Le targhe del corpo diplomatico, del corpo consolare e delle Nazioni

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Le targhe del corpo diplomatico, del corpo consolare e delle Nazioni
LE TARGHE DEL CORPO
DIPLOMATICO, DEL CORPO
CONSOLARE E DELLE NAZIONI UNITE
di Guglielmo Evangelista
Si tratta di un argomento che in generale, nel campo degli appassionati delle targhe, è fra i più conosciuti e
seguiti, trattandosi di una targa che, in quasi tutte le nazioni, si presenta con una sttruttura analoga e la sua
presenza su grandi berline di rappresentanza non manca di attirare l’attenzione, congiuntamente a un
pochino di invidia per una certa immunità da multe e controlli da parte di vigili urbani e polizia: in realtà
l’unico privilegio è quello di evitare la contestazione immediata, ma dato che l’infrazione va segnalata per via
diplomatica, la procedura è sufficiente per scoraggiare i vebalizzanti che, d’altra parte, non mancano di
automobilisti indisciplinati su cui rifarsi.
Affrontando questa ricerca pensavo che sarebbe stata una cosa sbrigativa e priva di spunti di un qualche
interesse: in pratica, volendo passare in rassegna l’universo delle targhe italiane, prima o poi doveva essere
smarcata. In realtà, approfondendo l’argomento, sono venuti fuori un’infinità di problemi e di particolarità del
tutto inaspettati che l’hanno reso interessantissimo sotto molti aspetti.
TARGHE DEL CORPO DIPLOMATICO
La targa CD, un po’ come quella del Vaticano, evoca Roma perché, ovviamente, è qui che si trovano le
ambasciate e le sedi italiane delle organizzazioni internazionali, e nella Capitale vederle è facilissimo: ne
circolano migliaia e fra le targhe speciali sono di gran lunga le più comuni.
Ricordo che, quando vivevo a Roma, la loro ricerca era sempre piacevole perché mi portava nei più bei
luoghi della città, anche se molto diversi fra loro: infatti mentre da una parte ci sono le ambasciate storiche
che hanno sede in palazzi monumentali, come quella del Brasile in piazza Navona, quella di Francia in
piazza Farnese o quella di Spagna nell’omonima piazza, dall’altra parecchie altre sedi sono concentrate di
preferenza nell’elegante quartiere dei Parioli, in strade tranquille fra ville e giardini. Ad ogni modo non si può
dire che vi sia una zona della città che sia priva di ambasciate, e qualche bandiera si vede sventolare su
palazzi popolari, gli unici che hanno i prezzi alla portata di qualche paese del terzo mondo o, come quella
della Moldavia, sopra un mercatino rionale.
Sono targhe che non è neppure difficile avvistare: a parte quelle che si incontrano in transito per la capitale
ad ogni ora del giorno e della notte, i parcheggi interni alle ambasciate sembrano particolarmente rari e, in
orario di ufficio, le auto CD si affollanno lungo le strade circostanti, talvolta a decine, dove possono essere
osservate con tutto comodo.
Fuori Roma sono targhe rare, ma non impossibili a vedersi, e ne ho incontrate con una certa frequenza nei
luoghi di villeggiatura o in transito sulle autostrade.
Nel complesso le targhe diplomatiche, pur essendo interessanti come tutte le altre targhe di altro tipo, non
sono le più suggestive: salvo rarissimi casi che vedremo oltre, il parco è moderno e mancano modelli
interessanti trattandosi in massima parte di normali autovetture commerciali. Tra l’altro, a differenza di
quanto avviene in altre nazioni, non sono previste targhe speciali per motocicli e rimorchi. Non mi è mai
capitato, girovagando per le ambasciate, di vedere moto o roulottes che siano attribuibili in qualche modo al
Corpo Diplomatico: se qualche ambasciatore o funzionario desideri procurarsene una non saprei dire come
debba regolarsi: la soluzione più logica sarebbe il ricorso all’immatricolazione con la targa Escursionisti
Esteri ma, almeno dalle mie osservazioni, è risultato quasi costantemente che, dove si trovavano targhe CD,
non si incontravano mai nelle vicinanze targhe EE.
Mancano nel nostro paese le targhe cosidette semidiplomatiche, abbastanza diffuse all’estero, cioè quelle
destinate al personale che non gode di immunità diplomatica pur facendo parte dello staff della
rappresentanza, ed è impiegato con mansioni tecniche, culturali, di cooperazione, ecc. Costoro utilizzano
targhe ordinarie o, se ne ricorrono i requisiti, targhe EE benchè, come ho appena detto, queste sono
estremamente rare nelle vicinanze delle ambasciate.
Dalle origini fino al 1936
Nella storia dell’automobilismo il problema del trattamento delle autovetture appartenenti al Corpo
Diplomatico è stato uno dei primi a dover essere affrontato, fin dai tempi pionieristici: è evidente che i
diplomatici, allora più di oggi, erano persone appartenenti all’aristocrazia o, comunque, di elevato reddito
cioè quelle categorie che, per prime, potevano permettersi la vettura senza cavalli e, spostandosi spesso,
furono i primi che trasferivano le automobili in paesi lontani, munite di documenti ovviamente diversi da quelli
previsti nel paese ospitante, sempre che in questo fossero già stati istituiti.
In Italia ci se ne occupa per la prima volta in un Decreto Ministeriale del 28 novembre 1901 che stabiliva che
le norme tecniche da poco promulgate sulle caratteristiche degli autoveicoli e sulle patenti non avevano
applicazione nei confronti degli appartenenti al Corpo Diplomatico, le cui autovetture potevano circolare
liberamente, con l’unica formalità della concessione di una tessera di libera circolazione rilasciata dal
Ministero dei Lavori Pubblici su richiesta degli ambasciatori.
Naturalmente il Decreto non parla di targhe, non essendo queste previste neppure per le auto italiane.
Fra il 1903, quando nel nostro paese la targa divenne obbligatoria per le autovetture private e il 1909,
quando fu promulgata la prima normativa specifica sulle targhe diplomatiche, rimane dubbio come ci si fosse
regolati. Le soluzioni logiche sono due: o, in mancanza di targhe per non residenti, le auto diplomatiche
dovevano ricorrere necessariamente all’immatricolazione nello stato di origine, o c’era qualche deroga che
permettesse una normale immatricolazione in Italia, ma non ho trovato traccia di alcuna disposizione in
questo senso: in ogni caso il problema doveva essere ben avvertito se, con Il Regio Decreto n. 710 del 27
luglio 1909 venne istituita la targa, la prima fra tutte le targhe speciali a comparire.
In base a questa normativa i veicoli diplomatici dovevano essere immatricolati presso il Ministero dei Lavori
Pubblici e quindi non presso le Prefetture come tutti gli altri veicoli: le targhe dovevano essere rettangolari a
fondo bianco con la sigla C.D. seguita da un numero progressivo, entrambi in nero.
Scaduto il diritto di portarle, le targhe dovevano essere restituite.
Queste disposizioni vennero pedissequamente confermate dalla normativa successiva con nessuna
precisazione e poche aggiunte: il Regio Decreto 31.12.1923 n. 3013 si limitò a specificare che il rilascio della
targa doveva essere preceduto da un’autorizzazione del Ministero degli Esteri e che poteva avvenire solo in
caso di reciprocità, una fattispecie frequente in diritto internazionale: nel nostro caso significava che la targa
veniva rilasciata solo ai diplomatici di quei paesi nei quali esisteva, per i diplomatici italiani, il diritto ad
ottenere analoga targa.
Il Regio Decreto n.1740 dell’8 dicembre 1933 aggiunse la possibilità di trasferire la targa da un’automobile
all’altra dello stesso proprietario previa autorizzazione del Ministero delle Comunicazioni.
Di questo primitivo tipo a fondo bianco sono mi sono note tre targhe: la più antica è la CD 404, dove la sigla
e il numero sono separati da un trattino: la fotografia è stata presa nel 1922; si tratta di una targa anteriore e
quasi certamente quella posteriore era identica, forse un po’ più grande.
E’ molto probabile che il numero sia stato assegnato proprio nel periodo nel quale fu scattata l’immagine e
che quindi, dal 1909 al 1922, siano state rilasciate circa 400 targhe: nei primi decenni del secolo gli stati
indipendenti con probabile ambasciata in Italia erano solo una quarantina e una media di una decina di auto
per ambasciata in tredici anni, considerata l’epoca, sembra un numero piuttosto verosimile.
