campo di volo di Marcon
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LA STORIA DEL CAMPO DI VOLO DI MARCON Il campo di volo di Marcon fu tra i più grandi e più importanti campi di volo edificati al di qua del Piave e per questo motivo sede di numerosi attacchi da parte dell’aviazione austriaca. Sul campo ha operato uno dei reparti più antichi e gloriosi dell’Aereonautica Militare Italiana, il XIII Gruppo, che in 90 anni di esistenza ha percorso non solo la storia dell’Arma Azzurra, ma la storia dell’aviazione militare da caccia, passando dai lenti biplani in legno e tela della Prima Guerra Mondiale ai primi veloci monoplani in metallo della Seconda e dai primi e insicuri aviogetti del dopoguerra ai più moderni e prestanti AM-X. Del XIII Gruppo hanno fatto parte alcuni dei più valorosi piloti italiani della specialità caccia della I Guerra Mondiale, tra i quali spiccano i nomi di Ernesto Cabruna, Giovanni Ancillotto, Ferruccio Ranza, Pier Ruggero Piccio, Amedeo Benati e altri presenti anche nel campo di Marcon, da dove hanno scritto alcune delle pagine più belle della storia dell’Aviazione militare italiana. Non si può però dimenticare il nome di Italo Luigi Urbinati. Nato nel 1891, entrò volontario nell’esercito come già avevano fatto i suoi fratelli. Mosse i primi passi della carriera militare nel nuovo corpo degli autieri, dove incontrò il barone Cillario, un alto ufficiale dei carabinieri che, notando la sua alta statura di oltre due metri, lo fece entrare nel corpo dei Corazzieri. Allo scoppio della guerra Urbinati non nascose la propria irrequietezza. Orgoglioso di far parte di un corpo di élite, era deluso dalla circostanza di trovarsi lontano dal fronte. Ottenne il trasferimento nell’aviazione, e poco tempo più tardi divenne un ricognitore marittimo. Dal campo di aviazione di Marcon, Urbinati si levò più volte in volo di ricognizione dall’alba al tramonto con una squadriglia Caproni per individuare lungo la costa istriana i movimento della flotta austriaca. Il campo di volo fu costruito nell’estate 1917, nel quadro della politica di potenziamento della forza aerea della marina voluto dall’ammiraglio Thaon de Revel, capo di stato maggiore della marina e da sempre fermo sostenitore della necessità di uno sviluppo dell’aviazione che tra il 1917 e il 1918 avrebbe dovuto trovare compimento attraverso il “Programma dell’organizzazione dell’aviazione da svilupparsi nell’anno finanziario 1917-1918”. Il piano, molto ambizioso, prevedeva che entro la primavera del 1918 dovessero essere disponibili 48 idrovolanti da bombardamento, 155 da ricognizione lontana, 102 da caccia, 96 da ricognizione tattica e 56 aeroplani terrestri da caccia e 32 terrestri da bombardamenti. Il compito principale cui dovevano essere destinati i bombardieri terrestri della marina era secondo Thaon de Revel quello di colpire le principali basi del nemico a Pola e Cattaro. Il 22 luglio del 1917 entrò in servizio sul campo di volo di Marcon la 201° squadriglia di bombardieri Caproni alle dipendenze dei Servizi Aeronautici della Regia Marina venendo subito impegnata in missioni di sorveglianza ed avvistamento lungo le coste istriane. Il 21 agosto, al ritorno da una di queste missioni, la squadriglia registrò la sua prima perdita in operazioni di guerra quando, per un incidente, l’aereo pilotato dallo stesso comandante della squadriglia precipitò presso Favaro provocando la morte di tutti e quattro gli uomini dell’equipaggio. Tra settembre ed ottobre l’unità fu impegnata a Venezia anche nella sperimentazione del trasporto e del lancio di siluri; quest’ultima attività fu testata in azione la notte tra il 2 e il 3 ottobre, quando il Caproni decollò con agganciato un siluro di 700 Kg. Giunto a Pola mancò il bersaglio per un errore dell’equipaggio. Il 3 ottobre la squadriglia perse un altro aeroplano colpito sopra Pola dalla contraerea e costretto ad un atterraggio di emergenza oltre le linee nemiche. Un’altro ne perse il 2 novembre quando venne abbattuto dal fuoco