Il bambino tra didattica intenzionale e didattica
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Il bambino tra didattica intenzionale e didattica
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Servizio Scuola Materna Il bambino tra didattica intenzionale e didattica indiretta La continuità tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare Materiale di documentazione del percorso di formazione congiunta rivolto a docenti delle scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate e delle scuole elementari della provincia di Trento Anno scolastico 2001 – 2002 A cura di Maria Luisa Pollam con la collaborazione di Chiara Vegher Provincia Autonoma di Trento IPRASE del Trentino © 2003 by Provincia Autonoma di Trento – IPRASE del Trentino Tutti i diritti riservati Prima pubblicazione luglio 2003 Composizione & Grafica: TELESMA – Milano – Italia Stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento – Italia Il bambino tra didattica intenzionale e didattica indiretta: La continuità tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare p. 96; cm 24 ISBN 88 –86602-73-1 INDICE Prefazione 5 Parte prima _ Quadro teorico di riferimento Documento di base 11 Presentazione Roberto Fanini 15 Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare Maria De Benedetti 17 La progettazione intenzionale: dalla lettura dei bisogni alla legittimazione e condivisione delle scelte educativo-didattiche Rosa Papale 23 Il percorso del gruppo n. 1 Rosa Papale 29 Il percorso del gruppo n. 2 Sandra Sandri 33 Alcune riflessioni Maria De Benedetti 39 Conclusioni Roberto Fanini 49 Parte seconda Appendice Cartelloni di sintesi del gruppo n. 1 53 Cartelloni di sintesi del gruppo n. 2 59 Per continuare … 63 L’esperienza delle scuole 65 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Prefazione Il gruppo tecnico “Continuità materna-elementare” istituito dall’Iprase nel 1993, costituito da rappresentanti della componente sia docente sia direttiva delle scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate, della scuola elementare e della sovrintendenza, ha avuto fin dalla sua nascita come obiettivo principale quello di individuare modalità e strumenti per favorire il raccordo tra i due ordini di scuola. Tra le varie iniziative avviate per sostenere e facilitare tale raccordo, vi è anche l’attivazione di percorsi di formazione congiunta, così come previsto dalla delibera n. 13057 del 20.11.98 in cui la Giunta provinciale emana le direttive per la realizzazione della continuità e adotta lo strumento per il passaggio delle informazioni tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare. Si ritiene infatti che la formazione congiunta, così come altre azioni - passaggio d’informazioni, visite, momenti informativi e scambio di materiali, progetti ponte, confronto metodologico e didattico, gestione di spazi comuni, costruzione di strumenti per l’osservazione e la valutazione, commissioni di lavoro - ciascuna delle quali tanto più efficace quanto più inserita in un piano articolato e condiviso di proposte, crei le condizioni per la continuità. La formazione, infatti, prima ancora che per i contenuti di volta in volta toccati, è importante in quanto offre spazi di confronto e discussione rispetto 1 a modalità di relazione con il/la bambino/a , stili di insegnamento e di apprendimento, organizzazione degli spazi e dei tempi della didattica, strategie comunicative, attenzioni pedagogiche e così via al fine di condividere un’ipotesi educativa e un metodo di lavoro coerente in continuità. Il bambino che passa da un contesto all’altro ha diritto a una continuità di metodi, strategie, attenzioni, criteri di valutazione dei risultati, modalità di gestione dell’errore, e ha diritto anche a veder riconosciuta una sua storia, a non 1 D’ora in poi il termine “bambino” verrà utilizzato in questa duplice accezione. 5 PREFAZIONE 6 2 ripartire ogni volta da zero: su questi elementi è importante che gli insegnanti dei due gradi scolastici si confrontino e riflettano, se si vuole garantire a quel bambino un percorso unitario e senza fratture che si sviluppi secondo una logica di progressività, essenzialità e continuità, con una specifica attenzione alle connessioni e ai raccordi. Per dare risposta a questo tipo di bisogno e di attenzione, l’Iprase, il Servizio Scuola Materna della P.A.T. e la Federazione provinciale delle Scuole materne hanno attivato, nell’anno scolastico 2001/2002, due percorsi di formazione mirati alla realizzazione della continuità educativa, il primo più centrato su una continuità pedagogica, l’altro più su una continuità curricolare; è stato inoltre attivato un laboratorio – “Il laboratorio dell’arte” in collaborazione con il MART - mirato al confronto su contenuti, metodi, strategie per affrontare il tema dei linguaggi e dei significati dell’arte. Nello specifico questi i due percorsi di formazione: 1. “Il bambino tra didattica intenzionale e didattica indiretta”, un percorso mirato all’individuazione e ricerca di pratiche operative coerenti che tengano conto e valorizzino l’intero percorso formativo del bambino; 2. “Il bambino e la lingua scritta: un laboratorio per imparare a leggere prima di leggere e a scrivere prima di scrivere”, un percorso interattivo centrato sull’analisi ed approfondimento dei processi di concettualizzazione della lingua scritta in età prescolare. I tre soggetti promotori intendono, con una serie di volumi, mettere a disposizione dei docenti la documentazione di questi e di eventuali altri percorsi. Si tratta di materiali che hanno il duplice scopo di: dare una restituzione del lavoro svolto a quelli che hanno partecipato all’esperienza, sollecitare anche in altri una riflessione sulle tematiche affrontate e sulla possibilità di avviare percorsi analoghi nel segno della continuità. Per questo motivo, accanto alla presentazione delle attività svolte e che costituisce di fatto la memoria di quanto accaduto, sono stati recuperati contri2 D’ora in poi “gli insegnanti” verrà utilizzato per indicare sia la componente femminile sia quella maschile del corpo docente. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA buti utili a dare le ragioni e il senso delle scelte effettuate e, soprattutto, sono stati ricavati elementi di tipo metodologico che si prestano a una generalizzazione e che come tali si ritiene possano essere utilizzabili anche in altri contesti e da parte di altri soggetti. L’augurio è che il racconto ad altri di un’esperienza che per il gruppo è stata significativa possa attivare quel confronto e scambio di idee e prospettive che la documentazione rende possibile facendo in modo che un materiale patrimonio di alcuni - diventi per altri strumento di lavoro e generatore di nuove esperienze. Composizione del gruppo tecnico “Continuità materna-elementare”3 Roberto Fanini Maria Luisa Pollam Clara De Boni Laura Bampi Funzionario – settore gruppo di studio - rappresentante della Sovrintendenza Antonella Giurato Coordinatrice pedagogica - rappresentante della scuola dell’infanzia provinciale Coordinatore pedagogico - rappresentante della scuola dell’infanzia provinciale Giuseppe Pesenti Riccarda Simoni Chiara Vegher Silvia Cavalloro Lorenza Ferrai Lara Gobbi Danila Moranduzzo 3 Dirigente scolastico - rappresentante della scuola elementare responsabile del progetto Insegnante in utilizzo, rappresentante dell’Iprase e coordinatrice del progetto O.P.P. - rappresentante della scuola elementare Coordinatrice pedagogica - rappresentante della scuola dell’infanzia provinciale Insegnante di scuola elementare in utilizzo presso il Servizio Scuola Materna sul progetto continuità Coordinatrice pedagogica - rappresentante della scuola dell’infanzia equiparata Coordinatrice pedagogica - rappresentante della scuola dell’infanzia equiparata Coordinatrice pedagogica - rappresentante della scuola dell’infanzia equiparata Insegnante scuola dell’infanzia - rappresentante della scuola dell’infanzia equiparata Dalla sua costituzione ad oggi il Gruppo tecnico ha subito modifiche nella sua composizione. 7 PARTE PRIMA QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Documento di base PREMESSA Se per didattica si intende il complesso delle opportunità che promuovono apprendimento, allora la didattica indiretta è di gran lunga il più importante sistema formativo per tutti. La quotidianità è fonte incessante di stimoli ad apprendere, per tutta la vita. Non sempre, però, è coerente con un progetto educativo pensato. La ricerca delle coerenze è tra i compiti più complessi degli educatori: • coerenza tra curricolo esplicito, intenzionale, e curricolo implicito; • coerenza tra educatori del team; • coerenza tra educatori istituzionali e famiglie; • coerenza tra educatori del prima e del dopo (scuola dell’infanzia e scuola elementare). Ma coerenza non significa rigidità e continuismo sordo alle esigenze di flessibilità e di cambiamento di una identità che cresce e pertanto si espande e si confronta con nuove dimensioni. All’interno della complessa e delicata problematica del passaggio dei bambini da un ordine di scuola all’altro, è importante allora individuare elementi di continuità/discontinuità tra le due istituzioni, attraverso i quali comprendere atteggiamenti, stili, scelte, modalità di gestione della sezione/classe e di valutazione dei risultati delle due scuole. Altro compito che qualifica la professionalità degli educatori è inserire nel progetto e nella consapevolezza tipica della didattica intenzionale le conoscenze e le abilità fornite dalla didattica indiretta: non ignorarle, tantomeno negarle, ma non lasciare che diventino un curricolo parallelo, povero di significato perché privo di critica e di finalizzazione. 11 12 PARTE PRIMA Documento di base Destinatari Gruppi misti di insegnanti della scuola dell’infanzia e delle scuole elementari di riferimento: preferibilmente del terzo anno della scuola dell’infanzia e delle classi prime della scuola elementare. Finalità del percorso formativo Poiché i destinatari sono insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola elementare impegnati in gruppi misti di lavoro, il percorso formativo, fondato sulla comune competenza della lettura dei bisogni dei bambini, è indirizzato: • al confronto tra insegnanti dei due ordini di scuola sulle strategie didattiche, sugli stili educativi, sulle pratiche di insegnamento, sulla gestione della sezione/classe, sulle attenzioni pedagogiche educative; • alla progettazione di percorsi comuni che tengano conto e valorizzino l’intero percorso formativo del bambino; al fine di avviare un’ipotesi sperimentabile di curricolo continuo per le fasi più delicate e decisive della formazione del bambino. Risultati attesi a) di prodotto • mettere a punto criteri per un curricolo continuo longitudinale (scuola infanzia-scuola elementare) e trasversale (curricolo intenzionale-curricolo implicito); • predisporre un piano per l’avviamento di una sperimentazione di continuità curricolare. b) di formazione • costruire una cultura didattica condivisa tra insegnanti di cicli diversi; • acquisire gli strumenti metodologici della programmazione e della documentazione. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Tematiche • il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare: caratteristiche dello sviluppo affettivo e sociale, modalità di apprendimento e stili cognitivi; • la progettazione intenzionale: dalla lettura dei bisogni alla legittimazione e condivisione delle scelte educativo/didattiche; • elementi di metodologia e contesto che tengano anche conto della specificità delle due scuole. Metodologia Lavori di gruppo centrati su compito, sostenuti e alimentati da momenti collettivi informativi. Tempi di realizzazione Una giornata intensiva il 29 agosto 2001, un incontro intermedio ed uno conclusivo, più incontri di gruppo da articolarsi durante l’anno scolastico, per un totale di 24 ore. Articolazione della giornata iniziale: 09.30 – 10.45 Relazione: “Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare” Maria De Benedetti 10.45 – 11.00 Pausa 11.00 – 12.30 Lavori di gruppo Pomeriggio 14.30 – 15.45 Relazione: “Dal progetto alla programmazione” Rosa Papale 15.45 – 16.00 Pausa 16.00 – 17.00 Lavori di gruppo 17.00 – 17.30 Intergruppo Mattino Sede: Scuola elementare “Gandhi” via Puccini, 22 Rovereto. Direttore del corso: Roberto Fanini. Équipe corsuale: Maria De Benedetti, psicologa; Rosa Papale, insegnante, metodologa, conduttrice di gruppo; Sandra Sandri, insegnante, conduttrice di gruppo. Referenti per il gruppo tecnico: Lorenza Ferrai, Maria Luisa Pollam, Chiara Vegher. 13 14 PARTE PRIMA Documento di base Composizione dei gruppi Gruppo n. 1: Rovereto, Conduttrice: Rosa Papale Elenco docenti Tipo di scuola Nome della scuola Briccio Elia Scuola dell’infanzia provinciale Nogaredo Gasperotti Rosaria Scuola dell’infanzia provinciale Pomarolo Scuola dell’infanzia equiparata “Rosmini” – Rovereto Scuola dell’infanzia equiparata Volano Scuola elementare I.C. Volano – Rovereto Nord Battisti Giuliana Scuola elementare I.C. Rovereto Sud Spagnolli Gigliola Scuola elementare I.C. Villalagarina Sottoriva Marina Diana Marilisa Moranduzzo Danila Boschi Nerina Ferrari Nadia Battisti Federica Agosto Loredana Bertolini Graziella Maraspin Luisa Panizza Adriana Sannicolò Patrizia Gruppo n. 2: Riva del Garda e Ala, Conduttrice: Sandra Sandri Elenco docenti Tipo di scuola Nome della scuola Berti Claudia Scuola dell’infanzia equiparata Riva – S. Alessandro Scuola dell’infanzia equiparata Ala - Sabbionara Scuola elementare I.C. Riva I Scuola elementare I.C. Avio Chiesa Roberta Pace Luciana Galli Giuliana Tomasoni Ivana Amplatz Daniela Omezzolli Giovanna Caldonazzi Giovanna Cristoforetti Adriana Eccheli M. Cristina Emanuelli Giuseppe IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Presentazione di Roberto Fanini Il corso di formazione per insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola elementare “Il bambino tra didattica intenzionale e didattica indiretta” è una delle prime e più concrete conseguenze di tutte le azioni che hanno caratterizzato la sperimentazione, prevista dalla Giunta Provinciale e relativa alla messa a punto delle direttive per la realizzazione della continuità e dello strumento per il passaggio delle informazioni tra i due ordini di scuola. La delibera richiama infatti i soggetti istituzionali, in primo luogo l’IPRASE, anche alla progettazione ed all’attuazione di iniziative congiunte di formazione in servizio relativamente alla continuità educativa fra scuola dell’infanzia e scuola elementare per gli insegnanti dei due ordini. Ma non si tratta di lavorare “in continuità” soltanto perché una delibera lo richiede o lo sottolinea. Si tratta piuttosto di riconoscere un’esigenza effettiva di raccordo tra i due ordini di scuola, che nasce dall’impegno proprio di ogni scuola, di garantire percorsi formativi il più possibile organici e completi e di prevenire le difficoltà e le cause di disagio che si possono incontrare nel passaggio da un ordine di scuola a un altro. In questa prospettiva è decisamente uno stimolo forte avviare, con questa ed altre attività di formazione, un percorso che potrà essere un po’ riflessione, un po’ confronto, un po’ elaborazione, ma che potrà soprattutto essere crescita per tutti ed acquisizione di nuove consapevolezze rispetto a questo tema così delicato. È importante che da questa esperienza possano uscire ulteriori elementi, che contribuiscano alla definizione, o alla riaffermazione, di linee educative coerenti e condivise tra gli insegnanti dei due ordini di scuola. Ma è altresì importante che, operando “in situazione” e con occhio attento alle concrete situazioni, si possa sviluppare non solo una modalità di lavoro, ma il perfezionamento di un modello di continuità che, prendendo a spunto progetti e contenuti specifici, riesca a trasferire gli stessi ed a farli diventare “metodo”. Il confronto e lo scambio sulle diverse metodologie, sugli obiettivi (educativi, didattici, disciplinari e trasversali), sui contenuti, già importante per sé, 15 16 PARTE PRIMA Presentazione potrà diventare occasione per mirare all’acquisizione di un “comune linguaggio”, che permetterà poi modalità condivise anche rispetto ad altre questioni, come, ad esempio (ma non a caso!), il passaggio delle informazioni. L’obiettivo, che costituisce in qualche modo lo “sfondo” al percorso che sta per iniziare, vuole essere quello di possedere comuni competenze specialmente nella lettura dei bisogni dei bambini, perché solo a partire da letture condivise si possono avviare quelle progettazioni di percorsi, che riescano a tener conto e a valorizzare le risorse, le competenze, le curiosità e il desiderio di crescere degli stessi. Accanto a questo, altri obiettivi possono essere sviluppati e perseguiti: si pensi alle prospettive legate alla definizione di un curricolo continuo (longitudinale e trasversale), oppure alla possibilità di sperimentare elementi di continuità all’interno di quei curricoli, oppure ancora allo sviluppo di strumenti metodologici via via più raffinati di programmazione e di documentazione. È una strada tutta da esplorare, ma credo che la forza di queste proposte stia anche nella possibilità di scoprire lungo il percorso quelle particolarità, quelle novità, quelle imprevedibilità che arricchiscono ed aggiungono piacere e soddisfazione al nostro impegno professionale ed alla scelta di condividere questa esperienza. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare di Maria De Benedetti Per didattica si intende il complesso delle opportunità che vengono offerte intenzionalmente in un percorso educativo che miri alla crescita del soggetto, una crescita che si realizza attraverso la conquista del mondo e dell’autonomia, ma anche attraverso la costruzione dell’identità (come possibilità di riconoscersi) e di un mondo di relazioni (come possibilità di riconoscere l’altro e di essere riconosciuti). Quando si parla di percorso educativo si devono tenere presenti tutte le diverse professionalità che entrano in gioco, sia quelle interne, sia quelle esterne al mondo della scuola. Del mondo esterno fanno parte i genitori, i quali non sempre sono preparati al compito che spetta loro e vanno dunque aiutati a entrare in un circuito di coerenze che insieme bisogna costruire. LA SCUOLA DELL’INFANZIA: UN PASSAGGIO DAL PRIVATO AL SOCIALE Il bambino che entra alla scuola dell’infanzia ha già vissuto il passaggio dalla cerchia familiare a quella istituzionale e ha già avuto l’impatto con un mondo socialmente complesso che l’ha spostato dal privato al sociale. È un dato importante da tenere presente. La scuola deve rappresentarsi questo evento come un momento delicato sia per il bambino sia per la famiglia e deve pertanto aiutare i genitori a capire quali sono i cambiamenti che questo passaggio ha determinato, se questo distacco è vissuto bene o male e a indurre conseguentemente atteggiamenti positivi di risposta da parte del bambino. I genitori talvolta, inconsapevolmente, possono indurre, infatti, atteggiamenti che non aiutano l’inserimento ed è per questo che la scuola deve porsi come punto di riferimento e offrire sostegno. Si tratta di momenti che vanno gestiti in termini educativi e che hanno a che vedere sia con l'educazione intenzionale sia con quella indiretta. È neces- 17 18 PARTE PRIMA Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare sario, infatti, che il bambino entri in un percorso non lasciato al caso, ma che segue una linea progettata, sulla quale ci deve essere conoscenza e condivisione anche da parte della famiglia. LA DIMENSIONE SOCIALE Quello della socialità è un aspetto su cui è importante ragionare, anche insieme alla famiglia, per costruire quel circuito di coerenze cui si è fatto riferimento sopra. Il bambino che inizia a frequentare la scuola dell’infanzia entra in una dimensione nuova, quella sociale, con le sue regole e le sue convenzioni, dimensione in cui sperimenta per la prima volta lo stare con gli altri. Il bambino non è più un soggetto solo, deve sperimentare che vive in un mondo in cui ci sono altri, il che significa passare dall’affermazione di sé all’accettazione di un’identità di confronto e cooperazione, ma significa anche rendersi conto e sperimentare che ci sono delle convenzioni, delle regole e che queste regole sono necessarie. Poiché è importante che il bambino impatti fin da subito con tali regole, è opportuno sfruttare le regolarità che incontra nella vita di tutti i giorni, cercando di far capire, o meglio, sperimentare, come egli possa svolgere la propria esistenza anche in modo molto ricco e personalizzato, ma dentro convenzioni, patti che vanno vissuti non tanto come un “si deve”, quanto un “è meglio”. Poiché la necessità di fissare regole deve essere una responsabilità educativa, come far diventare quella dell’assunzione di regole un’esperienza educativa? Cercando di farle vivere non come un dovere (adesso devi …...) ma come una conquista (sei riuscito …). Per acquisire le regole che fondano la vita socializzata il bambino deve essere portato a scoprire egli stesso la necessità di tali regole, sperimentandole direttamente (è chiaro che bisogna che si tratti di regole sensate, non assurde). Per aiutare il bambino in questo percorso è importante renderlo autonomo nelle piccole cose, dal vestirsi, dal mangiare da solo, dal controllo degli sfinteri. Anche in questo caso è necessario aiutare anche i genitori a capire che i bambini hanno bisogno di uno spazio di gestione per raggiungere queste autono- IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA mie. I genitori spesso, anche per mancanza di tempo, si sostituiscono al bambino in queste operazioni, privandolo di esperienze che, se fatte vivere come conquiste piuttosto che come perdite di aiuto e di protezione, lo potrebbero invece aiutare a crescere. Occorre dunque far vivere ai genitori l’importanza di queste operazioni come psicologicamente rilevanti, sia per l’autonomia del bambino, sia per la costruzione della sua identità, nonché della sua auto-stima. Ritengo non occorra spendere altre parole sulla fierezza del “so fare da solo” (rispetto alla frustrazione del “non ce la faccio”). Una maggiore autonomia è inoltre significativa per preparare il bambino ad affrontare con serenità e in maniera costruttiva gli aspetti regolativi dello stare insieme, nella scuola prima, nel mondo poi. LA CONQUISTA DEL MONDO Un aspetto importante di cui tener conto nel processo di costruzione dell’identità è il movimento. L’espansione motoria è una presa di possesso del corpo e del mondo, è il modo attraverso il quale il bambino scopre quello che gli sta attorno e, attraverso il movimento, si rende conto che cosa gli è consentito e che cosa, usando se stesso, riesce a governare dell’ambiente in cui si trova. L’educatore deve chiedersi dove, come, quanto il bambino può esercitare la propria motricità e deve fornire opportunità di gioco, di esperienze dal momento che il giocare, il muoversi sono fondamentali per prendere possesso di sé e del mondo. La costrizione ambientale - i bambini vivono oggi in case senza molti spazi e possibilità - determina il bisogno di correre, giocare, esplorare che sono le modalità attraverso le quali il bambino prende possesso di sé, del mondo e costruisce relazioni. Se il compito del bambino è allora quello di poter praticare il mondo, di scoprirlo sperimentandolo, compito delle due scuole è quello di fargli esplorare tutto il mondo accessibile, così che egli possa scoprire il rapporto tra sé e gli altri. 19 20 PARTE PRIMA Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare VERSO I PROCESSI DI ASTRAZIONE Un altro aspetto sul quale è importante riflettere se si vuole accompagnare consapevolmente il bambino nella sua crescita, riguarda i processi che devono essere attivati per favorire la nascita di sistemi di astrazione via via più complessi. Per raggiungere il livello della rappresentazione delle cose, degli oggetti, come costruzione cioè delle rappresentazioni mentali di quegli oggetti, il bambino deve passare dall’immediato sensoriale all’evocato mentale attraverso le tre fasi della manipolazione, della rappresentazione e dell’uso delle parole ed in questo percorso deve essere accompagnato dall’adulto che fa praticare, usare quegli oggetti denominandoli. Il bambino deve, infatti, guardare, assaggiare, toccare un oggetto per riuscire ad evocarlo e a farlo diventare così un contenuto mentale. Un oggetto deve essere manipolato prima operativamente e poi mentalmente, attraverso le parole con cui denominiamo gli oggetti ma utilizzando tutti e cinque i sensi. Nella scuola dell’infanzia non bisogna avere fretta di anticipare con forzature la fase della rappresentazione mentale e della conquista dell’astrazione. La conquista (e sottolineo che di conquista si tratta, non di prerequisiti) dei processi superiori passa attraverso la conquista del linguaggio e di altri sistemi di codifica. Si tratta di una conquista e non di una partenza e per questo non va anticipata, se non si vogliono rovinare per il futuro i processi mentali del bambino, la sua identità e la sua autostima. Bisogna fare attenzione perché il bambino fa presto a sentirsi non idoneo. Un altro aspetto che è bene tener presente è che per costruire il mondo delle rappresentazioni il bambino deve costruire il mondo delle relazioni e delle operazioni, che sono esperienze vissute, dense di organizzazioni logiche. Per dare parole a delle esperienze relazionali (sopra/sotto: ad esempio gli occhiali sul quaderno, io sopra la sedia, prima/dopo, più grande/più piccolo, ecc.), la relazione deve essere vissuta constatandola. È indispensabile che le relazioni siano vissute, sperimentate e denominate perché prenda consistenza la loro dimensione: è così che si costruisce la funzione logica, che diventerà poi logica matematica, filosofica, argomentativa, descrittiva. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Se il mondo delle relazioni deve essere vissuto e denominato e se va costruito attraverso il confronto, non lo si dia per scontato troppo frettolosamente andando subito all’astrazione. Allo stesso modo non si dia come già ovvio e posseduto il mondo delle operazioni. Le operazioni (che poi diventeranno anche matematiche) devono essere esperienze vissute con forza logica e anche in questo caso l’associazione tra parola e operazioni passa attraverso il praticarle, denominandole. Il consiglio è allora quello di creare occasioni in cui tali situazioni vengano praticate e denominate. La cosa più importante non è che il bambino arrivi a leggere e scrivere quanto prima: più importante è che vengano predisposte situazioni capaci di creare un rapporto con le parole, con il linguaggio, situazioni tali che gli facciano capire il senso di quello che fa (il bambino deve poter fare esperienze su cui riflettere “se qui divido o qui sommo….”). Per rendere il bambino capace di costruire egli stesso delle strategie, è necessario rendere molto forte il rapporto tra ciò che fa e il dover costruire strutture mentali operative. Quello che il bambino fa è, infatti, promotore di ampliamento delle sue competenze motorie, logiche, conoscitive. I genitori talvolta tendono a circoscrivere l’esperienza del bambino; la scuola deve sforzarsi di ampliarla, deve espandere il rapporto con la realtà. LE REGOLE Un altro punto d’attenzione riguarda le regole. La scuola dà delle regole, ha bisogno di regole: che siano ben comprese e sempre rispettate dagli adulti poiché il bambino ha bisogno di sentirsi contenuto e protetto, deve sentire che qualcuno lo aiuta a non agire in modo distruttivo verso il mondo e verso se stesso. Spesso i genitori sono incapaci di contenimento, manca una cultura sociale in questo senso. La scuola deve iniziare il bambino all’importanza delle regole, deve far capire la necessità delle stesse, farle rispettare sempre perché diventino una cultura che il bambino assume, comprendendone le ragioni. Senza mettere in conflitto il bisogno di esplorazione del bambino con le regole, la scuola deve elaborare un discorso di intesa con i genitori, perché è im- 21 22 PARTE PRIMA Il bambino tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare portante che essi entrino in questo circuito di responsabilità condivise, il che significa rendere non conflittuale l’educazione indiretta. ATTENZIONI Un’altra attenzione riguarda la necessità che il bambino ha di giocare. Il gioco è e deve rimanere una modalità importante, per il bambino, di scoprire e conoscere il mondo. È inoltre importante che il bambino parli, che faccia domande. Il bambino deve conservare la spinta a fare domande e non può essere frustrato nel suo bisogno di essere ascoltato, perché solo così resta aperto nel rapporto con la realtà, bisogna aiutare i genitori a non prendere la scorciatoia del perché è così e basta. Altra cosa importante è ascoltare. L’ascolto di noi insegnanti verso i bambini, dei genitori verso i bambini e dei bambini tra loro, è frutto di un’educazione sostenuta dai fatti. Altro compito della scuola è l’educazione sociale di base, che ha a che vedere con quella costruzione di valori su cui deve essere fondata l’esperienza educativa. È poi importante che il bambino cresca con la convinzione che, se si sbaglia, questa non è una colpa. Fa parte della fierezza dell’identità superare lo sbaglio, in quanto crescere è anche sbagliare: il bambino va dunque aiutato a superare l’errore, ma serve a noi adulti una cultura di depenalizzazione dell’errore. La penalizzazione dell’errore è invece spesso un elemento condiviso tra scuola dell’infanzia, scuola elementare, genitori e nonni. L’adultità è caratterizzata da un cimitero di sensi di colpa, di evitamenti, di ingiunzioni, di deresponsabilizzazioni, di squallori umani. La scuola deve impegnarsi nel far crescere la capacità di affrontare invece il rischio dell’errore e la capacità di gestirlo in maniera positiva. Infine un ultimo suggerimento. Quando il bambino incomincia a fare bene un’operazione deve continuare a farla, acquisita una competenza, la deve poter esercitare sempre. Compito della scuola è allora quello di creare occasioni motivanti perché tali competenze siano praticate e acquisite. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA La progettazione intenzionale: dalla lettura dei bisogni alla legittimazione e condivisione delle scelte educativo-didattiche di Rosa Papale Per definire il Progetto educativo è necessario partire dalla lettura del contesto in cui la scuola opera. Ogni scuola ha una sua storia, frutto delle analisi e delle elaborazioni professionali di chi nel corso degli anni in quella scuola ha lavorato e ha potuto maturare una conoscenza non superficiale non solo dei bisogni formativi dei bambini, ma anche della realtà sociale e culturale del territorio. Dalla rappresentazione, condivisa, che gli insegnanti hanno dei bisogni a cui dare prioritariamente risposta, dovrebbe partire il progetto educativo, con i risultati che si vogliono far conseguire, a compensazione (es. chiusura verso gli altri) o espansione (es. rispetto dell’ambiente) di dimensioni che si vogliono far evolvere nei bambini (e, di conseguenza, nella comunità d’appartenenza dei bambini). Alla lettura dei bisogni, infatti, deve seguire la definizione puntuale dei risultati: le finalità istituzionali di ogni ordine di scuola sono definite nei Programmi nazionali/provinciali, ma se gli insegnanti non s’impegnano a rendere chiari i risultati per cui lavoreranno (la risposta ai bisogni formativi individuati), le altre operazioni della progettazione degli interventi educativi sono compromesse dall’ambiguità di dichiarazioni d’intenti, che non vincolano l’operato e non permettono di verificare in modo inequivocabile la coerenza tra il dichiarato e il fatto. Quali le competenze a cinque, a dieci, a tredici anni. Per costruire un percorso formativo devono essere definiti con precisione i risultati, scandendone i livelli per ogni anno, e porre attenzione a tutte le fasi che sono necessarie per far acquisire gli apprendimenti auspicati. La chiarezza sui risultati da ottenere permette di scegliere le situazioni che costituiscano le esperienze d’apprendimento da proporre agli alunni: capisce le istruzioni, mette in ordine cronologico operazioni che ha compiuto, indossa gli indumenti secondo una sequenza data …. in quali situazioni avverrà che, 23 24 PARTE PRIMA La progettazione intenzionale: dalla lettura dei bisogni alla legittimazione e condivisione delle scelte educativo-didattiche dovendo seguire istruzioni, rispettare l’ordine cronologico, vestirsi, il bambino impari a fare quanto mi auspico sappia fare? Il curricolo non è altro che una serie organizzata di situazioni pensate, scelte, progettate e organizzate per costruire gradualmente le competenze che riteniamo debbano essere possedute alla fine del percorso scolastico. Sono molte le attività che nelle nostre scuole vengono proposte, ma tutte debbono essere legittimate dal rapporto non arbitrario tra quello che viene richiesto ai bambini di fare, e che dunque stanno imparando a fare, e i risultati che abbiamo dichiarato di voler far loro raggiungere. Le situazioni scelte, analizzate nei diversi gradienti formativi, andranno poi programmate. Programmare significa anche stabilire quando deve essere fatto un intervento e da chi, quali sono gli strumenti necessari, riflettere sui tempi e sui modi dell’azione educativa, fondamentali per la costruzione di un curricolo. Programmare vuol dire allora analizzare quello che potrebbe succedere, cercare di mettersi in situazione e pensare a che cosa devo far accadere. Tutto ciò che il bambino vive nella scuola fa parte della sua esperienza e noi vorremmo che fosse un’esperienza formativa, che fa parte del suo curricolo scolastico, anche perché il curricolo “non insegnato“, quello implicito, incide nella sua educazione e se è implicito anche per gli insegnanti, cioè non inserito nella progettazione e non gestito con consapevolezza, lavora contro il raggiungimento dei risultati. Ad esempio, se riteniamo che sia importante (per lo studio, il lavoro, l’attivazione di atti logici) tenere in ordine le proprie cose, dovremo aver chiaro che certi comportamenti vengono acquisiti se a tre, a cinque, a dieci anni ecc, verranno fatti mettere in atto tutte le volte che le situazioni che si vivono lo richiedono (es. riordinare giochi, attrezzi, aula ecc). Il curricolo che è implicito per i bambini, non deve essere implicito anche per noi; il far diventare automatici certi comportamenti fa parte dell’educare, va ricordato però che questi possono diventare acquisizioni se le situazioni in cui i bambini li apprendono sono gestite intenzionalmente e coerentemente. Il progetto formativo vincola alla coerenza: coerenza negli interventi del singolo insegnante, tra gli insegnanti di un team, nel passaggio da un ordine di scuola all’altro (perché in questo sta la continuità della formazione) e tra scuola e famiglia. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA È importante che anche i genitori siano consapevoli delle nostre scelte, essi devono avere chiare le attività proposte ai bambini. Se ai genitori spiegheremo noi faremo questo…, succederà questo, i bambini raggiungeranno queste abilità, perché questo è il nostro progetto per la loro crescita, diminuirà la loro ansia e le loro aspettative saranno indirizzate verso i risultati che abbiamo indicato: costituisce un contratto con i genitori esplicitare i risultati per cui ci impegniamo con il nostro lavoro e i criteri di scelta delle situazioni d’apprendimento che saranno fatte vivere ai bambini, perché sono quelle che secondo noi metteranno i bambini nelle condizioni di raggiungere quei risultati. Sarà forse più facile per i genitori analogare, trovare quali sono i loro interventi che più contribuiscono ad aiutare la crescita dei loro figli nella stessa direzione auspicata dalla scuola. Non si pensi che definire risultati con meticolosa precisione e tenere sotto controllo il processo implichi la pretesa che gli alunni corrispondano a un’immagine di bambino che l’insegnante ha in mente, al contrario: pensare a quello che noi dobbiamo fare, al come ci attrezziamo per, aiuta a non impoverire il nostro rapporto con le situazioni, a leggere quali sono le competenze richieste ai bambini per affrontarle; le operazioni di cui si è parlato finora (progettare e programmare le situazioni e poi gestirle in modo da non compromettere i risultati formativi attesi) sono operazioni professionali di chi si attrezza a controllare un percorso, non i bambini. 25 PARTE SECONDA IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Il percorso del gruppo n. 1 di Rosa Papale BISOGNI RILEVATI Fin dal primo incontro il gruppo si è confrontato sulla necessità di garantire ai bambini dei percorsi continui, in modo che la continuità non si limiti a delle attività in comune, classi materne–elementari, o al passaggio d’informazioni tra i due ordini di scuola, ma sia condividere gli obiettivi e applicare le stesse attenzioni. Analizzando i bisogni formativi dei bambini, al gruppo è parso di poter affermare che sempre più si nota, sia nelle scuole dell’infanzia sia nelle elementari, la difficoltà ad attenersi a regole. Secondo il gruppo è questo un aspetto sul quale è prioritario intervenire. CONFRONTO CON I GENITORI Pensare di lavorare a scuola sul rispetto delle regole mette in primo piano il rapporto con i genitori, perché è importantissimo che la necessità del rispetto delle regole sia condivisa con la famiglia. Naturalmente si riscontrano tra i genitori sensibilità diverse sulle regole e sui modi in cui far apprendere ai bambini procedure di comportamento cui attenersi. I genitori vanno informati sui risultati che gli insegnanti intendono raggiungere e va esplicitato dove si colloca, nella costruzione delle competenze, ogni attività che viene proposta; va chiesta loro collaborazione: “A scuola noi facciamo, a casa voi potreste...” 29 30 PARTE SECONDA Il percorso del gruppo n. 1 LA SCELTA DELL’ATTIVITÀ Il gruppo ha esaminato alcune attività che in modo precipuo possono essere finalizzate a far acquisire consapevolezza delle norme da rispettare e dei comportamenti sociali da mettere in atto. Tra le situazioni che a scuola si vivono (si ritiene, infatti, che vadano gestite a questo scopo soprattutto situazioni che richiedono comportamenti ripetuti, quotidiani) il gruppo ha pensato di analizzare e mettere a punto per la scuola dell’infanzia il riordino dello spogliatoio e per la prima elementare il riordino dell’aula dopo le attività. Scuola dell’infanzia Scuola elementare riordino dello spogliatoio riordino dell’aula Risultato (di prodotto) da ottenere Risultato (di prodotto) da ottenere - calzature in ordine - banco ordinato con astuccio chiuso, libe- scarpe appaiate e riposte negli appositi ro da libri e quaderni ripiani - materiale utilizzato riposto negli appositi - indumenti appesi al gancio con le fettucspazi ce - banche e sedie allineati - maglie, berretti, guanti negli appositi - carta raccolta spazi (o nelle maniche di cappot- aula arieggiata ti/giacche) Utilità dell’attività Anche i bambini hanno il diritto di capire perché fanno certe operazioni, perché è utile per loro mettere in ordine: - se li ha riposti in ordine, il bambino ritrova subito i suoi indumenti e materiali; - trovano spazio indumenti (materne), strumenti e materiali (elementari) di tutti, anche se gli spazi sono ridotti; - diminuisce l’ansia dei bambini di perdere le proprie cose. Legittimazione Valenza formativa delle attività: - favorisce lo sviluppo dell’autonomia nella vita quotidiana - esige che sia seguita una sequenza ordinata di operazioni - aiuta a individuare le funzioni specifiche di un ambiente e degli arredi - favorisce l’acquisizione della successione temporale (prima di… dopo di…) - fa condividere uno spazio richiedendo di coordinarsi e di collaborare - fa assumere responsabilità rispetto alla tenuta dell’ambiente i cui si vive/lavora - sviluppa competenze linguistiche (denominazione di arredi, vestiario, oggetti, azioni) IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Attività alla scuola dell’infanzia Attività alla scuola elementare Operazioni Operazioni - i bambini entrano nello spogliatoio - riporre penne, matite, ecc. nell’astuccio - infilano i guanti nelle tasche del giubbot- riporre i quaderni negli appositi spazi to/cappotto o negli spazi appositi - riporre i materiali e gli strumenti utilizzati - si tolgono la giacca (sbottonare/aprire la - allineare i banchi cerniera – sequenza specifica) - sistemare le sedie sotto i banchi - infilano il berretto nella manica o lo ri- raccogliere le carte dal pavimento pongono - aprire le finestre - appendono la giacca al gancio - spegnere le luci e chiudere la porta - staccano il grembiule dal gancio - indossano il grembiule (sequenza specifica) v. appendice a pag. 56 - calzano le pantofole (sequenza specifica) - ripongono le scarpe nello spazio contrassegnato CONCLUSIONI Alla fine dell’esperienza del corso e alla luce dei risultati ottenuti lavorando nelle classi con le attenzioni maturate, il gruppo concorda sui seguenti punti: • le proposte di lavoro devono essere fortemente legittimate; • la legittimazione deve essere illustrata ai genitori; • i colleghi dei due ordini di scuola devono trovare il tempo per impostare il lavoro insieme, per definire i risultati e le coerenze metodologiche; • le situazioni proposte da Enti del territorio comuni alle due scuole (riciclaggio della carta, costruzione di oggetti con materiali di recupero, educazione stradale con i vigili) o dalle commissioni continuità (accoglienza, feste, saggi, mostre, giornata della fiaba, educazione all’immagine, educazione motoria, educazione musicale) saranno vagliate per verificare se e a quali condizioni siano da inserire in un curricolo continuo. 31 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Il percorso del gruppo n. 2 di Sandra Sandri PREMESSA Poiché l’aspetto fondamentale del corso riguardava la ricerca delle coerenze, il gruppo ha deciso di partire dal contratto formativo, che nasce da problematiche diverse: la scuola dell’infanzia vuole valorizzare e far conoscere al genitore che cosa si fa all’interno della scuola (agli insegnanti sembra che si conosca ancora poco come si lavora e come si vive all’interno della scuola); per quel che riguarda invece la scuola elementare c’è l’esigenza di calmare l’ansia di prestazione che hanno i genitori quando il loro bambino incomincia a frequentare la scuola. CONTRATTO FORMATIVO Che cos’è? Un documento che chiarisce all’utente che cosa fa la scuola, perché lo fa, come lo fa e definisce le responsabilità delle varie parti, insegnanti e genitori. Cosa deve contenere? 1. bisogni dei bambini in relazione a età e contesto sociale/ambientale 2. attività/situazioni 3. attenzioni 4. risultati 5. cosa chiediamo ai genitori BISOGNI RILEVATI A 5 anni (scuola dell’infanzia) A 6/7 anni (1° elementare) - accettare gli altri - accettare gli altri - interagire con gli altri - interagire e lavorare in coppia - ascoltare/ascoltarsi - ascoltare/ascoltarsi - essere ascoltati - essere ascoltati - conoscere e rispettare - conoscere e rispettare regole e tempi - regole di convivenza - trasferire le competenze da una situazione - trasferire le competenze da una situazione a un’altra a un’altra - esprimersi e comunicare - esprimersi - autonomia personale e del proprio mate- autonomia in semplici operazioni di geriale stione personale - movimento - movimento - affetto (sentirsi valorizzati come persone) - affetto (sentirsi rassicurati dalle insegnanti) - gioco anche organizzato - gioco (aggregazione spontanea) 33 34 PARTE SECONDA Il percorso del gruppo n. 2 Che cos’è il contratto formativo? È il documento che chiarisce al genitore, che cosa si fa a scuola, perché lo si fa, come lo si fa e che definisce le responsabilità dei diversi soggetti, per non creare dissidio tra quello che compete alla scuola e quello che compete alla famiglia. Che cosa deve contenere? Per legittimare le attività bisogna partire dai bisogni del bambino, bisogni che sono in relazione all’età, ma anche legati al contesto, all’ambiente in cui il bambino vive. Individuati i bisogni, si presentano le attività e le situazioni da attivare per soddisfare questi bisogni. Un altro punto importante sono le attenzioni, cioè ciò che va tenuto sotto controllo, i risultati che vogliamo raggiungere e infine che cosa chiediamo ai genitori. Quali sono i bisogni dei bambini di 5/6 anni? Il gruppo è partito evidenziando i bisogni relativi ai bambini di cinque anni (l’ultima fascia d’età della scuola dell’infanzia) e quelli dei bambini di sei-sette anni: per certi versi si assomigliano molto, anche se con gradualità diverse. Ne sono stati elencati alcuni, come accettare gli altri e interagire con loro, ascoltarsi ed essere ascoltati, conoscere e rispettare le regole. Ci sono poi dei bisogni riguardanti l’affetto; dall’una e dall’altra parte il bisogno di essere rassicurati ma anche di essere valorizzati dalle insegnanti. Infine il gioco. Il gioco può essere un’aggregazione spontanea all’inizio della scuola dell’infanzia, poi gioco molto più organizzato nella scuola elementare. Quali sono le attività? Anche le attività si assomigliano. C’è il tempo del cerchio nella scuola dell’infanzia e una conversazione a tema nella scuola elementare. In entrambe le scuole si organizzano attività legate alla percezione corporea, all’orientamento, all’evidenziare la crescita delle proprie capacità, al consolidamento delle relazioni topologiche e temporali, ecc. Ci sono poi gli angoli morbidi per la lettura nella scuola dell’infanzia, dove il bambino può ascoltare storie, sfogliare libri; anche nella scuola elementare c’è l’angolo della lettura, organizzato diversamente, con obiettivi un po’ diversi. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Sia nella scuola dell’infanzia, sia nella scuola elementare ci sono laboratori per la trasformazione della materia (la pasta pane, i burattini…), di pittura, di informatica (per la creazione di personaggi, ambienti, volti), di manipolazione per la motricità fine (tipo ritaglio, ecc.). Nella scuola dell’infanzia è importante anche il gioco simbolico (per esempio il gioco della casetta); nella scuola elementare, invece, ci sono attività teatrali, nel senso che si raccontano delle storie che poi si drammatizzano. Come esperienza esterna, vi è l’educazione stradale, comune alle due scuole, anche se con modalità diverse; e simili sono anche le attività di accoglienza dei bambini nuovi. Nella tabella sono riportate in sintesi le attività elencate dal gruppo. Quali attività progettiamo per dare risposta a questi bisogni? -il tempo del cerchio (ascoltare – ascoltarsi – esprimersi - rispettare regole – conoscere e accettare gli altri – dare voce alle emozioni…) -conversazioni a tema (far emergere le conoscenze, discuterle e socializzarle) -giochi psicomotori per avere percezione di sé, del proprio corpo, per l’orientamento; a coppia -conversazioni a tema o relative a un’attività svolta o a emozioni (anche per piccoli gruppi con confronto finale) -giochi di movimento per evidenziare la crescita delle proprie capacità e per consolidare le relazioni topologiche e temporali (musica – drammatizzazioni) -tutoraggio grande/piccolo -archivio personale: come sono e cosa so fare/come ero e cosa sapevo fare -angolo morbido dove il bambino può ascoltare storie, sfogliare libri…. -angolo lettura (l’insegnante legge e i bambini ascoltano per il piacere di ascoltare) -atelier di pittura (sperimentazione di -laboratorio pittura diverse tecniche pittoriche) -laboratorio burattini (creazione dei personaggi e delle storie) -casetta (gioco simbolico e attribuzione di ruoli) -attività teatrali (messa in scena di una storia e realizzazione di scenografie e costumi) 35 36 PARTE SECONDA Il percorso del gruppo n. 2 -travestimento -conoscenza ambientale della scuola e circostante -conoscenza strutture territorio -uso trasporti/mezzi pubblici -tappeto (costruzioni) -esperienza di educazione stradale (uscite a piedi, uscite in bici con il vigile) -educazione stradale (esperienze con la bici, campo sportivo, prove di abilità) -ciclo vitale -coltivazione dell’orto scolastico -semina in vaso -nascita di un pulcino -terrario con salamandre -regalo di un pulcino -accoglienza (i bambini grandi prepa-accoglienza (organizzata dai bambini rano disegni e li consegnano con i più grandi) contrassegni, ai nuovi) -laboratorio informatica (a coppie, giochi per la creazione di personaggi, ambienti, volti) -laboratori per la trasformazione della materia (pane, burattini, cartapesta, ambiente scolastico) -manipolazione e ritaglio (manualità fine) Cosa chiediamo ai genitori - - di non colpevolizzare gli errori di collaborare a favore dell’autonomia dei bambini (dar loro il tempo di mangiare da soli, di vestirsi, di svestirsi,…) di valorizzare ciò che il bambino fa, prendersi il tempo per ascoltarlo di avere un rapporto di dialogo – confronto – scambio con gli insegnanti di essere sinceri e corretti con i propri bambini di non intromettersi nelle relazioni fra i bambini IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Che cosa chiediamo ai genitori? Chiediamo soprattutto di non colpevolizzare gli errori, di collaborare per favorire l’autonomia del bambino, stimolandolo a mangiare, a vestirsi da solo, di valorizzare ciò che il bambino fa, di ascoltarlo, di prendersi cura dei lavori che il bambino fa; noi come insegnanti poi chiediamo al genitore un rapporto di dialogo, di confronto e di scambio; chiediamo anche ai genitori di essere coerenti e sinceri con i loro bambini e quindi di non intromettersi nelle relazioni tra i bambini. Attenzioni - - promuovere la curiosità problematizzando (non dare nulla di preconfezionato creare aspettative dare piccole responsabilità dare consegne un po’ dettagliate considerare l’errore come risorsa per la continuità: un’insegnante della scuola dell’infanzia può accogliere nella scuola elementare il gruppo dei suoi ex alunni (continuità affettiva, sicurezza…) Le attenzioni riguardano innanzi tutto la curiosità, cerchiamo di immergere il bambino in situazioni problematiche perché attivi, trovi dentro di sé, le sue strategie, le sue risorse, per poter individuare soluzioni a determinati problemi. Fra le attività individuate, abbiamo scelto di progettare Il tempo del cerchio. Attività progettata: Il tempo del cerchio Perché? aiuta i bambini a: - conoscere se stessi e la propria interiorità trovare le parole per esprimerla riordinare i propri pensieri e le proprie emozioni ascoltare gli altri (e conoscerli meglio) uscire dal proprio egocentrismo prendere coscienza di punti di vista diversi creare i presupposti per l’accettazione, la collaborazione… rispettare i tempi e le regole della comunicazione abituarsi ad un certo autocontrollo valorizzare il proprio vissuto arricchire il proprio linguaggio considerarsi parte di un gruppo 37 38 PARTE SECONDA Il percorso del gruppo n. 2 Fasi Cosa fa il bambino A turno risponde (l’ordine non è vincolante) Cosa fa l’insegnante* Attenzioni -pone una domanda (rispetto al vissuto, all’esperienza, alla scuola, alle relazioni, a un’immagine, a una musica,…) -talvolta riformula la domanda -dà la parola agli altri -registra fedelmente ciò che il bambino dice -rilegge ai bambini ciò che ha scritto -chiede ai bambini come si sono sentiti -garantire a tutti i bambini lo stesso tempo -non permettere che i bambini commentino, giudichino, ridano -compresenza di due insegnanti -garantire la riservatezza su ciò che viene detto -gradualità nelle tematiche affrontate -partire da aspetti positivi ed arrivare successivamente ad aspetti negativi (paure, tristezza,…) *facilitatore; insegnante ombra: registra comportamenti, dinamiche (griglia di osservazione) Ci si dispone in cerchio È un’attività che serve al bambino per comunicare e per ascoltare, è un luogo proprio di comunicazione e di ascolto. Aiuta i bambini a conoscere se stessi e la propria interiorità, quindi a esternarla e a trovare le parole per esprimerla, a riordinare i propri pensieri e le proprie emozioni. Costringe ad ascoltare l’altro e questo permette di conoscerlo, di capire come pensa, che idee ha, quali sono i suoi bisogni, i suoi desideri. Aiuta anche il bambino a prendere coscienza di punti di vista diversi e crea i presupposti per l’accettazione e la collaborazione. Come si fa questa attività? Per svolgere questa attività ci si dispone in cerchio. L’insegnante non ha il ruolo consueto, ma lancia solo un input, fa una domanda rispetto alla quale scrive dettagliatamente ciò che il bambino dice per restituirlo poi al gruppo. La domanda può riguardare il vissuto, l’esperienza, la vita del bambino, la sua quotidianità. A fianco dell’insegnante c’è la collega, che è l’“ombra”, che registra le dinamiche, i comportamenti che i bambini mettono in atto in questa attività. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Alcune riflessioni di Maria De Benedetti Dal lavoro dei gruppi, che pure hanno esplorato situazioni diverse (il tempo del cerchio un gruppo, il riordino l’altro), sono emersi – fatto abbastanza significativo - aspetti comuni: quello dell’autonomia, del rispetto delle regole, della condivisione con le famiglie. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è emersa l’importanza di saper parlare con i genitori, di saper illustrare loro quello che si fa a scuola, in modo chiaro, così da aiutarli a capire, rendendo possibile la collaborazione. Si tratta di una competenza che tutti gli insegnanti dovrebbero avere e che quelli coinvolti nel percorso di formazione hanno dimostrato di possedere, mettendola in campo nei momenti di verbalizzazione dell’esperienza. Imparare ad esercitare questa abilità è un qualcosa che può essere trasferito nella realtà di ogni giorno. Durante il percorso svolto, i due gruppi non hanno lasciato nulla al caso, anzi hanno riscoperto aspetti, dati molto spesso per scontati, sui quali si gioca poi la continuità reale. I due gruppi hanno acquisito un’acuta consapevolezza rispetto al fatto che i bambini a loro affidati si muovono in contesti diversi e che per questo è necessario il raccordo. QUALE CONTINUITÀ? Vi sono vari modi di intendere la continuità. Continuità tra educatori Quello della condivisione a livello di team è un aspetto importante da considerare. Spesso il team di docenti della stessa scuola, ma anche della stessa classe, o della stessa sezione, pone problemi di coerenza: coerenza di criteri educativi e di metodologia, così come di sviluppo di contenuti. 39 40 PARTE SECONDA Alcune riflessioni Uno dei modi di fare continuità è quello di proporre alla scuola dell’infanzia delle cose di cui poi alla scuola elementare si tiene conto, riutilizzando ciò che è stato fatto apprendere: coerenza del curriculum degli apprendimenti. Un altro modo di fare continuità è quello relativo all’interpretazione delle regole e dei modi di proporle. È importante che l’interiorizzazione delle regole che al bambino è stata proposta alla scuola dell’infanzia non venga destabilizzata alla scuola elementare proponendogli un altro modello, un altro clima, altri criteri. È importante che il bambino, passando da una scuola all’altra, possa riconoscere che può continuare a comportarsi, a regolarsi in un certo modo, ovviamente aumentando la sua responsabilizzazione, perché non c’è nel nuovo ambiente una smentita ai criteri educativi. C’è poi una continuità del come si lavora, del come si apprende, che è più una continuità di criteri educativi e metodologici. Non c’è continuità se alla scuola dell’infanzia si creano situazioni problematiche perché i bambini si sentano spinti a cercare e alla scuola elementare poi si impone ai bambini di fare quello che dice l’insegnante; non c’è continuità se alla scuola dell’infanzia il bambino è incoraggiato a far domande e alla scuola elementare lo si zittisce; non c’è continuità infine se alla scuola dell’infanzia l’errore è considerato come risorsa e alla scuola elementare poi l’insegnante gli dice di non fare le cose piuttosto che sbagliare o i genitori si lamentano perché ci sono troppe correzioni; ancora non c’è continuità se l’errore è visto alla scuola dell’infanzia in termini liberatori e propulsivi e nella scuola elementare come segnale di inadeguatezza. C’è una storia di metodologia che andrebbe verificata tra gli educatori e i riceventi per non creare delle dissonanze confusive nel bambino. Tra un insegnante che di fronte a una parola nuova dice al ragazzino: “Vogliamo cercare sul vocabolario” ed un altro che gli dice “Non perdere tempo, te lo dico io”, c’è dissonanza. Quello delle dissonanze è uno dei punti più difficili da tenere sotto controllo. Continuità del bambino con se stesso Non c’è solo il raccordo con l’insegnante che ti consegna il bambino alle elementari, ma c’è anche un’altra continuità, che è quella del bambino con se stesso, con la sua storia. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Il recidere i fili della memoria di ciò che è stato, il non consentire al bambino di riportare in evidenza le esperienze che ha fatto e indurlo ad azzerare una sua prima parte di lavoro, di apprendimento, sono cose che gridano vendetta per la continuità. A volte gli insegnanti riceventi sono disturbati dal fatto che il bambino parli con rimpianto dell’esperienza alla scuola dell’infanzia. È comprensibile che ci sia a volte un minimo di rivalità; il bambino ha diritto però a essere aiutato per prima cosa a ricordare ciò che ha fatto, a mantenere e costruire una sua storia, una storia del suo essere a scuola. Non ha senso sollecitare l’autocoscienza, la comprensione e poi non preoccuparsi della sorte che avrà tutto quel patrimonio di esperienze fatte. La continuità per il bambino è allora poter mantenere un rapporto positivo con la propria storia, poter recuperare ciò che è stato, essere aiutato a mantenere il filo di quello che ha già appreso, magari ampliandolo: una continuità quindi con ciò che ha imparato. Continuità scuola - famiglia Infine c’è una continuità trasversale che riguarda il che cosa far fare a casa relativo alla scuola: quante dissonanze con i genitori rispetto, ad esempio, all’aiuto da offrire ai bambini. Continuità vuole dire in questo caso mettersi d’accordo su che cosa significhi far fare i compiti a casa, in modo che un bambino, sia che abbia genitori preparati, sia che abbia genitori analfabeti, se a scuola ha fatto certe cose, possa muoversi in modo autonomo. Spesso c’è una dissonanza tra il genitore che per far fare bella figura al figlio lo manda tutto agghindato di saperi che non sono suoi, e l’altro che non è in grado di seguirlo per niente: sono questi problemi che è importante avere presenti. ELEMENTI FONDANTI PER LA COSTRUZIONE DI UN CURRICOLO I saperi Le attività che i due gruppi hanno messo in campo rappresentano il cuore, l’elemento fondante del progetto educativo, sono una proposta costitutiva del curricolo, un modo di far vivere anche il curricolo dei saperi, di farlo acquisire 41 42 PARTE SECONDA Alcune riflessioni attraverso situazioni che non sono la disciplina, ma sono un modo di vivere la scuola e di praticare attività. Il bambino, dal momento in cui comincia a leggere a scrivere a far di conto, è tenuto a seguire un curricolo la cui struttura portante sono i saperi. È possibile gestire i saperi con delle strategie più o meno arricchenti, più o meno facilitanti, più o meno espansive della persona. L’esperienza fatta dai due gruppi dimostra che è possibile proporre al bambino il curricolo dei saperi facendoglielo vivere su situazioni che hanno un valore aggiunto che ha a che vedere con la formazione umana: la socialità, l’autonomia, la responsabilità, l’adempimento di compiti, il rispetto delle regole. Si tratta di valori irrinunciabili che è importante avere presenti nel momento in cui faccio formazione ed è su quei valori che vanno innestati i saperi. Su queste scelte si gioca molto il discorso della continuità. Non c’è continuità quando una scuola che decida di lavorare su situazioni fortemente formative e umanizzanti per le quali occorrono anche saperi e strumenti e attrezzature manda avanti un bambino che poi si ritrova in una scuola dove le richieste sono di tutt’altro tipo, in cui certe dimensioni vengono negate. Un elemento fondante di un progetto diventa allora quello di esplicitare e mettersi d’accordo su come far evolvere le competenze del bambino, su come i saperi vanno a incidere nelle attività da proporre. Gli elementi d’attenzione nella scelta delle attività diventano allora: 1. i processi logici, cognitivi che queste attività mettono in movimento. Mettere le pantofole in un certo modo implica un ordinamento nello spazio, un riconoscimento della lateralizzazione. Nel momento in cui richiedo che i bambini facciano determinate cose so che vengono messi in moto dei processi logici, delle attività cognitive, percettive, motorie. È importante conoscere e specificare che tipo di operazioni sollecito con una data richiesta. Infilare i giocattoli in un certo posto, quello giusto, fare un riconoscimento topologico, un esercizio di memoria, una relazione contenitore/contenuto: sono azioni che contribuiscono a costruire dei processi mentali superiori. Si tratta di operazioni che normalmente vengono richieste nella scuola dell’infanzia. Richieste quali: “Mettilo dentro, tiralo fuori, mettilo sopra, tiralo sotto” implicano la costruzione delle relazioni e dei rapporti topologici. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Nel bambino che vede, percepisce, ascolta istruzioni, capisce istruzioni, riconosce oggetti, riconosce spazi c’è anche un’attivazione del sistema uomo; 2. la quantità di apporto di sapere, di conoscenza che c’è in queste attività. La denominazione degli oggetti che devono essere riposti, tutti i problemi di identificazione degli oggetti (sono mie quelle pantofole) sono saperi che aiutano però anche a costruire il rapporto tra la proprietà e me in termini di rispetto reciproco. Dall’approfondimento delle situazioni proposte emergono dunque sia attivazioni del sistema uomo sia, anche se in forma non tradizionale, i saperi (la quantità, il ritmo, ….). Dal lavoro dei due gruppi emergono inoltre una serie di proposte che rappresentano altre ipotesi curricolari da sviluppare, dimensioni di un percorso formativo che richiede delle attenzioni, propone delle esperienze, si articola; ma un aspetto che emerge con evidenza è che tutto quanto i due gruppi hanno fatto dice che si può, seppure con tutte le difficoltà di cui si è detto, fare continuità. I due gruppi hanno lavorato più che sui contenuti didattici e sulle discipline, sulla costruzione di comportamenti, orientamenti della persona che costituiscono un terreno in cui vanno a cadere poi anche gli insegnamenti specifici. La coerenza metodologica Nel gruppo che ha lavorato al progetto riordino, dietro le cose che sono state fatte e messe in atto, c’è il complesso discorso della progettazione, della programmazione e della realizzazione di un’esperienza. Ma c’è anche il discorso di metodo, di come fare, discorso sul quale è fondamentale che le scuole si confrontino, perché è proprio sulla discontinuità e contraddizione metodologica che un bambino si smarrisce, perde il filo, non sa più chi è, come deve fare. Nelle indicazioni date dai gruppi è evidente la preoccupazione della coerenza metodologica. Il richiamo alla coerenza metodologica è fortissimo, sia che si parli di cose apparentemente terra a terra come il riordino degli spogliatoi, sia che si parli della fiaba. 