Per inciso la CD 404 era una Bianchi 15 appartenente ad un agente diplomatico di qualche stato accreditato
presso il Vaticano: infatti, fin dal tempo della Legge delle Guarentige del 1871, alla Santa Sede era
riconosciuto il diritto di legazione attivo e passivo e, fino alla stipula dei Patti Lateranensi e della
conseguente istituzione della targa SCV, ricorreva largamente ai veicoli con la targa CD per i servizi esterni.
Le seconde due targhe note sono posteriori e portano i numeri 1073 e 1162; sono del tipo con le scritte su
due righe e quindi sono presumibilmente successive al 1932: anche in questo caso, considerato lo sviluppo
della motorizzazione e l’aggiunta di qualche nuovo stato nato dalla disgregazione dell’Impero
Austroungarico, è verosimile che la progressione numerica sia cresciuta di sette-ottocento unità in una
decina d’anni.
Queste ultime targhe sono però sensibilmente diverse rispetto a quelle ordinarie dell’epoca, a parte,
logicamente, il fondo bianco che restava ancora quello previsto dal Regio Decreto del 1909:
- La sigla si trova al centro della riga superiore e non spostata al margine sinistro della riga stessa.
- I caratteri sono in stampatello e non in Garamond.
- Manca il punzone ufficiale
Ad ogni modo dopo il 1930 si ebbe un notevole impulso nelle immatricolazioni perché un fonte ufficiale dà
esistenti, nel 1934, circa 1100 targhe CD.
Nonostante che, in tutta la normativa che si è succeduta dal 1909, si legga testualmente che la sigla è C.D.,
in tutti i tipi di targa noti le lettere non sono puntate.
Concludiamo le poche note relative a questo periodo accennando che negli appunti del noto appassionato
d’anteguerra, H. Hassefeldt, sembrerebbe che le targhe diplomatiche, come quelle ordinarie, fossero
contrassegnate da un numero: a titolo di pura supposizione si potrebbe ricollegare questa notizia al periodo
dal 1905 al 1909 per il quale non ci sono informazioni, ma non c’è molto da crederci tanto più che lo
Hassefeldt indica come distintivo il 16 che, in realtà, era assegnato a Caserta.
Il Regio Decreto Legge del 9 gennaio 1936 stabilitì che anche le targhe diplomatiche dovevano essere
fabbricate dall’Associazione Muitlati e Invalidi di Guerra, estendendo a queste targhe la riserva già prevista
per tutte le altre fin dal 1933. E’ quindi possibile che, negli ultimi mesi di vigenza del sistema, sia stato
inserito il punzone ufficiale sempre che, per questo, non si sia attesa l’introduzione del nuovo tipo.
Dal 1936 al 1944
Il Decreto Ministeriale del 10 settembre 1936, dopo quasi trent’anni, modificò le targhe diplomatiche con una
soluzione veramente sorprendente e della quale è difficile immaginarne la ragione. La targa diventava
identica per colore e caratteri a quelle ordinarie dell’epoca e portava sulla riga superiore la dicitura “Roma”
seguita dal punzone ufficiale e su quella inferiore il numero che, per distinguersi, aveva anteposto uno zero:
forse assegnando una targa quasi identica a quelle ordinarie si intendeva dare alle auto Corpo Diplomatico
una “bassa visibilità”.
Anche le dimensioni previste erano uguali, di mm. 320x220.
L’adozione di questa targa iniziò il 1° ottobre 1936 e la sostiuzione di quelle preesistenti doveva avvenire
entro il 31 dicembre di quello stesso anno.
Va notato che lo zero non era complementare, ma rappresentava un contrassegno e, pertanto, la
numerazione – progressiva e promiscua per tutti gli stati – partì da 01, proseguendo con 010, 0100, ecc.
Non credo che tale numerazione, nel periodo di vigenza del sistema, abbia superato il numero 1000: è però
verosimile che, se questa soglia fosse stata raggiunta, lo zero sarebbe passato sulla riga superiore.
Ho rintracciato diversi numeri: 04 (Appartenuto ad una 500A), 0101, 0145 (Ambasciata del Nicaragua), 0240
(appartenuto a una Mercedes), 0309 (un’Alfa Romeo), 0420, 0451 (una Fiat 1500).
A proposito della 04, questa si vede benissimo in un filmato del periodo bellico che fu trasmesso tempo fa in
televisione e il commentatore attirava l’attenzione su di essa sottolineando quanto poche fossero le
automobili in circolazione: se gli si può perdonare il fatto di non aver riconosciuto una targa diplomatica
dell’epoca, è molto meno giustificabile pensare che, anche se erano altri tempi, a Roma esistessero così
poche auto: ma in questo campo l’ignoranza è madornale.
Ad ogno modo questo particolare farebbe pensare, considerato che durante la guerra esistevano relazioni
diplomatiche solo con i paesi alleati e neutrali, che la 04 appartenesse ad una di questi: può darsi che si
trattasse della Germania presumendo che nel 1936, in considerazione dei legami di amicizia con quel
paese, fosse concessa di aprire per prima la sequenza delle numerazioni. Proseguendo sul filo di questa
ipotesi all’ autovettura dell’ ambasciatore tedesco – verosimilmente una grossa Mercedes - dovrebbe essere
stata assegnata la CD 01.
Il Decreto non parla di una targa anteriore e non si potrebbe escludere che questa venisse realizzata a cura
degli interessati perché gli esempi fotografici noti le mostrano di fattura differente, sempre senza punzone, a
volte con la scritta anteposta al numero e a volte no.
Dal 1944 al 1952
La targa “tipo 1936” non ebbe vita molto lunga. Con Decreto Ministeriale del 30 settembre 1944 fu introdotto
un nuovo tipo di targa, in tutto simile come colori e formato a quelle ordinarie, ma con la sigla C.D.
ritornando, quindi, all’antico.
La data di adozione fu il 16 ottobre 1944 e, per i veicoli preesistenti, il termine ultimo di sostituzione delle
vecchie targhe era il 31 di quello stesso mese.
Dei particolari di questa targa non conosco nulla, né documenti né fotografie. E’ presumibile che, nonostante
il testo del Decreto, le cifre non fossero puntate e che la numerazione fosse come quella precedente,
progressiva e promiscua per tutti gli stati.
La data di istituzione di questa targa risale a pochi mesi dopo la liberazione di Roma, ritornata sede del
governo, e probabilmente coincide con un riassetto generale del Ministero degli Esteri. Il Decreto,
confermando le misure delle targhe posteriori, ancora una volta non parla di targhe anteriori e nemmeno di
punzone ufficiale: forse fu adottato il simbolo della Associazione Mutilati tipico della seconda metà degli anni
’40, ma non è inverosimile che, stante il momento, questo mancasse del tutto.
Ad ogni modo il Decreto Ministeriale del 7 dicembre 1948 che introdusse come punzone ufficiale lo stemma
della Repubblica, precisò che la disposizione andava applicata anche alle targhe diplomatiche.
Fra il 1943 e il 1945 la Repubblica Sociale Italiana mantenne un propro Corpo Diplomatico che teneva
relazioni con la Germania e pochi altri paesi alleati e neutrali, ma non è noto che targa portassero i propri
veicoli e l’ultima notizia che conosco di una targa CD risale a poco prima dell’armistizio; certamente, se fu
mantenuta la targa Roma 0xxx, questa, da metà 1944, divenne del tutto fuori posto poiché la capitale della
RSI, dopo la liberazione di Roma, fu spostata a Salò.
Dal 1952 al 1975
Con il Decreto Ministeriale del 28 novembre 1951, come era avvenuto per quelle civili, le targhe CD
assunsero un formato più piccolo, di mm.275x200, con decorrenza 1° gennaio 1952, ma era previsto che il
colore delle scritte, anziché bianco, fosse alluminio anticorodal lucido e, per la prima volta, viene prevista la
quinta cifra del numero di immatricolazione, da apporsi sulla riga superiore.
Posto che il numero delle targhe diplomatiche in circolazione era ben inferiore a diecimila, la previsione di
una quinta cifra “fissa” fa presumere che questa data corrisponda all’introduzione della numerazione per
sequenze diverse da stato a stato anche se, come vedremo la successione delle sequenze stesse fa
nascere qualche perplessità.
