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Centro di Eccellenza per la restituzione computerizzata di manoscritti
e di monumenti della pittura antica - Centro Studi Magna Grecia
Prof.ssa Giovanna Greco, Università degli Studi di Napoli Federico II, [email protected]
Abstract
Keyword
The program of the Centre aims to increase the level of knowledge of manuscripts and ancient paintings monuments, pre-Roman, Late Roman,
and Middle Ages - with special reference to Campania and the South of Italy - through targeted and integrated analysis of the remaining painting
and written material, and a refund of computerized images, for the proper planning of the restorative surgery. Closely related to this investigation
is the study of the substrates materials, such as natural and artificial stone (pottery), mortar and plaster, paper and wood. One of the main areas of
activity of the centre is focused on designing scientific equipment for research and study in the field of acquisition, processing and use of highresolution images. One of the specialties of the Centre is the implementation of artificial vision techniques for automatic processing on a
computer of images of interest for the historical and literary, archaeological, and philological research. The funded projects were aimed at the
study of two pictorial monuments of considerable importance: the painted slabs related to a burial chamber discovered in Egnatia, now at the
National Archaeological Museum of Naples, and the hypogeum of Via Libertini in Caivano, now reconstructed in the courtyard of Museum
itself. The activity of the section has also focused his interest to recent discoveries in Campi Flegrei, where, particularly at Cuma, have been
discovered interesting monuments of the ancient painting: painted metopes of the decoration of a fourth century BC temple and a chamber tomb
with four painted panels also dating to the late fourth century BC
Manuscript
Ancient painting
Campi Flegrei
Nel corso del 2001 è stata formalizzata l'istituzione del Centro di Eccellenza: Restituzione computerizzata di manoscritti e di monumenti della pittura antica, con il concorso finanziario del MIUR e dell'Università
Federico II di Napoli. Concorrono alla costituzione del Centro i Dipartimenti di "Filologia Classica", di "Discipline Storiche", di "Informatica e Sistemistica", di "Ingegneria dei Materiali e della Produzione" e di
"Scienze della Terra" della stessa Università federiciana. Nell'ambito di tale programma, nel corso del 2002 è stato stipulato un accordo formale con la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta,
avente per fine lo studio di monumenti attinenti agli obiettivi del Centro.
Il programma del Centro mira ad accrescere il livello di conoscenza di testi manoscritti e di monumenti della pittura antica, pre-romana, romana tardo-antica e medioevale – con particolare riferimento alla Campania
ed al Mezzogiorno – attraverso un’analisi mirata e integrata della materia pittorica e scrittoria residua, ed una restituzione computerizzata delle immagini, ai fini della corretta progettazione dell’intervento
restaurativo. Strettamente connesso con tale indagine è lo studio dei materiali costituenti i substrati, quali lapidei naturali e artificiali (ceramiche), malte ed intonaci, carta e legno.
Ciascuna delle unità di ricerca proponenti il progetto è intervenuta pertanto secondo le sue specifiche competenze coinvolgendo, quando necessario, strutture di ricerca universitarie o extra universitarie, italiane e
straniere, con le quali erano già in atto rapporti di collaborazione scientifica e di validazione dei risultati ottenuti.
Sezione di progettazione attrezzature scientifiche
Una delle principali aree di attività del centro è stata focalizzata sulla progettazione di attrezzature scientifiche destinate alla ricerca ed allo studio in ambito di acquisizione, elaborazione e fruizione di immagini in
alta risoluzione. In primo luogo, il centro si è concentrato sulla progettazione di un laboratorio mobile, che consentisse di eseguire in situ le necessarie operazioni, laddove l'oggetto di studio e di intervento non sia
asportabile.
In tale contesto il Centro di Eccellenza si è valso della possibilità di impiegare tecniche di Visione Artificiale ai vari livelli del problema, ovvero per la elaborazione automatica su calcolatore di immagini di interesse
per la ricerca storico-letteraria, archeologica e filologica. Esso è servito inoltre all’elaborazione off-line su sistemi di calcolo delle immagini acquisite, al fine di migliorarne le caratteristiche qualitative e/o procedere
al riconoscimento ed interpretazione automatica delle parti ritenute di notevole interesse. La Visione Artificiale ha reso poi disponibili tecniche e metodologie per l’acquisizione, la memorizzazione, il miglioramento
qualitativo, la segmentazione (divisone in parti), il riconoscimento di parti e l’analisi quantitativa, che hanno consentito notevoli sviluppi nel complessivo processo di recupero di documenti storici.
