March 2014 Le relazioni tra UE e ECOWAS: Un tour d`horizon

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March 2014 Le relazioni tra UE e ECOWAS: Un tour d`horizon
Le relazioni tra UE e ECOWAS:
Un tour d'horizon
24
March 2014
ABSTRACT
This paper analyzes the impact of the action of the European
Union on developing countries from the point of view of
EU’s influence on the regional integration processes:
specifically, it will examine the relations between EU and
the
Economic
Community
of West African
States
(ECOWAS). ECOWAS is an organization considered as one
of the pillars of the African Economic Community, founded
Author:
Liboria Maggio
to reach a “collective self-sufficiency” for its member states
by creating a trade and economic union.
Language:
Italian
Keywords:
ECOWAS
EU-ECOWAS relations
ISSN: 2281-8553
© Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie
LIBORIA MAGGIO
Ph.D. in International Economic Law (EuroMediterranean School of Law and
Politics, University of Lecce), MA in International Relations.
[email protected]
Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie
2
1. INTRODUZIONE
La costruzione dell’Unione Europea (UE) ha
ispirato molti sistemi di integrazione regionale
in altre parti del mondo. La “replicabilità” di
tale processo è, pertanto, una questione
importante e assolutamente attuale.
Il “modello UE” è l'unico accordo esistente
che si è esteso al di là di obiettivi meramente
economici e, inoltre, la politica esterna
dell'Unione Europea ha dato priorità al sostegno
dell'integrazione regionale al di fuori dei confini
europei, soprattutto nei Paesi in Via di Sviluppo
(PVS). Pertanto, replicare un modello così
complesso, quale quello di integrazione
regionale UE, su ampia scala, rappresenta
un'operazione complessa da attuare, poiché esso
è il prodotto di un contesto peculiare e di una
combinazione di particolari condizioni politiche, economiche, sociali -, uniche in
Europa e non emerse altrove.
In questo scritto sarà analizzato l’impatto
dell’Unione Europea sui PVS, dal punto di vista
della sua influenza sui processi di integrazione
regionale: in particolare, sarà fatta una disamina
delle relazioni intercorrenti tra UE e Comunità
Economica degli Stati dell'Africa Occidentale
(in inglese: Economic Community of West
African States – ECOWAS). ECOWAS è
un’organizzazione considerata uno dei pilastri
della African Economic Community e fondata
allo scopo di raggiungere una “collective selfsufficiency”1 per i suoi Stati membri, attraverso
la creazione di un’unione economica e
commerciale.
La costruzione da parte dell’Unione Europea
di un sistema di relazioni con gli altri attori
della Comunità Internazionale, primi fra tutti
quelli delle regioni ad essa più prossime, ha
concorso, in modo viepiù fondamentale, alla
creazione di un’identità internazionale stabile
che fa dell’Unione una cosiddetta “potenza
civile”2. “Europa potenza civile” significa che
1
African Union, “Profile: Economic Community of
West African States (ECOWAS)”, 18 Novembre 2010,
consultabile
a:
http://www.africaunion.org/Recs/ECOWASProfile.pdf
2
L'origine della nozione di potenza civile è
www.istituto-geopolitica.eu
l’UE fa, con mezzi peculiari e innovativi,
politica internazionale. E ciò avviene attraverso
le proprie politiche comuni, da quella
commerciale a quella agricola, a quella della
cooperazione allo sviluppo; attraverso la
promozione di strumenti, diversi dalla guerra,
quali la democrazia, lo stato di diritto, la tutela
dei diritti umani, lo sviluppo della società civile;
la promozione del regionalismo nel mondo,
stimolando attivamente l’integrazione, non solo
economica ma anche politica e possibilmente
democratica degli Stati in macro-regioni del
globo. Infine, dal punto di vista della
governance internazionale, l’Unione Europea
promuove la difesa del diritto internazionale,
l’appoggio alle Nazioni Unite, lo sviluppo di
istituzioni internazionali virtuose e il ricorso al
multilateralismo per la gestione delle relazioni
internazionali.
tradizionalmente ricondotta ad un breve saggio di
François Duchêne del 1973 dal titolo La Comunità e
le incertezze dell'interdipendenza. Secondo l’Autore,
«l'interesse della Comunità Europea come gruppo
civile di paesi dotati di potere economico ma
relativamente sprovvisti di forze armate è per quanto
possibile quello di addomesticare le relazioni tra gli
Stati, comprese quelle tra i proprî membri e quelle con
gli Stati al di fuori delle proprie frontiere. Questo
significa cercare di dare ai problemi internazionali il
senso di responsabilità comune e le strutture di
politica contrattuale che sono state in passato
associate quasi esclusivamente alla politica interna e
non a quella estera». Pertanto, secondo questa
accezione,
il
neoregionalismo,
ovvero
la
«aggregazione economica, commerciale, sociale e
politica tra Stati confinanti», costituisce la chiave di
volta di questa alterazione dell'anarchia internazionale
che, senza implicare uno Stato globale, ipotizza un
addomesticamento del rapporto tra Stati che
corrisponde ad un replicare in altre regioni del mondo
il modello europeo. [cit., Duchêne F., 1973, pp. 1920]. Per un approfondimento, si veda: L. MAGGIO,
La politica Euro-Mediterranea nel contesto della
Politica Estera di Sicurezza e di Difesa dell’Unione
Europea, in S. CAFARO (a cura di), Le relazioni
euro-mediterranee. Dai primi accordi all’Unione per
il Mediterraneo, ESI, Napoli, 2013, pp. 123-155 (e la
bibliografia ivi citata).
www.geopolitica-rivista.org
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3
2. ECOWAS: COME NASCE E COSA
RAPPRESENTA
Sebbene
ECOWAS
sia
stata
istituita
ufficialmente solo nel 1975, ci sono stati diversi
eventi che hanno preceduto la firma del Trattato
istitutivo a Lagos. All’ex presidente liberiano
William Tubman è attribuita l'idea della creazione di
una comunità economica dell'Africa Occidentale, la
quale condusse alla firma di un accordo tra Costa
d'Avorio, Guinea, Liberia e Sierra Leone nel
febbraio 1965: tale accordo fu, però, una mera
formalità, piuttosto che una chiamata effettiva
all'azione3.
In seguito, il Generale Gowon della Nigeria ed il
Generale Eyadema del Togo riformularono il
progetto originale nell'aprile 1972 ed elaborarono
una proposta per una nuova organizzazione, la quale
venne sottoposta tra luglio e agosto 1973 a dodici
Paesi in Africa Occidentale, anche al fine di valutare
il loro interesse ed, eventualmente, suscitare il loro
sostegno. Il progetto di trattato venne ulteriormente
esaminato in una riunione di potenziali Stati membri
a Lomé (Togo) nel dicembre 1973, in una riunione
di esperti e giuristi ad Accra (Ghana) nel gennaio
1974 ed in una riunione dei Ministri a Monrovia
(Liberia) nel gennaio 1975.