43 44 PARTE SECONDA Alcune riflessioni La legittimazione Un altro elemento molto presente nei due gruppi è il discorso della legittimazione: deve essere sempre chiaro perché proporre un’attività piuttosto che un’altra, ma rispetto alle scelte, è importante che la scuola inviante si faccia carico di dire a quella ricevente “Attenzione, abbiamo fatto così e volevamo far così”; se non legittima le scelte fatte per ottenere certi risultati, quando il bambino passa alle elementari sarà solo con le sue contraddizioni. Il bambino non deve essere solo di fronte a proposte metodologiche e di contenuti che gli insegnanti non hanno in qualche modo registrato per renderle coerenti. E se il bambino resta solo con le sue confusioni, resta solo di fronte a delle contraddizioni che non riesce a decifrare, resta solo di fronte a degli apprendimenti che sembrano negare quelli precedenti. Di qui l’importanza che le commissioni continuità devono dare a questo tipo di sollecitazione, così da non vanificare il progetto formativo non facendosi carico della continuità dei metodi e dei perché. Il bambino ha il diritto di sapere perché la cosa si fa, ha diritto di sapere come si fa, ha diritto di scoprire che può andare avanti, che non c’è niente che neghi la sua esperienza precedente e quindi può prendere coscienza dei risultati, altrimenti vive nella confusione. Questa preoccupazione, che poi passa attraverso i vari contenuti, è fondamentale e quindi fa parte della qualificazione pedagogica di fondo del percorso del bambino. Il bambino può, inserendosi in un percorso, acquisire mille informazioni, ma la dimensione, la piattaforma, su cui egli innesta le acquisizioni deve essere una piattaforma progressivamente da lui capita e dove non incontra contraddizioni di nessun genere. SULL’ASCOLTO L’ascolto è chiaramente un modo reciproco di stare insieme, non è la didattica, anche se si usano situazioni didattiche per costruirlo. Un’attenzione particolare va rivolta all’ascolto di sé. Costruire l’ascolto di sé è un processo di arrivo; porselo come obiettivo vicino può essere rischioso. Il rischio è di indurre i bambini a scimmiottarsi, a farsi contenti dicendosi “sono emozionato, ho paura, non sono contento, mi piace”, laddove invece si tratta di un processo lungo e neppure facile. È impor- IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA tante aiutare il bambino ad accorgersi di sé, a verificare le proprie fatiche, ma bisogna sapersi accontentare e lavorare per costruire e sviluppare questa abilità non a livello emozionale, ma di rapporto con la realtà, di adesione ai segnali di realtà. Ascolto è infatti anche ricevere i messaggi sui quali poi regolarsi, e non solo esprimere emozioni. Fino a metà della scuola elementare si devono aiutare i bambini a essere partecipi di situazioni nelle quali vivono ed esprimono emozioni, senza richiedere l’autocoscienza. L’ascolto non è solo un fatto acustico, è soprattutto, una delle forme con cui una persona fa presa sulla realtà, un catturare elementi informativi e di guida. In questo senso educare all’ascolto significa aiutare il bambino a entrare in rapporto con la realtà, fatta di persone, di eventi, di istanti, di varie cose. L’ascolto è un veicolo per mettersi in rapporto con gli altri, il che non vuol dire né dare ragione né dare torto, né dibattere, vuol dire prima di tutto ricevere i messaggi. L’ascolto è il primo veicolo del rapporto con la realtà umana, di attenzione alla realtà, ed è un modo attraverso il quale si diventa capaci di partecipare. Ascolto vuol dire anche emanciparsi dagli altri, appropriarsi di segnali, informazioni, emozioni, e anche di problemi. Il discorso dell’ascolto deve essere gestito nei modi ragionevoli, realistici, costanti e con coerenza metodologica durante tutto il percorso. È importante vedere quali sono le situazioni in cui l’ascolto è più forte e quelle in cui le cose scivolano addosso ai bambini, addosso agli adulti, addosso a noi. Aiutare i bambini a rendersi conto di ciò che ascoltano e a farne uso è importante; a volte si danno per scontate troppe cose. È importantissimo andare a fondo per vedere che cosa sta dentro le cose e che cosa sfugge e non diventa propulsore di maturazione, di crescita del bambino. Spesso si lavora solo a livello di elementi fondamentali, di contenuti e comportamenti che si vuole vengano attuati, e si perde di vista tutto quello che c’è dietro e che aiuta i bambini ad accorgersi di un mondo che ha delle regole, a rendersi conto della necessità di leggere segnali, di accettare una disciplina, a renderli consapevoli che ci sono anche gli altri, accorgersi dei loro problemi. Questo farli accorgere è estremamente positivo per l’evoluzione del rapporto del bambino con se stesso e con la realtà. 45 46 PARTE SECONDA Alcune riflessioni LA DOCUMENTAZIONE Delle esperienze fatte è importante lasciare traccia, raccogliere la documentazione. Documentare è anche riascoltarsi, è anche ad esempio dire: “Questo l’ho fatto, ed è successo così e così, e ho fatto fatica in questo modo, e sono rimasto deluso - ecco l’esplicitare i sentimenti – “speravo che, e invece è andata benissimo e io sono stato proprio contento/a di quello che è successo, non mi sarei mai aspettato che …”. Ricostruire il quadro fatto di elementi informativi precisi (le cose fatte), il materiale, i risultati, il metodo adottato, i risultati documentati, il rapporto con quello che è stato fatto: tutto questo è fondamentale. La documentazione non serve soltanto per dire “è stato bello, noi abbiamo lavorato”. Tutto quello che è stato fatto e di cui è stata raccolta la documentazione può servire a chi ha partecipato direttamente come restituzione e memoria del percorso fatto, ma anche come documento del fattibile, testimonianza di quello che si può fare e quindi utile per incoraggiare degli altri a percorrere queste strade. PROBLEMI APERTI Rispetto ai percorsi che i due gruppi hanno fatto e all’attività che hanno svolto con i bambini, c’è da chiedersi come si possa proseguire. Si ritiene che non possa bastare la soddisfazione di aver lavorato bene, di aver messo in campo delle cose su cui ci si sente un po’ più bravi, di essersi dimostrati pieni di idee e di prospettive. L’aver approfondito problemi che riguardano la professione docente e l’aver scoperto che ci sono attenzioni utili sulle quali ci si può riconoscere anche se si lavora a livelli diversi, mettere insieme i punti di vista di due ordini di scuola, è stato a volte un po’ faticoso, ma ha fatto capire che sarebbe importante avere più momenti anche per verificare quanto avviene nell’altra realtà. Forse gli elementi da superare riguardano una serie di ostacoli di tipo burocratico istituzionale relativamente alla disponibilità a ritrovare momenti di incontro. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA La convinzione professionale dell’importanza di tenere il filo, di coordinarsi, di raccordarsi, di non costruire dei salti e di fare in modo che i bambini possano portare con sé le esperienze fatte e assumere le nuove senza smarrirsi, è molto chiaro. Il problema da questo punto in avanti è di ridurre il peso delle situazioni organizzative; cosa che mette a dura prova la voglia di incontrarsi. 47 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Conclusioni di Roberto Fanini Proprio perché il percorso fatto non si chiuda a questo punto ma sia stimolo per continuare a ricercare occasioni, modalità e tempi per “fare continuità”, il gruppo tecnico Iprase ha deciso di dare, dell’esperienza una restituzione molto puntuale, molto visibile, molto concreta, che racconti quanto è accaduto e lasci traccia del lavoro svolto. I materiali elaborati e raccolti, anche attraverso la documentazione di altre esperienze, potranno diventare la misura della continuità che si sta agendo, ma anche la testimonianza evidente che si può “fare continuità” e che si può fare in un certo modo. La documentazione potrebbe poi essere utile anche ad altri, che volessero avvicinarsi al tema della continuità, proprio per capire alcuni nodi, avere idee, stimoli e sollecitazioni da cui partire. Attorno a questo tema, che è un versante aperto, si vorrebbero continuare a suscitare occasioni per lavorare ancora moltiplicando esperienze di questo tipo. Dalle riflessioni emerse dal lavoro dei gruppi si è registrato anche qualche problema: spesso la continuità viene limitata od impedita da aspetti (organizzazione, modi, tempi,…) che, a livello istituzionale, rendono difficoltosa la costruzione di esperienze come questa e rispetto ai quali è importante che si cerchino soluzioni idonee, cioè “soluzioni istituzionali”. Al di là delle difficoltà riscontrate, il desiderio e la disponibilità, che gli insegnanti dei due ordini di scuola hanno dimostrato nel lavorare e nel trovare gli strumenti che facilitino e favoriscano il “fare continuità”, sono per il gruppo tecnico uno stimolo a mantenere l’impegno a ricercare modalità istituzionali ed interistituzionali, che permettano di continuare a fare esperienze di questo tipo. Solo così l’attività fatta in questi mesi non risulterà un qualcosa, magari piacevole ma fine a se stesso, ma potrà invece diventare l’inizio di un modo di fare e di essere sempre più consueto, che entra a far parte delle normali pratiche educative e azioni didattiche. 49 APPENDICE IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Cartelloni di sintesi del gruppo n. 1 GRUPPO N. 1 - RISPETTO REGOLE RAPPORTI CON LA FAMIGLIA punti di partenza *Necessità di condividere con i genitori l’importanza dell’acquisizione delle regole *Chiarezza da parte degli insegnanti dei risultati da raggiungere con quella attività condotta in un determinato modo ACQUISIZIONE DELLE REGOLE IN DUE SPECIFICHE ATTIVITÀ: MATERNA spogliatoio ELEMENTARE e in ordine - calzature in ordine: pantofole, scarpe ecc. appaiate e riposte nell’apposito spazio indumenti appesi sul gancio con le fettucce maglie, berretti, guanti, sciarpe infilati nelle maniche o riposti negli appositi spazi contrassegnati aula - banco ordinato con astuccio chiuso, libero da libri e quaderni e materiale utilizzato durante l’attività riposto negli appositi spazi - banchi e sedie allineati - carte raccolte - aula arieggiata UTILITÀ - Si riesce subito a trovare i propri indumenti e materiali - Trovano posto indumenti e strumenti di tutti - Diminuiscono le ansie dei bambini di perdere le cose - Favorisce l’appartenenza alla classe LEGITTIMAZIONE - Favorisce l’autonomia nella vita quotidiana - Esige che sia seguita una sequenza di operazioni - Aiuta a individuare le funzioni specifiche di un ambiente e degli arredi - Favorisce l’acquisizione della successione temporale 53 54 APPENDICE Cartelloni di sintesi del gruppo n. 1 - Fa condividere uno spazio richiedendo di collaborare e di coordinarsi - Fa assumere responsabilità rispetto alla tenuta dell’ambiente in cui si vive e si lavora - Sviluppa competenze linguistiche (denominazione di arredi, vestiario, oggetti, azioni) ATTIVITÀ MATERNE ATTIVITÀ ELEMENTARI - i bambini entrano nello spogliatoio - guanti nelle tasche o sistemati nell’apposito spazio - si tolgono la giacca (sbottonare/aprire la cerniera ecc.) - infilano il berretto nella manica o lo sistemano nell’apposito spazio - appendono la giacca al gancio - staccano il grembiule dal gancio - indossano il grembiule (sequenza specifica) - calzano le pantofole (sequenza specifica) - ripongono le scarpe nello spazio contrassegnato - togliere le cose dal banco - riporre i quaderni negli appositi spazi - riporre i materiali e gli strumenti utilizzati - allineare i banchi - sistemare le sedie sotto il banco - raccogliere le carte sul pavimento - aprire o far aprire le finestre - spegnere le luci e chiudere la porta PUNTI CONDIVISI ANCHE DAL GRUPPO Legittimare la attività anche ai genitori Trovarsi tra colleghi dei due ordini di scuola e impostare il lavoro insieme (tempi!?) Analizzare le situazioni che si propongono per avere chiari i risultati che si possono ottenere IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA GRUPPO I Attività: Scuola infanzia: riordino spogliatoio Scuola elementare: riordino aula Per: acquisizione delle regole Abbiamo lavorato: 1) Fasi di lavoro – attivazione al sistema di abilità e conoscenze dei bambini 2) Attività che si possono fare in comune a) proposte dell’extra scuola: - riciclaggio della carta - costruzione di oggetti con materiale di recupero - educazione stradale (vigili) b) Proposte dalle commissioni continuità: - accoglienza - feste, saggi, mostre - giornata della fiaba - educazione all’immagine - educazione motoria - educazione musicale 55 56 APPENDICE Cartelloni di sintesi del gruppo n. 1 Lo spogliatoio deve essere - calzature in ordine: pantofole, scarpe, ecc. appaiate e riposte al proprio posto indumenti appesi con le fettucce al gancio maglie, berretti, sciarpe, guanti infilati nelle maniche e riposti negli appositi spazi contrassegnati - Attività - i bambini entrano nello spogliatoio guanti nelle tasche e sistemati nell’apposito spazio si tolgono la giacca (sbottonare, aprire la cerniera, ….) infilano il berretto in una manica o lo sistemano nell’apposito spazio appendono la giacca sul gancio staccano il grembiule al gancio indossano il grembiule - grembiule abbottonato dietro grembiule abbottonato davanti - - - si apre il grembiule tenendolo vicino al colletto infila una mano e tira la manica lungo il braccio fino a coprire la spalla la stessa cosa per l’altro braccio chiedo l’aiuto di un compagno per abbottonare il grembiule si apre il grembiule tenendolo vicino al colletto infila una mano passando il grembiule dietro infila l’altra mano IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Calzano le pantofole - prendo le pantofole dal ripiano mi siedo sulla panca e appoggio le pantofole per terra davanti a me tolgo una scarpa senza toccare la suola, l’appoggio per terra vicino alla pantofola corrispondente (destra/destra) prendo la pantofola corrispondente e la infilo nel piede senza toccare la suola ripeto l’operazione anche per l’altro piede se le mie scarpe hanno i lacci li riordino dentro le scarpe prendo le scarpe e le ripongo sul ripiano N.B. L’insegnante svolge l’attività di fronte ai bambini. Attraverso: - racconti: mago Burletta, drammatizzazioni giochi vari: gioco del manichino, Caccia a ……. scarpe, indumenti (riconoscimento dei propri indumenti, scarpe, ecc…..) costruzione di un libro con vari indumenti 57 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Cartelloni di sintesi del gruppo n. 2 CONTRATTO FORMATIVO Che cos’è: Un documento che chiarisce all’utente che cosa fa la scuola, perché lo fa, come lo fa e definisce le responsabilità delle varie parti (insegnanti e genitori). Cosa deve contenere? 