Relativamente alla Grande distribuzione, dalla tav. 4 si nota come questa tipologia
distributiva, in genere considerata espressione di commercio evoluto, moderno, in grado di
soddisfare meglio le esigenze dei consumatori, nel nostro Paese è sicuramente dimezzata
rispetto alla Germania e alla Francia, mentre appare in linea con la Spagna, Paese nel quale
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
26
solo negli ultimi anni si è avviato un processo di sviluppo globale che, a quanto pare, sta dando
buoni risultati nell’industria e nel commercio.
I dati relativi alle superfici medie, al di là di oscillazioni probabilmente in parte attribuibili
a diversità nei criteri di classificazione, non evidenziano alcunché di particolare (tav. 5).
Più interessanti le valutazioni che si ricavano dalla tav. 6, dalla quale si conferma il
divario tra l’Italia e i Paesi presi a confronto, con circa 60 mq di superficie di supermercati a
disposizione di 1000 abitanti in Italia rispetto a valori superiori a 100 negli altri Paesi; anche la
Spagna mostra una maggiore disponibilità di superficie ogni 1000 abitanti rispetto all’Italia.
Molto interessante appare la lettura della tav. 7, che evidenzia per l’Italia e la Spagna
una ridotta dotazione di supermercati di superficie compresa tra 1.500 e 2.500 mq .
Nel settore non alimentare, i Grandi Magazzini in Italia hanno avuto uno sviluppo
considerevole; purtroppo i dati non sono sufficientemente comparabili con quelli di altri Paesi
nei quali, secondo fonti attendibili, questa tipologia è in declino in quanto le grandi superfici
specializzate si sviluppano all’interno di ipermercati e centri commerciali.
In Italia, comunque, va registrata una crescita di grandi superfici specializzate operanti in
forma autonoma, sicuramente un indice di ammodernamento e specializzazione.
Gli ipermercati alimentari rappresentano una tipologia distributiva di recente introduzione
nel nostro Paese, come evidenziato nella tav. 8. Negli anni ottanta essi avevano in Francia e
Germania una consistenza triplicata rispetto a quella italiana del 1993. Nel 1980, ad esempio,
l’Italia annovera 12 ipermercati, di cui solo 1 nell’Italia meridionale, contro 278 unità del Regno
Unito, 821 della Germania, 423 della Francia e 29 della Spagna.
Nelle tavole 9 e 10 sono sintetizzati i dati dimensionali e di densità: essi denunciano il
divario tra l’Italia e altri Paesi dell’Europa, con una media, al 1993, di appena 15 mq. di
superficie di ipermercati rispetto a valori più che quintuplicati in Germania e Francia; la Spagna,
considerato fanalino di coda in Europa, presenta una dotazione di 38 mq ogni 1000 abitanti.
Una notazione di rilievo va comunque fatta: nell’Italia meridionale e insulare gli
ipermercati hanno una presenza di mq. 5 ogni 1000 abitanti, contro mq 38 della Spagna, 100
della Francia, 89 della Germania e valori superiori a 50 per il Regno Unito.
La comparazione dei dati relativi alla distribuzione commerciale nei Paesi della Unione
Europea non può ignorare due tipologie in rapida diffusione anche nel nostro Paese: centri
commerciali e discount.
I primi (tavv. 11-12-13) si vanno espandendo in Italia, nelle regioni settentrionali più che
nel resto del Paese, ma continuano a tenersi a grande distanza dalla diffusione che hanno
avuto in Francia e nel Regno Unito.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
27
In Germania i centri commerciali sono molto diffusi, anche se nella tav. 11 i dati riportati
non confermano tale affermazione, poiché in questo Paese sono classificati “centri commerciali”
solo quelli con superficie di vendita minima di 10.000 mq; infatti, in termini di superficie di
vendita (tav. 12), la Germania evidenzia una dotazione più che raddoppiata rispetto all’Italia. Da
notare i valori delle superfici medie: molto basse per l’Italia e considerevoli per la Francia ed il
Regno Unito; in Germania i centri commerciali assumono dimensioni assai rilevanti, con medie
superiori ai 30 mila metri quadrati di superficie di vendita (tav. 13). Circa i discount, sorti in
Germania già prima degli anni ottanta, essi sono in espansione in tutti i Paesi, inclusa l’Italia,
ove si sono sviluppati a partire dagli anni novanta (tav. 14). In Italia è ancora troppo presto per
valutare la presenza di questa forma di commercio, ma secondo un censimento svolto nel corso
del 1995, nel 1995, da ditte specializzate, a tale data i discount superavano le 1.200 unità.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
28
ALLEGATI STATISTICI
tavole esercizi commerciali nella U.E.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
29
Tavola 1 - Densità nel commercio al dettaglio (numero esercizi per 10.000 abitanti)
Regno
Unito
Germania
1980
66
1981
1982
63
1983
1984
62
1985
66
1986
60
1987
61
1988
59
1999
61
1990
61
1991
59
1992
58*
1993
* stime
Fonte: elaborazioni dati Eurostat
Francia
Spagna
Italia
77
77
77
78
77
76
73
73
73
70
69
67
65*
153
172
177
173
174
172
170
169
170
171
170
170
174
169
157
135
Nord
Ovest
166
169
168
169
167
165
164
165
164
163
163
165
161
150
Nord
Est
170
172
174
176
174
175
176
178
178
177
176
176
167
150
Centro
176
150
183
184
184
184
182
184
185
184
184
196
182
170
Sud
Isole
174
182
172
171
170
164
161
163
165
166
166
172
168
159
Tavola 2 - Commercio al dettaglio alimentare (esercizi per 10.000 abitanti)
Regno
Unito
22
Germania
Francia
1980
24
25
1981
24
25
1982
20
23
25
1983
23
25
1984
19
23
25
1985
22
24
1986
18
22
24
1987
17
22
23
1988
16
21
23
1989
16
21
22
1990
15
20*
21
1991
14
20*
20
1992
13
19*
19
1993
* inclusa l'ex Repubblica Democratica tedesca
Fonte: elaborazioni dati Eurostat, Cescom
Spagna
30
30
30
29
29
29
30
30
29
26
25
24
23
Italia
73
73
69
68
67
65
63
62
61
60
59
58
56
52
Nord
Ovest
68
68
65
65
64
62
61
60
59
57
56
55
54
49
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
Nord
Est
67
66
64
64
63
62
61
60
59
57
56
54
51
45
Centro
71
71
70
70
69
67
65
65
64
63
62
62
60
55
Sud
Isole
80
83
75
73
71
67
64
63
62
61
60
60
59
55
30
Tavola 3 - Commercio al dettaglio non alimentare (esercizi per 10.000 abitanti)
Regno
Unito
43
Germania
Francia
1980
42
52
1981
52
1982
43
52
1983
53
1984
43
52
1985
44
51
1986
42
49
1987
44
50
1988
43
50
1999
45
48
1990
46
48
1991
45
47
1992
45
46
1993
Fonte: elaborazione dati Eurostat-Cescom
Spagna
123
106
Italia
99
104
104
106
105
105
106
108
110
110
112
116
113
Nord
Ovest
98
101
103
104
103
103
103
105
105
106
107
110
107
101
Nord
Est
103
105
110
112
111
113
115
118
119
120
120
122
116
105
Centro
105
109
113
114
115
117
117
119
121
121
122
124
122
115
Sud
Isole
95
100
97
98
99
97
97
100
103
105
106
112
109
1.104
Tavola 4 - Supermercati: numero totale
Regno
Unito
n.d.
Germania Francia
Spagna
Italia
Nord
Ovest
495
519
519
566
593
649
656
708
780
830
868
892
958
977
Nord
Est
360
404
441
496
557
630
701
774
849
958
1.017
1.072
1.143
1.208
Centro
Sud
Isole
260
289
296
349
384
441
505
575
619
758
807
878
955
955
1980
6.083 4.021
691
1.386
271
1981
6.475 4.335
848
1.508
296
1992
6.825 4.228
1.064
1.578
322
1983
7.069 4.683
1.148
1.768
357
1984
7.437 5.069
1.321
1.941
407
1985
7.902 5.438
1.692
2.178
458
1986
7.987 5.573
1.756
2.352
490
1987
8.156 5.849
1.864
2.561
504
1988
8.335 6.434
2.356
2.809
561
1989
8.477 6.757
2.509
3.159
613
1990
10.096* 6.920
2.550
3.371
679
1991
10.474* 7.043
2.590
3.551
709
1992
10.737* 7.373
3.063
3.823
767
1993
7.138
3.238
3.906
766
* inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
31
Tavola 5 - Supermercati: superficie media in mq
Regno
Unito
n.d.
Germania Francia
Spagna
Italia
Nord
Ovest
815
803
gli
830
830
849
855
845
855
877
900
903
904
925
955
Nord
Est
726
733
721
724
724
741
750
761
767
757
792
803
813
834
857
Centro
Nord
Ovest
26,2
27,2
27,6
30,7
33,1
36,6
36,6
40,0
45,3
49,4
51,8
54,0
59,2
62,3
Nord
Est
25,0
28,2
30,5
34,3
39,6
45,4
51,3
57,2
61,9
73,0
78,4
83,7
91,6
99,5
Centro
Sud
Isole
706
679
673
683
683
677
681
684
699
721
730
735
746
780
779
1980
780
805
n.d.
756
736
1981
7766
808
753
767
1982
775
834
751
765
1983
784
841
761
778
1983
794
841
761
778
1984
783
880
769
779
1985
778
883
772
772
1986
780
916
768
765
1987
780
916
780
784
1988
782
956
793
810
1999
782
958
812
827
1990
762*
973
821
844
1991
774*
984
811
827
851
1992
827*
988
871
845
842
1993
1.007
794
865
869
* inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM
Tavola 6 - Supermercati: mq per 1.000 abitanti
Regno
Unito
n.d.
Germania Francia
Spagna
Italia
Sud
Isole
9,0
10,0
9,8
11,8
12,6
14,5
16,6
19,2
21,2
26,2
28,0
31,0
36,1
36,0
1980
77,1
60,1
n.d.
19,3
18,2
1981
81,5
64,7
20,2
20,8
1982
85,8
64,8
20,9
22,7
1983
90,2
72,0
23,7
25,5
1984
95,2
81,3
26,2
29,0
1985
99,4
87,1
29,4
32,4
1986
102,0
92,1
31,6
34,3
1987
104,2
96,4
34,8
36,1
1988
106,1
110,1
38,8
41,4
1989
106,9
115,3
44,7
46,1
1990
98,3 *
119,4
48,0
52,0
1991
101,4*
122,3
54,0
51,8
54,8
1992
110,9*
127,9
68,5
56,7
59,0
1993
126,3
65,7
59,1
60,9
* inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
32
Tavola 7 - Supermercati: ripartizione per classi dimensionali
Regno Germania Francia Spagna Italia
Nord
Nord
Centro Sud
Unito
Ovest
Est
Isole
Totale
n.d.
10.737
7.138
3.238 3.823
958 1.143
767
955
400-799 mq
n.d.
4.688
2.574
2.176 2.443
546
736
464
697
800-1.499 mq
n.d.
5.261
3.507
787 1.102
319
324
251
208
1.500-2.499 mq n.d.
788
1.057
275
278
93
83
52
50
* Per il Regno Unito sono disponibili i valori in percentuale, che abbiamo incluso nella figura14,ma non i valori
assoluti; peraltro, le classi dimensionali sono differenti.
** Per l’Italia abbiamo adottato il valore dell'anno 1992, essendo ancora parziali e non definiti quelli relativi al
1993.
Fonte:Distributive trade in UK; LSA, Dynamik im Handel; Distribution Actualidad; FAID, MICA e CESCOM.
Tavola 8 - Grandi magazzini e magazzini popolari: numero totale
Italia
1980
775
1981
767
1992
753
1983
771
1984
781
1985
785
1986
792
1997
812
1989
830
1989
887
1990
937
1991
957
1992
935
Fonte: dati MICA e FAID
Nord Ovest
215
207
201
203
206
212
208
215
222
252
269
264
255
Nord Est
145
144
148
154
160
144
149
149
147
155
169
171
152
Centro
175
174
169
167
170
179
188
196
213
214
226
237
241
Sud-Isole
240
242
235
247
245
250
247
252
248
266
273
285
290
Tavola 8 bis - Ipermercati: numero totale
Regno
Unito
278
315
345
372
396
432
457
500
578
644
733
798
861
Germania
Francia
Spagna
Italia
Nord
Nord
Centro
Sud
Ovest
Est
Isole
1980
821
432
29
12
8
1
2
1
1981
856
466
34
13
9
1
2
1
1982
890
492
42
17
12
2
2
1
1983
907
513
44
20
15
2
2
1
1994
930
559
47
20
15
2
2
1
22***
16
3
2
1
1985
952
580
59
1986
956
659
69
43
29
5
7
2
1987
953
689
79
49
33
6
8
2
1988
982
767
86
64
42
10
9
3
1989
996
907
97
86
50
16
13
7
1990
1.052**
951
110
103
58
21
15
9
1991
1.1 15**
908
130
118
65
25
16
12
1992
1.185**
945
157
145
76
31
20
18
1993
1.207**
1.028
185
165
83
40
22
20
* Nel Regno Unito sono considerati ipermercati i PdV con superficie uguale o superiore a 25.000 piedi
quadrati (2.323 mq).
** Inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca.
*** A partire dal 1986 sono cambiati i criteri di rilevazione degli ipermercati in Italia.
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
33
Tavola 9 - Ipermercati: superficie media in mq
Regno
Unito
3.690
3.648
3.611
3.537
3.602
3.585
3.555
3.567
3.576
3.584
3.601
3.509
3.492
Germania
Francia
Spagna Italia
Nord
Nord
Centro Sud
Ovest
Est
Isole
1980
6.029
5.725
6.939
7.311
7.644
7.685
3.850
10.800
1981
5.946
5.650
7.016
7.141
7.405
7.685
3.850
10.800
1982
5.933
5.728
7.209
7.143
7.601
6.109
3.600
10.800
1983
5.927
5.694
7.119
6.858
7.129
6.109
3.600
10.800
1984
5.837
5.690
7.280
6.858
7.129
6.109
3.600
10.800
1985
5.878
5.631
7.256
6.811
7.127
5.940
3.600
10.800
1986
5.982
5.558
7.122
5.082
5.418
4.706
3.529
6.602
1987
6.149
5.467
7.095
4.922
5.257
4.350
3.549
6.602
1988
6.134
5.452
7.033
4.909
5.226
4.212
3.821
6.068
1989
6.239
5.386
7.488
5.374
5.828
4.681
4.571
5.202
1990
6.172**
5.387
7.637
5.246
5.489
4.933
4.514
5.634
1991
6.026**
5.413
7.487
5.056
5.377
4.626
4.419
5.058
1992
6.006**
5.570
7.401
5.123
5.473
4.724
4.162
5.399
1993
5.944**
5.551
8.256
5.325
5.630
5.220
4.333
5.363
* Nel Regno Unito sono considerati ipermercati i PdV con superficie uguale o superiore a 25.000 piedi
quadrati (2.323 mq).
** Inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca.
*** A partire dal 1986 sono cambiati i criteri di rilevazione degli ipermercati in Italia.
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM
Tavola 10 - Ipermercati: mq per 1.000 abitanti
Regno
Unito*
18,2
20,4
22,1
23,3
25,3
27,4
28,6
31,3
36,2
40,3
46,0
48,6
52,1
Germania Francia
Spagna
Italia
Nord
Nord Centro
Sud
Ovest
Est
Isole
1980
80,4
45,9
5,4
1,6
4,0
0,7
0,7
0,6
1981
82,5
48,6
6,3
1,6
4,3
0,7
0,7
0,6
1982
85,7
51,7
8,0
2,1
6,0
1,2
0,7
0,5
1983
87,5
53,4
8,2
2,4
6,9
1,2
0,7
0,5
1984
88,7
57,8
8,9
2,4
7,0
1,2
0,7
0,5
1985
91,7
59,2
11,1
2,6***
7,5
1,7
0,7
0,5
1986
93,7
66,1
12,7
3,8
10,4
2,3
2,3
0,6
1987
96,0
67,7
14,5
4,2
11,5
2,5
2,6
0,6
1988
98,0
74,8
15,6
5,5
14,6
4,1
3,1
0,9
1989
100,1
77,4
18,7
8,0
19,3
7,2
5,4
1,7
1990
82,0* *
81,2
21,6
9,4
21,0
9,9
6,1
2,4
1991
84,0* *
86,9
24,9
10,5
23,4
11,2
6,5
3,0
1992
88,9**
92,5
29,6
13,1
27,8
14,1
7,6
4,7
1993
89,3 * *
100,1
38,7
15,4
31,2
19,9
8,7
5,2
* Nel Regno Unito sono considerati ipermercati i PdV con superficie uguale o superiore a 25.000 piedi
quadrati (2.323 mq).
** Inclusa l'ex Repubblica Democratica Tedesca.
*** a partire dal 1986 sono cambiati i criteri di rilevazione degli ipermercati in Italia.
Fonte: Distributive trade in UK; Dynamik im Handel; LSA; Distribution Actualidad; dati FAID e CESCOM.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
34
Tavola 11 - Centri commerciali: numero totale
Regno
Unito
431
462
483
505
532
552
590
646
729
Germania* Francia
Spagna
Italia
Nord
Nord
Centro Sud
Ovest
Est
Isole
1980
64
354
17
5
9
2
1
1981
66
20
6
10
3
1
1982
66
24
9
11
4
1
1993
69
33
9
14
9
1
1984
73
35
9
16
9
1
1985
75
441
45
14
19
11
1
1986
78
469
59
21
23
13
2
1987
78
490
68
24
27
15
2
1988
92
516
88
34
32
20
2
1999
94
548
113
46
41
23
3
1990
93
567
175
148
59
54
31
4
1991
103
200
187
73
68
38
8
1992
111
584
223
227
95
74
46
12
1993
135
247
102
84
46
15
* in Germania sono considerati centri commerciali solamente quelli con una superficie di vendita minima di 10.000
mq; e partire dal 1990 sono inclusi anche i centri commerciali dell'ex Repubblica Democratica Tedesca.
Fonte:CESCOM, Centri Commerciali, Dinamik in handel, Distribucion Actualidad.
Tavola 12 - Centri commerciali: superficie totale in mq
Regno
Unito
7.219.000
7.601.000
7.856.000
8.193.000
8.522.000
8.737.000
9.214.000
10.029.000
11.062.000
Germania*
Francia
Spagna
Italia
Nord
Nord
Centro
Ovest
Est
1980
1.907.500
67.825
24.600
28.325
11.100
1991
1.981.500
79.384
26.759
35.925
12.900
1982
1.994.500
101.934
43.809
38.025
16.300
1983
2.064.000
121.659
45.724
46.125
26.010
1984
2.172.000
133.919
45.724
58.385
26.010
1985
2.220.500
9.467.136
178.734
77.464
63.230
31.740
1986
2.315.000
9.889.515
234.514
108.754
77.120
40.340
1987
2.330.000
10.189.714
288.554
139.554
93.060
47.640
1988
2.411.000
10.529.526
398.345
190.312 120.696
79.037
1989
2.511.000
10.945.386
621.799
340.361 166.101 100.537
1990
2.741.500
11.283.396
895.649
466.121 259.103 148.225
1991
3.068.000
1.700.490
1.194.375 575.100 382.860 180.815
1992
3.352.600
2.117.990
1.651.338 761.540 500.280 270.468
1993
.193.300
1.963.739 874.805 673.816 270.468
* in Germania sono considerati centri commerciali solamente quelli con una superficie di vendita minima di
dal 1990 sono inclusi anche i centri commerciali dell'ex Repubblica Democratica Tedesca
Fonte:CESCOM, Centri Commerciali, Dinamik in handel, Distribucion Actualidad.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
Sud
Isole
3.800
3.800
3.800
3.800
3.800
3.800
5.800
5.800
5.800
12.300
19.700
53.100
117.500
144.650
10.000 mq; e partire
35
Tavola 13 - Centri commerciali: superficie media in mq
Regno
Unito
16.749
16.452
16.265
16.224
16.019
15.928
15.617
15.525
15.174
Germania* Francia Spagna Italia
Nord
Nord
Centro
Sud
Ovest
Est
Isole
1980
29.800
3.990
4,920
3.147
5.550
3.800
1981
30.000
3.969
4,460
3.592
4.300
3.800
1982
30.200
4.247
5,476
3.457
4.075
3.800
1993
29.900
3.687
5,080
3.295
2.890
3.800
1984
29.900
3.826
5,080
3.649
2.890
3.800
1985
29.600 21.467
3.972
5,533
3.328
2.885
3.800
1986
29.700 21.086
3.975
5,179
3.353
3.103
2.900
1987
29.900 20.795
4.243
5,815
3.447
3.176
2.900
1988
29.400 20.406
4.527
5,597
3.772
3.952
2.900
1989
29.900 19.973
5.503
7,399
4.051
4.371
4.100
1990
29.500 19.900
6.052
7,900
4.798
4.781
4.925
1991
29.800
8.435
6.387
7,878
5.630
4.758
6.637
1992
30.200
9.498
7.275
8,016
6.761
5.880
9.792
1993
31.100
7.950
8,577
8.022
5.880
9.643
∗ in Germania sono considerati centri commerciali solamente quelli con una superficie di vendita minima
di 10.000 mq; e partire dal 1990 sono inclusi anche i centri commerciali dell'ex Repubblica Democratica Tedesca.
Fonte:CESCOM, Centri Commerciali, Dinamik in handel, Distribucion Actualidad
Tavola 14 - Discount: numero totale
Regno
Unito
Germania
Francia**
Spagna
Italia
1980
3.995
1981
2.635*
1982
3.123 *
1983
3.587*
1984
3.874*
1995
5.954
1986
4.286*
1987
4.442*
1988
875
4.916*
26
1989
1.018
7.161
47
1990
1.018
7.695
113
350
1991
1.153
8.388
294
933
143
1992
1.310
9.290
553
1416
194
1993
1.320
757
473
1994
806**
* Escluso Aldi.
** Giugno 1994 (secondo il censimento I.R.I., all'ottobre 1994 il numero di hard discount in Italia ha raggiunto
1.212 unità).
*** I pdv. francesi includono solo gli hard discount.
Fonte: Dynamik im Handel, GDO, E. Colla: 'I discount' (1994), LSA.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
36
6. Alcune valutazioni sulla evoluzione della distribuzione commerciale
italiana rispetto all’Europa
I dati esaminati in precedenza consentono alcune valutazioni intese a caratterizzare
l’apparato distributivo italiano, apparato che ormai fa parte di un sistema di scambi
internazionali con i quali deve quotidianamente rapportarsi. E’ infatti evidente che l’ingresso nel
sistema distributivo italiano di gruppi stranieri fortemente organizzati e competitivi assume
consistenza ben maggiore della presenza di gruppi italiani all’estero.
Una migliore conoscenza dei punti di debolezza dell’apparato distributivo italiano può
contribuire a fornire utili elementi a potenziali imprenditori per avere maggiore competitività sul
mercato, essendo ormai persa ogni “battaglia protezionistica” mirante a proteggere il “piccolo
commercio” dall’ “invasione” dei grandi gruppi europei.
Prima, però, di tentare di caratterizzare la distribuzione commerciale nazionale, è
opportuno effettuare comparazioni dei livelli reddituali e dei consumi, allo scopo di trovare
elementi di giustificazione nelle diversità innanzi emerse.
Dalla tav. 15 che segue si evince che in Italia il reddito disponibile netto per abitante al
1991 è superiore alla media dei Paesi CEE, pur con gli ormai noti divari all’interno delle regioni
italiane.
Anche i consumi delle famiglie (tavv. 16 e 17 seguenti) in Italia sono abbastanza in linea
con le medie dei Paesi europei, per cui si può affermare che l’apparato distributivo risente di
effetti procurati dalla sua struttura più che da effetti indotti da elementi reddituali.
Pertanto si può affermare che l’Italia presenta capacità reddituali non inferiori alle medie
europee, con divari tra regioni del Nord e quelle del Sud; inoltre si riscontra la tendenza alla
diminuzione dell’incidenza delle spese alimentari sulla spesa totale; tale circostanza è
assolutamente conforme alle tendenze riscontrate in altri Paesi ed è pienamente giustificata
dalla teorica economica.
Ciò premesso va sottolineato che lo scenario della distribuzione commerciale mostra un
apparato
distributivo
fortemente
sovradimensionato
nel
“tradizionale”
e
fortemente
sottodimensionato nel “moderno” (grande distribuzione alimentare in modo particolare), mentre
appare ben strutturato nel settore delle medie superfici specializzate (grandi magazzini).
Naturalmente su tale assetto gioca un ruolo determinante l’assetto geografico,
l’orografia, il territorio, tutti elementi che, talvolta, obbligano a determinaTe scelte localizzative.
A tal proposito non va sottovalutato il condizionamento politico-amministrativo, con la presenza
di oltre ottomila comuni, molti dei quali di ridotte dimensioni, che impongono la presenza di
negozi di vicinato piuttosto che medie superfici despecializzate.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
37
Un dato, seppure come curiosità, va sottolineato: nel 1992 le unità di vendita del
commercio alimentare al dettaglio erano così distribuite:
Regno Unito
Germania
Francia
Spagna
Italia
di cui:
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
n.
n.
n.
n.
n.
78.004
156.272
114.601
92.007
320.326
n.
n.
n.
n.
80.201
53.040
65.440
121.645
Fonte: Eurostat
Ossia nelle regioni meridionali italiane la rete distributiva alimentare tradizionale
superava quella dell’intera Francia, dell’intera Spagna, dell’intero Regno Unito ed era appena
inferiore a quella della Germania (inclusa l’ex Repubblica Democratica Tedesca).
Mettendo a raffronto tali dati con quelli già analizzati a livello nazionale, si può affermare
che sicuramente è in atto un processo di razionalizzazione e modernizzazione (determinato
dall’ingresso sul mercato di nuove tipologie, con conseguente diminuzione delle piccole unità),
ma tale processo appare lento rispetto ai valori medi rilevati in altri Paesi europei.
Nel comparto non alimentare l’Italia presenta una densità più che doppia rispetto agli
altri Paesi europei e denota un ritardo nel processo di razionalizzazione, sicuramente a causa
della minore forza di penetrazione nel mercato esercitata da catene organizzate o da gruppi
extranazionali, come invece avvenuto nel settore alimentare.
