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Il Sole 24 Ore Martedì 27 Marzo 2012 - N. 86 Impresa & territori 55 La nuova mappa. Si accentua la «migrazione» dei costruttori Mondo & Mercati FOCUS Industria dell’auto Russia Est,Balcani e Turchia L’automotivecresce nella periferia d’Europa Come cambia la geografia del settore Capacità produttiva di veicoli leggeri in Europa in migliaia di unità 2007 2011 Belgio Germania Rep. Ceca 1.058 639 6.259 6.434 946 1.205 Polonia 834 958 Polonia R. Ceca Slovacchia Romania Serbia Bulgaria Turchia 0 150km N I NUMERI CHIAVE Produzione mondiale 80,1 milioni (2011) Variazione sul 2010 +3% Produzione in Asia 40,6 milioni Di cui in Cina 18,4 milioni In India, Thailandia e Indonesia 6,25 milioni Produzione in Europa 21,1 milioni Di cui nella Ue 17,7 milioni Produzione in America 17,8 milioni Di cui nell’area Nafta 13,5 milioni In Sudamerica 4,3 milioni Cifre riferite a tutti i tipi di veicoli 1.400 LA FORBICE Il divario di costo per vettura espresso in euro tra Francia e Turchia per la produzione del modello Clio 4 L’ASCESA DELL’EST Variazione % annua nella produzione di auto (2011) Russia Slovacchia Repubblica Ceca Costo del lavoro, incentivi fiscali e dogane i fattori di attrazione Andrea Malan Il mercato dell’auto europeo vivrà nel 2012 un altro anno difficile, con vendite previste in calo almeno del 5%. Ma la crisi che attanaglia il settore ormai dal 2008 non è uguale per tutti:non lo è per le casecostruttrici, alcune delle quali se la cavano molto meglio; e non lo è per i diversi Paesi. L’osservazione vale non tanto dal punto di vista delle vendite – che hanno sofferto a Ovest come a Est – quanto della produzione: il processo di trasferimento dall’Europa occidentale ai più economici Paesi dell’Est (e alle sponde di Asia e Africa) non si è infatti fermato con la crisi, contribuendo ad esacerbare gli effetti del calo di vendite sull’occupazione in occidente. Gli esempi più recenti sono l’inaugurazione della fabbrica Renault di Tangeri, in Marocco (a pochi chilometri dalle coste spagnole), e quella - prevista per i prossimi mesi - dello stabilimento Fiat di Kragujevac, in Serbia. Il primo fattore di attrazione resta il costo del lavoro: per Fiat, per esempio, il costo orario del lavoro - che è di 26,3 euro in Italia-scende a 9,1in Polonia,6,6 in Turchiae 4,2inSerbia.Inuna recente audizione al Senato francese, i responsabili di Peugeot e Renault hanno messo nero su bianco lo svantaggio competitivo delle produzioni in Francia: «Il divario di costo per la Clio4 tra la Francia e la Turchia è di 1.400 euro per vettura» ha spiegato Carlos Tavares, direttore generale di Renault; al Salone di Ginevra, qualche settimana fa, Philippe Varin – numero uno del gruppo Psa Peugeot – ha quantificato in 700 euro il differenziale di costo, per la Peugeot 208 appena lanciata, tra lo stabilimento francese di Poissy e quello slovacco di Trnava. Non è un caso dunque se, come ha ricordatoDenisMartin,responsabile relazioni sociali della stessa Psa, «la maggior parte dei costruttorihadelocalizzato laproduzione delle auto di segmento B (come la Peugeot 208, ndr) fuori dall’Europa occidentale». Anche gli incentivi finanziari giocano un ruolo importante: sempre nel caso di Fiat a Kragujevac, il Governo serbo ha messosultavolocirca200milioni tra contributi a fondo perduto, prestiti agevolati e contributi in natura, su un totale di poco piùdi900milionidiinvestimento. Mentre vent’anni fa si temeva la fuga delle produzioni dall’Europa occidentale verso l’Asiaol’AmericaLatina,ladelocalizzazione ha fatto rotta su Paesi più vicini: prima quelli dell’Est Europa ormai entrati nella Ue – Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Romania, Slovenia, Ungheria – poi quelli appena al di fuori (come la Serbia) o quelli geograficamente più vicini, dalla Turchia al Maghreb. L’organizzazione produttiva per ibig dell’auto prevede ormai in quasi tutti i casi la produzione vicinoalmercatodisbocco,intesoperòinsensolato:Nordamerica, Mercosur, Europa allargata, Sud Est asiatico. Vi sono, è vero, flussidiesportazioneconsistenti dall’Asia (Corea e Giappone) versoEuropa e Usa, oltre aflussi da una sponda all’altra dell’Atlantico.Masempre