delle mitragliatrici sul Tagliamento, provocando la morte di tre dei quattro membri dell’equipaggio. A differenza di altri campi riutilizzati o realizzati in fretta per dare immediato appoggio alle varie squadriglie basate in Friuli, tra i quali anche gli altri due campi “mestrini” di Cà Tessera e di Malcontenta, il campo di volo di Marcon era dotato non solo di hangar smontabili tipo “Sarzotto” e “Bessoneau” ma anche di hangar permanenti con strutture miste in laterizio e legno e tetti ricoperti di tegole piatte disposte sui lati est e nord della pista. Completavano le strutture del campo una palazzina comando con gli alloggi per gli ufficiali e i piloti, cucina, le mense per i sottufficiali e la truppa, lavatoi in cemento, due casermette. L’intera area del campo si estendeva per 1500 metri quadrati, dedicati soprattutto alla pista. La 201° squadriglia lasciò il campo di Marcon il 6 novembre per trasferirsi a Ghedi nel quadro della ricollocazione seguita 1 2 3 4 la rotta di Caporeto che comportò anche la cessione del campo alle squadriglie del Regio Esercito. In questo periodo, lasciate le loro basi nel Friuli, passarono brevemente per Marcon la 10° e la 7° squadriglia di bombardieri Caproni: la prima arrivò il 28 ottobre del 1917 da Campoformio e la seconda da Aviano. Furono spostate quasi subito anche queste a Ghedi rispettivamente il 2 e il 7 novembre per lasciare il posto a ridosso del fronte alle più utili squadriglie da ricognizione e da caccia. Il 3 Novembre del 1917 occupò il campo la 39° squadriglia da ricognizione che diventò operativa solo dopo lo spostamento al campo di Cà Tessera l’11 novembre. Il 7 novembre arrivò per rimanervi fino al 22 marzo del 1918 la 23° squadriglia da ricognizione, ridotta dopo la ritirata a due soli Savoia Pomilio S.P.3. Nei mesi di permanenza al campo la squadriglia venne rinforzata potendo continuare la preziosa opera di ricognizione fotografica sul fronte del Piave, registrando in questo periodo la perdita in azione di tre apparecchi di cui uno sul campo di Marcon per un incidente in fase di decollo. Il 9 novembre arrivò a Marcon con i suoi tre aerei superstiti anche la 28 squadriglia da ricognizione e vi rimarrà fino alla fine del mese di luglio 1918 per trasferirsi poi al nuovo campo di Malcontenta. In questo periodo, su 7 perdite registrate dalla squadriglia, 6 furono dovute ad incidenti dei quali quattro si registrarono in fase di atterraggio o decollo direttamente sul campo. Tra questi si cita quello di un SIA 7b che il 16 maggio 1918 urtò un abitazione in fase di atterraggio. Dal 27 novembre del 1917 al 20 marzo 1918 troviamo a Marcon anche la 118° squadriglia con i suoi aerei SAML per il servizio di artiglieria e di collegamento con la fanteria. Tra le squadriglie da ricognizione presenti a Marcon sono da ricordare anche la 62°, presente dal 10 marzo al giugno del 1918, periodo durante il quale perse due dei suoi Savoia Pomilio S.P 4 di cui uno schiantatosi proprio a Marcon il 17 aprile per avaria al motore con la perdita di tutti e tre i componenti dell’equipaggio. La 131°, che arrivò a Marcon il 31 maggio, fu duramente impegnata durante la battaglia del Piave anche in azioni di bombardamento e mitragliamento oltre che di osservazione prima di rientrare al campo di Fossalunga il 7 luglio. La 5° sezione SVA, a Marcon dal 2° luglio 1918 alla fine di novembre, fu l’ultima squadriglia ad operare nel campo. A Marcon operano però anche le più famose, e osannata dalla propaganda, squadriglie da caccia. La prima a giungervi l’8 novembre 1917 fino alla fine della guerra fu la 77° squadriglia SPAD, che compì tra l’1 novembre 1917 e il 4 novembre 1918, 372 voli di caccia, 667 voli di scorta, 1466 di crociera, 44 ricognizioni fotografiche e 47 missioni contro Drachen sostenendo 108 combattimenti con l’abbattimento di 25 aerei e 5 Dachen nemici. Ta questi ultimi abbattimenti va ricordato quello rimasto famoso per essere stato immortalato nel Corriere della Sera di Beltrame effettuato il 5 dicembre 1917 