Sappiamo che l`uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per

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Sappiamo che l`uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per
P.RG.C. DI BORGOMANERO
“Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte di terra è uguale
ad un’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla
terra tutto quello che gli serve. La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha
conquistata passa oltre. Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba.
Rapina la terra ai suoifigli, e non si preoccupa. La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli
cadono nell’oblio. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare,
sfruttare, vendere come sifa con le pecore o con le perline luccicanti. La sua ingordigia divorerà
la terra e lascerà dietro di sé solo deserto.”
Dal discorso di Capo Seattie all’Assemblea Tribale del 1854
Sinistra Ecologia Libertà, ha già espresso le sue posizioni sul P.R.G. di Borgomanero, un piano
di governo del territorio che prevede un considerevole aumento demografico della
popolazione, non documentato da reali flussi migratori o da una previsione di crescita
esponenziale delle natalità, un piano, pertanto, che non pone al centro il benessere dei
cittadini, con la salvaguardia del territorio, ma incentiva gli speculatori edilizi, con
individuazione di nuove aree residenziali, commerciali, volte a riempire spazi urbani ancora
liberi. Con questo piano il governo del territorio si occupa solo di completare un puzzle
urbano con colate di cemento senza nessun progetto di sviluppo e indirizzo urbanistico
futuro, mero riempimento edilizio. Viene da chiedersi che strategia progettuale ha seguito?
quali studi del territorio sono stati realizzati prima di proporre questo piano regolatore? il
perché delle scelte? qual è la logica politica ed urbanistica che orienta a strappare le terre
all’agricoltura? I cittadini di Borgomanero non meritano questo, non meritano un piano così
poco attento alla crescita urbana della loro città. Parlare di Governo dei Territorio (P.RG.)
significa dare le indicazioni politiche, urbanistiche e ambientali del comune interessato e
molto spesso anche indirizzare le scelte dei comuni vicini, per cui accettare che Borgomanero
vada, per i prossimi anni di attuazione del P.R.G., in controtendenza con le linee di tutela del
territorio ormai universalmente adottate.
Borgomanero, come molte altre realtà italiane, ha seguito un modello di sviluppo urbano
funzionale solo alla sommatoria d’interessi singoli e per nulla orientato da un disegno
complessivo che miri all’innalzamento del livello di benessere collettivo e alla salvaguardia
del bene comune, il nostro Paese ha cavalcato negli ultimi decenni un’urbanizzazione estesa,
veloce e talvolta violenta. Questo modello urbanistico viene sempre motivato da buone
intenzioni: “il centro commerciale porterà posti di lavoro’ ‘con le mille villette avremo una
scuola più grande e la piscina nuova’ “il polo logistico creerà sviluppo”. La spinta al consumo
del territorio è venduta all’opinione pubblica come una necessità dell’economia, con ricadute
positive al benessere dei cittadini. Quindi visto il livello di cementificazione italiano
dovremmo essere il motore trainante dell’economia europea e dovremmo avere un altissimo
livello di qualità della vita, ma non mi sembra che le cose stiano andando proprio così. Perché?
perché la pianificazione urbanistica in Italia è pressoché assente e Borgomanero non è da
meno. Purtroppo dove non ci sono regole precise a tutela e a garanzia dell’interesse collettivo,
prevalgono gli interessi di pochi e di chi domina il mercato.
Ai cittadini, proprietari dei terreni interessati dal cambio di destinazione d’uso, la
convenienza economica c’è, ma è personale e legata all’interesse di pochi, mentre gli
amministratori del comune devono salvaguardare l’interesse collettivo, cioè di tutta la
cittadinanza. Il sindaco e gli Amministratori del Comune di Borgomanero hanno il dovere di
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indirizzare le scelte amministrative per l’ottenimento di un’alta qualità della vita dei loro
cittadini, con salvaguardia del territorio e delle aree agricole, con un centro urbano
recuperato, con un tasso di inquinamento basso, con case per tutte le possibilità economiche.
Se Borgomanero si guarda intorno può vedere come i suoi cittadini siano assediati dal
cemento. Stiamo compromettendo per sempre un bene comune, perché anche la proprietà
privata del terreno non dà automaticamente diritto di poterlo distruggere e sottrarlo così alle
generazioni future. Edilizia residenziale, artigianale e industriale, megacentri commerciali,
outlet, sommati ai necessari svincolo, alle rotonde ai raccordi viari hanno portato alla
cementificazione selvaggia, al frenetico consumo del territorio, portando l’amministrazione,
con questo piano regolatore a considerare il territorio comunale sempre più come una terra in
svendita. Lagricoltura scivola costantemente verso l’impoverimento, sia economico che
culturale, con grandi e fertili territori che sono passati (consapevolmente o meno) da una sana
vocazione agricola, che però comporta pazienza e fatica, ad una ammaliante vocazione
edilizia, che rende ricchi subito e senza sudore. I contadini, potenziali protagonisti di una
rinascita produttiva per il paese, sempre più difficilmente riescono a resistere di fronte alle
offerte della speculazione, per la quale la terra è solo una preda, da addentare e divorare,
senza alcun riguardo nei confronti della sua rigenerazione ecologica.