più icostruttoricercanodibilanciareproduzione e vendite, per minimizzareirischivalutariequellidifiammate protezionistiche. A guidare la precisa localizzazione, oltre al costo del lavoro e agli incentivicheormaiquasituttiiGoverni offrono, vi sono anche fattori valutari e doganali: per questo l’ingresso dei Paesi ex comunisti nella Ue ha portato a un veroeproprioboomdidelocalizza- zioni(non solonel settore auto). Fiat ha ormai una capacità produttivaall’Est (Polonia,Turchia e ora Serbia) comparabile a quellaitaliana; lo stesso vale per Renault, che nel 2011 ha prodotto in Francia meno di 400mila auto contro 327mila del solo impianto romeno di Pitesti e le 800mila complessive di Romania, Slovenia e Turchia. Lo spostamento degli impianti di assemblaggio porta poi con sé anche quello delle fabbriche di componenti (si veda l’articolo qui sotto). La delocalizzazione ha riguardato inizialmente auto low cost o di gamma bassa, ma ha coinvolto progressivamente anche modelli di fascia più alta: la Audi (gruppo Volkswagen) produce per esempio in Ungheria le coupé TT e parte delle A3. Il fenomeno è destinato a proseguire: sono di questi giorni le indiscrezioni sul possibile trasferimento di produzioni Opel (gruppo General Motors) da Germania e Gran Bretagna verso gli impianti nell’Est Europa. Secondo le previsioni di un recente studio della società di consulenza PriceWaterhouseCoopers (Pwc) la capacità produttiva nell’Europa centroorientale, che nel 2007 era di 3,3 milionidi veicoli e nel 2011 è salita a quasi 4, arriverà a 4,6 milioni nel2015; secondo lo stesso documento la capacità degli impianti in Europa occidentale, scesa di quasi 2 milioni di unità a poco più di 17 milioni nel 2011, è destinata a risalire a 18 nel 2015. Ciò potrebbe peggiorare il problema della sovracapacità complessiva in Europa, tanto più se si confermeranno le stime di una domanda piatta o in ripresa marginale. Non solo. Gli esperti di Pwc evidenziano un altro potenziale problema di medio periodo: la Russia, a sua volta oggetto di ingenti investimenti da parte dei colossi occidentali, potrebbe decidere tra qualche anno di voler diventare una base di esportazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 41,7 13,9 11,5 Turchia 8,6 Fonte Oica Le strategie delle Pmi. I casi aziendali Indotto italiano costretto a delocalizzare per resistere Luca Orlando MILANO 4,6 LE STIME La capacità produttiva dell’Europa centro-orientale nel 2015 secondo le stime Pwc dai 4 milioni del 2011 e dai 3,3 milioni del 2007 L’EXPORT ITALIANO Di mezzi di trasporto. In milioni di euro (2011) Francia 513 Germania 375 Spagna 203 Usa 168 Fonte Ice GLI INDIRIZZI Associazione europea dei produttori di auto www.acea.be Associazione mondiale dei produttori di auto www.oica.net Associazione dei costruttori di auto estere in Italia www.unrae.it Le previsioni sul mercato dell’auto www.autofacts.com PierangeloDecisi haaccolto l’invito di Renault e aprirà unostabilmento Sigitin Marocco entro fine anno. Piermario Cornaglia ha declinato l’offerta e ha detto «no, grazie». Per i componentisti italiani legati al mondo dell’auto non esistono vie facili o strategie univoche, l’unica certezza è cheormaisi crescesoloall’estero,anchese lemodalità sono diverse. Per Sigit, 80 milioni di ricaviprevistia fineanno in componenti di plastica e gomma, la presenzaestera diretta è in crescita dirompente: in Russia nel 2008,l’anno successivo in Polonia, due settimane fa il via al nuovo stabilimento in Serbia, tra fine anno e inizio 2013 il sito in Marocco. «Investiamo nove milioni – ci spiega l’ad Pierangelo Decisi – nella free zone di Kenitraa 150km daTangeri,dove apre Renault. La scelta francese è stata cruciale per la nostra decisione, ma considero il Marocco strategico anche per altri mercati, come il sud della Spagna, o altri prodotti in cui siamo presenti, come il mondo degli elettrodomestici». Per il gruppo piemontese Cornaglia, 200 milioni di ricavi nel 2011, l’invito di Renault era invece difficile da accettare. «Hanno provato a coinvolgerci – spiega il coamministratore delegato Piermario Cornaglia – ma i rischi erano eccessivi: aprire un impianto per un solo cliente può essere un affare ma se va male sei