Rassegna del 14/06/2013
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Rassegna del 14/06/2013 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 14/06/2013 MONDO UNIVERSITARIO Messaggero 14/06/13 P. 13 Università, dieci minuti in più per fare i test d'ingresso Repubblica 14/06/13 P. 28 La sfida tra docenti nelle Università 1 Italia Oggi 14/06/13 P. 12 Test d'ingresso: parte male la Carrozza Libero Mercato 14/06/13 P. 24 L'Europa deve raddoppiare i fondi Erasmus Adriano Bascapè 4 Corriere Della Sera 14/06/13 P. 3 Il piano Letta sul lavoro La trattativa con l'Europa su fondi e accesso al credito Marco Galluzzo, Enrico Marro 5 Libero 14/06/13 P. 18 Il prof le svela le domande ma viene bocciata. E passa dopo la donazione di papà Alessandro Gonzato 7 Italia Oggi 14/06/13 P. 14 Professoresse anche se maschi Roberto Giardina Corriere Della Sera 14/06/13 P. 6 Cittadinanza più facile per le seconde generazioni Giovanna Cavalli 10 Espresso 20/06/13 P. 109 Scacco alla meningite Alberto Mantovani 11 Giornale 14/06/13 P. 20 La scienza smaschera il segreto delle bugie Michelangelo Bonessa 12 Giornale 14/06/13 P. 15 I geni umani non sono merce: niente brevetti Diana Alfieri 14 Il Fatto Quotidiano 14/06/13 P. 8 5 X MILLE I milioni sottratti alle Onlus Corriere Della Sera 14/06/13 P. 44 L'imbarazzante prelievo sul 5 per mille che tradisce la fiducia degli italiani Giangiacomo Schiavi 16 Messaggero 14/06/13 P. 17 Finalmente l'America si allinea all'orientamento di noi europei Giuseppe Novelli 17 Sette 14/06/13 P. 138 Anche a Cambridge sanno cos'è la democrazia? Messaggero 14/06/13 P. 17 «Il genoma umano non può essere brevettato» Flavio Pompetti 19 Sole 24 Ore 14/06/13 P. 11 «Non si può brevettare il Dna umano» Marco Valsania 20 Mondo 21/06/13 P. 76 I giovani ambasciatori ripartono dalla Russia Michele Caropreso 22 Mondo 21/06/13 P. 77 Azzone, tra wall e streaming al Poli Fabio Sottocornola 23 Mondo 21/06/13 P. 81 Studiare è una bella impresa Gaia Fieriler 24 Mondo 21/06/13 P. 84 Inglese, ma anche cinese, tedesco e... 26 Mondo 21/06/13 P. 84 Via al nuovo corso 27 Mondo 21/06/13 P. III Luci e ombre dell'Italia che produce Bartolo Anglani 2 3 8 15 18 Severino Salvemini 29 ALTRI ATENEI TOSCANI Nazione Pisa 14/06/13 P. 14 Eccellenze, Scuola Sant'Anna: Perata presenta la sua squadra 35 Nazione Pisa 14/06/13 P. 14 Capitale delle nuove tecnologie 36 Nazione Siena 14/06/13 P. 16 Opportunità in Europa per i giovani Studenti `interrogano' gli esperti 37 SANITÀ Espresso 20/06/13 P. 110 La casa che cura Indice Rassegna Stampa Paola Emilia Cicerone 38 Pagina I Il decreto Un iver sità, d ieci m inutí in più per fare i test d'ingresso R 0 MA Il ministro Carrozza regala un altro bonus ai maturandi: 10 minuti in più ai test. Probabilmente focalizzati sulle modifiche al bonus Maturità, nessuno ha notato - rivela Skuola.net - che il Ministro ha erogato un secondo bonus ai maturandi che dovranno sostenere i test di ingresso per i corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale: il tempo a disposizione per svolgere i quesiti è passato da 90 a 100 minuti. Un regalo di 10 minuti, che possono sembrare pochi ma in realtà - fa notare il portale rappresentano un'elargizione del 10%, mentre resta invariato il numero e la ripartizione per materie delle domande, che sono in totale 60. Dopo lo slittamento da luglio a settembre dei test d'ingresso, dunque, un piccolo vantaggio di dieci minuti per gli studenti. Tuttavia, per Roberto Campanelli, coordinatore Nazionale dell'Unione degli Studenti i problemi restano: « il decreto è riuscito solo ad ammorbidire il perverso meccanismo dei »punti bonus». «Questo sistema - dichiara Federico Del Giudice, portavoce nazionale della Rete della conoscenza - continuerà a essere foriero di disparità: a parità di voto gli studenti della stessa scuola potrebbero vedersi attribuire dalle diverse commissioni punteggi diversi. Mondo Universitario Pagina 1 La sfida tra docenti nelle Università ............................................................................ Bartolo Angiani Docente Università di Bari NON è vero, o non è vero sempre e dovunque, che un docente che rimane in servizio oltre il 70mo anno toglie il posto a un giovane come scritto in un articolo pubblicato ieri. La prova sta nel fatto che i docenti pensionati vengono invitati dai dipartimenti a proseguire il loro insegnamento con dei contratti di diritto privato, altrimenti alcuni insegnamenti rimarrebbero scoperti. I docenti pensionati continuano così ad insegnare senza stipendio. I giovani ci sono, e sono nella maggior parte bravissimi, ma essendo privi di altri mezzi di sostentamento non sempre possono accettare contratti a costo zero. I concorsi non si fanno, o si fanno con enorme lentezza, è questa la ragione per cui i giovani ri mangono fuori. Si può essere contrari o favorevoli alla sentenza della Consulta, ma non si può sostenere che il mantenimento in servizio dei docenti costituirebbe di per sé un ostacolo alle nuove generazioni. Mondo Universitario Pagina 2 Test d'Ingresso : parte male la Carrozza La ministra dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, come primo atto concreto del suo ministero, ha spostato in avanti, a settembre, il test di ingresso per i corsi di laurea a numero chiuso che il suo predecessore, Francesco Profumo, aveva fissato in giugno. La ministra pare intenzionata anche a rivedere, sempre per definire chi accede a quei posti, il cosidetto «bonus maturità», vale a dire il peso del voto dell'esame finale del liceo. Il suo predecessore, per evitare che i bei voti dati con manica larga in alcune aree d'Italia favorissero alcuni, aveva infatti introdotto un meccanismo perequativo che rapportava quei voti alla media del proprio istituto nell'anno precedente. Siamo di nuovo alla smonta e rimonta molto italiano ma, in questo caso, fra politici simili. La Carrozza è una donna del Pd, mentre Profumo era un tecnico d'area Pd che a Torino il partito voleva come candidato ufficiale alle primarie perle elezioni del 2011. Non lo fu perché, quasi all'ultimo tuffo, si richiamò Piero Fassino. Per avere una politica attiva della scuola e dell'università occorrerà quindi un terzo ministro ovviamente democratico? Filippo La Penna-Bari Mondo Universitario Pagina 3 Moz ì one b i pad i san ! deputat í unde r 35 L ' Europa «Bisogna andare oltre la denuncia, oltre gli slogan: bisogna fare qualcosa. Stanziare risorse e stabilire un programma per la disoccupazione giovanile». Lo ha detto Anna Ascani del Pd nella conferenza stampa di presentazione di una mozione bipartisan per impegnare il governo in vista del Consiglio europeo in programma il 26 giugno, fra meno di due settimane . Il documento chiede che Enrico Letta si sieda al tavolo e negozi il raddoppio dei fondi Erasmus, che si anticipi al 2014 l'utilizzo dei 6 miliardi del fondo europeo per la disoccupazione giovanile e si sottoscriva un piano europeo per l'ap- raddopp ì are 1 fond í Erasmus prendistato , oltre a introdurre regole sanzionatorie per i Paesi che non raggiungano gli standard dell'Europa 20/20. La mozione porta le firme di deputati di tutti gli schieramenti politici e come primi ci sono: Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia, Annagrazia Calabria del Pdl, Walter Rizzini del M5s, Arturo Scotto di Sel ed Emanuele Prataviera della Lega , tutti presenti alla presentazione. Il filo rosso che ha convinto i parlamentari di tutti gli schieramenti rappresentati in parlamento a domandare al premier di presentarsi a Bruxelles con un ' agenda di