da Giannino Ancillotto, uno degli assi della squadriglia con le sue 11 vittorie. L’8 novembre arrivò, con i suoi 10 Nieuport Ni 17, l’80° squadriglia da caccia, dotata dei più moderni Hanriot con i quali terminò la guerra sempre sul campo di Marcon. L’11 novembre giunse anche l’83° squadriglia che, assieme alle precedenti, andò a costituire il XIII Gruppo Aeroplani al servizio della III Armata e vi rimase fino al 18 marzo del 1918. L’attività aerea del campo di Marcon, a testimonianza della sua importanza, fece registrare anche la presenza di reparti speciali come la prima sezione della 24° squadriglia, a Marcon da marzo a maggio del 1918 ed adibita al servizio di fanteria in funzione di collegamento e appoggio a bassa quota, anche allo scopo di supportare il morale delle truppe. Ma la più famosa è la 9° squadriglia dotata di bombardieri Caproni che, per un breve periodo, dal 15 settembre al mese di ottobre del 1918, fu alle dipendenze del Gruppo “I” – Informazioni- presso il campo di Marcon incaricata di rifornire con lanci notturni di viveri, armi e piccioni viaggiatori gli informatori portati oltre la linea di Piave con più leggeri aerei tipo Voisin o idrovolanti. Le operazioni in realtà partirono dal più vicino campo di Cà Tessera dove i Caproni venivano portati in volo da Marcon, e proprio durante uno dei trasferimenti, il 21 settembre 1918, il Caproni 2342 venne distrutto subito dopo il decollo da Marcon per il malfunzionamento di uno dei motori che ne provoca lo scivolamento dell’ala e la conseguente caduta. Anche se attivo solo per 15 mesi, il campo di Marcon fu dunque uno dei più importanti sul fronte italiano dopo lo sfondamento di Caporetto. Tale importanza si lega sicuramente alla sua precedente predisposizione che lo fece trovare pronto ad accogliere le squadriglie in ritirata dal Friuli senza ricorrere a realizzazioni provvisorie. Condizione questa che ne ha permesso fino ad oggi la sopravvivenza resa precaria dallo stato di degrado ed abbandono nel quale versa. 5 6 8 7 9 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DEI LUOGHI L’ex campo di volo di Marcon si trova nella parte più a nord del Comune, in località di Gaggio, quasi a confine con il Comune di Mogliano Veneto; è delimitato a nord dal fiume Zero ed ad est dal canale consortile denominato “Collettore Acque Alte Zuccarello”; è accessibile da sud da via Fornace. Attualmente il campo di volo, con la sua pista e le sue costruzioni, è difficilmente leggibile nel territorio. La pista infatti è stata quasi interamente sostituita da terreno agricolo coltivato ed i resti degli edifici sono circondati da una superficie pertinenziale recintata di circa mq 47.760 a forma di sette, come risulta evidente dalla foto aerea. Con decreto interministeriale n. 305 del 13 gennaio 1987, pubblicato nella G.U. n. 40 del 18 febbraio 1987, è stato disposto il passaggio dell’ex campo di volo dalla categoria dei beni del Demanio Pubblico Militare a quella dei beni Patrimoniali dello Stato, infatti oggi è gestito dell’Agenzia del Demanio, Filiale del Veneto, che non ha provveduto alla manutenzione degli immobili, attualmente in evidente stato di degrado ed abbandono. L’unico hangar ancora parzialmente visibile è quello posizionato nella parte più a sud del sette. La struttura è fatiscente in quanto parte della copertura in tegole piane è crollata ma conserva intatta la struttura portante in cemento armato, i tamponamenti esterni in mattoni e le originali capriate in ferro e cemento. Degli altri hangar ubicati più a nord restano solo alcuni elementi strutturali verticali, consistenti in una successione di portali in cemento armato e tratti di muratura in mattoni di separazione interna. Ancor meno tracce si trovano dell’hangar ubicato nella parte superiore del sette, del quale rimane solamente qualche pilastro e traversa in cemento. Non sono ancora crollati gli edifici per servizi posizionati nella parte angolare del sette: gli alloggi per la truppa (nello stabile più a sud), gli uffici