ANTICA DIACONIA DI S. Eustachio - Basilica di Sant`Eustachio

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ANTICA DIACONIA DI S. Eustachio - Basilica di Sant`Eustachio
ANTICA DIACONIA DI S. EUSTACHIO
La Basilica di S. Eustachio in Campo Marzio sorge sopra le antiche rovine
delle Terme Neroniane, nel luogo stesso del martirio del Santo. Narra la
tradizione cristiana, che i fedeli abbiano edificato un modesto sacello sul quale,
nell'anno 320, Costantino avrebbe innalzato un Oratorium in onore del martire.
Tutto ciò non deve sorprendere giacché era uso ancorare gli edifici religiosi,
solamente nei posti consacrati da una qualche testimonianza di fede. Nel
tempo, la piccola chiesa, diventa un vivace centro apostolico dell'Urbe
destinato a risplendere per secoli. Di conseguenza subisce importanti lavori di
trasformazione, fino ad assumere la sua forma compiuta settecentesca.
Secondo tutte le fonti di ricerca, le prime notizie ufficiali inerenti le diaconie
cardinalizie cristiane, risalgono al VI sec. durante il pontificato di Papa Gregorio
I (590-604) detto Magno. Peraltro, è il Papa stesso a fondare una diaconia per
ogni Rione della città, per contrastare la minaccia endemica della carestia e
della pestilenza. Voleva essere un concreto aiuto agli indigenti, sulla base dello
spirito evangelico e della Chiesa delle origini.
Osserva il card. Cesare Baronio, noto storico religioso del XVI secolo, che
la diaconia altro non era che una pubblica casa di ospitalità del Patrimonio
Romano dove, sotto l'attenta giurisdizione pontificia, si esercitava
quotidianamente la solidarietà sociale verso le vedove, i poveri ed i fanciulli
della Regione. E' bene ricordare che fin dal tempo di Papa Fabiano (236-250),
Roma era divisa in sette Regioni che comprendevano 14 Rioni. La chiesa di
Sant'Eustachio apparteneva alla sesta Regione ed accoglieva migliaia di fedeli.
L'origine della diaconia cardinalizia di Sant’Eustachio è annotata dal
biografo del Liber Pontificalis e ascrivibile ai primi decenni dell'VIII secolo. Il
Patrimonium della chiesa, modesto dapprima, viene arricchito da buone rendite
da parte del pontefice Gregorio II (715-731), adeguate a garantire il buon
mantenimento del Tempio. Peraltro, secondo la consuetudine dell'epoca, il
pontefice costruisce accanto alla chiesa una diaconia cristiana, avocando a sé il
titolo di primo Diaconus regionis VI della Diaconia Sancti Eustacii, esercitandolo
con grande autorità e assoluta dedizione.
Da un rituale della biblioteca vaticana, si ricava che il Cardinale Diacono
della Regione era una figura di primo piano nella vita ecclesiastica e sociale
dell'Urbe. Tant'è che veniva nominato dal Papa per le sue competenze
amministrative, oltre che per le eccellenti qualità morali. Peraltro, tale incarico,
gli consentiva d'indossare un maestoso abito rosso, mitra di damasco bianco e
sandali all'apostolica (aperti di sopra). Molteplici erano i suoi compiti: curare il
governo della chiesa sotto l'aspetto liturgico e organizzativo e sovrintendere
alle opere caritative-assistenziali della diaconia ad essa annessa. In questi suoi
uffici era coadiuvato da un gruppo di confrati, privi di voti, che facevano vita in
comune.
Nel contesto delle diaconie romane, quella di Sant'Eustachio è
annoverata tra le primarie istituzioni ecclesiali cardinalizie. Peraltro, nel volgere
degli anni, ha un notevole sviluppo per gli ingenti beni fondiari concessi da vari
pontefici. Occorre ricordare che nell'VIII secolo, al tempo di papa Adriano I
(772-795), la struttura Eustachiana è segnalata nell'Itinerarium Einsidlens dei
pellegrini in visita a Roma. Non solo per il pavimento cosmatesco disseminato
da molte antiche sepolture e le pitture murali, ma principalmente per l'aspetto
caritativo nettamente in linea con i principi dell'etica cristiana. Nei secoli
seguenti compare anche nel noto catalogo delle chiese di Roma redatto da
Cencio Camerlengo, che diviene poi pontefice col nome di papa Onorio III
(Savelli, 1216-1227). Inoltre, in occasione delle festività religiose, riceveva dal
Papa a titolo d'onore 18 denari di presbiterium come le chiese maggiori.
