le lesioni d a d ecubito
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le lesioni d a d ecubito
LE LESIONI DA DECUBITO DELIBERA DEL DIRETTORE GENERALE DELL’ASL 2 “SAVONESE” Nº 594 DEL 3 LUGLIO 2003 COMPONENTI: Alessandro FARRIS Direttore U.O. Dermatologia - Ospedale San Paolo di Savona Antonella PIAZZA Direttore Medico - Ospedale San Paolo di Savona e Ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte Claudio SOLINAS Caposala U.O. Riabilitazione - Ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte Gaetano ROMANO Caposala U.O. Dermatologia - Ospedale San Paolo di Savona Margherita VIZIO Infermiere addetto I.O. Dirigenza Medica - Ospedale San Paolo di Savona HANNO INOLTRE COLLABORATO ALLA BUONA RIUSCITA DI QUESTO LAVORO: Andrea PESTARINO Dirigente Medico - Responsabile U.O. Semplice Ulcere Cutanee - Ospedale San Paolo di Savona Laura EBBLI Dietista Direzione Medica - Ospedale San Paolo di Savona Laura STARNINI Dietista Direzione Medica - Ospedale San Paolo di Savona Liviana OLMO Fisioterapista U.O. S.R.R.F. - Ospedale San Paolo di Savona Valerio BRIANO Infermiere U.O. Nefrologia - Ospedale San Paolo di Savona Valeria RECAGNO Infermiere U.O. S.I.T. - Ospedale San Paolo di Savona Livia GUIDOTTI Infermiere A.D.I. - sede ASL 2 “Savonese” di Via Collodi, Savona Ada BREMO Caposala Ufficio Infermieristico - Ospedale San Paolo di Savona Stampato ad uso interno per l’ASL 2 “Savonese” Le lesioni da decubito (LDD) sono un problema rilevante e frequente e solo adeguate misure di prevenzione e di cura sono in grado di diminuire il fenomeno e migliorare lo stato dei pazienti. L’epidemiologia in questo settore non dà adito a dubbi: sono ancora molti infatti gli studi che indicano alta la prevalenza del fenomeno sia in Italia che all’estero. Analogamente ad altre realtà italiane (ad esempio l’Osservatorio infermieristico aziendale sulle lesioni da compressione dell’Azienda Ospedaliera di Careggi - Firenze) l’ASL 2 “Savonese” ha attivato a partire dal 1999 un progetto di prevenzione e di trattamento delle lesioni che ha portato alla Deliberazione nº 434 del 06/04/2000 che riconosce formalmente il gruppo di lavoro multidisciplinare sulle LDD e quindi alla successiva Deliberazione nº 594 del 03/07/2003. Il gruppo di lavoro multidisciplinare costituito su indicazione della Commissione Tecnica per la lotta contro le infezioni ospedaliere dell’ASL 2 “Savonese” ha funzioni di supporto e consulenza per tutte le problematiche inerenti le LDD. In un primo momento il gruppo ha svolto una indagine di prevalenza all’interno di due Unità Operative (Rianimazione e Neurologia) dell’Ospedale San Paolo di Savona ed ha elaborato un protocollo di prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito. Successivamente è stata condotta un’indagine con valutazione sull’attuale quantitativo dei presidii per la prevenzione delle LDD ed ha valutato in termini di quantità, qualità e caratteristiche tecniche il fabbisogno per le strutture ospedaliere ed extraospedaliere dell’Azienda. L’obiettivo che il gruppo intende realizzare è la valutazione ed il miglioramento della qualità dell’assistenza infermieristica attraverso: ● la creazione di gruppi infermieristici che curino la diffusione della problematica lesioni da compressione come indicatore di qualità dell’assistenza infermieristica; ● la realizzazione di un osservatorio epidemiologico del fenomeno lesioni da compressione; ● il monitoraggio sull’incidenza e la prevalenza delle lesioni da compressione; ● la valutazione e il miglioramento delle procedure di prevenzione e trattamento delle LDD; ● l’istituzione di un nucleo che si occupi di rivedere l’attuale iter procedurale per accedere ai presidii di prevenzione delle LDD con l’elaborazione di una scheda di rischio e una scheda di fornitura. Riteniamo importante sottolineare come l’Azienda, con la costituzione del gruppo, abbia di fatto riconosciuto come il problema delle LDD sia in stretta relazione con l’attività infermieristica. Al posto del Mansionario degli infermieri, ora abrogato, sono il Codice Deontologico, l’Ordinamento Didattico, la formazione continua e la normativa sul Profilo professionale dell’infermiere che danno agli stessi, a pieno diritto, tutte le responsabilità gestionali delle LDD, in quanto complicanze dell’allettamento. Da questa presa di coscienza e di responsabilità in un settore importante per numeri, sofferenza e costo sociale rilevante, si rende necessario, oggi più di ieri, agire con cognizione di causa analizzando il problema in modo corretto, con punti di riferimento forti che tutelino l’operato dell’infermiere e garantiscano una buona prestazione sanitaria. 3 introduzione GRUPPO PERMANENTE SULLE LESIONI DA DECUBITO Stadiazione (National Ulcer Advisory Panel) Le lesioni da decubito Stadio 1 Eritema della cute intatta non reversibile alla digitopressione che può essere associato ad aumento di calore, indurimento e scoloramento cutaneo. Definizione Struttura della cute Stage 1 1 5 6 7 8 9 2 10 Stadio 2 Lesione a spessore parziale che coinvolge l’epidermide o il derma. L’ulcera è superficiale, si manifesta come una abrasione, una vescica o una lieve cavità. 3 11 4 (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) Epidermis Dermis Subcutaneous tissue Bone Stratum Corneum Keratinocytes Subpapillary capillary Venule Arteriole Collagen and Elastin Fibers Adipocytes Stage 2 4 5 le lesioni da decubito le lesioni da decubito Le lesioni da decubito (LDD) note anche come ulcere da compressione, piaghe o ulcere da decubito possono presentarsi con ipertermia persistente, vesciche, fissurazioni o necrosi della cute e possono estendersi alle strutture sottostanti come muscoli e ossa. Principali fattori di rischio GENERALI Stadio 3 le lesioni da decubito Lesione a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che si può estendere sino alla fascia sottostante muscolare senza oltrepassarla. Si presenta come profonda cavità, associata o meno a tunnellizzazione dei tessuti circostanti. Stage 3 Stadio 4 CONSEGUENZE Età avanzata Alterazioni vascolari e ridotto movimento Perdita sensoriale Pressione e dolore non vengono avvertiti Rigidità extrapiramidale, stato mentale e livello di coscienza compromessi, ipersedazione, paralisi motoria Incapacità di variare la postura Incapacità o impossibilità al movimento Malnutrizione, cachessia, bilancio azotato negativo Maggiore predisposizione all’ischemia Cause iatrogene Psicofarmaci, radiazioni, trattamenti topici scorretti (sgrassanti, irritanti, allergizzanti) Diabete mellito Micro/macroangiopatia, complicazioni cutanee Obesità Carico eccessivo, intertrigine Anemia Ipossia cellulare e tissutale Stati di shock Ipoperfusione tissutale Febbre elevata, disidratazione Ipotensione, alterata perfusione tissutale, sepsi Condizioni della cute Secchezza, lacerazione, eritema, fragilità di macerazione, ipertermia, indurimento LOCALI CONSEGUENZE Ferita a tutto spessore, con distruzione dei tessuti, necrosi, danni muscolari, ossei, etc. Stage 4 6 Incontinenza, deiezioni, sudore Macerazione della cute, infezioni Edema Maggiore tendenza all’ischemia Spasticità e contratture Posture obbligate Presidii sanitari vari Cateteri, padelle, cinti, etc. Effetti letterecci Lenzuola ruvide, bagnate, corpi estranei, etc. 7 le lesioni da decubito Stadiazione (National Ulcer Advisory Panel) le lesioni da decubito INDICATORI VARIABILE 1 VARIABILE 2 VARIABILE 