ed alloggi per ufficiali, i garage, la cucina, la mensa per sottufficiali e i lavatoi. A causa delle pessime condizioni statiche e della fitta vegetazione che li circonda è difficoltoso l’accesso agli immobili, che nel caso degli uffici ed alloggi per ufficiali è totalmente impedito. Degli alloggi per la truppa, ubicati nello stabile più a nord, e delle cabine idrovore non resta più nulla. La struttura relativa agli edifici detinati ad alloggi e uffici è in legno e mattoni, mentre quella delle cucine dell'autorimessa e degli hangars è in cemento armato. I tamponamenti esterni e le tramezze interne sono in mattoni e le coperture in tegole. Alcuni furono utilizzati come abitazioni fino agli anni ‘70, motivo per cui sono state apportate nel tempo piccole modifiche volte a renderne adeguato l’utilizzo ai fini residenziali (installazione impianti e realizzazione tamponamenti, controsoffittatture e bagni). VINCOLI E PREVISIONI URBANISTICHE Con decreto del Ministero per i Beni e le attività Culturali del 26 luglio 2011 è stato dichiarato l’interesse culturale ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni paesaggistici e culturali), volto alla tutela e valorizzazione del bene. Come emerge dal provvedimento il valore culturale è legato alla testimonianza dell’identità e della storia politica e militare più che all’aspetto architettonico, tipologico e costruttivo dei singoli manufatti. L’istituzione del vincolo comporta la necessità di subordinare qualsiasi tipo di intervento di trasformazione degli edifici esistenti all’autorizzazione della Soprintendenza per i beni architettonici, soggetto preposto al controllo di una corretta manutenzione o ricostruzione, nel rispetto dei valori storici da tutelare. Anche lo strumento di pianificazione territoriale di cui il Comune di Marcon si sta dotando, il piano di assetto del territorio, individua l’area come idonea per il miglioramento della qualità territoriale. In particolare è previsto il recupero ambientale e la riqualificazione paesaggistica dell’intero ambito attraverso il coordinamento e la promozione di quegli interventi in grado di rappresentare una forma di contrasto al degrado attuale, valutando la possibilità di operare con programmi complessi o di applicare gli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio o della compensazione urbanistica. Alla luce del fatto che le risorse pubbliche probabilmente non saranno in futuro sufficienti neppure per interventi manutentivi degli edifici, ridotti oramai a ruderi, sarà necessario ricorrere a forme di parternship pubblico-privato, come per esempio gli accordi di pianificazione previsti dall’art. 6 della L.R. Veneto n. 11/2004. 10 11 12 13 14 15 LA RICOSTRUZIONE DEL CAMPO DI VOLO Essendo rimasto ben poco dell’originale impianto del campo di volo per la sua ricostruzione è stato necessario avvalersi di fotografie, disegni storici e mappe rinvenuti negli archivi dell'ISCAG, dell'AUSSME, dell'USSM, dell'USSMA, del fotomuseo Panini di Modena, del Genio di Treviso e del Kriegsarchiv di Vienna. La fonte principale è rappresentata dai disegni delle piante e dei prospetti di quasi tutti gli edifici provenienti dall’Archivio del Genio Militare di Treviso risalenti al periodo post bellico (1919-20), e dalle due foto aeree del Fotomuseo Panini Modena – Fondo D’AMI 1918. Gli hangar principali erano cinque, di cui tre sul lato lungo del sette e due su quello corto. Quattro di questi avevano una dimensione in pianta pari a m.42,20 per m.36,50 per una altezza media di circa 7,60m. mentre il quinto, più piccolo, misurava in pianta m.32,80 per m.30,00 per una altezza media di circa 7,30m.. I più grandi erano realizzati con una struttura mista C.A., legno e mattoni, mentre il più piccolo aveva una struttura mista C.A. e mattoni. I portoni erano realizzati con ante in legno scorrevoli su binari appesi sul frontone, pure questo in legno, eccetto l’hangar più a sud che sul fronte aveva una capriata in cemento tamponata da mattoni. Nel campo c’erano alcuni