Ad ogni modo questo tipo di targa e la numerazione a cinque cifre divenne il tipo definitivo per tutti i decenni
successivi.
Nel Decreto ancora una volta figura la sigla C.D. puntata, cosa che non venne riprodotta sulla targa reale.
La targa anteriore portava la sigla anteposta al numero.
I caratteri sono identici a quelli delle targhe ordinarie, anche se il tipo di colorazione, per un’illusione ottica,
le fa sembrare, ad un colpo d’occhio superficiale, lievemente più grandi.
Sulle targhe anteriori il numero 3 risulta avere il trattino curvilineo o rettilineo, ma non si riesce a capire con
precisione in quali casi o in quali periodi vi sia stata l’applicazione di uno o dell’altro tipo.
Sempre il numero 3 è l’unico che ha una piccola particolarità grafica che lo differenzia da quello che
compare sulle targhe ordinarie: sulle targhe posteriori il punto di raccordo della parte inferiore curvilinea con
quella superiore spezzata è molto meno appuntito.
La promulgazione del Codice della Strada del 1959 non apportò nessuna modifica alle targhe (finalmente,
però, le lettere CD sono indicate nel testo senza puntini), in quanto confermò le caratteristiche del Decreto
Ministeriale del 1951: fu però introdotta una grossa novità o, meglio, fu ripresa la norma che era stata
ammessa brevemente dal 1933 al 1936 che dava al proprietario la possibilità, su autorizzazione del
Ministero, di trasferire la targa in caso di sostituzione del veicolo.
Secondo la mia esperienza questa fattispecie si è effettivamente verificata più volte: si tratta di un caso raro
per i semplici funzionari poiché essi vengono spesso trasferiti e quindi restano nella stessa sede per un
periodo normalmente molto inferiore al ciclo di vita di un’automobile mentre per gli ambasciatori e i gradi più
elevati, che dispongono di un veicolo di servizio in dotazione all’ambasciata è stata spesso la norma.
La numerazione che contraddistingue questo sistema, e che è stata utilizzatata per oltre trent’anni, è
concepita per riunire, apparentemente sotto un unico numero di cinque cifre, non solo il numero proprio di
immatricolazione del veicolo, ma anche un codice identificativo per ogni stato od organizzazione
internazionale e per il tipo di rappresentanza diplomatica, secondo il seguente prospetto:
1^ cifra: tipo di rappresentanza
- 1: Rappresentanza presso la Repubblica Italiana
- 2: Rappresentanza presso la Santa Sede
- 3: FAO
- 4: A disposizione del Ministero dgli Esteri
- 5: Riserva e aggiunte
2^ e 3^ cifra: codice dello stato
- 00/99: vedi tabella successiva
4^ e 5^ cifra: numero proprio del veicolo
- 01/99: il numero 00 non è mai stato rilasciato
Ad esempio, grazie alla combinazione delle cifre, si può individuare che la targa con numero 16156
appartiene alla cinquantaseiesima vettura immatricolata dall’ambasciata messicana presso la Repubblica
Italiana (1+61+04) e il numero 20601 alla prima vettura immatricolata dall’ambasciata dell’Austria presso la
Santa Sede (2+06+01).
Il sistema è abbastanza semplice anche se nel tempo ha dato luogo ad una serie di particolarità, talvolta
anche in dipendenza delle vicende internazionali.
I numeri assegnati alle ambasciate dei vari stati (cioè con i codici iniziali 1 e 2) sono indicati nella tabella che
segue, peraltro piuttosto nota nelle sue linee essenziali che, comunque, trascriviamo aggiungendo anche la
data di indipendenza del paese, dopo la quale, una volta ottenuto il riconoscimento e aperta la
rappresentanza diplomatica (cosa che può richiedere anche parecchio tempo), lo stato italiano ha iniziato a
rilasciare le targhe: la sua conoscenza può avere una certa importanza orientativa – ma non determinante per capire il momento in cui è stata adottata la tabella:
Numero
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
Stato
Afghanistan
Albania
Arabia Saudita
Argentina
Algeria
Australia
Austria
Belgio
Birmania
Bolivia
Rappr.
Indip. S.Sede
*
*
*
*
Si
1962
Si
*
Si
*
Si
*
Dal 1972 Myanmar
*
Si
Note
10
11
12
13
14
Brasile
Congo
Bulgaria
Canada
Cecoslovacchia
*
1960
*
*
*
Si
Si
Si
Si
-
15
16
17
Ceylon
Cile
Cina Nazionalista
(Taiwan)
*
*
*
Si
Si
18
Costa d’Avorio
1960
Si
19
20
21
22
23
24
25
Colombia
Corea del Sud
Costa Rica
Cuba
Danimarca
Rep.Dominicana
Egitto
*
*
*
*
*
*
*
Si
Si
Si
Si
Si
Si
26
Equador
*
Si
27
28
29
30
31
32
33
Cipro
Etiopia
Filippine
Finlandia
Francia
Gabon
Germania
1960
*
*
*
*
1960
*
Si
Si
Si
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
Ghana
Giappone
Giordania
Gran Bretagna
1957
*
*
*
Si
Si
Grecia
Guatemala
Haiti
Honduras
India
Indonesia
Iran
Iraq
Irlanda
Cina Popolare
Israele
Italia
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
51
52
53
54
55
56
57
58
59
Jugoslavia
Kuwait
Madagascar
Libano
Liberia
Libia
Malaysia
Malta
Lussemburgo
*
1961
1960
*
*
1951
1957
1964
*
Si
Si
Si
Si
-
Ex Congo Francese (c.d. Congo-Brazzaville)
Attualmente divisa in repubblica Ceca e repubblica
Slovacca
Nel 1972 assunse il nome di Sri Lanka
Dopo il 1980, con il riconoscimento della Cina Popolare, i
rapporti diplomatici rstarono intrattenuti unicamente con la
sola Santa Sede e, quindi, rimasero solo i veicoli con
targa 217xx
Forse, prima dell’inserimento della Costa d’Avorio, questo
gruppo era tenuto a disposizione per la Cina Popolare
Dopo il numero 12599 passa a 51501 con codice iniziale
5
Il nome esatto in spagnolo è Ecuador (in italiano antico
Repubblica dell’ Equatore)
Dopo il numero 13399 passa a 53301 con codice iniziale
5
Riconosciuta solo negli anni ‘80
Ovviamente è esistita solo la targa 250xx, relativa alla
rappresentanza presso la Santa Sede
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
Marocco
Messico
Monaco
Nepal
Nicaragua
Norvegia
Nigeria
Ordine di Malta
Paesi Bassi
Pakistan
Nuova Zelanda
Panama
Paraguay
Perù
Polonia
Portogallo
Romania
San Marino
San Salvador
Senegal
Somalia
Spagna
Siria
Stati Uniti (**)
1956
*
*
*
*
*
1960
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
1960
1960
*
*
*
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
-
Sud Africa
Svezia
Svizzera
Thailandia
Tunisia
Turchia
Ungheria
U.R.S.S.
Sudan
Uruguay
Vaticano
*
*
*
*
1956
*
*
*
1956
*
*
Si
Si
-
97
98
99
Venezuela
Yemen
Zaire
*
*
1960
Si
-
Il nome corretto sarebbe El Salvador
Dopo 18199 passa a 58101 con codice iniziale 5
Dopo 19399 passa a 51401 con codice iniziale 5
Ovviamente è esistita solo la targa 196xx, relativa alla
rappresentanza presso la repubblica italiana
Ex Congo belga
* La data di indipendenza è precedente all’introduzione del sistema
** E’ abbastanza curioso il fatto che gli Stati Uniti, fino a tempi recentissimi, non hanno avuto rapporti
diplomatici diretti con la Santa Sede mentre, dal tempo della loro indipendenza fino al 1870, avevano
un’ambasciata presso lo Stato Pontificio.
La tabella dovrebbe essere molto attendibile perché, a suo tempo, mi sono fatto uno per uno, e più volte, il
giro delle ambasciate, controllando le automobili che vi stazionavano attorno (escludendo naturalmente la
malaugurata ipotesi che, ad esempio, nel giorno della mia visita un diplomatico della Tunisia fosse andato a
fare visita all’amico giordano….)