impegni vincolanti è quello della mancanza del lavoro giovanile , «soffocato dai diritti acquisiti che sono veri e propri soprusi. Oggi non ci sono opposizioni, oggi siamo una maggioranza unica contro la piaga del terzo millennio che è la disoccupazione giovanile. Il governo deve impegnarsi ad affrontare il problema nel vertice europeo», ha puntualizzato Annagrazia Calabria. Serve, questo il messaggio di fondo di cui Letta dovrebbe farsi latore al Consiglio della Ue, un cambio di passo. Deciso e inequivocabile. «La svolta per l'Europa passa dal lavoro e deve partire da quello giovanile», aggiunge Scotto, «e l'Europa deve fare di più oltre a imporre vincoli ai bilanci nazionali». Ad ammonire suio rischi nbascosti nella spaccatura che divide dall'inmizio della crisi il blocco del nord Europa dai Paesi del Meditarraneo, è il leghista Prataviera: «Non è una guerra tra mondi », afferma, «anzi, esiste una questione generazionale e bisognerà anche parlare del tasso di natalità che inette a rischio il mondo occidentale». Ancora più esplicita l'ex ministra della Gioventù : «Sarebbe meglio aprire un contenzioso generazionale», ammette Giorgia Meloni, «contro chi ha sempre assunto le decisioni, facendo pagare il costo delle scelte a chi non è elettoralmente determinante, vale a dire i giovani». ADRIANO BASCAPÈ l'universiGi dei mestieri., Mondo Universitario Pagina 4 Oggi il vertice coni ministri di Madrid, Parigi e Berlino Il piano Letta sul lavoro La trattativa con l'Europa su fondi e accesso al credito L'intreccio del negoziato con le richieste spagnole ROMA - Coordinare e valorizzare le migliori esperienze in tema di mercato del lavoro è l'obiettivo del vertice di oggi a Palazzo Chigi con i ministri dell'Economia e del Welfare di Spagna, Francia e Germania, ma si discuterà anche del Consiglio europeo del 27, e della decisioni che lì potrebbero essere prese. Intanto domani il consiglio dei ministri dovrebbe approvare un decreto e un disegno di legge con misure di semplificazione e sviluppo per le imprese mentre il pacchetto lavoro, con la detassazione delle assunzioni dei giovani slitta di una settimana. Più fondi per il credito Uno dei risultati del vertice potrebbe venire dal pressing, rimasto finora sotto traccia, dell'Italia e di altri Paesi sul fronte Bei, la Banca europea degli investimenti. Obiettivo: aumentare la dotazione annua (da 13 a 18/19 miliardi di euro) della Bei e rimodularne le modalità di intervento. «La Bce è ormai sovraesposta e non può fare molto di più per la crisi», chiosano a Palazzo Chigi. La Bei invece può fluidificare l'accesso al credito nei Paesi della Ue che ne hanno più bisogno: «Ovviamente in Finlandia non hanno gli stessi problemi di finanziamento che incontrano oggi le imprese italiane», dicono ancora nel governo. Di come ottenere questo Saccomanni discuterà oggi con i suoi omologhi. Si dà invece già per quasi acquisito l'accorpamento dei Fondi europei del programma Youth sul biennio 2014-15 rispetto al programma iniziale di spesa 20142020. Per l'Italia di tratterebbe di 4oo milioni da spendere potenziando i centri per l'impiego in modo che offrano un'occasione di lavoro o formazione ai giovani entro 4 mesi dalla conclusione del ciclo di studi o dalla perdita del lavoro. La decisione sullo Youth è già nella bozza delle conclusioni del prossimo Mondo Universitario Consiglio Ue e ha ormai ottenuto disco verde da molti Paesi. Restano da superare le riserve di Londra, ma non è prevedibile un veto dell'Inghilterra. L'Europa e il tetto del 3% Dovrebbe invece restare fuori dal tavolo di lavoro del vertice di Roma il tema della riassegnazione dei fondi europei già assegnati, ma non ancora spesi. Letta vuole che vengano dirottati sulla lotta alla disoccupazione, tenendo fuori dal vincolo del 3% la parte che l'Italia dovrà cofinanziare, ma la trattativa è in questi giorni diretta e riservata con la Commissione europea di Barroso; il rischio è che una richiesta uguale e parallela della Spagna, di cui si è discusso nelle riunioni preparatorie del vertice, faccia irrigidire ulteriormente la posizione di Berlino, vanificando gli sforzi italiani. Per il momento appare certa la riprogrammazione di un miliardo del Pon (Programma operativo nazionale) della coesione territoriale, che però si può spendere solo nelle aree del Sud, se Bruxelles non concede una modifica. A queste risorse se ne dovrebbero dunque affiancare altre, tutte da trovare nel bilancio nazionale, per finanziare gli sgravi alle imprese che assumono giovani, misura centrale del pacchetto lavoro. un decreto legge, ma non domani, perché prima il governo, attraverso il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, vuole svolgere un confronto con i sindacati, cominciato ieri. E soprattutto perché non sono state ancora trovate tutte le coperture necessarie agli sgravi sulle assunzioni. Il governo vuole concederli per un periodo di due anni alle aziende per ogni assunzione a tempo indeterminato di un giovane fino a 29 anni. Nel decreto finiranno anche una serie di misure a costo zero di modifica della riforma del mercato del lavoro Fornero. Verranno ridotti al massimo gli intervalli tra un contratto a termine e l'altro e ampliata la possibilità di stipularli senza causale. Cadranno una serie di vincoli sull'apprendistato (obbligo di assumere il 3o e il 50%o dei precedenti apprendisti, vincoli sulla formazione). Altre norme riguarderanno il potenziamento dei tirocini formativi e delle politiche attive per l'impiego, con l'obiettivo di intercettare tutti e subito i 4oo milioni di fondi europei del programma Youth. Sgravi sulle assunzioni Il pacchetto lavoro sarà adottato con un provvedimento d'urgenza, Pagina 5 Piccole e medie imprese Scadenze più semplici Il governo annette la massima importanza ai provvedimenti che intanto dovrebbero essere varati domani dal consiglio dei ministri. Si tratta di un decreto legge che Letta ha battezzato del «fare» e di un disegno di legge di semplificazioni burocratiche e procedurali per imprese e famiglie. Nel decreto ci sono una serie di misure messe a punto dal ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato. Tra queste, i crediti agevolati alle piccole e medie imprese - fino a 2 milioni per azienda - per l'acquisto di macchinari e beni strumentali. Il ministro punta a una dotazione complessiva di 4-5 miliardi attraverso il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Allo studio anche il potenziamento del fondo centrale di garanzia, quello che sostiene lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese concedendo una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti concessi dalle banche. Si tratterebbe in particolare di rifinanziare con 2-3 miliardi il fondo stesso, che altrimenti si esaurirà a fine 2014. Un rifinanziamento fatto ora riattiverebbe il tiraggio da parte delle imprese, favorendo nuovi investimenti. Infine, nel decreto dovrebbe finire anche l'aggiornamento al ribasso delle tariffe del Cip 6 riconosciute ai produttori di energia elettrica alternativa o assimilata, con un benefico sulle bollette, dice il ministero, per complessivi 250 milioni di curo. Infine, il disegno di legge sulle semplificazioni. Una ottantina di articoli, che in parte recuperano il secondo ddl Patroni Griffa, decaduto insieme con la fine della precedente legislatura. Parecchie le novità in arrivo per imprese e cittadini. Un decreto sviluppo quindi con l'obiettivo di rendere il sistema più pro-impresa, condizione indispensabile per attirare investimenti esteri. Proprio ieri Eurostat ha