hangar provvisori, del tipo “Bessoneau”. Erano strutture modulari smontabili e facilmente trasportabili, costruite in elementi lignei reticolari e tela, il cui perimetro rettangolare punteggiato dalle tracce a terra dei montanti è facilmente rinvenibile nella parte più a sud del sette. Immagini di questi hangar si possono vedere nella fotografia del 1918 trovata presso l'USSM (n.17) e nella planimetria del 1918, recuperata all’Istituto Storico Cultura Arma del Genio a Roma (n.21). Altre strutture oggi completamente scomparse sono degli hangar fissi di piccole dimensioni sparpagliati nella zona a nord della pista, ben rappresentati nei disegni rinvenuti presso l'ISCAG di Roma (n.51), probabilmente utilizzati solamente a Marcon, nel numero di 13, come indicato nel documento rinvenuto all'ISCAG (n.18), erano dotati di una intelaiatura di legno, sorretta lateralmente da terra, ed avevano una copertura di cartone incatramato appoggiato ad una orditura di listelli di legno; fitti garticci li chiudevano posteriormente. Dopo l’aprile 1918 alcuni di questi furono sostituiti da hangar provvisori tipo “Sarzotto”, più piccoli dei capienti hangar “Bessoneau” erano monoposto e ricalcavano la forma dell’aereo che dovevano ospitare; anche questi erano smontabili ed in struttura lignea tirantata e chiusi sul fronte da tela. Significative sono le tracce che si riscontrano nella pista. Alcune, in corrispondenza degli accessi degli hangar, erano degli scivoli su cui scorrevano gli aerei più ingombranti (Foto Museo Panini, 1915 -immagine dello scivolo di entrata all’hangar di un bombardiere Caproni del campo di volo di Aviano). Altre tracce riguardavano presumibilmente i segni convenzionali che dovevano favorire l’atterraggio dei velivoli. S’è visto infatti quanto frequenti erano gli incidenti, spesso mortali, legati alla fase d’atterraggio, tanto più difficile quanto più avverse erano le condizioni atmosferiche. Tuttavia potrebbe trattarsi anche di piccole corsie in terra battuta, utilizzate per il decollo, distinguibili per il diverso colore dal resto della pista in manto erboso. L’esatto dimensionamento della pista (lunghezza pari a m.600) del campo di volo è stato ricavato dal disegno riportante il sistema di raccolta delle acque meteoriche (immagine scolo acque rinvenuta all’ISCAG di Roma n.3). La pista risultava essere interessata da una fitta rete di tubazioni destinate al drenaggio dei suoli funzionale a mantenere asciutta la pista durante le manovre di decollo ed atterraggio in caso di pioggia. L’accesso via terra al campo di volo, avveniva da via Fornace, un stretta strada posta ad est e parallela al lato lungo del sette. La strada piegava verso ovest in corrispondenza dello spazio libero tra l’hangar a nord del sette e gli edifici per i servizi degli addetti. Quest’ultimo tratto oggi non è percorribile in quanto occupato da una fitta vegetazione fatta di arbusti ed alberature. 16 17 18 19 20 21 22 E 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. alloggiamenti truppa uffici ed alloggio ufficiali garage cabina idrovora hangars a due capannoni cucina cucina e mensa ufficiali lavatoi hangars "sarzotto" hangars in arelle ponte di accesso cisterna carburante 3 7 2 8 1 5 1 5 5 9 5 O N 5 planimetria 4 68 4 NO 11 SO NE S SE 1 12 23 10 5 24 25 26 16 27 5. Hangar a due capannoni 28 29 30 31 32 5. Hangar a due capannoni 33 34 35 36 37 2. uffici ed alloggio ufficiali 38 39 40 41 42 1. alloggiamenti truppa 43 44 45 46 47 48 3. 4. 6. 7. 8. garage. cabina idrovora. cucina. lavatoio. 1 2 13 14 15 23 32 42 5 4 3 43 16 17 24 33 25 34 44 35 45 7 6 26 48 41 52 Campo di volo di Marcon, garage - Rilievo fotografico 2012 45. Campo di volo di Marcon, lavatoio - Rilievo fotografico 2012 Marcon, aereo da ricognizione Pomilio P.D. Senza data ma 1918 - USMM secondo conflitto mondiale di Mariano Ranisi Tomo Primo edito dall'ufficio storico areonautica militare 46. Campo di volo di Marcon, cabina idrovora - Rilievo fotografico 2012 47 . Campo di volo di Marcon, cucine - Archivio del Genio (Treviso) 48 . Campo di volo di Marcon, lavatoio e garage - Archivio del Genio (Treviso) 1 6. Dettaglio del sistema di inserimento degli aerei all'interno dell'hangar - Foto museo Panini (Modena) 27. 