1. bisogni dei bambini in relazione a 2. attività/situazioni 3. attenzioni 4. risultati 5. cosa chiediamo ai genitori età contesto BISOGNI RILEVATI A 5 anni (scuola dell’infanzia) - accettare gli altri - interagire con gli altri - ascoltare/ascoltarsi - essere ascoltati - conoscere e rispettare regole di convivenza - trasferire le competenze da una situazione ad un’altra - esprimersi - autonomia in semplici operazioni di gestione personale - movimento A 6/7 anni (1º elementare) - accettare gli altri - interagire e lavorare insieme (in coppia) - ascoltare/ascoltarsi - essere ascoltati - conoscere e rispettare regole e tempi - trasferire le competenze da una situazione ad un’altra - esprimersi e comunicare - autonomia personale e organizzazione del proprio materiale - movimento 59 60 APPENDICE Cartelloni di sintesi del gruppo n. 2 ATTENZIONI - promuovere la curiosità problematizzando (non dare niente di preconfezionato) creare aspettative dare piccole responsabilità dare consegne un po’ dettagliate considerare l’errore come una risorsa per la continuità: un’insegnante della scuola dell’infanzia può accogliere nella scuola elementare il gruppo dei suoi ex alunni (continuità affettiva, sicurezza…) - Esperienza di ed. stradale (uscite a piedi, uscite in bici con il vigile) - Regalo di un pulcino - Ciclo vitale - Nascita di un pulcino - Accoglienza (i bambini grandi preparano disegni e li consegnano con i contrassegni, ai nuovi) - Ed. stradale (esperienze con la bici Y campo sportivo, prove di abilità) - Uso trasporti/mezzi pubblici - Conoscenze strutture territorio - Coltivazione dell’orto scolastico - Semina in vaso - Terrario con salamandre - Accoglienza (organizzata dai bambini più grandi) COSA CHIEDIAMO AI GENITORI - di non colpevolizzare gli errori - di collaborare a favore dell’autonomia dei bambini (dar loro il tempo di mangiare da soli, di vestirsi, di svestirsi,…) - di valorizzare ciò che il bambino fa, prendersi il tempo per ascoltarlo - con gli insegnanti avere un rapporto di dialogo – confronto – scambio - di essere sinceri e coerenti con i propri bambini - di non intromettersi nelle relazioni fra i bambini IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO DEGLI ALTRI CONTINUITÀ ANNI-PONTE In quali momenti: adulti bambini Nel quotidiano: conversazione (per ricordare attività del giorno prima, un fatto o un episodio…) Con attività/progetti particolari: - lettura (da parte dell’insegnante) di un racconto e messa in scena di una rappresentazione - Esposizione (da parte dei bambini) di un racconto che si sono fatti leggere a casa - Ascolto di brani musicali e interpretazione con il corpo, o disegni, o racconti di ciò che la musica evoca - Lettura di un racconto e illustrazione delle sequenze - Discussione su episodi, avvenimenti i classe o a scuola Con quali modalità: - Lettura con immagini per favorire la rappresentazione mentale Più immagini di uno stesso soggetto per evitare gli stereotipi Lettura senza immagini per stimolare la fantasia Lettura per individuazione di personaggi e ambienti Raccolta di particolari Con quali strategie: - Abbassare la voce fino a rimanere in silenzio (per attirare l’attenzione) - Usare la voce in modo espressivo - Durante la lettura di una storia fermarsi e invitare i bambini a mettersi nei panni di un personaggio - Stimolare i bambini a prendere in considerazione i punti di vista degli altri - Raccontare usando tutto il corpo (gestualità, mimica…) - Ogni tanto bloccare il racconto per fare anticipare ipotesi ai bambini - Catturare lo sguardo dei bambini Con quali finalità: - Stimolare la fantasia Arricchire il lessico Mantenere l’attenzione Rispettare i tempi Fare ipotesi 61 62 APPENDICE Cartelloni di sintesi del gruppo n. 2 ATTIVITÀ PROGETTATA - IL TEMPO DEL CERCHIO PERCHÉ? Aiuta i bambini a: - Conoscere se stessi e la propria interiorità A trovare le parole per esprimerla A riordinare i propri pensieri e le proprie emozioni Ascoltare gli altri ( e conoscerli meglio) A uscire dal proprio egocentrismo Prendere coscienza di punti di vista diversi Creare i presupposti per l’accettazione, la collaborazione… Rispettare i tempi e le regole della comunicazione Abituarsi ad un certo autocontrollo Valorizzare il proprio vissuto Arricchire il proprio linguaggio Considerarsi parte di un gruppo Fasi - Ci si dispone in cerchio Cosa fa il bambino - A turno risponde (l’ordine non è vincolante) Cosa fa l’ins. facilitatore* - Pone una domanda (rispetto al vissuto, all’esperienza, alla scuola, alle relazioni, ad un’immagine, ad una musica) - Talvolta riformula la domanda -Dà la parola agli altri - Registra fedelmente ciò che il bambino dice - Rilegge ai bambini ciò che ha scritto - Chiede ai bambini come si sono sentiti Attenzioni - Regole - Uso clessidra - Non permettere che i bambini commentino, giudichino, ridano - Compresenza - Segretezza - Gradualità nelle tematiche affrontate - Partire da aspetti positivi e arrivare successivamente ad aspetti negativi (paure, tristezza…) * Ins. ombra: registra comportamenti, dinamiche (griglia di osservazione) IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Per continuare … Il gruppo di progettazione del percorso di formazione documentato in questo volume ha invitato i docenti delle scuole coinvolte ad inviare materiale eventualmente prodotto durante e/o a seguito dell’esperienza fatta: schemi di progettazione dell’attività, osservazioni, note dell’insegnante, una valutazione dell’attività, fotografie, lavori dei bambini, e quant’altro ritenuto significativo ed interessante. L’obiettivo era quello sia di non perdere la ricchezza di cui i cartelloni di sintesi riportati in appendice forse non riescono sufficientemente a dare conto, sia di dare maggiore concretezza e leggibilità al percorso, così che potesse essere meglio compreso ed eventualmente riproposto anche ad altri. Un altro obiettivo, implicito, era quello di una verifica della possibilità da parte degli insegnanti di continuare in un lavoro di ricerca di percorsi di senso anche autonomamente. È quindi con grande soddisfazione che in appendice sono riportati integralmente i materiali inviati dalle scuole elementari e dell’infanzia come documentazione del lavoro svolto a partire proprio dalle sollecitazioni avute nel percorso di formazione. Si ringraziano i docenti per il significativo contributo che anche questi materiali potranno offrire a quanti sono impegnati nella ricerca di soluzioni e strategie per la realizzazione della continuità tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare. 63 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA L’esperienza delle scuole di Avio e Sabbionara Composizione della commissione continuità Istituto Comprensivo di Avio e scuole dell’infanzia di riferimento Insegnante referente: Adriana Cristoforetti - scuola elementare di Avio e Sabbionara Anno scol. 2001-2002 2002-2003 Attività Cognome e Nome Buccella Doriana "Come garantire un percorso di continuità reale Campostrini Adalisa tra i due ordini di scuola" Eccheli Maria Cristina Cristoforetti Laura Robol Cinzia Cavagna Manuela Galli Giuliana Tapparelli Donatella Tomasoni Ivana Verbali e contratto formativo Ai lavori della Commissione (verbale n. 4) hanno partecipato inoltre: Alla stesura del Contratto formativo, oltre ai componenti della Commissione, hanno partecipato gli insegnanti che nel 2001-2002 hanno seguito il corso “Il bambino tra didattica intenzionale e indiretta”. Scuola Scuola elementare di Avio e Sabbionara Scuola dell’infanzia di Avio e Sabbionara Campostrini Adalisa Chiarani Manuela Cristoforetti Laura Eccheli Maria Cristina Zeroli Stefania Panizza Giannina Scuola elementare Bais Raffaella Bertagnolli Manuela Campostrini Elisabetta Corso Silvana Scuola dell’infanzia di Avio e Sabbionara Emanuelli Giuseppe Emanuelli Maria Grazia Fracchetti Armando Robol Cinzia Ins. classi I della scuola elementare di Avio e Sabbionara Fugatti.Anita Galli Giuliana Cavagna Manuela Tapparelli Donatella Tomasoni Ivana Ins. gruppo grandi scuola dell’infanzia di Avio e Sabbionara Emanuelli Giuseppe (ins. scuola elementare) Galli Giuliana e Tomasoni Ivana (ins. scuola dell’infanzia) 65 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Come garantire un percorso di continuità reale tra i due ordini di scuola? Riflessioni e proposte della Commissione Continuità scuola dell’infanzia e scuola elementare Anno scolastico 2001/2002 Istituto Comprensivo di scuola elementare e media di Avio La Commissione continuità scuola dell’infanzia e scuola elementare, consapevole della necessità di interventi significativi e coordinati tra i due ordini di scuola, opera al fine di garantire “ il diritto di ogni bambino ad un percorso formativo organico e completo che valorizzi le competenze già acquisite e insieme riconosca la specificità e la pari dignità educativa di ciascuna scuola” (C.M. 339 del 16.11.1993). Le linee operative della Commissione, in merito ai criteri generali relativi alla realizzazione della continuità educativa tra i due ordini di scuola, traggono spunto dalle direttive approvate dalla Giunta provinciale (delibera n.13057 del 20.11.’98): • • • • • • coordinamento dei curricoli degli anni iniziali e terminali; progettazione piani di intervento annuali per promuovere la continuità; attuazione di momenti e forme di compartecipazione alle attività didattiche; comunicazioni di informazioni sui bambini; incontri di ritorno (restituzione delle informazioni); attenzione alle situazioni di handicap. Si ritiene che conoscere i bambini, i loro percorsi, le loro storie e i contesti in cui le competenze si sono consolidate, sia un passaggio obbligato per valorizzare i percorsi e inserirli nei propri progetti educativi. Per garantire un percorso di continuità reale, già da alcuni anni, è consuetudine nelle nostre scuole incontrarsi nei primi mesi dell’anno scolastico con le insegnanti dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia per predisporre percorsi didattici comuni (progetti paralleli o progetti ponte) in cui coinvolgere i bambini nelle rispettive realtà scolastiche. Sulla base dei percorsi concordati, si individuano, quindi, momenti di attività in comune per condividere le conoscenze e per suscitare curiosità nei con- 67 68 APPENDICE L’esperienza delle scuole fronti della nuova realtà scolastica, favorendo lo sviluppo di riferimenti affettivi (conoscenza ambiente, compagni, insegnanti) che trasmettano sicurezza e serenità ai bambini che affrontano per la prima volta la scuola elementare. In merito alla comunicazione d’informazioni sulla scuola, sui gruppi e sui bambini, con l’introduzione dello strumento per il passaggio d’informazioni, ci si ritrova a giugno con i futuri insegnanti di classe prima. Lo scorso anno, a conclusione di un’attenta analisi delle competenze dei bambini e delle dinamiche dei gruppi, è stato possibile formare le classi prime rispettando il principio di equieterogeneità stabilito dal Consiglio d’Istituto. Inoltre, le informazioni sulla scuola e quindi le strategie adottate per coinvolgere e motivare i bambini, i contenuti presentati, hanno consentito la progettazione di percorsi formativi per le classi prime, in continuità con l’esperienza precedente. A settembre, le insegnanti di classe prima si incontrano con le insegnanti che l’anno precedente operavano con il gruppo grandi, per individuare nel curricolo implicito possibili forme di coerenza educativa in merito ad alcune abilità promosse alla scuola dell’infanzia (autonomia, ascolto, rispetto delle regole…). Quest’ultimo punto, che ci ha viste particolarmente coinvolte, ha stimolato una serie di riflessioni : 1. Per garantire un percorso di continuità reale, è opportuno favorire, oltre ad una continuità della storia dell’apprendimento, una continuità di criteri educativi? 2. Come instaurare un clima sereno e cooperativo tra i diversi soggetti della relazione educativa? 1. La Legge 30/2000 contribuisce a dissolvere alcuni dubbi sorti all’interno del gruppo: “Porsi in continuità significa dare sviluppo, prima ancora che a una serie di traguardi e abilità, ai caratteri specifici che assumono le diverse esperienze educativo-formative nella scuola dell’infanzia”. La scuola elementare deve quindi garantire una continuità di criteri educativi, una continuità del bambino con se stesso. Il bambino deve poter esprimere le competenze già maturate e nello stesso tempo mantenere un rapporto positivo con la propria storia educativa. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Non devono esserci smentite nel nuovo ambiente per non creare dissonanze. Per facilitare questo passaggio, le insegnanti della scuola dell’infanzia s’impegnano a presentare le strategie adottate nella scheda “Profilo di gruppo”. Da questa prima riflessione, emerge un aspetto tralasciato a settembre durante l’individuazione del curricolo implicito: in particolare ci siamo soffermate sui traguardi raggiunti dai bambini in merito ad alcune abilità, ignorando le strategie, le soluzioni organizzative attivate, per raggiungere tali traguardi. Si ritiene quindi utile proporre, per il prossimo anno scolastico, un incontro prima dell’inizio delle lezioni tra gli insegnanti dei due ordini di scuola, al fine di individuare le strategie metodologiche educative attivate nella scuola dell’infanzia per promuovere alcune abilità, i criteri educativi e le soluzioni organizzative. Nel nuovo ambiente i bambini non dovranno trovare dissonanze. 2. Mantenere un rapporto positivo con la propria storia contribuisce alla formazione dell’identità personale (Raccordo dei curricoli – Anno scolastico 1999/2000). Il bambino costruisce la propria identità personale attraverso la capacità di riconoscersi, di narrarsi nella propria storia, nel proprio ambiente e di collocarsi all’interno della storia del gruppo cui appartiene. Per mantenere vivo il rapporto con la loro storia, oltre alle informazioni fornite dalle insegnanti della scuola dell’infanzia attraverso le tre schede (osservazioni sulla scuola, sul gruppo, sul bambino), si ritiene fondamentale il passaggio di materiale di supporto che permetta al bambino di riconoscersi in taluni fatti ed eventi. È indispensabile che il materiale valorizzi i vissuti collettivi e individuali, solo così i bambini possono ritrovare la loro storia personale e i loro percorsi collettivi. La commissione propone la preparazione di un archivio (valigia) collettivo e individuale. Valigia collettiva La valigia collettiva dovrà contenere i materiali dei percorsi più significativi, in modo che i bambini possano ritrovare la loro storia ed esprimere le 69 70 APPENDICE L’esperienza delle scuole competenze già maturate (continuità della storia dell’apprendimento). Il materiale sarà utilizzato, in particolare, durante i primi mesi di scuola per favorire lo sviluppo di riferimenti affettivi attraverso conversazioni sulle loro esperienze precedenti, ma anche nel corso dell’anno, per approfondire un argomento già presentato alla scuola dell’infanzia e riportare, quindi, in superficie le rappresentazioni mentali precedenti. Proposte contenuto valigia: • • • • • • • cartelloni significativi di esperienze svolte o vissute dal gruppo audiocassette (filastrocche, canzoncine) videocassette (recite, uscite…) simboli dei gruppi lavori particolari: libri, disegni collettivi… materiale progetto LESI foto di gruppo Considerato che alcuni bambini della scuola dell’infanzia di Sabbionara frequenteranno la scuola elementare di Avio e viceversa, si ipotizza il passaggio della valigia da un plesso all’altro come momento di confronto. Valigia individuale La valigia individuale dovrà contenere materiali che documentino, per ogni bambino, i cambiamenti prodotti dal tempo. I materiali, che consentiranno al bambino di organizzare la memoria in positivo, saranno ripresi e utilizzati alla scuola elementare come documentazione per la costruzione della storia personale. Proposte contenuto valigia: IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Cambiamenti relativi al corpo Cambiamenti di abilità Fettuccia altezza (piccoli, medi, grandi) Tre disegni significativi che evidenzino i cambiamenti prodotti dal tempo: dallo scarabocchio alla rappresentazione dello schema corporeo Impronte mani (piccoli, medi, grandi) Nuove conquiste in palestra: - so saltare a piedi uniti (piccoli) - so saltare con un piede solo (medi) - so lanciare e afferrare la palla Fotografia di gruppo d’inizio anno scola- Altre conquiste: stico o durante una recita natalizia (even- - so allacciare le scarpe to ripetibile) - so ritagliare e incollare - … Per instaurare un clima sereno e cooperativo tra i diversi soggetti della relazione educativa durante la fase d’accoglienza, la commissione suggerisce di: A. Favorire lo sviluppo di riferimenti affettivi che infondano sicurezza e serenità ai bambini che iniziano la scuola elementare. • • • • • • Valorizzare i loro vissuti attraverso conversazioni sulle loro esperienze e sui materiali prodotti durante la fase d’interazione. Dedicare tempo alle conversazioni, facilita il bisogno dei bambini di farsi conoscere e di rapportarsi con i compagni e gli adulti. Ritrovare la propria storia, i propri percorsi, esaminando il materiale realizzato alla scuola dell’infanzia (archivio collettivo e individuale). Esplorare l’ambiente interno ed esterno alla scuola, in modo che tutti i bambini si muovano in modo autonomo. Stabilire relazioni e legami con i bambini e gli insegnanti delle altre classi. Giochi di conoscenza. Il primo giorno di scuola, le insegnanti della scuola dell’infanzia accompagneranno i bambini e consegneranno la “valigia – archivio collettivo”. Mantenere rapporti con la scuola dell’infanzia e organizzare alcuni incontri per soddisfare il desiderio dei bambini di rivedere le maestre, i compagni, la loro scuola. 