L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVII n. 44 (47.478) Città del Vaticano giovedì 23 febbraio 2017 . All’udienza generale il Pontefice ricorda che il creato non è proprietà dell’uomo La difficoltà delle direttive anticipate Appello per il Sud Sudan Di fronte alla propria morte C’è ancora l’Africa tra le preoccupazioni di Papa Francesco: dopo quello di domenica scorsa per la Repubblica democratica del Congo, all’udienza generale di stamane, mercoledì 22 febbraio, il Pontefice ha lanciato un nuovo appello per il «martoriato Sud Sudan, dove — ha ricordato ai fedeli presenti in piazza San Pietro — a un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare». Una terribile carestia, ha spiegato, che non si limita al Paese, ma si estende a tutta la «regione del Corno d’Africa e condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini». Dinanzi a tali «dolorose notizie che destano particolare apprensione» il Pontefice ha sottolineato come sia «più che mai necessario l’impegno di tutti» affinché la comunità internazionale e quanti hanno responsabilità di governo non si limitino «solo a dichiarazioni», ma rendano «concreti gli aiuti alimentari» e permettano «che possano giungere alle popolazioni sofferenti». In precedenza — dopo aver incontrato in privato trentatré familiari di sei delle nove vittime italiane della strage avvenuta a Dakka, in Bangla- desh nella notte tra il 1° e il 2 luglio 2016 — il Papa aveva tenuto la catechesi settimanale, commentando il passo della lettera ai Romani «nella speranza ci riconosciamo tutti salvati» (8, 19-27) e ricavandone una lezione sull’importanza della custodia del creato. «Spesso — ha detto — siamo tentati di pensare» che esso «sia una nostra proprietà, un possedimento» da «sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno». Invece, ha proseguito, l’apostolo Paolo «ricorda che la creazione è un dono» posto da Dio «nelle nostre mani». Purtroppo però, ha osservato Francesco, «quando si lascia prendere dall’egoismo, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle». In proposito, con un’aggiunta al testo preparato, ha invitato a pensare in particolare alla difesa delle risorse idriche. «L’acqua — ha ricordato — è una cosa bellissima e tanto importante: ci dà la vita, ci aiuta». Eppure «per sfruttare i minerali si contamina l’acqua, si sporca e PAGINA 7 Ferocia anticristiana nel Sinai IL CAIRO, 22. Nuove violenze contro i cristiani in Medio oriente. I jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is) hanno catturato e ucciso due cristiani copti nella regione del Sinai. Medhat Hana, 45 anni, è stato bruciato vivo mentre suo padre, Saad, 65 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. I corpi, afferma l’Associated Press, sono stati ritrovati questa mattina dietro una scuola nel centro di Al Arish. I copti rappresentano circa il dieci per cento della popolazione egiziana. Nel dicembre scorso, in un attentato contro una chiesa al Cairo, erano stati uccisi 27 fedeli copti. y(7HA3J1*QSSKKM( +/!z!?!$!%! Spiragli di speranza in una lunga crisi JUBA, 22. Spiragli di speranza nella crisi sudsudanese. Il presidente del paese africano, Salva Kiir, si è impegnato ieri a garantire libero accesso alle agenzie umanitarie in modo che possano consegnare gli aiuti necessari alla popolazione. La decisione arriva dopo che l’Onu ha constatato che in alcune aree del paese è in atto una vera e propria carestia, che sta decimando la popolazione locale. Kiir ha preso l’impegno davanti al parlamento dopo che i rappresentanti delle Nazioni Unite avevano denunciato che l’esercito di Juba aveva impedito ai loro operatori di raggiungere gli sfollati nel nord. Anche il governo è impegnato ad avviare misure per aiutare le persone che soffrono di insicurezza alimentare. Kiir ha fatto sapere che l’esecutivo intende aumentare i rifornimenti di cibo e tagliare i prezzi al consumo nelle zone colpite dalla carestia. Le ragioni profonde di questa crisi umanitaria vanno ricercate nella nuova fiammata di violenze che stanno segnando il paese. Alla fine dell’anno scorso sono riesplosi gli scontri tra gruppi armati. Gli ultimi dati delle Nazioni Unite dicono che circa 3500 sudsudanesi scappano quotidianamente verso Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Sudan. Molti di loro sono arrivati in Uganda, che ha accolto più di 250.000 profughi da quando si è riacceso il conflitto. Le testimonianze raccontano di violenze sui civili da parte di gruppi armati, uccisioni e torture di persone sospettate di sostenere fazioni opposte, villaggi incendiati, stupri di donne e ragazze e reclutamento forzato di ragazzi e bambini costretti a combattere e a uccidere, come riferisce anche l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati. Già il Programma alimentare mondiale (Pam) aveva denunciato nel dicembre 2016 che a causa della guerra quattro milioni di persone — più di un terzo della popolazione — erano colpiti da grave carenza alimentare. La malnutrizione era oltre i livelli di emergenza in sette dei dieci stati. In quell’occasione, il Pam aveva sottolineato che gli aiuti non bastano da soli a risolvere la crisi: serve un accordo politico di lungo respiro. si distrugge la creazione». E ciò, ha chiarito, è conseguenza dell’«esperienza tragica del peccato» a causa della quale «rotta la comunione con Dio, abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola schiava, sottomessa». Con le conseguenze che sono «drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno» in quell’ambiente devastato «dove tutto prima rimandava al Padre creatore e al suo amore infinito» e che «adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani». Però, ha assicurato il Papa richiamando il tema della speranza, nonostante tutto «il Signore non ci lascia soli e anche in questo quadro desolante ci offre una prospettiva nuova di liberazione, di salvezza». Profughi sudsudanesi (Ap) di FERDINAND O CANCELLI pot televisivi, annunci sui giornali e un sito internet completamente dedicato a un soggetto che suscita nel medesimo tempo una naturale repulsione e decise reazioni: la fine della vita. Il ministero della salute francese ha reso noto di aver avviato una grande campagna di sensibilizzazione e di educazione sulla morte e sul morire. La Francia dispone da tempo di una legge sulla fine della vita, la legge Leonetti del 2005 poi divenuta Claeys-Leonetti nel 2016, ma il testo è ampiamente misconosciuto dalla popolazione e, cosa ancor più grave, anche da parecchi medici. I risultati sono sotto gli occhi soprattutto di coloro che di fine vita più si occupano: i medici palliativisti. La campagna ideata dal Centro nazionale di cure palliative e del fine vita (www.soin-palliatif.org) vorrebbe colmare una lacuna culturale e portare i francesi a riflettere sulla fine della loro vita, sulla medicina palliativa, a comprendere che cos’é la sedazione, che cosa sono le direttive anticipate e a imparare a scriverle. In un paese come la Francia dove spesso si sono alzate le voci di chi chiede il diritto ad abbreviare la propria vita ci si scopre ignoranti e impauriti di fronte alla morte e alle possibilità che la medicina offre a chi vi si trova di fronte, e questo a distanza di anni dall’approvazione di un’articolata e buona legge sul fine vita, una legge che ha inciso così scarsamente sulla popolazione che a oggi sono pochissimi coloro che hanno redatto delle direttive anticipate, ancor meno quelli che le hanno scritte in modo corretto e comprensibile. La situazione francese non può non insegnare qualcosa e sarebbe a S Tutti i clandestini potranno essere espulsi in qualsiasi momento Stretta sull’immigrazione negli Stati Uniti WASHINGTON, 22. Nuove misure sull’immigrazione dall’amministrazione targata Trump. Ieri il dipartimento per la sicurezza interna ha emesso alcuni decreti per rafforzare i controlli e aumentare le espulsioni, mentre alla Casa Bianca si studia un nuovo ordine esecutivo. Domani, giovedì, è atteso in Messico il segretario di stato, Rex Tillerson, che cercherà — stando a quanto recitano i comunicati ufficiali — di far calare la tensione diplomatica e promuovere relazioni «rispettose e costruttive tra i due paesi». Il segretario alla sicurezza interna, John Kelly, ha emanato ieri due nuovi decreti per dare un drastico taglio al numero dei migranti illegali, ponendo a rischio di espulsione quasi la metà degli 11 milioni di stranieri privi di documenti che si stima vivano negli Stati Uniti. Le nuove regole prevedono esplicitamente che le pattuglie di frontiera e gli agenti dell’immigrazione espellano il più rapidamente possibile gli immigrati clandestini. Con la precedente amministrazione Obama, erano espulsi soltanto gli immigrati clandestini accusati di reati gravi o che costituivano una minaccia per la sicurezza nazionale. Ora invece basteranno semplici reati per far scattare la procedura. Sono stati inoltre modificati anche i tempi delle espulsioni, che vengono accorciati. «L’aumento dell’immigrazione illegale alla frontiera sud ha creato una significativa vulnerabilità nella sicurezza nazionale» si legge nel testo firmato dal segretario Kelly. Non solo, spiega il documento, «saranno perseguiti gli immigrati senza documenti con reati violenti a carico», ma anche «chi abbia abusato dei sussidi pubblici, commesso reati mi- nori, e che a giudizio dell’agente dell’immigrazione possa rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica e nazionale». Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha detto che «tutti coloro che sono illegalmente negli Stati Uniti potranno essere espulsi in qualsiasi momento». A parte chi abbia commesso crimini, che sono la priorità, chiunque non abbia un permesso potrà essere incarcerato o rispedito immediatamente in patria, in attesa di un’udienza in tribunale. «Con eccezioni estremamente ridotte, il ministero non escluderà classi o categorie di persone da rimandare in patria» perché «tutti coloro che hanno violato la legge sull’immigrazione sono soggetti alle procedure di legge, fino all’espulsione» ha specificato il ministero. Delle indicazioni in vigore durante l’amministrazione Obama resta solo una cosa: le tutele esistenti per i cosiddetti dreamers, ossia gli immigrati che entrano illegalmente nel paese come bambini e che crescono negli Stati Uniti. Kelly ha anche disposto l’inizio della progettazione e della costruzione del muro con il Messico. Il governo ha indicato tre luoghi prioritari per cominciare la costruzione: El Paso, in Texas; Tucson, in Arizona; El Centro, in California. Migrazioni e politiche economiche Sfida all’umanità PIETRO PAROLIN A PAGINA 5 dir poco superficiale lasciare scorrere quanto sta avvenendo al di là delle Alpi senza farne tesoro. A furia di parlare di diritti il rischio è quello che nessuno o quasi si occupi dei contenuti e della loro reale portata, arrivando alla situazione paradossale di scrivere una legge mediocre o, se buona, destinata a essere poco compresa o, peggio, mal applicata. Chi si occupa di cure palliative sa che scrivere una direttiva anticipata di trattamento è cosa molto difficile. Quando ero chef de clinique in una grande unità di medicina palliativa di un ospedale universitario svizzero mi è capitato spesso di assistere a un esercizio che il primario chiedeva a tutti gli specializzandi di fare almeno una volta: scrivere le proprie direttive anticipate. Io stesso mi sono cimentato con l’esercizio e non sono mai arrivato a redigere una forma di direttiva che, riletta dopo qualche tempo, mi lasciasse soddisfatto e tranquillo: troppi punti difficili da prevedere, troppe affermazioni generiche o al contrario troppo precise per situazioni sconosciute quando si è sani, troppe variabili ignote. Anche affermazioni come “non vorrei essere idratato o nutrito in caso fossi affetto da una malattia inguaribile in fase avanzata o terminale” lasciano aperte molte domande. Quale sarà esattamente la mia prognosi in quel momento? Chi avrò vicino sarà contento davvero della mia scelta? E se magari un minimo di idratazione mi assicurasse più comfort senza allungarmi la vita ma eliminando un sintomo come la nausea? Il fatto che pochi abbiano scritto le proprie direttive anticipate anche in paesi che offrono la possibilità di farlo fa riflettere e mette al riparo da illusioni. Tali strumenti non sono inutili ma senza una serena svolta culturale e una profonda e pacata conoscenza del soggetto potrebbero rivelarsi insufficienti. La morte «proprio come il sole non si lascia guardare in faccia» scriveva La Rochefoucauld. Ma almeno si potrebbe provare a parlare per tempo e con professionalità degli sforzi umani per starle di fronte. Soltanto allora diritti e obblighi diventerebbero più chiari e più condivisi. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Lille (Francia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Gérard Coliche, Vescovo titolare di Alet. Manifestazione a New York contro i provvedimenti sull’immigrazione (Reuters) Nomina di Arcivescovo Coadiutore Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Connell Un telegramma di cordoglio per la morte del cardinale irlandese Desmond Connell — scomparso nella notte tra il 20 e il 21 febbraio — è stato inviato da Papa Francesco a monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino. Ne pubblichiamo di seguito una traduzione italiana. Mi ha profondamente rattristato apprendere della morte del cardinale Desmond Connell, ed estendo le mie sentite condoglianze a lei e al clero, ai religiosi e ai fedeli laici dell’arcidiocesi. Ricordando con gratitudine gli anni di generoso ministero sacerdotale ed episcopale all’arcidiocesi di Dublino del Cardinale Connell, e i suoi numerosi contributi alla Chiesa in Irlanda, specialmente nell’ambito degli studi filosofici, mi unisco a voi nell’affidare la sua anima all’amore misericordioso di Dio Onnipotente. Nella sicura speranza della Risurrezione, imparto di cuore la mia benedizione apostolica a quanti piangono il defunto cardinale, come pegno di consolazione e di pace nel Signore Gesù. FRANCESCO Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore di Montes Claros (Brasile) Sua Eccellenza Monsignor João Justino de Medeiros Silva, finora Vescovo titolare di Tullia e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Belo Horizonte. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Lille (Francia) il Reverendo Monsignore Antoine Hérouard, fino ad ora Rettore del Pontificio Seminario Francese di Roma, assegnandogli la sede titolare di Maillezais. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 23 febbraio 2017 Merkel cerca una nuova strategia sull’immigrazione Tobruk annuncia una commissione per valutare l’intesa di Skhirat Segnali di apertura sul futuro della Libia BERLINO, 22. Dopo l’annullamento del viaggio in Algeria a causa di un malore del capo di stato algerino Abdelaziz Bouteflika, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha avuto ieri un colloquio telefonico con il primo ministro Abdelmalek Sellal. Lo ha riferito il portavoce del cancelliere, Steffen Seibert, precisando che Merkel ha apprezzato l’azione diplomatica dell’Algeria per la risoluzione della crisi libica. Al centro del colloquio tra i due capi di governo, però, ci sono state questioni relative alle migrazioni e alla sicurezza. Temi sui quali è stata auspicata una intensificazione dei progetti di collaborazione bilaterale. Di fatto, l’esecutivo tedesco ha sottolineato più volte in questi ultimi mesi la necessità di rafforzare la cooperazione con i paesi africani per risolvere alla radice il problema dell’immigrazione. Ieri, sempre su questo piano, il governo Merkel ha approvato un pacchetto di misure che inasprisce il regime delle espulsioni. Saranno quindi più facili le procedure per l’espatrio dei soggetti ritenuti pericolosi, mentre chi rilascia informazioni false sulla propria identità e sul paese di origine potrà essere duramente sanzionato. Inoltre ai dipendenti del Bamf (l’ente che si occupa di migranti e i profughi) sarà possibile controllare cellulari dei richiedenti asilo. La questione della gestione della sicurezza in luoghi dove si trovano molti migranti è tornata di attualità proprio in queste ore anche in Svezia. Disordini sono infatti scoppiati a Rinkeby, un sobborgo alla periferia di Stoccolma abitato prevalentemente da immigrati, dopo che alcuni agenti hanno arrestato una persona sospettata di traffico di stupefacenti. Secondo la polizia, persone non identificate, alcune delle quali col volto coperto da maschere, hanno lanciato pietre contro gli agenti, hanno dato alle fiamme alcune auto e hanno saccheggiato negozi. Un agente, colpito da una pietra, è rimasto ferito, ma non sono stati eseguiti arresti. Un poliziotto ha dovuto fare ricorso alla pistola non per sparare colpi d’avvertimento, ma perché si è trovato «in una situazione che richiedeva che usasse la sua arma da fuoco». Intesa tra Noc e Rosnet per l’esplorazione e la produzione del greggio Mani russe sul petrolio libico TRIPOLI, 22. Il Cremlino guarda sempre più al nord Africa, e in particolare alla Libia. La compagnia petrolifera statale Rosneft ha firmato ieri un accordo con la Noc libica, la società energetica nazionale. In un paese diviso e senza un governo nazionale nel pieno dei suoi poteri, la Russia cerca quindi nuove opportunità economiche e politiche. Negli ultimi mesi — come rilevano gli analisti — il ruolo di Mosca in Libia è notevolmente cresciuto. Il Cremlino ha dato segnali chiari in sostegno di uno dei maggiori protagonisti nella divisione libica, il generale Khalifa Haftar, a capo di un autoproclamato esercito nazionale che opera soprattutto nell’est. Durante l’estate Haftar ha conquistato il controllo delle installazioni petrolifere della Cirenaica, prima nelle mani di milizie locali. A novembre il generale si è recato a Mosca per incontrare i vertici del governo. Insieme all’Egitto, la Russia sta cercando di giocare un ruolo di mediazione tra Haftar e il governo di Tripoli — nato dagli accordi di Skhirat sotto l’egida dell’Onu — presieduto da Al Sarraj con sede a Tripoli. Un incontro tra i due leader rivali al Cairo è fallito. Al Sarraj stesso ha dichiarato domenica di sperare in un aiuto russo per riavvicinare le parti. L’accordo con la Noc sembra dunque segnare un nuovo passo in avanti nel protagonismo internazionale del Cremlino. «Abbiamo bisogno dell’assistenza e degli investimenti delle grandi compagnie petrolifere internazionali per raggiungere i nostri obiettivi di produzione e stabilizzare la nostra economia» ha detto Mustafa Sanalla, presidente della Noc. Quello petrolifero è un settore chiave dell’economia libica e la compagnia energetica nazionale è forse — come ricordano molti commentatori — l’unica istituzione del paese a svolgere in questi mesi un ruolo unificatore nell’instabilità ge- È l’ex primo ministro Mohamed Abdullahi S’insedia il presidente somalo MO GADISCIO, 22. Si è insediato in Somalia il nuovo presidente, l’ex primo ministro Mohamed Abdullahi, che ha vinto le elezioni dell’8 febbraio scorso. «Per la Somalia è l’inizio dell’era dell’unità, della democrazia e della lotta contro la corruzione», ha dichiarato Abdullahi, l’uomo su cui la comunità internazionale punta per avviare quel difficile processo di stabilizzazione in un paese che si basa sui clan, dove sulle istituzioni — indicano gli analisti — prevale sempre l’appartenenza a una tribù. Uno dei pochi stati al mondo dove più della metà della popolazione non ha abbastanza da mangiare. Un compito, quindi, molto complesso per Abdullahi, premier dal 2010 al 2011, che si troverà a guidare un paese in perenne stato di guerriglia dal 1991, quando venne meno la dittatura di Siad Barre, e alle prese con il dilagante fenomeno della corruzione. Tra le sfide del nuovo presidente c’è anche il problema dei rifugiati, un milione quelli interni, più centinaia di migliaia presenti nel campo di Dadaab, in Kenya, che chiuderà fra qualche mese. Accordo sui taxi Scontri tra polizia e manifestanti nel centro di Roma (Ansa) quindi interrotto la protesta. Intesa raggiunta anche per gli ambulanti, che hanno visto slittare l’applicazione delle norme contestate. «Noi dialoghiamo sempre — ha detto il presidente del consiglio Paolo Gentiloni — ma non se si usa la violenza e si colpiscono i cittadini». La sollevazione dei tassisti è scattata il 16 febbraio contro il decreto L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Milleproroghe che, a loro avviso, deregolamenta il settore favorendo il servizio degli ncc e in particolare Uber, lasciando quindi campo aperto agli abusivi. Gli ambulanti criticavano invece un aspetto della direttiva europea Bolkenstein, approvata nel 2006, ossia l’obbligo di messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Un momento della cerimonia di insediamento di Abdullahi (Ansa) Fermati in Francia tre sospetti terroristi Dopo le violente proteste a Roma contro il decreto Milleproroghe ROMA, 22. Giornata di scontri e altissima tensione, ieri a Roma, per la protesta dei tassisti e degli ambulanti. Il bilancio della giornata è di quattro agenti e tre manifestanti feriti, quattro fermi. In serata raggiunto l’accordo col governo. La manifestazione è iniziata al mattino, bloccando tutta la città. Poco prima di mezzogiorno i dimostranti hanno incontrato il sindaco di Roma, Virginia Raggi. A tarda mattinata il corteo ha raggiunto la sede del Partito democratico in via Sant’Andrea delle Fratte, per poi dirigersi a Montecitorio, davanti alla camera dei deputati. Qui, verso le 16, la situazione è precipitata: dopo tafferugli e l’esplosione di sei bombe carta sono scattate diverse cariche della polizia. In serata, dopo cinque ore di confronto serratissimo è arrivato l’accordo tra governo e sindacati del trasporto pubblico. L’esecutivo si è impegnato a varare entro trenta giorni una nuova regolamentazione del settore. Si rivedranno le regole di ingaggio degli ncc (noleggio con conducente) che oggi possono operare come dei tassisti, creando cooperative e servendo territori più ampi di quanto disposto in origine. I sindacati hanno nerale e a lavorare con ogni attore sul campo. Il suo presidente Sanalla, dopo mesi di negoziati con milizie, tribù e clan locali, è riuscito a far ripartire l’attività nei giacimenti dell’Ovest e a collaborare con Haftar, che controlla le installazioni dell’est, anche se quest’ultimo in un primo momento aveva tentato di vendere indipendentemente il greggio all’estero. TRIPOLI, 22. Si cominciano a vedere alcuni segnali di svolta nello stallo politico tra Tripoli e Tobruk che paralizza di fatto la Libia a sei anni dalla caduta del colonnello Muammar Gheddafi. Il presidente del parlamento di Tobruk, Agilah Saleh, rivale del premier del governo di unità nazionale di Tripoli nato sotto l’egida delle Nazioni Unite, Fayez Al Sarraj, ha annunciato la formazione «al più tardi la prossima settimana» di una commissione per valutare «i possibili emendamenti» all’accordo nazionale firmato a Skhirat in Marocco a dicembre del 2015. L’intesa, mai ratificata dalle autorità di Tobruk, certifica la legittimità del parlamento libico di Tripoli, l’unico a essere riconosciuto dalla comunità internazionale. Una modifica dell’intesa di concerto con le autorità della Cirenaica, potrebbe aprire la strada a un negoziato tra le parti, primo passo per raggiunge- PARIGI, 22. Tre uomini, sospettati di progettare un attentato, sono stati arrestati a Clermont-Ferrand, a Marsiglia e nella regione parigina dai servizi dell’anti-terrorismo francese. «I sospetti avevano un piano ed era così avanzato che gli agenti di polizia della direzione per la sicurezza interna hanno deciso il loro arresto», ha riferito una fonte. La Francia, ancora sottoposta allo stato di emergenza dopo gli attentati jihadisti del novembre del 2015, deve affrontare quotidianamente una minaccia terrorista considerata «molto elevata». Lo scorso 3 febbraio, un egiziano di ventinove anni ha aggredito armato di machete alcuni militari di pattuglia al museo del Louvre. L’uomo si è scagliato sui membri delle forze dell’ordine gridando slogan islamisti. Una settimana più tardi, i servizi anti-terrorismo hanno arrestato nel sud del paese, quattro persone, tra cui un’adolescente, sospettata di voler effettuare un attacco «imminente». Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale re una tregua prima e poi un accordo di pace. La dichiarazione di Agilah Saleh è stata dunque interpretata come un tentativo di aprire un dialogo tra Tripoli e Tobruk, città principale della regione orientale della Cirenaica controllata di fatto dal generale Khalifa Haftar, oppositore di Al Sarraj e sostenuto, tra gli altri, da Egitto e Francia. «La commissione lavorerà con i paesi vicini e le Nazioni Unite per trovare una soluzione alla crisi libica», ha riferito il portavoce delle autorità di Tobruk, Abdulah Blahak, senza fornire ulteriori dettagli sulle eventuali modifiche da apportare all’accordo attualmente in vigore. L’annuncio giunge dopo la firma di una dichiarazione congiunta con la quale si è conclusa la riunione dei ministri degli esteri di Tunisia, Algeria ed Egitto che si è tenuta a Tunisi per fare il punto sulla situazione libica. I tre capi della diplomazia si sono scambiati informazioni sui risultati raggiunti e sui contatti stabiliti dai rispettivi paesi con le parti libiche in conflitto, in vista di una soluzione politica della crisi in Libia. La dichiarazione di Tunisi è parte integrante dell’iniziativa diplomatica lanciata dal presidente, Béji Caïd Essebsi, che è intenzionato a trovare un’intesa regionale alla crisi. Il testo prevede alcuni punti fondamentali che riguardano principalmente iniziative in grado di «garantire la sovranità della Libia», rifiutando «qualsiasi intervento militare o straniero e sostenendo il dialogo e l’unità delle istituzioni civili libiche, compresa la salvaguardia dell’unità dell' esercito, secondo gli accordi politici, unico incaricato per la sicurezza dello stato e la lotta al terrorismo e immigrazione». Il documento congiunto sarà valutati dai collaboratori dei presidenti di Tunisia, Algeria ed Egitto prima di essere presentato al prossimo vertice tripartito che si terrà ad Algeri, in data ancora da definire. L’accordo sarà la base per intensificare il dialogo dopo le consultazioni tra le parti libiche e le Nazioni Unite e verrà inoltre notificato alla Lega araba e all’Unione africana. Avvertimento di Juncker al premier britannico Costerà caro uscire dall’Ue BRUXELLES, 22. A poche settimane dalla notifica ufficiale dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea (Ue), il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha detto che le autorità di Londra «dovranno pagare un conto salato». Ci sarà «un negoziato difficile e non sarà a costo zero. Dovranno rispettare gli impegni presi», ha ammonito Juncker. Il premier britannico Theresa May presenterà la richiesta di uscita a marzo, forse al vertice che si terrà dal 9 al 10 a Bruxelles. Ma per definire i dettagli servirà molto tempo, ha detto Juncker. Quanto alle condizioni richieste finora da Londra, ha ribadito il presidente della Commissione europea, «chi vuole godere dei vantaggi del mercato unico dovrà rispettare la libera circolazione dei lavoratori». La Brexit tuttavia è solo una delle questioni cui in questa fase deve far fronte l’Ue. L’Europa è «alle prese con una poli-crisi», ha ammesso Juncker parlando davanti al parlamento belga. Saranno dunque diversi i temi all’ordine del giorno Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 dell’incontro che Juncker avrà oggi con il cancelliere tedesco Angela Merkel a Berlino. Il presidente della Commissione europea ha spiegato di essere «favorevole a un ricorso più frequente a cooperazioni rafforzate» tra gli stati. Quindi l’idea di una «Europa a più velocità» proposta da Merkel potrebbe essere una possibile via d’uscita dall’impasse, anche per la crescita in diversi paesi di movimenti e partiti contrari all’Ue che mettono a rischio la sopravvivenza stessa della costruzione comunitaria. Juncker sta intanto lavorando con la sua commissione alla redazione di un libro bianco per rilanciare l’Unione. Servono nuove politiche sociali, ammonisce il presidente, «un’esigenza per ridurre il fossato enorme tra Europa e cittadini». Inoltre, aggiunge, serve portare avanti progetti come la difesa comune che è «essenziale». La porta sembra invece chiusa per le proposte più ambiziose, come quelle relative a un bilancio comune, a un ministro delle finanze dell’Unione europea e a un fondo monetario. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 23 febbraio 2017 pagina 3 L’Is risponde con una serie di attentati Truppe di Baghdad avanzano su Mosul BAGHDAD, 22. Sempre più cruenta la battaglia a Mosul, dove le forze irachene, supportate dalla coalizione internazionale a guida statunitense, affrontano i jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is). Nelle ultime ore le truppe di Baghdad hanno lanciato una pesante offensiva a sud della città riconquistando alcune posizio- L’opposizione siriana ai colloqui di Ginevra DAMASCO, 22. Mentre a Damasco proseguono i combattimenti tra governativi e ribelli, s’intensifica l’azione diplomatica per risolvere la crisi siriana. Domani a Ginevra si apre una nuova fase dei negoziati sotto l’egida dell’Onu, alla quale dovrebbero prendere parte delegazioni del governo di Assad e dei gruppi di opposizione. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo per prolungare la tregua già in atto in diverse aree del paese, quelle non sotto il controllo dello stato islamico (Is). Ieri il cosiddetto “Gruppo di Mosca”, delegazione che rappresenta una buona fetta dei ribelli, ha annunciato che parteciperà ai colloqui di Ginevra e che ha già formato la sua delegazione. A dare l’annuncio è stato il capo del Fronte popolare per il cambiamento e la liberazione (leader del Gruppo) Qadri Jamil alla Tass. «Abbiamo formato una delegazione su richiesta dell’inviato speciale per la Siria Staffan de Mistura. Sarà formata da tre negoziatori e due consiglieri», ha spiegato. Polemiche ha suscitato la decisione di de Mistura di non invitare i curdi. Secondo il Cremlino, così facendo «de Mistura non ha rispettato la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che prevede la presenza di tutti i gruppi di opposizione siriani ai colloqui ». Era stata Ankara, nei mesi scorsi, a porre un veto sulla partecipazione dei curdi ai colloqui. E intanto, lo stesso Cremlino ha comunicato che a Raqqa — dove è in corso una vasta offensiva contro l’Is — Russia e Stati Uniti «volendo potrebbero iniziare anche subito operazioni congiunte». Lo ha detto il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu sottolineando che a Raqqa «non vi sono contraddizioni, sappiamo benissimo chi c’è lì». ni chiave. I miliziani di Al Baghdadi hanno risposto con una serie di attentati. La situazione è in piena evoluzione. Come detto, le forze irachene hanno consolidato la loro posizione nella zona sud di Mosul e sperano di completare in tempi brevi la liberazione della area occidentale della città, ancora nelle mani dell’Is. Dopo aver conquistato una quindicina di villaggi e aver lanciato l’assedio all’aeroporto, l’esercito iracheno si dice ottimista sull’esito della grande offensiva (cominciata lo scorso 17 ottobre) contro i jihadisti. Il generale di brigata Al Abbas Juburi ha confermato la volontà dalle prossime ore di avanzare ulteriormente e ha auspicato la rapida liberazione della parte occidentale della città dove ci sarebbero in ostaggio tra i 650.000 e i 750.000 civili, tra cui molti bambini. Intanto, è di almeno nove morti il bilancio di una serie di attentati sferrati ieri dall’Is nella zona orientale della città. Secondo la ricostruzione fornita dai media locali, un Militare israeliano condannato per l’uccisione di un palestinese TEL AVIV, 22. Il soldato israeliano Elor Azaria è stato condannato a 18 mesi di carcere per l’omicidio colposo di Abdel Fatah al Sharif, il palestinese che dopo aver accoltellato un altro militare è stato colpito a morte quando era già a terra ferito. I fatti sono avvenuti a Hebron nel marzo del 2016. Il soldato si è sempre difeso sostenendo di temere che al Sharif indossasse un corpetto esplosivo. «L’accusato — ha invece sentenziato la giudice Maya Heller — ha colpito un terrorista senza alcuna giustificazione. Ciò in contrasto con un valore supremo, quello della vita». La giuria gli ha però riconosciuto diverse attenuanti, fra queste, la situazione complessa in cui quel giorno si era venuto a trovare dopo l’attacco palestinese, e una certa disorganizzazione da parte dei suoi superiori diretti. La sentenza è stata criticata dalla famiglia di al Sharif: «È stata un’uccisione a sangue freddo», hanno insistito i congiunti della vittima. Azaria, hanno aggiunto, ha ricevuto «meno di quanto un ragazzino palestinese prende per il lancio di pietre». La vicenda ha scosso lo schieramento politico israeliano. Il premier Benyamin Netanyahu si è espresso a favore della grazia. Pechino determinata ad applicare le sanzioni alla Corea del Nord PECHINO, 22. La Cina è determinata ad applicare le sanzioni delle Nazioni Unite contro la Corea del Nord. Lo ha chiarito ieri il ministro del commercio cinese, Gao Hucheng, dopo che il governo di Pechino ha annunciato la decisione di sospendere tutte le importazioni di carbone dalla Corea del Nord in risposta all’ultimo test missilistico. Gao ha spiegato che il bando alle importazioni di carbone, una delle principali fonti di valuta pregiata per Pyongyang, sarà effettivo fino alla fine dell’anno ed è stato deciso in esecuzione di una risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu del novembre scorso. Lo scorso anno, il regime comunista di Pyongyang ha venduto alla Cina 22,5 milioni di tonnellate di carbone, il 14,5 per cento in più rispetto al 2015. Tradizionale e unica alleata del riottoso vicino, la Cina ha duramen- te condannato l’ultimo lancio di un missile balistico a medio raggio di Pyongyang verso il mar del Giappone, dopo che i precedenti test nucleari e missilistici avevano portato Pechino a sostenere l’inasprimento delle sanzioni nei confronti del regime di Kim Jong-un. In parallelo, il ministero degli esteri cinese ha chiesto una ripresa dei negoziati a sei (le due Coree, Giappone, Russia, Stati Uniti e Cina) per «rompere il circolo vizioso» tra test nucleari e missilistici nordcoreani e la risposta internazionale con le sanzioni economiche. Anche la Russia, altro storico alleato di Pyongyang, ha condannato il test missilistico, sostenendo che si è trattato di una «dimostrazione di disprezzo» verso le risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’Onu. Nel 2016, la Corea del Nord ha condotto una ventina di test missilistici. drone controllato dall’Is ha lanciato un razzo contro un gruppo di scolari nella zona di Karaj Al Shamal, uccidendo due di loro. Altre tre persone sono morte quando un secondo drone ha bombardato una zona vicina a quella del primo attacco. Inoltre altre quattro persone, tra cui un bambino, hanno perso la vita in seguito ad altri attacchi sempre nella parte orientale di Mosul. Sul terreno, c’è da registrare anche l’escalation di operazioni lanciate da Ankara. L’aviazione turca ha compiuto ieri nuovi raid contro obiettivi del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan iracheno, considerato terrorista da Ankara) nel sud-est della Turchia e nel nord dell’Iraq. Nei bombardamenti, avvenuti nella provincia di Hakkari e oltreconfine nella regione di Zap, sono morti almeno 15 ribelli curdi. Nella stessa zona del sud-est turco — riportano fonti militari — colpi d’artiglieria hanno ucciso altri due presunti combattenti del Pkk. I bambini soldato sono ancora centinaia di migliaia nonostante i molti liberati Prigionieri GINEVRA, 22. Almeno 65.000 bambini sono stati liberati da forze e gruppi armati negli ultimi dieci anni. Di questi, più di 20.000 erano bambini della Repubblica Democratica del Congo, 9000 della Repubblica Centrafricana, oltre 1600 del Ciad e quasi 1500 nello Yemen. Lo ha reso noto l’Unicef, in occasione, ieri, del decimo anniversario della Conferenza degli impegni di Parigi per porre fine all’uso dei minori nei conflitti armati. Nonostante la difficoltà di avere dati esatti sul numero di bambini reclutati nei conflitti armati, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia stima che centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze di età inferiore ai 18 anni sono utilizzati nei conflitti in tutto il mondo. La prossima conferenza ministeriale di Parigi per la protezione dei bambini nei conflitti armati esaminerà alcuni temi importanti: il rilascio incondizionato di tutti i bambini, senza eccezione, e la fine al reclutamento dei minori; maggiori risorse per aiutare il reintegro e l’educazione dei bambini che sono stati rilasciati e un’azione urgente per proteggere i bambini sfollati, rifugiati e migranti. Rapporto di Amnesty International sui diritti umani Un mondo devastato dalle divisioni ROMA, 22. Le divisioni stanno provocando «un mondo martoriato da una distruzione di vita e beni senza precedenti negli ultimi settant’anni». Questo il bilancio del rapporto 20162017 di Amnesty International sui diritti umani presentato ieri a Roma, una fotografia dolorosa di un mondo che sta tornando indietro, dove prevalgono l’incapacità dei leader di Siglati accordi economici tra Cina e Italia PECHINO, 22. I rapporti tra Cina e Italia vanno coltivati e approfonditi sempre di più, tanto più nell’anno in cui l’Italia ospita le celebrazioni dei trattati internazionali, il G7 e siede nel consiglio di sicurezza dell’Onu. Questo il punto centrale del messaggio espresso oggi dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel colloquio con il presidente cinese Xi