I supermercati e gli ipermercati detengono forti quote di mercato nei Paesi europei:
superiori al 50% nel 1991 e 1992, mentre in Italia tali quote sono pari al 30% circa (20% nel
Sud-Isole).
Purtroppo nel processo di razionalizzazione per il nostro Paese si pongono seri problemi
occupazionali.
La razionalizzazione comporta la perdita di posti di lavoro, in particolar modo di lavoro
autonomo da parte dei titolari dei punti di vendita, non compensato totalmente dall’incremento di
lavoro dipendente nelle unità distributive moderne (supermercati, ipermercati, centri
commerciali), talvolta rappresentate semplicemente da esercizi commerciali con più elevate
superfici.
Tavola 15 - Reddito disponibile netto (in ECU*)
Reddito
disponibile
netto per
abitante
Num. Indice
(CEE = 100)
Reddito
disponibile
netto per
abitante
Num. Indice
(CEE = 100)
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
Reddito
disponibile
netto per
abitante
Num. Indice
(CEE = 100)
38
CEE
9,100,2
100,0
12,651,7
100,0
13,331,5
100,0
Germania
10,705,6
117,6
14,514,7
114,7
15,085,3
113,2
Francia
10,233,8
112,5
13,987,9
110,6
14,861,9
111,5
Regno Unito
9,115,5
100,2
12,703,1
100,4
12,948,0
97,1
Spagna
6,354,9
69,8
9,689,7
76,6
10,584,9
79,4
Italia
9,284,1
102,0
12,922,0
102,1
13,710,3
102,8
Nord Ovest
11,150,2
122,5
15,519,3
122,7
16,383,9
122,9
Nord Est
10,286,8
113,0
14,576,0
115,2
15,355,5
115,2
Centro
9,841,1
108,1
13,723,2
108,5
14,532,9
109,0
Sud-Isole
7,158,0
79,7
9,872,4
78,0
10.419,8
78,2
* Poiché i tassi di cambio non riflettono necessariamente il potere d’acquisto della valuta di un Paese, Eurostat utilizza tassi di
conversione che riflettono il potere d’acquisto medio dei Paesi, in modo da eliminare le differenze nei livelli dei prezzi ed
ottenere una maggiore compatibilità dei dati relativi ai diversi Paesi.
Fonte: Eurostat-Cescom
Tavola 16 - Consumi delle famiglie (in %): 1985
CEE
Germania
Francia
Alimentari
Non alimentari
21,4
78,6
17,8
82,2
20,7
79,3
Regno
Unito
19,7
80,3
Spagna
Italia
27,6
72,4
Vestiario e calzature
Affitto, riscaldamento ed
energia
Mobili e articoli per la casa
Spese per la salute
Trasporti e comunicazioni
Istruzione e cultura
Altri beni e servizi
Totale
Fonte: Eurostat
7,7
18,5
8,0
18,9
6,2
16,9
8,3
18,3
7,2
17,0
9,6
15,4
9,2
15,6
10,3
16,0
9,2
15,3
9,9
14,9
7,9
1,7
14,6
8,1
14,1
100,0
8,5
14,3
13,9
9,2
9,4
100,0
8,9
16,5
12,4
7,9
10,5
100,0
7,5
1,3
16,9
10,2
17,8
100,0
7,1
3,5
13,7
6,9
17,0
100,0
8,4
5,5
12,5
8,1
15,5
100,0
8,0
6,8
12,6
8,9
16,2
100,0
8,5
7,1
14,0
8,5
14,8
100,0
8,2
4,5
12,5
8,5
16,0
100,0
8,8
3,6
11,3
6,8
15,0
100,0
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
Nord
Est
20,8
79,2
Centro
25,0
75,0
Nord
Ovest
23,0
77,0
25,8
74,2
Sud
Isole
29,7
70,3
39
Tavola 17 - Consumi delle famiglie (in %): 1990
CEE
Germania
Francia
Alimentari
Non alimentari
20,0
80,0
16,8
83,2
19,1
80,9
Regno
Unito
21,5
78,5
Spagna
Italia
21,8
78,2
Nord
Ovest
20,7
19,3
79,3
80,7
Nord
Centro
Sud
Est
Isole
17,2
21,1
24,6
82,8
78,9
75,4
Vestiario e calzature
Affitto, riscaldamento ed
energia
Mobili e articoli per la casa
Spese per la salute
Trasporti e comunicazioni
Istruzione e cultura
Altri beni e servizi
Totale
Fonte: Eurostat
7,7
17,2
7,4
18,3
6,4
18,9
6,2
18,5
8,9
12,6
10,1
14,8
9,7
14,6
10,8
14,7
9,4
15,3
10,9
14,5
8,2
8,1
15,1
8,6
15,1
100,0
8,4
14,2
15,8
9,2
9,9
100,0
7,8
9,3
16,8
7,6
14,1
100,0
6,7
1,4
18,0
9,7
18,0
100,0
6,6
3,8
15,4
6,5
24,4
100,0
9,4
6,6
12,3
9,2
16,9
100,0
9,5
8,3
12,2
10,0
16,4
100,0
9,6
7,5
13,6
9,7
16,9
100,0
8,8
5,5
13,2
9,2
17,5
100,0
9,3
4,9
11,1
7,7
17,0
100,0
7. Considerazioni conclusive
I divari tra il nostro Paese e gli altri Paesi europei è evidente ed impone attente riflessioni
sulla via da intraprendere per l’ammodernamento e la razionalizzazione dell’apparato
distributivo. Tali azioni necessariamente passano attraverso la graduale riduzione delle unità
tradizionali e l’aumento delle strutture moderne; ma non può essere sottovalutato il riflesso
sull’occupazione e sull’integrazione produzione-distribuzione-consumo.
Premesso che il piccolo dettaglio, in genere non organizzato, risente fortemente di scelte
esterne al sistema distributivo, semmai operate dalla produzione e dall’apparato grossista, solo
l’organizzazione per gli acquisti tra dettaglianti, semmai congiuntamente ai centri di acquisto
della distribuzione organizzata, potrà salvaguardare il “piccolo commercio”, ma bisognerà
operare delle scelte obbligate: il commercio marginale dovrà necessariamente essere spazzato
e la selezione di mercato consentirà la crescita dei “piccoli operatori con grandi prospettive”.
Un ruolo importante in questa direzione può avere la formazione professionale, l’accesso ai
fondi di finanziamento, la riduzione dei divari nei tassi bancari tra regioni italiane, la revisione
della legislazione nazionale in materia di commercio.
A tal proposito va detto che una totale deregolamentazione sarebbe un errore di portata
pari al blocco che taluni vorrebbero imporre per alcuni anni. Vanno invece intensificati gli sforzi
orientati ad una semplificazione delle procedure di accesso al mercato (in Italia aprire un
negozio, grande o piccolo, comporta fastidiosissimi iter procedurali, che durano anche anni, a
differenza degli altri Paesi europei) e chiarezza legislativa. A quest’ultimo proposito si sottolinea
come la norma che impone ai Comuni la programmazione del commercio è ampiamente
disattesa da oltre il 70% dei comuni italiani: il problema è nella certezza del diritto e l’assenza di
un piano commerciale comunale crea situazioni di incertezza a cui ormai qualsiasi operatore
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
40
intende sottrarsi, spesso rinunciando a programmi di investimento e ammodernamento, con i
riflessi sull’occupazione a tutti noti.
Infine, si riportano alcuni passi tratti dal “Libro verde sul commercio” presentato dalla
Commissione delle Comunità Europee (Com(96) 530 def.), Bruxelles 20.11.1996, in modo
da evidenziare esigenze ed opzioni per il futuro.
La Commissione, infatti, afferma che “le attività commerciali costituiscono un momento
di contatto fra i cittadini e le comunità locali, e diffondono le informazioni più recenti in materia di
stili di vita, modelli culturali ed attività collettive. ........ La funzione di integrazione sociale svolta
dal commercio potrebbe rivestire in futuro un’importanza ancora maggiore in seguito al
progressivo invecchiamento della popolazione europea.
I negozi, grandi o piccoli che siano, rappresentano un elemento vitale per i centri urbani
ed inibiscono in crescente problema della desertificazione urbana, che incoraggia la diffusione
della criminalità.
Allo scopo di modernizzarsi, il commercio ha attribuito grande importanza alle attività di
concentrazione e internazionalizzazione. Nella comunicazione del 1991 “Verso un mercato
unico della distribuzione”, la Commissione ha attirato l’attenzione sulle concentrazioni come uno
dei fenomeni probabilmente destinati ad aumentare in seguito alla creazione del mercato
interno, con importanti ripercussioni per quanto riguarda il commercio all’ingrosso, quello al
minuto ed anche le vendite all’ingrosso per consumatori industriali.”
La Commissione indica le problematiche sulle quali occorrerà riflettere nel prossimo
futuro:
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
efficacia del mercato unico;
barriere al mercato unico;
problemi dei consumatori;
semplificazione della legislazione;
formazione;
informazioni statistiche;
occupazione;
competitività;
ambiente urbano.
La commissione, infine conclude:
“Per conseguenza:
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
41
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
⇒
il Parlamento europeo;
il Consiglio dei Ministri;
gli Stati membri;
il Comitato economico e sociale;
il Comitato delle regioni;
le organizzazioni rappresentative, le parti sociali ed altri enti attivi nel commercio a livello
europeo, nazionale o regionale;
gli individui con esperienza o conoscenze in questi settori;
sono invitati a formulare le loro osservazioni sul presente Libro Verde sul ruolo del
commercio nell’Unione Europea entro il 31 maggio 1997 rivolgendosi alla Commissione
europea Direzione generale XXIII a Bruxelles”.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
42
CAPITOLO 2
LA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE COME FATTORE DI SVILUPPO
1. Ruolo e prospettive della moderna distribuzione commerciale
La moderna distribuzione commerciale riconosce quale obiettivo essenziale quello di
fornire un servizio al consumatore, trasferendo, in un bacino o area di dimensioni variabili, i
beni di consumo. In un’epoca dominata dalla tecnologia emerge in forma singolare il ruolo della
distribuzione moderna, con la messa a disposizione dei consumatori di prodotti che richiedono
uno spazio (ristretto o ampio a seconda di condizioni legate alla viabilità, all’assetto
geomorfologico, climatico, etc.) in cui il processo “offerta-domanda” si esaurisce.
Una relazione che prevede una approfondita analisi è quella della “produzione-offerta”, ove per
“offerta” deve intendersi la massa dei prodotti oggetto della precedente relazione “offertadomanda”: ciò in quanto nel bacino/area l’ “offerta”, rappresentata dall’insieme delle strutture
presso cui i consumatori possono approvvigionarsi di quanto loro occorre, non necessariamente
reperisce in loco la produzione venduta.
Maggiormente che negli anni passati, oggi l’analisi dei rapporti “produzione-offerta” deve
essere effettuata attentamente, dato il ruolo della “logistica” nella moderna distribuzione, che
rende disponibile, in brevissimo tempo, produzioni effettuate anche a notevole distanza. A tale
proposito va sottolineato come l’ingresso nel mercato italiano di grandi operatori della
distribuzione moderna d’oltralpe (francese in primo luogo) imponga la necessità di indagare in
due direzioni:
•
l’ingresso nei mercati locali di prodotti provenienti da aree esterne;
•
la possibilità di inserire nei circuiti distributivi delle grandi catene nazionali ed estere
diversi “panel” di prodotti locali.
In merito ai rapporti con l’apparato produttivo, è necessario evidenziare che le
trasformazioni
in
atto
sull’impianto
distributivo
richiedono
particolare
attenzione
per
comprendere appieno le interazioni “distribuzione-fornitori-produttori”. E’ evidente ad esempio,
che un apparato distributivo costituito interamente da piccoli esercenti autonomi è
completamente dipendente dal sistema produttivo, il quale impone tipologia, qualità e, in
qualche misura, prezzo del prodotto. I mutamenti nei gusti e nelle preferenze dei consumatori
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
43
tendono a ripercuotersi sulle scelte dei produttori, poiché rappresentati attraverso una catena
lunga, qual è appunto quella del piccolo dettaglio che, attraverso agenti, rappresentanti e
grossisti trasmette ai produttori, talvolta non direttamente, le esigenze dei consumatori. Al
contrario, un apparato distributivo fortemente presenziato dalla grande distribuzione organizzata
è in grado di determinare ed imporre condizioni alla produzione, talvolta ricadendo in un sistema
oligopolistico di mercato. Anche in quest’ultimo caso, puramente teorico, non va dimenticato il
ruolo della comunicazione svolto dalle massicce campagne pubblicitarie che i produttori
effettuano nei confronti dei consumatori. Queste, spesso, riducono notevolmente il ruolo del
distributore che, talvolta, è costretto a un ruolo subalterno rispetto alle scelte del produttore che
ha saputo orientare il mercato: è il caso dei prodotti di marca affermati, sui quali i distributori,
piccoli o grandi, non hanno alcun margine di manovra.
In Italia si può escludere che la grande distribuzione abbia sinora influito sulle scelte
della produzione che ha saputo creare condizioni generali di orientamento del mercato
attraverso politiche di marketing efficaci. Per ragioni diametralmente opposte è da escludere
che nel territorio provinciale la produzione in generale abbia subito condizionamenti da parte
della grande distribuzione, in quanto questa moderna forma di commercio non è
massicciamente presente sul territorio, anche se nel prossimo futuro alcuni interventi di
apprezzabili dimensioni potrebbero realizzarsi sulla base delle previsioni contenute nel
documento programmatico regionale in materia di commercio.
E’ doveroso affermare che l’apparato distributivo, con l’espansione della grande
distribuzione, ha aumentato il proprio potere, soprattutto di contrattazione nei confronti della
produzione. Si ha l’impressione che nei prossimi anni i grandi gruppi della moderna
distribuzione riusciranno a condizionare pesantemente la produzione: se questo processo sarà
governato, l’economia di aree non sviluppate sufficientemente o suscettibili a incrementi
significativi nel processo di sviluppo, trarrà vantaggio dalla “invasione” della distribuzione
moderna; nel caso contrario potranno verificarsi condizioni di maggiore dipendenza da centri
decisionali esterni.
2. Relazioni intersettoriali distribuzione/produzione
In Italia
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
44
La distribuzione commerciale in Italia ha assunto importanza variabile a seconda del momento
storico in cui ne è stata fatta la valutazione:
•
negli anni ’60, l’economia era in fase di sviluppo.
Dopo un periodo di profonde
trasformazioni del dopoguerra e della ricostruzione, si assisteva alla crescita della
produzione, dei salari e del consumo;
•
negli anni ’70, il commercio era un settore di rifugio per quanti erano temporaneamente
inoccupati e, in parte, era un compartimento di proporzioni gigantesche che richiedeva
un processo di programmazione. La lg.426 emanata nel 1971 era considerata uno
strumento di limitazione all’ingresso di nuovi operatori nel mercato (all’epoca il
“commercio al dettaglio” annoverava oltre 1 milione di unità locali);
•
negli anni ‘80, era un ambito con gravi carenze di regolamentazione, al cui interno le
associazioni di categoria si muovevano con iniziative tendenti alla difesa dell’esistente.
La vigilia del 2000 vede il settore della distribuzione commerciale alle prese con la
“liberalizzazione” imposta dalla U.E., mediata con soluzione tipicamente italiana, in quanto
ciascuna Regione, a norma del Dlgs.114/98, ha emanato indicazioni programmatiche per il
settore commercio. Tale legge non ha mai apportato enorme efficacia, dal momento che subito
dopo la sua entrata in vigore è stata sospesa sino all’approvazione della legge regionale 1
agosto 2003 n. 11, che abroga e sostituisce la legge regionale n. 24/99. In data 30 giugno 2004
e 2 settembre 2004 sono stati emanati i regolamenti n. 1 e 2 che hanno dato attuazione alla
lgr.11/2003. Nello specifico, un vuoto legislativo di circa 5 anni, ha determinato un quadro di
incertezza e confusione, talvolta di conflitto tra Comuni e soggetti promotori di iniziative
commerciali.
In Puglia
In Puglia esistono specifiche peculiarità che, accanto a piccole imprese, vedono operare
numerosi gruppi di interesse nazionale (Metro, Mercatone, COOP) ed imprese estere (Auchan,
Leroy Merlin, Decatlon, Carrefour).
Lo scenario commerciale di riferimento ha visto mutamenti intervenuti negli anni nel
settore della distribuzione commerciale, con connotazioni diverse a seconda dell’area
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
45
provinciale, con conseguenti problemi economici e politici. I problemi politici attengono
soprattutto il caso difficile legato all’occupazione,
notevolmente ridottasi a seguito della
contrazione delle unità di vendita, soprattutto di piccole dimensioni o a conduzione
prevalentemente familiare, con gravi ripercussioni su altri settori e conseguente contrazione dei
consumi. I problemi di natura economica concernono più strettamente le interconnessioni tra le
produzioni locali e la moderna distribuzione, quali presupposti per un equilibrato processo di
sviluppo.
E’ opportuno considerare che, a seguito delle trasformazioni avvenute e tutt’ora vigenti
nel settore del commercio distributivo, si sono verificate entrate nel mercato nazionale di grandi
gruppi o si sono organizzati raggruppamenti di acquisto, con conseguente crescente diffusione
di marche commerciali e formule innovative di distribuzione (discount, ipermercati, centri
commerciali), formule in grado di intaccare sensibilmente le politiche di mercato dei produttori
dei beni di largo e generale consumo, sia alimentari che non alimentari.
Gli operatori del settore commerciale distributivo riconoscono la Puglia quale uno dei più
grandi mercati di distribuzione dell’intero Paese, con circa 4 milioni di abitanti ed affacciato sui
Paesi del basso Mediterraneo. L’intera regione annovera consumi qualificati per qualunque
distributore e, negli ultimi anni, è oggetto di importanti realizzazioni sia nel settore food
(ipermercato Auchan, Coop, Città Mercato, Euromercato, Carrefour) che nel settore non food
(Leroy-Merlin, Castorama, Bricorama, Mercatone, Coin, IKEA, ecc.).
Una aggiornata visione sugli esercizi commerciali al dettaglio attivi in Puglia è reperibile
dai dati nazionali dell’Osservatorio sul Commercio che mostrano una rilevante presenza
concentrata nell’abbigliamento e nella distribuzione alimentare non specializzata. In forma netta,
seguono gli esercizi specializzati alimentari, la vendita di frutta e verdura, gli elettrodomestici
radio-TV, dischi, strumenti musicali insieme al settore ferramenta, vernici, giardinaggio e
sanitari.
Numero di esercizi attivi in Puglia – anno 2003
Carburanti
Non specializzati
Non specializzati prevalenza alimentare
Non specializzati prevalenza non alimentare
Frutta e verdura
Carne e prodotti a base di carne
Pesci, crostacei, molluschi
Pane, pasticceria, dolciumi
Bevande (vini, olii, birra ed altre)
Tabacco e altri generi di monopolio
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
Esercizi
1461
170
5431
400
1918
3918
973
754
385
1663
Percentuali
2,61%
0,30%
9,69%
0,71%
3,42%
6,99%
1,74%
1,35%
0,69%
2,97%
46
Altri esercizi specializzati alimentari
Farmacie
Articoli medicali e ortopedici
Cosmetici e articoli di profumeria
Prodotti tessili e biancheria
Abbigliamento e accessori, pellicceria
Calzature e articoli in cuoio
Mobili, casalinghi, illuminazione
Elettrodomestici radio-TV dischi strum. musicali
Ferramenta vernici giardinaggio sanitari
Libri, giornali, cartoleria
Altri esercizi specializzati non alimentari
Articoli di seconda mano
TOTALE
1937
987
383
1853
1064
9710
1817
3813
2165
3161
2876
9028
175
56042
3,46%
1,76%
0,68%
3,31%
1,90%
17,33%
3,24%
6,80%
3,86%
5,64%
5,13%
16,11%
0,31%
100,00%
10%
17%
26%
5%
16%
6%
3%
7%
3%
7%
No n specializzati prevalenza alimentare
A bbigliamento e accesso ri, pellicceria
A ltri esercizi specializzati no n alimentari
Frutta e verdura
Carne e pro do tti a base di carne
A ltri esercizi specializzati alimentari
M o bili, casalinghi, illuminazio ne
Ferramenta vernici giardinaggio sanitari
Libri, gio rnali, carto leria
altri
Fonte: Ministero delle Attività produttive - Osservatorio Nazionale sul commercio
Nel territorio delle singole province, relativamente ad imprese di grandi dimensioni, al
momento, vi sono numerosi operatori della grande distribuzione, mentre non sono presenti poli
logistici: eppure le direttrici Bari - Brindisi - Lecce o Bari /Taranto sono molto importanti per la
logistica nel settore distributivo. La commercializzazione all’interno di un centro commerciale
interessa consumi non inferiori a 50-60 milioni di euro annui, di cui spesso solo il reparto
“freschi” (verdura, frutta) e parte dei prodotti lattiero caseari sono di provenienza locale.
E’ opportuno sottolineare come la distribuzione organizzata o la grande distribuzione
prediliga rapporti commerciali con i singoli produttori, per ragioni di potere contrattuale; se la
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
47
produzione fosse organizzata, attraverso consorzi o cooperative o gruppi organizzati per filiera,
la contrattazione avverrebbe su basi diverse: ad esempio, normalmente gli acquisti sono
regolati a non meno di 90-120 giorni, pertanto, i produttori fungono da banca per gli acquirenti,
che invece commercializzano a pronto-cassa. La tipizzazione delle produzioni può giocare un
ruolo determinante anche nella distribuzione commerciale cosiddetta di “piccola distribuzione”,
costituita dall’insieme degli esercizi di vicinato, normalmente aventi superficie di vendita non
superiore a 150-200 mq, presso i quali vengono commercializzati consumi per oltre il 60% dei
consumi totali.
I piccoli esercizi sparsi nei centri urbani, anche ubicati nei caratteristici centri storici,
sono zeppi di prodotti provenienti da altre regioni, mentre il turista o il consumatore talvolta
stenta a trovare disponibili beni che la zona produce.
Lo studio della consistenza commerciale nelle singole province (Ministero delle Attività
produttive) ha consentito di evidenziare la consistente superiorità nella presenza di imprese
commerciali nella provincia di Bari. Netto emerge il numero di esercizi specializzati non
alimentari nella Provincia seguita da Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi. Notevole è la quantità di
imprese presenti nel settore dell’abbigliamento, accessori, pellicceria in cui domina ancora la
provincia barese. Nel settore alimentare, quantità notevoli sono emerse nelle imprese non
specializzate e nei prodotti a base di carne (Bari, Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi). Seguono
mobili, casalinghi ed illuminazione e, in quantità inferiore, gli esercizi che vendono libri, giornali,
cartoleria.
Numero di esercizi commerciali nelle province pugliesi – anno 2003
Carburanti
Non specializzati
Non specializzati prevalenza alimentare
Non specializzati prevalenza non alimentare
Frutta e verdura
Carne e prodotti a base di carne
Pesci, crostacei, molluschi
Pane, pasticceria, dolciumi
Bevande (vini, olii, birra ed altre)
Tabacco e altri generi di monopolio
BA
BR
FG
LE
TA
Esercizi Esercizi Esercizi Esercizi Esercizi
416
158
252
404
231
83
22
21
21
23
1719
510
1231
1273
698
167
35
93
45
60
731
213
252
404
318
1542
419
636
732
589
388
116
115
267
87
263
91
129
187
84
165
40
61
73
46
599
163
287
399
215
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
48
Altri esercizi specializzati alimentari
Farmacie
Articoli medicali e ortopedici
Cosmetici e articoli di profumeria
Prodotti tessili e biancheria
Abbigliamento e accessori, pellicceria
Calzature e articoli in cuoio
Mobili, casalinghi, illuminazione
Elettrodomestici radio-TV dischi strum.
musicali
Ferramenta vernici giardinaggio sanitari
Libri, giornali, cartoleria
Altri esercizi specializzati non alimentari
Articoli di seconda mano
TOTALE
717
352
150
735
397
3928
777
1487
260
98
38
168
77
916
160
398
237
184
46
263
175
1566
307
549
395
224
94
443
284
1952
309
824
328
129
55
244
131
1348
264
555
735
896
1011
3000
73
20331
263
404
291
862
24
5726
398
586
397
1516
23
9324
463
829
723
2296
28
12669
306
446
454
1354
27
7992
TA
14%
BA
36%
LE
23%
FG
17%
BR
10%
Fonte: Ministero delle Attività produttive - Osservatorio Nazionale sul commercio
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
49
3. La valorizzazione del commercio quale propulsore di attrazione turistica
La Legge Vigente in materia di commercio 11/2003 “Nuova Disciplina del Commercio”
prevede quale finalità “il concorso alla valorizzazione delle produzioni tipiche pugliesi, delle
attività turistiche e del patrimonio storico e culturale regionale” e “la conservazione e
rivitalizzazione della funzione commerciale all’interno dei centri storici nelle aree urbane”.
La distribuzione degli esercizi commerciali e delle attività terziarie in generale nell’area
dei centri storici presenta singoli ed isolati punti vendita lungo le vie cittadine. Tale distribuzione
non riesce a frenare l’evasione dei consumi verso realtà distributive più moderne, presenti a
ridosso dei centri urbani demograficamente rilevanti. L’evasione assumerà consistenze
decisamente maggiori se saranno realizzati interventi di localizzazione di centri commerciali
nelle immediate vicinanze di altri centri urbani demograficamente apprezzabili, come si rileva
dalle istanze già presentate ed in attesa di riscontro. Al fine di individuare azioni di sostegno al
rafforzamento del ruolo del commercio e delle attività terziarie nell’area del centro storico,
attività sinergiche allo sviluppo del turismo, si sono analizzati alcuni elementi influenti sulle
tendenze del mercato, tentando un approccio metodologico al problema della salvaguardia del
commercio nel centro storico.
I centri commerciali hanno come caratteristica costante quella di essere concepiti ed
articolati come spazi alternativi delle realtà commerciali tradizionali, sviluppati su grandi aree a
destinazione specifica in cui vengono rimosse le cause di intralcio alle attività commerciali.
