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La mia ipotesi preferita è che, oltre che dai trasporti,
la grande espansione del Paleolitico fu grandemente
facilitata dai progressi del linguaggio. È possibile che
una forma di linguaggio esistesse già presso gli antenati
più lontani dell'uomo, e che però il suo sviluppo sia
stato più tardivo e abbia molto probabilmente raggiunto
soltanto presso l'uomo moderno, prima dell'inizio della
sua esplosione demografica degli ultimi centomila anni,
un grado di perfezione simile a quello di tutte le lingue
parlate attualmente. Con questo formidabile strumento
di comunicazione, l'uomo moderno ha potuto esplorare
più facilmente le vicinanze e i posti più distanti, portare
i propri gruppi sociali in terre lontane, adattarsi a molte
delle nuove condizioni ambientali e assorbire rapidamente
le nuove tecnologie che avevano permesso gli adattamenti.
L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 142
La maggior parte degli studi concorda sul fatto che Homo sapiens abbia
costruito la propria fortuna evolutiva sulle potenzialità offerte dal linguaggio
come mezzo potente sia per condividere, diffondere le invenzioni culturali da
un gruppo sociale all’altro e conservarne memoria, che per determinare le
relazioni sociali all’interno del gruppo, controllare e influenzare gli stati
mentali dei suoi membri e pianificare strategie e alleanze.
(Simone Masin (2013), Comunicazione acustica e sviluppo di codici
comunicativi nell’uomo e negli altri animali, in N. Grandi (a cura di), Nuovi
dialoghi sulle lingue e sul linguaggio, Bologna, Pàtron, p. 35)
Analogie
- ‘periodo finestra’ / periodo critico
- facilitazione sociale
- ‘lallazione’ (produzione di lunghe sequenze di suoni in una sorta di ‘gioco vocale’
- produzione di canti in modo ‘produttivo’ in alcune specie di uccelli canori
- ricco repertorio di ‘strategie comunicative’ > successo riproduttivo
-…
“Due sono le linee di ricerca in quest’ambito: la prima studia i sistemi di
comunicazione animale in natura, la seconda si occupa di valutare la possibilità
che alcune specie animali possano essere addestrate a utilizzare modalità di
comunicazione simili al linguaggio umano. In quest’ultimo caso, l'obiettivo primario
è quello di poter utilizzare un approccio indiretto nello studio delle facoltà cognitive
di altre specie. L’apprendimento di un codice comunicativo è visto allora come un
mezzo, più che un fine, per rivelare capacità cognitive comuni”
(Simone Masin (2013), Comunicazione acustica e sviluppo di codici comunicativi
nell’uomo e negli altri animali, in N. Grandi (a cura di), Nuovi dialoghi sulle lingue e
sul linguaggio, Bologna, Pàtron, p. 38)
Cacatua galah (Cacatua leadbeteri) e Cacatua rosa (Cacatua roseicapilla)
Competizione per i siti di nidificazione e occupazione dello stesso sito da parte di
due coppie delle due specie per la deposizione.
Al momento della cova, la femmina di Cacatua rosa estromette la femmina di Cacatua
galah.
“i pulcini di galah, nei primi giorni di vita emisero i richiami di richiesta cibo, definiti
begging calls, propri della propria specie e diversi da quelli dei genitori adottivi, tali
richiami hanno evidentemente una base innata. Ma appena i giovani si involarono, i
richiami di contatto, che in molti uccelli vengono usati dai pulcini che hanno appena
abbandonato il nido e si disperdono sugli alberi circostanti per comunicare ai
genitori la loro posizione, sorprendentemente, erano identici sia per i piccoli galah
che per i figli legittimi della coppia! Ancor più sorprendente era che i piccoli adottati
esibissero una geometria di volo identica a quella dei genitori adottivi e
completamente diversa dal modo di volare della propria specie e che perfino le
preferenze alimentari, una volta svezzati, fossero simili a quelle dei Cacatua rosa.