Infine, il 28 maggio del 1975, quindici Paesi
dell'Africa Occidentale riuniti a Lagos (Nigeria)
firmarono il Trattato ECOWAS, noto anche come il
Trattato di Lagos4. Questi quindici Paesi erano
Benin, Burkina Faso (allora conosciuto come Alto
Volta), Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea,
Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger,
Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Il Trattato
era destinato a promuovere la cooperazione e
l'integrazione all'interno di Africa Occidentale ed,
eventualmente, istituire un'unione economica e
monetaria5.
3
G. DUFRENOT, On the Way to a Single Currency
for ECOWAS Countries?, in Revue Grain de Sel, 51,
2011, pp. 9-10; D.E. KODE, Towards A Monetary
Union in the Economic Community of West African
States (ECOWAS): Prospects and Challenges, 2006,
consultabile
a:
http://wiredspace.wits.ac.za/handle/10539/1748.
4 I protocolli d'intesa furono definiti in dettaglio il 5
novembre 1976, a Lomé.
5 Capo Verde è diventato membro dell’organizzazione
a partire dal 1976, mentre nel dicembre 2000 la
Mauritania ha deciso unilateralmente di ritirarsi. Il
Trattato
di
Lagos
è
consultabile
a:
www.istituto-geopolitica.eu
Il 24 luglio 1993 gli Stati membri ECOWAS
hanno firmato un trattato rivisto. In conformità con
il testo del trattato riveduto, tutte le convenzioni
dell’Organizzazione, i protocolli, le decisioni e le
risoluzioni fatte sulla base del trattato del 1975
sarebbero dovute rimanere valide ed applicate, ad
eccezione di quelle che erano in contrasto con il
nuovo trattato. Le revisioni presentate nella versione
del 1993 del trattato sono state fatte con i due
obiettivi fondamentali di accelerare l'integrazione
della politica economica e di migliorare la
cooperazione politica.
Per accelerare l'integrazione economica, il
trattato ha delineato i passi necessari per la
creazione di un mercato ed una moneta comuni. Tali
obiettivi possono essere raggiunti attraverso lo
sviluppo monetario e finanziario della macroregione, la promozione di attività che garantiscano
la convertibilità delle monete e l'istituzione di
un’area monetaria comune.
Per raggiungere l'obiettivo di migliorare la
cooperazione politica, il nuovo trattato ha stabilito la
creazione di un Parlamento, di un Consiglio
economico e sociale e di una Corte di Giustizia
ECOWAS, sostitutiva del tribunale esistente e votata
a far rispettare le decisioni comuni. Il trattato ha,
inoltre, formalmente statuito la responsabilità per gli
Stati membri di prevenire e risolvere i conflitti
regionali, ulteriormente formalizzata in occasione
del Vertice ECOWAS del dicembre 1999, durante il
quale l’Organizzazione ha approvato un protocollo
supplementare per la creazione di un meccanismo
per la prevenzione, gestione e risoluzione dei
conflitti, il peacekeeping e la sicurezza6.
Anche se gli organi di governo di ECOWAS
sono cambiati lungo il corso della sua storia, il
trattato del 1993 elenca otto istituzioni: l'Autorità
dei Capi di Stato e di Governo, il Consiglio dei
Ministri, il Parlamento, il Consiglio Economico e
Sociale; la Corte di Giustizia, il Segretariato, il
Fondo per la Cooperazione e lo Sviluppo e le
Commissioni Tecniche Speciali. Ogni istituzione ha
assegnati una serie di compiti e determinati poteri,
http://www.comm.ecowas.int/sec/index.php?
id=about_a&lang=en L. F. DAMPHA, Nationalism
and Reparation in West Africa, L’Harmattan, Parigi,
2003, pp. 119-133.
6 Il “Protocol relating to the mechanism for conflict
prevention, management, resolution, peacekeeping
and
security”
è
consultabile
a:
http://www.comm.ecowas.int/sec/?
id=ap101299&lang=en.
www.geopolitica-rivista.org
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4
ma l'Autorità dei Capi di Stato e di Governo è
l'istituzione suprema.
Sin dalla sua creazione, ECOWAS ha dovuto
misurarsi con molteplici sfide politiche, economiche
e in termini di sicurezza, derivanti dall’incapacità
dei suoi Stati membri di affrontarle singolarmente,
in termini di risorse, know-how e sistemi di
governance. Infatti, basti pensare che i quindici
Paesi che compongono la membership di ECOWAS
sono classificati tra i più poveri del mondo e sono
caratterizzati da deboli “capacità statali”.
ECOWAS è stato istituito principalmente per il
raggiungimento di obiettivi economici di
«harmonization and coordination of national
policies»7; tuttavia, i firmatari del Trattato hanno
proclamato di aderire a principi quali «solidarity
and collective self-reliance, nonaggression between
Member States, maintenance of regional peace, and
stability and security»8. Il Trattato, inoltre, invita i
suoi membri a perseguire la «recognition,
promotion, and protection of human and people’s
rights in accordance with provisions of the African
Charter on Human and Peoples' Rights»,
promuovendo, in tal senso, gli obiettivi che
storicamente sono stati ricercati dai suoi Stati
membri.
Principale obiettivo di ECOWAS è promuovere
la cooperazione e l’integrazione economica, al fine
di creare un'unione economica e monetaria, avente
lo scopo di favorire la crescita economica e lo
sviluppo in Africa Occidentale.
Nell’ambito della membership ECOWAS,
bisogna distinguere sette Paesi membri dell’Union
économique
et
monétaire
ouest-africaine
(UEMOA), un’organizzazione di otto Stati
dell’Africa Occidentale costituita nel 1994, avente
lo scopo di promuovere l’integrazione tra Paesi che
condividono una moneta unica, il CFA franc. In
termini di risultati, i Paesi UEMOA stanno
lavorando per una maggiore integrazione regionale
con tariffe esterne unificate diverse da quelle
ECOWAS. Si tratta di un’unione doganale e
monetaria che ha avviato politiche strutturali e
settoriali regionali, adottate in seguito da ECOWAS.
Inoltre, in ambito ECOWAS, vi è una West
African Monetary Zone (WAMZ), che comprende
un gruppo di cinque Paesi (prevalentemente
anglofoni), i quali prevedono di introdurre una
7
Il Trattato ECOWAS è consultabile
http://www.comm.ecowas.int/sec/index.php?
id=treaty&lang=en
8 ibidem
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a:
moneta comune, l'Eco, entro l'anno 2015. WAMZ è
stata costituita nel 2000 allo scopo di creare una
moneta forte e stabile che possa competere con il
CFA franc, anche se l'obiettivo finale prefissato è la
fusione di Eco e CFA franc, al fine di dare a tutti dei
Paesi dell'Africa Occidentale una moneta unica.
3. ALLE ORIGINI DELLE RELAZIONI
TRA UE ED ECOWAS
La storia delle relazioni tra UE ed ECOWAS
ha avuto inizio nel 1975, anno in cui venne
firmato il Trattato di Lagos.