Jinping. I due paesi hanno poi firmato tredici accordi, che rappresentano un valore di cinque miliardi e aprono prospettive economiche strategiche per gli anni a venire. I principali accordi riguardano la coproduzione di navi da crociera e le procedure tra le aree doganali di Genova e di Ningbo per snellire i tempi dell’export. gestire la crisi dei rifugiati, un linguaggio politico improntato sempre più all’odio, la repressione brutale del dissenso, le persecuzioni contro i cristiani, ma anche contro altre minoranze religiose ed etniche. Un quadro, dunque, tutt’altro che positivo. «Ci sono stati crimini di guerra in almeno 23 paesi nel mondo, con la comunità internazionale che sembra disinteressata o impotente», si legge nel rapporto, mentre continuano i conflitti in decine di paesi. Il rapporto ricorda, tra l’altro, la distruzione di Aleppo, ospedali compresi, i 75.000 rifugiati intrappolati nel deserto tra Siria e Giordania, l’uso di armi chimiche in Darfur, la fuga di decine di migliaia di persone dal Sud Sudan, le drammatiche con- Arrestati in India trafficanti di minori NEW DELHI, 22. I responsabili di un centro di adozione indiano sono stati arrestati con l’accusa di avere venduto almeno diciassette bambini — tra i 6 mesi e i 14 anni di età — a coppie straniere di Europa, Stati Uniti e Asia, per somme che vanno dagli 11.500 ai 22.000 euro. L’operazione di polizia ha interessato la zona del Bengala occidentale. In manette — informa l’agenzia di stampa Afp — sono finiti Chandana Chakraborty, direttore del centro Bimala Sishu Griha e il suo numero due, Sonlai Mondal. Il centro di adozione — indicano fonti della polizia del Bengala — era tenuto sotto controllo dal mese di giugno dalle forze dell’ordine, dopo che i servizi di protezione dell’infanzia avevano constatato numerose divergenze nei loro registri. In India ci sono circa 30 milioni di orfani, ma le regole per le ado- zioni da parte di coppie straniere sono molto rigide. Inoltre, ricordano gli analisti, le adozioni da parte di coppie locali sono rare. Nel 2014, solo 4362 bambini sono stati adottati legalmente in India e solo 3677 nel 2015. La complessità e la lentezza burocratica non fanno altro che fare rivolgere gli aspiranti genitori al mercato illegale delle adozioni. Il “commercio” di minori ai fini di adozione, infatti, rappresenta un business molto redditizio per personaggi senza scrupoli e per la malavita locale, che, tra l’altro, si è organizzata in vere e proprie agenzie di mediazione, le quali mettono in contatto le coppie di genitori in cerca di un figlio e coloro che sono disposti a cedere i propri. Già da mesi il governo di New Delhi ha confermato il drastico aumento nel paese del traffico di bambini. dizioni di vita in Myanmar dei rohingya, a detta dell’Onu la minoranza etnica più perseguitata al mondo. L’uso della tortura, prosegue il documento di Amnesty international, è presente in metà degli stati mondiali e le pene capitali sono in drastico aumento. Lo scorso anno ha visto anche la nascita di regimi autoritari in paesi democratici. «Stiamo tornando indietro, dobbiamo agire» spiegano gli esperti dell’organizzazione umanitaria. Il 2016 è stato l’anno in cui il cinico uso della retorica del «noi contro loro», basata su demonizzazione, odio e paura, ha raggiunto livelli che non si vedevano dagli anni Trenta, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. Inoltre, un numero sempre più elevato di politici sta rispondendo ai legittimi timori nel campo economico e della sicurezza con una pericolosa e divisiva manipolazione delle politiche identitarie, allo scopo di ottenere consenso. Al centro della denuncia vi è la crisi dei rifugiati, che desta molte preoccupazioni internazionali. In più occasioni sono stati registrati casi di rimpatri forzato verso paesi in cui i rifugiati rischiano di subire gravi violazioni dei diritti umani. Ma tra le ombre emerge anche il coraggio di chi affronta sfide e minacce e il sacrificio dei difensori di diritti umani, che, nel 2016, sono stati uccisi in ben ventidue paesi. Legge cambogiana per sciogliere i partiti politici PHNOM PENH, 22. Il parlamento cambogiano ha approvato una legge che permetterà alla corte suprema di sciogliere partiti dell’opposizione. La legge, votata dai 66 membri del Partito popolare cambogiano (Cpp), del premier, Hun Sen, dopo che tutti i deputati del Partito di salvezza nazionale (Cnrp) per protesta aveva lasciato l’aula, consentirà alla corte di sciogliere movimenti politici i cui leader siano gravati da condanne penali. Una circostanza che non a caso si applica al Cnrp, il cui leader Sam Rainsy — condannato per diffamazione — si è dimesso poche settimane fa, mentre il suo vice, Kem Sokha, è inseguito da accuse considerate politiche dall’opposizione e dalle maggiori organizzazioni per i diritti umani. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 23 febbraio 2017 Roma, basilica di Santa Pudenziana Mosaico del catino absidale (fine IV-inizio V secolo) di FABRIZIO BISCONTI no studio poderoso, dettagliato, si potrebbe dire chirurgico, ha interrogato il documento musivo paleocristiano più antico di Roma per quanto riguarda la decorazione degli edifici di culto, se escludiamo cioè i monumenti funerari, e cioè il mausoleo Nello dei Giulii, nella necropoli vaticana e il mausoleo di Costanza, nel complesso nomentano di Sant’Agnese. Il catino absidale del titolo di Santa Pudenziana sull’Esquilino — seppure toccato, come vedremo, da infiniti rifacimenti, restauri e manomissioni di ogni tipo — mantiene prodigiosamente il suo antico schema iconografico. E questo prodigio diviene prezioso per l’archeologo della tarda antichità, per lo studioso dell’architettura paleocristiana, per lo specialista dell’iconografia e della storia stauri, le interpretazioni, Todi, Tau editridell’arte dell’ultima antichità, in quanto ce, 2016, pagine 330, euro 80), cerca di testimonianza rara, se non unica, delle sciogliere tutti questi nodi, fronteggiando manifestazioni figurative di ordine monu- i diversi fronti problematici, ora con gli mentale dei primi secoli cristiani, che non ha niente a che vedere con Più antico degli schemi decorativi le balbuzienti decorazioni ad affresco della domus di Santa Maria Maggiore e di Santa Sabina ecclesiae di Dura Europos, di quasi mezzo secolo ancora del secolo III, né con il pavimento musivo il mosaico resta l’unica reliquia delle aule teodoriane di di un mondo figurativo oscurato dal tempo Aquileia, ancora in dialogo con il repertorio classico, già agli esordi del strumenti topografici, ora con quelli epiIV secolo. Mancano completamente i progetti de- grafici, ora con quelli puramente iconocorativi degli edifici di culto ideati e fatti grafici, scegliendo un percorso retrospetcostruire dai costantinidi, noti dalle fonti, tivo che guarda alla storia del catino abma anche dai resti archeologici, talora sidale dall’oggi alle origini, ingranando imponenti, eppure completamente spo- una retromarcia, che si ferma nella secongliati degli apparati iconografici, degli ar- da metà del Cinquecento, nel momento redi, delle idee figurative che campivano nevralgico della Controriforma, durante i luoghi privilegiati delle absidi, del presbiterio, delle navate. Ipotesi ricostruttive, attraverso le probabili “copie” dei nuclei figurativi perduti nelle arti minori, come il caso della traditio legis nella conca absidale del primo San Pietro in Vaticano, rimangono comunque ipotesi. E allora il mosaico di Santa Pudenziana, più antico quasi di mezzo secolo degli schemi decorativi, in parte conservati, di Santa Maria Maggiore e di Santa Sabina e di quelli perduti di Sant’Andrea in Catabarbara e di Sant’Agata dei Goti, resta l’unica reliquia di un mondo figurativo oscurato. Diventa importante comprendere quanto e cosa c’è di buono in questo catino e quando e come collocarlo nel tempo. A queste istanze, hanno cercato di rispondere molte volte gli studiosi, ma le risposte sono state sempre parziali, mai risolutive, mai comprovate, spesso confutate. Matteo Braconi, con il suo studio La facciata prima dei lavori tardo-cinquecenteschi interdisciplinare (Il mosaico del catino abin una xilografia (1588) sidale di Santa Pudenziana. La storia, i re- U studio di Matteo Braconi sul mosaico della basilica romana di Santa Pudenziana L’Apocalisse prima del sacco di Alarico Il ritorno di Erodiano Erodiano torna in libreria, cinquant’anni dopo la prima edizione con testo greco a fronte (Firenze, Sansoni, 1967), con la sua Storia dell’impero romano dopo Marco Aurelio (Torino, Einaudi, 2017, pagine XVI + 294, euro 28) tradotta e Commodo (Christopher Plummer) nel film «La caduta dell’impero romano» (1964) annotata dal filologo Filippo Cassola (1925-2006). Scritto in otto libri, il racconto dello storico — di cui poco si sa, ma che secondo l’antichista napoletano era di origine anatolica — si estende per quasi un sessantennio, dall’inizio del regno di Commodo, nel 180, all’avvento di Gordiano III, nel 238. Dalla traduzione compassata di Cassola non emerge naturalmente lo stile di Erodiano che, come scrive perentoriamente il filologo nell’introduzione, «è quanto di peggio possa immaginarsi». Resta in compenso la narrazione vivace di un periodo convulso e critico, di cui lo storico antico fu testimone e a cui accenna solo in generale Luciano Canfora in una prefazione fin troppo cursoria. (g.m.v.) il quale si rimodellano le basiliche paleocristiane, nel tentativo strumentale e artificioso di recuperare le strutture e lo spirito della chiesa delle origini. In questa operazione, la basilica paleocristiana di Santa Pudenziana soffre per gli interventi più invasivi, coordinati dal pensiero e dai forti gesti di Enrico Caetani che, tra il 1586 e il 1588, toccò tutto il complesso architettonico, modificando spazi e apparati, in nome di un’antichizzazione forzata, che mette in crisi la coerenza iconografica, liturgica e persino decorativa dell’edificio di culto, spostando il baricentro monumentale verso la cappella di famiglia, che assume un ruolo non secondario nella geografia liturgica e cultuale della chiesa. Ma il catino musivo di Santa Pudenziana non ha pace. Tagli, ritocchi, falsi restauri si avvicendano nel tempo e Matteo Braconi, nel suo interminabile viaggio nel tempo, ne ricostruisce la dinamica attraverso i preziosi documenti di Archivio — in parte inediti — che danno testimonianza, specialmente attraverso disegni e acquerelli, delle diverse stagioni del mosaico. Vengono così ricordati i lavori nell’area presbiteriale della basilica al tempo dei cardinali Giovanni Maria Gabrielli (1699-1701) e Lorenzo Litta (1803), quelli di Vincenzo Camuccini e dello Studio del mosaico Vaticano (18311832), quelli, più recenti, del ministero della pubblica istruzione (1894-1895), della soprintendenza ai monumenti del Lazio (1937-1938) e della soprintendenza per i beni artistici e storici di Roma e del Lazio (2001-2002). Poi la ricerca riprende il suo corso e, anche in questo caso, secondo un itinerario a ritroso, cercando di ricostruire la stagione medievale (702-1210), quella più oscura, che vede emergere, comunque, l’intervento poco giudicabile di papa Adriano I (782-783), per approdare finalmente alle origini paleocristiane (384417). I problemi della cronologia, della committenza, del programma iconografico si intrecciano e la tensione ermeneutica si innalza e diventa incandescente. Eppure la curiositas di Matteo Braconi, per vocazione iconografo della tarda antichità, non scompone il tratto lucido e neutrale della ricerca. I dati di archivio e l’analisi iconografica, resa più facile dalla percezione delle superfetazioni e delle modifiche del passato, si incrociano. Emergono, a questo punto, le figure dei presbiteri Ilicio, Leopardo e Massimo che, per quanto si desume dalle iscrizioni di apparato, sono i veri artefici dell’“impresa Pudenziana”, poco prima del Sacco di Alarico del 410. Il nostro mosaico, sospeso tra il pontificato di Siricio (388399) e quello di Innocenzo I (401-417), dispiega una rappresentazione propriamente apocalittica, all’indomani dell’esegesi completa del piccolo libro di Giovanni diffusa in Occidente da Ticonio nel 386. Un collegio apostolico, presieduto da uno ieratico Cristo imperatore, re e giudice, che tiene tra le mani un codice con la scritta intimidente Dominus conservator ecclesiae pudentianae è il centro propulsore di un denso cifrario simbolico ordinato secondo una vera e propria foresta di simboli e secondo direttrici simboliche fortemente pensate. L’asse verticale mette in fila la croce gemmata, il monte, il trono prezioso, sui cui siede il mistico giudice, la