Semplici vie di accesso e spazi per parcheggio garantiscono un agevole accesso alla struttura
ed ai suoi servizi; la disponibilità di bar, caffetterie, parchi giochi per bambini, oltre alla presenza
di spettacoli e/o manifestazioni culturali organizzati al fine di aumentarne il potere attrattivo,
fornisce ai consumatori qualificati
servizi con la contestuale ed immediata possibilità di
soddisfare tante piccole esigenze accessorie e dedicarsi con maggiore libertà allo “shopping”.
Paradossalmente, si può pensare di rivitalizzare le aree commerciali dei centri storici,
prendendo le mosse dall’idea di “riproporre nel contesto urbano tali connotazioni quali
prerequisiti al commercio”. Il "plus" sarebbe rappresentato dallo stesso ambito ambientale,
culturale e sociale, in un contesto unico ed irripetibile.
Ai fini dello sviluppo delle produzioni locali, dell’incremento commerciale e della
promozione storico - turistica dei centri storici dei comuni pugliesi sarà necessario impostare
azioni di coordinamento delle proposte contenute nei PIT e PIS intese
a
pianificare,
di
concerto con le associazioni di categoria e gli enti locali (Comuni, Comunità Montane):
• l’individuazione e la selezione di nuove attività commerciali a contenuto merceologico limitato, al fine
di attribuire ai relativi esercizi maggiore specializzazione;
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
50
• la promozione di vie, piazze o aree tematiche specializzate nella vendita di alcuni prodotti;
• l’incentivazione di programmi di riqualificazione delle attività di vendita, di concerto con le associazioni
di categoria, volte alla realizzazione di infrastrutture e servizi comuni che possano prevedere
l'attribuzione di riconoscimenti e marchi di qualità alle aziende commerciali, nonché consentirne
l’accesso ai finanziamenti;
• l’inibizione della vendita delle merceologie non previste, ritenendo che questa costituisca un grave ed
evidente contrasto con la tutela di valori artistici, storici o ambientali o all'immagine del centro storico;
• la previsione di particolari agevolazioni per attività commerciali a carattere fortemente innovativo ed
alternativo all'offerta esistente, nonché a favore di iniziative, debitamente documentate, di commercio
equo o solidale, gestito da organismi senza fini di lucro formalmente riconosciuti;
• la programmazione e promozione di fiere e mercatini specializzati nei diversi centri storici, anche
tematici;
• legare l'operatività nei centri storici con utilizzo di un “logo” alla frequenza del titolare dell'impresa o di
altro personale in essa operante, ai corsi di aggiornamento professionale.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
51
4. Il dettaglio in Puglia
I risultati del Censimento delle attività economiche, condotto dall’Istat nel 2001, offrono
la possibilità di avere un chiaro quadro della struttura produttiva della regione Puglia, con
particolare riferimento al sistema del commercio al dettaglio. Questo ha permesso un confronto
con la situazione registrata nel 1991 consentendo di analizzare i cambiamenti intervenuti nel
corso del decennio.
La Puglia, in linea con la tendenza nazionale alla terziarizzazione e distinguendosi da
altre realtà regionali, pur senza eccessi, ha registrato un incremento del numero di esercizi
commerciali pari allo 0,2% nel decennio in esame.
CONSISTENZA DEI PUNTI VENDITA AL DETTAGLIO IN SEDE FISSA
Numero di negozi ogni 10 mila abitanti
Comparto
Generi alimentari
N. PUNTI VENDITA
1
23-28
2
Abbigliamento, tessile,calzature
25-29
Mobili, casalinghi, illuminazione
8-12
Elettrodomestici, radio, tv3
5-7
Totale4
107-123
ISTAT – Censimenti 1991-2001
Dall’analisi dei dati sopra riportati emerge chiara la capillarità della distribuzione
alimentare e tessile - abbigliamento e l’opposta situazione degli altri comparti presi in
considerazione caratterizzati da maggiori dimensioni medie dei punti vendita e dalla minore
dinamicità della domanda dei beni offerti.
1
Questa voce comprende: Frutta e verdura, Carne e prodotti a base di carne, Pesci, crostacei, molluschi, Pane,
pasticceria, dolciumi, Bevande (vini, olii, birra ed altre), Altri esercizi specializzati alimentari.
2
Questa voce comprende: Prodotti tessili e biancheria, Abbigliamento e accessori, pellicceria, Calzature e articoli in
cuoio.
3
Questa voce comprende: Articoli medicali e ortopedici, Cosmetici e articoli di profumeria, Ferramenta vernici
giardinaggio sanitari, Altri esercizi specializzati non alimentari, Articoli di seconda mano.
4
Il totale comprende: Esercizi non specializzati prevalenza alimentare, Esercizi non specializzati prevalenza non
alimentare e gli esercizi di vendita che non hanno indicato la specializzazione di vendita. Esclude invece le seguenti
tipologie di esercizi: Carburanti, Tabacco e altri generi di monopolio, Farmacie, libri, giornali, cartolerie.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
52
INCIDENZA PERCENTUALE DEI DIVERSI COMPARTI SUL NUMERO TOTALE DI ESERCIZI
COMMERCIALI
5%
42%
8%
23%
22%
generi alimentari
abbigliamento, tessile,calzature
elettrodomestici
altri
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
mobili, casalinghi, illuminazione
53
5. La dinamica del commercio in Puglia: 1998 - 2003
L’analisi statistica di seguito, considera i dati relativi al settore
del commercio al
dettaglio e, nello specifico, i beni personali e per la casa con esclusione degli autoveicoli e di
motocicli.
I dati reperiti sono stati aggregati per province, all’interno delle quali si è analizzato sia il
numero delle attività (registrate* e attive) che il relativo impiego di addetti e per il quadriennio
2000-2003, anche i flussi relativi alle nuove iscrizioni ed alle cessazioni.
Al fine di poter comparare e meglio analizzare le diverse situazioni delle singole
province, differenti sia per estensione che per popolosità del territorio, sono stati presi in
considerazione anche i dati relativi ad unità di popolazione pari a 10.000 abitanti.
* Per registrate si intendono tutte le imprese non cessate, ovvero attive, sospese, liquidate,
fallite e con procedure concorsuali in atto.
Anno 1998
Valori assoluti
REGISTRATE ATTIVE
BARI
TOT. ADDETTI
25.202
23.04
27.189
BRINDISI
6.824
6.432
7.279
FOGGIA
10.784
10.202
11.209
LECCE
13.541
12.893
11.687
8.354
7.765
10.176
64.705
60.332
67.540
TARANTO
TOTALE
Valori per ogni 10.000 abitanti
REGISTRATE ATTIVE
TOT. ADDETTI
BARI
161,59
147,72
174,33
BRINDISI
169,57
159,83
180,88
FOGGIA
156,07
147,64
162,22
LECCE
171,88
163,65
148,35
TARANTO
144,08
133,92
175,51
TOTALE
160,93
150,05
167,98
Anno 1999
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
54
Valori assoluti
REGISTRATE ATTIVE
BARI
TOT. ADDETTI
25.133
22.921
25.865
BRINDISI
6.849
6.453
6.918
FOGGIA
10.627
10.046
8.465
LECCE
13.437
12.775
11.213
8.355
7.75
8.964
64.401
59.945
61.425
TARANTO
TOTALE
Valori per ogni 10.000 abitanti
REGISTRATE
ATTIVE
TOT. ADDETTI
BARI
161,14
146,96
165,84
BRINDISI
170,19
160,35
171,91
FOGGIA
153,79
145,39
122,51
LECCE
170,56
162,16
142,33
TARANTO
144,10
0,01
154,60
TOTALE
160,17
149,09
152,77
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
55
Anno 2000
Valori assoluti
TOT.
REGISTRATE ATTIVE
BARI
ISCRIZIONI CESSAZIONI ADDETTI
25.477
23.227
1.440
1.470
36.185
BRINDISI
6.995
6.603
501
423
6.481
FOGGIA
10.806
10.208
644
596
8.364
LECCE
13.909
13.225
868
755
10.914
8.436
7.82
604
592
7.607
65.623
61.083
4.057
3.836
69.551
TARANTO
TOTALE
Valori per ogni 10.000 abitanti
TOT.
REGISTRATE ATTIVE
ISCRIZIONI CESSAZIONI ADDETTI
BARI
163,35
148,92
9,23
9,43
232,01
BRINDISI
173,82
164,08
12,45
10,51
161,05
FOGGIA
156,38
147,73
9,32
8,63
121,04
LECCE
176,55
167,87
11,02
9,58
138,53
TARANTO
145,50
0,01
10,42
10,21
131,20
TOTALE
163,21
151,92
10,09
9,54
172,98
Anno 2001
Valori assoluti
TOT.
REGISTRATE
BARI
ATTIVE
ISCRIZIONI CESSAZIONI ADDETTI
26.070
23.762
1.731
1.493
28.542
BRINDISI
7.214
6.825
602
477
6.413
FOGGIA
10.971
10.344
747
692
9.658
LECCE
14.383
13.66
1.045
787
13.500
8.581
7.941
626
571
8.814
67.219
62.532
4.751
4.020
66.927
TARANTO
TOTALE
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
56
Valori per ogni 10.000 abitanti
TOT.
REGISTRATE
ATTIVE
ISCRIZIONI CESSAZIONI ADDETTI
BARI
167,15
152,35
11,10
9,57
183,00
BRINDISI
179,26
169,60
14,96
11,85
159,36
FOGGIA
158,77
149,70
10,81
10,01
139,77
LECCE
182,57
0,01
13,26
9,99
0,01
TARANTO
148,00
136,96
10,80
9,85
152,02
TOTALE
167,18
155,52
11,82
10,00
166,46
Anno 2002
Valori assoluti
REGISTRATE ATTIVE
BARI
ISCRIZIONI CESSAZIONI TOT. ADDETTI
26.470
24.145
1.593
1.490
27.540
BRINDISI
7.581
7.035
440
329
6.338
FOGGIA
11.259
10.639
844
707
9.251
LECCE
15.276
14.534
1.609
900
13.819
8.714
8.082
674
594
8.230
69.300
64.435
5.160
4.020
65.178
TARANTO
TOTALE
Valori per ogni 10.000 abitanti
REGISTRATE
ATTIVE
ISCRIZIONI
CESSAZIONI TOTALI ADDETTI
BARI
169,72
154,81
10,21
9,55
176,58
BRINDISI
188,38
174,82
10,93
8,18
157,50
FOGGIA
162,94
153,97
12,21
10,23
133,88
LECCE
193,90
184,48
20,42
11,42
175,41
TARANTO
150,29
139,39
11,62
10,24
141,94
TOTALE
172,36
160,26
12,83
10,00
162,11
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
57
Anno 2003
Valori assoluti
TOT.
ATTIVE
26.943
24.547
1.521
1.373
25.988
BRINDISI
7.593
7.083
465
487
6.013
FOGGIA
11.484
10.839
727
617
8.845
LECCE
15.718
14.939
951
686
13.419
8.868
8.210
567
533
7.831
70.606
65.618
4.231
3.696
62.096
BARI
TARANTO
TOTALE
ISCRIZIONI CESSAZIONI
ADDETTI
REGISTRATE
Valori per ogni 10.000 abitanti
TOT.
REGISTRATE
ATTIVE
ISCRIZIONI
CESSAZIONI
ADDETTI
BARI
172,75
157,39
9,75
8,80
166,63
BRINDISI
188,68
176,01
11,56
12,10
149,42
FOGGIA
166,20
156,86
10,52
8,93
128,00
LECCE
199,51
189,62
12,07
8,71
170,33
TARANTO
152,95
141,60
9,78
9,19
135,06
TOTALE
175,61
163,20
10,52
9,19
154,44
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
58
Unità commerciali registrate in
Puglia
210
200
190
180
170
160
150
140
1998
1999
2000
BARI
BRINDISI
FOGGIA
2001
LECCE
2002
TARANTO
2003
TOTALE
dati riferiti ad ogni 10.000 abitanti
Iscrizioni e Cessazioni in valore assoluto
5.300
5.100
4.900
4.700
4.500
4.300
4.100
3.900
3.700
3.500
2000
2001
ISCRIZIONI
2002
2003
CESSAZIONI
dati riportati in valore assoluto
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
59
Saldi
1.200
1.000
800
600
400
200
0
2000
2001
2002
2003
dati riportati in valore assoluto
Analizzando il dato relativo alla Puglia si assiste, soprattutto a partire dal
2001, ad un incremento delle unità commerciali registrate che si caratterizza per
la sostanziale omogeneità riscontrata tra le diverse entità territoriali, con le
province di Brindisi e Lecce al di sopra della media e quella di Bari fedelmente
allineata ai dati regionali.
Il positivo trend riscontrato nel numero di nuove iscrizioni in Puglia sino al
2002 e la contemporanea stabilità del numero delle cessazioni nello stesso
periodo, ha senz’altro contribuito alla determinazione del picco più alto del saldo
positivo. Questo stesso indicatore ha però subito un calo nel 2003 dovuto
principalmente alla riduzione delle nuove iscrizioni che sicuramente avrebbe
inciso in maniera maggiore se non si fosse registrata la contemporanea
diminuzione delle cessazioni.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
60
CAPITOLO 3
I CONSUMI DELLE FAMIGLIE
1. I consumi delle famiglie
Un’analisi attenta dei consumi della popolazione richiede dati accurati, sia
di provenienza ufficiale che raccolti a mezzo indagine specifica.
Quest’ultima richiede un impegno finanziario non trascurabile, poiché
deve essere svolta a mezzo interviste dirette presso i consumatori in un arco di
tempo contenuto, per garantire la contestualità delle informazioni raccolte; in
taluni casi sarà necessario svolgere più rilevazioni, in epoche diverse, per
cogliere eventuali caratteristiche connesse con la stagionalità.
Ai fini della pianificazione commerciale i consumi hanno importanza
notevole, ma non nel senso della quantificazione dei vari aggregati, bensì come
tendenza di medio termine, tenendo conto che i criteri comunali per il rilascio
delle autorizzazioni per medie strutture di vendita hanno validità triennale.
Inoltre va sottolineato che l’attuale normativa in materia di rilascio delle
autorizzazioni
per
esercizi
commerciali,
mentre
impone
il
rilascio
di
un’autorizzazione amministrativa per le strutture aventi superficie di vendita
superiore a mq. 250, sia per il settore alimentare che per il settore non
alimentare, ha liberalizzato l’apertura di esercizi con superficie di vendita fino a
mq. 250, denominati “esercizi di vicinato”, che possono liberamente localizzarsi
sul territorio comunale previa comunicazione al Comune, almeno 30 giorni
precedenti l’apertura stessa.
Da tale osservazione si deduce che l’apertura di più esercizi di vicinato di
fatto costituisce apertura di una media struttura di vendita ai fini dell’influenza sui
consumi
e,
quindi,
nell’equilibrio
domanda-offerta,
per
cui
qualunque
programmazione che preveda l’apertura di un certo numero di medie strutture
risulta vanificata.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
61
Invece, se l’analisi dei consumi viene effettuata per valutare un trend, una
tendenza di medio termine lungo la quale articolare una programmazione di
settore, le risultanze dell’analisi potranno essere utili agli stessi operatori, che
avranno la possibilità di operare anche nelle nuove aree in cui sarà possibile
attivare nuove medie strutture, in modo che il mercato non subisca sensibili
alterazioni per effetto dell’ingresso di nuovi operatori nel mercato.
L’analisi dei consumi viene effettuata sulla base dei dati ISTAT (Istituto
Centrale di Statistica) relativi alle indagini annuali sui “Consumi delle famiglie”.
Dalle tavole allegate (tavv. 1, 2, 3) e relativi grafici, si deduce una
sostanziale crescita dei consumi delle famiglie pugliesi, in termini monetari, che
passano da 415 euro mensili a 430 nel periodo compreso tra il 1997 ed il 2002.
In Puglia, a livello settoriale, i consumi alimentari appaiono in leggera
crescita; anche l’incidenza sulla spesa totale aumenta, passando dal 22,06% del
1997 al 23,23% del 2002, mentre i consumi non alimentari (relativi ai prodotti
commercializzati presso la rete distributiva: abbigliamento, calzature, mobili,
elettrodomestici e servizi per la casa) assumono un trend di sostanziale linearità,
almeno negli ultimi 4 anni.
Va tuttavia osservato che in Puglia la spesa alimentare ha un’incidenza maggiore
che nel resto del Paese rispetto alla spesa totale, ma va ancora sottolineato che
nella nostra regione la spesa media mensile è sensibilmente inferiore alla media
nazionale, come risulta dal seguente prospetto:
spesa media mensile Totale in Puglia: percentuale rispetto alla spesa media
nazionale:
anno 1997:
anno 1998:
anno 1999:
anno 2000:
anno 2001:
anno 2002:
92%
86%
84%
83%
81%
84%
L’impressione che si ricava dall’analisi è di una sostanziale tenuta dei
consumi alimentari, con lievi aumenti, a fronte di una spesa complessiva delle
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
62
famiglie abbastanza ridotta rispetto alla media nazionale, mentre i consumi non
alimentari registrano un andamento costante.
Confrontando i dati sopra esposti con quelli inseriti negli studi preliminari
alla base dell’elaborazione degli indirizzi e criteri per la programmazione delle
medie e grandi strutture di vendita predisposti dalla Regione, qui riassunti nelle
tavole n. 4, 5, 6, si vede come la diversità delle fonti comporta diversità di analisi:
comunque si individua una tendenza all’aumento della spesa alimentare e non
alimentare: come innanzi precisato, è la tendenza che interessa, piuttosto che
l’entità della variazione, poiché l’impianto normativo che regola il settore non
consente di programmare per quote di superfici autorizzabili ma solo per obiettivi
di presenza e sviluppo.
Circa l’anno 2003, dal comunicato stampa diffusa dall’Istat in luglio 2004, si
apprende quanto segue:
“Nel 2003, secondo l’indagine condotta su un campione di circa 28 mila famiglie,
la spesa media mensile per famiglia è pari, in valori correnti, a 2.313 euro, 119 in
più rispetto all’anno precedente (+ 5,4%). Va comunque considerato che sul
5,4% di aumento della spesa, 1,4 punti percentuali sono imputabili all’aumento
del fitto figurativo, cioè all’importo stimato dalle famiglie proprietarie di
un’abitazione circa il canone di locazione che avrebbero dovuto pagare. In altri
termini, se nel 2003 il valore dell’affitto fosse stato identico a quello del 2002,
l’aumento della spesa media mensile sarebbe risultato pari al 4%. Tale aumento
incorpora, ovviamente, anche la dinamica inflazionistica che nel 2003, in base
all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività, è risultata in media pari al
2,7%, con differenze non trascurabili tra i diversi capitoli di spesa.
La spesa per i generi alimentari e bevande aumenta di 26 euro rispetto
all’anno precedente, da 425 a 451 euro mensili, mentre la spesa per generi non
alimentari passa da 1770 a 1862 euro.
L’andamento rilevato a livello nazionale tra il 2002 e il 2003 è il frutto di
dinamiche territoriali differenziate: nel Nord si osserva un aumento della spesa
totale del 5,9% (da 2396 a 2538), a fronte di una crescita del 5% nel Centro (da
2348 a 2466 euro) e del 4,8% nel Mezzogiorno (da 1806 a 1892 euro).”
Infine si evidenzia che l’auspicata ripresa economica, creando nuova
occupazione, sicuramente incrementerà i redditi e, di conseguenza, la spesa,
che deve allinearsi ai valori medi nazionali: in sostanza vi è un buon margine di
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
63
crescita dei consumi, e la dimostrazione di tale impressione è data dalla
crescente attenzione che gruppi della distribuzione organizzata stanno
riservando da alcuni anni alla nostra regione e alla provincia di Bari in particolare,
con l’apertura di strutture medie e grandi, sia nel settore alimentare che in quello
non alimentare.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
64
Tav. 1 - Spesa media mensile per famiglia
GRUPPI E CATEGORIE DI CONSUMO
1997
1998
1999
2000
2001
2002
1997
1998
Italia
Numero medio componenti
Pane e cereali
Carne
Pesce
Latte formaggi e uova
Oli e grassi
Patate frutta e ortaggi
Zucchero, caffè e drogheria
Bevande
ALIMENTARI E BEVANDE
Tabacchi
Abbigliamento e calzature
Abitazione (principale e secondaria)
Combustibili ed energia
Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa
Sanità
Trasporti
Comunicazioni
Istruzione
Tempo libero, cultura e giochi
Altri beni e servizi
NON ALIMENTARI
SPESA MEDIA MENSILE
2,7
66,46
94,64
30,71
56,42
19,40
67,56
30,71
35,39
401,29
19,83
135,79
443,06
95,57
143,33
87,67
302,51
40,84
30,60
106,38
218,08
1.623,64
2.024,93
2,6
66,33
94,25
31,33
57,00
17,63
70,08
30,17
36,83
403,63
19,87
139,34
454,31
98,12
142,42
92,26
314,89
44,09
27,30
109,34
231,08
1.673,02
2.076,65
2,6
65,66
93,48
32,26
55,52
17,49
68,86
29,40
36,79
399,46
19,65
138,86
467,46
99,54
146,82
88,85
320,00
45,67
26,80
106,83
228,17
1.688,65
2.088,11
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
2,6
67,83
94,12
33,85
55,66
15,96
69,45
30,36
37,08
404,30
19,68
144,58
485,62
100,16
160,94
86,01
334,13
49,95
28,50
115,78
248,16
1.773,52
2.177,82
2,6
2,6
68,80
72,05
93,71
98,50
35,56
35,88
56,75
58,22
15,80
15,35
72,36
76,03
30,25
29,38
37,62
39,27
410,86
424,69
18,69
18,50
152,70
149,03
508,16
542,50
101,94
103,88
149,66
140,82
80,08
82,53
318,52
312,89
46,03
45,64
26,55
23,85
111,55
107,36
253,58
242,74
1.767,46
1.769,55
2.178,31
2.194,23
3,0
3,0
65,76
62,43
91,05
89,42
40,78
37,84
61,51
61,10
17,41
15,00
71,68
70,82
33,05
30,07
34,16
34,63
415,41
401,31
21,14
17,01
153,27
163,34
361,28
344,60
74,43
74,43
177,44
151,50
81,01
70,11
257,00
252,88
37,34
41,09
41,06
30,12
89,01
90,99
175,11
151,82
1.468,10 1.387,89
1.883,51 1.789,20
1999
Puglia
2,9
61,42
85,58
39,57
56,96
13,50
68,91
29,59
32,46
388,00
16,39
139,89
354,20
77,95
140,23
70,31
247,19
40,74
30,60
82,61
157,46
1357,57
1745,57
2000
2,9
65,61
96,25
43,57
62,58
13,69
73,81
31,75
39,30
426,57
20,49
170,49
337,12
79,33
156,17
64,69
230,21
44,42
28,02
77,52
176,44
1384,91
1811,48
2001
2002
2,9
2,9
65,13
68,56
89,78
96,45
43,03
41,97
59,15
66,19
13,07
12,11
74,42
81,38
29,57
29,61
35,61
34,43
409,75
430,71
16,07
17,82
160,47
161,14
369,39
410,87
71,64
74,93
134,73
141,32
57,43
73,24
228,03
223,69
41,42
41,23
29,40
25,67
75,19
78,98
164,32
174,81
1.348,09
1.423,88
1.757,84
1.854,38
65
Tav. 2 - Spesa media mensile per famiglia
GRUPPI E CATEGORIE DI CONSUMO
Numero medio componenti
Pane e cereali
Carne
Pesce
Latte formaggi e uova
Oli e grassi
Patate frutta e ortaggi
Zucchero, caffè e drogheria
Bevande
ALIMENTARI E BEVANDE
Tabacchi
Abbigliamento e calzature
Abitazione (principale e secondaria)
Combustibili ed energia
Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa
Sanità
Trasporti
Comunicazioni
Istruzione
Tempo libero, cultura e giochi
Altri beni e servizi
NON ALIMENTARI
SPESA MEDIA MENSILE
1997
ITALIA
Puglia
2,7
66,46
94,64
30,71
56,42
19,40
67,56
30,71
35,39
401,29
19,83
135,79
443,06
95,57
143,33
87,67
302,51
40,84
30,60
106,38
218,08
1623,64
2024,93
3,0
65,76
91,05
40,78
61,51
17,41
71,68
33,05
34,16
415,41
21,14
153,27
361,28
74,43
177,44
81,01
257,00
37,34
41,06
89,01
175,11
1468,10
1883,51
1998
ITALIA
2,6
66,33
94,25
31,33
57,00
17,63
70,08
30,17
36,83
403,63
19,87
139,34
454,31
98,12
142,42
92,26
314,89
44,09
27,30
109,34
231,08
1673,02
2076,65
Puglia
3,0
62,43
89,42
37,84
61,10
15,00
70,82
30,07
34,63
401,31
17,01
163,34
344,60
74,43
151,50
70,11
252,88
41,09
30,12
90,99
151,82
1387,89
1789,20
1999
ITALIA
2,6
65,66
93,48
32,26
55,52
17,49
68,86
29,40
36,79
399,46
19,65
138,86
467,46
99,54
146,82
88,85
320,00
45,67
26,80
106,83
228,17
1688,65
2088,11
Puglia
2,9
61,42
85,58
39,57
56,96
13,50
68,91
29,59
32,46
388,00
16,39
139,89
354,20
77,95
140,23
70,31
247,19
40,74
30,60
82,61
157,46
1357,57
1745,57
2000
ITALIA
2,6
67,83
94,12
33,85
55,66
15,96
69,45
30,36
37,08
404,30
19,68
144,58
485,62
100,16
160,94
86,01
334,13
49,95
28,50
115,78
248,16
1773,52
2177,82
Puglia
2,9
65,61
96,25
43,57
62,58
13,69
73,81
31,75
39,30
426,57
20,49
170,49
337,12
79,33
156,17
64,69
230,21
44,42
28,02
77,52
176,44
1384,91
1811,48
2001
ITALIA
Puglia
2002
ITALIA
Puglia
2,6
2,9
2,6
2,9
68,80
65,13
72,05
68,56
93,71
89,78
98,50
96,45
35,56
43,03
35,88
41,97
56,75
59,15
58,22
66,19
15,80
13,07
15,35
12,11
72,36
74,42
76,03
81,38
30,25
29,57
29,38
29,61
37,62
35,61
39,27
34,43
410,86
409,75
424,69
430,71
18,69
16,07
18,50
17,82
152,70
160,47
149,03
161,14
508,16
369,39
542,50
410,87
101,94
71,64
103,88
74,93
149,66
134,73
140,82
141,32
80,08
57,43
82,53
73,24
318,52
228,03
312,89
223,69
46,03
41,42
45,64
41,23
26,55
29,40
23,85
25,67
111,55
75,19
107,36
78,98
253,58
164,32
242,74
174,81
1.767,46
1.348,09
1.769,55
1.423,88
2.178,31
1.757,84
2.194,23
1.854,38
_________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Comune di Grottaglie
66
Tav. 3 - Incidenza percentuale della spesa per settore rispetto alla spesa totale
(valori assoluti)
GRUPPI E CATEGORIE DI CONSUMO
1997
1998
1999
2000
2001
2002
1997
1998
Italia
1999
2000
2001
2002
Puglia
ALIMENTARI E BEVANDE
401,29
403,63
399,46
404,30
410,86
424,69
415,41
401,31
388,00
426,57
409,75
430,71
Abbigliamento e calzature
Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa
Totale
135,79
143,33
279,12
139,34
142,42
281,76
138,86
146,82
285,69
144,58
160,94
305,52
152,70
149,66
302,36
149,03
140,82
289,85
153,27
177,44
330,71
163,34
151,50
314,83
139,89
140,23
280,13
170,49
156,17
326,66
160,47
134,73
295,20
161,14
141,32
302,46
SPESA MEDIA MENSILE
2024,93
2076,65
2088,11
2177,82
2.178,31
2.194,23
1883,51
1789,20
1745,57
1811,48
1.757,84
1.854,38
(valori percentuali)
GRUPPI E CATEGORIE DI CONSUMO
1997
1999
2000
1998
1999
2000
2001
2002
1997
1998
Italia
2001
2002
Puglia
ALIMENTARI E BEVANDE
19,82
19,44
19,13
18,56
18,86
19,35
22,06
22,43
22,23
23,55
23,31
23,23
Abbigliamento e calzature
Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa
Totale
6,71
7,08
13,78
6,88
7,03
13,57
6,86
7,25
13,68
7,14
7,95
14,03
7,54
7,39
13,88
7,36
6,95
13,21
7,57
8,76
17,56
8,07
7,48
17,60
6,91
6,93
16,05
8,42
7,71
18,03
7,92
6,65
16,79
7,96
6,98
16,31
2024,93
2076,65
2088,11
2177,82
2.178,31
2.194,23
1883,51
1789,20
1745,57
1811,48
1.757,84
1.854,38
SPESA MEDIA MENSILE
_________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Comune di Grottaglie
67
euro
SPESA MEDIA PER FAMIGLIA
alimentari e bevande
450,00
440,00
430,00
420,00
410,00
400,00
390,00
380,00
370,00
360,00
350,00
Italia
Puglia
1997
1998
1999
2000
2001
2002
anni
TAV. 4
SPESA MEDIA PER FAMIGLIA
abbigliamento e calzature
180,00
160,00
140,00
euro
120,00
100,00
Italia
80,00
Puglia
60,00
40,00
20,00
0,00
1997
1998
1999
2000
2001
2002
anni
TAV. 5
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
68
euro
SPESA MEDIA PER FAMIGLIA
mobili,elettrodomestici e servizi per la casa
200,00
180,00
160,00
140,00
120,00
100,00
80,00
60,00
40,00
20,00
0,00
Italia
Puglia
1997
1998
1999
2000
2001
2002
anni
TAV. 6
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
69
CAPITOLO 4
SVILUPPO URBANISTICO E COMMERCIO
1 . Lo sviluppo urbanistico della città di Grottaglie
Lo sviluppo urbanistico della città di Grottaglie è avvenuto secondo le seguenti
quattro fasi:
• la prima fase, dalle origini al 1881, è coincisa con la formazione dell’attuale centro
storico e di alcuni isolati, ad esso, adiacenti;
• la seconda, fino agli anni quaranta, ha determinato, invece, la crescita dell’abitato
lungo le direttrici di via Mafalda di Savoia, e via delle Torri.