Tuttavia, precedentemente alla costituzione
di ECOWAS, alcuni dei suoi attuali Stati
membri (in particolare Paesi francofoni quali
Benin, Costa d'Avorio, Mali, Mauritania, Niger,
Senegal e Togo), riuniti nella Associated
African States and Madagascar, erano stati
attivamente coinvolti in un “regime di
associazione”, in base a quanto sancito dal
Trattato di Roma del 1957, base giuridica delle
relazioni tra ex colonie francesi e belghe con la
Comunità Economica Europea (CEE)9. Nel
Trattato di Roma, infatti, seppur non ci fosse
alcun riferimento ad una politica di
cooperazione o di assistenza, erano state
introdotte alcune importanti disposizioni: il
Titolo IV intitolato “Associazione dei Paesi e
dei territori d’oltremare” (ex artt. 131-136
Trattato CEE). In queste disposizioni è possibile
intravedere l’origine di alcuni elementi formali
e sostanziali che poi si concretizzeranno nei
diversi tipi di trattati, di cooperazione e di
associazione, attraverso quali la CEE/UE dagli
anni ‘60 ad oggi ha condotto la propria politica
di cooperazione allo sviluppo.
Scopo primario di tali relazioni era la
9
L’articolo 227 (riformulato nel Titolo IV del Trattato
sul Funzionamento dell’Unione Europea – TFUE –
artt.198-204) paragrafo II del Trattato di Roma
afferma che: «Per quanto riguarda i dipartimenti
francesi d’oltremare, le disposizioni particolari e
generali del presente Trattato riguardanti: libera
circolazione delle merci, agricoltura (escluso
l’articolo 40 paragrafo 4), liberalizzazione dei servizi,
regole di concorrenza, misure di salvaguardia (articoli
109 H e 226) e le istituzioni; sono applicabili fin
dall’entrata in vigore del Trattato».
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5
necessità di mantenere ed intensificare legami
di natura economica e politica, al fine di
assicurare all’Europa una posizione di primo
piano in un’area strategica quale quella
affacciata sul Mediterraneo10.
L’inizio di tale processo, si può ricondurre
alla Dichiarazione di Schuman del 1950, in cui
ci fu il primo riferimento a ciò che diverrà con
il tempo la politica di sviluppo della CEE. In
questa infatti si manifesta apertamente il
desiderio che l’Europa, ancora non esistente
come Comunità, realizzasse tra i «suoi compiti
essenziali» lo «sviluppo del continente
africano»11.
La necessità di introdurre il Titolo IV nel
Trattato era stata determinata dal bisogno di
conciliare la creazione di un mercato comune
europeo con i differenti tipi12 di «relazioni
10
Il Trattato di Roma si colloca in un contesto
sostanzialmente di stampo coloniale o di recente
decolonizzazione e le relazioni a cui si fa riferimento
sono, in sostanza, accordi bilaterali preesistenti. In
esso però sono da rintracciare in nuce le premesse del
dialogo che solo più tardi darà vita a relazioni
economiche e politiche formalizzate da una serie di
accordi e dalla predisposizione, da parte europea, di
una vera e propria “politica mediterranea”. F.
MARTINES, La politica di cooperazione allo
sviluppo della CEE, in Rivista Italiana di Diritto
Pubblico Comunitario, 1991, pp. 403 e ss.; M.
HOLLAND, The European Union and the Third
World, New York, Palgrave, 2002; M. REISEN, ‘The
enlarged European Union and the Developing World:
What Future?' in A. MOLD (a cura di), EU
Development policy in a changing world; Challenges
for the 21st century, Amsterdam; Amsterdam
University Press, 2007, pp. 29-65.
11 Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950: «Questa
produzione sarà offerta al mondo intero senza
distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del
livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se
potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa
sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno
dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente
africano».
12 La Francia, nell’ambito generale dell’Unione
francese, aveva previsto, come stabilito della
Costituzione della Quarta Repubblica, la creazione di
Dipartimenti e Territori d’oltremare, facenti parte
integrante della Repubblica francese insieme al
territorio metropolitano ed i Territori e Stati associati,
che invece non ne facevano parte. Questi ultimi infatti
erano, i primi, territori in amministrazione fiduciaria
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particolari»13
che
gli
Stati
membri
intrattenevano con alcuni Paesi e territori non
europei, non ancora indipendenti per il loro
passato coloniale.
L’art. 131 enunciava i principi guida dei
rapporti tra la Comunità e i Paesi associati,
elencati in una lista allegata al Trattato. Secondo
questo l’obiettivo dell’associazione sarebbe
stato «promuovere lo sviluppo economico e
sociale dei Paesi e territori e l’instaurazione di
strette relazioni economiche tra essi e la
Comunità nel suo insieme» e inoltre veniva
sottolineato che bisognasse «favorire gli
interessi degli abitanti di questi Paesi e territori
e la loro prosperità in modo da condurli allo
sviluppo economico, sociale e culturale che essi
attendono».
La cooperazione allo sviluppo della
Comunità Europea affonda, pertanto, le sue
radici nell’associazionismo14, il tradizionale
rapporto creato e utilizzato dalle madrepatrie
per preservare l’influenza sulle proprie colonie,
pur concedendo diversi gradi di autonomia.
Questo aspetto è confermato dalla fermezza
della
Francia,
che,
all’epoca,
stava
organizzando la gestione dei suoi ex
possedimenti coloniali e voleva appunto
inglobare i propri territori d’oltre mare nella
nascente Comunità, la quale aveva preteso
l’inserimento di questo insieme di articoli nel
testo dell’accordo, come condicio sine qua non
per la firma del Trattato. Così, il primo
raggruppamento dei
Paesi e territori
dell’ONU, i secondi, erano Stati indipendenti la cui
situazione giuridica derivava, per ciascuno degli Stati
associati, specificatamente dall’atto con cui venivano
definiti i rapporti con la Francia (art.61 della
Costituzione francese del 1946). Tra gli altri Paesi
fondatori della Comunità, come Belgio, Olanda e
Italia vi erano relazioni che andavano dal legame
coloniale, come il Congo belga, a situazioni di
autonomia articolari, come le Antille olandesi, fino
all’ amministrazioni fiduciaria dell’ONU, situazione
della Somalia. È evidente da questa breve descrizione
quanto potessero essere differenti i rapporti stabiliti
tra le ex potenze coloniali europee e i Paesi che, chi
prima chi dopo, erano prossimi all’indipendenza.
13 Art. 131 Trattato CEE.
14 L’associazionismo è presente nella Costituzione
Francese del 1946. Vd. supra, nota 11.
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6
d’oltremare, elencati nell’allegato IV del
Trattato, comprese principalmente le ex colonie
francesi
dell’Africa
Occidentale
ed
15
Equatoriale .
D’altra parte, i Paesi del Commonwealth
Britannico membri di ECOWAS (Gambia,
Ghana, Nigeria e Sierra Leone) non presero
parte al programma di cooperazione CEE fino
al 1973, anno di ingresso del Regno Unito nella
Comunità Europea. Per quanto concerne
l'attività delle ex-colonie nel programma di
cooperazione comunitario antecedente il 1973,
essa era stata caratterizzata da una situazione di
“dominio” del programma di sviluppo
francese16. In ragione di ciò, l'inclusione dei
Paesi del Commonwealth si rese necessaria,
stante la preoccupazione britannica di inserire
“sotto l'ombrello CEE” le banane e lo zucchero
tra le proprie preferenze commerciali speciali e
di estendere la propria assistenza ad alcune excolonie, oltre il sostegno bilaterale17.