Questi eleganti studi naturali, sebbene poco numerosi, sembrano confermare
l’importanza dell’apprendimento e la duttilità comportamentale di questo gruppo di
uccelli anche in natura”
(Simone Masin (2013), Comunicazione acustica e sviluppo di codici comunicativi
nell’uomo e negli altri animali, in N. Grandi (a cura di), Nuovi dialoghi sulle lingue e
sul linguaggio, Bologna, Pàtron, p. 42)
-Washoe (American Sign Language
-Kanzi
“[…] al lungo, amoroso studio dedicato da Sue Savage-Rumbaugh a Kanzi, un
giovane bonobo educato alla comunicazione in un contesto nel quale l’affettività,
la partecipazione sociale e lo scambio interspecifico hanno avuto un ruolo finora
inedito. E’ in questo contesto che, secondo Savage-Rumbaugh e collaboratori
(2001), Kanzi “passa la soglia” e si avvicina a comportamenti ritenuti
tradizionalmente umani: non solo perché, contrariamente a ogni attesa, diviene
capace di comprendere parole e intere frasi inglesi, ma perché sviluppa una rete
affettiva psicologicamente complessa, che induce a ripensare in termini non più
discontinuistici il concetto di mente”
(Stefano Gensini (2013), Linguaggio e mente fra umani e (altri) animali: un tema
di confine, in N. Grandi (a cura di), Nuovi dialoghi sulle lingue e sul linguaggio,
Bologna, Pàtron, p. 19)
http://www.youtube.com/watch?v=2Dhc2zePJFE
Alcune delle caratteristiche che caratterizzano il linguaggio di Homo sapiens
s[o]no presenti anche nei sistemi comunicativi di altri vertebrati, sebbene non
esista un’altra specie che le esprima tutte assieme e al livello di complessità
della specie umana. Anche le dinamiche di apprendimento di un codice
comunicativo rivelano sorprendenti analogie tra un vasto numero di specie di
vertebrati e la specie umana, sia per quanto riguarda il succitato periodo sensibile
di apprendimento, che per le modalità miste di apprendimento “innate-apprese”
(Simone Masin (2013), Comunicazione acustica e sviluppo di codici comunicativi
nell’uomo e negli altri animali, in N. Grandi (a cura di), Nuovi dialoghi sulle lingue
e sul linguaggio, Bologna, Pàtron, p. 36)
Esempi di cultura animale
Linguaggio: il problema delle origini
Lingue e linguaggio: origine comune?
Dove?
Come?
Quando?
Perché?
Lingue e linguaggio sono entità con un diverso grado di stabilità, esattamente come
accade per hardware (nel nostro caso il linguaggio) e software (le lingue).
Exattamento (Stephen Jay Gould): un particolare tipo di evoluzione. Nell'exattamento
Una struttura biologica con una particolare funzione ne assume una nuova,
indipendente dalla precedente.
Esempi:
- piume degli uccelli: evolute dai dinosauri, originariamente finalizzate all’isolamento
termico
- vescica natatoria dei pesci
- gli arti superiori della specie Homo, che nella postura eretta non servono più per la
locomozione e possono specializzarsi per altre funzioni (la prensione,
la manipolazione degli oggetti, il gesto…).
1° paradosso: l’apparato fonatorio
2° paradosso: non nasciamo per parlare…
Sezione del cranio di
di un uomo di
Neanderthal
Sezione del cranio di
un neonato
Sezione del cranio
un essere umano adulto
Primo passo: conquista della posizione eretta
Due possibili benefici:
- la riduzione della superficie del corpo esposta al sole e, di conseguenza, il
raffreddamento del sangue nel cranio.
Conseguenza: il cervello, assai sensibile al calore, viene liberato dai vincoli
di temperatura che ne condizionavano la crescita (mutamento nell’hardware).
- liberare le mani dal compito di coadiuvare le gambe nella motricità,
rendendole disponibili per altri compiti e funzioni
tra esse: il gesto deittico
Secondo passo: la mandibola
- dalla pragmatica alla grammatica
- dal livello iconico-motivato a quello arbitrario e astratto
- dal semplice al complesso
Some sfondo, una ‘nicchia ecologica culturale’ in cui la necessità di intensificare
gli scambi comunicativi con i propri simili si faceva, per i primi esponenti della
specie, sempre più pressante.
it follows from the arbitrariness of linguistic signs
[…] that the matter of which language one
speaks is firmly a question of culture. And indeed
children learn the sounds, morphology, syntax
and lexicon of their particular native language or
languages from their parents and older peers by
imitation, much as they would learn what to
wear, eat, and laugh or cry about
Schrijver, P. (2009), Population continuity across language
shift in North-Western Europe, in Cotticelli Kurras, P. /
Graffi, G. (a cura di) (2009), Lingue, ethnos e popolazioni:
evidenze linguistiche, biologiche e culturali. Atti del XXXII
Convegno della Società Italiana di Glottologia, Verona 2527 ottobre2007, Roma, Il Calamo: 123).
