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Commento di mercato
Marostica, 12 Luglio 2011
Non facciamoci prendere dal panico!
I mercati finanziari stanno vivendo giornate di grande difficoltà. Facciamo brevemente il punto della
situazione.
Crisi europea: il contagio.
Diamo alcuni numeri1. Da venerdì a stamattina (ore 10) l’indice Ftse Mib (del mercato azionario italiano) ha
perso l’11.6%; l’Eurostoxx 50 (indice azionario europeo) ha perso circa l’8%. Il settore maggiormente colpito
è quello dei titoli bancari; con flessioni molto ampie per le banche italiane e spagnole.
Pesanti i cali sui titoli di stato italiani. Nell’ultima settimana il BTP a 2 anni è sceso da 98 a 95,8; quello a 5
anni da 98,60 a 93,60, il BTP a 10 anni da 99,20 a 92.
Il differenziale con i titoli di stato tedesco si è nettamente ampliato: sulla scadenza a 10 anni il rendimento
del BTP è pari 3,28 punti percentuali in più del bund tedesco, il massimo dall’avvio dell’euro. Ampliamenti
analoghi anche su altre scadenze. La valuta (€/$) è scesa da 1.45 di lunedì 05/07 a 1.3850 stamattina.
Questi cali così bruschi e ampi trovano spiegazione in un alcuni fattori che cerchiamo di riassumere.
1) La crisi greca. Le incertezze dell’ultimo mese, la necessità di un nuovo pacchetto di sostegno, le difficoltà
del paese ad approvare (e soprattutto a realizzare) il necessario piano di austerità, i deboli progressi sui
conti pubblici finora conseguiti dalla Grecia sono tutti fattori che hanno aumentato la rischiosità del Paese.
2) Le numerose incertezze delle autorità europee nella gestione delle crisi di Grecia, Portogallo e Irlanda.
L’Europa non ha finora saputo organizzare adeguati strumenti per affrontare in modo serio e sistematico le
crisi di questi Paesi. Sono mancati strumenti adeguati e le tempistiche veloci di cui mercati avevano
necessità. E’ mancata anche una voce unitaria.
3) Le agenzie di rating. Alcuni ultimi interventi di queste agenzie hanno avuto tempistiche inappropriate e
motivazioni poco convincenti. Il taglio del rating del Portogallo da parte di Moody’s (di ben 4 gradini, sotto
la soglia c.d. “di sicurezza”) è avvenuta in giornate già molto tese contribuendo a far avvitare i mercati. A
metà giugno sempre Moody’s ha posto il rating Italia sotto osservazione per una possibile revisione
all’ingiù: anche questa azione è stata compiuta in settimane comunque difficili e peraltro la motivazione di
tale intervento è stato molto criticato da diverse fonti autorevoli. E queste sono soltanto le ultime due.
L’impatto sulla fiducia dei mercati, già molto nervosi, è stato molto pronunciato.
Cosa è peggiorato nei conti dell’Italia?2
Nei fondamentali italiani nulla è peggiorato nelle ultime settimane che possa spiegare tali variazioni sui
prezzi di azioni e obbligazioni.
L’Italia convive con un elevato debito pubblico oramai da decenni (120% del Pil) e non ha subito il sensibile
aumento che si è visto in alcuni paesi (Stati Uniti, Spagna o Gran Bretagna solo per citarne alcuni) nei quali,
a fronte della crisi 2007-09, i sostegni pubblici all’economia (e soprattutto ai sistemi bancari) sono stati
1
Dati alle ore 10.35 del 12/07/11.
Per rendere il pezzo più snello e leggibile omettiamo molti numeri puntuali su alcune variabili, ma per chi desidera
avere tali dati ci può contattare.
2
molto ingenti. Il deficit pubblico nel 2010 è stato del 4,6% del Pil % e la manovra finanziaria in discussione
punta al pareggio di bilancio per il 2014. Si deve anche precisare che il saldo primario (saldo che esclude la
spesa per interessi sul debito) dell’Italia è positivo (0,2% del Pil).
Sempre parlando di debiti, non va dimenticato che diversamente da altri paesi (esempio Spagna o Irlanda)
abbiamo un basso debito privato. Se consideriamo la somma fra debito pubblico e debito privato e
facciamo una classifica, l’Italia è decisamente meglio posizionata di altri paesi europei.
Inoltre il debito estero dell’Italia è piuttosto contenuto: 21% del Pil (altri paesi c.d. periferici hanno debiti
esteri che arrivano anche al 110%).
Di contro però è largamente noto che la crescita italiana non brilla, però non è brutta. All’interno dell’area
Euro ci sono Paesi con buoni tassi di crescita (esempio Germania), paesi con crescita molto bassa o
addirittura negativa (Grecia e Portogallo) e altri con crescita modesta. Siamo fra quest’ultimi, non siamo
messi così male come sembra.