Solo con il Trattato di Maastricht del 1992
viene aggiunto al Trattato della Comunità
Europea il titolo XVII, dedicato interamente
alla cooperazione allo sviluppo. Nei Trattati
istitutivi, infatti, non era prevista l’istituzione di
una vera e propria politica comune volta alla
promozione dello sviluppo dei Paesi poveri e
quindi il Trattato sull’Unione Europea (TUE)
apporta un’innovazione di indubbio rilievo.
Questa, in realtà, deriva da un’attività di
semplice “codificazione” del legislatore, che ha
fissato in materia di cooperazione allo sviluppo
15 Con il Trattato di Roma, del 1957, si associarono alla
CEE i paesi: dell’Africa Occidentale francese
(Dahomay, Guinea, Costa d’Avorio, Mauritania,
Niger, Senegal, Sudan, Alto Volta), dell’Africa
Equatoriale francese (Cameroon, Chad, Congo
francese, Gabon, Ubangi-Chari), gli altri territori
francesi
(Autonoma
Repubblica
del
Togo,
Madagascar, Comorre, Polinesia francese, Algeria,
Reunion, Guyana, Martinique, Guadalupe, St.Pierre e
Miquelon, Somalia francese, Nuova Caledonia), e
Congo, Ruanda-Urundi, Somalia e Nuova Guinea.
16 M. HOLLAND, op. cit., 2002.
17 Commissione Europea, The European Union and the
African, Caribbean and Pacific countries (ACP
countries):
http://europa.eu/legislation_summaries/development/a
frican_caribbean_pacific_states/
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un insieme di norme, risultato di un processo
già compiutosi, seppur non terminato.
A partire dalla costituzione di ECOWAS nel
1975, le relazioni con la Comunità Europea
sono state caratterizzate da intese di politica
commerciale e di cooperazione allo sviluppo,
così come previsto dagli accordi di partenariato
che la Comunità (poi Unione) ha concluso con i
Paesi in Via di Sviluppo (PVS) dell'Africa, dei
Caraibi e del Pacifico (ACP)18. L'ACP
attualmente comprende 79 Paesi (48 africani, 16
dei Caraibi e 15 del Pacifico). Tali relazioni
sono oggi disciplinate dall'accordo di
partenariato ACP-UE firmato a Cotonou
(Benin) nel giugno 2000 ed entrato in vigore nel
200319.
Altri negoziati correlati comprendono
l'Accordo di Georgetown sulla Organizzazione
degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico
(Paesi ACP), l'Accordo di Cotonou, e un
Accordo di cooperazione per l'integrazione
regionale. Circa un mese dopo la firma del
trattato originale nel 1975, ECOWAS è
diventata membro del cosiddetto “Gruppo
ACP”. Questo Gruppo è stato creato durante i
negoziati di Georgetown nel 1975 ed è
composto da altre organizzazioni regionali di
Stati africani, insieme a quelle di Caraibi e
Pacifico. Questo Accordo amplia l'obiettivo
ECOWAS di integrazione economica in Africa
18
S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, The Economic
Community of West African States Fiscal Revenue
Implications of the Prospective Economic Partnership
Agreement with the European, in World Bank Policy
Research Working Paper 4266, June 2007,
consultabile
a:
http://elibrary.worldbank.org/doi/book/10.1596/18139450-4266; A. OYEJIDE, D. NJINKEN, African
preparation for trade negotiations in the context of
the ACP-EU Cotonou Partnership Agreement, African
Economic Research Consortium (AERC), 2002,
consultabile
a:
http://dspace.cigilibrary.org/jspui/bitstream/12345678
9/32049/1/SP37.pdf?1
19 Si veda, infra, parag. 6 ACP-EEC, Agreement
amending the partnership agreement between the
members of the African, Caribbean and Pacific group
of states, of the one part, and the European
Community and its member states, of the other part,
signed in Cotonou on 23 June 2000 ACP/CE/2005/en.
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7
Occidentale, attraverso il suo obiettivo di una
maggiore integrazione nell'economia mondiale.
Il 23 giugno 2000, ECOWAS, insieme agli
altri membri del “Gruppo ACP”, ha firmato un
Trattato con l'Unione europea (UE) a Cotonou,
Benin. Questo Trattato, che è conosciuto come
Accordo di Cotonou, ha sostituito la precedente
Convenzione di Lomé, un accordo commerciale
e di aiuto tra la Comunità Europea e gli Stati
ACP20.
L'Accordo di Cotonou è entrato in vigore il
1° aprile 2003, sulla base dei quattro principi
fondamentali di uguaglianza dei partner e
responsabilità delle strategie di sviluppo, la
partecipazione, il dialogo e gli obblighi
reciproci,
la
differenziazione
e
la
regionalizzazione. La versione originale
dell'accordo ha facilitato l'UE negli scambi con
i Paesi ACP, su base non reciproca, il che
significa che i Paesi ACP hanno accesso
esentasse ai mercati dell'Unione Europea, ma
l'Unione Europea paga le tasse per entrare nei
mercati dei Paesi ACP.
La non-reciprocità a vantaggio dei Paesi
africani in Via di Sviluppo entrava, però, in
conflitto con le politiche dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio (OMC). Pertanto, nel
2005, con la revisione dell'Accordo di Cotonou,
una disposizione è stata formalmente aggiunta,
al fine di sostituire la clausola di non-reciprocità
20
La Convenzione di Lomé è stato il principale
strumento di gestione del partenariato tra Comunità
Europea/Unione Europea e Paesi ACP dal 1975 al
2000. La Convenzione fu firmata a Lomé nel febbraio
1975 ed è stata rinnovata più volte. Sarebbe più
corretto parlare di Convenzioni di Lomé, al plurale,
poiché la Convenzione è stata rinnovata diverse volte:
Lomé II (1980), Lomé III (1985), Lomé IV (1990),
Lomé IV bis (1995). Nel 2000 la Convenzione è stata
sostituita dalla Convenzione di Cotonou. Sul tema, si
veda: E. GRILLI, The European Community and the
Developing Countries, Cambridge University Press,
Cambridge, 1993; J.M. PALAYET, Da Lomé I a
Cotonou: morte e trasfigurazione della Convenzione
CEE/ACP, in Il primato sfuggente: L'Europa e
l'intervento per lo sviluppo (1957-2007), a cura di
Elena Calandri, Franco Angeli, Milano, 2009; J.
RAVENHILL, Collective Clientelism: The Lomé
Conventions and North-South Relations, Columbia
University Press, New York, 1985.
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in un vero accordo di partenariato economico, a
partire dal 200821. L’Accordo di Cotonou deve
essere rinnovato ogni cinque anni dal 2000, in
conformità con quanto stabilito dal Trattato.
ECOWAS e UEMOA hanno, inoltre, firmato
un accordo di cooperazione per l'integrazione
regionale il 5 maggio 2004, presso la Segreteria
ECOWAS ad Abuja (Nigeria). Tale accordo ha
lo scopo di migliorare il coordinamento e
l'armonizzazione dei programmi ECOWAS ed
UEMOA e delle aree di interesse comune.
L’accordo, in versione modificata, è entrato in
vigore
nel
luglio
2008.