1 7. 4. Corografia, campo di volo di Marcon - ISCAG (Roma) 1 8. Documento relativo agli hangar monoposto provvisori - ISCAG (Roma) (Roma 1998) 5. Campo di volo di Marcon, vista dell'hangar n.5 a due capannoni - USMM 1 9. Hangar smontabile monoposto in legno tipo "Sarzotto" - archivio Varriale (tratto dal libro IL FRONTE 28. hangar n.5 in costruzione - USMM Campo di volo di Marcon, vista dell'hangar n.5 a due capannoni - Rilievo fotografico 2012 Campo di volo di Marcon, ponte di accesso al campo - Rilievo fotografico 2012 DEL CIELO Guida all'Aviazione nel Veneto durante la Grande Guerra 1915-1918 di Renato Callegari 29. 30. 31 . edito dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato di Treviso) 32. Campo di volo di Marcon, hangar n.5 a due capannoni - Archivio del Genio (Treviso) 51 . Documento relativo agli hangar monoposto provvisori - ISCAG (Roma) 49 . 50 . 20. Planimetria del campo di volo di marcon - Archivio del Genio (Treviso) 33. Campo di volo di Marcon, uffici ed alloggi ufficiali - Rilievo fotografico 2012 52 . Campo di volo di Marcon, ponte di accesso al campo - Archivio del Genio (Treviso) . Planimetria del campo di volo di Marcon - ISCAG (Roma) 21 . Planimetria del campo di volo di marcon - ISCAG (Roma) 3 4. Campo di volo di Marcon, uffici ed alloggi ufficiali - Rilievo fotografico 2003 53 . Campo di volo di Marcon, cisterna carburante e cabina idrovora - Archivio del Genio (Treviso) Planimetria del campo di volo di Marcon - ISCAG (Roma) 22. 7. 8 40 Interno di un Hangar con dettaglio delle capriate - tratta da libro Aereoporto italiano, dalle origini al (Treviso) fornace - Museo Centrale Risorgimento (Roma) 51 9. Davanti ad un aereo P.D. Marcon luglio 1918 - Museo Italiano della Guerra (Rovereto) 1 0. Ex campo di volo di Marcon, decreto di interesse culturale ai sensi dell'art. 10 del D.Lgs. 42/2004 - Ministero per i beni e le attività culturali 2011 Hangar «Bessoneau» in tela all’idroscalo di Gorgo (Grado) - Archivio Costa (tratto dal libro IL 3 5. 3 6. Campo di volo di Marcon, uffici ed alloggi ufficiali - Archivio del Genio (Treviso) FRONTE DEL CIELO Guida all'Aviazione nel Veneto durante la Grande Guerra 1915-1918 di Renato 37. Foto aerea del campo di volo di Marcon 1918, ritaglio - Foto museo Panini (Modena) Callegari edito dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato di Treviso) 38. Alloggiamenti truppa dopo unbombardamento - USMM Campo di volo di Marcon, Alloggiamenti truppa - Rilievo fotografico 2003 11 . Ortofoto Raven 1978 - Archivio on-line della Regione Veneto 23. Veduta d'insieme del campo di volo di Marcon - USMM 3 9 . 40 . 1 2. Estratto del P.R.G. del Comune di Marcon approvato nel 2001 2 4. Campo di volo di Marcon, vista dell'hangar n.5 a due capannoni - USMM 41 . Alloggiamenti truppa dopo unbombardamento - USMM 1 3. Ortofoto del 1999 - Archivio on-line della Regione Veneto 2 5. Campo di volo di Marcon, vista dell'hangar n.5 a due capannoni - Rilievo fotografico 2012 42 . Campo di volo di Marcon, Alloggiamenti truppa - Archivio del Genio (Treviso) 22 31 Campo di volo di Marcon, cucine - Rilievo fotografico 2012 2 6. Foto satellitare Ikonos del 13.09.2006 Campo di volo di Marcon, vista dell'hangar n.5 a due capannoni e sullo sfondo la ciminiera della 50 12 30 44. Estratto del Piano di Assetto del Territorio adottato dal Comune di Marcon nell'ottobre del 2012 1 5. 6. 39 21 43 . 1 4. Foto aerea del campo di volo di Marcon 1918 - Fondo d'Ami ISCAG (Roma) 38 Campo di volo di Marcon, hangar n.5 a due capannoni, struttura della copertura - Archivio del Genio Foto aerea del campo di volo di Marcon 1918 - Foto museo Panini (Modena) 2. Planimetria del campo di volo di Marcon con la traccia dei canali e della condotta di drenaggio - 29 49 11 20 28 37 47 10 19 27 1. 3. 9 18 36 46 8 53