Esistono lingue ‘primitive’?
Le lingue di popolazioni con scarso sviluppo
tecnologico, con pochi contatti, con demografie
ridotte, con scarsa densità di reti sociali e
di interazioni hanno conservato tratti arcaici?
concreto > astratto
Malese
muka
belakang
kaki
hulu
ecc.
viso > davanti
schiena > dietro
piede > giù
testa > su
E il cervello?
1811, Ospedale di Bicêtre, Parigi
Paul Pierre Broca
Area di Broca
“L’ipotesi più probabile è che i limiti delle sintassi delle lingue umane siano dovuti
a una matrice di stampo biologico”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 146)
Perché non ci sono mai (o quasi) errori sintattici?
Perché un bambino può dire, anzi dice io ando o io piangio ma non dice mai casa la?
Esiste una guida biologicamente determinata per l’apprendimento di una lingua,
determinata dall’architettura funzionale del cervello?
1° esperimento: la autonomia della sintassi e il suo ‘posto’ nel cervello
Una lingua immaginaria:
- Hanno disbato le artine
- Molte grapotte amionarono
- Molti celuci furono taffivati
- Nessun cribaso è stato incenghito
…
‘Errori’ fonologici:
- Hanno dinsbato le artine
- Molte grapotrte amionarono
- Mosnti celuci furono taffivati
- Nessun cribaso è stgtato incenghito
…
‘Errori morfosintattici’
- Hanno disbata le artine
- Molti grapotti sono stata amionati
- Molti celuci fu taffivati
- Nessun cribaso siamo incenghito
…
‘Errori’ sintattici
- Hanno disbate artine le con gli ziggoli
- Grapotte molte amionarono
- Celuce delle furono taffivate
- Cribaso è incenghito nessuno a rimbaudo
…
“La nostra speranza […] era di vedere attivare zone diverse a seconda del tipo di
errore e, in defintiva, di vedere per la sintassi una zona diversa dalle altre”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 185)
“Solamente nel caso dell’errore di tipo sintattico si attivano alcune zone sottocorticali
dell’encefalo insieme alla componente profonda dell’area di Broca […].
Questo è il punto centrale. Il riconoscimento dell’errore di tipo sintattico coinvolge una
rete complessa che non si riscontra negli altri tipi di errori e tale rete non è
rappresentata in un’unica area corticale ma si presenta come un insieme integrato di
zone diverse”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 189)
“Non solo dunque non esiste un’area singola per il linguaggio […], ma non esiste
nemmeno un’area singola per la sintassi!”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 190)
2° esperimento: “far apprendere a dei soggetti adulti delle lingue straniere,
«nascondendo», tra le regole delle grammatiche che i soggetti si apprestavano
a imparare, delle regole che violano la grammatica universale, più specificamente
delle regole che violano la dipendenza dalla struttura”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 195)
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele.
Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 203)
“Il fatto di rispettare o meno la dipendenza strutturale è dunque irrilevante per quanto
riguarda l’accuratezza dell’apprendimento: sia che si trattasse si regole possibili, sia
che si trattasse di regole impossibili, i soggetti arrivavano a una padronanza del tutto
comparabile”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 205)
Non ci sono lingue che non si possono imparare!
Ma ci sono lingue che, naturalmente, non si sviluppano mai,
anche se, appunto, saremmo in grado di apprenderle o usarle…
“Al crescere dell’accuratezza delle risposte sui giudizi di grammaticalità […]
l’attività dell’area di Broca […] aumenta per le regole possibili mentre diminuisce
per quelle impossibili. Il cervello ha, per così dire, «smistato» i dati sintattici (senza
che i soggettine avessero coscienza) e ha fatto elaborare solo le frasi che preservano
la dipendenza dalla struttura dall’area normalmente predisposta per i compiti sintattici
(l’area di Broca); nell’elaborazione di frasi che non rispettano la dipendenza dalla
struttura, invece, l’attività nella stessa area diminuisce progressivamente”
(Andrea Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue
Impossibili, Milano, Bompiani, p. 205)
Intervista ad Andrea Moro