In primo luogo si nota che la progressione numerica riflette l’ordine alfabetico dei nomi degli stati in lingua
italiana, ma con qualche eccezione: l’Algeria, il cosidetto Congo-Brazzaville, Costa d’Avorio, Cipro, Cina
Popolare, Malaysia, Malta (o Lussemburgo), Nigeria, Nuova Zelanda (o Pakistan), Siria, Sudan.
Eccezione nell’eccezione è lo Zaire che fino al 1972 si chiamava ancora Congo e, essendo più importante
del Congo ex francese, averebbe dovuto avere riservata una posizione più vicina al regolare ordine
alfabetico rispetto a quella che ha avuto effetivamente.
L’ assortimento di questi stati appena elencati, alcuni di recente indipendenza ed altri no, non permette di
capire l’esatto momento di introduzione della tabella dei codici che, tra l’altro, sembra aver già previsto la
Somalia e il Senegal. Ho sempre pensato che fossero stati lasciati dei numeri liberi per esere assegnati ai
nuovi stati, ma anche in questo caso non si capisce con quale criterio.
Partendo dal presupposto dell’adozione della tabella nel 1952, si potrebbe pensare che Gabon e Ghana
abbiano occupato una seconda sequenza tenuta a disposizione di una grossa rappresentanza, in questi casi
Francia e Germania, ma questo discorso non avrebbe senso per Costa d’Avorio, Cipro e in tutti gli altri casi.
Ad ogni modo, quando iniziai ad osservarlo, nel 1962, il sistema era già così come lo conosciamo.
Ritengo che l’uso di riassegnare la stessa targa a veicoli diversi previsto dal codice del 1959 sia stato reso
necessario dal continuo accrescersi e rinnovarsi del parco per il quale, nel caso degli stati più importanti, non
era certo sufficiente l’esiguo campo di 99 numeri a disposizione.
Ad ogni modo il trasferimento della targa da un’auto all’altra fu frequente e si verificò anche nel caso di
piccole rappresentanze, che così non progredirono molto nella sequenza assegnata: per esempio
l’Afganistan non superò il numero 10022, ma ebbe più di un 10001, 10002, 10013, ecc.
Per quanto ho potuto constatare, le sequenze furono completamente esaurite fino a 099 da non più di una
quindicina di stati (la Gran Bretagna esaurì solo la sequenza 137xx mentre gli Stati Uniti esaurirono tutte le
tre sequente che, previdenzialmente, gli furono assegnate).
Forse non ricorsero a questo sistema solo alcune ambasciate minori come il Nepal (vidi negli anni ’80 solo la
16334, numero che può benissimo essere stato raggiunto in progressione e senza alcuna sostituzione da
questa piccola sede nel corso di venti e più anni).
E’ invece assai più probabile che la soluzione di utilizzare solo la normale progressione sia stata più
frequente nelle ambasciate presso la Santa Sede che in molti casi avevano una quantità di personale quasi
simbolica e un piccolo numero di autovetture che si sono succedute nel tempo, cosa resa possibile dal fatto
che per molti servizi si appoggiano alla corrispondente ambasciata presso l’Italia.
Pur avendo l’orizzonte limitato dalle mie osservazioni dirette, ad esempio sembrebbe che l’Australia avesse
a disposizione solo l’autovettura targata 20501 e il Portogallo le 27501-502. La Gran Bretagna usò entrambe
le sue due sequenze (237xx e 238xx), ma sembra che sia stata utilizzata una numerazione molto saltuaria.
Al contrario hanno avuto dei parchi molto più consistenti il Cile (numero più alto osservato 21672) e la
Spagna (28161).
Era frequente incontrare il primo numero delle due serie (1xx01 e 2xx01), d’uso assegnato alla grande
berlina degli ambasciatori, la cui targa passava normalmente dall’uno all’altro.
Il codice iniziale 3 era riservato alla FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite contro la fame nel mondo nota per il fatto che, secondo quanto si dice ironicamente, il suo personale amministrativo e politico costa di
più delle somme elargite per gli aiuti – e che ha sede a Roma; molti dei suoi impiegati, tuttavia, avevano le
auto con le normali targhe CD 1xxxx.
Credo che le targhe CD 3xxxx siano state assegnate, benchè in piccolo numero e in lotti separati, anche a
qualche altro ente internazionale, dell’ONU o di altro tipo. E’ sicuramente della FAO la sequenza 32xxx, ma
ho anche osservato molti altri piccoli gruppi apparentemente isolati e con un modesto numero di auto per
ciascuno: 307xx, 313xx-315xx, 330xx, 351xx.
Il codice 4 veniva assegnato dal Ministero a diplomatici presenti in Italia che non fanno capo a
un’ambasciata od altra organizzazione internazionale, anche se non saprei specificare nessun esempio
reale. Si tratta di casi piuttosto rari e, se i miei ricordi sono esatti, le targhe con questo codice cominciarono a
comparire solo a metà degli anni ’60 (Per la precisione il mio primo avvistamento dovrebbe risalire al
novembre 1964).
Dovrebbero essere state rilasciate nel tempo solo poche centinaia di numeri, nei gruppi 400xx (di cui
presumo per logica la presenza, ma di cui non ho alcuna osservazione), 401xx, 402xx, 403xx, 404xx e
405xx.
Il codice iniziale 5, come abbiamo detto prima, è stato introdotto tardivamente e tenuto inizialmente di
riserva e utilizzato in modo irregolare secondo necessità, sia per dare un codice a quegli stati di nuova
indipendenza dopo l‘esaurimento di ogni posto libero nell’elenco originario, sia per immatricolare i veicoli di
quelli stati dove la sequenza originaria aveva raggiunto il progressivo 99; in quest’ultimo caso, che si è
verificato solo negli ultimi tempi, per Germania e Spagna, la seconda e terza cifra della targa corrispondono
a quella assegnata originariamente allo stato e assegnatogli nel primo elenco: negli altri casi si è proceduto
cronologicamente secondo il normale progredire delle centinaia, mischiando le nuove assegnazioni alle
aggiunte.
Anch’esso, come il precedente, dovrebbe essere apparso tardivamente, verso il 1970.
Numero
Stato
00
Zambia
Rappr.
Indip. S.Sede
1964
Note
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
33
81
Guinea
Tanzania
Sierra Leone
Centrafrica
Bangla Desh
Germania(Rep.Dem.)
Vietnam
Oman
Camerun
Burkina Faso
Malì
Angola
Kenya o Sri Lanka
U.R.S.S. (aggiunte)
Egitto (aggiunte)
Emirati Arabi Uniti
Germania (aggiunte)
Spagna (aggiunte)
1958
1961
1961
1960
1971
*
1954
1971
1960
1960
1960
1975
1960
1971
-
Sì
Non sono riuscito a determinare a chi appartenesse il codide 513xx: possiamo pensare che appartenga ad
una delle ambasciate che non esistevano negli anni ’60, ma che ci sono oggi: Burkina Faso, Kenia Lesotho,
Madagascar, Mauretania, Mozambico, Qatar, Uganda, Zimbabwe. Dato che ho parecchie osservazioni (da
51306 a 51316) dovrebbe trattarsi di una rappresentanza piuttosto grossa e, fra quelle elencate, l’unica che
ha questi requisiti è quella del Kenia.
Tuttavia potrebbe essere anche una nuova serie assegnata allo Sri Lanka dopo il cambio di nome,
suffragata dal fatto che dell’originaria sequenza assegnata a quel paese – 115xx – non ho alcun
avvistamento di targhe assegnate successivamente al 1975.
L’ Angola, fra tutti gli stati che ricevettero una targa con il codice 5, è l’unica che ha anche l’ambasciata
presso la Santa Sede: le possibilità circa il tipo di targa assegnata a quest’ultima sono diverse, posto che il
codice naturale (212xx) era già occupato dalla Bulgaria, e precisamente:
Il problema non si pone nel caso che l’ambasciata presso la Santa Sede sia stata aperta diversi anni
dopo quella presso la Repubblica italiana, quindi dopo la fine del sistema.
Le è stato assegnato il poco chiaro codice 513xx, di cui abbiamo parlato prima, anche se mi sembra
molto improbabile.
Si è fatto ricorso a una sequenza del codice 40xxx
Presumendo che la rappresentanza presso la Santa Sede sia stata aperta dopo il 1980, anche i suoi
veicoli possono essere stati immatricolati nella serie 512xx (della quale ho diversi avvistamenti, forse un
po’ troppi per un ambasciata di secondaria importanza), anticipando quanto sarebbe accaduto per tutti
gli stati di lì a pochissimi anni.