3 VARIABILE 4 PERCEZIONE SENSORIALE Abilità a rispondere in modo corretto alla sensazione di disagio correlata alla pressione Non limitata Risponde agli ordini verbali. Non ha deficit sensoriale che limiti la capacità di sentire ed esprimere il dolore o il disagio. Leggermente limitata Risponde agli ordini verbali ma non può comunicare sempre il suo disagio o il bisogno di cambiare posizione. Molto limitata Risponde solo a stimoli dolorosi. Non può comunicare il suo disagio se non gemendo o agitandosi. Completamente limitata Non vi è risposta allo stimolo doloroso (non geme, non si contrae o afferra), a causa del diminuito livello di coscienza o alla sedazione. Ha impedimenti al sensorio che limita la capacità di avvertire il dolore o il disagio in una o due estremità. Ha impedimenti al sensorio che limita la percezione del dolore, almeno per la metà del corpo. Limitata capacità di percepire il dolore in molte zone del corpo. UMIDITÀ Grado di esposizione della pelle all’umidità Raramente bagnato La pelle è abitualmente asciutta. Le lenzuola sono cambiate ad intervalli di routine. Occasionalmente bagnato La pelle è occasionalmente umida e richiede un cambio extra di lenzuola una volta al giorno. Spesso bagnato La pelle è sovente ma non sempre umida. Le lenzuola devono essere cambiate almeno una volta per turno. Costantemente bagnato La pelle è mantenuta costantemente umida dalla traspirazione, dall’urina, ecc. Ogni volta che il paziente si muove o si gira lo si trova sempre bagnato. ATTIVITÀ Grado di attività fisica Cammina frequentemente Cammina al di fuori della camera almeno due volte al giorno e dentro la camera una volta ogni due ore (al di fuori delle ore di riposo). Cammina occasionalmente Cammina occasionalmente durante il giorno ma per brevi distanze, con o senza aiuto. Trascorre la maggior parte di ogni turno a letto o sulla sedia. In poltrona La capacità di camminare è severamente limitata o inesistente. Non mantiene la posizione eretta e/o deve essere assistito nello spostamento sulla sedia a rotelle. Allettato Costretto a letto. MOBILITÀ Capacità di cambiare e di controllare le posizioni del corpo Limitazioni assenti Si sposta frequentemente e senza assistenza. Parzialmente limitata Cambia frequentemente la posizione con minimi spostamenti del corpo. Molto limitata Cambia occasionalmente la posizione del corpo o delle estremità, ma è incapace di fare cambiamenti di posizione frequenti o significativi senza aiuto. Completamente immobile Non può fare alcun cambiamento di posizione senza assistenza. NUTRIZIONE Assunzione usuale di cibo Eccellente Mangia la maggior parte del cibo. Non rifiuta mai il pasto e talvolta mangia tra i pasti. Non necessita di integratori. Adeguata Mangia più della metà dei pasti, 4 porzioni o più di proteine al giorno. Usualmente assume integratori. Probabilmente inadeguata Raramente mangia un pasto completo, generalmente mangia la metà dei cibi offerti. Le proteine assunte includono tre porzioni di carne o latticini al giorno e occasionalmente integratori alimentari. Molto povera Non mangia mai un pasto completo. Raramente mangia più di 1/3 di qualsiasi cibo offerto. Due o meno porzioni di proteine al giorno. Assume pochi liquidi e nessun integratore. Si alimenta artificialmente con NPT o NE, assumendo il quantitativo nutrizionale necessario. Riceve meno quantità ottimale di dieta liquida o enterale (con SNG). FRIZIONAMENTO E SCIVOLAMENTO Senza problemi apparenti Si sposta nel letto e sulla sedia in modo autonomo ed ha forza muscolare sufficiente per sollevarsi completamente durante i movimenti. 8 Problema potenziale Si muove poco e necessita di assistenza minima. Durante lo spostamento la cute fa attrito con le lenzuola o con il piano della poltrona ed occasionalmente può slittare. È a digiuno o mantenuto con fleboclisi o beve bevande per più di 5 giorni. Problema Richiede da una moderata ad una massima assistenza nei movimenti. Frequentemente scivola nel letto o nella poltrona e richiede riposizionamenti con la massima assistenza. Sono presenti spasticità, contratture e agitazione che causano costantemente attrito contro il piano del letto o della poltrona. 9 le lesioni da decubito Indice di Braden le lesioni da decubito Compressione Forze di stiramento e taglio Se la compressione si prolunga (2/3 ore) si hanno ischemia ed ipossia. A livello capillare arterioso la pressione è di 32 mm/Hg, se si supera si occludono i capillari con difficoltà di scambi venosi. Determinano un progressivo spostamento degli strati cutanei uno sull’altro. Queste forze entrano in gioco, per esempio, quando il paziente è seduto su una sedia senza sufficiente appoggio per le gambe o quando, seduto a letto, la testata è troppo sollevata ed il paziente tende a scivolare verso il basso (massima angolatura 30°). Scheda di valutazione del rischio di LDD Grado di dipendenza Autosufficiente Parzialmente dipendente Totalmente dipendente Corporatura del paziente Soggetto magro Soggetto normale Soggetto sovrappeso Catetere vescicale SI NO Presenza di lesioni da decubito SI NO Stadio 1 Grado di rischio secondo Braden TOTALE Rischio basso Rischio medio alto Rischio altissimo Punteggio da 16 a 20 Punteggio inferiore a 15 Punteggio inferiore a 6 2 3 4 INDICATORI E VARIABILI CON RELATIVO PUNTEGGIO Frizione e attrito Umidità Spostare il paziente (”tirarlo su”) causa abrasioni della cute. Crea macerazione per incontinenza urinaria e/o fecale, sudorazione. Non limitata 4 Leggermente limitata 3 Umidità: esposizione della pelle all’umidità Raramente bagnato 4 Occasionalmente Spesso bagnato bagnato 3 2 Attività Cammina Cammina In poltrona di frequente occasionalmente 2 4 3 Completamente immobile 1 Mobilità: capacità di cambiare la posizione del corpo Limitazioni assenti 4 Parzialmente limitata 3 Molto limitata 2 Completamente immobile 1 Nutrizione Eccellente 4 Adeguata 3 Probabilmente Molto povera 1 inadeguata 2 Senza problemi apparenti 3 Problema potenziale 2 Frizionamento e scivolamento 10 Completamente limitata 1 Percezione sensoriale: risposta alla sensazione di disagio e/o di dolore Molto limitata 2 Costantemente bagnato 1 Problema 1 Documentata presenza di lesioni da decubito al ricovero SI NO Riferita presenza di lesioni da decubito al ricovero SI NO 11 le lesioni da decubito Valutare i nostri comportamenti assistenziali Nutrizione e lesioni da pressione In base ai risultati riportati dalla letteratura internazionale lo sviluppo di nuove ulcere da pressione (pressure ulcer) si correla con un insufficiente introito alimentare ed in particolare con un diminuito apporto proteico. In questo tipo di pazienti i fabbisogni calorici e proteici sono fortemente aumentati e l’uso di diete iperproteiche sembra influenzare positivamente l’evoluzione delle ulcere da pressione. In condizione di malnutrizione, al “depauperamento delle riserve proteiche” muscolari e viscerali, si accompagna una riduzione delle difese immunitarie con conseguente maggiore incidenza e gravità di complicanze infettive generali e locali, con conseguente ritardata capacità di cicatrizzazione. Apporto energetico L’apporto calorico verrà calcolato in base alle condizioni cliniche (patologie, esami ematochimici, etc.) ed altri parametri quali età, sesso, altezza, peso, attività fisica ed in particolare allo stadio delle ulcere. Indicativamente viene suggerito un’apporto giornaliero pari a 30-35 kcal/kg di