Budo e simbolismo - P. Corallini Shihan

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Budo e simbolismo - P. Corallini Shihan
TAKEMUSU AIKIDO ASSOCIATION
ITALY
BUDO E SIMBOLISMO
Nell'estremo oriente tutto è profondamente legato al simbolismo.
Antiche usanze e tradizioni ancora oggi coesistono con la modernità e il
progresso tecnologico più esasperato. In quest'era dove l'uomo sembra
essere sempre più proiettato verso l'essoterismo sopravvive intatto un
mondo dove le virtù più nobili e cavalleresche possono ancora ispirarci:
il BUDO.
BUDO significa "La via della pace attraverso
la pratica delle arti
marziali". Questo termine proviene da BUSHI (che significa l'uomo nobile,
il cavaliere, protettore e guardiano dell'ordine stabilito, garante della
giustizia e detentore dei più alti valori morali ed etici; è il guardiano del
Tempio) e DO (che significa la Via, la ricerca spirituale). BUDO è dunque
la Via del cavaliere inteso come colui che incarna le più nobili virtù e le
pone al servizio della società.
La materia è ampia e richiederebbe molto spazio e tempo per esaurirla,
mi limiterò pertanto in questa tavola a descrivere il linguaggio simbolico
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di tre aspetti fondamentali nella iniziazione al BUDO: il DOJO (Luogo
dove si pratica la Via), il DOGI (Uniforme della Via) ed il REIGI
(Cerimoniale o Rituale).
Il DOJO è orientato simbolicamente in modo tale da integrare
armoniosamente la terra, l'uomo e l'universo. Al suo interno si notano
spazi particolari legati per analogie e simbolismi a particolari energie ,
entità, eggregori e numeri.
Al centro del muro orientato a nord troviamo lo SHINZA, letteralmente
"luogo dove risiede il Cuore-Spirito" o "residenza degli Dei".
In questa zona c'è un altare (TOKONOMA) sopra il quale viene affissa
una calligrafia sacra e vengono deposte le spade (KATANA) ed altri
oggetti sacri legati al rituale. Lo SHINZA è oggetto di profondo rispetto
da parte dell'iniziato, dal momento che rappresenta dal punto di vista
spirituale l'esistenza dello Spirito Originale: è il Sancta Sanctorum del
Dojo. Lo SHINZA è il luogo dove le energie sottili che emanano dal
Cuore-Spirito Originale comunicano con quelle del Cuore-Spirito
Individuale di ogni praticante. Questa unione di energie rappresenta
l'eggregore del Budo. Lo SHINZA è l'anti caos poiché rappresenta
l'Ordine Cosmico che emana dal Dio Creatore.
Alla destra dello Shinza è situato il KAMIZA letteralmente "luogo dove
risiedono gli spiriti del fuoco e dell'acqua". Il KAMIZA simboleggia gli
elementi della natura vivente: secondo la tradizione orientale il FuocoCreatività è orientato a sud e legato all'estate, il Metallo-Intuizione è
orientato ad ovest e legato all'autunno, l'Acqua-Prudenza è orientata a
nord e legata all'inverno, il Legno-Immaginazione è orientato ad est e
legato alla primavera e la Terra-Volontà è al centro. Il KAMIZA, oltre
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all'unione
mitica
del
fuoco,
dell'acqua
e
degli
altri
elementi,
rappresenta l'unione del maschile col femminile, dell'amore e dello
spirito. Alla sinistra dello Shinza è situato lo SHIMOZA, luogo dove si
tengono gli spiriti degli avi. Esso simboleggia dunque le forze del
passato, cioè l'esperienza base dell'evoluzione di tutti gli esseri umani,
degli animali e dei vegetali. L'insieme di SHINZA-KAMIZA-SHIMOZA è una
trinità paragonabile a quella della scienza esoterica universale.
Dalla parte opposta al muro del nord, quindi a sud, c'è l'HIKAE SEKI,
letteralmente "luogo dove si prendono appunti": è lo spazio riservato agli
allievi, agli apprendisti, a coloro insomma che desiderano essere iniziati.
E' un luogo legato al femminile, al ricettivo ed è infatti riservato agli
allievi che hanno bisogno dell'insegnamento del Maestro (SENSEI), che è
invece a nord, davanti allo SHINZA, luogo quindi legato al maschile e
alla emissione.