certificato che su un totale di investimenti di paesi terzi nell'Ue paria 159 miliardi nel 2012, l'Italia è stata destinataria di un solo miliardo, contro i 23 della Francia e i 1o della Germania e della Spagna. Mondo Universitario Ci sarà una procedura più snella per il rilascio dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, e del Durc, il documento unico di regolarità contributiva. Per quest'ultimo si stabilirà che è sempre acquisito d'ufficio, che vale 18o giorni e che non deve essere richiesto per ogni singolo contratto. Inoltre, dovrebbero essere unificati in un paio di scadenze fisse ogni anno, il primo gennaio e il primo luglio, i termini degli adempimenti amministrativi che gra- vano su aziende e famiglie. Nel disegno di legge che sarà approvato domani pure l'obbligo di rilasciare i titoli di studio anche in lingua inglese e l'eliminazione di alcuni certificati, come quello di «sana e robusta costituzione» per farmacisti e dipendenti pubblici. Semplificazioni anche sul cambio della residenza e del domicilio, che varranno automaticamente anche ai fini della tassa sui rifiuti. Marco Galluzzo Enrico Marro Pagina 6 IncHesta l' i r it" dí Padova Il prof svela le ALESSANDRO GONZATO PADOVA anche questo IMENIE Succede nell'Italietta dei favoritismi e dell'inesistente meritocrazia. E cioè che una studentessa trentenne di Medicina riceva in anticipo dal proprio professore, ed esaminatore del concorso, le domande per l'ammissione alla scuola di specializzazione in chirurgia Maxillo-Facciale e che, nonostante ciò, fallisca il test, piazzandosi 13esima, al primo posto nella classifica degli esclusi. Poi però, secondo la Procura di Padova - che ha iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di concorso in abuso d'ufficio sia il docente, 53 anni e chirurgo nell'ospedale cittadino, sia l'alunna - in questa tragicomica storia in salsa tricolore spunta un terzo personaggio, ossia il padre della ragazza, un facoltoso industriale triestino a capo di un'azienda leader nella produzione di materiale biomedicale. L'imprenditore - che al momento non risulta indagato - preso atto del fallimento della figlia, e visto che agli viene bocciata. E passa atenei è consentito allargare il numero di posti disponibili ai corsi specialistici nell'eventualità di finanziamenti pubblici o privati, decide di presentare una cospicua donazione all'Università di Padova, consentendo così alla studentessa modello di assicurarsi, sia pur per il rotto della cuffia, un posto in graduatoria. Vicenda conclusa? Nemmeno per sogno, perché a questo punto, nel Paese degli escamotage, può accadere anche che la specializzanda in Medicina - siamo nell'anno accademico 2011-2012 - dopo non aver superato il concorso pur conoscendo tutti i quesiti in anticipo (se i fatti venissero confermati dal tribunale, la ragazza meriterebbe una laurea honoris causa) e dopo aver ricevuto l'aiutino - chiamiamolo così - di papà, decida che della specializzazione in questione non gliene frega più niente, e che è meglio iscriversi a un'altra facoltà in Friuli Venezia Giulia, più vicina a casa e magari pure più semplice. La presunta truffa è venuta a galla grazie a un'inchiesta della Procura la donazione di papà di Firenze che, nel 2011, aveva messo agli arresti domiciliari il professor Mario Dini, primario del reparto di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell'ospedale Gareggi e direttore della scuola di Specializzazione di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Estetica. La magistratura, nell'ambito di un'inchiesta più ampia che aveva riguardato casi di corruzione, peculato e concussione, aveva poi puntato la lente d'ingrandimento anche su presunti concorsi universitari taroccati. E l'indagine, grazie al lavoro della Guardia di Finanza, si è allargata fino ad arrivare all'Università di Padova. Professore e studentessa, la prossima settimana, forniranno la propria versione dei fatti. sotran= e o o e.. Sotto Inehlesta le siparette clettroakhe ,L Mondo Universitario Pagina 7 Lo ha approvato luniversità tedesca di Lipsia su proposta di un docente che scherzava Professoresse anche se maschi Alla Merkel invece questi problerni non interessano da Berlino ROBERTO GIARDINA Ila scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano terranno un corso straordinario di otto ore sugli «errori di genere». Si dice il ministro o la ministra? La Fornero si arrabbia molto per come la chiamano. Anche sul mio «la» non è d'accordo. Il problema è serio, non voglio fare dell'ironia, ma non andrebbe affrontato con piglio fondamentalista. All'università di Lipsia il senato accademico ha deciso nei giorni scorsi che ci si dovrà rivolgere ai docenti con un Professorin, professoressa, sia agli uomini che alle donne. La proposta è partita da un docente di fisica che, dopo, si è dichiarato sorpreso: non pensava di essere preso sul serio. La decisione, per la cronaca, è stata approvata anche dagli uomini, non so se per convin- zione o quieto vivere. Andare contro corrente è pericoloso. Quindi, da ora in poi sarà Herr Professorin, signor professoressa. «In» nella lingua tedesca è il suffisso femminile: Kanzler, cancelliere, per Helmut Kohl; Kanzlerin, cancelliera, per la signora Merkel, che non sogna neanche di risentirsi. Per Angela non sono queste le battaglie per cui valga la pena di battersi. Lei si è fatta da sola in una società maschilista, prima nella scomparsa Ddr, poi nel partito eristianodemocratico. È comprensibile che sia contro le quote rosa: le donne, ritiene, non vanno promosse per una questione di genere. Se fossi a Milano, al corso ci andrei. Sono sicuro che mi sarebbe utile, anche se l'invito è scritto in un italiano pieno di orrori linguistici. Per cominciare, si cita appunto Frau Merkel, ma Kanzlerin va scritto in maiuscolo, come tutti i sostantivi in tedesco. È una regoletta che alla scuola di giornalismo si dovrebbe Mondo Universitario conoscere, anche se si ignora la lingua di Goethe. Poi si passa a un «approccio» che non sarà teorico, a un «supportati», per finire con un «opzionare l'iscrizione». Per fortuna non c'è «posizionare», che si trova quasi sempre, e ha invaso il tedesco (posizioniren). Se avessi scritto così, quando ero redattore, il mio direttore Giulio De Benedetti mi avrebbe licenziato. Allora si poteva e, sia pure di rado, avveniva. Il successore Alberto Ronchey aveva il debole per le lingue, e inseriva nei suoi articoli perfino termini in russo. Erano comunque chiari. Pretendeva che i redattori usassero il genere della lingua originale. Non si scrive il Volga, mi disse un giorno, ma la Volga, perché il fiume in russo è femminile. Aveva ragione; però, allora, le agenzie si correggevano a mano, non c'era computer e non si aveva il tempo di respirare fino alla chiusura. «Allora dovremmo scrivere la Belgio, la Belgique», ribattei. Non mi giocai la carriera, perché Ronchey era un giovane direttore, oltre che bravo, e sapeva comprendere le arroganze dei giovanissimi. Cerco sempre di seguire la sua lezione: scrivo la Süddeutsche Zeitung, perché Zeitung è femminile. Però, se si pensa a giornale in italiano, si potrebbe scrivere «il». Non ci sono regole . Come rendere Mädchen , ragazza, che in tedesco è neutro? Potrei spiegare il perché , ma sarebbe troppo lungo. Gli orrori di genere sono altri , come fa notare il comunicato della scuola Tobagi. Perché ogni omicidio in cui è coinvolta una donna , vittima o colpevole , diventa un delitto passionale ? Che dire del terrificante femminicidio? E perché quando rimane vittima di uno scippo, o