peso ideale, fino ad arrivare a 45 kcal/kg di peso ideale negli stadi più avanzati delle ulcere da decubito. Posture SEDE DELLA PIAGA POSTURE DA EVITARE POSTURE CONSENTITE Sacrale Supina Semiseduta Sul fianco Prona Seduta (attenzione al contatto) Ischiatica Seduta Sul fianco Prona Supina Trocanterica Sul fianco omolaterale Sul fianco controlaterale Prona Supina Seduta (attenzione al contatto con la sponda della carrozzina) Tallone Supina limitatamente ai talloni Sul fianco Prona Seduta Condilo mediale del femore Sul fianco Prona Supina Seduta Scapola Supina Sul fianco Prona Seduta Gomito Evitare il contatto con la superficie d’appoggio Protezione locale Tutte Malleoli esterni Evitare il contatto con la superficie d’appoggio Protezione locale Tutte (attenzione al decubito laterale) 12 Si ricorda che è necessario un’adeguato apporto calorico, perchè vengano utilizzate nel modo migliore le proteine introdotte. A tale proposito si porta un esempio di alimentazione ipercalorica-iperproteica per paziente anziano (vedi allegato n.1). Apporto proteico Importante è la supplementazione proteica. Se l’individuo non mangia a sufficienza, si potrà incrementare l’alimentazione con integratori calorico-proteici per os “specifici”, in modo da coprire i fabbisogni nutrizionali. In base alle indicazioni riportate da più autori, l’apporto proteico varierà tra 1-2 g/kg/die, secondo lo stadio di malnutrizione e della progressione dell’ulcera da decubito. Apporto vitaminico-salino-idrico Oltre a valutare l’apporto calorico-proteico, è indispensabile valutare eventuali carenze vitaminiche, in particolare le vitamine A, E, C, importanti nel processo di cicatrizzazione. Per quanto riguarda l’integrazione salina, sarà opportuno monitorare gli eventuali deficit, in particolare di zinco, calcio e ferro. Per prevenire la disidratazione è utile integrare l’apporto con acqua. La quantità può essere stimata a circa 1 ml/kcal ingerita oppure 30 ml/kg di peso corporeo (ad esempio per individuo con un peso ideale di 70 kg, l’apporto giornaliero di acqua o liquidi dovrà essere pari a circa 2100 ml/die). Monitoraggio nutrizionale Oltre al monitoraggio metabolico, sarà necessario controllare lo stato nutrizionale attraverso parametri bio-umorali quali prealbumina, con cadenza ravvicinata (1 v/settimana) ed altri parametri quali proteine totali, albuminemia e conta linfociti totali (ogni 2-4 settimane). 13 le lesioni da decubito le lesioni da decubito Zone di formazione delle LDD in rapporto alla postura Altro dato importante è il controllo del peso, pratica molto semplice ma che spesso non viene tenuta in considerazione (soprattutto durante la degenza ospedaliera) per una serie di fattori quali, ad esempio, l’immobilità. L’apporto calorico-proteico dovrà essere monitorato attraverso strumenti quali, ad esempio, il diario alimentare ed il questionario nutrizionale. Esempio per una persona anziana di kg 70 con un’attività fisica “normale” pari al 16% del totale pari al 27% del totale pari al 57% del totale Colazione g 200 g 40 g 20 g 30 pari a 4 cucchiaini oppure marmellata g 40 oppure yogurt da latte parzialmente scremato g 200 g 60 g 120 g 150 g 60 g 25 g 150 condita all’olio, al pomodoro, al pesto (pollo, tacchino, vitello) (tutti i tipi) oppure grissini, crackers g 50 pari a 2 cucchiai e mezzo (tutti i tipi) g 150 (tutti i tipi) Pasta o riso in brodo Pesce g 40 g 150 Verdura cruda o cotta Pane Olio Frutta fresca o cotta g 150 g 60 g 25 g 150 di brodo vegetale o di carne, minestra di verdura oppure carne g 120 oppure prosciutto g 80 oppure formaggio g 80 oppure 1-2 uova (tutti i tipi) oppure grissini, crackers g 50 pari a 2 cucchiai e mezzo (tutti tipi) Pranzo Spuntino Frutta fresca o cotta Nome Cognome Data di nascita Diagnosi Dieta ipercalorica-iperproteica Pasta o riso Carne magra Verdura cruda o cotta Pane Olio Frutta Reparto DATI CLINICI L’obiettivo nutrizionale finale è quello di stimolare i processi anabolici che da un punto di vista clinico possono tradursi in un aumento ponderale, con riscontro di un bilancio “azotato” positivo, che corrisponde ad un buono stato di nutrizione. Latte parzialmente scremato Fette biscottate, crackers Zucchero Miele Data Diagnosi ● latte e yogurt (3-4 g); ● formaggi freschi (16-18 g); ● formaggi stagionati (20-25 g); ● carni e pesci ( 21-16 g); ● legumi freschi (5-10 g); ● legumi secchi (20-23 g); ● uova (1 uovo = 6.5 g); ● prosciutto crudo (25 g); ● prosciutto cotto (22 g). kcal 2160 proteine g 86 lipidi g 64 glucidi g 310 DATI IDENTIFICATIVI Cena 14 Stato di coscienza Sufficiente Insufficiente Coma Sintomi gastrointestinali Nausea Vomito Anoressia Disfagia Diarrea Autonomia nell’alimentazione Sufficiente Insufficiente Riduzione numero e/o volume dei pasti SI NO Dubbio Apporto alimentare previsto per i prossimi 7 giorni Sufficiente Insufficiente Dubbio BMI kg/m2 <19% sottopeso DATI ANTROPOMETRICI Peso kg Altezza m Peso abituale kg Calo ponderale ultimi 6 mesi kg % >10% severo DATI BIOCHIMICI Albumina g/dl Prealbumina mg/dl Linfociti/mm2 INSERIRE IL SOGGETTO IN UNA DELLE SEGUENTI CATEGORIE (valutazione soggettiva sulla base dei dati raccolti): A) Ben nutrito Rivalutare in caso di peggioramento clinico. B) A rischio di malnutrizione Monitorare il paziente; valutare un intervento nutrizionale mirato. C) Malnutrizione Richiedere consulenza specialistica urgente. 15 le lesioni da decubito le lesioni da decubito A tale proposito i cibi a maggior contenuto proteico sono i seguenti: Valutazione nutrizionale Cura del letto La prevenzione È da evitare la tela cerata, che salva il materasso ma non la cute del paziente, lasciandola macerare al ristagno di sudore, urina e feci. I principali punti e i principi da seguire per una gestione organica di questi pazienti sono i seguenti: Devono essere pulite, morbide, senza pieghe e/o rammendi. Evitare la presenza di briciole, forcine, copriaghi o altro nel letto: questi oggetti potrebbero favorire l’insorgenza di lesioni, a causa dell’azione abrasiva sulla cute. Utilizzo costante della scala di Braden Utilizzo di presidi antidecubito per l’individuazione del paziente a rischio. Questa permette di instaurare un intervento preventivo mirato e precoce da applicare rigidamente ai pazienti con punteggio basso e di documentare sempre i cambiamenti posturali in modo da responsabilizzare il personale data la loro importanza. Ad esempio materassi che, comunque, non escludono il cambio di postura. la prevenzione Cambio regolare delle posture almeno ogni due ore Le zone cutanee sottoposte a carico maggiore devono essere esaminate alla ricerca di sofferenza. A letto il malato deve assumere tutte le posture, salvo le dovute eccezioni come in presenza di fratture, emiplegie o situazioni particolari su indicazione medica. L’infermiere ha la responsabilità del posizionamento continuo del paziente, salvo diversa indicazione medica. Ispezione della cute almeno una volta al giorno La cute deve essere mantenuta sempre pulita ed asciutta. Sono da osservare colore, temperatura, tono muscolare, presenza di edemi, irritazioni cutanee, macerazione dei tessuti, escoriazioni, indurimenti e necrosi. Mantenimento di un’accurata pulizia della cute È consigliato eseguire un’adeguata igiene quotidiana attraverso l’uso di acqua tiepida e sapone a ph neutro per non alterare l’acidità fisiologica della pelle, oppure con l’uso di preparati a base lipidica (latte e così