Venendo poi al sistema bancario, quello italiano è contraddistinto da gruppi bancari con migliori indicatori
di patrimonializzazione e minore leva rispetto a gruppi bancari di altri paesi ritenuti “virtuosi”. Peraltro non
è da trascurare che l’esposizione del nostro sistema bancario alla Grecia Portogallo e Irlanda è molto
inferiore a quella delle banche francesi e tedesche. Non trascuriamo peraltro che le banche italiane: a)
non hanno avuto necessità di sostegni pubblici a causa delle crisi finanziaria; b) hanno modelli di business
più tradizionale rispetto a quelle di altri paesi.
Manovra finanziaria. Inizialmente i mercati finanziari hanno apprezzato l’impegno di raggiungere il
pareggio entro il 2014 (come richiesto da Bce e Unione Europea). Non è d’altro canto piaciuto che i
maggiori sforzi di risanamento fossero collocati dal 2013 in avanti. I mercati chiedono impegno ma anche
una messa in pratica rapida. Il risanamento deve iniziare subito e progredire con continuità.
Altri fattori che hanno pesato: a) il recente indebolimento della maggioranza (elezioni amministrative e
referendum; b) il caso Tremonti-Milanese; c) il caso Fininvest- Mondadori. Nel calo degli ultimi giorni, a mio
avviso, ha pesato soprattutto l’indebolimento della posizione di Tremonti. I mercati finanziari hanno
sempre avuto fiducia in Tremonti che ha dimostrato capacità tecniche e che con competenza ha saputo
tenere ben dritta la barra dei conti pubblici durante la crisi degli ultimi anni. Per recuperare la fiducia dei
mercati va riconfermata la sua leadership da parte non solo dell’esecutivo ma anche dell’opposizione.
Cosa sta succedendo?
E’ in corso un attacco alla zona Euro, non all’Italia. L’Italia, insieme alla Spagna, è ora il paese più
penalizzato per alcuni fattori che reputiamo transitori (approvazione della finanziaria, incertezze politiche).
Dal punto di vista “tecnico” va anche rilevato che se si vuole “attaccare l’euro” è più facile farlo colpendo i
titoli di stato italiani trattandosi di un mercato vasto, efficiente e liquido.
Le pesanti cadute dei titoli bancari italiani sono spiegati dal maggior “rischio Italia” che i mercati quotano
ma anche dal fatto che gli stessi titoli azionari bancari vengono utilizzati per puntare contro la tenuta della
zona Euro.
Prospettive
Non è possibile indicare per quanto tempo possa durare questa flessione. Possiamo però dire quali
interventi potrebbe almeno frenarla:
1. dall’Italia serve una risposta politica forte, veloce e di grande coesione. La manovra finanziaria
deve essere più incisiva sul breve termine ed essere approvata il più presto possibile. L’Italia deve
agire al più presto per ristabilire la fiducia dei mercati.
2. Le autorità politiche europee devono dare una risposta operativa di maggior qualità sul caso
Grecia, Irlanda e Portogallo. Tentennamenti, rinvii, voci contraddittorie devono essere
accuratamente evitati.
3. Introduzione di limiti (o divieti totali) alle vendite allo scoperto: tale misura dovrebbe però essere
applicata da tutti i Paesi europei e riguardare non solo le azioni ma anche i titoli di stato.
4. La Bce potrebbe valutare di far ricorso all’acquisto di titoli di stato italiani. Mentre scriviamo è
giunta la notizia che ciò è avvenuto, con immediato effetto positivo sia sui BTP sia sulla borsa
italiana. Il cambio €/$ recupera il livello di 1.3930. Bene.
Due errori che le autorità italiane devono evitare: a) dare la colpa degli speculatori; b) non dare alcun
segnale veloce e coordinato di un maggiore impegno verso il rigore di bilancio.
Nel corso della settimana vi sono alcuni appuntamenti critici:
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giovedì 14/7: il Tesoro colloca BTP (a 5, 6, 16 e 22 anni). Il collocamento dei BOT a 12 mesi
effettuato stamane è complessivamente riuscito secondo le attese (chiaramente con rendimenti in
netto rialzo visto il contesto) e la domanda di questi titoli è rimasta buona.
Venerdì 15/07 (data non ancora confermata) potrebbero essere pubblicati gli stress test sulle
banche europee condotti dalla EBA: i dati potrebbero alimentare ulteriori tensioni visto il
nervosismo.
Cosa fare?
Riteniamo che i prezzi di molti titoli (sia azionari sia obbligazionari) in particolare italiani non rispecchino
i fondamentali.
Raccomandiamo pertanto di non farsi prendere dal panico e di non svendere i titoli in portafoglio.
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Davide Vivian
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