Indagine Burson-Marsteller, la Lobby è utile alla politica ma deve

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Indagine Burson-Marsteller, la Lobby è utile alla politica ma deve
Indagine Burson-Marsteller, la Lobby è utile alla politica ma
deve essere regolamentata in modo chiaro e trasparente
Lo afferma un’indagine condotta da Burson-Marsteller su oltre 600 tra membri dei
Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo sull’efficacia della lobby in Europa. Gli
intervistati dei 20 Paesi della UE considerano poco utili i social media per le attività di
lobbying
Burson-Marsteller, una delle società leader nel mercato mondiale delle pubbliche relazioni
e della comunicazione, ha presentato la sua quinta indagine sull’efficacia delle attività di
lobbying in Europa. I risultati della ricerca hanno evidenziato interessanti differenze di
opinione tra i politici dei 20 Paesi europei presi in esame. In particolare, i temi che hanno
registrato risposte talvolta opposte sono quelli relativi all’esigenza di una maggiore
regolamentazione delle attività di lobbying, all’utilità dei social media come
canali di influenza e alla differenza tra un lobbista esperto e uno improvvisato.
Quasi 9 intervistati su 10 si sono detti d’accordo o fortemente d’accordo con
l’affermazione secondo cui “un’attività di lobbying etica e trasparente aiuta
l’attività politica” e hanno considerato i principali gruppi di lobbisti – in particolare le
associazioni di categoria, organismi professionali, aziende, sindacati e ONG – efficaci e
trasparenti nella maggior parte dei casi.
“È rassicurante constatare come, nonostante una serie di significativi scandali che hanno
coinvolto alcuni lobbisti, un’attività di lobbying etica e trasparente costituisca la norma e
come quest’attività sia ampiamente apprezzata dai policy-maker in tutta Europa”, ha
dichiarato Vito Basile, Managing Director di Burson-Marsteller e responsabile
delle attività di Public Affairs in Italia.
Ciò nonostante, gran parte degli intervistati ritiene che l’attività di lobbying non sia
sufficientemente regolamentata, esprimendo anche poche speranze sulla possibilità che lo
diventi nei prossimi 3 anni. L’83% dei politici italiani intervistati ritiene che un registro
obbligatorio per i lobbisti sarebbe utile nel nostro Paese. Si tratta di un risultato che supera
ampiamente la media europea (53%).
I risultati indicano anche che le associazioni di categoria sono percepite come le
realtà di maggiore efficacia in termini di lobbying (62%), seguite dagli organismi
professionali e dalle ONG. L’Italia supera di gran lunga la media europea, poiché ben l’80%
degli intervistati attribuisce alle associazioni di categoria maggiore efficacia nelle attività di
lobbying.
“Il campione di oltre 600 politici che è stato intervistato in un periodo di quasi 5 mesi ha
evidenziato quali sono gli errori commessi più frequentemente in tema di lobbying da
aziende private e organizzazioni non governative. Queste ultime, secondo quanto rilevato,
tendono a basare il più delle volte la propria attività di lobbying sull’impatto emotivo
piuttosto che su concrete evidenze. Per quanto riguarda le aziende e le associazioni di
settore, invece, talvolta rischiano di non essere sufficientemente trasparenti in merito al
reale interesse rappresentato”, commenta Robert Mack, Chairman of Public Affairs
Practice of Burson-Marsteller Europe, Middle East & Africa.
La classe politica italiana ha comunque evidenziato la necessità di ricevere informazioni
approfondite sui vari temi che deve di volta in volta affrontare. Quando le informazioni non
sono ritenute sufficienti, si fa ricorso alle fonti online e, tra queste, vengono ritenute più
utili: i notiziari specializzati (70%), i siti governativi (46%), i siti scientifici (37%) e i siti dei
media tradizionali (33%). Ciò è confermato anche dal giudizio sui social media, laddove gli
intervistati italiani assegnano ai social media un’utilità e una frequentazione superiore alla
media europea.