4. RELAZIONI UE-ECOWAS:
MODELLI D’INTEGRAZIONE A
CONFRONTO
Esiste una certa somiglianza tra ECOWAS
ed Unione Europea con riferimento agli
obiettivi ed alla modalità di cooperazione per
l'integrazione regionale tra i Paesi membri,
anche se la storia della loro costituzione
differisce alquanto. A differenza del modello
ECOWAS, in cui tutti i Paesi membri si sono
riuniti in una sola volta (tranne Capo Verde che
ha aderito nel 1976) per costituire un accordo
economico, sono solo sei i Paesi firmatari
originari della Comunità Europea, mentre i
restanti 22 Paesi hanno aderito in epoche
diverse tramite il processo di allargamento e la
strategia di adesione22. Da più parti si è spesso
sostenuto che l'integrazione nei Paesi dell'Africa
Occidentale sia stata ampiamente influenzata
dal processo di integrazione europeo,
21 El H. A. DIOUF, L’Afrique et le droit à la différence
dans les négociations commerciales internationales.
OMC, APE, intégration régionale, L’Harmattan,
Parigi, 2009.
22
O. ALABA, EU-ECOWAS EPA: Regional
Integration, Trade Facilitation and Development in
West Africa, Trade Policy Research and Training
Programme (TPRTP), University of Ibadan, Nigeria A Draft Paper for presentation at the GTAP
conference, United Nations Economic Commission
for Africa (UNECA), Addis Ababa, Ethiopia, Maggio
2006,
consultabile
a:
https://www.gtap.agecon.purdue.edu/resources/downl
oad/2599.pdf.
www.geopolitica-rivista.org
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8
soprattutto
grazie
all’impegno
attivo
dell'Unione Europea, quale esportatrice del suo
modello di integrazione regionale23.
Una sostanziale differenza tra le due
esperienze, tuttavia, risiede nella loro
performance nel corso degli anni. Infatti, essa è
un portato del livello di sviluppo delle loro
membership, ma soprattutto dell’impegno verso
il raggiungimento dei propri obiettivi. A
differenza di quanto accaduto in ambito UE,
l'impegno in ambito ECOWAS è risultato essere
molto basso e gli obiettivi prefissati non sono
mai stati soddisfatti. Ad esempio, la
liberalizzazione degli scambi all'interno della
regione ECOWAS è stata generalmente bassa e
inefficace24 e lo stesso vale per il protocollo
ECOWAS sulla libera circolazione delle
persone, il diritto di soggiorno e di stabilimento,
approvato nel 197925.
Per quasi tutti i Paesi ECOWAS, l'UE è il
principale partner commerciale26. Questa forte
dipendenza dal mercato europeo è in gran parte
dovuta ai legami storici di questi Paesi ed alla
natura dei loro scambi commerciali, che spesso
ha reso il loro commercio dipendente27. La
struttura economica dei Paesi dell'Africa
Occidentale è in gran parte dominata dal settore
agricolo e da quello minerario. L’agricoltura
contribuisce per circa il 25% al PIL subregionale, mentre il settore minerario
rappresenta il 23% del PIL; d’altra parte, il
commercio costituisce circa il 15% del PIL 28.
La maggior parte dei Paesi ECOWAS tende ad
essere altamente specializzato nel commercio di
alcuni prodotti-chiave come il petrolio e alcuni
prodotti agricoli non trasformati, come il caffè e
il cotone.
ECOWAS è il più grande partner
commerciale nell’ambito della cooperazione
regionale dell'UE. Essa rappresenta circa il 40%
del totale degli scambi regionali UE, considerati
per macro-regioni29. Dei quindici Paesi
ECOWAS, dodici di essi sono classificati come
Least Developed Countries (LDCs), mentre tre
sono non-LDCs30. I Paesi non-LDCs della
regione sono Nigeria, Ghana e Costa d'Avorio.
Questi Paesi, insieme al Senegal, sono quelli
che hanno il maggior peso nelle relazioni
commerciali
con
l'UE.
Le
principali
esportazioni dell'Africa Occidentale verso l’UE
sono l'olio dalla Nigeria (50% delle esportazioni
africane occidentali) ed i prodotti agricoli
tropicali (cacao, banane, ananas, legno), per lo
più provenienti dalla Costa d'Avorio e dal
23 K. SMITH, European Union Foreign Policy in a
changing World, Cambridge Polity Press (2nd
edition),
Cambridge, 2008;
M. OGBEIDI,
Comparative Integration: A brief analysis of the
European Union (EU) and the Economic Community
of West African States (ECOWAS), The Journal of
International Social Research Vol. 3 Num. 10 Inverno
2010.
24 UNCTAD, Economic Development in Africa Report:
Strengthening Regional Economic Integration for
Africa's
Development,
UNITED
NATIONS
CONFERENCE ON TRADE AND DEVELOPMENT
New
York
e
Ginevra
2009,
UNCTAD/ALDC/AFRICA/2009.
25 S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, op. cit., 2007.
26 EUROSTAT, Africa-EU. Economic indicators, trade
and investment, 2010. Dati consultabili a:
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/in
dex.php/Africa-EU__economic_indicators,_trade_and_investment.
27 L. FONTAGNE’ et al., An Impact Study of the EUACP Economic Partnership Agreements (EPAs) in the
Six ACP Regions, Commission of the European Union
- Directorate General for Trade, Finale Report 2008,
N° Trade SPECIFIC CONTRACT N° SI2.453.883
Implementing
Framework
Contract
N°
TRADE/05/H3/01/1c,
consultabile
a:
http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2008/march/trad
oc_138081.pdf; C. GREENIDGE, The African
Caribbean and Pacific Group of States; Experience of
Partnership with the European Union, in M. LISTER
(a cura di), European Union Development Policy,
Macmillan Press Limited, Londra, 1998, pp. 39-63.
28 ECOSTAT, 2010 Data and statistics - ECOWAS
National
Accounts,
consultabile
a:
http://www.ecostat.org/en/NationalAccounts/National_Accounts/Tables1.pdf.
29 EUROSTAT, op. cit., 2010.
30 Human Development Report, Overcoming barriers:
Human mobility and development, United Nations
Development Programme, Palgrave Macmillan, New
York, 2009.
5. SISTEMA ECONOMICO E
COMMERCIALE TRA ECOWAS ED UE
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9
Ghana31, mentre il Senegal è noto esportatore di
arachidi32. Per quasi tutti i Paesi, le principali
voci di importazione dall’UE sono costituite da
attrezzature pesanti, prodotti chimici e tessili,
gomma e prodotti della metallurgia.
6. UE-ECOWAS: I NEGOZIATI “EPA”
Come accennato in precedenza, le relazioni
UE-ECOWAS sono regolate da accordi tra
Unione Europea e il gruppo di Stati ACP. Al
fine di raggiungere i loro obiettivi, i loro
rapporti sono stati storicamente formalizzati da
una serie di convenzioni. Per quanto concerne
le relazioni UE-ECOWAS, si deve fare
riferimento alla Convenzione di Lomé (19752000) e all’Accordo di Cotonou (2000-2020).