di una violenza , qualunque turista si trasforma in «tedeschina» o «olandesina », anche se è una campionessa di canottaggio alta un metro e 90? All'università di Lipsia le studentesse ( Studentinnen) sono il 60 per cento, ma le professoresse sono il 40 per cento. E solo quattro imprese su cento hanno una donna in direzione. Universität e Industrie sono femminili, ma sempre regni maschili. E questo in una Germania guidata da otto anni da una signora. -© Riproduzione riservata Pagina 8 Una lezione universitaria Mondo Universitario Pagina 9 ad an tc za Certificati medici e scolastici per dimo strare la residenza ROMA - Praticamente un piccolo anticipo dello ius soli. Tra la raffica di semplificazioni che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare domani, c'è anche quella che rende più facile acquisire la cittadinanza per chi ha genitori stranieri ma è nato in Italia: compiuti i 18 anni, ne avrà diritto anche «in caso di eventuali inadempimenti di natura amministrativa» di madre e padre. Varranno come prova pure i certificati medici e scolastici. Il pacchetto antiburocrazie, che comprende un decreto di 15 articoli (che potrebbe confluire nel «decreto del fare» che nelle intenzioni del governo dovrebbe far risparmiare circa 300 milioni di euro allo Stato) e un disegno di legge di 82, punta ad eliminare intoppi e lungaggini. Una riforma multitasking, visto che spazia in vari settori, dal fisco all'ambiente, dal lavoro alla privacy. I cittadini vedranno semplificate molte pratiche. Sarà possibile ottenere il rilascio di certificazioni anche sui titoli di studio in lingua inglese, e sarà velocizzato il cambio di residenza o domicilio che varranno automaticamente anche per la tassa sui rifiuti. Parecchie nuove regole riguardano il comparto salute. I certificati medici di gravidanza (con la data presunta del parto, quella effettiva e quella di un'eventuale interruzione) viaggeranno online. Non saranno più obbligatori i certificati di sana e robusta costituzione per farmacisti e dipendenti del pubblico impiego. Niente più visita di controllo tassativa prima del rientro al lavoro: resta solo per alcune patologie pericolose. Eliminato l'obbligo di certificazione sanitaria per molte categorie di lavoratori non Mondo Universitario a rischio, compreso quello di idoneità psicofisica per i maestri di sci. Snellite le procedure di autorizzazione degli apparecchi per la risonanza magnetica. Tolto il requisito della specializzazione per l'accesso degli odontoiatri al servizio sanitario nazionale. Sveltita in qualche punto anche la normativa sulla sicurezza del lavoro: alcune norme prevedono una semplificazione degli adempimenti per le prestazioni lavorative di breve durata o quelle, come le ristrutturazioni immobiliari, che impiegano poche persone, ma anche una rior- iX, P«-30,7.7A, !r ganizzazione della formazione e dell'aggiornamento dei responsabili e degli addetti del servizio protezione. Due sole scadenze, a data fissa, per gli adempimenti amministrativi di cittadini e imprese: scatteranno il primo luglio e il primo gennaio. Qualche curiosità, infine. Per gli studenti che avranno svolto un percorso di studio eccellente nella scuola superiore, viene istituita una «borsa di mobilità», che consentirà loro di iscriversi ad una università in regioni diverse da quella di appartenenza. Diventa più fluida anche la disciplina della privacy. Si allentano gli obblighi per il trattamento dei dati di persone giuridiche, enti o associazioni. Meno divieti anche per le persone fisiche nella loro attività di impresa. Giovanna Cavalli Pagina 10 Scacco alla meningite E italiana la nuova arma contro il meningococco B che causa 500 mila casi l'anno. L'Europa l'ha approvata . Ma la malattia flagella il Sud del mondo DI ALBERTO MANTOVANI L a recente comparsa, in Cina, di un virus influenzale fino ad oggi sconosciuto e aggressivo, H7N9, suscita preoccupazione. Al momento non sappiamo ancora se e in che misura diventerà una minaccia globale, ma è già scattata la corsa alla messa a punto di un vaccino in grado di fermare il virus. Episodi come questo ci ricordano l'importanza di un'arma di difesa efficace al punto che, paradossalmente, quasi tendiamo a dimenticarcene dandola per scontata: i vaccini, l'intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la vita e la salute dell'uomo. Hanno permesso di sconfiggere malattie devastanti causa, nel secolo scorso, di disastrose epidemie e innumerevoli morti: stime dell'Organizzazione mondiale della sanità ci dicono che, entro il 2020, i vaccini utilizzati già oggi disponibili eviteranno 25 milioni di morti. Parliamo di 7 mila vite salvate al giorno. "Estote parati", recita un vecchio motto ecclesiastico. "Siate pronti". Significa da una parte collaborare a livello internazionale per identificare rapidamente le eventuali nuove minacce e mettere in atto strategie di contenimento; dall'altra parte, concentrarsi sulla ricerca scientifica per sviluppare nuove armi diagnostiche e terapeutiche. Il nostro Paese è in prima linea: nella capacità sia di contribuire a tracciare le origini dei virus sconosciuti, sia di fare ricerca in Immunologia, e nel settore delle vaccinazioni in particolare. Una ricerca di frontiera, come quella portata avanti da Rino Rappuoli, che a Siena ha avviato un importante progetto, sostenuto dall'Unione europea (Aditec), mirato a porre le basi conoscitive per generare vaccini innovativi. Mondo Universitario Ad esempio contro la meningite da meningococco, che affligge i paesi sia ricchi sia quelli in via di sviluppo: fra questi i paesi dell'Africa subsahariana noti come "fascia della meningite" per la frequanza di epidemie devastanti. Esistono diversi tipi di meningococco: quello di tipo C costituiva un flagello soprattutto in alcuni paesi nordici. In Inghilterra, in un anno su 1.500 persone ricoverate 150 morivano nel giro di 2 giorni e 400 portavano con sé gravi conseguenze (ad esempio amputazione di braccia o gambe) per tutta la vita. La somministrazione del vaccino, messo a punto in Italia, alla popolazione dai 2 mesi ai 18 anni di età ha portato alla totale scomparsa di questa malattia. Qui e in altre parti del mondo. Ci auguriamo che abbia ugual successo anche il nuovo vaccino - anche questo sviluppato nel nostro Paese - recentemente approvato dall'Ema contro il meningococco B, che prestissimo sarà dispinibile anche in Italia. Si stima che questo agente infettivo ogni anno causi 500 mila casi di meningite, di cui l'80 per cento in Italia ed Europa occidentale, 50 mila morti e 125 mila danni permanenti. Nonostante questi successi, ci aspettano ancora numerose sfide. Entro il 2020 l'immunizzazione contro virus e batteri salverà due milioni e mezzo di vite. E unassicurazione per l'intera umanità Prima fra tutte, condividere i vaccini con i paesi in via di sviluppo, che non hanno accesso neppure a quelli più elementari, ad esempio contro la diarrea infantile o la polmonite da pneumococco, e dove per questo ogni anno muoiono 2,5 milioni di bambini. Ancora, dobbiamo sviluppare vaccini innovativi che contribuiscano a debellare malaria, tubercolosi e Aids. È necessario dunque proseguire le ricerche per migliorare le nostre conoscenze sul funzionamento del sistema immunitario. Lo sviluppo di vaccini innovativi - non dimentichiamolo - è anche una salvaguardia contro la minaccia di nuove, future pandemie. Come afferma Rino Rappuoli, infatti, «i nuovi vaccini rappresentano l'assicurazione sulla vita per l'umanità del Terzo millennio». Non solo contro i patogeni: un'altra