colomba, l’agnello e un secondo trono. In orizzontale, si snoda la schiera dei quattro viventi; più in basso, si svi- luppa la città, intesa come Gerusalemme celeste; sotto si dipana il collegio apostolico con le due personificazioni delle ecclesiae, che premiano con corone dorate i due principi degli apostoli. Come scrisse Karl Rahner, l’Apocalisse è un testo proteso verso il futuro della speranza, più che un oroscopo sul destino della storia umana; si presenta, cioè, come una lettura del presente in funzione del futuro e, infatti, il significato di apokàlypsis è “rivelazione”, proveniente, come genere letterario, dalla produzione visionaria giudaica, confluita nel libro di Daniele. In tutti questi testi, si avvertono oppositae qualitates, elementi in conflitto, idee dicotomiche: tutto tende tra oggi e domani, tra terra e cielo, tra il secolo presente e il tempo futuro. Questi conflitti hanno allontanato la percezione dell’apocalisse dal senso profondo dello svelamento e della rivelazione, a favore di una catastrofe, di un sisma, di un disastro. L’apocalisse, ben presto, perde il suo senso genetico, che si propone come un’attesa trepida, seppure sospesa, del giudizio finale e della soluzione ultima, di una salvezza proiettata verso la fine dei tempi, per assurgere a vaticinio funesto e a lugubre senso di angoscia. Pian piano, l’Apocalisse diventa un vero e proprio arsenale iconografico, assumendo gradualmente l’infausto risultato semantico della fine del mondo, che, ai nostri giorni, produrrà film come Il settimo sigillo (1956) di Ingmar Bergman e Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Ma nella sua prima apparizione, nell’abside di Santa Pudenziana, non c’è nulla di tutto questo, né il testo musivo può essere legato al Sacco di Roma, che non era ancora accaduto e che pure la critica aveva chiamato in causa per spiegare quel mosaico come un manifesto dell’angoscia e della paura dei contemporanei rispetto agli eventi alariciani, che ancora non avevano attraversato, seppure per pochi anni, la storia dell’Urbe. Il mosaico di Santa Pudenziana vuole, invece, celebrare il mistero rasserenante della rivelazione e il grande simulacro del Cristo, solenne e trionfante, appare come signore e imperatore di tutto l’arco tridimensionale del tempo. Mosaico absidale, particolare del volto di Pietro Lutero e i sacramenti Il dialogo ecumenico sarà al centro di un simposio internazionale che si terrà alla Pontificia università Gregoriana dal 26 febbraio al 1° marzo sul tema «Lutero e i sacramenti». È frutto di tre anni di collaborazione tra il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, la Facoltà di teologia della Gregoriana e l’Istituto Johann-Adam-Möhler per l’ecumenismo. Ogni sessione prevede l’intervento di un relatore luterano e uno cattolico, che insieme analizzeranno i temi del battesimo (Stefan Tobler e Angelo Maffeis), della confessione (Theodor Dieter e Michel Fédou), dell’eucaristia (Jari Jolkkonen e Jorge Scampini) e dell’ordine sacro (Friederike Nüssel e Étienne Emmanuel Vetö). Ci si confronterà anche su una lettura comune delle formulazioni effettuate veramente da Martin Lutero. Ogni relatore è stato invitato a portare con sé i propri studenti, affinché la prossima generazione di ecumenisti abbia la possibilità di cominciare a conoscersi. L’incontro si aprirà con la solenne celebrazione comune dei vespri e una conferenza del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. I lavori si concluderanno con l’intervento del cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 23 febbraio 2017 pagina 5 ©2017/Giulio Piscitelli/Contrasto, «Mar Mediterraneo, aprile 2011» Migrazioni e politiche economiche inclusive Sfida all’umanità di PIETRO PAROLIN a storia dell’umanità è stata sempre segnata dalle migrazioni, così come dalle disparità legate all’economia e a strategie politiche e pretese di potere, che si sono più o meno condizionate reciprocamente. Oggi, tuttavia, il contrasto tra ricchezza e povertà, nel nostro mondo interdipendente è ancor più inaccettabile, operando un solco sempre più profondo tra coloro che dispongono dell’educazione e dei mezzi necessari per progredire e coloro che ne sono privi. Gran parte della popolazione mondiale paga pesanti oneri di povertà, di sottosviluppo e di sfruttamento, pur nella disponibilità di risorse naturali delle quali dovrebbe essere beneficiaria. Colpisce il dato, riportato dall’O xfam nel suo Rapporto 2016, che le otto persone più ricche del pianeta nel 2016 possedevano la stessa ricchezza netta delle 3 mi- L Integrazione e sviluppo Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, al sesto forum internazionale Migrazioni e pace svoltosi a Roma sul tema: «Integrazione e sviluppo. Dalla reazione all’azione». L’incontro è stato organizzato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale in collaborazione con i missionari scalabriniani e la fondazione Konrad Adenauer. liardi e seicento milioni più povere, e che nel 2015-2016 dieci tra le più grandi multinazionali abbiano generato profitti corrispondenti a quanto raccolto nelle casse pubbliche di 180 paesi. Mentre le forme di cooperazione con i paesi meno sviluppati sono condizioni essenziali per efficaci percorsi di pace, per un pieno sviluppo e per la costruzione di società inclusive, i passi per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda di sviluppo 2030, approvata nel 2015 dai membri dell’Onu, sono complicati da realizzare, a causa di una realtà economica globale che fa dubitare di un miglioramento. Le guerre, specialmente, con il commercio delle armi e la corruzione che ne sono la base, impediscono ogni progresso sociale ed economico e influiscono gravemente per generazioni. Del resto, nell’attuale quadro mondiale, segnato dalla globalizzazione e di cui potremmo citare anche altri importanti elementi, è sempre più evidente la forte interdipendenza tra pace, sviluppo e rispetto dei diritti fondamentali. Si stenta oggi, però, a cogliere i segni di un importante impegno in questo senso nei rapporti tra gli stati e tra i popoli. Gli stati, invece, sembrano rifugiarsi in ristrette aree di interesse e chiusure nazionalistiche più o meno nascoste. È un mondo che è stato definito postglobale, oppure post-sovrano e post-nazionale e, tuttavia, vuole proteggersi e oppone indisponibilità nei confronti di circostanze difficili da affrontare o considerate dannose dal punto di vista culturale, economico, ideologico o religioso. E, d’altra parte, constatiamo strategie politiche guidate da interessi fluttuanti, da insicurezze e dalla paura, disegni politici contrastanti, sotto-sviluppo e distrazione perdita di vite umane. Per fermare questi dei fondi destinati a debellarlo, conflitti crimini, poi, si spostano i problemi su altri interminabili, violazioni dei diritti umani, paesi, con oneri economici e politici tanto timori per le conseguenze dei cambiamen- ingenti quanto pericolosi e inadeguati a riti climatici e della crisi economica non ri- solverli e a garantire i diritti fondamentali solta, imposizioni ideologiche anche all’as- delle persone, la loro protezione e la loro sistenza umanitaria, deterioramento di si- dignità. tuazioni politiche, sociali, umanitarie, amIn questa situazione, pur nell’asserita bientali, con commerci criminali di pro- consonanza di intenzioni e volontà di coodotti, persone e risorse. perare, le posizioni più coraggiose e lungiLo scenario mondiale è caratterizzato da queste chiusure e ingiustizie, che generano migrazioOstacoli e barriere portano a scegliere ni, all’interno degli stati o all’estero. Migrazioni ora in grande rilieitinerari più pericolosi vo come uno dei problemi fondaFavoriscono lo sfruttamento mentali del mondo d’oggi. Una apprensione presa a pretesto per da parte dei trafficanti scopi elettorali e di calcoli di vaE la perdita di vite umane rio genere, caratterizzati da manipolazioni di notizie e da un nuovo totalitarismo ideologico che concepisce l’uomo solo come agente eco- miranti restano isolate in una crescente nomico e che, come tale, lo può scartare, frammentazione, ponendo a rischio la tese non serve e, come ha sottolineato Papa nuta democratica di molte società e il proFrancesco, tende anche a nasconderlo. gresso — anche economico — globale. SoDi qui, nell’ambito della politica migra- no vari, in realtà, gli esempi e i tentativi di toria, ostacoli e barriere che favoriscono il integrazione economica, ma la situazione ricorso a vie alternative e più pericolose di globale richiede di ripensarli in termini di migrazione irregolare, di sfruttamento e di maggiore solidarietà, per evitare che imabuso da parte di trafficanti di persone, e plodano. Due libri dell’agenzia Contrasto con immagini e parole per raccontare un dramma che si ripete nel tempo Volti e storie di chi fugge di GAETANO VALLINI uello che fa loro più paura è ciò da cui stanno scappando. Per questo sono disposti a sfidare deserti infuocati e mari in tempesta, a soffrire fame e sete, a sopportare soprusi e violenze di trafficanti senza scrupoli. Pur di non tornare indietro, mettono nel conto anche la morte. E se sono talmente disperati da essere disposti a morire, rischiando persino la vita dei propri figli, chi mai potrà fermar- Q gratorio in tutta la sua drammaticità. Piscitelli ha voluto vivere le stesse esperienze di questi uomini e donne, scegliendo di condividere con loro i viaggi, e quindi anche i rischi. Si è imbarcato in Tunisia con quelli che erano diretti a Lampedusa, ma ha anche documentato la situazione di quanti hanno raggiunto l’enclave spagnola di Melilla, dopo aver percorso i deserti del Corno d’Africa. Ci sono così le lunghe ed estenuanti attese prima delle partenze, più volte rinviate, col rischio di venire arrestati; i terribili viaggi ©2017/Giulio Piscitelli/Contrasto, «Deserto del Sahara, confine tra Egitto, Libia e Sudan, maggio 2014» li? Sono i migranti di oggi, quelli raccontati dalle fotografie di Giulio Piscitelli, che li ha ritratti lungo le rotte verso l’Europa su vecchi camion e barconi di legno marcio. Un progetto coraggioso, per il tema e per come è stato condotto, confluito nel volume Harraga, pubblicato da Contrasto, (Roma, 2017, pagine 181, euro 39), che mostra il fenomeno mi- con i precari veicoli che si perdono, si fermano in panne in pieno deserto, senza scorte d’acqua; e ancora le traversate su improbabili battelli stracolmi, che imbarcano acqua, con i motori che cedono in mare aperto. E ci sono pure gli arrivi, le lunghe permanenze nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione italiani, le delusioni, i sogni infranti. E lo sfrutta- mento, questo raccontato da Rosarno e Castel Volturno, centri divenuti tristemente noti. Frutto di un lungo progetto iniziato nel 2010, Harraga — che letteralmente significa “coloro che bruciano [le frontiere]” ed è il termine con il quale i nordafricani chiamano quanti si mettono in viaggio clandestinamente — è una testimonianza in presa diretta di un fenomeno epocale. Una testimonianza per immagini in primo luogo, ma anche di parole. Piscitelli, infatti, annota quanto vede e vive. E la spontaneità e l’intensità della scrittura diaristica amplificano il valore di quest’opera. L’attenzione del fotografo è puntata sulle persone, sulle loro storie personali. Perché solo così si può comprendere il dramma che le spinge a lasciare casa e affetti. Quello di Piscitelli è l’incontro con un’umanità dolente, che però cerca di preservare la propria dignità, nonostante tutto. Perché la speranza in un futuro migliore, per quanto incerto, è più forte della disperazione di un passato e di un presente senza prospettive. Con questo reportage — che sarà esposto a Forma Meravigli (Milano) dal 24 febbraio al 26 marzo — Piscitelli ci ricorda soprattutto che per migliaia e migliaia di persone non c’è alternativa al mare e al deserto. Che non saranno muri, per quanto lunghi e alti, a fermarli. È un movimento inarrestabile: cambieranno le rotte, si bruceranno nuove frontiere, ci saranno altre sconfitte, molti continueranno purtroppo a non farcela, si ricomincerà daccapo, e poi ancora. Ed è così da tempo. E per sottolineare che non si tratta di un fenomeno nuovo, basta sfogliare le pagine di un altro volume pubblicato in una rinnovata edizione sempre da Contrasto, agenzia fotografica che si mostra particolarmente attenta e sen- sibile a un tema tanto pressante. Si tratta de Il settimo uomo di John Berger, fine intellettuale scomparso di recente, e del fotografo Jean Mohr (Roma, 2017, pagine 247, euro 24,90), dedicato al lavoro dei migranti, uscito per la prima volta nel 1975 ma quanto mai