via). Al fine di risultare efficace nella prevenzione delle lesioni da decubito ogni ausilio dovrà rispondere a caratteristiche generali qui di seguito riassunte: ● utilizzo della massima area d’appoggio possibile; ● uniformità nella distribuzione delle pressioni; ● facilitazione alla traspirazione della pelle; ● contrasto di forze da stiramento e di attriti o frizioni; ● assunzione di una corretta postura a livello di bacino e cosce (si usino dei cuscini); ● corrispondenza alle condizioni cliniche e ai bisogni del paziente; ● confortevolezza, maneggevolezza e facilità di manutenzione da parte del personale di assistenza; ● efficacia tale da giustificare il costo. La mobilizzazione dei pazienti allettati A tutt’oggi non esiste alcun presidio o ausilio antidecubito che possa sostituire quanto ad efficacia il cambio posturale dei pazienti, cambio da attuare 24 ore su 24. La mancata osservanza di questo semplice atto è la causa più comune di lesioni da decubito. L’asciugatura va effettuata con movimenti di tamponamento, non con manovre di strofinamento per evitare di danneggiare il microcircolo locale. Ogni qualvolta il paziente urini o evacui si deve pulire accuratamente. Si evitino pure i pannoloni per i pazienti con catetere vescicale, ad eccezione dei casi di incontinenza fecale marcata (diarrea). Si noti che per incontinenza fecale si intende la perdita costante di feci liquide o semiformate; non è incontinente il paziente che evacui due o tre volte al dì feci formate. Pertanto possiamo tranquillamente dire che l'utilizzo di presidii antidecubito non esclude il cambio di postura. Il pannolone è necessario quando: ● si trasferisce in carrozzina il paziente incontinente; ● lo si porta in palestra riabilitativa; ● è intollerante alla padella; ● dopo clistere evacuativo (non si rimetta il pannolone dopo che abbia evacuato e che sia stato lavato). Esclusione di frizioni con prodotti a base alcolica Questi prodotti causano una riduzione ulteriore dello strato lipidico che normalmente riveste l’epidermide e favoriscono la secchezza della cute. Si mantenga elastica quest’ultima applicando sostanze emollienti sulle zone a maggior rischio di lesione da decubito, con un delicato massaggio fino al loro completo assorbimento. Si evitino massaggi o frizioni energiche soprattutto in corrispondenza delle prominenze ossee. 16 17 la prevenzione Le lenzuola La mobilizzazione Semiseduto Decubito supino ● Sistemare il paziente in posizione piana con il capo allineato al resto del corpo e con un solo cuscino posto sotto il capo. Sistemare il paziente in mezzo al letto in posizione piana con il capo ben appoggiato al bordo del letto. Se il letto è snodabile flettere un poco le ginocchia, altrimenti sistemare un cuscino sotto il poplite ed alzare lo schienale. Mantenere questa posizione solo per l’alimentazione oppure se il paziente ha dei problemi respiratori (per evitare che scivoli dal letto e che, per frizione, sviluppi una lesione da pressione). ● Allineare gli arti inferiori e superiori lungo il corpo con le braccia lievemente flesse o appoggiate su un cuscino. ● Sistemare un altro cuscino sotto il poplite onde evitare lesioni ai talloni. ● Tenere sollevate le coperte con l’ausilio di un archetto per evitare la scorretta postura la prevenzione la prevenzione dei piedi. Posizionamento in carrozzina Decubito laterale destro o sinistro ● Sistemare il letto in posizione piana o con lo schienale lievemente alzato se si vuole dare un lieve sostegno al tronco. ● Allineare la colonna vertebrale del paziente. ● Distendere la gamba aderente al piano del letto. ● Flettere a 60°- 90° il braccio aderente al piano del letto, estendere l’avambraccio con il palmo della mano rivolto verso l’alto evitando che il braccio rimanga imprigionato sotto il tronco. ● Piegare la gamba controlaterale più in avanti rispetto alla precedente appoggiandola su un cuscino con anca e ginocchio in flessione. ● Flettere il bacino controlaterale ed appoggiare il palmo della mano sopra un piccolo cuscino. Decubito obliquo Ottenere un’inclinazione di 30° con l’utilizzo di cuscini da porre sotto la scapola il sacro e le ginocchia oppure mediante l’utilizzo di lettini inclinabili lateralmente ed allineare il paziente come in decubito laterale. Cambiare la postura ogni ora. Il cambiamento deve avvenire molto precocemente associando cuscini antidecubito (evitare le ciambelle) ● Evitare le pressioni sulle tuberosità ischiatiche. ● Sollevare i pazienti non collaboranti ogni 30 minuti. ● Insegnare ai pazienti collaboranti a spostare il peso corporeo ogni 20 minuti inclinan- dosi in avanti e su un lato. ● Posizionare il paziente con le anche, le ginocchia e le caviglie flesse a 90°. ● Allineare il tronco e appoggiare la testa a un idoneo supporto. ● Appoggiare gli arti superiori su cuscini, sopra un tavolo o sui braccioli per mantenere il braccio abdotto e flesso. Utilizzando questo piccolo strumento, cioè la mobilizzazione, possiamo perseguire il nostro obiettivo, informando e orientando i familiari su questo importantissimo aspetto della cura e dell’assistenza verso il paziente allettato. 18 19 Ausilii per le posture Archetto o alzacoperte Serve a ridurre il peso delle lenzuola/coperte e di conseguenza la pressione su una delle aree a rischio (il tallone). Inoltre contribuisce a prevenire un altro danno da immobilità: la contrattura in estensione dell’articolazione del piede. Protocollo operativo per il trattamento delle lesioni da decubito Altri ausilii di uso comune: Si eviti l’uso di dispositivi circolari per i talloni (ad esempio ciambelle) in quanto ostacolano l’apporto ematico nell’area che si suppone debbano proteggere; infatti si spostano molto facilmente provocando danni da compressione oltre che da frizione. Finalità Uniformare il metodo di trattamento e le scelte dei prodotti da utilizzare per la medicazione nelle varie fasi. la prevenzione Obiettivo generale Attenersi sempre alle seguenti avvertenze: ● posizionare i pazienti in decubito laterale a 30° circa, evitando la pressione direttamen- te sul trocantere. Infatti si è notato che in tale posizione il trocantere è soggetto ad una minore pressione rispetto all’angolazione a 90°. In questo modo i tessuti ricevono una maggior ossigenazione; ● alzare la testata del letto il meno possibile in modo da ridurre le forze di trazione, evitando che il paziente scivoli verso il basso; ● usare i presidii che sollevino il paziente durante gli spostamenti ed i cambi di postura (traversa, sollevatore o sacchi di scivolamento) anziché trascinare il paziente causando attriti sulla cute; ● garantire un corretto allineamento posturale dei segmenti corporei; ● posizionare i pazienti a rischio su un materasso antidecubito. Facilitare il processo di guarigione a qualsiasi stadio della lesione impedendone il peggioramento. Stadio 1 Eritema della cute intatta non reversibile alla digitopressione che può essere associato ad aumento di calore, indurimento e scoloramento cutaneo. Obiettivo Ripristinare la vascolarizzazione nella zona interessata e prevenire l’ulcerazione cutanea. Eliminazione della compressione locale ● mobilizzazione con cambi di postura personalizzati secondo le esigenze del paziente; ● evitare la postura che poggi sulla zona interessata dalla lesione al fine di promuovere la rivascolarizzazione; ● adottare un ausilio che assicuri uno scarico della pressione sulla cute