importante sfida è quella contro il cancro. Oggi sono in uso clinico il vaccino contro l'epatite B, efficace per prevenire una considerevole quota di cancri del fegato, e quello contro il Papilloma virus (Hpv), che provoca il tumore della cervice uterina, il secondo cancro femminile più diffuso dopo quello della mammella. E se i vaccini preventivi sono ormai realtà anche contro il cancro, la frontiera futura è rappresentata dai vaccini terapeutici, basati sull'identificazione e il riconoscimento, da parte del sistema immunitario, di strutture presenti sulla cellula tumorale, e sull'utilizzo di cellule sentinella capaci di scatenare la risposta infiammatoria. Per ora è una speranza, ma sulla quale si sta lavorando in tutto il mondo, compreso il nostro Paese. direttore scientifico Istituto Clinico Humanitas - IRCCS e docente Università degli Studi di Milano Pagina 11 Tre studiose italiane La scienza smaschera il segreto delle bugie Il sistema rileva non più solo le variazioni del battito cardiaco, ma anche le reazioni del cervello. Un metodo per scoprire le menzogne migliore della macchina della verità di MichelangeloBonessa ntrio di donne dell'UniBicocca ha sco„ - perto come riconoscere le bugie. Alice, Maria e Roberta hanno in mano lo strumento scientifico per eliminare le menzogne, migliore anche della macchina della verità usata nei processi in America: possono capire se diciamo la verità rilevando le reazioni del nostro cervello e non solo le variazioni del nostro battito cardiaco o la sudorazione. «La classica macchina della verità - spiega Alice Proverbio, docente delteam dell'ateneo milanese - può sbagliare: un innocente sottoposto a interrogatorio potrebbe avere delle alterazioni dei battiti perché è agitato, non perché è colpevole e la novità di questo studio afferma - è stata proprio la simulazione di una situazione ansiogena». Il trio ha così scoperto che le zone più attive nel costruire balle sono nella parte frontale del cervello, ma non solo: «Attraverso un approccio di studio basato sull'elettrofisiologia cognitiva conclude Pirovano - siamo in grado di vedere come reagisce il cervello quando riconosce qualcosa di familiare, come se esclamasse'Aha!', e anche come si comporta quando deve produrre un'informazione falsa». Quando questo nericonosce una comevera si attiva una determinatazona, maselapersona decide di mentire si attiva una risposta bioelettrica inconfondibile chiamata N400. È il tentativo di sopprimere la verità che grazie alle tre scienziate ora ha anche un nome tecnico, non più solo bugie e affini. Maria Vanutelli è al suo primo studio, Roberta Adorni in1 Mondo Universitario vece ha già lavorato con Alice inmolte occasioni. Questavolta hanno messo delle speciali cuffie a venticinque studenti, equamente divisi tra maschi e femmine, epoiglihanno sottoposto le domande. Alcune anche molto personali o potenzialmente spiacevoli, proprio per simulare la condizione di stress di un interrogatorio. Hanno anche chiesto di mentire ad alcune e ecco il risultato: si può essere ancora più certi che un testimone, o il partner, non ci stia rifilando una bufala. Un sistema simile è stato anche già utilizzato negli Stati Uniti in due processiper omicidio: in uno è stato individuato il vero colpevole, nell'altro è stato scagionato l'accusato. Per Proverbio non è la prima scoperta in quest'ambito: in passato aveva già partecipato a una ricerca il cui risultato aveva evidenziato che le donne sono più rapide a riconoscere gli errori o le situazioni incongruenti. Esplorando questo campo scientifico, adesso èinvece passata all'argomento più specifico delle menzogne: «Questo studio fa parte di quelli sulla capacità di regolamento del proprio comportamento che hanno gli esseri umani e quella di mentire è una di queste - sottolinea - tipica dell'homo sapiens: siamo l'unica spe- ciein grado di manipolare le informazioni per ingannare». E già sta pensando ai prossimi impegni: tra i lavori sul tavolo della docente ci sono uno studio sulla memoria per i volti e uno con il Conservatorio. Di brevettare quest'ultima scoperta però non gli è neanche venuto in mente: «Siamo scienziate» è la risposta. Pagina 12 Ansia Non ci si affida più rilevando solmente le reazioni date dal battito cardiacoeodallasudorazione Mondo Universitario Reazione Risposta le studiose hanno scoperto chete zonepiù attive nel costruirebugiesono nella partefrontale del cervello Quando la persona decide di mentire si attiva una risposta bioelettrica inconfondibile chiamata N4oo P rova Un sistema similea quello italiano è già stato testato anche negli Stati Uniti in due processi per omicidio Pagina 13 In Europa è già così geni umani non sono merce: niente brevettí La Corte suprema Usa sposa la posizione dei ricercatori contro le aziende Diana Alfieri Il lungo braccio di ferro sulla possibilità di brevettare il Dna umano sembra arrivato finalmente alla fine. Il «no» della Corte SupremaUsa mette fine ad annidi dibattito e di pressioni da p arte delle aziende per le quali il materiale genetico rappresenta una fonte molto interessante di profitto. Era una decisione attesa, soprattutto alla luce delfatto cheinEuropail«no»allapossibilità di brevettare geni o sequenze di Dna umano è stato chiaro fin dall'inizio. Per gli osservatori è una delle decisioni più significative nell'era della medicina molecolare ed è inoltre una vittoriapermedici epazienti, peri qualila possibilità di brevettare il Dna umano interferisce con la ricerca scientifica e medica. Il «no» ai brevetti del Dna umano è statapresa all'unanimitàdai nove «saggi» della Corte Suprema, che hanno ammesso esclusivamente la possibilità di brevettare il materiale genetico prodotto sinteticamente. A sollevare il problema è stato il caso relativo ad alcuni brevetti della Myriad Genetics, un'azienda privata di Salt Lake City specializzata nella diagnosi molecolare delle malattie, in particolare nellaricerca sui geni legati al tumore del seno e delle ovaie. È stata questa azienda, per esempio, ad annunciare nel 1990 la scoperta del primo e del più famoso dei geni legati al rischio di tumore del seno, chiamato Brcal. Oggi la stessa azienda si è specializzata intest geneticiperla diagnosideitumoridiseno, colon, utero, melanoma e pancreas. Al centro della decisione della Corte Suprema americana c'è quindilapossi- Mondo Universitario bilità di brevettare la scoperta di mutazioni genetiche analoghe a quelle che hanno portato l'attrice Angelina Jolie ad affrontare un intervento chirurgico radicale come la mastectomia perchè portatrice di uno dei geni a rischio. L'assenza di brevetti, ad esempio, al- L- ` _fil Plauso degli scienziati italiani «La registrazione avrebbe bloccato i test e la ricerca» l'inizio degli anni'50 ha permesso alla ricerca sui tumori di avere un impulso senza precedenti grazie alle «cellule immortali» di Henrietta, la donna americana malata di tumore che ha donato allaricercale sue cellule, dalle quali sono state derivate le prime linee cellulari al servizio della ricerca sul cancro. Per il genetista Paolo Vezzoni, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e fra i pionieri delle ricerche sul genoma umano in Italia, «la decisione della Corte Suprema americana era ormai nell'aria» e il «no» è stato un «segnale importante del fatto chela salute va al di là dei brevetti». Una delle obiezioni principali alle pressioni esercitate dalle aziende, ha osservato, è che «i brevetti rendono più difficile accedere alle cure». Una grande vittoria della trasparenza: i genetisti italiani accolgono con soddisfazione il «no» ai brevetti del Dna umano deciso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. «È una grande vittoria della trasparenza», ha osservato Giuseppe Novelli, dell'università di Roma Tor Vergata. «Non è possibile - ha detto - brevettare il Dna umano, quello che è possibile brevettare è la materia ottenuta in modo artificiale». 