Una linea centrale taglia simbolicamente il dojo in due parti, destra e
sinistra, est e ovest ed è chiamata SEITCHU SEN: essa rappresenta l'asse
del mondo manifesto, l'orizzontalità, il piano della manifestazione
dell'umano sulla terra. E' simbolo di comunicazione tra cielo e terra. A
destra di questa linea si siedono i più esperti, a sinistra i meno esperti.
Tradizionalmente il dojo non è riscaldato, perché si devono percepire le
variazioni climatiche e gli effluvi legati alle varie stagioni.
Il dojo è consacrato con riti di purificazione (MISOGI) e di esorcismo
(HARAI), in modo da attirare spiriti benefici (KAMI) e scacciare entità
ostili.
Un dojo ritualmente consacrato è un luogo protetto, un luogo che ha
un'anima, un luogo dove si può praticare in totale sicurezza, al riparo da
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sguardi indiscreti, da influenze nefaste del mondo profano e dalle
emanazioni sulfuree che provengono dai mondi invisibili e diabolici.
Il dojo è un recinto sacro, un cerchio magico protettore, che permette
ai coraggiosi di proseguire nella ricerca e nel perfezionamento
individuale.
Nel dojo deve regnare l'altruismo, il rispetto reciproco e la riconoscenza
verso il Maestro. Questo sentimento, denominato KANSHA, deve
esprimere gratitudine rivolta anche a tutti gli altri praticanti. Gli allievi
(apprendisti) ascoltano in silenzio e ricettivi il Maestro che insegna. Egli
deve essere emissivo il più possibile, aprire il suo cuore con gioia e
compassione e dare senza riserve. L'unico nemico da uccidere è
l'egoismo, sentimento che divide, vero e spaventoso diavolo. Solo chi
dà può ricevere: questo è il distintivo del vero Maestro.
Il DOGI è un termine composto da DO che significa "Via" e GI che
significa "abito, uniforme". Esso è dunque l'uniforme per la pratica della
Via. Questa uniforme è composta da KEIKOGI (pantaloni e giacca di
cotone bianco), OBI (cintura bianca o nera) e HAKAMA (gonnapantalone nera, blu o bianca).
Prima di indossare il DOGI bisogna spogliarsi (in silenzio) degli abiti civili,
cosa che simbolicamente ha la valenza di abbandonare gli aspetti e le
influenze negative del mondo profano. S'indossa poi la veste per
praticare la Via con la giusta disposizione d'animo, alla ricerca delle
qualità mancanti.
Il KEIKOGI è bianco, a simboleggiare la purezza, la sincerità, la dirittura
morale. Il bianco è inoltre espressione di luce, di conoscenza, di
chiarezza, di verginità. Sul piano fisico è legato alla luce solare, che è
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possibile scomporre con un prisma in tutti i colori della Via. Il bianco è
simbolo dell'origine. Equilibrando le tre facce del prisma umano (quella
intellettuale che conduce alla verità, quella emozionale che conduce
all'amore,
quella
fisica
che
conduce
alla
saggezza)
potremo
manifestare i colori o virtù contenute nella luce bianca.
S'infila la giacca cominciando dalla manica destra e lo stesso vale per i
pantaloni e per l'hakama, che s'infilano a partire dalla gamba destra. Il
lato destro simboleggia la giustizia, la sincerità, la ragione (si parla infatti
nei giusti di "dirittura morale"). Al contrario, la sinistra è legata, sì
all'intuizione, all'amore, alla sensibilità, ma anche all'oscurità, alla falsità,
alla simulazione (si dice infatti di una persona malvagia che è "sinistra").
L'OBI (cintura) si arrotola attorno alla vita in senso orario o destrogiro: è
interessante notare che in tutti i rituali legati alla magia bianca si usano
movimenti destrogiri, al contrario di quelli legati ai rituali della magia
nera che sono sinistrogiri.
L'andamento avvolgente della cintura equilibra gli aspetti solari e lunari
dell'individuo.