rispetto al piano d’appoggio; ● per sollevare il paziente dal piano d’appoggio utilizzare sempre il lenzuolo sottostante per evitare frizioni o sfregamenti; ● il paziente ruotato sul fianco non deve superare l’inclinazione di 45°; ● in posizione supina porre sempre sotto il cavo popliteo del paziente un cuscino che sia abbastanza alto da assicurare che i talloni siano sollevati dal piano d’appoggio; ● utilizzare archetti alzacoperte. Cura della cute ● detergere la cute del paziente con detergenti a PH acido diluiti in acqua tiepida evi- tando sfregamenti eccessivi; ● effettuare la detersione più volte al giorno solo se necessario, al fine di proteggere il film idrolipidico. Protezione cutanea Applicare sulla cute creme per il corpo ad azione idratante e nutriente in grado di ripristinare le difese e l’idratazione cutanee. La crema va applicata ogni volta che si procede alla detersione. La scelta della crema è condizionata dal tipo di cute del paziente: ● per cute normale: creme idratanti per il corpo; ● per cute secca: creme nutrienti per pelli secche oppure olio per il corpo (olio d’oliva, di mandorle). 20 21 protocolli operativi staffa con trapezio, sponde laterali di contenimento, talloniere, gomitiere, ginocchiere, cunei, ecc. In caso di incontinenza urinaria o fecale proteggere la cute dall’aggressione dei liquidi organici mediante l’applicazione di prodotti barriera quali: ● creme all’ossido di zinco; ● idrocolloidi a spessore sottile. Evitare frizioni con colonie alcoliche o alcool saponoso in quanto seccano lo strato corneo rendendo la cute maggiormente vulnerabile alle aggressioni chimiche e meccaniche. e scompare totalmente dopo 24 ore”; è quindi necessario procedere con sostituzioni quotidiane della medicazione. Trattamento specifico di una abrasione ● detergere la cute con soluzione fisiologica, asciugare il contorno della lesione; ● applicare una placca idrocolloidale di misura adeguata (deve oltrepassare di almeno 2 cm il bordo della lesione); ● sostituire la placca in caso di saturazione della stessa o comunque entro 7 giorni dalla data di applicazione che andrà segnata sulla medicazione. Sulle zone particolarmente soggette a frizioni oppure a sfregamenti (sacro, talloni, gomiti) è utile applicare presidii atti a proteggere la cute quali: ● idrocolloidi a spessore sottile; ● schiume in poliuretano; ● film-membrana. Stadio 2 Lesione a spessore parziale che coinvolge l’epidermide o il derma. L’ulcera è superficiale e si manifesta come un’abrasione, una vescica o una lieve cavità. Obiettivo Trattamento specifico di una bolla ● disinfettare la superficie bollosa con antisettici (ipoclorito di sodio allo 0,05%); ● con una siringa a cui va collegato un ago n° 18 G praticare dei fori ed aspirare il liquido sieroso contenuto all’interno della bolla; lasciare la cute collabita a contatto della lesione; ● applicare una schiuma di poliuretano e fissarla con un cerotto anallergico o con una benda; ● controllare dopo 2-3 giorni: se la bolla si fosse riformata, cosa abbastanza probabile dopo la prima medicazione, procedere in maniera analoga; ● nel caso in cui il liquido sieroso si presentasse purulento asportare lo strato di cute con le forbicine a punta sottile e procedere con abbondante detersione della lesione con soluzione fisiologica, quindi applicare una placca di idrocolloide o una schiuma di poliuretano associata ad un idrogel. Favorire la ricostruzione cutanea. Medicazione Eliminazione della compressione locale Le raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio. La medicazione da porre sulla lesione (medicazioni avanzate e cioè idrocolloidi, schiume in poliuretano e medicazioni in fibra idroattiva) dovrà possedere le seguenti caratteristiche, che stimolano e migliorano il processo riparativo: Monitoraggio della lesione ● dopo aver coperto la lesione con un film membrana procedere alla rilevazione del perimetro della stessa utilizzando una carta millimetrata; ● utilizzare un tampone sterile per la profondità; ● effettuare rilevazioni fotografiche ogni 5-7 giorni al fine di poter osservare nel tempo l’evoluzione della lesione. Detersione ● mantenere sulla superficie della lesione un giusto grado di umidità per favorire i processi di mitosi cellulare; ● favorire l’isolamento termico; ● permettere gli scambi gassosi; ● proteggere dalle contaminazioni esterne; ● proteggere le terminazioni nervose con la riduzione della sintomatologia dolorosa; ● detergere la lesione utilizzando una soluzione fisiologica tiepida in modo da non raf- freddare l’ulcera; ● utilizzare il getto meccanico ottenibile con una siringa da 20 ml collegata ad un’ago- cannula n° 18 G che assicura la rimozione dei detriti dal letto dell’ulcera; ● tamponare solo il contorno della lesione con garze sterili o pulite. ● garantire tempi di sostituzione più lunghi per favorire la riparazione tissutale con un notevole contenimento dei costi ed un minore carico di lavoro per il personale infermieristico. Debridement Idrocolloidi Sulle zone con presenza di fibrina procedere con l’applicazione di idrogel. L’utilizzo dell’idrogel non interferisce negativamente con la progressione del processo riparativo ma, al contrario, idratando la lesione ne facilita il debridement autolitico ed allo stesso tempo favorisce la granulazione. Sono indicati per lesioni mediamente essudanti. Il tipo sottile va utilizzato su lesioni superficiali (abrasioni) poco essudanti. La saturazione della medicazione idrocolloidale e quindi la necessità di una sostituzione si evidenza con la modificazione della colorazione della stessa che da opaca diventa bianca e traslucida; è necessario cambiare la placca anche quando l’essudato fuoriesce dai bordi. ● La sostituzione delle medicazioni può essere effettuata ogni 2-3 giorni. Altri prodotti che si possono utilizzare in presenza di strati spessi di fibrina sono le pomate ad azione proteolitica. L’uso degli enzimi proteolitici è quindi da riservare in zone con escara in quanto la loro azione si esplica “principalmente sui tessuti devitalizzati”. Inizialmente rinnovare la medicazione ogni tre giorni. L’intervallo di sostituzione tra una medicazione e l’altra potrà essere al massimo di 7 giorni. Schiume in poliuretano L’utilizzo delle pomate proteolitiche deve essere sospeso quando è presente il tessuto di granulazione poiché la loro attività “diminuisce progressivamente dopo l’applicazione Sono indicate per lesioni particolarmente essudanti. Sostituire ogni 2-3 giorni o prima se dalla medicazione fuoriesce materiale. Lasciare in sede al massimo 7 giorni. 