Le convenzioni di Lomé (1975-2000) sono
costituiti da quattro regimi di convenzioni: da
Lomé I, firmato nel febbraio 1975 a Lomé
(Togo), a Lomé IV, concluso nel 2000. La
Convenzione di Lomé è un accordo
commerciale e di aiuto tra la CE/UE e il gruppo
di Paesi ACP. La prima Convenzione di Lomé è
stata elaborata per fornire un nuovo quadro di
cooperazione: caratteristica fondamentale è la
clausola di non-reciprocità, che consente libero
accesso al mercato europeo delle esportazioni
ACP, consentire a questi Stati di mantenere
barriere tariffarie nei confronti di merci
europee. Sono stati, inoltre, introdotti i
cosiddetti sistemi STABEX e SYSMIN,
progettati per compensare i Paesi ACP per la
carenza di proventi dall’esportazione di prodotti
agricoli e dall’attività dell'industria mineraria, a
causa di fluttuazioni dei prezzi o di fornitura di
materie prime33.
31 Commissione Europea, Fact sheet on the interim
Economic Partnership Agreements WEST AFRICA:
IVORY COAST AND GHANA, Novembre 2011,
consultabile
a:
http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2009/january/tra
doc_142191.pdf.
32 J. BERGTOLD et al., Lomé to Cotonou Conventions:
Trade Policy Alternatives for the Senegalese
Groundnut Sector, Journal of Agricultural Economics,
Volume 33, number 3. 2005. pp. 315.
33 ACP-EEC, 1975 Lome 1 Convention, ACP-EEC
Convention 1975.
www.istituto-geopolitica.eu
La Convenzione di Lomé ha rappresentato
un vero e proprio impegno per un partenariato
paritario tra Europa e Paesi ACP34. Un’analisi
critica dell’accordo/convenzione commerciale,
tuttavia, mostra una perpetuazione della
disparità di potere contrattuale nelle relazioni
tra le due parti. Ad esempio, la clausola di nonreciprocità è sempre stata orientata verso il
soddisfacimento degli interessi di esportazione
delle imprese europee35 ed il negoziato per la
Convenzione di Lomé era esso stesso un
riflesso del potere sulle materie prime del Terzo
Mondo, che l’UE ha mantenuto pressoché
intatto, attraverso il suo accesso privilegiato a
questi prodotti, dovuto ai trascorsi coloniali dei
suoi membri36.
Tuttavia, la Convenzione di Lomé è stata
considerata come il segno distintivo della
politica dell’UE verso il Terzo Mondo e la più
istituzionalizzata
forma di
dialogo e
partenariato. Essa ha segnato una peculiare
progressione da un regime di associazione a
quello che potrebbe essere chiamato un forum
di partenariato e di cooperazione37. È stato
anche sostenuto da alcuni studiosi che la
Convenzione di Lomé abbia rappresentato
l’accordo più importante per l'intera Africa subsahariana38.
L’Accordo di Cotonou (2000-2020) è il più
recente accordo nella storia della cooperazione
34 M. HOLLAND, op.cit., 2002.
35 J. ORBIE, A Civilian power in the World: Instrument
and Objective in European Union External Policies, in
J. ORBIE (a cura di), Europe's Global Role: External
Policies of the European Union, Ashgate, Aldershot,
2008, pp. 1-34.
36 R. GIBB, Post-Lomé: the European Union and the
South, Third World Quarterly, Volume 21, Number 3,
2000, pp. 457-481.
37 S. HURT, Co-operation and coercion? The Cotonou
Agreement between the European Union and ACP
states and the end of the Lomé Convention, Third
World Quarterly, 24: 1, 2003, pp. 161-176; M.
HOLLAND, op.cit., 2002.
38 G. CRAWFORD, The EU and Democracy promotion
in Africa: High on Rhetoric, Low on Delivery, in A.
MOLD, Mold, (a cura di), EU Development policy in
a changing world; Challenges for the 21st century,
Amsterdam University Press, Amsterdam, 2007, pp.
169-197.
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10
allo sviluppo ACP-UE. Esso si basa su quattro
principi
fondamentali:
partnership,
partecipazione, dialogo e rispetto degli obblighi
reciproci, differenziazione e regionalizzazione
(ACP-CEE, 2000)39. Uno dei cambiamenti
radicali ed elemento cardine dell'accordo
riguarda la cooperazione commerciale tra gli
Stati ACP e l’UE. Ciò non sorprende, poiché
l’UE ha competenze esclusive in materia
commerciale e si è dotata dello strumento della
Politica Commerciale Comune, fondamentale
per le sue politiche esterne40. La caratteristica
più evidente del nuovo framework di
cooperazione è il fatto che le preferenze
commerciali non reciproche siano state
sostituite da un nuovo sistema di Accordi di
Partenariato Economico (in inglese: Economic
Partnership Agreements - EPAs). Gli EPAs
rappresentano azioni volte alla creazione di una
zona di libero scambio (in inglese: Free Trade
Area - FTA) tra l'UE ed i Paesi ACP41.
Gli EPAs sono una risposta alle continue
critiche che
gli accordi commerciali
preferenziali non reciproci e discriminanti,
predisposti dall'UE, sono incompatibili con le
norme OMC. Inoltre, molti studiosi hanno
sostenuto che le preferenze commerciali non
fossero abbastanza “generose” per un
sostanziale decollo economico42 e che solo un
ACP-EEC, 2000 The Cotonou Agreement:
Partnership Agreement between the members of the
African, Caribbean and Pacific group of states of the
one part, and the European Community and its
member states, of the other part, signed in Cotonou,
Benin on 23 June 2000, consultabile a:
http://ec.europa.eu/europeaid/where/acp/overview/cot
onou-agreement/.
40 S. LIGHTFOOT, EU and Economic Conditionality
Free trade out of poverty?, Lecture Notes March
2010,
consultabile
a:
http://www.trialog.or.at/images/doku/lightfoot_eudev-policy-after-enlargement.pdf; J. ORBIE, op. cit.,
2008; C. BRETHERTON e J. VOGLER, The
European Union as a Global Actor, Routledge, Oxon,
1999.
41 ACP-EEC, 2000 The Cotonou Agreement, op. cit.
42 Commissione Europea, Green Paper on Relations
between the European Union and the ACP Countries
on the Eve of the 21st Century. Challenges and
options for a new partnership, Luxembourg: Office
for Official Publications of the European
successo limitato fosse stato raggiunto in
termini di promozione dello sviluppo nei Paesi
ACP.
Pertanto, in che modo gli EPAs realmente
influiscono sulle relazioni UE-ECOWAS?
I negoziati EPAs tra ECOWAS ed Unione
Europea sono stati avviati a Bruxelles nel
200243. Tuttavia, i negoziati sono stati finora
inconcludenti a causa di alcune preoccupazioni
circa la possibilità che gli EPAs possano
generare profondi squilibri commerciali nelle
economie dell'Africa Occidentale, così come la
sostituzione della produzione locale e regionale
con importazioni europee44 ed il calo dei dazi
all'importazione, dovuto all’eliminazione delle
tariffe preferenziali45. In particolare, la
condizione di reciprocità, implicita nel
contratto, prevede che entro il 2020, i Paesi
ECOWAS debbano aprire le proprie economie
alle importazioni provenienti dai Paesi UE. Ciò
potrebbe inevitabilmente portare a fenomeni
quali “trade diversion”, “trade creation”,
perdite
di
ricavi
commerciali
e
46
deindustrializzazione .