L'OBI indica anche il centro di gravità (HARA), che è un punto situato un
paio di centimetri sotto l'ombelico, dove è localizzato il chakra della
sorgente del fuoco sacro (SEIKA TANDEN). Il nodo della cintura è un
nodo piatto che simboleggia il numero 8 coricato (∞), il segno
dell'infinito. Questo simbolo rappresenta l'evolversi e il riciclarsi delle
energie, il movimento in tutte le direzioni, lo spaziare infinito dello spirito
umano alla ricerca delle nozze alchemiche con l'anima universale. Il
nodo simboleggia inoltre la ricettività mentale passiva di fronte
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all'attività creatrice del Divino. Il nodo dell'OBI è simbolo di fratellanza, di
custodia e protezione dei misteri.
L'HAKAMA è il vestito rituale tradizionale: primo segno distintivo
dell'appartenenza alla classe dei BUSHI (cavalieri). S'indossa a partire dal
grado di cintura nera. Colui che è autorizzato a indossare l'Hakama è
contemporaneamente investito di grandi responsabilità e doveri. Essi
sono innanzitutto la fedeltà, la lealtà, il coraggio, il rispetto, la bontà e la
purezza: virtù che contraddistinguono il vero cavaliere. I gradi più alti (a
partire dal 6° dan), qualora vengano insigniti del titolo onorifico di
SHIHAN (persona da imitare),
possono indossare l'Hakama bianca,
simbolo di raggiunta purezza.
Il nodo dei nastri anteriori dell'hakama ha la forma di una croce, simbolo
di attività, di profondo lavoro di ricerca: è l'unione dell'orizzontalità con
la verticalità, del passivo con l'attivo, del femminile col maschile: è il
simbolo dell'accordo dei contrari. Questo nodo a forma di croce è
davanti al SEIKA TANDEN, al chakra cioè dove è localizzata la sorgente
del fuoco sacro.
Il
REIGI
(cerimoniale
o
rituale)
comprende
l'insieme
di
atteggiamenti, di comportamenti e di saluti che si effettuano nel dojo. Il
rituale riveste la più alta importanza in tutte le vie iniziatiche. Come già
detto, il dojo è un luogo consacrato alla ricerca della Via, ma la sua
consacrazione è inutile se non accompagnata e protetta da una
ritualità ortodossa che tende a farne sopravvivere e attualizzare i
significati morali. I rituali sono diversi per ogni grado di lavoro e di ricerca
e vanno vissuti e osservati meticolosamente.
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Ogni arte marziale tradizionale ha le sue specificità per ciò che
concerne il rituale ma ci sono dei punti comuni che sono i saluti in piedi
(RITSUREI) ed in ginocchio (ZAREI) che si effettuano rivolti al dojo, al
proprio partner ed alle armi.
Quando si entra nel dojo e in seguito nell'area riservata alla pratica si
avanza sempre col piede destro. Oltre ai significati già esposti a
proposito del lato destro, va aggiunto che l'avanzare col piede giusto
ha la valenza di un atto volontario animato da nobili sentimenti che
esaltano virtù come la lealtà, il coraggio, la giustizia e la purezza.
Ci si inginocchia invece con il ginocchio sinistro per simboleggiare la
determinazione di sacrificare le qualità legate alla materialità e
sottomettere le influenze negative.
Altro punto comune nei diversi BUDO è la distanza (MAAI).
Questo termine si compone di MAA che significa spazio-tempo e AI che
significa armonia: è dunque lo spazio ideale dove è necessario porsi
affinché ci sia una armonizzazione totale con il partner. E' il luogo ideale
dove risolvere pacificamente i conflitti nel rispetto dell'Ordine Divino.
Più il praticante è esperto (Maestro) più la distanza è grande, poiché
egli è capace di colmarla col suo irraggiamento spirituale ed è proprio
grazie a questo che il contatto diretto o il conflitto diventa inutile. Il
nemico ipotetico verrà irraggiato da un vortice di amore e di
compassione che lo trasformerà in un essere migliore col quale costruire
una società fondata sulla tolleranza e sulla cooperazione.
Un vero rituale non può essere effettuato se non regna un clima di
fiducia reciproca. Un ambiente ideale permetterà di sviluppare una
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mutua sincerità e lo svilupparsi di facoltà paranormali che riguardano il
campo delle percezioni extrasensoriali ed intuitive (HARAGEI).
Grazie a queste facoltà potremo capire le intenzioni del partner, i suoi
sentimenti, i suoi pensieri, il suo essere e potremo finalmente cercare
un'intesa, un'armonia che sia il riflesso su questa terra dell'armonia
universale.
Paolo Nicola Corallini
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