• la terza, fino agli anni settanta, ha visto lo sviluppo urbano secondo le direttrici di via
Marconi e via Diaz;
• la quarta fase, infine, ha determinato l’urbanizzazione di zona Capone e la
contemporanea edificazione lungo la direttrice di viale Gramsci, via G. Deledda, via
Colombo.
Per la città di Grottaglie, come per la maggior parte dei centri urbani, la fase di
notevole espansione edilizia è coincisa con il ventennio 1961-81, fase terminata a
causa degli alti costi di costruzione e di una contrazione della ricchezza generale.
Un’altra fase di notevole espansione edilizia si è avuta in attuazione della legge
167; mentre la situazione attuale vede la progressiva espansione della città verso nord
in quelle aree individuate dal PRG vigente come zone di espansione.
Nel centro storico, attualmente, si assiste ad un notevole degrado delle
strutture, abbandonate a causa della loro ridotta funzionalità ed agibilità.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
70
Esse risultano caratterizzate da una ridotta superficie e da una scarsa
aerazione degli spazi interni. La distribuzione dei vani interni delle abitazioni, infatti, si
connota per l’eccessiva contiguità e dalla possibilità di aerazione solo dalla porta
d’ingresso principale e dal vano finestra ubicata sul prospetto interno.
Il centro storico si caratterizza, anche, per una notevole carenza di spazi a
verde ed a parcheggio, e per insufficienti carreggiate stradali.
Le sole qualità architettoniche riscontrabili, peraltro di notevole importanza,
sono
presenti nei fabbricati delle poche famiglie padronali dell’epoca e religiosi (Palazzo
Pignatelli, Palazzo Urselli, Palazzo Tuzzo, Edificio Ettorre, Cattedrale, Congrega del
Purgatorio).
Il centro storico di Grottaglie, allo stesso tempo, presenta notevoli caratteri
ambientali, quali: urbanistica spontanea e trama stradale che si adatta all’andamento
altimetrico del terreno, seguendo percorsi capaci di incanalare le acque piovane.
Contiguo al centro storico, sorge il “Quartiere delle ceramiche”, famoso in tutto il
mondo per la produzione di pregevoli prodotti artigianali in ceramica.
Ha una conformazione che potrebbe ricalcare l’impianto originario di Grottaglie, e si
caratterizza per la presenza di costruzioni isolate, collegate tra loro non mediante
strade, ma percorsi e recinti di spazi vuoti.
La natura dei luoghi, caratterizzata dalla presenza di vuoti urbani, permette di
individuare il quartiere come una parte integrante del centro storico, nella quale
reperire alcuni servizi, necessari a razionalizzare la mobilità e, non solo questa, al suo
interno e all’interno di tutta l’area antica.
In tale area, facendo riferimento al D.L. n. 1444 del 02/04/1968, sarebbe
possibile maggiorare la sup. lorda abitabile di una quota non superiore a 5 mq. “per le
destinazioni non specificatamente residenziali, ma strettamente connesse con le
residenze (negozi di prima necessità, servizi collettivi per le abitazioni, ecc.).”
Al di là del centro storico e del “quartiere delle ceramiche”, l’aggregato urbano
della città è caratterizzato dalla presenza di una parte ottocentesca, ricalcante il
modello di ortogonalità “ipodamea”, e dalla zona di espansione, successiva agli anni
cinquanta del ‘900, dilagante nella campagna senza forma e senza limiti.
Il territorio grottagliese non edificato si caratterizza per la presenza, a monte, di
aree di notevole pregio paesaggistico grazie alla presenza di gravine e grotte
nell’ambito delle quali si rinvengono reperti archeologici e affreschi.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
71
Altre grotte si trovano nel “Quartiere delle ceramiche”, nel masso ciclopico su cui si
fonda il Castello Arcivescovile.
Il territorio è interessato anche dalla presenza di masserie di alto pregio
architettonico.
Infine, il territorio di Grottaglie si connota, anche, per la presenza dell’aeroporto
civile e militare, che conta un’ottimale posizione logistica per le rotte militari verso la
Grecia, la Libia ed il Medio Oriente.
Esso è stato di uso civile fino agli anni 70 (Roma, Genova, Bologna), ma
attualmente, è usato in misura ridottissima. Attualmente l’aereoportoritorna ad avere
importanza strategica all’interno dell’area salentina; tale ruolo è stato di recente
rimarcato in sede di sottoscrizione dell’Intesa Istituzionale di programma tra Governo e
Regione Puglia (Marzo 2003)
2. Strumenti urbanistici vigenti
2.1 - P.R.G.
La città di Grottaglie già dotata dal 1978 da PRG, dispone di un nuovo Piano
Regolatore Generale approvato dalla Giunta Regionale con delibera n°1629 del
04/11/2003. In esso risultano compatibili aree per localizzazioni di medie strutture di
vendita, oltre che
nelle zone B e C, nel rispetto degli standard di legge, anche nelle
zone tipizzate D. Attualmente è in corso di approvazione il Piano di Recupero del
Centro Storico- Particolareggiato per la città Antica ed il Quartiere delle Ceramiche .
Sono state realizzate le infrastrutture secondarie nelle aree a completamento e
l’integrazione di quelle esistenti.
A sud est dell’abitato si è avuta la realizzazione di un asilo nido, di una scuola
materna, di una scuola elementare e di attrezzature sportive; mentre si prevede con
l’attuale P.R.G. di realizzare un parco pubblico.
A nord ovest, invece, è stato realizzato un ulteriore Palazzetto dello Sport,
Campus, mentre sono già funzionanti un asilo nido ed una scuola materna; sono stati
inoltre realizzati un complesso per scuola media ed uno per casa di riposo; inoltre sono
state attivate due scuole materne. A livello di infrastrutture, invece, è stata già
realizzata la viabilità di collegamento con il centro abitato.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
72
Per tale area è prevista, anche, la realizzazione di un centro commerciale e di
un centro civico.
Nell’area tipizzata come “zona B” è stata data esecuzione all’attrezzatura
sportiva a servizio del quartiere.
A ridosso del centro storico è stato realizzato un edificio per asilo nido ora
funzionante come scuola materna, inoltre è già agibile un parcheggio a 2 piani (2000
mq) ed è programmata la realizzazione di aree attrezzate per il tratto compreso tra la
strada provinciale per S. Marzano ed il prolungamento di via Calò; infine, si è data
attuazione anche ai parcheggi a servizio delle attrezzature sportive. E’ stato, inoltre,
redatto un programma di recupero delle urbanizzazioni primarie (rete fognante,
pavimentazione in pietra e pubblica illuminazione).
La parte a monte del territorio di notevole pregio paesaggistico, grazie alla
presenza di gravine e grotte nell’ambito delle quali si rinvengono reperti archeologici e
affreschi, è stata vincolata imponendone l’assoluta inedificabilità (per una fascia di 200
mt) ed il divieto di qualsiasi attività estrattiva di tufi.
3. Le zone commerciali
3.1 - Criteri per l’individuazione delle zone
L’analisi dell’assetto urbanistico della città di Grottaglie è utile ai fini della
comprensione dei flussi attratti dalle attività commerciali insediate in ciascun ambito
urbano e dalle emergenze e preesistenze ivi presenti.
Tale analisi, unitamente alle possibilità offerte dalla legislazione in materia di
commercio, ha suggerito l’opportunità di procedere alla individuazione di zone
commerciali; tale individuazione ha preso avvio dalla delimitazione del territorio
comunale in diverse “zone”, connotate da omogeneità di caratteri stilistici, morfologici e
socioeconomici.
In particolare i criteri adottati per la perimetrazione delle zone sono stati i
seguenti:
-
caratteristiche urbanistiche (individuazione delle aree urbane che presentano
continuità tipologica ed architettonica);
-
caratteristiche della rete infrastrutturale (individuazione degli assi di penetrazione
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
73
della città e di collegamento urbano ed extraurbano);
-
caratteristiche del PRG (individuazione delle caratteristiche di suddivisione del
territorio in riferimento alle destinazioni d’uso);
-
caratteristiche della rete distributiva;
-
flussi gravitazionali commerciali.
Nella fattispecie le “zone commerciali” individuate sono le seguenti:
Zona commerciale n 1” centro storico” comprendente il tessuto antico della
città, tipizzato “A” ed il quartiere delle ceramiche, tipizzato Ac , negli strumenti
urbanistici vigenti.
Per tali aree il Comune si è da poco dotato di un Piano Particolareggiato e di
recupero del centro storico (Zona A) e del quartiere delle ceramiche (Zona Ac), piano
in corso di definitiva approvazione nel corso della discussione del Piano, è emersa la
necessità di tutelare i valori storici sociali ed architettonici di tali zone, anche con
provvedimenti mirati, soprattutto nel settore distributivo.
Per tali ragioni, oltre che per espressa previsione del legislatore regionale
(lett.C , comma 1 art. 15 L.R. 1 agosto 2003 n 11) nel presente documento sono stati
elaborati ipotesi di misure di promozione e sviluppo sia per il Centro Storico che per il
Quartiere delle Ceramiche.
Pertanto la zona commerciale n 1 risulta così definita:
Zona 1A: Centro Storico, corrispondente alla zona omogenea A di PRG;
Zona 1B: Quartiere delle Ceramiche, corrispondente alla zona
omogenea Ac di PRG;
Zona commerciale 2: comprende la zona omogenea B di PRG, a
corona attorno al Centro Storico ed al Quartiere delle Ceramiche.
Zona commerciale 3 : comprende le zone omogenee C di PRG
nonché la zona C8, a ridosso del Centro Storico
Zona commerciale n 4 : comprende il restante territorio comunale
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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CAPITOLO 5
IL “SISTEMA COMMERCIO” A GROTTAGLIE
1. Ipotesi di sviluppo della rete distributiva comunale
L’assetto urbano del comune di Grottaglie, dato il consolidamento delle abitudini di
acquisto della popolazione residente e fluttuante, sicuramente determinata dalla
distribuzione territoriale dell’offerta commerciale e dai numerosi poli attrattivi presenti
nell’area centrale urbana, crea non pochi problemi all’accessibilità veicolare e alle
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
75
condizioni di vivibilità in talune vie della cittadina.
L’affluenza presso esercizi
commerciali ubicati nella zona centrale della città assume consistenza considerevole e
può assumere maggiore consistenza se si verificheranno almeno le seguenti
condizioni:
⇒
introduzione di una programmazione generale improntata ad aumentare il ruolo
della città nel bacino di utenza, mediante sinergie tra commercio, urbanistica,
recupero di edifici nel centro storico e nel centro cittadino, manifestazioni culturali;
⇒
avvio della programmazione urbanistica generale, anche attraverso il nuovo PRG, in
modo da avviare programmi edilizi in grado di dare certezza ad investimenti anche
nel settore distributivo;
⇒
regolamentazione della circolazione e delle soste, anche con interventi sugli orari,
non solo delle attività commerciali, ma della città nel suo complesso, ad esempio
diversificando l’orario dei negozi rispetto a quello degli uffici pubblici e delle scuole;
⇒
avvio concreto dei programmi di rivitalizzazione del Centro Storico, anche con l’utilizzo
dei numerosi “vuoti urbani”, non ancora utilizzati;
⇒
rivalutazione del nucleo centrale della cittadina, compreso l’inestimabile patrimonio
del quartiere della ceramica
⇒
creazione di alternative localizzative per gli esercizi di medie-grandi dimensioni
rispetto al nucleo urbano centrale, soprattutto nelle vaste aree di espansione edilizia
ubicate a ridosso del nucleo urbano centrale, ove la possibilità di reperimento di
aree a parcheggio risulta sicuramente agevole, anche in relazione ai già onerosi
standards stabiliti dalla L.R. n. 11/2003 per le medie strutture di vendita.
2. Il commercio in una prospettiva di integrazione urbana
Le condizioni illustrate in precedenza sicuramente potranno determinare nel
futuro un nuovo assetto nella distribuzione territoriale delle unità di vendita, soprattutto
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
76
in alcune aree periferiche, ove è maggiormente avvertibile la carenza di strutture
distributive, ma è altrettanto certo che necessitano interventi programmatori intese a
preservare il livello di accessibilità nell'area centrale della città.
Purtroppo nella periferia quelle commerciali non sono le uniche strutture di cui
si avverte la carenza, ma c'è da sperare che la realizzazione dei programmi di
espansione edilizia previsti nel PRG contribuirà a dotare anche le zone periferiche del
minimo di strutture necessarie ad elevare la qualità del livello urbano in generale,
anche se si rende necessaria ed urgente anche una politica di rivitalizzazione del
centro storico.
Le analisi sulle condizioni necessarie allo sviluppo della
struttura del
commercio rappresentano un elemento propulsore per la creazione, all'interno dei
comparti già realizzati o da realizzare, di poli di aggregazione, oltre che di attività
commerciali, anche per attività extracommerciali e para-commerciali, quali pubblici
esercizi, rivendite di giornali, botteghe artigiane ed attività di servizi alla persona
contribuendo, a vitalizzare la periferia, nonché le aree centrali che negli ultimi anni
sono state interessate da fenomeni di abbandono da parte della residenza e di
numerose attività terziarie.
A tal fine, partendo dalla constatazione del livello
qualitativo della rete
distributiva attuale, e data l'evoluzione che il settore del commercio sta vivendo, si
impongono alcune considerazioni in materia di innovazione e tecniche gestionali.
Non vi è dubbio che l'attuale rete commerciale, concentrata massicciamente nel
centro, è costituita da un gran numero di esercizi
a conduzione prevalentemente
familiare e gestiti con tecniche tradizionali; essi offrono sicuramente un servizio al
consumatore, ma qualitativamente
tale servizio è migliorabile. Tale situazione è
comune a gran parte delle aree meridionali, per le quali il prossimo futuro sarà
sicuramente determinante nel settore della distribuzione commerciale. L'innovazione sia nelle tecniche gestionali che nelle tipologie - trova ostacoli a volte insormontabili:
esercizi, talvolta di ridotte dimensioni, che operano in condizioni di marginalità
economica e a prevalente
conduzione familiare, il
che ostacola il sorgere di
professionalità non basate esclusivamente su tradizione e buona volontà. Altro
ostacolo di grossa portata è la carenza di conduzioni associate: ciò è riconducibile al
problema dell'associazionismo in generale, sempre più diffuso nelle regioni del CentroNord, mentre nel Sud stenta a muovere i primi passi. Tali fenomeni d'altronde sono
rilevabili anche attraverso la scarsa presenza nelle regioni meridionali di strutture di
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
77
attrazione, quali centri commerciali al dettaglio, tipologia, invece, molto più diffusa
nelle altre regioni italiane. In Puglia operano alcuni centri commerciali al dettaglio di
grandi dimensioni: a Taranto, Surbo, San Cesareo, Casamassima, Foggia, Corato,
Bari, Andria. Di essi, solo due unità, a Surbo e Taranto, non sono di recentissima
attivazione come gli altri. Ciò denota una certa vitalità nel settore della grande
distribuzione organizzata, peraltro regolamentata dalla Legge Regionale n. 24/99,
abrogata e sostituita dalla vigente Legge n. 11/03.
La tendenza alla localizzazione di strutture commerciali lungo assi di
collegamento esterni ai centri urbani, tipica di insediamenti di grandi dimensioni, si
ritiene debba subire una inversione di tendenza nel prossimo futuro a causa
• della saturazione delle aree attorno alle città;
• della disponibilità nei centri urbani di aree per insediamenti commerciali, a seguito
della espulsione, già avvenuta, della residenza e contestuale reperimento di aree a
parcheggio; in particolare i “vuoti urbani” possono ben prestarsi alla localizzazione di
centri commerciali urbani, nei limiti dimensionali delle medie strutture attrattive “
M3”, aventi superficie di vendita non superiore a mq. 2.500;
• della politica di rivitalizzazione dei centri storici e dei centri urbani in generale che,
soprattutto nelle regioni meridionali, sono dotati di patrimoni edilizi irripetibili;
• della tendenza al progressivo invecchiamento della popolazione, con minore
propensione alla mobilità.
Pertanto i centri commerciali o i poli commerciali vanno ripensati e rimodulati, in
quanto capaci di costituire
un prezioso veicolo di innovazione,
capace di
esaltare la complementarità d'acquisto dei vari prodotti esitati al suo interno; in tal
senso il centro o il polo commerciale:
• può contribuire all'ammodernamento della rete distributiva comunale, determinando
anche le condizioni per una crescita professionale per gli operatori economici;
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
78
• può determinare l'eliminazione di alcune remore all’associazionismo, stante la
necessità di contatti necessari per la gestione unitaria di una struttura commerciale
moderna;
• non va visto come duplicazione di strutture commerciali, in quanto può essere
costituito da esercenti già operanti che trasferiscono la sede dell'attività;
• infine, può determinare le condizioni di recupero di parte delle quote di consumo
evase dalla città verso strutture di attrazione ubicate nei comuni della cintura e, in
particolar modo, nella vicina città di Taranto, ove sono presenti ben due centri
commerciali di rilevanti dimensioni.
3. Decentramento e rivalutazione del commercio nelle aree non
centrali
Dalla presa d'atto dell'assetto territoriale della rete di vendita, con conseguente
necessità di prevedere un potenziamento della rete di vendita nei quartieri attorno al
nucleo principale del centro urbano, vi è la necessità di riconsiderare il commercio nelle
aree attorno a tale nucleo centrale. L’area centrale della cittadina costituisce
un
grande centro commerciale naturale integrato funzionalmente con la residenza e con i
numerosi servizi ad uso collettivo; tale area costituisce un polo di attrazione per molti
versi irripetibile ed esclusivo, data la sua particolare ubicazione e dato il suo patrimonio
storico ed urbanistico. La rete commerciale ivi esistente si è adattata alla tipologia
edilizia, talvolta operando interventi mal tollerati ma comunque potenzialmente
riconducibili ad eventuali programmi di ristrutturazione dell'intero patrimonio urbanistico
dell'area interessata.
L'offerta del servizio commerciale è qualitativamente di livello superiore in
rapporto alla media comunale, ma non vi è dubbio che in direzione della qualità vi è
ancora molta strada da compiere. La qualità non deve solo riguardare i singoli esercizi,
molti dei quali necessitano di interventi di ammodernamento, ma soprattutto l'intera
area nella quale operano.
Al di là di interventi in materia di circolazione e regolamentazione della sosta,
che sono all'attenzione degli organismi competenti, urgono interventi di riorga-
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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nizzazione ed ammodernamento della rete di vendita, poiché all'interno della stessa
area centrale, i negozi di qualità, o meglio, l'offerta di qualità non è omogenea,
presenta numerose interruzioni. Certamente una eventuale pedonalizzazione di alcune
aree di circolazione contribuirebbe a migliorare l'accessibilità da parte dei consumatori,
ma non la qualità dell'offerta.
Quest'ultima
va
migliorata
attraverso
sistematici
interventi
di
ammodernamento delle singole strutture commerciali, di circolazione, di sosta, di
arredo urbano.
Sono interventi realizzabili solo a lungo termine, ma non c'è dubbio che sia il
caso di incominciare:
agli inizi del terzo millennio, alla vigilia di una fase di ristrutturazione dell'intera
economia nazionale imposta dall’ingresso nella U.E., il commercio deve continuare ad
assolvere un ruolo determinante.
Lo strumento attraverso il quale ammodernare e rafforzare il ruolo del
commercio nell'area centrale della cittadina deve avere la forza di coinvolgere il privato
ed il pubblico insieme, in un progetto di rilancio di immagine che, a lungo termine,
sicuramente porta i frutti anche nella direzione della qualità dello sviluppo urbano,
eliminando i processi di degrado delle aree centrali.
Uno degli strumenti atti allo scopo può essere rappresentato dai "centri
commerciali di vicinato" costituiti tra operatori privati ed enti locali (Comune, Camera di
Commercio, ecc.) con la partecipazione di associazioni di categoria. Lo scopo è
l'ammodernamento della rete distributiva, con la riqualificazione del tessuto urbano,
anche mediante interventi di arredo urbano. A tale scopo possono anche essere
stipulati accordi ai sensi della vigente normativa regionale.
In questa direzione le associazioni di via potrebbero giocare un ruolo
determinante, se opportunamente assistite da programmi dell'amministrazione
comunale.
Il precedente riferimento ai centri commerciali deve essere inteso come
iniziativa intrapresa da un sufficiente numero di esercenti operanti lungo una via o
attorno ad una piazza, in cui gli operatori, con la partecipazione di enti locali e/o
associazioni di categoria, con l'ausilio di uno statuto comune, si prefiggano di
migliorare il servizio da rendere al consumatore, ristrutturando i propri esercizi e
contribuendo all'arredo urbano dell'area interessata.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
80
Da precisare che ciascun esercente conserva la propria autonomia gestionale,
impegnandosi a qualificare l'offerta e l'ambiente fisico nel quale opera, in una operazione di immagine di sicuro interesse, ma che richiede collaborazione da parte
dell'amministrazione comunale, anche per agevolare i processi decisionali relativi alle
inevitabili concessioni da rilasciare, sia sul piano urbanistico che su quello
commerciale. Sul piano prettamente normativo vanno considerati due aspetti importanti: quello relativo ai finanziamenti e quello relativo alle prescrizioni del piano
commerciale.
Per i finanziamenti vi sono possibilità, rivenienti da leggi di settore, alle quali si
rinvia, (POR Puglia, L. 488).
Circa le previsioni di piano commerciale, trattandosi di interventi promossi da
operatori già forniti di autorizzazioni amministrative, per i quali ampliamenti e
trasferimenti non sono vincolati al rispetto di norme relative ad eventuali quote o
contingenti, non dovrebbero sussistere difficoltà.
Da sottolineare che se le dimensioni dell’intervento non superano 2.500 metri
quadrati di superficie di vendita complessiva, sono di competenza comunale.
Inoltre, ai sensi di quanto disposto dalla Legge regionale già richiamata in
questa relazione,
al fine di contribuire ai programmi di rivitalizzazione del centro
storico vengono stabiliti i criteri e le norme per le medie strutture di vendita di cui
all’apposito Regolamento.
4.
Criteri ed indicazioni programmatiche per una efficace politica
di localizzazione di strutture distributive.