22 23 protocolli operativi protocolli operativi Presidii preventivi Medicazione Sono medicazioni in tessuto-non tessuto composte da fibre idrocolloidali sottoforma di tampone o fettuccia altamente assorbenti indicate per ulcere essudanti. Possono essere utilizzate per ferite con tragitti fistolosi. La falda di fibra idroattiva va coperta con garze sterili e fissata con benda o cerotto. La medicazione va sostituita ogni due giorni o quando si trasforma in gel, indice di completa saturazione. Applicare idrogel o prodotti proteolitici (ma solo finché non inizia il processo di granulazione) e ricoprire con medicazione avanzata a seconda dell’ulcera: ● idrocolloidi in caso di lesioni non particolarmente essudanti; ● schiume in poliuretano sulle lesioni molto essudanti. Modalità di sostituzione di una medicazione (segnalare sempre sulla medicazione la data in cui è stata effettuata) protocolli operativi ● Per sostituire una placca idrocolloidale autoadesiva: procedere all’asportazione staccando un angolo e procedendo sfibrando i lembi con entrambe le mani per non traumatizzare il tessuto neoformato. ● Per sostituire una schiuma: prima di asportarla procedere con un abbondante lavaggio con soluzione fisiologica. Stadio 3 Lesione a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che può estendersi sino alla fascia sottostante muscolare senza oltrepassarla. Si presenta come una profonda cavità, associata o meno a tunnellizzazione dei tessuti circostanti. Obiettivo In presenza di lesioni altamente essudanti utilizzare alginato di sodio o di calcio, prodotti in grado di assorbire e trattenere notevoli quantità di essudato. In caso di lesioni con profonde cavità riempire lo spazio morto con materiale da medicazione come schiume di poliuretano (di tipo cavitario) ed alginati. Tali prodotti vanno posti all’interno della cavità senza essere compressi in quanto, possedendo un’elevata capacità di assorbire e trattenere l’essudato, aumentano il loro volume con il rischio, se stipati, di comprimere il tessuto sottostante. Possono essere utilizzati anche in presenza di tramiti fistolosi. Inizialmente potrebbe essere necessario un cambio quotidiano della medicazione fino alla completa scomparsa del tessuto necrotico; lasciare poi la medicazione per tre giorni. Stadio 4 Ferita a tutto spessore, con distruzione dei tessuti, necrosi, danni a muscoli, ossa o strutture di supporto, ecc. Obiettivo Controllo delle infezioni. Rimuovere il tessuto necrotico. Eliminazione della compressione locale Eliminazione della compressione locale Le raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio. Le raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio. Detersione Detersione Procedere con le modalità descritte per le lesioni al secondo stadio. Procedere con le modalità descritte per le lesioni al secondo stadio. Rimozione del tessuto necrotico Rimozione del tessuto necrotico Se è presente un’escara occorre preparare la zona alla rimozione chirurgica con l’applicazione di un idrogel o di un prodotto proteolitico che, ammorbidendo gli strati superficiali, ne facilitino la asportazione. Per creare maggiore umidità ed ammorbidire l’escara coprire la lesione con un film membrana. L’asportazione chirurgica deve essere effettuata in tempi successivi e da personale medico-chirurgo previa somministrazione di anestetici per via locale. In caso di sanguinamento dopo debridement chirurgico utilizzare come medicazione gli alginati di calcio. Procedere con le modalità descritte per le lesioni al terzo stadio. Disinfezione Procedere con le modalità descritte per le lesioni al secondo stadio. Medicazione Disinfezione A questo stadio, successivamente ad un’abbondante detersione con soluzione fisiologica, si deve procedere con l’utilizzo di antisettici a base di ipoclorito di sodio allo 0,05% finché è presente in sede tessuto necrotico. In caso di lesioni con evidenti segni di infezione (presenza di secrezioni purulente, cattivo odore, tumefazione e arrossamento, comparsa di febbre) o in presenza di lesioni che stentano a guarire può essere utile effettuare un tampone colturale. Un esame colturale che evidenzi un’infezione della lesione renderà necessaria l’adozione di antibiotici per via sistemica che il medico prescriverà previo antibiogramma. Controllo del dolore Il trattamento dell’ulcera con medicazioni avanzate può determinare una riduzione della sintomatologia dolorosa, in quanto queste proteggono le terminazioni nervose. Se ciò non fosse sufficiente occorre che il medico prescriva una terapia antalgica idonea. 24 Una lesione al quarto stadio è iperessudante; necessita quindi di una frequente sostituzione della medicazione e l’utilizzo di prodotti ad alta assorbenza quali alginati di calcio o di sodio. Ricoprire con schiume in poliuretano o con garze sterili. Nelle lesioni al quarto stadio è meglio evitare le medicazioni occlusive per il maggior rischio di infezioni. Sostituire la medicazione una o più volte al giorno nel caso di una maggior presenza di essudato. 25 protocolli operativi Fibre idroattive ABRASIONE trauma superficiale della cute a spessore parziale, spesso causato da frizione. ALGINATI fibre di tessuto-non tessuto derivate da alghe marine. Prima dell’uso appaiono soffici e lanosi, ma a contatto con l’essudato si trasformano in gel. Producono un ambiente umido e sono utili sulle lesioni piane e cavitarie. Hanno proprietà emostatiche. glossario ALLERGICA, REAZIONE risposta esagerata del corpo ad uno stimolo normalmente non nocivo che viene definito allergene. AMBIENTE UMIDO un microcosmo che si realizza nell’interfaccia tra una medicazione avanzata ed il fondo di una lesione. Promuove la riparazione tessutale, facilita il debridement autolitico, protegge la lesione dalle contaminazioni esterne. ANAEROBI sono organismi che non necessitano di ossigeno per sopravvivere. Gli anaerobi facoltativi possono essere attivi anche in presenza di ossigeno. Nell’uomo rappresentano la più comune flora saprofita. Le ferite infette con anaerobi producono un odore acre e putrescente caratteristico (Clostridium perfrigens e Bacteroides fragilis). ANGIOGENESI generazione di nuovi vasi sanguigni che si può vedere alla base di una ferita in fase di guarigione. ANKLE/BRACHIAL PRESSURE INDEX (ABPI) metodo utilizzato nel monitoraggio delle ulcere delle gambe, per determinare la presenza ed il grado dell’arteriopatia periferica. Viene utilizzata una sonda Doppler per ANOSSIA uno stato in cui il tessuto non riceve un adeguato supporto di ossigeno. ANTIBATTERICI agenti utilizzati per inibire la proliferazione di patogeni. ANTISETTICI agenti utilizzati per detergere una ferita, in grado di ridurre la carica microbica. Si ritiene che l’uso di antisettici come la clorexidina sia di scarsa importanza e si raccomanda in alternativa l'uso della soluzione fisiologica. ASCESSO una raccolta localizzata di tessuto necrotico, batteri e globuli bianchi (pus). Questa raccolta è trattenuta da una barriera costituita da fagociti e da uno strato di fibrina. Se l’ascesso si rompe e comunica con la superficie esterna del corpo, si può formare un tragitto sinuoso. ASEPSI assenza di microrganismi, finalizzata alla prevenzione della colonizzazione di una ferita mediante sterilità dei materiali che vengono in contatto con essa (fstrumenti, fluidi, medicazioni). ATROFIA riduzione dei tessuti del corpo umano. AUTOLISI rimozione naturale dei tessuti attraverso l’azione di enzimi che sono prodotti dalla lesione stessa. BATTERE un bacillo gram-negativo, anaerobico, normalmente presente nell’orofaringe e nelle feci. Nella ferita infetta è considerato un organismo opportunista. BATTERIOSTATICO un agente che, a differenza degli antibiotici, non elimina i patogeni, ma risolve un’infezione inibendo la moltiplicazione dei batteri. 