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Meglio un capo temuto oggi che uno amato domani?
Scrive Machiavelli: “Gli uomini sono spinti da due cose principali; o dall’amore, o dal timore: talché,
così gli comanda chi si fa amare, come lui che si fa temere; anzi, il più delle volte è più seguito e
più ubbidito chi si fa temere che chi si fa amare.”
Il tema se il leader abbia più forza se amato o temuto, è un tema che pervade tutta la storia e
tutta la scienza della polemologia dalla sue origini ad oggi. La risposta è molto complessa. Vi leggo
altre due frasi molto sintetiche. Una è di Federico II,l’ inventore, colui che ha costruito l’esercito
prussiano: “Ci sono casi in cui la severità è necessaria, ma la crudeltà non lo è mai. In un giorno di
battaglia preferirei essere amato che temuto dai soldati.”. Ma lo stesso, ha del pari scritto pochi
anni dopo: “Un soldato deve temere il proprio ufficiale più dei pericoli ai quali viene esposto.”
E’ estremamente dare una risposta in poco tempo a questo tema. Bisogna partire però da un
presupposto: che l’amore, l’essere seguiti perché si è amati, è sempre –e lo dimostra in modo
inequivocabile la storia dell’arte del comando- una forza che tende a spegnersi in relazione al
tempo. E’ quindi una forza che può muovere gli uomini a seguirci per poco tempo e per obiettivi
poco ambiziosi. Esiste una profonda differenza tra il rispetto e la paura: incutere rispetto,f arsi
seguire perché le persone che ci circondano hanno rispetto, in qualche modo ci temono e temono
ciò che possa essere il frutto delle nostre decisioni e del nostro modo di relazionarci a loro, è una
grande forza del leader. Se io dovessi scegliere quale dote possedere in un momento di grande
crisi, di grande difficoltà, io preferirei essere temuto che amato, e suscitare attraverso un giusto
livello di timore, il rispetto delle persone che devono poi obbedire e fare ciò che io ritengo debbano
essere i comportamenti strategici per portarci ad una soluzione.
Napoleone scrisse una cosa straordinaria, una costante del suo pensiero: “E’ molto meglio un
generale cattivo che due buoni”, nel senso che il comando per forza di cose dev’essere un
elemento unitario, e penso che per fare questo sia più semplice incutere timore rispetto che farsi
amare, perché farsi amare richiede un tempo che molto spesso non si ha a disposizione.
Ulteriore elemento di riflessione sul tema se il leader debba essere amato o temuto; dopo la frase
che avevo letto poc’anzi di Machiavelli, ne ritroviamo un’altra, straordinaria, nella lettera a
Francesco Vettori: “L’offizio principale di ogni principe è guardarsi dall’essere odiato et
disprezzato.”
Ricalchiamo ciò che abbiamo appena detto: essere temuto è un concetto, essere amato e
disprezzato è completamente un altro. L’odio non è il timore. Quindi, quando io dico che un capo
dev’essere temuto, non dico che un capo dev’essere odiato. La distinzione è molto sottile, qui
risiede una delle ricette più difficili e complicate dell’essere capo, dell’arte di vincere, della strategia
del successo, dell’essere leader ma in questo deve risiedere la grande capacità: riuscire ad essere
temuto senza essere odiato.
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