morto. Renault poi in questa fase è molto aggressiva sui prezzi e se dipendi esclusivamente da loro il tuo potere contrattuale è finito». Non che Cornaglia abbia paura di sbilanciarsi all’estero, come dimostrano gli impianti aperti in Polonia e Romania e la joint venture già avviata in India, che a breve raddoppierà. Se Sigit e Cornaglia valutano le potenzialità del Marocco in questi mesi, altri producono in loco da 15 anni. «Aprire lì è stata l’idea giusta – spiega Marco Bonometti, presidente della bresciana Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr) – a prescindere dal nuovo sito Dacia che Renault apre a Tangeri». Omr, 470 milioni di ricavi, per il 70% all’estero, è uno dei tanti fornitori italiani della componentistica auto che ha dovuto fare di necessitàvirtù:seilmercatodomestico non tira, occorre pro- LE SCELTE Sigit apre nuovi siti in Marocco e in Serbia Omr da 15 anni in Nordafrica Cornaglia raddoppia la joint venture in India durre anche all’estero. Nel suo casoinIndia,Cina,BrasileeMarocco. «Siamo venuti qui per Fiat,chepoi hachiuso,e per Renault – spiega Bonometti - vedo grandisviluppi nell’intero Nordafrica,dovenegliaccordifuturiifornitorilocalisarannoprivilegiati. Siamo in una posizione di forza, abbiamo una presenza consolidata e sono ottimista». In Marocco gli italiani sono già presenti con numeri discreti e solo dal Piemonte sono una decinaleaziende dicomponentistica che hanno lì produzione diretta o assistenza tecnica. Spostandosi in Europa i numeri crescono, con almenoun cen- tinaio di impianti gestiti direttamente da componentisti italiani tra Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Serbia. Proprio in Serbia, a Kragujevac, a fianco dell’impianto Fiat sono arrivati quattro stabilimenti di altrettanti fornitori italiani: Johnson Control Seats, Proma, HT&L Fitting e la stessa Sigit. Produrranno dai sedili alle sospensioni, passando per l’assemblaggio di pneumatici e le componenti in plastica della nuova monovolume che il Lingottosiaccinge arealizzare.Aggiungendo tre società di Magneti Marelli si arriva a sette fornitoriitaliani,per un investimento di 100 milioni e un migliaio di nuovi posti di lavoro. «In Serbia investiamo 27 milioni – spiega ancora Decisi – per fornire il 60% delle componenti plastiche della nuova vettura Fiat, abbiamo aperto il 12 marzo l’impianto da 12mila metri quadri, con 150 persone impegnate nella produzione. E non escludiamo di "raddoppiare" con un altro impianto per le componenti in gomma. La crescita internazionaleormaièunanecessità anche perché in Italia investire è quasi impossibile: da un lato i mercati si spostano ed è necessario localizzarsi dove ci sono i volumi, dall’altro qui la burocraziaètalmenteasfissiante da scoraggiare chiunque». Ma al di là della burocrazia sono anche gli incentivi a fare la differenza: per dieci anni in Serbiale aziende che si insediano non pagano imposte, ottengono 5mila euro di bonus per ogni assunzione, sfruttano le agevolazioni della zona franca per ciò che importano o esportano. Difficile resistere. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2.027 2.721 1.827 1.664 Russia Regno Unito Spagna 3.315 2.990 660 745 Turchia 1.164 1.535 Slovacchia 3.980 3.202 382 557 Francia Romania 1.598 1.384 Italia Fonte: stime PriceWaterhouseCoopers L’ATTRATTIVITÀ DEI PAESI REPUBBLICA CECA SERBIA TURCHIA RUSSIA Èil«cortiledicasa»incuiha investitoVolkswagenattraverso Skoda.IlPaeserestacompetitivo, insiemeallaSlovacchia. Fiatvi staper aprireuno stabilimentoa Kragujevace diversiproduttoridell’indotto sonopronti aseguirla Lasuacapacitàproduttivaha ormairaggiuntoquota1,5milioni. Moltigrandigruppi,daFiata Renault,producononelPaese IlpolointornoaPietroburgoe quellodiTogliattiospitanoi grandicostruttorichepuntano soprattuttosulmercatointerno 9,2 4,2 6,6 5 Praga resiste alla concorrenza Costoorariodellavoro nell’industriamanifatturieraceca Nuova frontiera Costoorariodellavoronelsettore autoinSerbiaperFiat Un quarto dell’Italia Ilcostoorariodellavoro nelsettoreautoinTurchiaperFiat Mercato interno Costoorariodellavoroineuro nelsettoreautoinRussia RATING MONDO & MERCATI RATING MONDO & MERCATI RATING MONDO & MERCATI RATING MONDO & MERCATI ALTO MEDIO MEDIO MEDIO