1 rST Laboratori di analisi del Dna come quello nella foto sono sempre più diffusi. Ma la brevettabilità dei geni avrebbe bloccato la possibilità di fare certi test Pagina 14 I milioni 5 1.. sottratti alle Onlus L o Stato, l'anno scorso, si è fregato quasi cinque milioni di euro di proprietà delle circa 50mila onlus, enti di ricerca, associazioni e fondazioni che ricevono il 5xmille dai contribuenti. Da ieri la cosa è agli atti del Parlamento, anche se in termini meno diretti dei nostri. Accade questo. Un deputato del Pd, il cattolico Luigi Bobba, aveva chiesto al Tesoro quanti soldi erano stati destinati dai cittadini al 5xmille e quanti effettivamente erano stati consegnati ai destinare. Ieri l'Agenzia delle Entrate ha risposto per bocca del viceministro Stefano Fassina: nel 2011 sommando tutte le scelte espresse dai Mondo Universitario contribuenti si arrivava a 487 milioni di euro. Problema: il 5xmille - che peraltro non è strutturale, ma viene rifinanziato di volta in volta - ha un tetto massimo a 400 milioni, quindi solo quei soldi sono stati effettivamente distribuiti secondo la percentuale delle scelte espresse. Un po' spiacevole, ma normale visto che si è scelto di avere un tetto. Quindi onlus e soci hanno avuto 400 milioni? Non proprio: "In data 30 gennaio 2013 - ha spiegato un imbarazzato Fassina - la Ragioneria dello Stato ha comunicato che le risorse disponibili in bilancio sull'apposito cacorrispondevano a pitolo 3094 395.012.422 euro". E gli altri 4,99 milioni? Mistero. Si sa solo che la Ragioneria non li tirerà fuori e quegli altri non li prenderanno. Pagina 15 L'IMBARAZZANTE PRELIEVO SLI 5 PER MILLE CIHE T - - ISCE LA FIDUCIA DEGLI IT A IANI E una notizia tenuta sottotraccia quella dei tagli al cinque per mille, una notizia che nessuno fino a ieri voleva dare, perché si può solo arrossire nel comunicare il prelievo forzoso operato dalla Ragioneria dello Stato ai fondi che gli italiani destinano alle attività sociali e della ricerca, a quel volontariato che spesso fa da argine alle fragilità del Paese. Come si fa a dirottare più di 9o milioni liberamente versati da centinaia di migliaia di italiani per sostenere associazioni e fondazioni che su quei contributi costruiscono un programma di utilità sociale senza sentirsi in imbarazzo per un patto di fiducia tradito? Quando ieri mattina il sottosegretario Fassina ha ammesso che dei circa 490 milioni di curo raccolti attraverso le dichiarazioni dei redditi ne restavano più o meno 392 da indirizzare al no profit, è apparso chiaro che il cinque per mille dell'anno 2011 non si poteva più chiamare così: è diventato un quattro per mille. Si chiude così maldestramente, dopo silenzi e polemiche, il capitolo dei fondi che 17 milioni di cittadini hanno inteso destinare alle attività socialmente utili che Mondo Universitario rappresentano un puntello fondamentale del welfare e incrociano il mondo della ricerca, dello sport, della cultura. Fa bene il settimanale Vita, che rappresenta il mondo del volontariato, a indignarsi, proponendo addirittura una class action: perché è legittimo domandarsi se quei milioni di euro sottratti saranno destinati a fin di bene oppure finiranno per tenere in vita qualcuno dei tanti sprechi di Stato. Anche se siamo in piena spending review è evidente una sorta di accanimento punitivo (come quello dei tagli ai fondi per la disabilità) che penalizza settori importanti per la coesione sociale. Le politiche di austerità stanno mettendo a dura prova l'attività di enti e fondazioni no profit, ma se non ci fosse stata l'interrogazione parlamentare dell'onorevole Luigi Bobha oggi non sapremmo nulla di quei 9o milioni sottratti. Ci fanno capire che l'ammontare delle donazioni è inversamente proporzionale al numero dei donatori: l'importo diminuisce mentre i benefattori aumentano. Non è un paradosso? Giangiacomo Schiavi gseffiavi,@res.it J RIPROIJUZIONF RISERVATA Pagina 16 Finalmente l'America si allinea all'orientamento di noi europei L I NTERVENTO analmente anche l'America se n'è accorta. In Europa il Dna non è mai stato considerato brevettabile e ieri è arrivata la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti: all'unanimità i nove giudici della Corte hanno stabilito che un segmento di Dna umano e i geni in esso contenuti non possono considerarsi in alcun modo oggetto di brevetto. Si tratta di una presa di posizione molto importante che, finalmente, consente anche agli Stati Uniti di allinearsi a quello che in Europa era un orientamento che si è affermato sin da quando, negli anni Ottanta, sono arrivati i primi risultati scientifici sull'estrazione del Dna. Se infatti l'Ufficio Brevetti Europeo non ha mai rilasciato patenti che attestassero la proprietà privata di un gene isolato dal Dna, fino a ieri, negli Usa c'era ancora la possibilità di brevettare un gene di un individuo, il che costituisce un assurdo. Il Dna, in quanto tale, viene estratto da una cellula di un individuo e dargli una patente sarebbe come tentare brevettare un organo umano come il fegato, per esempio. re tutelato e brevettato in tutte le forme legali che difendono la proprietà intellettuale. Per quanto riguarda il settore delle realizzazioni genetiche sintetiche, insomma, la questione è pacifica. Ed è pacifico, altresì, che nel campo della ricerca genetica si brevettino i metodi per leggere il Dna, i protocolli e gli apparecchi impiegati per analizzarlo e interpretarlo. In quel caso il brevetto riacquista un senso, perché siamo di fronte a strumenti, tecniche e dispositivi che sono frutto della tecnologia e dell'attività uma- LA TRASPARENZA Oggi come oggi, la sentenza della Corte Suprema è una grande vittoria non solo per i pazienti ma per tutta la comunità scientifica. I medici, infatti, potranno avere accesso a tutte le informazioni sui geni necessarie per progredire nei loro studi. Inoltre, si scongiurerà un serio pericolo, ossia la possibilità, per alcuni malintenzionati, di nascondere l'eventuale pericolosità dei propri protocolli di sperimentazione clinica, dietro il diritto, dietro la proprietà. Una maggiore trasparenza, insomma, con cui qualunque scienziato che abbia a cuore il progresso della scienza e la salute delle persone non ha paura di misurarsi. IL MATERIALE SINTETICO La sentenza della Corte Suprema, contemporaneamente, ha sancito che il materiale genetico sintetico, invece, può essere oggetto di brevetto. Anche qui la scelta è certamente ragionevole e più che condivisibile. In questo caso, infatti, non siamo più chiamati a pronunciarci su un elemento naturale, ma su un prodotto dell'ingegno umano che, giustamente, deve esse- Mondo Universitario na. Ma cosa comporta, per la ricerca, la globalità di questa sentenza? Si tratta di una notizia sicuramente fondamentale. Negli anni scorsi, io stesso sono incappato diverse volte in momenti di "imbarazzo" scientifico con i colleghi d'Oltreoceano, proprio a causa di questa diversità di vedute, di questa disparità di normativa a proposito del trattamento dei genie, di conseguenza, della messa a disposizione delle ricerche che li riguardavano. È un problema non di poco conto. Si pensi soltanto che, all'indomani del completamento della mappatura del genoma, nel 2001, il mondo ha dovuto ringraziare il fatto che questo risultato fosse stato ottenuto anche da un consorzio di enti pubblici, oltre che da Craig Venter, se il genoma è poi diventato di dominio pubblico. IL GENETISTA Giuseppe Novelli dell'Università Tor Vergata Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata Pagina 17 Lettere al Direttore Anche a Cambridge sanno cos'è la democrazia? Risposta dall'Italia agli studenti del famoso ateneo britannico. Mentre la Rai rivendica la "sua Cultura" I n riferimento a Sette n . 