La crescita urbana di Borgomanero non è diversa da quella di molte altre città che con questa
cultura urbanistica sono sempre del tutto simili, con periferie scialbe che svuotano l’anima dei
centri storici e invitano a passeggiare nei centri commerciali invece che godere del tessuto
storico del proprio territorio, impoverendo le relazioni sociali tra le persone e distruggendo il
senso di appartenenza ad una comunità. Spesso il consumo di suolo è uno spreco che non fa
crescere il PIL ma lo abbassa, infatti sono sprechi i capannoni vuoti, le case sfitte, le case da
recuperare, tutti sprechi che non portano beneficio ad una comunità, né sull’occupazione, ne
sulla qualità della vita, oltre a perdere la propria identità storica.
Il piano regolatore del Comune di Borgomanero non orienta il territorio allo stop al consumo
del suolo, allo stop dell’avanzata del cemento, che per un amministratore pubblico è un
obbligo più che una scelta, ricordo che la nostra Costituzione all’art. 9 comma 2 riporta: “La
Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Va anche in
controtendenza al Piano Territoriale Regionale del 21 luglio 2011 (DCR n. 122-29783), con
particolare riferimento all’art. 31 che riguarda appunto il “Contenimento del consumo del
suolo”. Questo piano regolatore infatti non indica un piano straordinario per l’edilizia:
recupero e cura del patrimonio esistente, interventi per l’efficienza ed il risparmio energetico,
bioedilizia con ricadute positive per l’economia e il lavoro; non indica che i terreni agricoli
non diventeranno più edificabili e quindi vanno salvaguardati o altrimenti saranno persi per
sempre, il PRG di Borgomanero va purtroppo nella direzione opposta.
Borgomanero necessita di un progetto organico di sviluppo che la porti verso un nuovo modo
di concepire la città. Le indicazioni di massima di questo PRGC non sono rivolte alla tutela del
territorio, non prevedono lo sviluppo d’infrastrutture volte al miglioramento della qualità del
vivere, di spazi comuni pubblici, di piani energetici comunali indirizzanti all’uso collettivo
delle energie rinnovabili e al risparmio energetico, di un progetto di viabilità sostenibile:
trasporto pubblico funzionale tra centro e frazioni, collegato anche ai comuni limitrofi, piste
ciclabili (ciclometropolitana: rete di piste ciclabili a collegamento dei quartieri urbani e dei
comuni limitrofi), di un progetto di recupero del tessuto edilizio esistente per evitare il
degrado delle aree già edificate e urbanizzate (anche con possibili demolizioni e
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ricostruzioni), è indirizzato verso vecchie logiche espansionistiche di sviluppo esasperato del
territorio, scelte che hanno già dimostrato la trasformazione delle nostre città in centri
invivibili ed altamente inquinati. L’edilizia, deve orientarsi verso il recupero di edifici
abbandonati, degradati, da demolire, per recuperare le aree, già urbanizzate e recuperare il
tessuto urbano fatiscente. Il recupero o il rifacimento di queste aree deve essere indirizzato,
dai piano urbanistici comunali, verso la realizzazione di un edilizia a basso impatto
ambientale, con livelli di coibentazione che impediscano il consumo energetico e, le
conseguenti emissioni di C02 nell’aria, attraverso edifici ad alta dispersione, abbattendo così
anche i costi di riscaldamento, forse tutto questo sì che fa PIL, con beneficio di tutta la
collettività e delle generazioni future. Un altro dei tanti aspetti è il potenziamento del verde
pubblico con nuovi concetti come ad esempio l’inserimento sul territorio di aree destinate a
orti urbani, sociali, comunali, messi a disposizione del cittadino che possono diventare
momenti di socializzazione, fare comunità e in molti casi essere da sostentamento in momenti
di crisi, oltre a ridare dignità al rapporto uomo terra.
Da una minaccia per l’ambiente, per le nostre città e per la nostra qualità della vita può e deve
nascere la speranza di cambiamento, alcune esperienze da New York a Vienna, da Amsterdam
a Stoccolma, dimostrano che cambiare stile di vita è possibile, che la qualità della vita dei
cittadini deve essere messa al primo posto, che un nuovo stile di vita si può avere. Bisogna
immaginarsi città che sviluppino nuove strategie come “la New York che in 5 anni ha
raddoppiato il numero dei ciclisti e favorito la piantumazione di mezzo milione di alberi per
poter garantire a ogni cittadino della Grande Mela l’accessibilità a una area verde entro 10
minuti di strada percorsi a piedi.” L’Europa non è da meno e la tendenza di alcune grandi città
è quella di riversare investimenti importanti in cambio di riduzione di emissione di gas serra
attraverso: efficienza energetica, reti energetiche e sistema di trasporti. Alcune tra le città
europee più Green sono: Amsterdam, Copenaghen, Amburgo, Friburgo, Stoccolma, Vienna.
L’elenco è sempre più lungo perché la tendenza è quella di ricostruire città più vivibili.
Proviamo a pensare al bene collettivo prima che al bene personale, proviamo a ragionare e
parlare di decrescita sostenibile e non solo di crescita i cui risultati, in molti casi, ha
contribuito all’attuale situazione, proviamo a pensare la città come patrimonio di tutti, non
come proprietà privata da svendere, dobbiamo andare verso l’unico bene che ci può salvare
dalla crisi: il bene collettivo.