Anche nel caso delle targhe con numeri iniziali 3,4,5, si nota l’uso di passaggio della stessa da
un’autovettura all’altra.
Dal 1975 al 1985
Quando il D.M. 7 giugno 1974 introdusse per gli autoveicoli ordinari le targhe di tipo componibile, per quelle
del Corpo Dipolomatico, come per quelle degli Escursionisti Esteri, fu adottata una soluzione diversa: fu
adottata una targa posteriore in plastica – ricordiamo che le targhe CD erano ancora metalliche – di piccolo
formato (mm. 338x109) che si poteva adattare ad ogni tipo di alloggiamento presente sulle carrozzerie.
Su questa figuravano, a sinistra, una sull’altra, le lettere CD seguite dal punzone ufficiale situato a mezza
altezza e dal numero, questo in caratteri molto più grandi, su un’unica riga.
La targa anteriore non subì, come quelle ordinarie, alcuna modifica, ma anch’essa divenne di plastica,
restando la sigla anteposta al numero.
Le cifre seguirono lo stesso tipo di grafìa delle targhe ordinarie, mentre le lettere, pur essendo in
stampatello, come quelle delle targhe Ee, eravano un aspetto particolare, schiacciato e allungato.
Il colore di entrambe, da alluminio su nero, passò in bianco su nero, mentre il sistema di numerazione non
subì alcuna modifica.
Dal 1° gennaio 1976 le targhe di vecchio tipo non vennero più rilasciate.
Le targhe di tipo preesistente non vennero sostituite: forse ricevevano il nuovo formato quando passavano
da un veicolo all’altro mantenendo la numerazione originaria, come si deduce dall’avvistamento di targhe
nuove con numeri inframmezzati a sequenze di targhe vecchie: ad ogni modo non mi è però mai capitato di
vedere lo stesso numero su una targa vecchia e poi su una targa nuova.
Secondo le mie osservazioni due rappresentanze presso la repubblica italiana (Vaticano e Zaire) e diverse
presso la Santa Sede, fra cui Cuba, Liberia e Malta, mantennero in servizio solo le auto con targa di tipo
vecchio fino alla fine del sistema senza nessuna nuova immatricolazione.
Per quanto concerne i codici con numero iniziale 5, dopo il 512xx assegnato all’Angola presumibilmente
poco dopo il 1975, le sequenze assegnate per la prima volta in epoca successiva ebbero, come è logico,
solo targhe di nuovo tipo.
Il Decreto ministeriale del 25 giugno 1977, innovando il sistema di numerazione delle targhe, si occupò
anche della targa diplomatica. Essa avrebbe avuto le dimensioni maggiori rispetto al tipo previsto nel 1974,
(mm. 340x115) e le cifre erano rimpicciolite (altezza 69 mm.anziché 80), cosa che avrebbe permesso che
anche le lettere della sigla figurassero affiancate, in linea con il numero: questo era ripartito un due gruppi
divisi da un puntino nero fra il terzo e il quarto carattere.
La sigla avrebbe dovuto essere azzurra e le cifre nere, il tutto su fondo bianco.
Questa normativa, come è noto, non fu mai applicata né per le targhe ordinarie né per quelle speciali, ma
alcune caratteristiche previste per le targhe CD anticipano le disposizioni che, pochi anni dopo, porteranno al
completo rinnovo di questo tipo di targa.
Dal 1985 al 1995
Il nuovo tipo di targa CD, che sostanzialmente, è ancora quello oggi in uso, fu introdotto dal Decreto
Ministeriale dell’11 novembre 1982, e nelle sue caratteristiche generali, tanto per aspetto quanto per criteri di
immatricolazione, non conserva più alcun legame con quello precedente.
Infatti:
- La targa, a fondo bianco, è identica sia anteriore che posteriore, ha il formato di mm.340x115
- Al margine superiore della targa, in minuscolo formato, si trovano all’estrema sinistra il punzone ufficiale
e all’estrema destra la lettera I entro un’ellisse
- Su un’unica riga si incontra da sinistra la sigla CD, in azzurro, tre numeri in nero e due lettere in azzurro.
- Gli stati sono distinti dalla combinazione delle due lettere finali
- E’ scomparsa la distinzione fra rappresentanze presso la Repubblica italiana e presso la Santa Sede.
I gruppi di lettere si dividono in grandi accorpamenti a seconda dell’area geografica, al cui interno le nazioni
sono indicate – aleno lo erano in origine - in ordine alfabetico.
La sequenza alfabetica utilizzata è abbastanza singolare: ricalca in linea di massima il succedersi delle
lettere utlizzate all’epoca nelle sequenze delle targhe ordinarie delle provincie che avevano superato il
milione di unità (che esclude I, J e O e comprende la K) ma, a differenza di queste, ha inserito la lettera Q ed
escluso W e Y.
La tabella che segue non corrisponde a quella precedente perché va tenuto conto del fatto che, attraverso
gli anni, sono stati allacciati rapporti diplomatici con nuovi stati (molti di nuova formazione come quelli nati
dallo smembramento dell’Unione Sovietica) mentre alcune ambasciate vennero chiuse con il conseguente
trasferimento della cura dei rapporti con l’Italia in altre sedi come vedremo meglio oltre: quest’ultimo, fra gli
altri, è il caso del Nepal.
Codice
AA
AC
AE
AG
AK
AM
Stato
Albania
Austria
Belgio
Bulgaria
Repubblica Ceca
Cipro
AN
AP
AQ
AU
BA
Danimarca
Finlandia
Francia
Germania
Germania (Rep.Dem.)
BC
Gran Bretagna
Area geografica
Europa Occidentale
Note
Si tratta della rappresentanza della
parte greca e non di quella turca, la
cui indipendenza non è riconosciuta
Non più usato dopo la riunificazione
delle due Germanie. Ultimo
avvistato nel 1995 (CD 068 BA)
Codice
BF
BG
BM
BN
BP
BQ
BR
BS
BT
BV
BX
CA
CC
CE
CG
CH
CL
CN
CQ
CR
CX
DA
DC
DD
DE
DF
DG
DH
DL
DM
DN
DP
DQ
DR
DS
DT
EA
EC
ED
EF
EG
EH
EM
EN
EP
GA
GB
GC
GD
GE
GF
GL
GM
GP
GQ
GS
GZ
Stato
Slovenia
Grecia
Irlanda
Italia
Serbia
Croazia
Lussemburgo
Malta
Monaco
Norvegia
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Romania
San Marino
Spagna
Svizzera
Svezia
Svizzera
Turchia
Ungheria
Russia
Ucraina
Uzbekistan
Vaticano
Estonia
Macedonia
Bosnia
Armenia
Azerbaijan
Georgia
Kazakhastan
Lettonia
Bielorussia
Lituania
Moldavia
Burkina Faso
Uganda
?
?
Zimbabwe
?
Mauretania
Eritrea
Malì
Afganistan
Arabia Saudita
Bangla Desh
Myanmar
?
Cina
Taiwan
Corea
Emirati arabi
Filippine
Giappone
Giordania
Area geografica
Note
Rappresentanza presso la S.Sede
Già Jugoslavia
Europa Orientale,
Già URSS
paesi nati dalla
disgregazione
dell’URSS e della
Jugoslavia, Vaticano
Africa
Asia
Solo rappresentanza presso la
Santa Sede
Codice
HA
HC
HE
HF
Stato
India
Indonesia
Iran
Iraq
HK
HL
HP
HQ
HR
HS
HT
HV
HX
LA
LB
LE
LF
LH
?
Israele
?
Kuwait
Libano
Malaysia
Oman
Pakistan
Siria
Sri Lanka
Thailandia
Vietnam
Yemen
?
NA
NC
ND
NF
NH
NL
NM
NR
NT
NX
PA
PB
PC
PD
PE
PL
PN
PQ
PS
PT
Algeria
Angola
Camerun
Capo Verde
Congo
Costa d’Avorio
Egitto
Etiopia
Gabon
Ghana
Guinea
Kenya
Lesotho
Liberia
Libia
Madagascar
Marocco
Nigeria
Senegal
Sierra Leone
PV
PX
Mozambico
Somalia
QA
QC
QE
QG
Sud Africa
Sudan
Tanzania
Tunisia
Area geografica
Note
L’ambasciata irachena è chiusa dal
1991. Ultima osservazione del 1993
(CD 034 HF)
Africa
Oggi chiusa. Personalmente non ne
ho mai avvistate
Dalla metà degli anni ’90, con la
dissoluzione del paese, l’ambasciata
somala non è più operativa anche
se formalmente ancora in essere.