Una
politica
della
localizzazione delle
strutture distributive sul territorio
che voglia armonizzare le esigenze della popolazione con quelle degli operatori
economici
non
può
essere
disgiunta dalla politica complessiva della città e
dall'assetto di essa prefigurato nel P.R.G., le cui indicazioni e prescrizioni non
sono intoccabili ed eterne, così come non sono intoccabili gli attuali assetti della
distribuzione commerciale, a volte non in grado di svolgere appieno il ruolo a cui
aspira, soprattutto nelle aree esterne ai quartieri centrali, ma anche in essi, data la forte
evasione di popolazione verso zone periferiche.
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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In tale ottica è necessario avviare una seria analisi dei condizionamenti a cui il
commercio è sottoposto in ambito urbano. Tali condizionamenti sono di molteplice
natura e fra essi, quelli che assumono rilevanza determinante sono:
•
la mobilità veicolare e pedonale,
•
l'accessibilità agli esercizi commerciali,
•
l'aggregazione delle strutture di vendita,
•
l'integrazione con altri servizi ed attrezzature urbane,
•
la dotazione di spazi complementari.
Il peso dei fattori condizionanti è così rilevante da ritenere indispensabile la
loro
attenta valutazione ai
fini della organizzazione spaziale delle strutture
commerciali, poiché la interdipendenza tra la rete
di vendita e la mobilità della
popolazione sono del tutto scontate.
Per rimediare all'attuale dispersione delle attrezzature commerciali nelle aree
periferiche, che è la conseguenza di una localizzazione spontanea incontrollata, è
necessario facilitare o disporre, attraverso la pianificazione urbanistica, l'aggregazione
degli esercizi di vendita. Il principio di aggregazione consiste
consolidamento
nell'incentivare
il
delle attrezzature commerciali, allo scopo di sfruttarne meglio le
singole cariche polarizzanti, di controllarne più efficacemente i flussi
gravitazionali,
di esaltarne l'attività complessiva, di stimolarne la concorrenza. In una localizzazione
diffusa, infatti, l'effetto polarizzante si diluisce e con
esso si disperdono i
flussi
gravitazionali e si rendono più onerose o meno produttive le infrastrutture di servizio
e di sostegno.
Occorre
dunque
abbandonare il dannoso regime di libertà
svincolato dalle destinazioni d’uso, creando
urbanistica
le
premesse
esercizi commerciali e per
nel
contesto
insediativa,
della pianificazione
per stimolare efficacemente la concentrazione degli
ottenere la
loro corretta distribuzione spaziale in
rapporto agli obiettivi di sviluppo e di assetto della città. Peraltro, la disciplina del
settore ha da sempre abilitato all'esercizio
del commercio ma non
al suo
impianto, confondendo questo con il primo; occorre invece distinguere tra esercizio
ed impianto,
cioè tra autorizzazione d'esercizio e permesso insediativo, operando
nel futuro un diverso tipo di approccio che preordini le localizzazioni commerciali
con criteri di efficienza, sia settoriale che urbana. È opportuno, quindi, analizzare
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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tutti i requisiti urbanistici da cui dipende l'efficienza settoriale. Esiste inoltre un
problema di corretto dimensionamento degli spazi
complementari da destinare a
funzioni integrative, come parcheggi, spazi pedonali, aree verdi, aree di manovra,
spazi di deposito temporaneo delle merci, aree attrezzate per il gioco, aree per il
decoro ambientale, nonché di aree per i servizi logistici, possibilmente non distanti dai
poli commerciali. Sotto questo profilo i bisogni evolvono rapidamente e conviene
dimensionare con larghezza di spazi complementari, per soddisfare eventuali
imprevedibili esigenze future. Invece, la separazione del traffico di alimentazione delle
strutture commerciali è
tradizionali
sempre auspicabile, salvo che non si tratti
di
negozi
isolati; occorre quindi prevederla nel piano urbanistico o disporla in
normativa.
Da qui la necessità di avviare una verifica e, se occorre, un aggiornamento
delle ipotesi pianificatorie del P.R.G. . Una corretta visione dei problemi del commercio
non può essere disgiunta dalle scelte di politica urbanistica, avendo per obiettivo i
seguenti criteri, sia di programmazione commerciale che della programmazione
territoriale in generale:
A - la individuazione, già in sede di P.R.G., della localizzazione e del livello
gerarchico delle strutture commerciali, tenendo conto dello stato di fatto e del
fabbisogno insorgente; tale obiettivo può essere raggiunto pianificando le aree
compatibili per insediamenti terziari. Al momento nel territorio comunale vi sono aree
compatibili per insediamenti commerciali, quasi esclusivamente per esercizi di piccole
e medie dimensioni nel centro urbano, in cui l’insediamento di medie strutture
intermedie ad esempio, aventi superficie superiore a mq. 600 fino a mq 1500 diventa
molto problematico per la carenza di aree a parcheggio secondo la dotazione prevista
dall’art. 4 del Regolamento Regionale n 1 del 30 giugno 2004;
B - la verifica del livello di congestione di alcune aree centrali urbane, pianificando il
decentramento delle eventuali nuove unità
di vendita aggiuntive, senza
depauperare il patrimonio ed il ruolo del commercio nel centro urbano;
C - la suddivisione del territorio comunale in aree commerciali, mediante accorpamento
delle zone commerciali innanzi descritte, tenuto conto del ruolo del nucleo centrale
della città, costituito non solo dal centro storico ma anche dall’area adiacente,
sicuramente di interesse storico.
Sulla base dell’assetto commerciale ed urbanistico della città, avuto riguardo alla
molteplicità di funzioni gravanti sulle varie parti del tessuto urbano, il territorio
comunale, ai fini dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni per le medie strutture di
vendita, viene suddiviso nelle seguenti zone commerciali:
Zona 1A: Centro storico, corrispondente alla zona omogenea A di PRG;
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Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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Zona 1B: Quartiere delle ceramiche, corrispondente alla zona omogenea Ac di
PRG;
Zona commerciale 2: comprende la zona omogenea B di PRG, a corona attorno al
Centro Storico ed al Quartiere delle Ceramiche.
Zona commerciale 3 : comprende le zone omogenee C di PRG nonché la
zona C8, a ridosso del Centro Storico
Zona commerciale n 4 : comprende il restante territorio comunale
D - il potenziamento nel Centro Storico e nel centro urbano di strutture di attrazione di
livello gerarchico elevato, quali negozi specializzati, sia food che non food, integrati
con strutture artigianali, soprattutto legate a produzione o tradizioni tipiche locali,
anche attraverso la promozione di Centri commerciali urbani;
E - la previsione di nuclei commerciali integrati nelle zone di espansione,
sottodotate di esercizi e perciò tributarie delle strutture commerciali delle
aree centrali, con aggravio delle già precarie condizioni di accessibilità veicolare;
F - la previsione per ogni settore residenziale dei servizi commerciali di vicinato,
attraverso la costruzione di nuclei commerciali compatti, evitando ogni dispersione
territoriale dei nuovi esercizi;
G - l'inserimento delle strutture commerciali in "insiemi infrastrutturali", comprendenti
le attrezzature culturali, ricreative e di servizio.
Nei quartieri con forte incidenza di edilizia popolare, in cui sono carenti le aree per i
servizi, si dovrà incentivare la realizzazione dei centri direzionali, ove previsti. Ma
neppure deve essere trascurata la possibilità di realizzare strutture commerciali in
deroga alle attuali previsioni di PRG, apportandovi varianti in tempi brevi o, se
non contrario a disposizioni di legge, consentendo il cambio di destinazione d'uso in
quelle aree ove insostenibile si appalesa l'assenza di strutture commerciali di
largo e generale consumo al servizio della residenza;
H - il rispetto per tutte le strutture commerciali, centrali o periferiche, di una
buona accessibilità pedonale e veicolare, collocando opportunamente le fermate
dei mezzi pubblici, le aree di parcheggio, le aree
di manovra (per le
operazioni di carico e scarico) e soprattutto adottando adeguati provvedimenti di
pedonalizzazione, preventivamente concertati con imprenditori ed utenti;
I - l’attivazione di procedure rapide ed efficaci tendenti a creare poli logistici a servizio
delle attività commerciali nell’area centrale urbana, al fine di creare migliori condizioni
di scorrimento del traffico veicolare ed aumentare l’accessibilità dei consumatori.
Al fine di ottemperare compiutamente a quanto disposto dal Regolamento n.
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
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01/04 della Regione Puglia in materia di media strutture di vendita, si è proceduto alla
ricognizione delle unità di vendita classificate “medie strutture” operanti nel territorio
comunale a fine novembre 2004.
Esse sono le seguenti
Rag.Soc.
s.r.l.
s.n.c.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
s.n.c.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
s.r.l.
Denominazione Società e/o Ditta Individuale
Metri
quadri
SOC. C.M.C. di Tomaselli Michele
P.za Principe di Piemonte
ALFEO VITTORIO
Viale di Vittorio ang. Amendola
AUTOJONICA RALLY DI LOMAGISTRO
Via Madonna. di Pompei 96
ANCONA PIETRO
Via Canova 25
PASTORE ARREDA DI PAPPADA' MARIA
Via Giovanni XXIII, 14
CONSERVA COSIMO
c/da Montepizzutto, 89
CONSORZIO AGRARIO REGIONALE LUCANIA E TARANTO
Via Ennio 115
DURSO RICAMBI
Via Madonna di Pompei 98
LIGORIO GIUSEPPE
ViaLE Gramsci ang. Epicuro
CENTRO COMMERCIALE MICCOLI
Viale Matteotti 66
ERIKA
Via Lombardia, 50
M3 DI MAGGIO ROBERTO
Viale De Gasperi angolo via. Marconi
M2 DI MAGGIO VITO
Via Campitelli 67
SI.MI.GEL. di Piccirillo Silvana & C.
Via La Sorte 5
SUPERGEST 1 di Macripò Paolo Michele
Via Madonna di Pompei 15
OPERA PRIMA di SIMONETTI CATALDO
Via Brodoloni 27
RA.DI. e SU. Di Fanigliulo Antonio
Via Leoncavallo 5
TOTALE
Settore
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
Non
Alimentare
294
400
490
600
348
307
468
387
361
410
Alimentare
280
Alimentare
1.004
Alimentare
720
Alimentare
300
Alimentare
745
Alimentare
260
Alimentare
337
Alimentare
7.711
Per settore merceologico, la distribuzione delle medie strutture di vendita è la
seguente:
Settore
Numero medie
Alimentare
Strutture
Superficie di vendita
metri quadri
in
Superficie media in
metri quadri
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
85
8
Numero medie
Settore
4.056
Superficie di vendita
507
in
Superficie media in
Strutture
metri quadri
metri quadri
9
3.655
406
non
Alimentare
Totale
Medie
Strutture
Numero medie
Superficie di vendita in
Superficie media in
strutture
metri quadri
metri quadri
17
7.711
453
L’analisi della distribuzione territoriale delle medie strutture di vendita evidenzia
quanto segue:
‰
una rete distributiva di ridotte dimensioni unitarie; infatti solo una media struttura
opera su una superficie di vendita superiore a mq 900, esattamente mq 1004,)
‰
le unità alimentari ammontano a sette unità, pari a quelle non alimentari;
‰
nel territorio comunale non sono presenti grandi strutture di vendita.
L’attuale distribuzione territoriale delle unità di vendita riflette l’organizzazione della
città : il centro urbano sede di funzioni direzionali e commerciali con caratteristiche di
elevata frequenza¸la periferia con poli di offerta commerciale e produttiva a bassa
frequenza ma di impatto sicuramente elevato.
Dalla presa d’atto di tale situazione, emerge la neccessità di individuare azioni
correttive intese ad incentivare l’attivazione di medie strutture sia alimentari che non
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
86
alimentari differenziandone le possibilità per ambiti urbani.
In tal senso si ritiene opportuno stabilire le seguenti indicazioni:
Nel Centro Storico : Zone 1A e 1B
Si applicano le disposizioni contenute nel documento di cui alla lett.c , comma1 art. 15
della Legge Regionale n°11/ 2003 “Misure di promozione e sviluppo del commercio nel
centro storico e nel quartiere delle ceramiche”
Inoltre:
1.
Le medie strutture di vendita autorizzate alla data di entrata in vigore del
presente Regolamento hanno diritto a continuare l’attività nei locali per i quali è stata
rilasciata l’autorizzazione amministrativa.
2.
gli ampliamenti e gli accorpamenti, i trasferimenti,sono autorizzabili, nel rispetto
delle norme urbanistiche e delle norme igienico-sanitarie, nonché del presente
Regolamento, sino al raggiungimento delle superfici per tipologie M1 ed M2
3.
non sono autorizzabili nuove medie strutture
ZONA commerciale 2 “Zona Urbana”
1.
Le medie strutture di vendita autorizzate alla data di entrata in vigore del presente
Regolamento hanno diritto a continuare l’attività nei locali per i quali è stata
rilasciata l’autorizzazione amministrativa.
Le nuove aperture, gli ampliamenti e gli accorpamenti, i trasferimenti sono
autorizzabili, nel rispetto delle norme urbanistiche e delle norme igienico-sanitarie,
nonché del presente Regolamento, purché le aree o i locali per l’esercizio
dell’attività siano in possesso della prescritta destinazione d’uso.
2.
Le medie strutture di tipologia M1 ed M2 sono autorizzabili senza limitazione
alcuna a seguito di concentrazione, accorpamento e/o trasferimento di preesistenti
esercizi in attività nel comune;
‰ Nuove medie strutture di livello locale (M1) alimentari sono concedibili nella misura
di n 01 unità.
‰ Nuove medie strutture di livello locale (M1) non alimentari sono autorizzabili senza
limitazione numerica
‰ Nuove medie strutture intermedie (M2) alimentari, sono autorizzabili nella misura
di n 02 unità.
‰ Nuove medie strutture intermedie (M2), non alimentari, sono autorizzabili senza
limitazione numerica;
‰ Nuove autorizzazioni per medie strutture alimentari/miste e non alimentari del tipo
M3 “Medie strutture attrattive” non sono autorizzabili.
Non sono autorizzabili medie strutture attrattive del tipo M3 a seguito di ampliamento,
accorpamento e trasferimento di preesistenti esercizi.
‰
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
87
ZONA commerciale 3 “ Area di espansione” :
Le medie strutture di vendita del tipo - M1 “Livello Locale” - M2 “Intermedie” - M3
“Attrattive” alimentari e non alimentari, sono autorizzabili, senza limitazione alcuna, a
seguito di concentrazione, accorpamento e/o trasferimento di preesistenti esercizi in
attività nel comune;
‰
‰
Nuove autorizzazioni per medie strutture di livello locale alimentari (M1) sono
concedibili in misura massima di n 3 unità.
Nuove medie strutture di livello locale (M1) non alimentari sono autorizzabili
senza limitazione numerica.
‰
Medie strutture intermedie (M2) alimentari sono autorizzabili nella misura di n 2
unità
‰
Nuove strutture intermedie (M2) non alimentari sono autorizzabili senza
limitazione numerica.
‰
Nuove medie strutture non alimentari del tipo M3 “medie strutture attrattive”
potranno essere autorizzate nella misura di n 02 unità
ZONA commerciale 4 “Area extraurbana”
Nell’area commerciale extraurbana non sono concedibili autorizzazioni amministrative
per medie strutture alimentari o miste in aree a destinazione industriale.
Nella zona sono autorizzabili medie strutture – tipologia M1,M2, non alimentari, in aree
compatibili per insediamenti commerciali
Nella zona sono autorizzabili medie strutture di vendita di tipologia M3- settore non
alimentare altri beni a basso impatto urbanistico, comprendente i prodotti non
alimentari dei settori:
• 50.1 commercio autoveicoli
• 52.46.3 articoli igienico sanitari
• 52.46.4 materiali per l’edilizia
• 52.46.5 materiali termoidraulici
• 52.46.6 macchine attrezzature e prodotti per l’agricoltura ed il giardinaggio
• 52.48.8 natanti e accessori (nel caso in cui siano commercializzati solo i
prodotti di cui al presente settore)
Medie strutture attrattive alimentari M3: è concedibile una sola autorizzazione
nel territorio della zona commerciale n 3 o, in alternativa della zona commerciale
n4
AREE A DESTINAZIONE SPECIFICA
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
88
In tutto il territorio comunale, in aree o quartieri oggetto di contratti d’area o contratti di
quartiere approvati negli strumenti urbanistici, al fine di consentire la massima sinergia
tra le parti, il Comune promuove, anche su richiesta delle parti interessate, appositi
accordi e convenzioni con i titolari delle imprese commerciali, con le Associazioni di
Categoria dei Commercianti e dei Consumatori con l’obiettivo di:
a)
coinvolgere gli operatori in eventuali nuovi centri di aggregazione
commerciale;
b)
assicurare, per quanto possibile e compatibile, la massima occupazione per
i residenti;
c)
impegnare, per quanto merceologicamente possibile, gli operatori
commerciali ad acquistare ed a vendere prodotti locali e regionali;
d)
investire nell’area di intervento per la valorizzazione del patrimonio turistico
culturale, anche con promozione e interventi di natura convegnistica e fieristica.
Nelle aree di cui al presente comma sono autorizzabili, con le modalità di
concertazione indicate, centri commerciali di vicinato, aventi superficie di vendita sino a
mq. 1.500, composti da una media struttura di livello locale alimentare e da esercizi di
vicinato, nella misura di una unità per ciascuna area o contratto, in deroga agli obiettivi
di sviluppo di cui al presente articolo.
In tutto il territorio comunale con esclusione delle Zone 1A ed 1B e zona 2 è
autorizzabile 01 struttura di interesse locale , Alimentare mista o non alimentare, nel
rispetto delle norme urbanistiche e della destinazione d’uso.
Approvato con Delibera del Consiglio Comunale n° 35 del 25/07/2005
________________________________________________
Criteri ed indicazioni programmatiche per il commercio – Città di Grottaglie
89
CITTA’
DI GROTTAGLIE
Misure di promozione e sviluppo del commercio nel
Centro Storico e nel Quartiere delle Ceramiche
( L.R. 1 agosto 2003, n. 11, art. 15, comma 1, lett. C)
RELAZIONE
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
0
INDICE
Premessa …………………………………………………………………………
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1.
2.
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4.
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“
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“
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24
“
26
“
28
29
5.
6
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
IL RUOLO DEL CENTRO STORICO
LO SVILUPPO DEL COMMERCIO NELL’ASSETTO URBANO
ARREDO URBANO E STRUTTURE COMMERCIALI
UN POSSIBILE MODELLO DI SVILUPPO
LO SVILUPPO DEL COMMERCIO NEL CENTRO STORICO E NEI CENTRI URBANI IN
UNA PROSPETTIVA DI INTEGRAZIONE URBANA
L’INTEGRAZIONE ORIZONTALE DELLA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE
CRITERI ED INDICAZIONI PROGRAMMATICHE PER UN EFFICACE POLITICA DI
LOCALIZZAZIONE DI STRUTTURE DISTRIBUTIVE……………………………
LE RECENTI ESPERIENZE EUROPEE PER LA RIVITALIZZAZIONE DEI CENTRI
STORICI
LA GESTIONE DEI CENTRI STORICI IN ITALIA
STRUTTURA TIPO DELL’ORGANISMO UNITARIO DI GESTIONE
ELEMENTI NECESSARI PER METTERE IN ATTO LA GESTIONE INTEGRATA DEI
CENTRI STORICI
DISPOSIZIONI ED ASPETTI NORMATIVI IN PUGLIA PER RIQUALIFICARE E
RIVITALIZZARE IL TESSUTO ECONOMICO, SOCIALE, CULTURALE DEI CENTRI
STORICI
IL CENTRO STORICO DI GROTTAGLIE
LA RIVITALIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO DI GROTTGALIE ATTRAVERSO LA
CREAZIONE DI UN ORGANISMO UNITARIO DI GESTIONE
OBBIETTIVI PROGRAMMATICI
IPOTESI DI SVILUPPO
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
“
2
30
32
1
PREMESSA
Il presente documento contiene alcune riflessioni in materia di rivitalizzazione dei centri
storici, con particolare riferimento al ruolo che può avere la distribuzione commerciale nei
processi di recupero e rivitalizzazione delle funzioni terziarie nelle aree centrali della città e,
più in dettaglio, della città di Grottaglie.
Inoltre, a recepimento delle indicazioni rinvenienti dalla legge regionale 1 agosto 2003, n 11,
sono formulate alcune ipotesi di sviluppo di attività in grado di incentivare misure di
promozione del commercio in due aree del tessuto urbano di Grottaglie, Centro Storico e
Quartiere delle Ceramiche, ritenute strategiche per lo sviluppo dell’intera cittadina ed oggetto
di apposito Piano Particolareggiato in corso di approvazione
1.
Il ruolo del centro storico
Il centro storico ha rivestito per secoli un ruolo primario nella vita delle città, il nucleo antico
ha rappresentato il cuore pulsante dell’economie antiche, il fulcro attorno al quale ruotava e si
svolgeva la vita commerciale, culturale e sociale dei cittadini.
In particolare, vi era una area (l’agorà o il foro) che costituiva la parte più vitale della città,
dove le principali occupazioni dell’uomo si intrecciavano sino a fondersi in un tutt’uno
indistinto, quasi a riflettere la complessa individualità del cittadino, fatta di interessi e di
bisogni che, con le sfumature più varie, vanno da quelli naturali, a quelli culturali, fino ad
arrivare a quelli più eminentemente spirituali. In questo luogo fiorivano i commerci, i
mestieri, le arti ed il culto religioso.
Tale ruolo di primaria importanza rivestito dai centri storici però, in quest’ultimo mezzo
secolo, ha subìto un progressivo declino, che in taluni casi ha causato l’abbandono ed il
degrado di centri storici importanti.
Le ragioni di tale declino sono da imputarsi allo politica messa in atto dalle istituzioni: nel
recente passato i centri storici erano intesi come ambiti nei quali l’attività possibile doveva
tendere unicamente alla conservazione delle vestigia storiche, scollegando di fatto la “vita”
dal resto della città
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
2
Tale scollegamento aveva determinato un
progressivo
abbandono
della
popolazione residente (attratta dal sorgere di nuovi ed ultramoderni quartieri) e
conseguentemente delle attività commerciali (che si sono localizzati nelle aree con una
concentrazione demografica adatta alle attività commerciali svolte).
E’ proprio il commercio, una delle più importanti variabili della vita dei nuclei storici, la
ninfa vitale dei borghi antichi, che ha da sempre svolto un ruolo fondamentale nella vita
quotidiana degli esseri umani, la condiziona e conseguentemente condiziona le stesse
funzioni delle città, i comportamenti dei singoli individui e quelli della collettività; inoltre il
commercio riveste una indubbia forza equilibratrice di tutta la vita sociale delle città.
La viabilità, i trasporti, le relazioni sociali ed i servizi sono tutti condizionati ed
interdipendenti dalle realtà commerciali locali.
Il commercio crea interesse, vivacità, favorisce l’aggregazione, qualifica i contesti urbani, è
volano e moltiplicatore per l’incontro e lo svago pur rispondendo ad una precisa esigenza
primaria.
Negli ultimi anni la rete distributiva si è modificata sia sotto il profilo quantitativo che
qualitativo.
Le diverse abitudini di acquisto indotte dal mutare delle abitudini di vita hanno influito sulle
caratteristiche strutturali della rete e sulle tecniche di vendita, determinando esigenze di
riorganizzazione dell’impresa commerciale per l’esercizio dell’attività con prodotti diversi, su
spazi più ampi, in sedi diverse con orari di vendita più consoni ai tempi di acquisto dei
consumatori.
Vi è stato un progressivo ed inarrestabile spostamento dell’asse commerciale sia dal punto di
vista geografico, dal centro alla periferia, che tipologico , dalla piccola alla grande superficie
di vendita.
I centri storici europei, in particolari quelli italiani che si caratterizzano per essere i più
antichi e costruiti con canoni vecchi di secoli, che mal si adattano alle più moderne
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
3
esigenze, hanno subito il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono demografico e
commerciale, il più delle volte antichi e suggestivi angoli di borghi antichi risultano essere in
stato di degrado e, conseguentemente, prive di attività commerciale ed artigianali (attività
numerose e floride un tempo); i problemi che hanno causato questa fuga sono stati
principalmente di tipo urbanistico e commerciale (strade strette,mancanza di aree a
parcheggio, poca sicurezza, traffico caotico e pericoloso).
Le città italiane si sono man mano trasformate e la crisi dei centri storici e del piccolo
dettaglio si è fatta sempre più consistente, quasi irreversibile, rischiando di spezzare lo stretto
e storicamente consolidato legame fra commercio e struttura urbana.
Di conseguenza i fattori sopra enunciati hanno inevitabilmente causato la crisi generale dei
settori commerciali ed artigianali.
2. Lo sviluppo del commercio nell’assetto urbano
La legge regionale suggerisce apposito strumento normativo per la valorizzazione del Centro
storico. In questa sede si è ottemperato al disposto regionale, ma non ci si può esimere da
alcune considerazioni ritenute valide.
a) In primo luogo va osservato che non predisponendo alcuna norma in materia di
valorizzazione del Centro Storico, in esso possono liberamente localizzarsi esercizi di
vicinato che, in base all ‘andamento del mercato, decideranno la merceologia dei prodotti da
porre in vendita. Ci si rende conto che in tal modo il Centro Storico può diventare un ampio
mercato che esita prodotti non ritenuti tipici o in grado di valorizzare il centro Storico; si deve
però prendere atto che ciò non è avvenuto e a buona ragione si ritiene che l’imprenditoria
locale sicuramente non assumerà comportamenti dissimili nel prossimo futuro.
Circa il quartiere delle Ceramiche va osservato che la sua peculiarità deve essere
salvaguardata con norme chiare e precise
b) In secondo luogo l’assetto viario ed urbanistico del Centro Storico non consente
localizzazioni di esercizi esitanti prodotti ingombranti e voluminosi, ma solo prodotti di largo
consumo per le famiglie e i prodotti tipici, soprattutto quelli legati all‘ agroalimentare e
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
4
all‘artigianato delle ceramiche in particolare, oggettistica e restauro, solitamente ricercati dai
turisti.
c) In terzo luogo, si osserva che l’istituzione di tabelle merceologiche limitate, di per sé, non
consente all’imprenditore un allargamento della gamma merceologica trattata nel caso in cui
l’iniziativa economica intrapresa non producesse i frutti attesi, con grave pregiudizio per
coloro i quali avessero deciso di contribuire all’azione di promozione dell’area del Centro
Storico.