Ogni giorno questo organismo ecclesiale dispensava elemosine ai poveri
e alle vedove, mediante le offerte raccolte tra i fedeli o attingendo ai lasciti
patrimoniali di alcuni benefattori. Ma soprattutto distribuiva aiuti in natura agli
indigenti come pasti caldi, verdure, carne, formaggio, vino e lardo, provenienti
dal palazzo Lateranense.
Il pontefice Stefano II (752-757), per venire incontro alle esigenze dei
pellegrini infermi in visita ai santuari romani, amplia la diaconia di
Sant'Eustachio aggiungendo un importante xenodochium. Vale a dire un
hospitale servito da una confraternita di zelanti laici e sacerdoti, per dare
ricovero almeno per tre giorni a centum pauperum Christi colpiti da malore. Le
cronache raccontano che la diaconia distribuiva quotidianamente vitto e abiti,
oltre a garantire un bagno settimanale detto lusma, dal momento che le terme
pubbliche non erano più in uso. Va osservato, che il biografo del Liber
Pontificalis menziona diverse volte l'antica diaconia di Sant'Eustachio.
Soprattutto nella biografia di Leone III (795-816) e Gregorio IV (827-844), che
con grande munificenza compirono importanti lavori di restauro e di
miglioramento. Con lo sviluppo della diaconia anche la chiesa acquista
prestigio. Tant'è che nell'anno 958, al tempo di Giovanni XII (955-963), la
basilica è governata da una collegiata di cinque canonici secolari, che operano
sotto la direzione di un Arciprete assistito da un chierico. Occupavano un
oratorio che può forse individuarsi nei locali a sinistra della chiesa.
Va osservato che tra gli 86 cardinali diaconi di Sant'Eustachio, uno fu
proclamato Santo: San Ramon Nonnato (1204-1240) e cinque assursero alla
cattedra di Pietro: Gregorio IX (1227-1241); Alessandro IV (1254-1261);
antipapa Giovanni XXIII (1410-1415); Pio III (1503-1503); Paolo III (15341549).
Purtroppo, a distanza di tanti secoli, dell'antica diaconia Eustachiana non
rimane nessuna traccia archeologica e letteraria. E poco si sa per ciò che
riguarda la sua genesi e l'attività socio-assistenziale. La devastante
inondazione del Tevere avvenuta la notte di Natale del 1598, al tempo di
Clemente VIII (Aldobrandini, 1592-1605), sommerse il prezioso archivio
capitolare, annullando per sempre la memoria storica della basilica. Peraltro, i
morti accertati furono tremila e i danni ingenti. Per la verità, il vuoto
documentale è in parte colmato dal biografo del Liber pontificalis, da due
codici contenuti nella biblioteca Vallicelliana e da alcune epigrafi murate nella
chiesa.
Solo nel dicembre 2014, Mons. Pietro Sigurani, Rettore della Basilica,
intraprende il cammino di Papa Gregorio II mantenendo lo stesso carattere
originale. Tutto nasce dalla consapevolezza che siamo tutti fratelli, a
prescindere dal colore della pelle e dal credo religioso. Superati questi
pregiudizi, colloca al "centro" dell'attenzione le persone che hanno bisogno di
aiuto, con un'idea diversa della mentalità assistenziale che lo guida a riservare
il medesimo rispetto che si serba agli amici.
E' su questo nobile principio che alle 12,30 di ogni giorno non festivo, la
navata centrale della basilica si trasforma per incanto in ristorante, con tanto
di sedie e tavoli da pranzo apparecchiati con cura. Un drappello di volontari,
contagiati dallo spirito di servizio di don Pietro, si prende cura di circa 140
"amici" più poveri di ogni etnia e credo religioso. Ci sono cattolici, ortodossi e
musulmani; uomini, donne, anziani, nomadi e tanti giovani con situazioni
difficili. E' un mondo in disparte, segnato di storie sconosciute, di umanità
dolente, ma che evidenzia una percettibile fascinazione. A Sant'Eustachio viene
offerto loro un pasto caldo completo di dessert e, di tanto in tanto, anche un
buon caffè che "scalda" il cuore. Ma si porge anche un importante valore: vale
a dire quello della dignità della persona umana, che è il condimento speciale
dell'etica sociale.
Dopotutto è il miglior regalo che possiamo fare a loro, e loro a noi.
Vincenzo Varì