Ho letto che il Ministero degli Esteri,
“pietosamente”, sussidia il personale
rimasto. Ultimo avvistamento nel
1994 (CD 025 PX)
Codice
QL
QN
QP
SA
SD
SF
SH
SL
SN
SQ
TA
TC
TE
TF
TH
TL
TM
TP
TQ
TS
UA
UD
UE
UF
UH
UL
UN
UP
US
UT
XA
XC
XD
XE
XF
XG
ZA
ZC
Stato
Congo
Zambia
?
Canada
Messico
Stati Uniti
Costa Rica
Cuba
Repubblica Dominicana
Ecuador
Guatemala
Haiti
Honduras
Nicaragua
Panama
El Salvador
Argentina
?
Bolivia
Brasile
Cile
Colombia
Paraguay
Perù
Uruguay
Venezuela
Ordine di Malta
FAO
Altre rappresentanze
Internazionali
Vaticano
Australia
Nuova Zelanda
Area geografica
Note
Ex Zaire
Ora chiusa. Ultimo avvistamento nel
1990 (CD 021 QN)
America del Nord
America Centrale
America del Sud
Altri
Oceania
Non si può dire che il lavoro di predisposizione di questa tabella che, partendo dal nulla, poteva essere
impostato in modo rigoroso, brilli per chiarezza.
In primo luogo parecchie sequenze non sono utilizzate e questo sarebbe una cosa previdente per eventuali
nuove ambasciate o per essere occupate dai paesi più grandi al momento in cui fosse esaurita la sequenza
originaria se i buchi non fossero distribuiti in modo irregolare e privo di un filo logico.
La collocazione di Equador (per cui sembra adottata la denominazione in spagnolo), Slovenia e Vaticano
appare incomprensibile, così come quella del gruppetto E… di alcuni paesi dell’Africa.
Come nel sistema precedente, agli Stati Uniti sono state assegnate più sequenze contigue, ma anche in
questo caso non si capisce perché queste, che costituiscono un tutto unico, non siano esattamente
consecutive e siano intervallate da lacune. Tra l’altro l’assegnazione di tali sequenze è iniziata per tutte
contemporaneamente nel 1985 e prosegue tuttora parallelamente.
La Città del Vasticano dispone di cue codici: DE e XG, la cui ragione non mi è nota: di queste sigle, in
entrambi i casi, ho regolari avvistamenti sparsi attraverso gli anni. All’ambasciata presso la Repubblica
Italiana (una splendida palazzina rinascimentale ai margini di Villa Borghese) ho incontrato solo le DE. Forse
la seconda sigla riguarda le rappresentanze presso le organizzazioni internazionali.
A proposito di queste ultime, è stata segnalata anche una targa con sigla XX. E’ probabile che si tratti
semplicemente di un errore di avvistamento: io, almeno, non ne ho mai viste.
La tabella dei codici indica le rappresentanze diplomatiche che hanno sede in Roma: in realtà l’Italia ha
relazioni diplomatiche con molte altre nazioni, in genere lontane o molto piccole che, a causa degli scarsi
rapporti o per motivi di economia, non hanno aperto una sede nel nostro paese. In questo caso la
rappresentanza incaricata di tenere rapporti con l’Italia si trova nella capitale di un paese vicino o, addirittura,
è costituita da un ufficio al Ministero degli Esteri del paese d’origine. E’ anche frequente l’esistenza di
un’ambasciata unica per tutti i paesi della comunità europea con sede a Bruxelles. E’ ovvio che in tutti questi
casi non esiste una targa CD italiana.
Indichiamo per completezza gli stati che si trovano in queste condizioni:
Stato
Andorra
Bahamas
Barbados
Belize
Benin
Botswana
Brunei
Burundi
Centrafrica
Ciad
Comore
Dominica
Figi
Gambia
Giamaica
Gibuti
Grenada
Guinea Bissau
Guinea Equatoriale
Guyana
Islanda
Zona geografica
Europa
Caraibi
Caraibi
America Centrale
Africa Occidentale
Africa Meridionale
Borneo
Africa centrale
Africa centrale
Africa centrale
Oceano Indiano
Antille
Oceania
Africa Occidentale
Antille
Africa Orientale
Antille
Africa centrale
Africa centrale
America Meridionale
Europa
Stato
Kyrgyzstan
Laos
Malawi
Mauritius
Mongolia
Namibia
Nepal
Papua Nuova Guinea
Ruanda
Samoa
Sao Tomè e Principe
Seychelles
Sierra Leone
Singapore
Suriname
Swaziland
Togo
Tonga
Trindidad & Tobago
Vanuatu
Zambia
Zona geografica
Asia Centrale
Asia
Africa Meridionale
Oceano Indiano
Asia
Africa Meridionale
Asia
Oceania
Africa Centrale
Oceania
Oceano Atlantico
Oceano Indiano
Africa Occidentale
Asia
America Meridionale
Africa Meridionale
Africa Occidentale
Oceania
Antille
Oceania
Africa Meridionale
Le varie sedi dei capi missione di questi paesi accreditati presso l’Italia si trovano nelle seguenti città:
Andorra La Vella, Bonn, Bruxelles, Ginevra, Lisbona, Londra, Madrid, Parigi, Singapore, Ulan Bator,
Vanuatu, Washington.
La tabella dei codici, anche se in gran parte ampiamente verificata, ha tuttavia qualche incertezza: infatti
esistono cinque rappresentanze diplomatiche certamente esistenti che non vi figurano (Slovacchia, Corea
del Nord, Quatar e Niger) mentre nello stesso tempo vi sono alcuni codici che ho avvistato (ED, EF, EH, GE,
HK, HP, LH, QP e UD) che non vi trovano rispondenza.
Alcune di queste sigle, anche se fuori da qualsiasi ordine alfabetico, potrebbero essere abbinate agli stati
prima elencati, ma la Slovacchia non trova alcuna collocazione e UD resta misteriosa. Per la verità in alcuni
di questi casi potrei essermi sbagliato confondendo questi codici con altri noti tanto più che per ED, EF, EH
HP LH ho solo uno o due avvistamenti e più nessun altro dagli anni ’80, ma gli altri codici li ho visti
ripetutamente nel corso degli anni, con regolare progressione numerica della targa.
Forse GE e uno dei codici dell’Africa appartenevano al Nepal e al Centrafrica, le cui rappresentanze per
l’Italia non hanno più sede nel nostro paese. Per GE è stata suggerita la Cambogia e nell’elenco questa
nazione troverebbe l’esatta collocazione alfabetica, ma con esso l’Italia non ha mai avuti rapporti diplomatici
(come con il vicino Laos) e la tutela dei reciproci interessi è affidata al Vietnam.
A differenza di quando fu introdotta la targa “tipo 1975” che, non alterando il sistema di identificazione degli
stati, non comportò la sostituzione di quelle preesistenti, il tipo 1984 ne impose la sostituzione che, tuttavia,
avvenne piuttosto comodamente e richiese diversi anni: le ultime che vidi in circolazione risalgono al 1989,
ed erono la 14540 (una vecchia BMW) e la 32553 (una 124 della seconda serie), entrambe addirittura
ancora del tipo metallico.
Il Nuovo Codice della Strada non portò alcuna innovazione a questo settore: l’articolo 131 si limita a
prevedere l’esistenza delle targhe diplomatiche (nominando per la prima volta quelle consolari) e rinviando la
loro disciplina analitica a Decreti Ministeriali. Non è stata riprodotta la norma del 1959 che permetteva il
riuso delle targhe che ora devono essere sempre restituite entro novanta giorni dalla cessazione del diritto
alla loro utilizzazione.
E’ stata invece confermata la vecchissima norma dell’applicazione del trattamento di reciprocità..
Non ho mai trovato una statistica sulla consistenza del parco CD; secondo i dati del Ministero degli Esteri, a
febbraio 2004, il personale diplomatico, nel complesso, era di 1440 unità, con un massimo di 128
dell’ambasciata degli Stati Uniti e con molte rappresentanze aventi solo due o tre addetti, e talvolta anche
uno solo.