Pur considerando valide le precedenti proposte per la valorizzazione del Centro Storico, al
fine di evitare dannose ripercussioni sulla imprenditoria locale, si ritiene opportuno suggerire
l'istituzione di un Osservatorio sulle attività economiche del centro Storico, con potere
consultivo in materia di commercio a posto fisso, di pubblici esercizi, di commercio su aree
pubbliche, di rivendite di quotidiani e riviste.
Scopo dell’ “Osservatorio” - che potrebbe essere composto dall‘Assessore alle AA.PP., dal
Dirigente AA.PP., dal Dirigente al Traffico, di rappresentanti di categoria, uno/due
rappresentanti di associazioni no profit operanti nel territorio, preferibilmente tra quelle
operanti nell’area del Centro Storico - è quello di monitorare le presenza delle attività
commerciali nell’area, di suggerire eventuali correttivi, di proporre o valutare proposte aventi
ad oggetto manifestazioni culturali, sportive, manifestazioni su aree pubbliche specializzate
(fiere, mercati tematici, ecc.).
3. Arredo Urbano e Strutture Commerciali
L'arredo urbano lungi dall'essere, come troppo spesso viene inteso, operazione di
abbellimento e decoro delle aree pubbliche, costituisce quell’insieme di sottosistemi
comunicativi che legano con precisi rapporti le componenti spaziali rappresentate da piazze e
strade, spazi e giardini, slarghi e monumenti che caratterizzano il disegno urbano nel suo
contenuto classico.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
5
Questo
insieme
di
elementi
che
si
sovrappongono
e
caratterizzano
il
tessuto urbano deve costituire "l'immagine di Grottaglie".
Il centro storico non è stato molto alterato da modificazioni come la mancata salvaguardia dei
valori storici ed ambientali, il traffico sempre più caotico e disordinato, il disinteresse
collettivo, che hanno radicalmente mutato la qualità della vita rispetto al passato e che
rischiano di alterare e compromettere l'immagine futura della città.
Ma l’uso, collocazione e manutenzione corretta degli elementi di arredo urbano non
costituiscono da soli il presupposto per l'eliminazione del degrado edilizio o per la
riqualificazione di parti abbandonate o neglette del centro storico; essi possono contribuire,
nell'ambito di una politica più complessiva del recupero, a ridefinire l'immagine della città e
in particolar modo del centro storico, recuperandone il senso della vivibilità e consegnarlo più
"appetitoso" al turista, sempre più attratto da manifestazioni culturali di richiamo nazionale e
internazionale, ma desideroso di scoprire la “storia e le tradizioni locali”.
In tale ottica diventano elementi fondamentali della riorganizzazione dei fattori della qualità
urbana elementi propri del tessuto edilizio come il colore, il piano dell’illuminazione, la
viabilità, i parcheggi, le aree pubbliche ed i giardini, ma anche elementi subalterni, più
direttamente interdipendenti con il settore commerciale, quali le insegne, le affissioni, le
vetrine e le tende.
E' innegabile, infatti, il senso di disordine e degrado dell'immagine cittadina che deriva
dall'incoerenza formale troppo spesso imperante tra le facciate degli edifici che li ospitano e
gli esercizi commerciali con il loro proliferare di tipologie e realizzazioni tese esclusivamente
all'effetto "meraviglia". Uguale compromissione ha subìto l'aspetto degli edifici per lo
stravolgimento delle aperture di porte e finestre, troppo "piegate" alla logica del prospetto
dell'attività commerciale.
Uno sforzo mirato alla ridefinizione di tutti questi elementi secondo un progetto che ridisegni
l'immagine del centro storico recuperando una identità cittadina ed una vivibilità altrimenti in
discussione, non può non essere che concertato e in sintonia con una riqualificazione delle
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
6
attività commerciali all'interno del suo
tessuto, traendo esso stesso e da queste
ultime, motivo di nuova vitalità ed interesse.
In merito alla valenza sociale delle piazze, degli slarghi e del verde pubblico sembra appena il
caso di accennare qualche considerazione. Certo parlare di giardino all'interno dei centri
storici può risultare fuori luogo, vista la ricorrente morfologia urbana che sembra aver
privilegiato il costruito allo spazio libero, il blocco di tufo all'area verde; non è di contro
impossibile pensare ad un impianto del verde, soprattutto arboreo, lungo le strade (almeno
per quelle di sezione adeguata) con tutti i vantaggi facilmente intuibili in termini di immagine
globale e di vivibilità specifica di tali contesti in rapporto ai profili climatici della zona.
Una via alberata rende sicuramente meno faticoso muoversi per negozi nelle calde giornate
estive oltre che arricchire di un elemento di assoluta naturalità la scena urbana, sicuramente
con molta più efficacia di tante velleitarie " isolette verdi" accuratamente disegnate con
policromie floreali.
E laddove non è possibile inserire alberi e fioriere, si potrebbe ricorrere ad incentivare il
privato perché attrezzi a verde, anche con semplici gerani (magari offerti dalla P.A.), i propri
spazi affaccianti sulla pubblica via.
Il tentativo è quello di restituire al centro storico una capacità attrattiva e, in tal senso, l'arredo
urbano si pone come strategia di riammissione sul piano estetico, assumendo su di sé il
compito di generare un messaggio di destinazione totale all'uso da parte degli abitanti di
questo microambiente e dei cittadini in generale.
4. Un possibile modello di sviluppo
Sarebbe opportuno intrecciare una stretta sinergia tra il polo turistico e manifestazioni di
moda e cultura per una strategia di sviluppo non solo per lo specifico centro storico, ma
anche e soprattutto come momento di richiamo di un’attenzione sopita per il sistema
artigianale e manifatturiero di un territorio da rilanciare attraverso un mirato marketing
territoriale capace, attraverso la risonanza di manifestazioni turistico-culturali, di risvegliare
maggiori e meritate attenzioni.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
7
Le attività che possono essere organizzate , soprattutto nei periodi estivi, caratterizzati dalla
presenza turistica, se integrate in un “Sistema” connesso con il turismo storico culturale degli
itinerari storici ( presenza di aree di notevole pregio paesaggistico grazie alla presenza di
gravine e grotte nell’ambito delle quali si rinvengono reperti archeologici e affreschi) ,
possono ritenersi superiori alle iniziative di qualsiasi centro commerciale della grande
distribuzione organizzata, con cui deve competere, già oggi o nel futuro.
La proposta per lo sviluppo riguarda il sistema turistico/agroalimentare che, grazie a progetti
innovativi, può coinvolgere ed integrarsi con i sistemi di attività già sviluppati per il centro
storico.
Queste finalità ed azioni vanno perseguite ed intraprese in quanto non solo costituenti parti
integranti della tradizione turistica ed artigianale di Grottaglie, ma perché si potrebbero
cogliere maggiori opportunità di sviluppo in un’economia resa precaria dai recenti eventi che
hanno interessato l’industria .
Lo sviluppo di una creatività diffusa per prodotti e servizi qualificati, se trova uno spazio di
vita in cui radicarsi, potrà poi espandersi con l'aiuto di nuove e moderne forme di
commercializzazione. Si ritiene, in conclusione, che tali proposte siano d'interesse generale e
strategico e possano consentire un ritorno importante a fronte di un investimento minimo,
correttamente indirizzato a stimolare le grandi risorse e potenzialità che già esistono.
5.
Lo sviluppo del commercio nel centro storico e nei centri urbani in una
prospettiva di integrazione urbana
L’assetto della rete commerciale comunale va assumendo nuove forme e, nel centro storico,
potrà subire alcune trasformazioni per effetto della liberalizzazione introdotta dal Decreto
Legislativo n. 114/98, soprattutto per quanto attiene gli esercizi di vicinato; ma è innegabile
che in alcune aree periferiche è avvertita la carenza di strutture distributive.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
8
Purtroppo nella periferia quelle commerciali
non sono le uniche strutture di cui si
avverte la carenza, ma c’è da sperare che la realizzazione dei programmi di espansione
edilizia previsti nel PRG contribuirà a dotare anche le zone periferiche del minimo di
strutture necessarie ad elevare la qualità del livello urbano in generale, anche se si rende
necessaria ed urgente anche una politica di rivitalizzazione del centro storico, come detto in
precedenza.
Le analisi sulle condizioni necessarie allo sviluppo della struttura del commercio
rappresentano un elemento propulsore per la creazione, all’interno dei comparti già realizzati
o da realizzare, di poli di aggregazione, oltre che di attività commerciali, anche per attività
extracommerciali e para-commerciali, quali pubblici esercizi, rivendite di giornali, botteghe
artigiane ed attività di servizi alla persona, contribuendo a vitalizzare la periferia nonché le
aree centrali che negli ultimi anni sono state interessate da fenomeni di abbandono.
A tal fine, partendo dalla constatazione del livello qualitativo della rete distributiva attuale, e
data l’evoluzione che il settore del commercio sta vivendo, si impongono alcune
considerazioni in materia di innovazione e tecniche gestionali.
Non vi è dubbio che l’attuale rete commerciale, concentrata massicciamente nel centro, è
costituita da un gran numero di esercizi a conduzione prevalentemente familiare e gestiti con
tecniche tradizionali; essi offrono sicuramente un servizio al consumatore, ma
qualitativamente tale servizio è migliorabile. Tale situazione è comune a gran parte delle aree
meridionali, per le quali il prossimo futuro sarà sicuramente determinante nel settore della
distribuzione commerciale. L’innovazione, sia nelle tecniche gestionali che nelle tipologie,
trova ostacoli a volte insormontabili: esercizi, talvolta di ridotte dimensioni, che operano in
condizioni di marginalità economica e a prevalente conduzione familiare, il che ostacola il
sorgere di professionalità non basate esclusivamente su tradizione e buona volontà. Altro
ostacolo di grossa portata è la carenza di conduzioni associate: ciò è riconducibile al
problema dell’associazionismo in generale, sempre più diffuso nelle regioni del Centro-Nord
mentre nel Sud stenta a muovere i primi passi. Tali fenomeni d’altronde sono rilevabili anche
attraverso la scarsa presenza nelle regioni meridionali di strutture di attrazione, quali centri
commerciali al dettaglio, tipologia, invece, molto più diffusa nelle altre regioni italiane. La
tendenza alla localizzazione di strutture commerciali lungo assi di collegamento esterni ai
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
9
centri urbani, tipica di insediamenti di grandi dimensioni, si ritiene debba subire una inversione di tendenza nel prossimo futuro a causa
ƒ
della saturazione delle aree attorno alle città;
ƒ
della disponibilità nei centri urbani di aree per insediamenti commerciali, a seguito della
espulsione, in parte già avvenuta, della residenza e contestuale reperimento di aree a
parcheggio; in particolare i “vuoti urbani “possono ben prestarsi alla localizzazione di
centri commerciali urbani, nei limiti dimensionali delle medie strutture superiori, aventi
superficie di vendita non superiore a mq. 2.500;
ƒ
della politica di rivitalizzazione dei centri storici e dei centri urbani in generale che,
soprattutto nelle regioni meridionali, sono dotati di patrimoni edilizi irripetibili;
ƒ
della tendenza al progressivo invecchiamento della popolazione, con minore propensione
alla mobilità.
Pertanto i
centri
commerciali o
i poli commerciali vanno
ripensati e rimodulati,
cogliendo anche il senso della definizione contenuta nel D.Lgs 114 e L.R. 11/03.
Prescindendo dai requisiti di ammissibilità a finanziamento, attualmente regolamentati da
apposite disposizioni, ultime quelle contenute nel POR Puglia 2000-2006, il polo
commerciale di livello urbano o di interquartiere, ubicato all‘interno della città, può costituire
un prezioso veicolo di innovazione, in quanto capace di esaltare la complementarità
d’acquisto dei vari prodotti esitati al suo interno; in tal senso:
ƒ
può contribuire all’ammodernamento della rete distributiva comunale, determinando
anche le condizioni per una crescita professionale per gli operatori economici;
ƒ
può determinare l’eliminazione di alcune remore all‘associazionismo, stante la necessità
di contatti necessari per la gestione unitaria di una struttura commerciale moderna;
ƒ
non va visto come duplicazione di strutture commerciali, in quanto può essere costituito
da esercenti già operanti che trasferiscono la sede dell’attività;
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
10
ƒ
infine, può determinare le condizioni di recupero di parte delle quote di consumo evase
dalla città verso strutture di attrazione ubicate nella vicine città di Taranto ove sono
presenti centri commerciali di rilevanti dimensioni.
6. L’integrazione orizzontale della distribuzione commerciale
Dalla presa d’atto dell’assetto territoriale della rete di vendita, con conseguente necessità di
prevedere un potenziamento della rete di vendita nei quartieri attorno al nucleo principale del
centro urbano, vi è la necessità di riconsiderare il commercio nelle aree attorno a tale nucleo
centrale. L‘area centrale della cittadina costituisce un grande centro commerciale naturale
integrato funzionalmente con la residenza e con i numerosi servizi ad uso collettivo; tale area
costituisce un polo di attrazione per molti versi irripetibile ed esclusivo, data la sua
particolare ubicazione e dato il suo patrimonio storico, urbanistico e data la discreta
attrazione turistica: nel 2004 11.7401 presenze nel museo delle ceramiche, a cui vanno
aggiunte le presenze giornaliere ed i numerosi pendolari provenienti dai comuni limitrofi,.
La rete commerciale ivi esistente si è adattata alla tipologia edilizia, talvolta operando
interventi mal tollerati ma comunque potenzialmente riconducibili ad eventuali programmi di
ristrutturazione dell’intero patrimonio urbanistico dell’area interessata.
L‘offerta del servizio commerciale è qualitativamente di livello superiore in rapporto alla
media comunale, ma non vi è dubbio che in direzione della qualità vi è ancora molta strada da
compiere. La qualità non deve solo riguardare i singoli esercizi, molti dei quali necessitano di
interventi di ammodernamento, ma soprattutto l’intera area nella quale operano.
Al di là di interventi in materia di circolazione e regolamentazione della sosta, che sono
all’attenzione degli organismi competenti, urgono interventi di riorganizzazione ed
ammodernamento della rete di vendita, poiché all’interno della stessa area centrale, i negozi
di qualità, o meglio, l’offerta di qualità non è omogenea, presenta numerose interruzioni.
Certamente una eventuale pedonalizzazione di alcune aree di circolazione contribuirebbe a
migliorare l’accessibilità da parte dei consumatori, ma non la qualità dell’offerta.
1
Fonte Sportello Informativo Turistico –Gestione Melangolo soc. coop
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
11
Quest’ultima va migliorata attraverso sistematici interventi di ammodernamento delle singole
strutture commerciali, di circolazione, di sosta, di arredo urbano.
Sono interventi realizzabili solo a lungo termine, ma non c’è dubbio che sia il caso di
incominciare agli inizi del terzo millennio, alla vigilia di una fase di ristrutturazione
dell’intera economia nazionale imposta dall’ingresso nella UE., il commercio deve continuare
ad assolvere un ruolo determinante.
Lo strumento attraverso il quale ammodernare e rafforzare il ruolo del commercio nell’area
centrale della cittadina deve avere la forza di coinvolgere il privato ed il pubblico insieme, in
un progetto di rilancio di immagine che, a lungo termine, sicuramente porta i frutti anche
nella direzione della qualità dello sviluppo urbano, eliminando i processi di degrado delle
aree centrali.
Uno degli strumenti atti allo scopo può essere rappresentato dai “centri commerciali di
vicinato” costituiti, anche ai sensi della Legge n. 142/90, tra operatori privati ed enti locali
(Comune, Camera di Commercio, ecc.) con la partecipazione di associazioni di categoria. Lo
scopo è l’ammodernamento della rete distributiva con la riqualificazione del tessuto urbano,
anche mediante interventi di arredo urbano.
In questa direzione le associazioni di via potrebbero giocare un ruolo determinante, se
opportunamente assistite da programmi dell’amministrazione comunale.
Il precedente riferimento ai centri commerciali deve essere inteso come iniziativa intrapresa
da un sufficiente numero di esercenti operanti lungo una via o attorno ad una piazza, in cui gli
operatori, con la partecipazione di enti locali e/o associazioni di categoria, con l’ausilio di
uno statuto comune, si prefiggano di migliorare il servizio da rendere al consumatore,
ristrutturando i propri esercizi e contribuendo all‘arredo urbano dell’area interessata.
Ciascun esercente conserva la propria autonomia gestionale, impegnandosi a qualificare
l’offerta e l’ambiente fisico nel quale opera, in una operazione di immagine di sicuro
interesse, ma che richiede collaborazione da parte dell’amministrazione comunale, anche per
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
12
agevolare i processi decisionali relativi alle inevitabili concessioni da rilasciare, sia sul piano
urbanistico che su quello commerciale. Sul piano prettamente normativo vanno considerati
due aspetti importanti: quello relativo ai finanziamenti e quello relativo alle prescrizioni del
piano commerciale.
Per i finanziamenti vi sono possibilità, rivenienti da leggi di settore, alle quali si rinvia, (POR
Puglia, L. 488).
Circa le previsioni di piano commerciale, trattandosi di interventi promossi da operatori già
forniti di autorizzazioni amministrative, per i quali ampliamenti e trasferimenti non sono
vincolati al rispetto di norme relative ad eventuali quote o contingenti, non dovrebbero
sussistere difficoltà.
Da sottolineare che se le dimensioni dell’intervento non superano 2.500 metri quadrati di
superficie di vendita complessiva, sono di competenza comunale.
7.
Criteri ed indicazioni programmatiche per una efficace politica di localizzazione
di strutture distributive
Una politica della localizzazione delle strutture distributive sul territorio che voglia
armonizzare le esigenze della popolazione con quelle degli operatori economici non può
essere disgiunta dalla politica complessiva della città e dall’assetto di essa prefigurato nel
P.R.G., le cui indicazioni e prescrizioni non sono intoccabili ed eterne, così come non sono
intoccabili gli attuali assetti della distribuzione commerciale, a volte non in grado di svolgere
appieno il ruolo a cui aspira, soprattutto nelle aree esterne ai quartieri centrali, ma anche in
essi, data la forte evasione di popolazione verso zone periferiche.
In tale ottica è necessario avviare una seria analisi dei condizionamenti a cui il commercio è
sottoposto in ambito urbano. Tali condizionamenti sono di molteplice natura e fra essi, quelli
che assumono rilevanza determinante sono:
• la mobilità veicolare e pedonale,
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
13
• l’accessibilità agli esercizi commerciali,
• l’aggregazione delle strutture di vendita,
• l’integrazione con altri servizi ed attrezzature urbane,
• la dotazione di spazi complementari.
Il peso dei fattori condizionanti è così rilevante da ritenere indispensabile la loro attenta
valutazione ai fini della organizzazione spaziale delle strutture commerciali, poiché la
interdipendenza tra la rete di vendita e la mobilità della popolazione sono del tutto scontate.
Per rimediare all’attuale dispersione delle attrezzature commerciali nelle aree periferiche, che
è la conseguenza di una localizzazione spontanea incontrollata, è necessario facilitare o
disporre, attraverso la pianificazione urbanistica, l’aggregazione degli esercizi di vendita. Il
principio di aggregazione consiste nell’incentivare il consolidamento delle attrezzature
commerciali, allo scopo di sfruttarne meglio le singole cariche polarizzanti, di controllarne
più efficacemente i flussi gravitazionali, di esaltarne l’attività complessiva, di stimolarne la
concorrenza. In una localizzazione diffusa, infatti, l’effetto polarizzante si diluisce e con esso
si disperdono i flussi gravitazionali e si rendono più onerose o meno produttive le
infrastrutture di servizio e di sostegno.
Occorre dunque abbandonare il dannoso regime di libertà insediativa, svincolato dalle
destinazioni d’uso, creando nel contesto della pianificazione urbanistica le premesse per
stimolare efficacemente la concentrazione degli esercizi commerciali e per ottenere la loro
corretta distribuzione spaziale in rapporto agli obiettivi di sviluppo e di assetto della città.
Peraltro, la disciplina del settore ha da sempre abilitato all’esercizio del commercio ma non al
suo impianto, confondendo questo con il primo; occorre invece distinguere tra esercizio ed
impianto, cioè tra autorizzazione d’esercizio e permesso insediativo, operando nel futuro un
diverso tipo di approccio che preordini le localizzazioni commerciali con criteri di efficienza,
sia settoriale che urbana. È opportuno, quindi, analizzare tutti i requisiti urbanistici da cui
dipende l’efficienza settoriale. Esiste inoltre un problema di corretto dimensionamento degli
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
14
spazi complementari da destinare a funzioni integrative, come parcheggi, spazi pedonali, aree
verdi, aree di manovra, spazi di deposito temporaneo delle merci, aree attrezzate per il gioco,
aree per il decoro ambientale, nonché di aree per i servizi logistici, possibilmente non distanti
dai poli commerciali. Sotto questo profilo i bisogni evolvono rapidamente e conviene
dimensionare con larghezza di spazi complementari, per soddisfare eventuali imprevedibili
esigenze future. Invece, la separazione del traffico di alimentazione delle strutture
commerciali è sempre auspicabile, salvo che non si tratti di negozi tradizionali isolati; occorre
quindi prevederla nel piano urbanistico o disporla in normativa.
Di qui la necessità di avviare una verifica e, se occorre, un aggiornamento delle ipotesi
pianificatorie del P.R.G. . Una corretta visione dei problemi del commercio non può essere
disgiunta dalle scelte di politica urbanistica, avendo per obiettivo i seguenti criteri, sia di
programmazione commerciale che della programmazione territoriale in generale:
A - la individuazione, già in sede di P.R.G., della localizzazione e del livello gerarchico delle
strutture commerciali, tenendo conto dello stato di fatto e del fabbisogno insorgente; tale
obiettivo può essere raggiunto pianificando le aree compatibili per insediamenti terziari. Al
momento nel territorio comunale vi sono aree compatibili per insediamenti commerciali,
quasi esclusivamente per esercizi di piccole e medie dimensioni nel centro urbano, in cui
l’insediamento di esercizi con superficie superiore a mq. 300-400 diventa molto problematico
per la carenza di aree a parcheggio secondo la dotazione prevista dalla L.R. n. 11/03;
B - la verifica del livello di congestione di alcune aree centrali urbane, pianificando il
decentramento delle eventuali nuove unità di vendita aggiuntive, senza depauperare il
patrimonio ed il ruolo del commercio nel centro urbano;
C - il potenziamento nel centro storico e nel centro urbano di strutture di attrazione di livello
gerarchico elevato, quali negozi specializzati, sia food che non food, integrati con strutture
artigianali, soprattutto legate a produzione o tradizioni tipiche locali, anche attraverso la
promozione di Centri commerciali urbani o la promozione di contratti di quartiere;
D - la previsione di nuclei commerciali integrati nelle zone di espansione, sottodotate di
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
15
esercizi e perciò tributarie delle strutture commerciali delle aree centrali, con aggravio delle
già precarie condizioni di accessibilità veicolare;
E - la previsione per ogni settore residenziale dei servizi commerciali di vicinato, attraverso
la costruzione di nuclei commerciali compatti, evitando ogni dispersione territoriale dei nuovi
esercizi;
F - l’inserimento delle strutture commerciali in “insiemi infrastrutturali“, comprendenti le
attrezzature culturali, ricreative e di servizio.
Nei quartieri con forte incidenza di edilizia popolare, in cui sono carenti le aree per i servizi,
si dovrà incentivare la realizzazione dei centri direzionali, ove previsti. Ma neppure deve
essere trascurata la possibilità di realizzare strutture commerciali in deroga alle attuali
previsioni di PRG, apportandovi varianti in tempi brevi o, se non contrario a disposizioni di
legge, consentendo il cambio di destinazione d’uso in quelle aree ove insostenibile si
appalesa l’assenza di strutture commerciali di largo e generale consumo al servizio della
residenza;
G - il rispetto per tutte le strutture commerciali, centrali o periferiche, di una buona
accessibilità pedonale e veicolare, collocando opportunamente le fermate dei mezzi pubblici,
le aree di parcheggio, le aree di manovra (per le operazioni di carico e scarico) e soprattutto
adottando adeguati provvedimenti di pedonalizzazione, preventivamente concertati con
imprenditori ed utenti;
I - l’attivazione di procedure rapide ed efficaci tendenti a creare poli logistici a servizio delle
attività commerciali nell‘area centrale urbana al fine di creare migliori condizioni di
scorrimento del traffico veicolare ed aumentare l’accessibilità dei consumatori.
8. Le recenti esperienze europee per la rivitalizzazione dei centri storici
Da qualche anno i fenomeni di desertificazione abitativa e commerciale e il degrado dei
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
16
centri urbani, sono stati oggetto di studi (in un primo tempo), e di interventi (in una secondo
momento)
Le autorità locali
dei principali paesi europei ( Inghilterra, Francia Belgio Germania,
Portogallo) infatti, hanno posto in essere progetti ed interventi allo scopo di
riqualificare e
rivitalizzare i borghi antichi. Tali azioni sono state attuate attraverso interventi mirati alla
riqualificazione urbanistica dei centri nonché alla rivitalizzazione delle attività commerciali
ivi localizzate.
Dagli studi effettuati nei principali paesi nord europei infatti è emerso che la presenza di un
tessuto commerciale specializzato e ben organizzato costituisce un elemento fondamentale
per la vitalità della parte più antica della città, che vive una sorta di rapporto di simbiosi con
il tessuto di imprenditorialità commerciale, turistica, di servizio e artigianale.
Le attività economiche contribuiscono a mantenere in vita i centri (quest’ultimi con il loro
valore storico architettonico possono costituire un elemento competitivo aggiuntivo per
superare con successo le sfide concorrenziali).