attuale. E forse sorprenderà qualcuno scoprire che i migranti di cui si parla non sono siriani, iracheni, afghani o africani. Sono turchi, jugoslavi, greci, portoghesi, irlandesi, anche italiani, partiti in cerca di fortuna soprattutto in Germania, Francia e Gran Bretagna. Sono gli emigranti che ancora lasciavano la loro terra con la valigia, talvolta chiusa con uno spago. Il settimo uomo è un libro che ci riporta indietro nel © Jean Mohr, «Padre e figlio in Anatolia, Turchia» tempo, parla di situazioni passate, eppure continua a essere attuale. Perché, pur essendo cambiate le condimostra speranze, paure, frustrazioni sociali ed economiche (per zioni e aspettative di chi emigra esempio, allora erano prevalente- tentando di trovare uno spazio in mente gli uomini a partire), un nuovo paese, sconosciuto. l’esperienza vissuta da quei mi«È la fotografia di una storia granti è simile a quella di quanti che si ripete, con le dovute diffeli hanno seguiti negli anni succes- renze, nella forma e nella sostansivi. Come in Harraga, anche se za. Perché — spiega negli “appunmolto più spazio è dato alle paro- ti di lettura” Pietro Bartolo, il le, vengono scandite le diverse famedico di Lampedusa reso celesi del percorso degli immigrati, bre dal documentario Fuocoammadalla decisione di partire passanre di Granfranco Rosi — a ripeterdo per la descrizione delle condizioni di lavoro, fino alle riflessio- si sono le storie di donne, uomini ni sul ritorno nei propri luoghi di e bambini che scappano per cercare di vivere, di sfuggire alla faorigine. Con la curiosità del giornalista me e alla guerra e che sono coe la lucidità di giudizio che lo ha stretti a una condizione di totale sempre contraddistinto, Berger subalternità. E, ciò che è più graspiega infatti la complessità del ve, è che questa condizione, lungi fenomeno, rintracciando schemi e dal migliorare, è peggiorata. Lo è tematiche utili per interpretare nella misura in cui chi emigra anche i flussi migratori di oggi. spesso non riesce ad arrivare a Con il suo rigoroso bianco e nero destinazione, muore nel disperato e con sensibilità d’artista, Mohr tentativo». I 244 milioni di migranti del 2016 sono una sfida all’umanità. E, tuttavia, la migrazione internazionale, in tutte le sue varie forme, non può considerarsi emergenza transitoria. È un diritto umano da salvaguardare; una componente strutturale, che riguarda tutti i continenti e che occorre affrontare nelle sue cause e nel suo compimento con sinergia e cooperazione a livello globale, con un programma sistematico e articolato di interventi, condiviso a livello multilaterale, con strategie e misure organiche di sistema, con condivisione di oneri e di responsabilità. Ogni stato ha, certamente, diritto di controllare i suoi confini, decidere chi far entrare e, in base al livello di progresso, alla situazione sociale e di sicurezza, alle priorità politiche, ha differenti possibilità di accoglienza, e occorrono saggezza e prudenza. Ne ha parlato il Santo Padre al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 9 gennaio scorso, notando però che «un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione». Invitava poi a non ridurre la crisi migratoria attuale a un semplice conteggio numerico e a non restare «indifferenti, mentre altri sostengono l’onere umanitario, non di rado con notevoli sforzi e pesanti disagi» e a «sentirsi costruttori e concorrenti al bene comune internazionale, anche attraverso gesti concreti di umanità, che costituiscono fattori essenziali di quella pace e di quello sviluppo che intere nazioni e milioni di persone attendono ancora». In questa economia rappresentata dal bene comune mondiale occorre una cooperazione a tutti i livelli che nasce dalla constatazione delle attuali difficoltà e dei limiti di ciascuno stato e, lo vediamo, anche di intere regioni, di far fronte da soli a questa grande sfida per la comunità internazionale che, in primo luogo, dovrebbe mirare ad assicurare ai popoli e ai singoli pace e sviluppo, facendo così della migrazione una libera opzione anziché una necessità. Come riconosce l’Agenda per lo sviluppo 2030, la migrazione gestita in modo «sicuro, ordinato e regolare» è un fattore di sviluppo per una crescita inclusiva e sostenibile, e i migranti possono offrire un contributo — spesso essenziale — alla crescita delle società che li ospitano come allo sviluppo, alla stabilità e alla pace dei paesi di provenienza. La migrazione è anche fattore di pace, giacché sono gli stessi rifugiati i testimoni più credibili dell’insensatezza della guerra e della violenza. È chiaro che essi possono dare un tale apporto conformandosi alle norme del paese che li accoglie e rispettandone le consuetudini e i principi che ne regolano il vivere sociale, e quando il paese che li accoglie assicura il rispetto dei loro diritti e della loro dignità, sin dall’arrivo, attento a chi è vulnerabile. Queste garanzie, con la corretta identificazione dei migranti e delle loro necessità, assicurano i primi passi verso l’integrazione, che è necessario accompagnare con politiche di flessibilità lavorativa e di offerta formativa, verifica di risultati, assicurando in pari tempo, in condizioni di sicurezza, l’accesso ai servizi sociali, al lavoro, ad alloggi adeguati, evitando che si formino condizioni che favoriscono il dilagare dei fondamentalismi. Questo consente alla popolazione locale, che porta innegabilmente il peso dell’accoglienza, di farvi fronte con responsabilità, senza perdere di vista i giusti interessi di coloro che in nella popolazione autoctona sono meno agiati. Ma è realmente inclusivo un sistema economico come il nostro, ove, come abbiamo visto, sono ancora troppe le vittime e gli scartati? Occorre allora avere una visione più ampia dello sviluppo. Come affermava ancora il Papa, bisogna anche puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale. Per questo, non si può che partire da nuovi presupposti. Occorre che questa economia inclusiva nasca da una cultura che inglobi l’equità sociale, economica e ambientale, che sappia far fronte alle attuali sfide sociali e tecnologiche. Una cultura della condivisione che presuppone la reciprocità, intesa non come sfida e non tanto nel senso di una stretta corrispondenza di diritti e di doveri, quanto come coinvolgimento partecipe e solidale di tutti i soggetti interessati, in cui tutti possono e devono offrire il proprio contributo, inclusi i migranti, i paesi di provenienza e di transito e di approdo, la società civile. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 23 febbraio 2017 Nomine episcopali Lettera dei vescovi belgi per i cinquant’anni della «Populorum progressio» Il vero sviluppo è nella comunione di GIOVANNI ZAVATTA Riprendere la nozione di “progresso dei popoli” sviluppata da Paolo VI e, utilizzando la chiave proposta da Papa Francesco, la misericordia, raggiungere una “comunione dei popoli”, per il bene della casa comune, il pianeta Terra. Dalla Populorum progressio a una populorum communio: la Conferenza episcopale belga celebra il cinquantesimo anniversario della celebre enciclica di Paolo VI, datata 26 marzo 1967, con una lettera — pubblicata in vista della quaresima e intitolata appunto «Populorum communio. La comunione dei popoli» — con la quale porsi un nuovo obiettivo, fornire strumenti, trovare risposte, aprire gli occhi sugli squilibri e le ingiustizie che caratterizzano il mondo di oggi. Un vulcano pronto a eruttare: questa è l’immagine che i vescovi danno del mondo, le cui sfide, enormi, interpellano tutti, Europa e Belgio compresi, e vanno dalla distruzione della città di Aleppo alla guerra in Siria e in Iraq, dai vili attentati terroristici che non hanno confini fino ai disperati tentativi di attraversare il Mediterraneo da parte di migliaia e migliaia di uomini e donne in fuga da ogni genere di conflitto. Sfide che coinvolgono naturalmente anche la Chiesa, il cui magistero e impegno sociale vanno di pari passo attualizzati. In Germania 300 chiese offrono rifugio ai migranti BERLINO, 22. Sempre più parrocchie e istituzioni ecclesiali in Germania danno accoglienza ai rifugiati, offrendo loro protezione dal rimpatrio forzato. E questo proprio mentre nel paese infuria il dibattito sulla necessità delle “espulsioni veloci” di migranti senza diritto d’asilo. Il 2016, rispetto agli anni precedenti, ha visto un aumento del cosiddetto Kirchenasyl, una specie di diritto d’asilo nelle chiese e nei luoghi di culto che in genere viene rispettato dalle forze dell’ordine tedesche. Non sono ancora ufficiali i dati per l’anno scorso, ma si prevede un ulteriore aumento per il 2017. Il gruppo di lavoro ecclesiale in materia d’asilo ha rilevato che a metà gennaio di questo anno erano già attivi 323 rifugi per complessive 547 persone, delle quali 145 bambini. Un anno fa, a seguito di un’iniziativa della Chiesa cattolica e della comunità evangelica, si erano registrati 277 ricoveri in edifici ecclesiali con 449 profughi; nel gennaio 2015 si erano avuti 200 rifugi con 359 profughi. I luoghi deputati all’azione di rifugio temporaneo sono chiese, monasteri, conventi ed edifici diocesani. Le sedi ecclesiali svolgono un ruolo di “santuario”, sul modello del New Sanctuary Movement statunitense, nell’opera di protezione temporanea dei rifugiati, per metterli al riparo dal rischio dell’espulsione, e per consentirgli di ottenere almeno il diritto provvisorio alla permanenza in Germania. Si tratta, per la gran parte, di fuggitivi e richiedenti asilo che sono entrati nell’Unione europea sulla base della direttiva “D ublino” e che avrebbero quindi dovuto lasciare la Germania. Per la tutela dell’immagine del Papa La Segreteria di Stato ricorda in un comunicato che tra i suoi compiti ha anche quello di tutelare l’immagine del Santo Padre, affinché il suo messaggio possa giungere ai fedeli integro e la sua persona non venga strumentalizzata. Per le medesime finalità la Segreteria di Stato tutela i simboli e gli stemmi ufficiali della Santa Sede, attraverso appositi strumenti normativi previsti a livello internazionale. Per rendere la propria azione di tutela sempre più efficace rispetto agli scopi indicati, e interrompere situazioni di illegalità eventualmente riscontrate, la Segreteria di Stato effettuerà sistematiche attività di sorveglianza volte a monitorare le modalità con cui l’immagine del Santo Padre e gli stemmi della Santa Sede vengono utilizzati, intervenendo all’occorrenza con opportuni provvedimenti. † Il Cardinale Prefetto, l’Arcivescovo Segretario e il Sotto-Segretario, unitamente a tutti gli Officiali e Collaboratori della Congregazione per i Vescovi, partecipano sentitamente al grande dolore che ha colpito il Reverendo Janusz Aptacy per la perdita dell’amata madre HELENA APTACY venuta a mancare nella giornata di martedì 21 febbraio. Al Reverendo Aptacy e ai familiari tutti assicurano la vicinanza nella preghiera nella serena speranza che scaturisce dal mistero della Risurrezione del Signore. Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile e in Francia. Cinquant’anni fa si trattava di dedicarsi allo sviluppo dei popoli, a livello planetario, oggi, con la mondializzazione della società e l’evoluzione della storia, occorre trasformarsi, pensare alla comunione dei popoli, vale a dire, spiega l’episcopato belga, alla pace fra le nazioni, nella giustizia e nella solidarietà. E Francesco ci spinge su questa via, lui che ha compiuto il suo primo viaggio apostolico, l’8 luglio 2013, sull’isola di Lampedusa per sottolineare il valore dell’accoglienza di rifugiati e migranti. La chiave è proprio la misericordia: «Come dice la parola stessa — si legge nel documento — si tratta di avere a cuore colui che vive nella miseria. Si tratta di una nuova sensibilità che si lascia toccare dall’altro e ci conduce a sviluppare un agire nuovo». I cristiani devono essere in prima fila nella nuova missione, sono chiamati a mettersi «al servizio dell’integrazione del povero nella società e al servizio della riconciliazione nel mondo», perché «il messaggio del Vangelo oggi passa dalla guarigione dei corpi e dal servizio agli esseri più fragili per sfociare nella comunione dei popoli». Di fronte agli squilibri e alle ingiustizie, «dobbiamo analizzare la situazione e reagire come cittadini responsabili e cristiani». La comunione dei popoli si raggiunge scoprendo e riscoprendo «l’altro, gli altri, vicini e lontani, differenti e soprattutto poveri», ma anche cambiando, convertendosi «alla luce della fede in Gesù, innanzitutto a livello personale ma anche come comunità umane e cristiane». Nella lettera i presuli elencano le principali sfide della società contemporanea. Quest’ultima «è caratterizzata da numerosi progressi in tutti i campi di attività», che tuttavia «non sono a beneficio di tutti e generano esclusione». João Justino de Medeiros Silva arcivescovo coadiutore di Montes Claros (Brasile) Ciò accade anche perché «non c’è una ragione superiore che regolamenta il tutto»; al contrario, «si potrebbe dire che ogni settore funziona come una nuova religione». Una delle sfide è quella della tecnologia e delle conseguenze dello sviluppo scientifico: «Innovazioni costanti cambiano i nostri modi di vivere. Il computer, il telefono portatile e l’espansione del digitale hanno rivoluzionato la vita quotidiana in tutti i continenti e portato una globalizzazione del mondo». Tuttavia — avvertono — occorre preoccuparsi delle conseguenze sociali e «uscire dalla spirale dell’esclusione», con «uno sguardo nuovo, una nuova comprensione delle cose» guidata dall’imperativo della giustizia sociale. Stesso discorso vale per l’economia: anch’essa crea esclusione, in nome di una logica di azione che privilegia «la redditività a tutti i costi». Con gli strumenti della giustizia sociale e della solidarietà evangelica, si possono invece «costruire una governance mondiale e una coscienza sociale internazionale in grado di controllare le ingiustizie prodotte da un’economia selvaggia e da guerre locali devastatrici». Un’altra sfida riguarda la politica, chiamata a risolvere i conflitti fra le nazioni e la recrudescenza della violenza. Troppo spesso il potere «serve a conservare la ricchezza o ad arricchirsi con la corruzione», quando addirittura non è foriero a sua volta di guerre e violenza fra i popoli. I vescovi puntano il dito anche sull’Europa: «Di fronte alla mondializzazione, all’insorgenza di nuove guerre e allo spostamento di numerosi immigrati e rifugiati, alcuni Paesi si chiudono in se stessi e accolgono con reticenza gli immigrati dimenticando i valori culturali dell’Europa, fondata sull’aspirazione a essere un’unione sempre più stretta di popoli». L’instaurazione della comunione, ispirata dalla misericordia, consentirebbe di stabilire «una pace mondiale per il riconoscimento e il rispetto di ciascuno, specialmente di colui che è abitualmente escluso». E cosa dire dell’ecologia, vittima di un’errata idea di progresso che ha seminato morte e distruzione soprattutto fra le popolazioni più povere e vulnerabili? La soluzione resta la stessa: «Promuovere lo sviluppo attraverso una comunione dei popoli basata sulla giustizia». Gruppi di fedeli all’udienza generale St. Johann am Wimberg; St. Aegidius, St. Aegidi; Pilgerfahrt der Komturei der Ritter vom Heiligen Grab zu Jerusalem, Graz; Delegation der Gemeinden Windischgarsten, Roßleithen, Rosenau und Edlbach; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus dem Gymnasium Rohrbach. All’udienza generale di mercoledì 22 febbraio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Fratelli del Sacro Cuore; Religiosi Marianisti; Figlie di Maria Ausiliatrice. Dall’Italia: Diaconi dell’Arcidiocesi di Milano; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Fedele, in Calusco d’Adda; Santi Gervaso e Protaso, in Buccinasco; San Benedetto, in Castelbellino; Santa Maria Assunta, in Palo del Colle; San Pietro, in Palagianello; Beato Nunzio Sulprizio in Santa Maria Regina Apostolorum, in Mugnano di Napoli; Delegazione della Fiaccola Benedettina, da Norcia, Cassino e Subiaco; Reale Arciconfraternita di Maria Santissima del Carmine e Santissima Immacolata della Misericordia, di Piedimonte Matese; Confraternita Madonna delle grazie, di Palagianello; Confraternita Maria Santissima Addolorata, di Monte Romano; Artisti e Operatori del Circo “Rony Rollers Circus”; Delegazione dell’O perazione navale “Sophia”; Partecipanti alla manifestazione “Diamo un calcio al bullismo”, con il Vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini; Associazione “La stanza accanto”, di Firenze; Associazione “Dante Alighieri”, di Cosenza; Associazione Famiglie affidatarie, di Palermo; Cooperativa sociale ACTL, di Terni; Cooperativa Unicooper Servizi, di Castelfranco Veneto; Banca di credito cooperativo Toniolo, di Genzano di Roma; Liceo Majorana, di Latina; Istituto Focaccia, di Salerno; Istituto San Giorgio, di Pavia; Istituto Stenio, di Termini Imerese; Istituto Galilei, di Firenze; Istituto Radice, di Roma; Istituto Lusi, di Mirandola; parrocchia della Città Militare della Cecchignola, di Roma; Gruppi di fedeli da Casoria, Pescia, Campodarsego, Sant’Anastasia, Città Sant’Angelo. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Firmlinge aus der Pfarrei Wolhusen. De diversos Países: Participantes en el Curso para sacerdotes encargados de la formación permanente del Clero. pielgrzymkowo-sportowa; pielgrzymi indywidualni. De France: Groupe de laïcs du diocèse du Mans, avec Mgr Yves Le Saux; groupe de pèlerins du diocèse du Puyen-Velay; paroisse Saints-Evêques, de Nantes; paroisses de Brignais et Chaponost; paroisses de Châtillon-sur-Chalaronne; groupe de confirmands de Cognac; servants d’autel du diocèse de Metz; collège Stanislas, de Paris; groupe de l'Institut, de Genech; école des chefs, d’Orléans; groupe d’étudiants, d’Aix-en-Provence; groupe d’anciens de l’aumônerie de Reims; mission étudiante, du Morbihan; écoles catholiques, de Dole; aumônerie de Merignac; communauté vietnamienne, d'Avignon. Du Canada: Collège Jean-de-laMennais, la Prairie, Québec. Gruppi di fedeli da: Lituania; Croazia. From England: Pilgrims from St Joseph Parish, Thame, Oxfordshire; An ecumenical group of pilgrims from Durham; Students and staff from: St Bede’s and St Joseph Catholic College, Bradford; St Rober of Newminster Catholic School, Washington, Tyne & Wear. I polacchi: Pielgrzymi z parafii Świętego Krzyża z Nawodnej w województwie zachodniopomorskim; grupa From Ireland: Priests celebrating the Golden Jubilee of their ordination, with family members; Student teachers and Coppie di sposi novelli. faculty from Mary Immaculate College, Limerick. From Norway: Sudents and staff from Sandnes School. Upper Secondary From India: Pilgrims from Tamilnadu. From the United States of America: Pilgrims from the Archdiocese of St Louis, Missouri; Pilgrims from the following parishes: St Thomas the Apostle, Chicago, Illinois; Our Lady of the Blessed Sacrament, Westfield, Massachusetts; Member of the Paterson Diocesan Choir, New Jersey; Students and faculty from: University of Maine, Farmington; University of Dallas, Texas, Rome Campus; St Anthony High School, South Huntington, New York; Montfort Academy, Mount Vernon, New York. Aus der Bundesrepublik Deutsch- land: Pilgergruppe aus der Pfarrgemeinde St. Patrizius, Eggenrot; Pilgergruppe aus dem Bistum RottenburgStuttgart; Pilgergruppe aus Stuttgart; Katholische Studentengemeinde St. Thomas Morus, Leipzig; Studenten der Universität Koblenz-Landau. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus den Pfarren St. Johann, De España: Parroquia San Miguel Arcángel, de Madrid; Parroquia de Santa Cruz, de Cádiz; Parroquia de la Sagrada Familia, de San Fernando; Parroquia de la Inmaculada, de La Línea; Colegio Mater Salvatoris, de Madrid; Colegio Virgen del Carmen, de Córdoba; Instituto superior ciencias educación El Valle, de Alicante; Instituto Villajunco, de Santander; Instituto Besaya, de Torrelavega; Parroquia La Prioral y La Palma, de El Puerto de Santa Maria. De Argentina: Parroquia del Sagrado Corazón, de Temperley; grupos de peregrinos. Nato il 22 dicembre 1966 a Juiz de Fora, stato di Minas Gerais, ha compiuto gli studi di filosofia (1985-1988) e di teologia (19881992) nel seminario arcidiocesano Santo Antônio. Ha conseguito poi il baccalaureato in pedagogia presso il Centro de Ensino Superior a Juiz de Fora (1988), il baccalaureato e il master in scienze sociali presso l’università federale di Juiz de Fora (1992-1993), la licenza (1997) e il dottorato (2003) in teologia dogmatica a Roma, alla Pontificia università Gregoriana. Il 13 dicembre 1992 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Juiz de Fora, dove è stato vicario parrocchiale, parroco, coordinatore regionale di pastorale, coordinatore del consiglio presbiterale, professore, vice-rettore e poi rettore del seminario Santo Antônio, membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori, professore e coordinatore del corso di teologia, vicario foraneo, vicario episcopale per la cultura, l’educazione e la gioventù. Inoltre, è stato assessore e poi peritus della commissione per la dottrina della fede della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) e segretario dell’organizzazione dei seminari e istituti del Brasile del regionale Leste 2. Il 21 dicembre 2011 è stato eletto vescovo titolare di Tullia e ausiliare dell’arcidiocesi di Belo Horizonte, ricevendo l’ordinazione episcopale l’11 febbraio 2012. In seno alla Cnbb attualmente presiede la commissione per la cultura e l’educazione. Antoine Hérouard ausiliare di Lille (Francia) Nato il 10 agosto 1956 a Neuilly-sur-Seine, allora arcidiocesi di Parigi ora diocesi di Nanterre, si è diplomato all’École des Hautes Études Commerciales de Paris, poi ha compiuto il servizio nazionale di cooperazione nella Repubblica popolare di Cina. Dal 1980 al 1986 è stato alunno del Pontificio seminario francese a Roma e ha ricevuto la formazione ecclesiastica alla Pontificia università Gregoriana, dove ha ottenuto la licenza in teologia morale, con specializzazione nel campo sociale. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1985 per il clero parigino, è stato fino al 1993 vicario parrocchiale di Saint-Jacques-du-Haut-Pas e al contempo cappellano dei licei del quartiere Latino. Dal 1993 al 2005 ha insegnato teologia morale al seminario e nello Studium della scuola cattedrale di Parigi (facoltà Notre-Dame), svolgendo nello stesso periodo gli incarichi di vicario parrocchiale di Saint-PaulSaint-Louis e cappellano dei collegi e dei licei del quartiere del Marais, parroco di Notre-Dame-de-laGare, cappellano diocesano del Mouvement des cadres chrétiens, decano del settore pastorale Italie - La Gare, vicario episcopale per la solidarietà e cappellano diocesano del Secours catholique. Segretario aggiunto (2005-2007) e poi segretario generale (2007 al 2013) della Conferenza episcopale francese, per un anno è stato vicario episcopale per gli ospedali cattolici. Dal 2014 era rettore del Pontificio seminario francese a Roma. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 23 febbraio 2017 pagina 7 Nuovo monito contro lo sfruttamento dell’ambiente Il creato non è proprietà dell’uomo Il creato non è «una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno». Lo ha ricordato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 22 febbraio, in piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate alla speranza cristiana. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Spesso siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno. Nel passo della Lettera ai Romani (8, 19-27) di cui abbiamo appena ascoltato una parte, l’Apostolo Paolo ci ricorda invece che la creazione è un dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani, perché possiamo entrare in relazione con Lui e possiamo riconoscervi l’impronta del suo disegno d’amore, alla cui realizzazione siamo chiamati tutti a collaborare, giorno dopo giorno. Quando però si lascia prendere dall’egoismo, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono state affidate. E così è successo anche per il creato. Pensiamo all’acqua. L’acqua è una cosa bellissima e tanto importante; l’acqua ci dà la vita, ci aiuta in tutto ma per sfruttare i minerali si contamina l’acqua, si sporca la creazione e si distrugge la creazione. Questo è un esempio soltanto. Ce ne sono tanti. Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. E purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno. Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la propria bellezza originaria e fini- sce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani. L’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge. Il Signore però non ci lascia soli e anche in questo quadro desolante ci offre una prospettiva nuova di liberazione, di salvezza universale. È quello che Paolo mette in evidenza con gioia, invitandoci a prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato. Se facciamo attenzione, infatti, intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi, nel nostro cuore. Ora, questi gemiti non sono un lamento sterile, sconsolato, ma — come precisa l’Apostolo — sono i gemiti di una partoriente; sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova. E nel nostro caso è davvero così. Noi siamo ancora alle prese con le conseguenze del nostro peccato e tutto, attorno a noi, porta ancora il segno delle nostre fatiche, delle nostre mancanze, delle nostre chiusure. Nello stesso tempo, però, sappiamo di essere stati salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione, della Pasqua, che opera una nuova creazione. Questo è il contenuto della nostra speranza. Il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato. È solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato... Però, nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento. Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà, e che in questo modo Egli rigenera un mondo nuovo e una umanità nuova, finalmente riconciliati nel suo amore. Quante volte noi cristiani siamo tentati dalla delusione, dal pessimismo... A volte ci lasciamo andare al lamento inutile, oppure rimaniamo senza parole e non sappiamo nemmeno che cosa chiedere, che cosa sperare... Ancora una volta però ci viene in aiuto lo Spirito Santo, respiro della nostra speranza, il quale mantiene vivi il gemito e l’attesa del nostro cuore. Lo Spirito vede per noi oltre le apparenze negative del presente e ci rivela già ora i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore sta preparando per l’umanità. Incontro con i familiari delle vittime della strage di Dakka Come si semina la pace Appello per il Sud Sudan È necessario l’impegno di tutti Un appello per il «martoriato Sud Sudan», dove «a un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare», è stato lanciato dal Papa al termine dell’udienza generale. Com’è consuetudine, il Pontefice ha rivolto particolari espressioni di saluto ai diversi gruppi linguistici presenti. Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese, in particolare i laici di Le Mans con il Vescovo, Mons. Yves Le Saux, i ministranti di Metz, con il Vescovo, Mons. Jean-Christophe Lagleize, come pure le parrocchie e i giovani venuti da Francia e Canada. Lo Spirito Santo sia per ciascuno di voi una guida sulle strade della vostra vita e vi rafforzi nella speranza! Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Norvegia, India e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco misericordia e pace, e prego il Signore che questi doni possano aiutarvi ad avere cura del creato, e ad aiutarvi l’un l’altro. Dio vi benedica! Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. In quest’anno del centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima, affidiamoci a Maria, Madre della speranza, che ci invita a volgere lo sguardo verso la salvezza, verso un mondo nuovo e un’umanità nuova. Dio vi benedica tutti. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a pedir con insistencia la presencia del Espíritu Santo en sus vidas. Él nos asiste para que vayamos más allá de las apariencias negativas del presente y aguardemos con esperanza los cielos nuevos y la tierra nueva, que el Señor prepara para toda la humanidad. Muchas gracias. Carissimi pellegrini di lingua portoghese, un fraterno saluto a tutti voi, augurandovi che l’odierna visita alla Cattedra di Pietro infonda nei vostri cuori un grande coraggio per abbracciare giorno dopo giorno la vostra croce, e un vivo anelito di santità, affinché possiate riempire di speranza la croce degli altri. Mi affi- do alle vostre preghiere. Grazie per la visita! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, San Paolo ci ricorda che “nella speranza siamo stati salvati”. Impariamo dunque a leggere tutto con gli occhi del Cristo Risorto, fiduciosi nel Signore che vuole risanare con la sua misericordia tutti i cuori feriti e umiliati e rigenerare un mondo nuovo e una umanità nuova riconciliati nel suo amore. Il Signore vi benedica! Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, come dice San Paolo: “Nella speranza siamo stati salvati”. Infatti, nel Battesimo Cristo ci ha fatto partecipi della sua risurrezione. Già ora nella speranza possiamo godere della vita nuova. Animati dallo Spirito Santo siate sempre testimoni e portatori di questa speranza agli uomini e all’intero creato! Dio vi benedica! Destano particolare apprensione le dolorose notizie che giungono dal martoriato Sud Sudan, dove ad un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che colpisce la Regione del Corno d’Africa e che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini. In questo momento è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli. Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i diaconi della Diocesi di Milano e della Società di Maria, come pure la delegazione della “fiaccola benedettina della pace” con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo, l’Abate di Montecassino Don Donato Ogliari e l’Abate di Subiaco Don Mauro Meacci: invito ciascuno a farsi promotore della cultura della pace in ogni ambiente di vita. Saluto la Reale Arciconfraternita di Piedimonte Matese con il Vescovo di Alife-Caiazzo, Mons. Valentino Di Cerbo; i partecipanti alla manifestazione contro il bullismo con il Vescovo di Palestrina, Mons. Domenico Sigalini e i membri dell’O perazione Navale Sophia, finalizzata alla prevenzione di tragedie di esseri umani nel Mediterraneo. Saluto i soci della Banca di credito cooperativo “Giuseppe Toniolo” di Genzano di Roma, l’Associazione La Stanza Accanto e gli artisti del Rony Rollers Circus, ringraziandoli per la loro esibizione. Loro fanno bellezza! E la bellezza ci porta a Dio. È una strada per arrivare a Dio. Continuate a fare bellezza! Continuate che fate bene a tutti noi. Grazie! Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, giorno di speciale comunione dei credenti con il Successore di San Pietro e con la Santa Sede. Cari giovani, vi incoraggio ad intensificare la vostra preghiera a favore del mio ministero petrino; cari ammalati, vi ringrazio per la testimonianza di vita data nella sofferenza per l’edificazione della comunità ecclesiale; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sullo stesso amore che lega il Signore Gesù alla sua Chiesa. È con il nome di una bambina somala, Sophia, nata nell’estate 2015 a bordo di una nave tedesca, che è stata simbolicamente chiamata l’operazione dell’Unione europea lanciata «per salvare vite umane nel Mediterraneo». La mamma della piccola, appena tratta in salvo, aveva voluto darle proprio il nome della fregata — “Sophia” appunto — che l’aveva soccorsa. A raccontarlo è l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante dell’operazione che, dal 18 maggio 2015, sta cercando di «evitare tragedie per il traffico di esseri umani nel Mediterraneo centro-meridionale». Un impegno che è stato presentato da una delegazione a Papa Francesco, durante l’udienza generale in piazza San Pietro. Aiutare le persone in mare, sostiene l’ammiraglio, «è un dovere morale per ogni marinaio, ancor prima che un obbligo giuridico». E intanto a oggi, informa, «sono state salvate ventisettemila persone in centottantacinque interventi di soccorso, mentre sono ottantanove i sospetti trafficanti consegnati all’autorità giudiziaria italiana». Particolarmente significativo l’incontro di Francesco con Ilario In nome di Sophia Lacchetta, sindaco di Farindola, nel cui territorio il 18 gennaio è avvenuta la tragedia dell’albergo Rigopiano: ventinove persone sono state uccise da una valanga. Ed è per «portare l’attenzione delle istituzioni europee sul terremoto che ha devastato Norcia e il centro Italia e chiedere un supporto solidale per le comunità» che quest’anno la fiaccola Benedettina pro pace et Europa una arriverà a Bruxelles. La fiaccola è stata benedetta dal Papa e sarà accesa insieme dai sindaci di Norcia, Subiaco e di Cassino simbolicamente sulle macerie della basilica di San Benedetto a Norcia. «Diamo un calcio al bullismo» è invece il progetto promosso dall’associazione sportiva San Cesareo e presentato al Pontefice. «La campagna — spiegano i promotori — si rivolge a tutte le società del Lazio, in modo da far giungere il messaggio al maggior numero possibile di ragazzi». E a proposito di sport, era presente in piazza Simone Inzaghi, allenatore della Lazio. «Non siete rimasti nella rabbia, nell’amarezza e nella voglia di vendetta ma avete imboccato, con il dolore dentro, la strada dell’amore per costruire e aiutare la gente del Bangladesh, soprattutto i giovani perché possano studiare: questo è seminare pace e vi ringrazio, per me è un esempio». È con queste parole che Papa Francesco ha stretto in un abbraccio trentatré familiari di sei delle nove vittime italiane della strage avvenuta a Dakka, in Bangladesh, nella notte tra il 1° e il 2 luglio 2016: Marco Tondat, Christian Rossi, Maria Riboli, Vincezo D’Allestro, Claudio Cappelli e Simona Monti. L’incontro è avvenuto mercoledì mattina, alle 9.10, nell’auletta dell’aula Paolo VI, subito prima dell’udienza generale in piazza San Pietro. «È facile prendere la strada che dall’amore porta all’odio — ha fatto notare il Pontefice — mentre è difficile fare il contrario: dall’amarezza e dall’odio andare verso l’amore». Isabella Biffi e Ernesto Cappellari hanno voluto far sapere al Papa come sono riusciti a realizzare il musical Il figliol prodigo con i detenuti del carcere di Opera a Milano. Assicurando «di aver cercato di dare una risposta concreta ai messaggi del Pontefice per il riscatto e la rieducazione dei carcerati anche attraverso l’arte». Con un abbraccio Francesco ha accolto una famiglia originaria di Milano, composta da undici persone, missionaria in Perú tra i campesinos delle Ande, nell’ambito dell’operazione Mato Grosso. Tra loro, insieme a sette bambini, anche Rosaria Picozzi, che fu accanto a don Daniele Badiali, sacerdote fidei donum di Faenza, ucciso nel 1997, la cui testimonianza è allo studio della Congregazione delle cause dei santi. Tra i presenti, anche il cardinale Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York, che ha accompagnato lo staff della rete televisiva Cbs in vista della programmazione per la Pasqua. Con lui, il conduttore della trasmissione, Mo Rocca. Non è mancata, infine, una colorata esibizione sul sagrato di alcuni artisti del Rony rollers circus. Ad accompagnare il gruppo — di cui facevano parte sei bambini — è stato monsignor Valentino Di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo. «Vincenzo , una delle vittime — ha spiegato il presule al Papa all’inizio dell’incontro — era infatti di Piedimonte Matese, un paese della mia diocesi». Il vescovo ha presentato a Francesco i profili delle vittime: «Erano brave persone, andate in Bangladesh per lavorare ma non per sfruttare quel popolo: anzi, si davano da fare per sostenere i più poveri collaborando con la comunità cattolica locale». E a conferma di questo stile solidale, «dalla tragedia continuano a fiorire iniziative concrete per la gente del Bangladesh» ha riferito il presule al Papa. Proprio per rendere evidente «l’impegno a testimoniare un messaggio di pace», a Francesco sono state consegnate nove pianticelle di ulivo con i nomi — scritti su piccole immagini di colombe bianche — delle persone uccise. E al Pontefice sono stati presentati alcuni progetti solidali concreti. Così don Luca Monti, fratello di Simona — una delle vittime, aveva trentatré anni e in attesa di dare alla luce un bambino — ha raccontato al Papa che proprio stasera partirà alla volta di Dakka: tramite l’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre, infatti, la famiglia Monti ha fatto costruire la chiesa di San Michele ad Harintana, piccola cittadina nel sud del Paese, nella diocesi di Khulna. «I primi fondi li abbiamo raccolti al funerale di mia sorella» spiega don Luca che è parroco di Santa Lucia di Serino, nell’avellinese. «I centoventicinque cattolici di Harintana — racconta — finora sono stati costretti ad attraversare due fiumi per raggiungere una chiesetta in legno, lesionata e troppo piccola per accogliere tutta la comunità». E così «venerdì, dopo cinque mesi di lavoro, la chiesa sarà consacrata». A presentare al Papa le iniziative promosse dalle associazioni “In viaggio con Vincenzo” e “Amici di Carlotta” è stata Maria Gaudio, moglie di Vincenzo. «Vogliamo garantire borse di studio ai giovani del Bangladesh e questo è il modo migliore per ricordare i nostri cari che già avevano dato vita a iniziative per i più poveri, soprattutto per i bambini» dice la donna. Per ognuno dei familiari il Pontefice ha avuto una parola di conforto e un abbraccio. E ha ascoltato, commosso, i loro ricordi personali. «Tutte parole di serenità e di pace» ha voluto rimarcare monsignor Di Cerbo.