26 BENDAGGI si distinguono sei classi: di contenzione (prodotti per mantenere in sede le medicazioni); di supporto (contengono e controllano i tessuti senza compressione); di compressione (applicano una pressione esterno per uso clinico); con paste (contengono una crema medicata); con adesivi (per supporto e compressione in traumi come una distorsione); tubulari (forniscono un supporto compressivo molto leggero o agiscono come bendaggi di contenzione). BENDAGGIO COMPRESSIVO terapia per le ulcere venose della gamba. Il bendaggio più efficace è quello graduato, nel quale differenti livelli di compressione vengono applicati in sedi differenti sulla gamba. I sistemi più comunemente utilizzati sono tre: a corta estensione, a lunga estensione e multistrato. CALLOSITÀ una crescita di cheratina sulla pelle causata da una reazione alla pressione persistente. CAUTERIO uno strumento usato in lesioni potenzialmente infette e per distruggere tessuto di granulazione in eccesso. La cauterizzazione può essere effettuata con sostanze caustiche, attraverso il passaggio di corrente, con un ferro rovente oppure con il freddo. CELLULITE un’infezione non suppurativa dei tessuti molli, normalmente causata dallo Streptococco emolitico. Sono presenti sintomi e segni di infiammazione. La cellulite si manifesta sulla cute perilesionale alla ferita, con una netta demarcazione rispetto alla cute sana. L’infezione può diffondersi attraverso le reti linfatiche. CHELOIDE una spessa protuberanza di tessuto cicatriziale che reagisce in modo spropositato rispetto alla quantità di tessuto necessario per la chiusura della ferita. Non si deve confondere il cheloide con l’ipergranulazione o con la cicatrice ipertrofica. CITOCHINA fattori extracellulari che possono essere prodotti da diversi tipi di cellule tra cui monoliti e linfociti. Funzionano da messaggeri chimici e sono importanti nella risposta infiammatoria locale e sistemica. Vedi anche alla voce “Fattori di crescita”. CICATRICE IPERTROFICA si sviluppa subito dopo che la ferita è stata procurata, qualunque ne sia stata la causa; si sviluppa in particolare a seguito di episodi di acne, ferite chirurgiche e vaccinazioni. CITOTOSSICO è potenzialmente mortale per le cellule. Alcuni agenti utilizzati per trattare le ulcere sono citotossici. COLLAGENE una proteina generata da fibroblasti che serve da supporto per l’organizzazione del tessuto connettivo quale la pelle e i legamenti. Rappresenta il 30% circa del totale di proteine presenti nell’organismo. COLONIZZAZIONE moltiplicazione di microrganismi senza evidenti segni clinici. È presente normalmente su lesioni in fase di granulazione. COLORAZIONE DI GRAM tecnica di colorazione a base di violetto di genziana che permette la differenziazione dei batteri in Gram positivi e Gram negativi. Prende nome dal medico danese che l’ha messa a punto. COMMENSALI microrganismi che non interferiscono con l’ospite; non sono patogeni e diventano parte della flora battsca normalmente presente. È sinonimo di simbiotico. COMPLEMENTO (C) complesso gruppo di proteine e di altri fattori presenti nel siero ed in altri fluidi umani che sono normalmente inattivi. Partecipa al processo infiammatorio quale mediatore nella reazione tra antigene e anticorpo. CONTAMINAZIONE presenza di microrganismi patogeni o materiale infetto su superfici o oggetti normalmente sterili, senza che essi si moltiplichino. CONTRAZIONE l’avvicinamento dei margini di una ferita quando questa guarisce per seconda intenzione. L’esito finale produrrà una cicatrice che sarà più piccola della lesione iniziale. CONTUSIONE trauma superficiale causato da un urto, con assenza di soluzione di continuo cutanea. CORPI ESTRANEI materiali presenti in tessuti del corpo dove non dovrebbe essere pre- 27 glossario Glossario misurare la pressione sistolica su entrambi gli arti, seguita dalla pressione sull’arteria dorsale del piede o sulla tibiale posteriore. La pressione maggiore registrata alla caviglia viene quindi divisa per il valore maggiore registrato al braccio ed il risultato ottenuto rappresenta l’indice ABPI. Un valore non maggiore di 0.9 indica che non è presente una arteriopatia, un risultato nel range di 0.8 - 0.6 indica che è presente una lieve arteriopatia, mentre un valore inferiore a 0.6 indica che è presente un’arteriopatia di grado severo. DEBRIDEMENT rimozione di tessuto devitalizzato e materiale estraneo da una lesione. Può essere ottenuto in alcuni giorni. Esistono varie modalità: chirurgica, enzimatica, autolitica, meccanica, biochirurgica. DEIESCENZA riapertura di una ferita chiusa chirurgicamente. glossario DOPPLER metodo per esaminare la pressione arteriosa sistemica in modo più accurato rispetto allo stetoscopio. Viene usato per calcolare l’indice pressorio caviglia-braccio. ELASTINA la componente maggiore del tessuto elastico. Le fibre elastiche si trovano nella matrice extracellulare della pelle, dei vasi sanguigni e dei polmoni per dar loro la possibilità di ritornare alle normali dimensioni dopo i frequenti stiramenti transitori legati alla loro fisiologia. EMATOMA raccolta localizzata di sangue presente nei tessuti all’esterno del lume vascolare. ERITEMA l’arrossamento della cute dovuto ad una iperemia che scompare alla digitopressione. ESCARA tessuto secco e duro che si forma sulla lesione per disidratazione. È costituito da siero essiccato e da cellule morte. ESOTOSSINE tossine escrete da microrganismi generalmente Gram-positivi (Clostriudium tetani, Streptococco pyogenes, Staphilococcus aureus) ed immesse nell’ambiente circostante. ESSUDATO fluido prodotto dalla lesione, costituito da siero, leucociti e materiale devitalizzato. Il volume diminuisce con la progressione della riparazione tessutale. L’essudato può avere proprietà battericide e contenere fattori nutritivi. Può anche risultare infetto. EXTRACELLULARE, MATRICE il tessuto nel quale si trovano le cellule. È costituito da matrice e da fibre. La matrice è formata da un materiale amorfo simile a gel nel quale sono contenuti i fluidi interstiziali e i proteoglicani. Le fibre sono formate da collagene, elastina, fibre reticolari e le proporzioni di queste sostanze variano in base ai tessuti. EMOSTASI arresto di un’emorragia. ENDOTELIO il tessuto che fa da rivestimento ai vasi sanguigni e linfatici, al cuore e ad altre cavità corporee. ENDOTOSSINE tossine prodotte prevalentemente da organismi Gram-negativi (Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e Salmonella). FAGOCITI cellule della serie bianca in grado di distruggere batteri, tessuto devitalizzato e corpi estranei. FAGOCITOSI processo di ingestione e digestione di batteri e corpi estranei da parte dei macrofagi o dei neutrofili. FASCIA lamina di tessuto connettivale che avvolge le strutture muscolari e gli altri organi. EPITELIZZAZIONE lo stadio finale della fase proliferativa in riparazione tessutale. Le cellule epiteliali migrano sulla superficie di lesione, completando la guarigione. EPITELIO O TESSUTO EPITELIALE è lo strato cellulare che costituisce l’epidermide e lo strato superficiale delle mucose e delle membrane sierose. Può essere semplice o pluristratificato ed ha una capacità di rigenerazione totale che può avvenire in meno di ventiquattro ore. ERISIPELA malattia febbrile acuta caratterizzata da infiammazione ed eritema cutaneo con segni e sintomi sistemici. 