Nel
panorama europeo, assai ampia e variegata si presenta la casistica di progetti di
riqualificazione urbana nei quali le attività del commercio e del tempo libero rappresentano
una significativa presenza e un motore di promozione degli interventi, pur tenendo conto
delle peculiarità correlate con i contesti normativi, socio economici e territoriali di
riferimento
Tutti progetti di rivitalizzazione e riqualificazione urbana dei centri storici per essere messi
in pratica e, soprattutto, per sortire gli effetti auspicati, necessitano di essere applicati
attraverso un soggetto ( organismo di gestione unitario) che conosca bene il tessuto socio
economico del territorio, e pertanto in grado di applicarli nel migliore dei modi
Tale organismo di gestione unitario deve essere costituito ( sulla scorta delle gia collaudate
esperienze europee) da enti pubblici e privati nonché da operatori commerciali che operano
sul territorio oggetto di rivitalizzazione.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
17
Infatti, il comune denominatore delle più valide esperienze europee ( Francia, Germania, e
Gran Bretagna ), nonché il punto di forza per l’attuazione dei progetti di rivitalizzazione dei
nuclei storici è la collaborazione tra soggetti pubblici e privati, rafforzata attraverso la
costituzione di strutture per la gestione degli interventi ( società miste , agenzie di sviluppo e
urbanizzazione).
Il rinnovamento delle aree centrali è basato su un movimento bidirezionale: il privato che va
verso il pubblico ed il pubblico che va verso il privato. La rivalutazione del centro storico
coinvolge un ampio ventaglio di attività e riscuote l’interesse degli investitori, che scoprono
rilevanti opportunità.
In Francia molte delle esperienze innovative, sulla spinta di iniziative sperimentali attuate
dalla Camera di Commercio di Lione e dal Dipartimento del Rodano- Alpi, risultano
imperniate sull’importanza dei raggruppamenti per lo sviluppo commerciale dei centri urbani,
adattando le formule di gestione degli shopping malls alle esigenze dei centri cittadini, sulla
falsa riga dei modelli maturati negli U.S.A e in Canada.
Allo sviluppo di queste esperienze ha concorso la costituzione nel 2001 dell’Association
Française di Management de Centre-Ville. L’obbiettivo centrale perseguito è coinvolgere gli
operatori del centro storico in una gestione coordinata, attraverso l’impegno a versare
contributi per coprire il budget annuale di iniziative comunemente decise ed affidando ad una
società di gestione e commercializzazione lo sviluppo dell’area di riferimento.
Anche in Germania si tende a privilegiare una gestione unitaria del city center che consente,
tra l’altro, di sviluppare un sistema di contratti differenziati. Nelle società di gestione spetta al
responsabile degli affitti individuare il rapporto ottimale tra mix di offerta e redditività del
centro commerciale , mentre il direttore è chiamato a impostare strategie di marketing
urbano. Gli affitti secondo le potenzialità e le categorie d’appartenenza garantiscono il mix
di offerta, decisivo in un quadro di concorrenzialità accentuata poiché consente di mantenere
all’interno del centro storico mestieri e specializzazioni che altrimenti si troverebbero
soltanto in periferia.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
18
9. La gestione dei centri storici in Italia
La
modernizzazione del sistema distributivo italiana avvenuta soprattutto
nell’ultimo
decennio pone con maggior forza che nel passato il problema del centro storico e del ruolo
che può giocare il settore commerciale nel processo di valorizzazione di quest’area.
Nel contesto urbano il centro storico assume una funzione fondamentale di identificazione
sociale, di riconoscimento di una collettività con la sua storia.
Questa funzione è tenuta viva dall’offerta commerciale che costituisce un motivo assai
rilevante di frequentazione del centro storico: la presenza di un’ articolata offerta di servizi
risulta, infatti, una condizione essenziale per mantenere in vita un elemento a cui vengono
riconosciute importanti valenze positive.
In Italia, gia a far data dagli anni 70 ( gli anni del boom economico avevano provocato il
trasferimento degli abitanti dei centri storici verso nuovi quartieri periferici che man mano
sorgevano) , il recupero dei centri storici si poneva come tema di discussione e ad esso si
assegnava valenza nei più globali progetti di intervento sulle città.
Il generale obiettivo della riqualificazione delle città acquisiva significato peculiare nel
centro storico, in funzione della densità e della concentrazione del patrimonio storico,
artistico e culturale ivi accumulato nel corso dei secoli, un patrimonio rappresentativo delle
principali fasi storiche attraversate dalle città. La caratteristiche irriproducibili dei nuclei
urbani centrali imponevano la conservazione e, ove possibile, il ripristino di tale patrimonio.
Si iniziava peraltro a percepire il valore non solo museografico dei centri storici, ma a
comprenderne il ruolo economico, l’importanza di un’immagine unitaria e qualificata,
un’immagine ed un ruolo in necessario continuo divenire.
Oggi queste tematiche non sono più né nuove, né originali , ma sicuramente ancora attuali: i
progetti di valorizzazione delle aree urbane centrali, infatti sono in fase esecutiva molto
avanzata.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
19
Infatti dalla metà degli anni novanta si sono sviluppate anche in Italia proposte e progetti di
rivitalizzazione dei centri storici. Attuando azioni innovative rispetto alle pratiche che, sino a
quel periodo, erano polarizzate esclusivamente sull’adozione di strumenti urbanistici
attuativi, sulla riqualificazione edilizio architettonica, sullo sviluppo immobiliare e sui piani
commerciali previsti dalla previgente normativa (L.426/71).
Nel tempo ci si è accorti che queste tradizionali soluzioni, non avevano prodotto i risultati
auspicati. Infatti le azioni messe in atto, non erano state in grado di arrestare o perlomeno
arginare i processi di spopolamento, desertificazione, dismissione, che avevano
caratterizzato i centri storici.
Gli interventi meramente vincolistici (posti in essere attraverso la Legge 15/87), avevano
inoltre dimostrato che una politica di riqualificazione incentrata sulla salvaguardia dei centri
storici e sulla tutela del patrimonio artistico e ambientale necessita di azioni positive e di
politiche attive di intervento, non solo di divieti e limitazioni.
Gli interventi di valorizzazione applicate successivamente, non hanno inizialmente fruito di
indirizzi generali; solo in tempi più recenti sono apparse specifiche disposizioni che hanno
cercato di risolvere le carenze che nel frattempo erano apparse con chiarezza anche sul
versante disciplinare.
Nonostante questo interesse espresso anche in termini disciplinari, le iniziali ipotesi di
governo dei fenomeni di rivitalizzazione territoriale e urbana non sono riuscite a dare
adeguate unicità ( culturali, progettuali e di gestione) necessarie non tanto sul piano dei
modelli, ma piuttosto in grado di orientare criteri e strumenti di intervento.
Soprattutto a seguito del D.L.vo n 114/98, che ha, tra l’altro, sollecitato la realizzazione di
“programmi di qualificazione della rete commerciale”e del successivo varo della legge
costituzionale n° 3 /2001 ( che ha inserito il commercio tra le principali materie riservate alla
potestà legislativa delle regioni) il nuovo assetto delle competenze e una sempre maggiore
sensibilità culturale hanno portato all’adozione di numerosi provvedimenti incentrati sulla
valorizzazione dei centri storici.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
20
Alcune amministrazioni regionali ( Emilia Romagna, Piemonte, Calabria, Umbria, Lazio
Toscana ) hanno approvato per la rivitalizzazione dei centri storici, significative norme di
riferimento. Per lo più si tratta di linee progettuali per interventi integrati di recupero urbano
che includono le attività commerciali,
esse sono state, inoltre, inserite nell’ambito dei
programmi operativi (POR) e dei documenti di programmazione (Docup) delle regioni degli
obbiettivi 1 e 2 per l’utilizzo dei fondi strutturali 2000 / 2006.
Più recentemente, si è radicato un approccio in base al quale le attività commerciali non sono
più considerate all’interno del loro specifico settore, ma fanno parte di un sistema di attività
miste composto da altre tipologie della distribuzione, artigianato, somministrazioneristorazione, cultura- spettacolo, servizi alle persone.
Utili esperienze, in questo senso, sono state realizzate con progetti finanziati da risorse statali
e comunitarie. Tra queste, i programmi integrati di riqualificazione urbana e gli interventi
finanziati dall’iniziativa comunitaria urban, che pur nei limiti di iniziative localizzate in aree
degradate, hanno consentito esperienze di particolare interesse (ai fini dell’osservatorio).
Il criterio di base da più parti condiviso è che gli interventi di valorizzazione delle aree
urbane non devono essere il frutto di modelli predefiniti, né possono, limitarsi a proporre
soluzioni omogenee valide per tutti i contesti territoriali.
Proprio per ridurre i rischi di possibili omologazioni sono state avviate anche in Italia
pratiche fondate sulla partecipazione attiva degli abitanti, questi ultimi intesi nel senso lato di
residenti, operatori, utenti che, muovendo dall’ascolto attivo dei diretti interessati ( detentori
di approfondite conoscenze di luoghi, relazioni,) attraverso l’adozione di specifiche
metodologie giungono alla redazione di soluzioni progettuali condivise e, di conseguenza,
non imposte “dall’alto”.
I centri urbani soffrono nel confronto competitivo con i poli di attrazione periferici (sia
commerciali che del tempo libero). In termini di infrastrutture pubbliche, infatti il centro città
risulta decisamente svantaggiato. Alla carenza di adeguati parcheggi, alla congestione del
traffico e gli ostacoli per l’accessibilità con le auto private alla zona centrale si aggiunge il
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
21
livello decisamente elevato dei valori immobiliari, che contribuisce a marginalizzare sul
piano economico la gestione delle attività commerciali.
A fronte di questo quadro problematico, un differenziato ventaglio di esperienze sono state
avviate anche in Italia per la valorizzazione delle attività commerciali nei centri storici.
Nondimeno occorrono strumenti per poter valutarne gli effetti, individuarne i punti di forza o
di criticità e le caratteristiche generali suscettibili di essere riprodotte in altri contesti. Come
attestano le più significative esperienze estere, uno dei principali fattori di successo è, senza
dubbio, la collaborazione tra forze imprenditoriali e soggetti pubblici ( attraverso la creazione
organismi di gestione dei centri storici), per innescare convenienze di mercato in grado di
mobilitare le risorse private nella realizzazione degli interventi. Si richiede, da questo punto
di vista, la consapevolezza della necessità di inserire gli interventi in un ‘approccio generale
di marketing territoriale che, dopo aver risolto le criticità del “prodotto area urbana ”, per
esempio
infrastrutturazione strategica, manutenzione a medio termine, offerta spazio
funzionale etc, può essere finalizzato a elevare la competitività dell’area urbana considerata e
anche mettere in moto meccanismi capaci di creare valore aggiunto
Va rilevato, altresì, che interventi efficaci sui centri storici devono consentire di raggiungere
una maggiore coesione dei medesimi con il resto della città . In altre parole si deve recuperare
il territorio affinché l’ampliamento di attrazione del cuore delle città sia inserito all’interno di
rapporti più dinamici e aperti; ciò significa quindi che non è pensabile valorizzare l’area
urbana centrale senza estendere l’intervento di riqualificazione anche in altre zone (adiacenti
o no al nucleo storico).
Un aspetto di fondamentale importanza da evidenziare è che nei centri storici delle città sono
tradizionalmente presenti molteplici attività commerciali e artigiani fortemente caratterizzate
dall’elemento della tradizionalità. Si tratta delle cosiddette botteghe storiche e degli antichi
mestieri (a tutela e valorizzazione dei quali alcune città si sono attivate).
Le azioni di tutela di valorizzazione delle botteghe storiche e degli antichi mestieri risultano
essere di vitale importanza, in considerazione del fatto che la tipicità di certe attività riesce a
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
22
dare il segno della tradizione e della storia di un centro urbano.
Non a caso molti studiosi eccellenti della materia, considerano i centri storici beni culturali
atipici, beni cioè che meritano non solo di essere tutelati sotto il profilo urbanistico ed edilizio
per il loro valore storico, ma nei confronti dei quali occorre prevedere istituti e strumenti
capaci di rendere compatibili e preservare le attività economiche e, in particolare il
commercio e l’artigianato di servizi di qualità tradizionali.
Pertanto si ritiene che, così come attuato negli altri paesi europei (Regno Unito, Francia,
Germania, Belgio, Svezia e Portogallo ) anche in Italia al fine di dare efficacia a tutte le
politiche di valorizzazione e rivitalizzazione dei centri urbani sia opportuno e necessario
costituire organismi di gestione unitaria (attraverso l’associazione di soggetti pubblici e
privati). Un organismo di partenariato forte e stabile tra enti pubblici locali, attori economici
(quali banche, assicurazioni, società immobiliari, società di servizi pubblici) ed il settore
dell’associazionismo degli operatori economici locali (operatori commerciali, artigianali,
della ricettività alberghiera, dei servizi in genere) rappresenta la condizione essenziale per
assicurare il successo della gestione unitaria per la valorizzazione di un centro città.
Per centrare l’obbiettivo prefissato l’organismo di gestione deve assicurare al suo interno una
struttura equilibrata e rappresentativa dei vari interessi istituzionali e di categoria che si
esprimono nell’ambito di un centro città, quindi non limitata agli enti pubblici locali ed ai
rappresentanti degli operatori commerciali ma tendere a comprendere anche le
rappresentanze delle società di investimento (banche assicurazioni etcc) delle società
immobiliari, delle società di servizi pubblici degli operatori artigianali dei servizi
professionali degli operatori della ricettività alberghiera dell’intrattenimento (cinema, teatri
palestre sale giochi) dell’associanismo di volontariato ( enti no profit) che operano nell’area.
10. Struttura tipo dell’organismo unitario di gestione
La compagine iniziale dell’organismo unitario di gestione può essere costituita dai
rappresentanti degli interessi di una piattaforma più limitata di attori, ma l’orizzonte che deve
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
23
essere perseguito deve avere presente questa
varietà di rappresentanza degli interessi
locali, in quanto più la compagine dei patners è ampia e rappresentativa, più l’organismo di
gestione diventa forte ed in grado di porsi obiettivi più avanzati.
Del resto proprio da questa varietà di interessi rappresentati, oltre che dalla metodologia di
intervento, deriva questo carattere di gestione unitaria.
I soggetti coinvolti in questa operazione sono quindi normalmente:
•
Soggetti pubblici ( Comune, Provincia, Camera di Commercio )
•
Soggetti privati
•
Imprese commerciali, della ristorazione, dell’intrattenimento ( cinema teatro,
sale giochi)
•
Società Immobiliari
•
Banche Assicurazioni, Società finanziarie
•
Associazioni di categoria dei commercianti, artigiani, operatori turistici;
•
I C.a.t. ( centri assistenza tecnica degli operatori commerciali)
La forma giuridica più rispondente alla realizzazione di un rapporto organico tra soggetti
pubblici e soggetti privati è forse quella del consorzio o società consortile tra enti pubblici e
privati.
La struttura organizzativa prevede usualmente una società di gestione, con un proprio
Consiglio di Amministrazione, a cui fa capo il direttore ( il Town Center Manager nelle
esperienze anglosassoni) coadiuvato nella sua attività da gruppi di lavoro, che analizzeranno
problematiche per aree
1. Marketing e promozioni
2. Indicatori di performance (misure di controllo degli esiti degli eventi)
3. Risorse finanziare
11. Elementi necessari per mettere in atto la gestione integrata dei centri storici
Indipendentemente dalla dimensione del centro storico e del periodo necessario affinché
l’organismo di gestione raggiunga un certo livello di operatività, è comunque possibile
individuare un certo numero di elementi chiave per il buon funzionamento di questo
organismo.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
24
La prima condizione di base che occorre realizzare è rappresentata dall’intento di cominciare
a lavorare insieme tra settore pubblico e settore privato.
Questa convinzione deve tradursi nell’assunzione di una visione strategica sul da farsi per la
valorizzazione del centro storico in termini di marketing territoriale, nella dotazione di un
organismo professionale di direzione, nell’elaborazione di un business plan, nella redazione
di un piano operativo con l’individuazione delle relative fonti di finanziamento e degli
indicatori di efficacia dei risultati ottenuti (indicatori di performance).
L’organismo di gestione unitaria dei centri storici deve ispirarsi ai seguenti criteri:
• Rispondere alle aspettative degli attori ed utilizzatori del centro città, in modo flessibile
e durevole nel tempo;
• Stabilire i rapporti di stretta collaborazione con i vari enti, associazioni di categoria,
organizzazioni varie operanti nel centro città (Amministrazioni Comunali, Camera di
Commercio, Associazioni di Categoria);
• Porsi come organismo di rappresentanza degli interessi del centro città a livello locale
• Ricercare ogni forma di finanziamento delle attività dell’organismo di gestione, sia a
livello locale sia a livelli superiori (provinciale, regionale, nazionale, comunitario)
• Operare un controllo efficace e continuo dei risultati ottenuti in rapporto agli obbiettivi
prefissati
• Elaborazione di un piano strategico e di un business plan che possano servire da guida e
riferimento per l’attività dei vari patner che partecipano all’organismo di gestione;
• Attività di comunicazione efficace sia all’interno ( in direzione dei vari patner) sia
all’esterno verso gli enti pubblici e la comunità cittadina;
• La creazione di una leadership professionalmente competente e motivata a promuovere
la gestione unitaria di valorizzazione del centro città e perseguire gli obbiettivi
prefissati.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
25
12. Disposizioni ed aspetti normativi in
Puglia
per
riqualificare
rivitalizzare il tessuto economico, sociale , culturale dei centri storici
e
Il decreto legislativo n. 114/98, come noto, detta norme e direttive alle Regioni in materia di
commercio; esso, all’art. 10, così recita: “La regione prevede disposizioni per favorire lo
sviluppo della rete commerciale nelle aree montane, rurali ed insulari, per riqualificare la rete
distributiva e rivitalizzare il tessuto economico, sociale e culturale nei centri storici, ….”.
Con legge n. 11 del 1 agosto 2003, la regione Puglia ha emanato i “Principi e direttive per
l’esercizio delle competenze regionali in materia di commercio”. L’art. 15 di detta legge, al
comma 1, così dispone: “I Comuni, per l’esercizio delle funzioni di loro competenza
consultate le organizzazioni di cui all’art. 2, comma 2, lettera a), si dotano dei seguenti
strumenti:
a) Documento di valutazione al commercio
b) Criteri per il rilascio dell’ autorizzazioni per le medie strutture di vendita e le strutture di
interesse locale;
c) Misure di promozione e sviluppo del commercio nelle aree a vocazione commerciale dei
centri storici
(Sviluppo e promozione dei centri storici e delle aree urbane)
il successivo art.16 così recita:
1. I comuni individuano , anche facendo riferimento alla delimitazione degli strumenti
urbanistici comunali, i centri storici e le aree urbane a consolidata presenza
commerciale da sottoporre a misure di incentivo e di sostegno al commercio.
2. Ai fini di cui al comma 1 il Comune può all’interno dei provvedimenti di cui all’art 15
o con appositi progetti di valorizzazione commerciali, prevedere:
A) il divieto di vendita di particolari merceologie o settori merceologici;
B) la possibilità di interventi in materia merceologica e qualitativa, anche prevedendo
incentivi a marchi di qualità o di produzione regionale;
C) facilitazioni in materia di orari, apertura, vendite straordinarie e di occupazioni di
suolo pubblico nelle aree attigue ai pubblici servizi;
D) disposizioni particolari a tutela del patrimonio storico, artistico o ambientale ;
E) misure di agevolazione tributaria e sostegno finanziario.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
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1. I progetti di valorizzazione commerciale di cui al comma 2 sono elaborati d’iniziativa
del Comune in accordo con i soggetti pubblici , i privati interessati, le associazioni
del commercio maggiormente rappresentative anche in sede locale, le organizzazioni
dei consumatori e sindacali
2. Sono soggetti interessati tutti gli operatori del settore commercio, sia in sede fissa
che su aree pubbliche, compresi gli esercenti attività di somministrazione di alimenti
e bevande di cui alla legge 25 agosto 1991 n 287, gli esercenti attività di artigianato
di servizio e di valore storico e tradizionale, operanti all’interno dell’area
individuata dal Comune;
3. Nell’elaborazione del progetto il Comune esamina le politiche pubbliche riferite,
all’area, la progettualità privata e l’efficacia degli strumenti normativi e finanziari
in atto , al fine del
4. rilancio e qualificazione dell’area stessa e dell’insieme di attività economiche in essa
presenti.
1. Il progetto di valorizzazione commerciale può prevedere:
a) La realizzazione di opere infrastrutturali, di arredo urbano o di rilevante
riorganizzazione della logistica;
b) L’attivazione o la modifica di servizi urbani;
c) Il riuso di contenitori esistenti per l’insediamento di nuove attività o il
potenziamento di quelle esistenti anche attraverso l’insediamento di medie
strutture di vendita;
d) L’attuazione di azioni di promozioni;
e) L’individuazione di una struttura per la gestione coordinata degli interventi
sul territorio
2. Il Comune, sulla base del progetto può:
a) Incentivare la qualificazione delle attività economiche esistenti o il loro
addensamento anche attraverso: l’utilizzo della fiscalità locale, la monetizzazione o
ridefinizione dei requisiti urbanistici, facilitando, anche attraverso apposite
disposizioni urbanistiche o regolamentari, l’utilizzazione commerciale dei locali degli
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
27
edifici esistenti, anche dal punto di vista dei requisiti igienico edilizi;
b) Vietare i cambi di destinazione d’uso da attività commerciale, artigianale o pubblico
esercizio ad altri usi che comportino la cessazione delle attività
Ulteriori disposizioni sancite dall’ articolo 18 della L.R. 11/03 relative alla promozione e
sviluppo del tessuto commerciale nel centro storico riguardano:
la possibilità di derogare - nei comuni turistici e nelle città d’arte - dall’obbligo di
chiusura nei giorni festivi e della mezza giornata di riposo infrasettimanale, per periodi e
zone del territorio comunale di maggiore afflusso turistico: ovviamente i centri storici
rappresentano il luogo ideale per attrarre visitatori, a condizione che risulti gradevole;
13. Il Centro storico di Grottaglie
Anche il centro storico di Grottaglie presenta le stesse caratteristiche e difficoltà che hanno
caratterizzato in quest’ ultimo mezzo secolo tutti i centri storici europei, quelli italiani in
particolare (i quali risultano essere di origine più antica e di solito sorgono sui primi nuclei
abitativi). Pertanto risulta quanto mai opportuno evidenziare che il centro storico di
Grottaglie necessita di interventi massicci mirati alla rivitalizzazione e la riqualificazione
dell’antico nucleo cittadino.
Nel Centro storico, attualmente, si assiste ad un notevole degrado delle strutture, abbandonate
a causa della loro ridotta funzionalità ed agibilità. Esse risultano caratterizzate da una ridotta
superficie e da una scarsa aerazione degli spazi interni. Il centro storico di Grottaglie si
caratterizza, anche, per una notevole carenza di spazi a verde ed a parcheggio,
e per
insufficienti carreggiate stradali.
Allo stesso tempo il nucleo antico della città, presenta notevoli caratteri ambientali, e una
struttura urbanistica spontanea e trama stradale che si adatta all’andamento altimetrico del
terreno, seguendo percorsi capaci di incanalare le acque piovane.
Contiguo al centro storico , sorge il quartiere delle ceramiche , famoso in tutto il mondo per
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
28
la
produzione
di
pregevoli
prodotti
artigianali in ceramica.
Ha una
conformazione che potrebbe ricalcare l’impianto originario di Grottaglie, e si caratterizza per
la presenza di costruzioni isolate, collegate tra loro non mediante strade, ma percorsi e recinti
di spazi vuoti.
La natura dei luoghi, caratterizzata dalla presenza di vuoti urbani, permette di individuare il
quartiere come una parte integrante del centro storico.
In virtù e per gli effetti di quanto sopra evidenziato, risulta quanto mai opportuno affermare
che il centro storico di Grottaglie deve riappropriarsi del ruolo primario nella vita cittadina,
proponendosi come volano per lo sviluppo economico della città ( ruolo questo
che per
secoli ha rivestito).
Pertanto si rende necessario porre in essere massicce azioni (che devono coinvolgere il
privato ed il pubblico insieme, attraverso la creazione di organismi di gestione) e programmi
di intervento per la tutela e la valorizzazione del centro storico al fine di tutelare il patrimonio
edilizio esistente di interesse storico e nel contempo garantire alla popolazione residente e ai
turisti i migliori servizi commerciali coordinati con quelli di interesse pubblico.
14. La rivitalizzazione del centro storico di grottaglie attraverso la creazione di un
organismo unitario di gestione
Tutte le azioni e gli interventi di promozione ed incentivazione mirate alla riqualificazione
e rivitalizzazione del centro storico di Grottaglie dovranno essere attuati (sulla falsa riga
delle più moderne ed efficaci esperienze euoropee) attraverso la creazione di un organismo di
gestione cittadino, costituito da enti pubblici, soggetti privati, società immobiliari, partners
finanziari (banche ed assicurazioni), associazioni di categoria e Centri Assistenza Tecnica,
con compiti di regia e di direzione di aree commerciali urbane.
In particolare l’organismo di gestione cittadino dovrà avere tra i vari obbiettivi:
•
promuovere il centro città di Grottaglie, in modo da creare una identità al centro
medesimo e di migliorarne l’immagine all’esterno , di attirare investitori, di attirare
visitatori che non hanno mai frequentato o non frequentano più il centro storico, di
intrattenere rapporti con la stampa e con i media;
• l’elaborazione di un logo al fine di fornire un’identità al centro storico,la realizzazione
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
29
di una campagna di affissioni con
l’accento
posto
sull’aspetto
dinamico e conviviale del centro città. La realizzazione di una newsletter per gli
associati, la realizzazione di un opuscolo destinato ai potenziali investitori;
•
l’utilizzo di stewards urbains con la funzione di aiutare, nei periodi di maggiore
flusso turistico, i visitatori che approdano in città fornendo indicazioni sulla
ricettività alberghiera, ristoranti, attività commerciali con prodotti locali e sui musei,
teatri e cosi via;
•
reperire risorse finanziare
da destinare alla realizzazione dei progetti di
incentivazione del centro storico.
15. Obiettivi programmatici
Il Comune di Grottaglie assume l’obiettivo di intraprendere azioni e mettere in atto procedure
finalizzate al recupero urbano e allo sviluppo del centro storico, ai sensi dell’art 15 della
legge regionale n.11/04.; tale obiettivo è perseguibile principalmente attraverso la
salvaguardia e la valorizzazione del tessuto del commercio locale.