22, pagine 12, 145 e 146. Sia la lettera di Marco Denari e Adrea Maggio (pagg. 145,146) che l'articolo di Aldo Grasso parlano dell'Università come se in Italia l'Università non costituisse spesso soltanto un ripiego, un parcheggio per disoccupati . Si vorrebbe fare altro, ma di lavoro ce n'è poco , e ce n'è sempre stato poco anche in tempo di non crisi . D'altra parte, non si capisce perché le Università dovrebbero privarsi degli afflussi in gran numero, cioè privarsi di introiti compatibili con un mercato di massa . Lei farebbe forse il direttore di una rivista odi un giornale che aspira a vendere poco? Dovrebbero anche riflettere, i due studenti di Cambridge, sul fatto che "il mito dei soldi facili" è una illusione che la mancanza di lavoro porta con sé. Se ci fosserovere possibilità lavorative , i giovani non ambirebbero così tanto ad andare da Maria De Filippi . Incolpare i giovani , incolparsi, incolpare la propria generazione della situazione in cui si trova, somiglia tanto ai mea culpa della Sinistra, la quale non capisce che in Italia più del 30% dei voti non lo potrà mai pigliare . Potrebbe sembrare coraggioso, ma è invece un atteggiamento vile, quanto la ricerca del colpevole in generale. Si dice "la colpa è nostra" per rincuorarsi , come fa Renzi, per asserire che il "male" e il dolore a questo mondo non esistono ; per essere, ancora una volta, ottimisti e liberisti in modo assoluto. Ma questo è un ottimismo animalesco, che non si ferma mai , che non conosce senso del limite, il limite oltre il quale si disonora se stessi e l'idea di sé, sempre che se ne abbia una. Ora, se la mediocrazia nelle Università non piace agli studenti di Cambridge , forse non gli apparirà giusta neppure la democrazia. Infatti la possibilità di studiare e di fare scelte non incanalate, e anche scelte sbagliate, non è altro che una conseguenza del benessere, del progresso e della democrazia che i nostri genitori hanno procurato e accettato per noi, ma che tutti più o meno abbiamo accettato, perché ci piacciono e ci fanno vivere bene. Lo è anche la possibilità di rimanere disoccupati, possibilità che però viene considerata soltanto a posteriori , quando cioè diventa realtà, e quando ci tocca personalmente. In Italia, la cultura aziendale fatica a pervadere le Università, che sono ancora atenei , fatica a pervadere i partiti , che sono ancora società di mutuo soccorso, e anzi fatica a pervadere le stesse aziende, che sono, similmente agli enti pubblici, il luogo di compensazioni politiche di ogni genere e di nomine e scambi di favori. Ma la mia domanda è: perché mai le Università dovrebbero preparare al lavoro? Chi ha stabilito questo modello? Inoltre : perseguire questo modello non significa forse creare aziende universitarie rivolte alle masse? C'è una contraddizione di fondo, un inganno. Per cui, provocatoriamente, arrivo a chiedere: perché le aziende dovrebbero assumere per via meritocratica ? Forse abbiamo qualche esempio, al mondo, di meritocrazia? Oppure, forse, al di là dello schermo televisivo e delle meraviglie che ci fanno vedere , "funziona" ancora con le conoscenze ? Quale percorso meritocratico porta a far lavorare migliaia di messicani clandestini nelle fattorie degli Stati Uniti? Quale meritocrazia c'è, nell 'elezione di George W. Bush alla presidenza? E nelle assunzioni entro banche, compagnie assicurative, aeree, concessionarie? E nel tessile? Quale "libero mercato" decide i prezzi delle materie prime, della frutta, dei carburanti, dei medicinali? Gli studenti di Cambridge si "vergogniano" sempre un po', di una "vergognia" scritta proprio con la "i": loro sono sicuri che con una Università seria sarebbero ancora fi dove sono, a prendere sfilze di 30 e lode. Sono sicuri che una Università seria salverebbe l'Italia, perché c'è un colpevole della attuale situazione. Sono sicuri di conoscere bene la matematica, oltre che l'italiano, e benissimo quasi tutto . Sono sicuri che un Paese si possa giudicare in base alle università che esso ospita, almeno quanto Grasso è sicuro della possibilità di intraprendere una professione, in modo semplice, con la chiave inglese, come in America. Be', perché non prova a farlo? Un'ultima cosa : la storiella del "what 's going ori with Italy" è patetica, è luogo comune ormai alla stregua di pizza e mandolino. Gli anglosassoni ce la propinano perché rientra nella loro parte di puritani e ingenui, quali non sono assolutamente , e perché rientra - assolutamente - nella nostra parte la pratica della lamentela e della ricerca di colpe. Così ognuno può continuare a fingere. - Paolo Agostini ne dei generi del Contratto di Servizio, ha dedicato nel 2012 il 20% della sua programmazione televisiva a programmi e rubriche di promozione culturale e quasi il 13% della sua programmazione radiofonica alla cultura. In particolare è dedicato alla cultura il 10% della programmazione delle reti televisive generaliste e il 23,8% della programmazione dei canali specializzati . Prosa, concerti di musica classica e di musica lirica , programmi scientifici , di storia e di letteratura popolano i palinsesti dei nostri canali e risultano essere di gran lunga i programmi culturali più seguiti dal pubblico italiano. Solo per fare alcuni esempi : La commedia di Eduardo De Filippo Sabato Domenica e Lunedì interpretata da Massimo Ranieri e trasmessa da Rai 1 il 1° maggio 2012 è stato il programma culturale più seguito del 2012 con 4.795.000 ascoltatori e il 20,1 % di share; i tradizionali appuntamenti di capodanno, come il concerto della Fenice e quello di Vienna, vengono trasmessi da sempre da Rai 1 e Rai 2 e vengono seguiti da milioni di telespettatori; le trasmissioni di Piero e Alberto Angela sono una presenza costante nel palinsesto di Rai 1 e Rai 3 e vengono trasmessi sia in prima serata che settimanalmente tutto l 'anno il sabato pomeriggio . La Rai ha anche un modo tutto suo di integrare cultura e intrattenimento: programmi come La più bella del mondo o Tutto dante di Roberto Benigni o Che tempo che fa di Fabio Fazio sono la perfetta sintesi tra cultura ed intrattenimento. Come riesce a far convivere intrattenimento e cultura anche Rai 5 con la sua offerta settimanale di teatro, Passepartout con Philippe Daverio, Cool Tour, La banda del book oltre alle inaugurazioni annuali delle stagioni liriche di tutti i più grandi teatri d'Italia , a partire dalla prima della Scala diffusa fino al Giappone. Rai Storia e Rai Scuola , poi, sono canali totalmente dedicati alla cultura: storia, letteratura, arte e filosofia popolano i palinsesti dei due canali di Rai Educational e forniscono contenuti che possono essere fruiti anche da specifiche applicazioni utilizzabili tramite smartphones e tablets. - Fabrizio Casinelli Responsabile RAI Relazioni con i Media n merito all'articolo di Paolo Martini "Un sogno, la Rai dal piffero al Pif-fero" egnalo che la Rai, secondo la definizio- Mondo Universitario Pagina 18 «Il genoma umano non può essere brevettato» >Usa, sentenza storica della Corte suprema