Sezione di Archeologia
Le attività di questa sezione sono state incentrate in un primo momento sullo studio di due monumenti pittorici di notevole rilievo: le lastre dipinte pertinenti ad una camera sepolcrale rinvenuta ad Egnatia,
conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e l’Ipogeo di Via Libertini a Caivano, attualmente ricostruito nel cortile dello stesso Museo. In un secondo tempo l’attività della sezione ha focalizzato invece
il suo interesse sui recenti rinvenimenti nei Campi Flegrei dove , in particolare a Cuma, sono state messe in luce interessanti monumenti della pittura antica: metope dipinte relative alla decorazione di un Tempio del
IV secolo a.C. ed una tomba a camera con le quattro lastre dipinte databile anch’essa alla fine del IV secolo a.C.
Lo studio dell’Ipogeo di Caivano, databile alla fine del I secolo d.C. – inizi II secolo d.C., è stato focalizzato sull’analisi dell’architettura e della decorazione pittorica del monumento, che è stato poi inquadrato
storicamente nel contesto topografico di rinvenimento, che in età romana era parte del territorio dell’antica Atella. Dopo una ricerca presso l’Archivio Corrente della Soprintendenza Archeologica delle province di
Napoli e Caserta, che ha consentito di ricostruire puntualmente la storia dell’Ipogeo, si è proceduto all’esame dell’architettura e della tecnica costruttiva della camera sepolcrale. Particolare attenzione è stata rivolta
allo studio degli affreschi che rivestono interamente le pareti interne dell’edificio. Fondamentale a tale scopo è stato il supporto delle immagini digitali ad alta risoluzione che hanno consentito un esame analitico e
ravvicinato degli elementi pittorici. Si è proceduto poi all’analisi stilistica e iconografica delle pitture che si è avvalsa del confronto con altri monumenti attestati a Roma e in area campana, in particolare a Pompei.
Un’ultima riflessione è stata dedicata al significato simbolico dei temi decorativi prescelti, carichi di particolari valenze in relazione alla destinazione funeraria del monumento. Si è collaborato infine alla
realizzazione del restauro virtuale degli affreschi della volta, per il quale sono state sperimentate e messe a punto varie tecniche.
Il secondo caso per l’applicazione delle analisi e dello studio storico, archeologico ed archivistico del Centro è costituito dalle quattro lastre dipinte rinvenute ad Egnatia tra il 1846 e il 1847, esempio emblematico
per lo studio della pittura antica in quanto unico esempio di decorazione figurata dipinta finora rinvenuta in Messapia. La ricerca archivistica condotta presso la Soprintendenza Archeologica e l’Archivio di Stato di
Napoli ha consentito di ricostruire, anche in questo caso, la storia dell’acquisizione delle lastre al Museo Borbonico e quindi di poter tentare, sulla base delle descrizioni ottocentesche, una ricostruzione di alcune
delle parti mancanti della decorazione della tomba camera costituita, secondo le relazioni di scavo, da tre camere contigue. Si è quindi proceduto all’analisi storico-artistica dei dipinti che presentano un linguaggio
figurativo caratterizzato da motivi decorativi diffusi in Macedonia, Tracia, Etruria e Apulia tra il IV e il III secolo a.C. I pannelli mostrano, infatti, elementi e soluzioni locali accanto ad un linguaggio di chiara
ispirazione greca per la quale si è tentato di trovare gli opportuni confronti.
Nell’area di Cuma l’attenzione è stata concentrata alla definizione dei contesti di rinvenimento delle splendide metope dipinte, della tomba a camera e delle pitture parietali rinvenute sui resti di monumenti che
arricchivano l’area del Foro di Cuma. Le metope dipinte costituiscono un patrimonio unico nel suo genere: la scoperta avvenuta a Cuma ha suscitato un enorme scalpore ed ha posto non pochi problemi per la
conservazione ed il restauro dei pigmenti pittorici. L’analisi dei materiali è stata condotta mediante microscopia Raman. Solo in casi dubbi è stata applicata anche la spettroscopia infrarossa. L'indagine ha consentito
di
tracciare
un quadro delle tecniche e dei materiali impiegati per la veste decorativa del tempio A a decorazione policroma su tufo e terracotta. Poiché alcuni campioni erano molto eterogenei, la superficie è stata analizzata con
cura registrando spettri in molti punti e nelle zone in cui le sfumature cromati che erano chiaramente distinguibili. Gli spettri sono stati confrontati con quelli contenuti in un database costruito dagli autori e con i
database disponibili in rete. I 28 campioni analizzati provengono da frammenti di terrecotte architettoniche e blocchi in tufo dipinto. Alcuni campioni presentavano anche incrostazioni nerastre, sovrappostesi al
prodotto finito, una sostanza adoperata come collante e/o strato protettivo forse per le travi del tetto che, fusa dall'incendio che distrusse l'edificio, ha imbrattato in più punti numerosissimi frammenti. Si è supposto