Altri risultati di rilievo dell’indagine europea sono:
I lobbisti meno trasparenti sono i giornalisti (41%) e gli studi legali (38%)
La maggior parte degli intervistati (56%) di tutta Europa ritiene che l’attività di
lobbying non sia sufficientemente regolamentata nel proprio Paese
I social media (47%) e i media tradizionali, compresi i siti web (il 26% per
entrambi) sembrano essere considerati come non particolarmente utili
I policy-maker consultano spesso i siti delle aziende (43%) – utilizzandoli
quotidianamente o almeno una volta a settimana – i siti web delle associazioni di
categoria (41%), i siti web delle ONG (37%) e Wikipedia (38%)
I lobbisti che curano le aziende del settore energetico (68%) e del
settore sanitario (60%) sono considerati i più efficaci mentre fra i lobbisti che
seguono le ONG, coloro che vengono reputati più efficaci sono quelli attivi nei
settori dell’ambiente (52%) e dei diritti umani (49%)
Fra i lobbisti al servizio di aziende e ONG, si ritiene che i meno efficaci
siano quelli che operano per conto del settore delle vendite al dettaglio
(13%) e del settore dei beni di consumo (15%)
Il 48% dei rispondenti ritiene che le ONG non siano sufficientemente
trasparenti rispetto agli interessi che rappresentano e il 56% crede anche che
le ONG assumono posizioni che fanno leva sull’emotività più che sui fatti.
Indagine:
Questa è la quinta indagine di Burson-Marsteller sulle attività di lobbying, ma il presente
rapporto ha ampliato la copertura a 20 Paesi europei e ai politici operanti nell’area di
Bruxelles da un punto di vista politico-istituzionale. Questa edizione ha raccolto il maggior
numero di risposte mai ricevute, con più di 600 interviste effettuate da agenzie locali di
rilevazione e analizzate da Penn, Schoen & Berland (PSB) per conto di Burson-Marsteller
fra gennaio e aprile 2013. Le interviste prevedevano una serie di 23 domande di base per
raccogliere le percezioni delle élite politiche in merito alle attività di lobbying e dei lobbisti.
Le interviste sono state condotte online o per telefono con politici (parlamentari nazionali
ed europei) e con alti esponenti dei Governi nazionali e delle istituzioni europee.
Burson-Marsteller: (www.burson-marsteller.com e www.burson-marsteller.eu), fondata
nel 1953, è una delle società leader nel mercato mondiale delle pubbliche relazioni e della
comunicazione. La società offre ai clienti elaborazioni strategiche e l’esecuzione di
programmi nell’ambito di relazioni pubbliche, public affairs, pubblicità e servizi internet. La
società è organizzata in una rete omogenea di 72 sedi e 58 uffici affiliati che, insieme,
operano in 83 Paesi di tutto il mondo. Burson-Marsteller è parte del gruppo Young &
Rubicam, una controllata di WPP, una delle principali reti mondiali che offre servizi di
comunicazione.
Penn, Schoen & Berland Associates (www.psbresearch.com ), che appartiene al
gruppo WPP ed è parte di Burson-Marsteller, è una società globale di ricerca che offre
servizi di consulenza strategica nella messaggistica e nella comunicazione per clienti di
primo piano nei settori della politica, delle aziende e dell’intrattenimento. PSB opera da più
di 30 anni ed è specializzata nell’uso dell’esperienza acquisita nel corso delle elezioni
politiche a beneficio dei consigli di amministrazione per consentire ai clienti di sviluppare le
intuizioni strategiche necessarie a battere la concorrenza. PSB ha partecipato a circa 200
campagne elettorali ed ha operato in veste di consulente politico e strategico per più di 30
capi di stato o primi ministri.
Per ulteriori informazioni:
Piergiorgio Gambardella, Burson-Marsteller, Cell: 345 1191909,
[email protected]
FONTE: burson-marsteller.it