43
39
www.istituto-geopolitica.eu
44
45
46
Communities, Brussels 20.11.1996, consultabile a:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?
uri=COM:1996:0570:FIN:EN:PDF.
Economic Commission for Africa, ACP and African
Union, EPA Negotiations: African Countries
Continental Review Report, 19 Febbraio 2007,
consultabile
a:
http://www.africaunion.org/root/au/AUC/Departments/TI/EPA/DOC/C
omprehensive_Review_of_EPAs_Negotiatons_in_Afr
ica_ACP___Final_Report.pdf
R. PEREZ e S. NJUGUN-KARINGI, How to
Balance the Outcomes of the Economic Partnership
Agreements for Sub-Saharan African Economies?,
The World Economy, Vol. 30, No. 12, Dicembre 2007
pp. 1877-1899.
M. BUSSE et al., The Impact of ACP/EU Economic
Partnership Agreements on ECOWAS Countries: An
Empirical Analysis of the Trade and Budget Effects,
HWWA - Hamburg Institute of International
Economics Prepared for the Friedrich-Ebert-Stiftung,
Hamburg,
2004,
consultabile
a:
http://beta.epa.ecowas.int/download/English/epa_imp
act_studies/ecowas/Impact%20of%20EPA%20on
%20ECOWAS.pdf
S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, op. cit., 2007; A.
ADENIKINJU e O. ALABA, EU-ACP Economic
Partnership Agreements: Implication for Trade and
Development in West Africa Trade, Policy Research
www.geopolitica-rivista.org
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11
In uno studio sull’impatto dei negoziati EPA
tra UE ed ECOWAS, R. Lang ha evidenziato
che Ghana e Guinea-Bissau potrebbero perdere
fino al 20% delle loro entrate di bilancio, in
caso di una piena liberalizzazione delle
importazioni UE47. Sebbene il crollo delle
entrate tariffarie sia stato considerato più alto in
Nigeria in termini assoluti, Ghana e GuineaBissau saranno i più colpiti. In uno studio simile
sull’impatto degli EPAs in sei regioni ACP,
Fontagné et a.l48 hanno stimato che le
esportazioni ACP verso l'UE saranno del 10%
circa più alte con gli EPAs rispetto all’opzione
GSP/EBA49. Nella media dei Paesi ACP si
and Training Programme (TPRTP) University of
Ibadan Ibadan, Nigeria - Draft Paper for Presentation
at the Silver Jubilee Meeting of WIDER-UNU,
Helsinki,
Finland,
2005,
consultabile
a:
http://www.hubrural.org/IMG/pdf/adenikinju_alaba.p
df.
47 R. LANG, A partial equilibrium analysis of the
impact of the ECOWAS-EU Economic Partnership
Agreement, Annual Conference on Global Economic
Analysis, 2006, United Nations Economic
Commission for Africa.
48 L. FONTAGNE’ et al., op. cit., 2008, pp.6-7.
49 GSP è acronimo di “Generalized System of
Preferences”, in italiano “Sistema di Preferenze
Generalizzato”. Per quanto concerne l’Unione
Euorpea, si tratta di un accordo commerciale
attraverso il quale l’UE fornisce un accesso
preferenziale al mercato europeo ai PVS, sotto forma
di tariffe ridotte per l’entrata nel mercato europeo dei
loro beni. Attualmente è implementato da un
Regolamento del Consiglio applicabile fino al 1°
gennaio 2014 e copre tre diversi regimi di preferenze:
1) la disposizione EBA (Everything But the Arms
Initiative), che fornisce l’accesso libero da quote e
imposte a tutti i prodotti dei 49 Paesi meno sviluppati
del globo; 2) il modello GSP, che prevede preferenze
per 176 Paesi e territori in via di sviluppo su oltre
6200 linee tariffarie; 3) il regime speciale di
incentivazione dello sviluppo sostenibile ed il buon
governo, conosciuto come GSP+ (GSP plus), che
offre ulteriori riduzioni tariffarie per sostenere i PVS
vulnerabili nella ratifica ed attuazione delle
convenzioni internazionali in quelle aree. L’obiettivo
primario dichiarato del GSP è di contribuire alla
riduzione della povertà ed alla promozione dello
sviluppo sostenibile e del buon governo. L’idea alla
base del GSP è che le tariffe preferenziali per le
esportazioni verso il mercato europeo permettano ai
PVS di partecipare in maniera più completa al
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prevede una perdita di circa il 70% dei ricavi
tariffari sulle importazioni UE nel lungo
periodo. La regione più colpita potrebbe essere
proprio ECOWAS. L'implicazione di una
perdita nei ricavi tariffari si tradurrebbe in
vincoli di bilancio pubblico e potrebbe,
pertanto, porre grandi sfide di sviluppo per i
Paesi ECOWAS.
Tuttavia, Costa d’Avorio e Ghana hanno
concordato e approvato un interim EPA con
l'UE nel dicembre 200750. Questi negoziati sono
stati principalmente messi in atto perché
completi EPAs regionali non potevano essere
concordati. D’altra parte, la Nigeria ha
rinunciato ad un interim EPA. Al momento, il
Paese può solo beneficiare del tradizionale
“Generalised System of Preferences”. Ciò è
molto meno vantaggiosa rispetto alle clausola di
non-reciprocità di Lomé, poiché il GSP copre
un minor numero di prodotti e ha norme
d’origine più severe51. Sebbene il Governo
nigeriano abbia per due volte chiesto di essere
collocato nel regime GSP+, l'Unione Europea
ha respinto tale richiesta per ragioni meramente
politiche52.
Il resto della regione dell'Africa Occidentale
è in gran parte costituita da Paesi meno
commercio internazionale e generare ulteriori entrate
dall’esportazione per sostenerli nello sviluppo
dell’occupazione e dell’industria e nella riduzione
della povertà. Sul tema: J. NGUYEN, The
Generalized System of Preferences, The George
Washington University, Dicembre 2008, consultabile
a: http://internationalecon.com/students/JNguyen.pdf.
50 Commissione Europea, op. cit., January 2009.
51 S. HURT, op. cit., 2003.
52 C. NWOKE, EU-ECOWAS Economic Partnership
Agreement: Nigeria's role in securing developmentfocus and regional integration, Prepared for
presentation at the 2009 African Economic
Conference, organized by the African Development
Bank and the Economic Commission for Africa, on
the theme "Fostering Development in an Era of
Financial and Economic Crisis", Addis Ababa,
Ethiopia, 11th-13th November, 2009, consultabile a:
http://www.afdb.org/fileadmin/uploads/afdb/Documen
ts/Knowledge/2009%20AEC-%20EU-ECOWAS
%20Economic%20Partnership%20Agreement
%20Nigeria%27s%20Role%20in%20ensurnig
%20Development-Focus%20and%20Regional
%20Integration.pdf.