E’ quindi verosimile che il parco personale sia di circa 1500 autovetture: a queste però vanno aggiunte
quelle delle rappresentanze presso la Santa Sede, quelle delle mogli dei diplomatici e quelle di servizio delle
ambasciate, stimando in tutto seimila unità.
Per quanto concerne il vecchio sistema, facendo la somma dei numeri da me visti a metà degli anni ’80, si
ricavava il seguente totale :
Codice iniziale 1
circa 4700
Codice iniziale 2
circa 900
Codice iniziale 3
circa 950
Codice iniziale 4
circa 50
Codice iniziale 5
circa 350
Meno del 10% di queste erano ancora targhe del vecchio tipo su due righe.
Attualmente, sempre sulla base delle mie osservazioni relative ai numeri più alti conosciuti, certo
approssimative ma non credo del tutto inaffidabili, risulta che, complessivamente, dall’inizio del sistema sono
state assegnate circa 16500 targhe, con una media annuale di 860 unità l’anno. Quindi, considerando una
vita media dell’autovettura di cinque-sette anni, all’inizio del 2004 il parco complessivo dovrebbe contare un
parco compreso fra 4300 e 6000 automobili.
Il ragionamento sembra corretto, ma contrasterebbe con gli unici dati fatti conoscere dal Ministero degli
Esteri che, nel solo 1997, avrebbe rilasciato 5000 targhe CD oltre a 600 ritiri di targhe e 300 trasferimenti di
proprietà.
Dal 1995
Sostanzialmente da vent’anni le targhe del Corpo Diplomatico non sono più cambiate né, guardando il loro
aspetto e le combinazioni disponibili, se ne vedrebbe un ragionevole motivo per cambiarle.
Tuttavia il Decreto Ministeriale del 19 agosto 1995 ha introdotto la numerazione a quattro cifre e non più a
tre: lo spazio necessario per questa operazione, restando quasi immutate le dimensioni della targa e delle
scritte, è stato ottenuto avvicinando i caratteri; fra la sigla, il gruppo numerico e quello alfabetico, compaiono
due puntini neri di separazione. Il formato è leggermente cambiato (mm. 340x109)
Con quattro numeri a disposizione ogni sequenza contiene ora fino a diecimila combinazioni rinviando
l’esaurimento di ciascuna sequenza ad un futuro quanto mai lontano, ma forse questa soluzione è stata
adottata anche per distinguerle in modo più chiaro dalle targhe ordinarie che hanno il gruppo numerico solo
di tre cifre, prevedendo il nascere di problemi una volta che a queste ultime venissero assegnati i gruppi CC
e CD : se questa era l’intenzione, questa precauzione non sembra aver avuto i risultati sperati: infatti, come
talvolta si legge nella cronaca cittadina di Roma, accade con frequenza che le forze dell’ordine scambino
autovetture con targa CC e CD come ordinarie, con conseguenti contravvenzioni e complicazioni
internazionali.
L’innovazione più vistosa è stata però l’adozione degli stessi caratteri alfabetici utilizzati per le targhe
normali, cioè una sequenza che, rispetto a quella adottata in precedenza che non prevedeva la I e la O,
esclude ora anche la Q e la U.
Di conseguenza gli stati che avevano queste lettere nel codice in queste nuove targhe l’hanno cambiato con
uno nel quale la lettera abolita è stata sostituita dalla più vicina disponibile o, in mancanza, da una arbitraria,
secondo un elenco stabilito dalla Direzione Generale della Motorizzazione sentito l’ufficio del cerimoniale
diplomatico (il cui testo non mi è noto).
I casi di questo tipo finora accertati sono i seguenti:
AV Germania, già AU
AR Francia, già AQ
CM Svizzera, già CQ
Ad ogni modo l’introduzione della nuova targa è stata finora limitata a casi sporadici e continua ancora
regolare l’assegnazione di quelle preesistenti alla maggior parte degli stati; il motivo di questa diversità di
trattamento non è chiaro perché, essendo trascorsi quasi dieci anni dalla promulgazione della normativa,
non si può certo parlare di un’attesa per smaltire le scorte giacenti.
Ancora meno chiaro è il rapporto fra la numerazione raggiunta con il sistema a tre cifre e quella nuova.
I casi che ho potuto finora verificare sono i seguenti:
Stato
Anno mia prima
Note
Croazia
Francia
Germania
osservazione
2001
2002
2000
Gran Bretagna 2003
Portogallo
2001
Russia
Ucraina
Filippine
2001
2001
2000
Madagascar
Marocco
Costa Rica
Cuba
2003
2000
2000
2000
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Le due numerazioni sembrano proseguire parallele (la nuova da
0001)
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
L’unica osservazione della nuova targa (CC 00062) porta un numero
già assegnato con il vecchio sistema nel 1993 (si tratta di un
passaggio di targa da una vettura all’altra e cambio del modello?)
Come sopra, ma le osservazioni di questo tipo sono numerosissime
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Le due numerazioni sembrano proseguire parallele (la nuova da
0001)
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Termine della vecchia numerazione e inizio di quella nuova da 0001
Il parco degli autoveicoli del Corpo Diplomatico è del tutto eterogeneo, moderno e continuamente rinnovato.
Una caratteristica generale è la presenza di automobili di classe superiore, in armonia con le possibilità
finanziarie dei funzionari delle ambasciate: certamente i modelli più rappresentativi e diffusi sono sempre
stati quelli di marca Mercedes che, tra l’altro, costituiscono la maggioranza di quelle con targa xx001 cioè le
autovetture degli ambasciatori, pur con le debite eccezioni per i paesi più poveri: nel 1963 la 10001
dell’ambasciata dell’Afganistan era una Volkswagen Maggiolino, alla quale subentrò più tardi una 131.
Comunque, a parte le Mercedes, che sono universalmente le preferite, i modelli italiani sono relativamente
poco diffusi poichè, trattandosi di stranieri, ciascuno preferisce le marche del proprio paese. Le auto italiane
in genere di tipo medio, spesso scelte non per uso privato, ma per l’impiego come auto di servizio
dell’ambasciata: un tempo erano frequenti in quest’uso le 125 e le 128, poi le Regata ed oggi le Punto.
Accanto a questi tipi, tuttavia, sono presenti anche veicoli più piccoli e anche utilitari, usati come seconde
macchine, macchine dei familiari o dei funzionari di grado più basso quali, nel tempo, le Fiat 127, le Fiat 126
e le Cinquecento. Fino all’inizio degli anni ’90 si notavano ancora con una certa frequenza le Fiat 850.
Posto che che non ho mai visto una vera automobile d’epoca, ogni tanto capita qualche modello piuttosto
anziano, conservato dagli appassionati proprietari, talvolta funzionari che protraggono a lungo la loro
permanenza nelle stessa sede, oppure acquistato sul posto da chi ha interessi per questo settore.
Fra queste ho notato molte Mini Minor, una Simca 1000 (007 (QA), una 500 giardiniera (145 XD), una Fulvia
coupè (026 BS), un’ Alfa Romeo 1750 (028 HX) oltre alle intramontabili 500 (089 GS, 010 QG, e altre).
Come abbiamo detto all’inizio, il parco diplomatico è oggi composto da autovetture, con una carenza
completa di mezzi commerciali e pesanti: tra l’altro il D.M. 19.8.1995 specifica che le targhe CD sono
attribuite ad autovetture o autoveicoli ad uso promiscuo, escludendo in linea di diritto i mezzi pesanti.
Negli anni passati la situazione non era differente, ma vi furono occasionali eccezioni: ricordo alcuni pulmini
Volkswagen (50110, 004 HE) e Fiat 238 (005 e 007 LE, 005 NM), oltre a due autobus: un Fiat 314 della
rappresentanza dell’allora URSS (CD 19349) ed un altro del medesimo modello della FAO.
Tutti questi mezzi erano impiegati per il trasporto collettivo del personale mentre non ho mai notato furgoni
merci.
TARGHE DEL CORPO CONSOLARE
Il Corpo Consolare fa parte del Corpo Diplomatico ma, mentre le rappresentanze diplomatiche curano i
rapporti politici, culturali e commerciali, il Corpo Consolare si occupa essenzialmente delle pratiche
amministrative e di diritto civile.