71 72 APPENDICE L’esperienza delle scuole B. Porre attenzione alla continuità rispetto ai tempi e agli spazi. • Prevedere un orario flessibile all’interno del modulo, variando le attività e proponendole in modo giocoso. • Strutturare lo spazio classe, se possibile, in modo simile a quello della scuola dell’infanzia, con la presenza di tappeti per l’ascolto e per il gioco. • Prevedere più momenti di attività in cui il bambino costruisce, manipola materiali. • Organizzare più momenti di attività fisica, poiché il bambino di questa età ha bisogno di muoversi. Ricordiamo inoltre che le relazioni topologiche e temporali si apprendono attraverso gli esercizi motori. C. Rassicurare le famiglie attraverso: • Assemblee, prima dell’inizio delle lezioni, per tranquillizzare e soddisfare ogni curiosità (organizzazione oraria, mensa, spazi, attività). • Lo svolgimento, durante il primo mese di scuola, di colloqui individuali con i genitori per raccogliere informazioni sui bambini. Le conoscenze fornite dalle insegnanti della scuola dell’infanzia, attraverso lo strumento per il passaggio d’informazioni, sono molto utili, ma si ritiene doveroso completare il quadro e conoscere più a fondo il bambino attraverso la voce dei genitori. Febbraio 2002 La Commissione Continuità IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Istituto Comprensivo di scuola elementare e media Allegato Verbale Commissione scuola dell’infanzia- scuola elementare n. 2 La commissione analizza il curricolo implicito (convinzioni, soluzioni organizzative e modalità di insegnamento in base ai quali operano i docenti) emerso nella prima riunione (verbale n.1), per individuare le forme di coerenza educativa messe in atto in queste prime settimane di scuola e le forme di discontinuità da sottoporre all’attenzione delle insegnanti della scuola dell’infanzia per cercare, ove possibile, una mediazione. Traguardi Strategie- Soluzioni organizzative Continuità* Discontinuità # AUTONOMIA Autonomie personali: i bambini sono in grado di allacciarsi le giacche e indossare indumenti secondo sequenza. Attività pratica e su modello per imparare ad allacciarsi le scarpe. - Indossano autonomamente i calzini antiscivolo e li ripongono nella sacca. - Prima d’entrare in palestra i * Si prosegue con questa bambini hanno imparato a consuetudine. indossare i calzini antiscivolo e a riporli nella sacca al termine delle lezioni. - Sabbionara: i bambini alzano *Continuità. la mano per eventuali richieste. - Avio: i bambini non alzano la # Si ritiene utile prevedere l’alzata di mano: i tavoli mano, ma un “cameriere” a della mensa sono troppo turno versa l’acqua e serve il alti per proseguire con la pane. Occupano un posto consuetudine del camefisso e i grandi hanno la reriere. sponsabilità dei piccoli. # Sull’uso delle posate si riscontra un problema da attribuire ai tempi contenuti del servizio mensa, in particolare nelle giornate con il doppio turno. - Mangiano autonomamente e la maggioranza utilizza con sicurezza le posate, compreso il coltello. Si riscontra che sono poco autonomi nell’allacciarsi le scarpe, pertanto si proseguirà con questo obiettivo. 73 74 APPENDICE L’esperienza delle scuole Sono in grado di giocare autonomamente a piccoli gruppi (lego, sul tappeto, memori…). Partecipano a giochi organizzati, ma nel grande gruppo sono irruenti. Non sono completamente autonomi nel riordino del materiale personale. Sabbionara: le insegnanti controllano la formazione dei gruppi spontanei e, se necessario, prevengono il conflitto facendo cambiare il tipo di gioco. Avio: la formazione dei gruppi è libera, ma con interventi da parte delle insegnanti, in particolare nelle situazioni di giochi organizzati in grande gruppo. - Terminati i giochi riordinano il materiale. A conclusione delle attività i bambini vengono invitati a riordinare il materiale personale: Avio (astuccio) Sabbionara (portamatite). In entrambe le scuole i bambini grandi sono responsabili dei piccoli: li aiutano a riporre il materiale e sono nominati i responsabili dell’angolo morbido, dei colori… # Si interviene nella formazione dei piccoli gruppi per evitare conflitti. * Si interviene nei giochi organizzati in grande gruppo, per contenere la loro vivacità. * Continuità. * Continuità. * Anche a scuola vengono assegnati piccoli incarichi: distribuire il materiale. * Si propone di assegnare l’incarico di responsabilità ai bambini di seconda, che aiuteranno i compagni di prima durante la ricreazione e lo spazio interscuola. Le insegnanti mostrano semSanno gestire semplici con* Sanno disegnare, colorare, pre praticamente l’attività che segne: ritagliare, incollare, ritagliare, incollare. colorare (cancellare a Sabbio- poi il bambino dovrà eseguire # I bambini non sanno usare autonomamente. nara). la matita, disegnano direttamente con il pennarello. Si ritiene utile, nell’anno ponte, insegnare ai bambini l’uso della matita e della gomma. Gestione dell’errore: l’errore Diversi sono comunque i tipi di * Continuità. approccio a seconda dei bamè vissuto dai bambini come bini (bambini più sensibili, perrisorsa. fezionisti…). REGOLE Alcune regole sono state ne* Continuità. - Si utilizza la fila per spostargoziate con votazione, sempre si da un ambiente all’altro. comunque con la mediazione delle insegnanti. Si ritiene opportuno coltivare # Si mantiene l’abitudine del I bambini salutano le insesaluto, ma non della stretta gnanti con una stretta di ma- la consuetudine di salutare fin dalla scuola dell’infanzia. di mano per problemi legano. ti ai tempi. Sono in grado di assumere piccoli incarichi. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA In mensa è permesso parlare con un tono di voce basso. Riordinano il materiale. Chiedono il permesso per andare ai servizi. Parlano uno alla volta. Le insegnanti hanno cercato di * Continuità. far capire ai bambini l’importanza di parlare uno alla volta e si è introdotta la regola di alzare la mano per chiedere la parola. *Continuità. *Continuità. Si riscontra una certa difficoltà. # Si preferisce ruotare i posti, per favorire le relazioni. * Continuità. Occupano un posto fisso. Completano i lavori prima di iniziarne altri. Ascoltano la lettura di una fiaba per più di 20 minuti. Ascoltano brevi consegne. ASCOLTO Per incentivare l’abitudine all’ascolto si è ricorso alla lettura di fiabe. I bambini siedono in cerchio e l’insegnante, utilizzando burattini oppure oggetti e immagini che si riferiscono al racconto, cerca di catturare la loro attenzione. Altre strategie utilizzate: - modulazione della voce, accompagnata dalla gestualità; - interruzioni, per permettere ai bambini di formulare ipotesi in merito alla prosecuzione del racconto; - ripresa del racconto con domande dirette. Per focalizzare l’attenzione dei bambini sulla voce, si è ricorso all’uso di audiocassette con fiabe registrate . Si è ricorso inoltre alle filmine, per soffermarsi sulle immagini. Le insegnanti mostrano concretamente il lavoro richiesto e poi invitano i bambini ad eseguirlo. Sabbionara: utilizzo premi per ultimare una consegna. I bambini mostrano infatti molto interesse per la lettura di racconti. * Continuità con tutte le strategie. Si riscontra difficoltà nell’ascolto delle consegne, pertanto sarà un obiettivo da consolidare. Si prosegue comunque con la dimostrazione pratica. Sabbionara: si prosegue, anche se i premi per i bambini non sono essenziali. 75 76 APPENDICE L’esperienza delle scuole Si ascoltano nel piccolo gruppo, ma faticano nel grande gruppo. Non si riscontrano problemi particolari: i bambini si esprimono in italiano a parte qualche caso isolato. Nel grande gruppo è importante la mediazione dell’insegnante per dare la parola, rilanciare l’intervento di un bambino. Faticano ad accettare la pausa, non aspettano il proprio turno d’intervento. Sabbionara: nello spazio biblioteca, un compagno racconta agli amici il contenuto di un libro letto dai familiari e i bambini mostrano particolare attenzione. * Continuità. * Si concorda pienamente. Forse è il caso di individuare insieme alcune strategie per far apprezzare ai bambini la pausa. * Si ritiene utile proseguire l’attività. COMUNICAZIONE Mantenere sveglia la curiosità * Continuità. dei bambini, attraverso domande stimolo per promuovere la conversazione. Conversazioni sul fine settimana e sui libri letti insieme e/o a casa. Partecipano con interesse alle conversazioni. SENSO DEL TEMPO Avio: usano simboli per registrare eventi (tempo meteorologico). * Continuità. - Sono in grado di ordinare in Per acquisire il concetto di sequenza temporale, si sono utisequenza. lizzate esperienze concrete (esperienza del pane e semina fiori). Sono state utilizzate anche schede con esercizi da ordinare in sequenza. Le insegnanti hanno docu* È opportuno proseguire mentato per ciascun bambino con l’attività in modo sil’archivio del corpo e delle costematico. noscenze. LO SPAZIO Conoscono le relazioni spazia- Le relazioni spaziali sono state * Continuità. li: sopra sotto, vicino lontano, acquisite attraverso esperienze davanti dietro, dentro fuori. con il proprio corpo e in particolare con l’attività motoria. Sanno trasferire le conoscenze anche su scheda. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA CAPACITÀ LOGICHE Sono in grado di classificare, seriare, ordinare e quantificare. Si è proceduto prima con l’attività pratica, poi su scheda: raggruppamenti con ortaggi, libri della biblioteca… Si è utilizzato anche materiale strutturato (blocchi logici). PIACERE PER LA LETTURA Mostrano interesse per la let- Avio: per alimentare interesse tura di racconti per la lettura ogni quindici giorni i bambini, accompagnati dalle insegnanti, si recavano in biblioteca per prendere in prestito alcuni testi da leggere a scuola. I testi erano poi stimolo per la conversazione. Sabbionara: con i testi, presi in prestito alla biblioteca comunale, si è allestita a scuola una mini biblioteca dalla quale i bambini sceglievano i libri da leggere a casa con i genitori. * Continuità. Si rileva l’importanza di lavorare soprattutto a livello concreto. * Continuità. La Commissione Continuità 77 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Istituto Comprensivo di Avio Commissione continuità scuola dell’infanzia - scuola elementare Stralci verbale n. 4 Argomenti trattati, proposte e decisioni: • Fase d’accoglienza Curricolo implicito continuo • Contratto formativo • Per trasmettere serenità e sicurezza ai bambini che iniziano la scuola elementare, lo scorso anno la Commissione aveva proposto, per il primo giorno di scuola, la presenza nelle classi prime delle insegnanti della scuola dell’infanzia. Come è stata vissuta l’esperienza dai bambini e dalle insegnanti? Si ritiene utile riproporre l’esperienza anche il prossimo anno? Le insegnanti della scuola elementare ritengono che la presenza delle colleghe della scuola dell’infanzia abbia trasmesso senso di sicurezza ai bambini e alle famiglie. Le insegnanti della scuola dell’infanzia concordano sulla validità dell’esperienza e propongono di riproporla anche il prossimo anno. Problema riscontrato: presentare i bambini e il materiale della valigia collettiva il primo giorno di scuola risulta difficile per i tempi limitati. Soluzione: il primo giorno di scuola le insegnanti della scuola dell’infanzia presenteranno i bambini alle colleghe; in un secondo tempo, durante i primi quindici giorni di lezione, ritorneranno a scuola per presentare il materiale della valigia collettiva. Sempre in merito alla fase d’accoglienza, le insegnanti di entrambi i plessi hanno messo in atto le attenzioni suggerite lo scorso anno: 79 80 APPENDICE L’esperienza delle scuole • • • • • • • • valorizzazione dei vissuti dei bambini, attraverso conversazioni sulle loro esperienze e sui materiali prodotti durante la fase d’interazione; esame materiale realizzato alla scuola dell’infanzia (archivio collettivo) per ritrovare la propria storia; esplorazione dell’ambiente interno ed esterno alla scuola, in modo che tutti i bambini si muovano in modo autonomo; giochi di conoscenza per stabilire relazioni e legami con i bambini e gli insegnanti delle altre classi; organizzazione di incontri con la scuola dell’infanzia per soddisfare il desiderio dei bambini di rivedere le maestre, i compagni, la loro scuola; strutturazione dello spazio classe, dove possibile, in modo simile a quello della scuola dell’infanzia con la presenza dell’angolo morbido; assemblee rivolte ai genitori, prima dell’inizio delle lezioni, per tranquillizzare e soddisfare ogni curiosità; colloqui individuali con i genitori, durante il primo mese di scuola, per raccogliere informazioni sui bambini. Si prosegue con il curricolo implicito. L’insegnante coordinatrice illustra alle colleghe il lavoro compiuto dalla commissione per l’individuazione del curricolo implicito e quindi le forme di coerenza educativa messe in atto in questo primo mese di scuola e le forme di discontinuità rilevate (verbale n.2- 25 settembre). Si sottolinea l’importanza di una continuità che miri alla ricerca di forme di coerenza educativa, non solo di apprendimenti. Ci si sofferma sulle discontinuità, al fine di trovare degli accorgimenti per facilitare il passaggio dei bambini da una scuola all’altra, in particolare: gioco - la formazione dei gruppi alla scuola dell’infanzia deve essere spontanea, senza la mediazione dell’insegnante, per facilitare la conoscenza tra i bambini; disegno - l’uso dei colori anziché della matita alla scuola dell’infanzia ha un impatto emotivo, per facilitare però il passaggio alla scuola elementare si ritiene utile, nell’anno ponte, iniziare ad insegnare ai bambini l’uso della matita e della gomma; IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA posto fisso - i bambini della scuola dell’infanzia a mensa e durante le attività occupano un posto fisso, si condivide l’importanza di ruotare i bambini per favorire le relazioni; regole - i bambini apprendono a parlare uno alla volta; si concorda di estendere ai bambini dell’ultimo anno l’abitudine di alzare la mano per intervenire; ascolto - i bambini faticano ad aspettare il proprio turno d’intervento, ad accettare la pausa, pertanto si decide di individuare nel corso dell’anno alcune strategie per far apprezzare ai bambini la pausa; archivio del corpo e delle conoscenze - il dott. Medves segnala, oltre all’importanza di proseguire con l’attività in modo sistematico, di inserire nell’archivio individuale eventi particolari che