Premesso che per “centro storico” viene inteso il territorio comunale tipizzato “A” e “AC”
negli strumenti urbanistici, la distribuzione degli esercizi commerciali e delle attività terziarie
in generale nell’area del centro storico si presenta con singoli ed isolati punti di vendita lungo
le vie cittadine e tale distribuzione non riesce a frenare l’evasione dei consumi verso realtà
distributive più moderne, presenti nella stessa Grottaglie; tale evasione certamente assumerà
consistenze maggiori se non saranno realizzati interventi di localizzazione di poli
commerciali nelle immediate vicinanze dell’area urbana e al suo interno.
Al fine di individuare azioni di sostegno al rafforzamento del ruolo del commercio e delle
attività terziarie nell’area del centro storico, si sono analizzati alcuni elementi e tendenze del
mercato, tentando un approccio metodologico al problema della salvaguardia del commercio
nel centro storico, che non fosse la mera osservanza di alcune disposizioni regionali, peraltro
non del tutto condivisibili e, in alcuni casi, del tutto inutili.
I cosiddetti “centri commerciali” hanno come caratteristica principale quella di essere
concepiti ed articolati come spazi alternativi delle realtà commerciali tradizionali, sviluppati
su grandi aree: semplici vie di accesso e spazi per parcheggio garantiscono un agevole
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
30
accesso alla struttura ed ai suoi servizi; la disponibilità di bar, caffetterie, parchi giochi per
bambini, oltre alla presenza di spettacoli e/o manifestazioni culturali organizzati al fine di
aumentarne il potere attrattivo, fornisce ai consumatori qualificati servizi con la contestuale
ed immediata possibilità di soddisfare tante piccole esigenze accessorie e dedicarsi con
maggiore libertà alla scelta degli articoli ed agli acquisti in un contesto stimolante e
gratificante.
Paradossalmente si può pensare di rivitalizzare l'area commerciale del centro storico antico,
prendendo le mosse proprio dalle suddette considerazioni: riproporre nel contesto urbano tali
connotazioni come prerequisiti al commercio con un "plus" rappresentato dallo stesso
contesto ambientale, culturale e di identificazione sociale, in un contesto unico ed irripetibile.
Per la valorizzazione e tutela del centro storico, il Comune di Grottaglie:
a) dispone di pianificare, di concerto con le locali associazioni di categoria, azioni intese a
consentire la libera determinazione degli orari di chiusura ed apertura degli esercizi
commerciali e delle attività terziarie in genere, nonché la deroga all’obbligo della
chiusura domenicale e festiva e della mezza giornata di chiusura nei periodi di maggiore
afflusso turistico (ai sensi del art 18 della L.R. n. 11/03);
b) promuove la nascita di vie, piazze o aree tematiche specializzate nella vendita di alcuni
prodotti;
c) promuove programmi di riqualificazione delle attività di vendita, di concerto con le
associazioni di categoria, volte alla realizzazione di infrastrutture e servizi comuni che
possono prevedere l'attribuzione di riconoscimenti e marchi di qualità alle aziende
commerciali;
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
31
d) dispone il divieto di vendita delle merceologie non previste, ritenendo che questa
costituisca un grave ed evidente contrasto con la tutela di valori artistici, storici o
ambientali o all'immagine del centro storico;
e) promuove la localizzazione di attività commerciali a carattere fortemente innovativo ed
alternativo all'offerta esistente, nonché
di commercio equo o solidale, gestito da
organismi senza fini di lucro formalmente riconosciuti;
f) realizza fiere e mercatini specializzati nelle piazzette e nelle corti, con eventuale
estensione nelle vie di collegamento tra le corti stesse.
Gli obbiettivi programmatici sopra enunciati potranno essere realizzati nel tempo, anche
attraverso idonei strumenti ( deliberazioni, accordi con operatori e/o associazioni di
categoria) atti ad assicurare al centro storico le condizioni per uno sviluppo integrato con la
politica della cittadina.
In tal senso le presenti note potranno essere inserite, ove ritenuto opportuno nel Piano
Particolareggiato di Recupero del centro storico (zona A) e del Quartiere delle ceramiche
(zona AC), in corso di definitiva approvazione
16. Ipotesi di sviluppo
Fermo restando che il recupero del centro storico sotto l’aspetto urbanistico rappresenta un
atto eminentemente culturale, perché possa avere una reale valenza occorre che esso sia
soprattutto funzionale; appare pertanto del tutto ovvio come la necessità di definire nuovi
equilibri nella tendenza commerciale in atto, sia operazione fondamentale.
Il presente piano di sviluppo commerciale nel Centro Storico, recependo le indicazioni dei
piani urbanistici esistenti e in fase di definizione, tiene conto della presenza delle merceologie
già esistenti e delle tipologie edilizie caratterizzanti che talvolta mal si prestano ad
insediamenti di attività commerciali, se non di tipo e dimensioni compatibili con tale realtà.
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
32
A fronte di tale condizione non è certamente pensabile di escludere alcune categorie
merceologiche dall'area del centro storico ad esclusivo favore di altre, limitando il principio
della diversificazione e dell'articolazione dell'offerta, oltre che della libertà di iniziativa. Si è,
pertanto, pensato a soluzioni di differente accorpamento delle merceologie commerciali, in
deroga anche alle vigenti normative, ovvero, ove possibile, alla specializzazione nell'ambito
del singolo settore merceologico, nel rispetto delle regole commerciali e delle tradizioni
locali.
In considerazione del numero e delle tipologie merceologiche presenti nel centro storico e
delle considerazioni sopra riportate, ai sensi dell'art. 6, comma 1d), del decreto 114/98 e
degli articoli 1, comma 7 b), 2, comma 1 f), 15 della legge regionale 11/03 si dispone che
nell'area del centro storico possono,ad esclusione della zona AC Quartiere delle ceramiche,
per il quale valgono le prescrizioni riportate in seguito, insediarsi le seguenti attività di
vicinato, artigianali e di servizio:
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
33
Settori Merceologici d.lgs. 114/98
Alimentare
‰
Attività Artigianali e Servizi
Non Alimentare
Prodotti
caseari
‰
Prodotti e attrezzature
‰
Produzione di articoli
locali e pugliesi;
per il legno;
in
‰
Vini pugliesi;
‰
Prodotti di artigianato locale;
intreccio,
‰
Sfarinati,
‰
Oggetti d'arte, di cultura e conservazione e il trasporto di
paste
tipiche fresche e secche;
paglia
e
di
materiale
di
anche
per
la
decorazione;
prodotti
e
‰
Souvenirs;
dell’agricoltura e della pesca;
origine
‰
Antiquariato;
‰
Servizi di accoglienza;
regionale;
‰
Gioielleria;
‰
Agenzie turistiche;
‰
‰
Pelletteria;
‰
Associazioni culturali;
degustazione;
‰
Boutique abbigliamento;
‰
Noleggio e Riparazione Bici;
‰
‰
Jeanseria;
‰
Produzione di condimenti e
‰
Calzature;
spezie tipiche;
pugliese;
‰
Merceria, filati;
‰
‰
Insaccati tipici locali;
‰
Chincaglierie;
tufo, ecc.;
‰
Pasticceria tipica e dolci di
‰
Ferramenta
‰
Funghi
conservati
freschi
di
Prodotti tipici locali con
Prodotti freschi, secchi e
conservati
tipici
di
terra
e
mandorla;
attrezzatura da maneggio;
‰
‰
Alcolici locali, rosoli.
minuta
Prodotti di artigianato
‰
locali
Lavorazione di pietre locali, del
Lavorazione artistica del ferro
battuto;
in
‰
Associazioni
genere, locale e regionale;
spettacolo;
‰
Ceramiche;
‰
‰
Erboristeria.
prodotti locali
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
tipici
culturali
e
di
Area espositiva e fieristica dei
‰
Lavorazione cordami;
‰
Rappresentanze;
‰
Agenzie Turistiche;
‰
Studi professionali;
‰
Punti internet;
‰
Bar;
‰
Ristoranti;
‰
Pizzerie;
‰
Rosticcerie.
34
Si stabilisce inoltre, che in raccordo con
quanto
previsto
dalla
normativa
nazionale e regionale in materia di compatibilità di vendita tra la vendita al dettaglio e quella
all’ingrosso, di fissare il divieto di nuove autorizzazioni, nonché il divieto di aperture di
nuovi esercizi di vicinato per la vendita dei seguenti prodotti:
1.
Articoli termoidraulici (*);
2.
Auto;
3.
Autoveicoli usati;
4.
Combustibili;
5.
Legnami;
6.
Materiali per l’edilizia (*);
7.
Materiali per l’industria e l’artigianato (*);
8.
Prodotti per l’agricoltura e la zootecnia (*);
9.
Pneumatici;
10.
Sexy shop.
___________
(*) Se richiedono superfici superiori a mq. 250.
Nel quartiere delle ceramiche, zona Ac, così come prescritto nella proposta di inserimento
dell’articolo 32 bis del N.T.A, del Piano Particolareggiato per il recupero del centro storico e
del Quartiere delle Ceramiche nella seduta del 27/02/ 2003 del C.C.”vista la peculiarità
dell’attività che vi si svolge, non sono consentite destinazioni d’uso non attinenti alle attività
di produzione di manufatti ceramici e di attività di servizi di prima necessità alle stesse
connesse. Sono salvaguardate le destinazioni d’uso esistenti ad oggi.”
Pertanto nel Quartiere delle ceramiche sono consentite attività di vendita di manufatti
ceramici prodotti in Grottaglie, anche in locali diversi da quelli di produzione.
In tale area, inoltre, ai fini della valorizzazione del tessuto produttivo, sono consentite attività
di somministrazione di alimenti e bevande secondo le prescrizioni stabilite negli appositi
“Parametri numerici” fissati dall’Amministrazione Comunale.
Approvato con Delibera del Consiglio Comunale n° 35 del 25/07/2005
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
35
Sviluppo e valorizzazione del Centro Storico di Grottaglie
36
CITTA’ DI GROTTAGLIE
SVILUPPO E PROMOZIONE
DEL CENTRO STORICO E DEL
QUARTIERE
DELLE CERAMICHE
Art. 16 Legge regionale 1 agosto 2003 n°11
REGOLAMENTO
1
INDICE
DISPOSIZIONI PER LO SVILUPPO E NUOVE NORME PER
L’INSEDIAMENTO DELLE ATTIVTTA PRODUTTIVE E
COMMERCIALI NELL’AMBITODEL CENTRO STORICO
*******
TITOLO I
DISPOSIZIONI PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E
COMMERCIALI NELL’AMBITO DEL CENTRO STORICO
Art 1 Oggetto e finalità
Art. 2 Definizioni
Art. 3 Progetti di valorizzazione commerciale
Art. 4 Disposizioni in materia merceologica ed attività insalubri
Art. 5 Commercio su aree pubbliche
Art 6 Agevolazioni tributarie
Art 7 Sostegno ed incentivi alle iniziative promozionali
Art. 8 Attività culturali, artistiche e ricreative nel Centro Storico
-
TITOLO II
NUOVE NORME PER L’INSEDIAMENTO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E
COMMERCIALI NELL AMBITO DEL CENTRO STORICO
Art 9 Altezza e salubrità dei locali
Art 10 Barriere architettoniche
Art 11 Soppalchi
Art 12 Cortili ed atri interni
Art 13 Chioschi
Art 14 Vendita e somministrazione su aree all’aperto
TITOLO III
DISPOSIZIONI FINALI
Art 15 Norme finali
-
2
TITOLO I
DISPOSIZIONI PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA’
PRODUTTIVE E COMMERCIALI NELL’AMBITO DEL CENTRO STORICO
Art.1
Oggetto e finalità
1. Il Comune di Grottaglie, con l’adozione delle presenti norme , definisce gli indirizzi
per la riqualificazione della rete distribuitiva e per la rivitalizzazione del tessuto
economico, sociale e culturale del centro storico ai sensi e per gli effetti della legge
Regionale 1 agosto 2003, n.11, perseguendo le seguenti finalità:
a)
incentivare lo sviluppo delle attività commerciali nel Centro Storico e nel
Quartiere delle ceramiche riconoscendolo
come luogo importante e
privilegiato della vita economica e sociale cittadina
b)
favorire l’associazionismo e l’aggregazione tra le attività ivi insediate , al fine
di aumentare la forza di attrazione dell’area, le professionalità presenti , ed
incentivare le economie di scala:
c)
favorire la vitalità del luogo proponendo possibilità di sviluppo incrementando
gli immobili con destinazione commerciale:
d)
preservare l’ambiente storico e monumentale, anche tramite l’esclusione dal
centro di attività non idonee al contesto.
2. Le presenti norme, salvo diversa specificazione, si applicano al Centro Storico ed al
Quartiere delle Ceramiche
Art 2
Definizioni
1) Ai fini delle presenti norme si intendono:
a) per Legge Regionale la Legge Regionale 1 agosto 2003. n. 11:
b) per Centro Storico l’area corrispondente a quella tipizzata A ed Ac (Quartiere
delle Ceramiche) denominata:
zona 1A - Centro Storico, comprendente la zona “A” di PRG
zona 1B – Quartiere delle ceramiche comprendenti le zone Ac di PRG .
c) per attività produttive le attività commerciali artigianali di somministrazione di
alimenti e bevande ed i laboratori artistici, artigianali, nonché le attività connesse
allo sviluppo turistico ed attrattivo (uffici informazioni, centri accoglienza, uffici
informazioni etc).
Art 3
Progetti di valorizzazione commerciale
1. Per i fini di cui al precedente art. 1, il Comune promuove, d’intesa con le associazioni
di categoria degli operatori e dei consumatori e di altri soggetti pubblici e privati
interessati, progetti di valorizzazione commerciale, programmi di riqualificazione
delle attività di vendita, campagne d’informazione e apprendimento per operatori dei
settori di attività.
2. I progetti di valorizzazione commerciale possono prevedere:
A) La realizzazione di opere infrastrutturali. di arredo urbano o di rilevante
riorganizzazione della logistica;
B) l‘attivazione o la modifica di servizi urbani;
C) il riuso di contenitori esistenti per l‘insediamento di nuove attività o il
potenziamento di quelle esistenti anche attraverso l‘insediamento di medie
strutture di vendita
D) l’attuazione di azioni di promozione
3
l‘individuazione di una struttura per la gestione coordinata “Organismo di Gestione
del Centro Storico” degli interventi sul territorio (costituita da enti pubblici, soggetti
privati, associazioni di categoria, patners finanziari “Banche ed assicurazioni)
ART 4
Disposizioni in materia merceologica ed attività insalubri
Nella zona 1- Centro Storico:
1)
Fatti salvi gli eventuali diritti acquisiti, dei seguenti prodotti, è consentita la
localizzazione delle seguenti attività:
TIPOLOGIE
Attività Artigianali e Servizi
Alimentare
‰
Non Alimentare
Prodotti
caseari
‰
Prodotti e attrezzature
‰
Produzione di articoli in
locali e pugliesi;
per il legno;
paglia e di materiale di intreccio,
‰
Vini pugliesi;
‰
Prodotti di artigianato locale;
anche per la conservazione e il
‰
Sfarinati,
‰
Oggetti d'arte, di cultura e trasporto di prodotti tipici locali
paste
tipiche fresche e secche;
decorazione;
dell’agricoltura e della pesca;
e
‰
Souvenirs;
‰
Servizi di accoglienza;
origine
‰
Antiquariato;
‰
Agenzie turistiche;
regionale;
‰
Gioielleria;
‰
Associazioni culturali;
‰
‰
Pelletteria;
‰
Noleggio e Riparazione Bici;
degustazione;
‰
Boutique abbigliamento;
‰
Produzione di condimenti e
‰
‰
Jeanseria;
spezie tipiche;
‰
Calzature;
‰
pugliese;
‰
Merceria, filati;
tufo, ecc.;
‰
Insaccati tipici locali;
‰
Chincaglierie;
‰
‰
Pasticceria tipica e dolci di
‰
Ferramenta
‰
Funghi
conservati
freschi
di
Prodotti tipici locali con
Prodotti freschi, secchi e
conservati
tipici
di
terra
e
Lavorazione artistica del ferro
minuta battuto;
mandorla;
attrezzatura da maneggio;
‰
‰
Alcolici locali, rosoli.
Lavorazione di pietre locali, del
Prodotti di artigianato
‰
Associazioni
culturali
di
in spettacolo;
genere, locale e regionale;
‰
‰
Ceramiche;
prodotti locali
‰
Erboristeria.
‰
Lavorazione cordami;
‰
Rappresentanze;
‰
Agenzie Turistiche;
‰
Studi professionali;
‰
Punti internet;
‰
Bar;
‰
Ristoranti;
‰
Pizzerie;
‰
Rosticcerie.
4
e
Area espositiva e fieristica dei
Si stabilisce inoltre, di fissare il divieto di nuove autorizzazioni, nonché il divieto di aperture
di nuovi esercizi di vicinato per la vendita dei seguenti prodotti:
1.
Articoli termoidraulici (*);
2.
Auto;
3.
Autoveicoli usati;
4.
Combustibili;
5.
Legnami;
6.
Materiali per l’edilizia (*);
7.
Materiali per l’industria e l’artigianato (*);
8.
Prodotti per l’agricoltura e la zootecnia (*);
9.
Pneumatici;
10.
Sexy shop.
___________
(*) Se richiedono superfici superiori a mq. 250.
La vendita di tipologie di prodotti non consentite comporterà la diffida e, in caso di
reiterazione, la revoca dell’autorizzazione amministrativa
Nella Zona 1B Quartiere delle Ceramiche, così come prescritto nella proposta di inserimento
dell’articolo 32 bis del N.T.A, del Piano Particolareggiato per il recupero del centro storico e
del Quartiere delle Ceramiche nella seduta del 27/02/2004 del C.C.”vista la peculiarità
dell’attività che vi si svolge, non sono consentite destinazioni d’uso non attinenti alle attività
di produzione di manufatti ceramici e di attività di servizi di prima necessità alle stesse
connesse. Sono salvaguardate le destinazioni d’uso esistenti ad oggi.”
Pertanto nel Quartiere delle Ceramiche sono consentite attività di vendita, da parte di
Artigiani-Ceramisti, e Artisti, di manufatti ceramici prodotti in Grottaglie, anche in locali
diversi da quelli di produzione.
In tale area, inoltre, ai fini della valorizzazione del tessuto produttivo, sono consentite attività
di somministrazione di alimenti e bevande secondo le prescrizioni stabilite negli appositi
“Parametri numerici” fissati dall’Amministrazione Comunale.
2)
3)
Nel Centro Storico non sono consentite le attività le cui tipologie rientrino nell’elenco
delle lavorazioni insalubri di classe di cui al DM 05/-09/94.
Sono invece consentire le attività le cui tipologie rientrino nell’elenco delle lavorazioni
insalubri di II classe, quando le stesse si sostanzino in piccole attività artigianali di
carattere artistico.
1)
Art. 5
Commercio su aree pubbliche
Per lo svolgimento dei mercati o delle fiere tematiche e delle fiere promozionali tenute
nel Centro Storico il Comune, con apposita deliberazione di Giunta potrà prevedere
l’esenzione dal pagamento della tassa per l’occupazione di aree pubbliche.
5
2)
I mercati e le fiere di cui al comma 1 possono tenersi anche in giorni festivi e
domenicali ed in orario serale: in tali giorni o orari può essere data facoltà agli altri
operatori commerciali diversi da quelli su aree pubbliche, ubicati nel centro Storico e
aree limitrofe, di tenere aperto l’esercizio.
A quanto previsto nel precedente comma 2 provvede l‘autorità comunale competente
con apposita ordinanza sindacale.
Ai fini del presente articolo si intendono:
3)
4)
•
•
1)
2)
3)
4)
per mercato o fiera tematica, il mercato o la fiera specializzata ed organizzata per la
vendita secondo un tema o una categoria merceologica,
per fiera promozionale si intende la manifestazione commerciale indetta al fine di
promuovere e valorizzare specifiche aree urbane nonché attività culturali. economiche e
sociali o particolari tipologie merceologiche o produttive.
Art. 6
Agevolazioni tributarie
I lavori di riattamento e di risanamento di immobili destinati alle attività commerciali,
artigianali, di somministrazione di alimenti e bevande ed a laboratori artistici ubicati nel
Centro Storico e nel Quartiere delle ceramiche possono essere oggetto di agevolazione in
sede di determinazione degli oneri di urbanizzazione.
Per le attività commerciali, artigianali, di somministrazione di alimenti e bevande e di
laboratori artistici può essere prevista una riduzione della T.A.R.S U.
La riduzione della T.A.R.S.U. troverà applicazione dalla data fissata con apposita
deliberazione
Le agevolazione saranno concesse a domanda degli interessati debitamente documentata
e previo accertamento d’ ufficio dell’effettiva sussistenza delle condizioni sopra riportate
Art. 7
Sostegno ed incentivi alle iniziative promozionali
1. Al fine di sostenere azioni di recupero e rivitalizzazione del centro storico e del
Quartiere delle Ceramiche il Comune riconosce la necessità di sostenere programmi
strategici coordinati da un organismo gestione unitario, e, pertanto può sostenere ed.
incentivare iniziative promosse da consorzi o associazioni di via o area del Centro Storico
o altri soggetti pubblici e privati che contemplino attività di promozione del Centro e
delle imprese commerciali.
2. Per incentivare tali iniziative il Comune può:
• destinare proprie risorse finanziarie a sostegno delle iniziative medesime;
• derogare per periodi concordati agli obblighi della chiusura domenicale e festiva oltre
che all’eventuale obbligo della chiusura infrasettimanale e fissare nuovi orari per gli
esercizi commerciali;
• consentire deroghe nella gestione delle vendite straordinarie;
• coinvolgere la struttura dei pubblici esercizi e dell’artigianato nelle stesse iniziative,
coordinandone anche gli aspetti normativi e regolamentari.
3.
Le deroghe di cui al punto precedente possono essere estese ad aree limitrofe al
Centro Storico ed al Quartiere delle Ceramiche, in concomitanza con manifestazioni
ed eventi; tali deroghe dovranno essere stabilite con decisione di Giunta.
6
Art. 8
Attività culturali, artistiche e ricreative nel Centro Storico
1. Il Comune reputa fondamentale e prioritario sostenere la rivalutazione del Centro
Storico attraverso l’organizzazione diretta o il patrocinio, con o senza contributi, di
manifestazioni culturali, artistiche e ricreative in tale area.
2. La programmazione delle manifestazioni, delle azioni e gli interventi di promozione
ed incentivazione mirate alla riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico
enunciati nel presente regolamento dovrà essere attuato attraverso la creazione di un
organismo di gestione di forma associativa.
In particolare l’organismo di gestione dovrà avere tra i vari obbiettivi
• quello di promuovere il centro città, in modo da creare una identità al centro
medesimo e di migliorarne l’immagine all’esterno , di attirare investitori, di attirare
visitatori che non hanno mai frequentato o non frequentano più il centro storico, di
intrattenere rapporti con la stampa e con i media.
• l’elaborazione di un logo al fine di fornire un’identità al centro città , la
realizzazione di una campagna di affissioni con l’accento posto sull’aspetto
dinamico e conviviale del centro città. La realizzazione di una newsletter per gli
associati, la realizzazione di un opuscolo destinato ai potenziali investitori
• l’utilizzo di stewards urbains con la funzione di aiutare nei periodi di maggiore
flusso turistico, i visitatori che approdano in città fornendo indicazioni sulla
ricettività alberghiera, ristoranti, attività commerciali con prodotti locali e non
musei, teatri e cosi via.
•
reperire risorse finanziare
da destinare alla realizzazione dei progetti di
incentivazione del centro storico
Art 9
Altezza e salubrità dei locali
Valgono per l’altezza e la salubrità dei locali, nonché per l’agibilità degli immobili, le
condizioni e le precisazioni di cui all’art. 31 delle Norme Tecniche di attuazione del Piano di
recupero del Centro Storico e del Quartiere delle ceramiche approvato in via definitiva con
deliberazione Consiliare n° 29 del 25 Maggio 2005.
Art. 10
Barriere architettoniche
E’ consentito derogare alle prescrizioni vigenti in materia nel caso in cui le opere
edilizie per il superamento delle barriere architettoniche possano costituire pregiudizio per i
valori architettonici ed. estetici dei locali del Centro Storico. In tali ipotesi l’accessibilità potrà
essere eventualmente garantita con l’adozione di sistemi alternativi anche non stabilmente
ancorati alle strutture edilizie.
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Art.11
Soppalchi
1. E’ prevista la possibilità di soppalcare i locali purchè l’altezza dei locali ricavati non
sia inferiore a mt 2,40 per una superficie massima pari a metà del locale medesimo
2. E’ ammessa un’altezza minima del soppalco anche inferiore mt 2,40, a condizione
che non venga consentito accesso di pubblico alla zona medesima e venga destinata
semplicemente ad uso deposito.
Art. 12
Cortili ed atri interni
1. E’ permesso il recupero ed il restauro di atri interni e cortili privati per le attività
comprese dal presente regolamento.
2. Per l‘eventuale allestimento delle aree scoperte dovranno essere rispettate le
condizioni di cui al successivo articolo 14, per attrezzare e/o coprire le suddette aree.
Art l3
Chioschi
1. I chioschi per la vendita e somministrazione di alimenti e bevande dovranno essere
realizzati in materiale idoneo, ed in armonia con il particolare contesto storico
architettonico del Centro Storico. previo parere dei competenti uffici comunali.
Art. 14
Vendita e somministrazione su aree all’aperto
1. Gli esercenti potranno essere autorizzati ad allestire aree di vendita o
somministrazione esterni su spazi privati ovvero su area pubblica, nelle vicinanze
dell’esercizio, purchè;
•
•
•
le attrezzature siano realizzate in materiale in armonia con il particolare
contesto storico architettonico del Centro Storico. previo parere dei
competenti uffici comunali;
le attrezzature vengano installate in modo da garantire la stabilità durante
l’esercizio dell’attività utilizzando qualsiasi materiale igienicamente idoneo a
venire in contatto con gli alimenti offerti al pubblico
i banchi di esposizione siano costituiti da materiale facilmente lavabile e
disinfettabile e muniti di adeguati sistemi in grado di proteggere gli alimenti
da eventuali contaminazioni esterne, secondo la vigente normativa.
Art. 15
Norme finali
Per quanto non espressamente previsto si applicano le indicazioni e disposizioni
nazionali e regionali in materia.
Approvato con Delibera del Consiglio Comunale n° 35 del 25/07/2005
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