Mentre le ambasciate si trovano nelle Capitali degli stati, i consolati sono sparsi in modo irregolare nelle altre
città, in relazione alla consistenza delle varie colonie straniere o al flusso degli stranieri di passaggio.
Di conseguenza le targhe consolari sono rarissime a Roma (dove le pratiche consolari sono svolte dalle
ambasciate) e, invece, si possono incontrare – anche se con una certa difficoltà stante la loro dispersione –
nelle altre principali città italiane.
I Consoli di carriera sono considerati agenti diplomatici con relativa immunità a tutti gli effetti, ma a causa del
gran numero di sedi consolari quelle più piccole o remote sono affidate ai consoli onorari, spesso neppure
della stessa nazionalità dello stato che rappresentano e privi di status diplomatico.
A differenza di quanto avveniva in altre nazioni, fino ad epoca recente in Italia le automobili dei Consoli non
avevano una propria targa, si direbbe neppure quella dipolmatica pur avendo lo stesso status degli
appartenenti alle ambasciate e, al massimo, portavano un contrassegno di fantasia con la sigla CC, al quale
difficilmente poteva attribuirsi un qualsiasi valore.
Le targhe consolari sono state istituite solo con il Decreto Ministeriale del 19 agosto 1995, lo stesso che
modificò le targhe diplomatiche portandole a quattro cifre; lo stesso decreto ne limitava l’assegnazione al
personale di carriera ed ai familiari aventi diritto all’immunità.
La targhe consolari sono identiche a quelle diplomatiche del nuovo tipo, quindi hanno le dimensioni di mm.
340x109 e la numerazione parte da 0001, differenziandosene solo per le lettere CC anziché CD.
I codici di due lettere che contraddistinguono le nazioni sono gli stessi delle targhe diplomatiche e, fin dal
loro nascere, hanno impiegato la serie alfabetica priva della Q e della U.
Le sedi di Consolato (escludendo quindi i consolati onorari i cui titolari non hanno lo status diplomatico
nonchè le sezioni consolari che fanno parte delle ambasciate a Roma) risultano le seguenti (è indicato il
codice solo nel caso che questo, a norma del Decreto 19/8/1995 sia diverso da quello precedente):
Codice
Stato
Città
Codice Stato
Città
Albania
Bari, Milano
Iran
Genova
Algeria
Napoli
Kazakhastan
VA
Argentina
Milano
HN
Kuwait
Milano
Armenia
Libia
Milano
Australia
Milano
Malaysia
Milano
Austria
Milano, Trieste
Marocco
Bologna
Bosnia
Milano
Messico
Milano
VF
Brasile
Milano
Nuova Zelanda Milano
Belgio
Milano
Paesi Bassi
Milano
Canada
Milano
(*)
Panama
Genova
Rep.Ceca
Milano
VN
Paraguay
Milano
VH
Cile
Milano
VP
Perù
Genova
Cina
Firenze
Polonia
Milano
VL
Colombia
Milano
Portogallo
Milano
Costa Rica
Genova
Romania
Milano
(*)
Croazia
Milano
Jugoslavia
Bari, Milano, Trieste
Cuba
Milano
Russia
Genova, Milano
Danimarca
Milano
San Marino
Fano, Genova, Rimini
Ravenna, Torino
Rep.
Genova
Dominicana
Slovenia
Trieste
Equador
Roma
Spagna
Genova, Milano, Napoli
Egitto
Milano
Stati Uniti
Firenze, Milano, Napoli
El Salvador
Milano
QA
Sud Africa
Milano
Eritrea
Milano
Svezia
Milano
AR
Francia
Milano
CM
Svizzera
Genova, Milano,Napoli
AV
Germania
Milano, Napoli
(*)
Tunisia
Genova, Milano,Napoli,
Giappone
Milano
Roma, Palermo
Giordania
Turchia
Milano
Gran Bretagna Firenze, Milano, Napoli
Ungheria
Milano
Grecia
Venezia, Milano, Napoli
VS
Uruguay
India
Milano
(*) Non mi è possibile indicare il nuovo codice in quanto mi mancano del tutto avvistamenti.
Come si vede, sembrerebbe che il Sud Africa abbia mantenuto la lettera Q. La ragione è incomprensibile,
sempre che l’avvistamento – che non è mio – sia corretto.
Osservando l’elenco risulta che la geografia dei consolati è molto varia e, a questi, si aggiunge la rete dei
consolati onorari (irrilevanti per quanto concerne le targhe, ma giuridicamente identici ai primi), con sedi
anche in località piccole e impensate. La posizione di maggior rilievo è occupata da Milano dove la presenza
delle rappresentanze è richiesta anche per la trattazione di certi affari economici, ed è da notarsi la
tradizionale presenza dei consolati latino-americani a Genova, antico porto di imbarco degli emigranti per le
Americhe e oggi ancora connessa con i rapporti commerciali con quei paesi, che in gran parte si svolgono
per via marittima.
Hanno sedi consolari in Italia, benchè onorarie, anche molti dei paesi la cui rappresentanza presso il nostro
paese si trova all’estero.
Praticamente le uniche rappresentanze accreditate in Italia prive di consolati di qualsiasi livello e anche di
sezioni consolari presso le ambasciate sono quelle della Città del Vaticano e dell’Ordine di Malta:
probabilmente non sono nececessari in quanto i rapporti con l’Italia (che, comunque, con il Vaticano sono
anche di tipo economico/commerciale) sono regolati, oltre che dal diritto internazionale, anche da particolari
norme che, a causa della loro particolare configurazione, sono diverse da quelle degli altri stati.
Il numero delle targhe consolari, in relazione al personale, il cui ruolo è molto più ridotto rispetto a quello
delle ambasciate, è ovviamente molto più limitato di quelle CD. I parchi più consistenti mi risultano quelli
della Francia (numero più alto osservato CC 0050 AR), Stati Uniti (CC 038 SL) e Germania (CC 0038 AV).
Nella maggior parte degli altri casi mi risultano pochissime unità per ogni stato.
Va notato che le targhe consolari degli Stati Uniti risultano appartenere tutte alla sequenza SL, quando
sarebbe stato più logico ricorrere alla sequenza SF, la prima in ordine alfabetico delle tre a disposizione.
Secondo i dati del Ministero degli Esteri nel 1997 sono state rilasciate ben 500 targhe CC: probabilmente il
dato non si riferisce alle immatricolazioni ma alla consistenza del lotto complessivo iniziale prima che questo
fosse distribuito, come confermerebbe il fatto che ho visto le prime di queste targhe in circolazione solo a
partire dal 1998.
TARGHE DELLE NAZIONI UNITE
Il 19 agosto del 1995, nello stesso giorno di promulgazione del Decreto Ministeriale che istituì le targhe
consolari e modificò quelle diplomatiche, fu promulgato un altro Decreto separato con il quale vennero
istituite le targhe destinate ai veicoli italiani che prestano servizio a vario titolo, per conto delle Nazioni Unite,
in varie parti del mondo con i più svariati impieghi nell’ambito dei programmi di assistenza o di sviluppo
internazionali.
Va notato che si tratta di targhe civili, che non si applicano ai mezzi militari.
Sono composte da una sigla, un gruppo di tre cifre e un gruppo di due lettere. La loro struttura è identica alle
targhe CD e CC, con fondo bianco, lettere azzurre e numeri neri separati da punti neri, con superiormente la
stemma della repubblica e la I entro un ovale.
Le sigle sono tre, e dovrebbero corrispondere, nel significato, a parole inglesi:
UN
United nations
UNP
United Nations personel
UT
United Nations transit
Si tratta di targhe che, praticamente, non è possibile vedere in Italia se non occasionalmente, poiché sono
specificatamente destinate ad essere impiegate su veicoli che si trovano all’estero.
Personalmente non ne ho mai viste, e ho notizia solo di una UNP 027 AA, forse il tipo teoricamente più facile
a vedersi perché è supponibile che, di tanto in tanto, il personale ONU italiano torni nel proprio paese: di
conseguenza non è possibile quantificare quante ne esistano; secondo la già richiamata statistica del
Ministero degli Esteri nel 1997 ne vennero rilasciate complessivamente 200 fra tutti i tipi (peraltro, forse con
un errore di stampa, l’elenco parla di targhe UN e UND (e non UNP), indicando così una sigla che finora
non ha alcun riscontro).