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12
sviluppati53. Essi hanno la possibilità di non
negoziare in quanto hanno accesso al regime di
franchigia doganale con l'Unione Europea
nell'ambito del regime EBA54. L’EBA è
l'elemento di differenziazione dell’Accordo
Cotonou nell’approccio ai Paesi LDC e nonLDC. Per questi Paesi, non sono previsti
ulteriori benefici oltre l'EBA, fatta eccezione
per il supporto tecnico e finanziario previsto
dagli EPAs55. Così, il loro livello di impegno per
la ratifica di un EPA completo è marginale.
Bisogna, inoltre, sottolineare che i piccoli
vantaggi che potrebbero derivare dal regime
EBA, dovrebbero svanire come conseguenza
dei negoziati EPAs56. Inoltre, la natura
controversa del regime EBA dovuta alla sua
istituzione unilaterale lo rende meno attrattivo57.
A. Flint ha sostenuto che «the EU has
highlighted
further
problems
facing
policymakers»58, attraverso la divisione tra
Paesi LDC e non-LDC. Ciò è molto indicativo
delle relazioni UE-ECOWAS.
53 Commissione Europea, op. cit., January 2009.
54 J. ORBIE, op. cit., 2008; S. BILAL, EU Bilateral
and Regional Agreements - The Case of Free Trade
Agreements, European Centre for Development
Management (ECDPM) 14 March 2007 Brussels,
consultabile
a:
http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D
ownload.nsf/0/B5C2BB7A3F1396BAC12572AD004
2F2C5/$FILE/Bilal%20-%20EU%20FTAs%20EPAs.pdf.
55 A. ADENIKINJU e O. ALABA, op. cit., 2005.
56 D. KOHNERT, EU-African Economic Relations:
Continuing Dominance, Traded for Aid?, GIGA
Research Programme German Transformation in the
Process of Globalization Institute of Global and Area
Studies Number 82, 2008, consultabile a:
http://mpra.ub.uni-muenchen.de/9434/.
57 S. BILAL, The Future of ACP-EU Trade Relations:
An Overview of the Forthcoming Negotiations,
ECDPM-ODI Discussion Paper No. 1 2002,
consultabile
a:
http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D
ownload.nsf/0/2CDBD690383CB882C1256CAA004
CA7AC/$FILE/DP%20ECDPM-ODI%2002-01esb.pdf.
58 A. FLINT, Marrying poverty alleviation and
sustainable development An analysis of the EU-ACP
Cotonou Agreement, Journal of International
Relations and Development (2008) 11, pp.55-74, a
p.60.
www.istituto-geopolitica.eu
Da quanto sopra, è percepibile che gli EPAs
avranno un ruolo significativo nel far sì che
ECOWAS non sia più il principale partner delle
politiche di sviluppo UE. Prima dei negoziati
EPAs, i Paesi ECOWAS non avevano avuto un
grande successo nell’ampliare in modo
significativo il commercio tra gli Stati membri
ed il commercio intra-regionale resta in
percentuale molto più basso del commercio
totale dell’integrazione regionale africana59.
Con la nuova strategia EPA, votata a negoziati
unilaterali, il miglioramento del commercio tra
Stati membri è ulteriormente compromesso60. In
modo conciso, i meccanismi previsti dagli EPAs
possono essere dannosi per l’integrazione
regionale. Per le relazioni UE-ECOWAS, i due
principi di reciprocità e più profonda
integrazione regionale rischiano, pertanto, di
implicare direzioni diverse61.
7. CONCLUSIONI
La “Aid For Trade Initiative” è stata istituita
nell'ambito del Doha Round allo scopo di
aiutare tutti i Paesi a beneficiare degli scambi,
cioè per massimizzare i profitti derivanti dal
commercio internazionale. Eppure, la domanda
e la capacità di assorbire “aid for trade” supera
ancora le risorse disponibili62. La “EU Aid for
Trade Strategy” adottata nell'ottobre 2007
conferma l'impegno europeo a fornire 2 miliardi
di euro all'anno in “Trade Related Assistance” e
di aumentare la spesa per la più ampia “Aid for
Trade Agenda”63. Tuttavia, un’analisi di “Aid
59 UNCTAD, op. cit., 2009.
60 A. BORRMANN et al., EU/ACP Economic
Partnership Agreements: Impact, Options and
Prerequisites, Hamburg Institute of International
Economics (HWWA), Germany Intereconomics,
May/June
2005,
consultabile
a:
www.intereconomics.eu/downloads.
61 R. LANG, op. cit., 2006.
62 World Bank, Aid for Trade: Competitiveness and
Adjustment, Joint Note by the Staffs of the IMF and
the World Bank April 12, 2005, consultabile a:
http://siteresources.worldbank.org/INTRANETTRAD
E/News%20and%20Events/20465048/AidforTradeCompetitivenessandAdjustment.pdf.
63
European Centre for Development Policy
Management, Mechanisms for delivery of EU Aid for
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13
for Trade” evidenzia come i donatori abbiano
onorato le proprie promesse, semplicemente
applicando le regole di monitoraggio OMCOCSE modificati, senza avviare nuovi
progetti64. Pertanto, per i Paesi ECOWAS, i cui
capacity building e vincoli dal lato dell’offerta
sono stati un fattore importante in una
situazione di mancanza di competitività e
relativamente scarsa performance commerciale
e di crescita65, “Aid for Trade” può essere
significativo solo se tradotto in un autentico
nuovo aiuto per ricorrere ad esso.
Inoltre, la questione della promozione della
democrazia nelle relazioni UE-ECOWAS è, al
momento, più della retorica che vera e propria
realizzazione. Secondo G. Crawford, infatti, gli
interessi dell’UE in Africa sono meno
concentrati sulla promozione della democrazia e
molto più su ciò che è percepito come fardello e
sulle minacce alla sicurezza dell'Europa,
derivanti da instabilità politica e conflitti nella
regione66.
I negoziati EPAs per stabilire una zona di
libero scambio tra UE ed ECOWAS, in linea
con l'Accordo Cotonou, per un periodo di 12
anni, hanno avuto, ed hanno tuttora,
significative implicazioni sulle economie dei
Paesi ECOWAS. Data la struttura dei flussi
commerciali dei Paesi ECOWAS, nell’ambito
della quale il commercio manifatturiero pesa
per circa il 75% delle esportazioni UE verso
ECOWAS, la piena liberalizzazione delle loro
economie si potrebbe, a ragione, tradurre in
perdite di entrate, deindustrializzazione e
rendere i Paesi più vulnerabili nello scacchiere
dell’economia globale .
Inoltre, bisognerà nel lungo periodo
verificare se i negoziati EPAs possano generare
scambi commerciali che si traducano in
sviluppo e riduzione della povertà in Africa
Occidentale. La cooperazione commerciale su
cui si fondano tali negoziati simboleggia, in
principio, l'integrazione regionale, ma la sua
strategia di accordi di partenariato economico
ad interim tra i singoli Paesi della regione ed
EBA per i Paesi meno sviluppati incoraggia,
nella pratica, quello che sembra essere un
dannoso unilateralismo.
Trade to ACP regions, Maastricht (Netherlands), July
2009,
consultabile
a:
http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D
ownload.nsf/0/BD9FF8D2C7E27540C12576B500466
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