caratterizzano il vissuto di ciascun bambino. L’insegnante coordinatrice illustra al dott. Medves il “Contratto formativo per le classi prime” steso dagli insegnanti di classe prima con la collaborazione dei docenti che l’anno scorso hanno partecipato al corso di formazione “Il bambino tra didattica intenzionale e didattica indiretta”. Nel contratto si esplicitano, oltre ai bisogni dei bambini e alle attenzioni messe in atto dagli insegnanti per dare risposte a questi bisogni, le forme di continuità con la scuola dell’infanzia. Si sottolinea quindi l’importanza di stendere, nell’anno in corso, un contratto formativo valido per l’anno ponte. Avio, 16 ottobre 2002 La Commissione Continuità 81 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Istituto Comprensivo di scuola elementare e media “Avio” Scuola dell’infanzia di Avio Scuola dell’infanzia di Sabbionara Scuola dell’infanzia, scuola elementare e famiglie insieme per… stabilire comportamenti, strategie e interventi comuni in base ai bisogni dei bambini. La presente proposta formativa potrà avere efficacia e concretizzarsi realmente, soltanto con una proficua collaborazione tra scuole e famiglie. Genitori e insegnanti insieme per… …insegnare ai bambini ” a navigare in un oceano d’incertezze, attraverso arcipelaghi di certezze.” (Edgar Morin) 83 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Premessa Attenzioni messe in atto dagli insegnanti dei due ordini di scuola per facilitare il passaggio dei bambini dalla scuola dell’infanzia alla scuola elementare. Già da alcuni anni la Commissione Continuità, composta da insegnanti delle scuole dell’infanzia ed elementari di Avio e Sabbionara, opera al fine di garantire il diritto di ogni bambino ad un percorso formativo organico e completo che valorizzi le competenze già acquisite e nello stesso tempo garantisca una continuità di criteri educativi. Per facilitare il delicato passaggio da una scuola all’altra, gli insegnanti di classe prima e dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia si incontrano nei primi mesi di scuola, per predisporre percorsi didattici comuni in cui coinvolgere i bambini nelle rispettive realtà scolastiche. Sulla base dei percorsi concordati si individuano, nel corso dell’anno, momenti di attività in comune tra i bambini delle due realtà scolastiche, per condividere le conoscenze. Tali incontri si svolgono presso la scuola elementare, al fine di favorire lo sviluppo di riferimenti affettivi (conoscenza del nuovo ambiente, insegnanti e compagni) che trasmettano sicurezza e serenità ai bambini che affrontano per la prima volta la scuola elementare. Inoltre, considerato che il bambino costruisce la propria identità personale attraverso la capacità di riconoscersi e narrarsi nella propria storia, le insegnanti della scuola dell’infanzia curano il passaggio alla scuola elementare di materiale di supporto, che permetta ai bambini di riconoscersi in taluni fatti ed eventi personali e collettivi. I materiali dei percorsi più significativi sono quindi oggetto di conversazione nei primi mesi di scuola e contribuiscono alla valorizzazione dei vissuti collettivi e personali dei bambini. Infine, con l’introduzione dello strumento per il passaggio d’informazioni, gli insegnanti della scuola dell’infanzia si ritrovano a giugno con i futuri insegnanti di classe prima per presentare le dinamiche e le competenze dei gruppi, nonché i contenuti presentati nel corso dell’anno e le strategie utilizzate. Sulla base di queste conoscenze gli insegnanti di classe prima progettano il percorso formativo in continuità con l’esperienza precedente. 85 86 APPENDICE L’esperienza delle scuole Tutto questo può bastare? La continuità della storia degli apprendimenti non è sufficiente per facilitare il passaggio dei bambini da una scuola all’altra, occorre garantire una continuità di coerenze educative. Il bambino deve trovare continuità con la propria storia educativa; non devono esserci smentite nel nuovo ambiente scolastico per non disorientare il bambino. Pertanto gli obiettivi educativi (sviluppo graduale della dimensione sociale, conquista dell’autonomia personale e acquisizione di competenze) che si propongono durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia, devono essere in continuità con quelli proposti in prima elementare. Trattandosi di obiettivi formativi si dovrà lavorare in sintonia, non solo tra i colleghi delle due istituzioni, ma anche e soprattutto con Voi famiglie. È risaputo il ruolo fondamentale che ricopre la famiglia nell’educazione, quindi, affinché questi obiettivi possano concretizzarsi è necessaria la Vostra collaborazione. Quali obiettivi formativi vogliamo raggiungere? Innanzi tutto vogliamo contribuire alla formazione di un bambino che sia soggetto ATTIVO della propria crescita e che abbia fiducia in sé e negli altri e non solo… I genitori sono invitati a leggere con attenzione la seguente tabella che illustra gli obiettivi previsti per l’anno ponte (ultimo anno scuola dell’infanzia e classe prima elementare). Traguardi da raggiungere I bambini saranno accompagnati gradualmente a: - Sentirsi valorizzati come persone. Cosa offre la scuola (attenzioni e attività) Saranno rispettati i ritmi e i modi di apprendere individuali, valorizzando i progressi di ciascuno. Condizione fondamentale per aiutare i bambini ad acquisire fiducia in se stessi riconoscendo le proprie emozioni, autonomia e sicurezza, sarà la predisposizione di situazioni formative in cui ciascuno si confronterà con difficoltà adeguate alle proprie capacità, rinforzando così l’immagine positiva di sé. Si cercherà di costruire la capacità di affrontare il rischio di sbagliare, trasformando l’errore in un’occasione per riflettere e capire. IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Ciò permetterà di evitare sensi di colpa o evitamenti “ Non lo faccio perché non sono capace”. - Essere e sentirsi parte di un gruppo Si offrirà un clima positivo basato sulla disponibiche vive quotidianamente esperien- lità e il rispetto reciproco, in modo che ciascun ze comuni, nel rispetto reciproco. bambino si senta apprezzato ed ascoltato e sappia trasferire poi questo atteggiamento nel rapporto con i compagni. Sarà favorita la collaborazione tra gli alunni attraverso il ricorso a varie strategie: giochi e lavori a coppie, nel piccolo e nel grande gruppo. - Acquisire autonomia in semplici Si cercherà di far comprendere ai bambini che operazioni quotidiane e l’acquisizione d’autonomia nelle piccole operanell’organizzazione del proprio lazioni quotidiane (infilare le giacche, allacciarsi le voro e materiale. scarpe, tenere in ordine il materiale…) non deve essere vissuta come perdita d’aiuto da parte dell’adulto, bensì come conquista personale. - Rispettare le regole. I bambini saranno guidati a scoprire la funzione delle regole e ad assumersi delle responsabilità, sia per quanto riguarda il rispetto tra le persone, sia il rispetto dell’ambiente scolastico (aula, cortile, servizi igienici, mensa) ed extrascolastico (uscite, spostamenti con lo scuolabus). - Imparare a portare a termine il pro- Per renderli più autonomi, si assegneranno picprio lavoro e assumersi piccoli inca- coli incarichi: riordino materiali e spazi (angolo richi. morbido, biblioteca…) - Comunicare le proprie esperienze. Particolare attenzione sarà posta alla valorizzazione degli interventi dei bambini. Compito degli insegnanti sarà indirizzare la conversazione in modo produttivo, guidando i bambini al rispetto delle modalità d’intervento (alzata di mano). - Prolungare i tempi di ascolto, impa- Per attivare i meccanismi dell’attenzione si privirando anche ad ascoltare gli altri. legerà la lettura di racconti da parte degli insegnanti, cercando di estendere questa capacità all’ascolto delle consegne. Saranno favorite inoltre più occasioni di ascolto tra bambini. - Favorire la loro innata curiosità ver- Saranno favorite la curiosità, motivazione indiso le conoscenze, ovvero scoprire spensabile per apprendere, e la creatività attraqualcosa di nuovo con la gioia verso la predisposizione di percorsi di ricerca, in d’imparare. cui i bambini siano guidati a porsi domande, a costruire ipotesi e a riflettere, più che a trovare risposte già confezionate. - Apprendere competenze disciplina- Sarà valorizzato il gioco come risorsa privilegiata ri. di apprendimento. Attraverso l’esperienza motoria e concreta si offriranno inoltre più occasioni di provare, realizzare, per sentirsi capaci. 87 88 APPENDICE L’esperienza delle scuole Per i genitori Per raggiungere questi traguardi è necessaria la vostra collaborazione. A tal fine vi chiediamo di: • • • • • • • • collaborare a favore dell’autonomia dei bambini; non aiutiamoli nelle piccole operazioni quotidiane (allacciare le scarpe, usare correttamente le posate, vestirsi…), ma facciamoli sentire fieri di “fare” da soli; porre attenzione ai loro lavori, valorizzandoli e non colpevolizzando gli errori; essere disponibili all’ascolto dei bambini; richiedere l’ascolto e il rispetto delle consegne; evitare confronti tra fratelli e compagni; essere disponibili a un dialogo aperto e al confronto con gli insegnanti; tenere in considerazione i consigli degli insegnanti; partecipare alla vita della scuola anche attraverso i colloqui e le riunioni. La Commissione Continuità IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA L’esperienza delle scuole della zona di Volano e Rovereto Nord Composizione commissione continuità Istituto Comprensivo di Volano – Rovereto Nord scuole dell’infanzia di riferimento Insegnante referente: Luisa Maraspin - Scuola elementare “Gandhi” Cognome Conzatti Sannicolò Frizzera Corrente Delaiti Manica Bandera Brugnara Curti Salvatori Chini Rigagnoli Tovazzi Marisa Nome Valeria Patrizia Giulia Licia Giuliana Gloria Silvana Elisabetta Edi Maria Luisa Donatella Luisa Fiorenza Emma Sede di servizio Scuola elementare Volano Scuola elementare Volano Scuola elementare Calliano Scuola elementare Gandhi - Rovereto Scuola elementare Gandhi - Rovereto Scuola elementare Gandhi - Rovereto Scuola dell’infanzia Brione - Rovereto Scuola dell’infanzia Rione Nord Scuola dell’infanzia S. Ilario - Rovereto Scuola dell’infanzia S. Ilario - Rovereto Scuola dell’infanzia Calliano Scuola dell’infanzia Calliano Scuola dell’infanzia Volano Scuola dell’infanzia Besenello 89 IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Relazione inerente l’attività della sottocommissione Continuità tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare Anno scolastico 2002-2003 Istituto Comprensivo di Volano–Rovereto Nord In data 18 novembre 2002 con inizio alle ore 16.45 si riunisce presso la scuola elementare di Volano la sottocommissione “Continuità tra la scuola elementare e la scuola dell’infanzia” dell’Istituto Comprensivo di VolanoRovereto Nord. All’incontro partecipano anche le insegnanti delle scuole dell’infanzia di Rovereto Nord, Brione, Sant’Ilario, Volano, Calliano e Besenello. Per l’anno scolastico 2002 – 2003 si prevede un percorso comune, che coinvolga le insegnanti dei due ordini di scuola per la stesura di criteri essenziali per un curricolo continuo, per un confronto sugli stili educativi e sulle strategie adottate e per l’elaborazione di un progetto. Finalità • • • • • • Migliorare la qualità dell’offerta formativa. Predisporre un piano per la continuità curricolare. Individuare gli elementi di continuità e di discontinuità tra i due gradi scolastici. Tener conto del percorso formativo attivato nella scuola dell’infanzia. Acquisire strumenti metodologici per la programmazione e la documentazione. Costruire abilità di progettazione comune (scelte condivise). Il gruppo concorda sull’orientamento di lavorare operativamente nella costruzione di un progetto formativo articolato in varie fasi, con obiettivi diversificati secondo i bisogni e l’età dei bambini per i due ordini di scuola, sul quale poi confrontarsi. Dopo aver vagliato varie possibilità il gruppo decide di progettare attività inerenti al RIORDINO del materiale utilizzato, discute sulle situazioni da mettere in atto definendo le modalità operative, analizza le operazioni cognitive che i bambini fanno, stabilisce i risultati da raggiungere e le competenze 91 92 APPENDICE L’esperienza delle scuole da acquisire e legittima l’attività. Si confronta sul prodotto condiviso, individua gli elementi di continuità e di discontinuità, pur riconoscendo le specificità delle due istituzioni, evidenzia le difficoltà che i bambini incontrano nel passaggio da un ordine di scuola all’altro, focalizza alcune attenzioni pedagogiche educative e suggerisce delle strategie d’intervento. PROGETTO Riordino materiale utilizzato IL BAMBINO TRA DIDATTICA INTENZIONALE E DIDATTICA INDIRETTA Aula Sezione Quando alla fine di ogni attività Quando alla fine di ogni attività - materiale individuale (spazio ban- - ogni strumento nel proprio contenitore co) - quaderni (nello scaffale o nello zai- - i propri lavori nella propria scatola (contrassegno) no) - schede (nei raccoglitori o nelle teche) - materiale vario (regoli, scarpe, abachi, strisce, frase…) Operazioni Operazioni - - comprensione consegna classificazione discriminazione riconoscimento seriazione orientamento spaziale successione temporale confronto/misurazione concetto di addizione sottrazione, moltiplicazione e divisione (attraverso la manipolazione) comprensione consegna classificazione discriminazione riconoscimento seriazione orientamento spaziale dentro/fuori sopra/sotto destra/sinistra - successione temporale - memorizzazione Perché - favorisce il riconoscimento del proprio materiale e di quello altrui favorisce l’autonomia nella gestione delle proprie cose favorisce la collaborazione tra i bambini favorisce il rispetto per le regole favorisce il rispetto per l’ambiente e per lo spazio condiviso promuove l’assunzione di compiti di responsabilità sviluppa abilità manuali sviluppa abilità logiche sviluppa competenze linguistiche (denominazione oggetti – arricchimento lessicale – abilità di lettura) - struttura il contenitore temporale - aiuta a non perdere gli oggetti - aiuta a diminuire le ansie del bambino quando non trova gli oggetti *Nelle classi seconde elementari si può proporre la riflessione sul perché si attua l’attività agli alunni stessi. 95 96 APPENDICE L’esperienza delle scuole Dalla lettura e successiva analisi dell’elaborato scaturiscono le osservazioni delle insegnanti della scuola dell’infanzia. Esse sottolineano il divario tra le prestazioni richieste ai bambini dei due cicli per quanto riguarda l’attività del “Riordino”. Informano che nella scuola dell’infanzia non si utilizzano materiali propri, ma comuni. Le insegnanti delle classi prime intervengono nella discussione e affermano che gli alunni, nel periodo iniziale di scuola, mostrano difficoltà nel riordinare il materiale individuale; perdono molto facilmente i loro oggetti personali, non comprendono le consegne e trattano l’astuccio come un giocattolo. Il gruppo riconosce che tante operazioni cognitive sono date per scontate, mentre hanno bisogno di un percorso graduale, che faciliti l’apprendimento. A tal proposito individua alcune attenzioni pedagogiche didattiche idonee all’attività. Attenzioni - condividere il progetto tra insegnanti del team - dare consegne precise con un comando solo (riponi i colori nell’astuccio… riponi il quaderno rosso nello zaino) - utilizzare contrassegni o simboli sugli scaffali dove riporre il materiale - rispettare i tempi necessari allo svolgimento dell’attività - non sostituirsi agli alunni per risparmiare tempo - assegnare gli incarichi a tutti i bambini a turno A conclusione del percorso verrà fatta da parte della Commissione una verifica sugli esiti dell’attività, a partire sia dalle osservazioni degli insegnanti che dei bambini.