potesse trattarsi di pece. Per quanto riguarda gli spettri registrati sui campioni, si osserva che sono presenti ematite e goethite, i due componenti principali delle cosiddette "ocre gialle" e "ocre rosse". Sono sempre
rilevabili piccole quantità di calcite presente in forma molto suddivisa, con l'aspetto cioè tipico della calcite di formazione secondaria a partire da un latte di calce che subisce carbonatazione all'aria. La gamma dei
pigmenti identificati testimonia una tavolozza alquanto limitata, comprendente ocre gialle, ocre rosse, blu egiziano e nero d'ossa. La presenza di ocre è testimoniata dagli spettri Raman di goethite ed ematite, ma
anche dalla presenza di magnetite, la quale può essere di origine naturale, in conseguenza della natura vulcanica del suolo della Campania, o può derivare da un riscaldamento dell’ematite sopra i 3000 C. In alcuni
casi si può supporre che gli elementi decorativi siano stati assoggettati a cottura per fissare i pigmenti di origine argillosa, ma è da ricordare che il tempio cui gli elementi appartenevano venne incendiato e questo
fatto potrebbe altrettanto bene spiegare la presenza registrata. D'altra parte la presenza di goethite, cioè del componente colorato dell'ocra gialla, la quale viene facilmente distrutta con il riscaldamento e trasformata
in ematite, testimonia da sola l'impiego della pittura a freddo per decorare terrecotte e, ovviamente, i blocchi di tufo. Il blu egiziano (cuprorivaite) è il solo blu identificato e la sua presenza è normale in questo
contesto considerata la sua grande diffusione nell' antichità, e considerata anche la presenza in Campania di importanti impianti per la produzione del materiale, citati dalle fonti antiche (Plinio, XXIII, 13) anche se
per orizzonti più tardi. L'associazione di carbone e apatite in un campione indica l'impiego di nero d'ossa, un pigmento che veniva ottenuto calcinando, in carenza di ossigeno, ossa animali. Questo dato è abbastanza
interessante poiché le analisi chimiche hanno raramente accertato la presenza di neri di origine animale, benché Plinio ne citi alcuni, come il nero d'ossa, appunto, e l'elephantinum (nero d'avorio). La calcite è
sempre estremamente fine e si trova combinata con tutti i pigmenti: ciò porta a pensare che questi siano stati mescolati con un legante a base di idrossido di calcio, che poi si è trasformato in CaC03, in modo
analogo alla tecnica a fresco. In quattro casi gli spettri Raman indicano la presenza di sostanze organiche, che possono derivare da leganti organici impiegati in tecnica a secco. Le ricerche hanno quindi documentato
una tavolozza stringata nella varietà di colori. Molto probabilmente gli elementi in terracotta furono dipinti, se si spiega con altre motivazioni la presenza del marker della tecnica a caldo, in almeno due modi,
entrambi a freddo: con calce, seguita da carbonatazione e inclusione dei pigmenti nello strato pittorico superficiale, e con leganti organici, quest'ultima tecnica è la più labile, poiché in oggetti posti all'aria aperta
colori di questo tipo possono subire un rapido deterioramento e richiedere, quindi, interventi periodici di consolidamento e restauro.
Il patrimonio potenzialmente interessato all’applicazione delle tecnologie e delle indagini che il Centro di Eccellenza è capace di mettere a disposizione è senz’altro di enorme consistenza. Possono infatti essere
inclusi, in tale complesso di beni, la pittura tombale e parietale etrusca, campana, pestana, apula, lucana, romana, pittura e scrittura su vasi e materiali ceramici, papiri, tavolette, manoscritti antichi, tessuti, di cui la
Campania è sede privilegiata. Le attività del Centro di Eccellenza hanno messo a punto un protocollo di intervento e di applicazione alla pittura antica che consente non solo la restituzione dell’immagine e dunque il
suo studio ma soprattutto la comprensione della formazione di base della pittura stessa e dunque uno strumento prezioso ed indispensabile per un corretto restauro ed un progetto di conservazione. È pertanto del
tutto evidente che l’attività del Centro in questo settore si prospetta, di fatto, come inesauribile nel tempo. L’enorme mole di documenti esistenti può da un lato assicurare la continuità delle attività del Centro;
dall’altra può far poi nascere l’esigenza di archivi computerizzato di immagini, per migliorare la fruibilità e l’accessibilità dei documenti stessi. L’applicazione di tali metodologie potrà mettere a disposizione del
grande pubblico, in rete e per mezzo di specifiche applicazioni museali, un valido strumento per contribuire ad una maggiore diffusione della nostra storia e delle origini della nostra cultura. Inoltre le analisi
chimiche e petrografiche, la lettura delle superfici e delle componenti dei pigmenti, diventano strumenti imprescindibili per la conservazione e la fruizione dei monumenti pittorici. In tal senso il Centro di
Eccellenza si propone come fornitore di servizi alle Istituzioni regionali e non delegate alla conservazione ed alla fruizione.
Francesca Mermati (Università Federico II di Napoli)