28 FATTORI DI CRESCITA elementi essenziali per la proliferazione cellulare, costituiti da citochine e peptidi. Vengono definiti con il nome della cellula da cui prendono origine. Hanno funzione di replicazione e migrazione cellulare, sintesi del collagene e della matrice extracellulare. FIBROBLASTI cellule della matrice connettivale. Contribuiscono alla formazione di collagene. FILM TRASPARENTI medicazione avanzata costituita da una pellicola trasparente di polietilene e poliuretano con adesività selettiva. FISTOLA un tratto anomalo di comunicazione tra un organo interno e la cute. GANGRENA necrosi tessutale conseguente ad anossia. Associata ad infiltrazione infettiva del tessuto perilesionale. GRANULAZIONE tessuto neoformato che appare durante la fase proliferativa della riparazione tessutale. È costituito principalmente da un numero di capillari neoformati. GUARIGIONE PER PRIMA INTENZIONE è così definita la ferita che guarisce senza lasciare un difetto anche minimo e senza formazione del tessuto di granulazione. GUARIGIONE PER SECONDA INTENZIONE quello che succede quando la ferita è lasciata aperta e guarisce per granulazione. Questo processo di guarigione è più lento del precedente. GUARIGIONE PER TERZA INTENZIONE a volte si ha la terza intenzione o chiusura ritardata: è questo il caso in cui la ferita è lasciata aperta per via del posizionamento di un drenaggio e successivamente chiusa con tecnica chirurgica. IDROCOLLOIDI medicazioni avanzate che realizzano un ambiente umido ed assorbono medie quantità di essudato. Sono disponibili in placche e paste e promuovono il tessuto di granulazione. IDROFIBRE medicazioni avanzate a base di carbossimetilcellulosa che promuovono un ambiente umido con assenza di traumatismo sulla sede di lesione. Assorbono consistenti quantità di essudato gelificandosi in modo selettivo. IDROFILICA una sostanza che è in grado di attrarre acqua. IDROFOBICA una sostanza che è in grado di respingere acqua. IDROGELI sono medicazioni avanzate idrofiliche che promuovono l’ambiente umido. Contengono alte percentuali d’acqua (fino all’80%) e possono idratare lesioni necrotiche stimolando il debridement autolitico. INFEZIONE i microrganismi patogeni non sono soltanto presenti ma si moltiplicano e producono nell’ospite una reazione che può assumere varie forme e la cui identificazione può essere difficile per chi non è pratico. Questo è definito, appunto, infezione (Vedi anche alla voce “contaminazione” e “colonizzazione”). INFIAMMAZIONE una risposta dell’organismo a un trauma o ad una infezione, caratterizzata da segni clinici come eritema, edema, ipertermia, dolore. INNESTO applicazione di una lamina libera di cute da una sede all’altra. Si può realizzare in laboratorio con varie dimensioni a partire da una piccola biopsia. INTERLEUCHINE letteralmente significa “tra i leucociti”. Sono mediatori chimici che si accumulano nelle aree dove sono stati attivati i linfociti T. Permettono alle cellule del sistema immunitario di comunicare tra loro, coordinandone la risposta immunitaria. IPERGRANULAZIONE eccessiva formazione di tessuto di granulazione conseguente ad edema dei capillari neoformati. ISCHEMIA riduzione di apporto sanguigno in un distretto corporeo caratterizzata da dolore ed alterazioni della sede irrorata. ISTAMINA una proteina che causa la dilatazione dei vasi sanguigni. Successivamente si ha un aumento della permeabilità dei vasi sanguigni che comporta lo stravaso di liquidi nei tessuti fino a risultarne un gonfiore. 29 glossario sente. Può rappresentare uno stimolo per infezione. LIPODERMATOSCLEROSI una colorazione marrone della parte bassa degli arti come risultato della distruzione dell’emoglobina. Questa condizione è generalmente associata ad ipertensione venosa e ad ulcere alle gambe. glossario MACERAZIONE un’alterazione del tessuto perilesionale per eccessiva essudazione di una lesione ulcerativa. MEDICAZIONI AVANZATE materiale di copertura con caratteristiche di biocompatibilità. Sono definite anche occlusive poiché realizzano un ambiente umido. MATRICE EXTRACELLULARE è una sostanza base costituita da fibre. È materiale amorfo, tipo gel, che riempie gli spazi intracellulari con fluidi e glicoproteine. NECROSI morte cellulare all’interno di un tessuto che si manifesta con aree di colore nero/marrone in base al livello di disidratazione. Al tatto somiglia al cuoio. NOSOCOMIALI, INFEZIONI le infezioni contratte in ambiente ospedaliero. PATOGENI microrganismi in grado di causare una malattia. POLIURETANO una sostanza presente in numerose medicazioni avanzate. POLSI ARTERIOSI vengono repertati sulla superficie dorsale e perimalleolare del piede. Sono la prima indagine semeiologica vascolare. PURULENTO che produce pus. PUS fluido prodotto in corso di infezione, costituito da essudato, germi e cellule della serie bianca in fase di degradazione. RIPARAZIONE TESSUTALE guarigione del tessuto che può avvenire per prima o per seconda intenzione. SLOUGH devitalizzazione del tessuto che assume una colorazione bianca, giallastra o grigia e che appare sul fondo della lesione. Può facilitare l’infezione e deve quindi essere rimosso per attuare la guarigione della lesione. SOLUZIONE FISIOLOGICA soluzione salina composta da 0.9% di cloruro di sodio. STADIAZIONE classificazione delle lesioni ulcerative per un corretto monitoraggio durante la loro evoluzione. SUPPURAZIONE processo di formazione del pus. TECNICA DELLA POSIZIONE A 30 GRADI posizionare il paziente in modo che diminuisca il rischio di lesione da decubito. Il paziente è posizionato in inclinazione laterale, appoggiato su cuscini con la schiena che forma un angolo di trenta gradi con il piano di appoggio (il letto). TOPICO attributo associato a prodotti che vengono utilizzati per uso locale sulle lesioni cutanee. ULCERA soluzione di continuo della cute che può cronicizzare ed avere varie origini e differente stadiazione. ULTRASUONI DOPPLER un apparecchio che si usa per registrare l’indice di pressione arteriosa agli arti inferiori. Il nome deriva dal medico austriaco che ne ha messo a punto la tecnica. VASCULITI infiammazioni di piccoli vasi arteriosi, venosi o linfatici da cui risulta la formazione di fibrosi e trombi. È normalmente associata a malattie reumatiche ed è sinonimo di angioite. VESCICOLA una raccolta di siero intraepidermica che può essere il risultato di un trauma chimico, di un trauma termico o di una reazione allergica. 30 Bibliografia ● AA.VV. Atti della giornata di studio “Le piaghe da decubito” – Acqui Terme 8/10/1992; ● “Prevenzione e cura delle lesioni da decubito. Guida per una corretta assistenza a domicilio” – AISLEC 3ª edizione 2003; ● “Appunti di viaggio” di Pier Luigi Deriu e Renata Tappa (da www.progettoassistenza.com); ● “Linee guida sulla prevenzione e trattamento delle LDD” Centro Studi EBN Azienda Ospedaliera di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – Malpigli (da HYPERLINK “http://www.med.unibo.it”); ● “Wound bed preparation: evoluzione della pratica clinica secondo i principi del Time”; ● “Piaghe da decubito” – 2ª edizione di E. Ricci e R. Cassino – Edizioni Minerva Medica; ● “Le lesioni da decubito” – Quaderni di Helios; ● “Quaderni di Helios”; ● “Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione ed il trattamento delle lesioni da decubito” di A. Colosso e E. Zanetti – AISLEC 31 bibliografia LEUCOCITA cellula della serie bianca che ha un ruolo importante nelle difese dell’organismo. SAPROFITA aggettivo per descrivere gli organismi che non sono patogeni per l’ospite, ma che rappresentano la normale flora come ad esempio l’Escherichia Coli per l’intestino. ibliografia LESIONE termine aspecifico per descrivere un danno tessutale. Le Lesioni da Decubito ••••••••••••••••••••••••••••••• A cura del GRUPPO PERMANENTE SULLE LESIONI DA DECUBITO dell’ASL 2 “Savonese” ● Data di realizzazione Settembre 2005 •••••••••••••••••••••••••••••••