Il caso della Myriad ILVERDETTO NEW Y0 R K Stop ai brevetti sui geni umani; solo quelli manipolati in laboratorio potranno essere registrati e protetti d'ora in poi dalle imitazioni di eventuali aziende rivali. La Corte Suprema americana ha emesso ieri una sentenza di portata storica, che per la prima volta interviene in un campo di ricerca medica aperto trenta anni fa, e che è oggi aggrovigliato tra confusione e abusi. I nove saggi togati hanno dettato una soluzione salomonica della materia, a metà strada tra una liberalizzazione da Far west e il bando completo della ricerca miliardaria che è già in pieno svolgimento. LE PRIME SCOPERTE Il governo statunitense ha iniziato a rilasciare brevetti sul gene umano nei primi anni '80, quando i ricercatori iniziavano a scoprire e a decodificare la sequenza del dna. Le pratiche registrate al momento sono 4000, e coprono il 40% dei nostri geni. Da un punto di vista commerciale la decodificazione è un atto di creazione autonomo, e quindi degno di protezione per chi l'ha eseguita. Ma nella realtà dietro quel documento c'è una frazione infinitesimale dei nostri corpi, e Mondo Universitario autorizzarne la licenza esclusiva di duplicazione equivale ad appaltare la nostra vita all'industria farmaceutica. La questione è diventata controversa ora che un'azienda di Salt Lake City, la Myriad Genetici, ha sviluppato un test di laboratorio che permette di prevedere il grado di probabilità che una paziente sviluppi un tumore al seno o alle ovaie. E' il test che ha permesso all'attrice Angelina Jolie di decidere di farsi asportare entrambi i seni. La Myriad può permettersi di chiedere 4.000 dollari per i due stadi del test perché è la sola autorizzata a usare i geni che lei stessa ha identificato e registrato. IL DIVIETO Il privilegio è stato impugnato in tribunale da una coalizione di ricercatori, associazioni di consumatori e pazienti, sotto l'ombrello del sindacato Aclu che difende le libertà civili degli americani. Una corte di primo grado aveva dato loro ragione, ma la sentenza era stata impugnata in appello, prima di arrivare sul tavolo della Consulta ed essere a sua volta annullata. Il divieto di brevetto non tronca la corsa della Myriad, anzi ne rilancia le fortune, come si è visto dalla brusca impennata del titolo ieri in borsa. L'azienda infatti non disegna il suo test a partire dai geni umani Brcal e Brca2 che sono le mutazioni tumorali di seno e ovaie, ma dai loro cloni creati in laboratorio, e ripuliti dalle "scorie" che sarebbero da ostacolo al test. Anche per questi geni sintetici, rispettivamente il cBral e il cBra2, la società ha ottenuto e registrato brevetti, e su questa base ora potrà continuare ad esercitare l'esclusiva, che scadrà comunque nel 2015. Ma prima di quella data, ora che la protezione sul codice umano è stata rimossa, altri istituti di ricerca avranno messo a punto e brevettato nuove tecniche per la produzione di geni sintetici, e ognuna di lo- ro guadagnerà il diritto di confezionare test alternativi a quello della Myriad. Il monopolio che fino ad ora la Myriad ha avuto è così dissolto, e ad avvantaggiarsi alla fine saranno i pazienti, i quali possono sperare che il prezzo del test scenda in modo considerevole, per la molteplicità di offerta e della domanda. STOP ALLE POLEMICHE La decisione quindi risolve la questione spinosa del privilegio di classe, che aveva accompagnato la rivelazione di Angelina Jolie. Un test dai costi contenuti sarà accettato con maggiore facilità dalle assicurazioni mediche. Allo stesso tempo la Corte ha messo fine alla lunga scia di polemiche che accompagna da anni la concessione dei brevetti sui geni umani. Anche questo, come lo scandalo del Datagate, fa riferimento ad un fenomeno che è maturato negli anni sotto lo sguardo inconsapevole di molti e la denuncia di pochi, ed è arrivato alle prime pagine dei giornali solo con le foto dell'attrice sorridente e fiera dopo l'operazione. D'improvviso si è scoperto che l'industria farmaceutica si stava impossessando del nostro corpo, come è già accaduto nell'industria alimentare con i brevetti sui semi gmo, con conseguenze difficili da immaginare, ma tutte ugualmente spaventose. La sentenza di ieri è intesa a dissipare questi timori, e la sua applicazione presto ci dirà se è arrivata in tempo per cancellarli. Flavio Pompetti RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 19 Stati* die Decisione unanime dei giudici americani: impossibile considerare invenzione un elemento naturale «Non si può brevettare il Dna umano» Sentenza della Corte suprema che però dà il via libera ai geni sintetici Marco Valsania NEW YORK Igenidelcorpoumanononsi possono brevettare. La Corte suprema americana, con una sentenza che promette di fornire nuove regole e indirizzi alla ricerca scientifica e al business della medicina, ha deciso che simili sequenze naturali di Dna, anche se isolate da parte di un'azienda, non sono coperte da diritti di proprietà.intellettuale perché, nella parole della Corte, «non è stato inventato nulla». I brevetti sono invece legittimi peri geni artificiali, quelli sintetizzati in laboratorio. Per gli alti magistrati americani, che si sono espressi all'unanimità dardo ancora più forza alla loro scelta, è stato il primo ingresso nel grande settore in espansione della medicina molecolare. Consentirà ai ricercatori di proseguire sulla strada delle scoperte senza temere di essere portati in tribunale per violazióni di "patents"; ai medici e ai pazienti, soprattutto afflitti da tumore, di aver maggior accesso alle scoperte in questo campo. Per le aziende, secondo gli analisti, potrebbe avere conseguenze contrastanti: scoraggiare investimenti per chi oggi punta molto sui brevetti, ma incoraggiare un maggior numero di protagonisti a farsi avanti e a innovare. Mondo Universitario Il caso ha riguardato la Myriad Genetics, un'azienda dibiotecñologie con sede a Salt Lake City che possiede i brevetti di due geni. Sono il BRCA1 e BRCA2 e possono rivelare quante probabilità ha una donna di sviluppare un cancro al seno o alle ovaie. Il risultato è che aziende quali Myriad possono vantare così un monopolio su test ed esami basati su simili geni. Che sono saliti LA POSTA XN GIOCO Il caso è nato da Myriad Genetic, che aveva depositato due brevetti per le terapie di prevenzione contro il cancro ........................................................................... anche all'onore della cronaca di recente, quando l'attrice Angelina Jolie ha scelto la mastectomia per evitare gli eccessivi rischi di sviluppare la malattia. I brevetti sono stati portati in tribunale dauna coalizione dimedici e associazioni dipazienti convinta che soffocassero la ricerca e danneggiassero i cittadini. E, dopo un parere a favore di Myriad in Corte d'Appello, la vicenda è arrivata alla Corte Suprema. Una battaglia cominciatanel2oo9 che ha visto lamassima autorità giudi- ziaria statunitense ribaltare il parere precedente. Per la Corte ha redatto la motivazione fmale il giudice Clarence Thomas, in i8 pagine che hanno messo in luce una posizione condivisa, come accade dirado. «Myriadnonhacreato nulla -ha scritto - Ha scoperto un gene importante e utile, ma l'azione di separare questo gene dal resto del materiale genetico nonpuò essere defmitaun'invenzione». Uno scambio di vedute durante il dibattimento, tra gli avvocati di Myriad e il presidente della Corte Suprema John Roberts, ha a suavolta illustrato lo scontro con una metafora sul baseball: i legali dell'azienda hanno affermato che isolare i geni era come dar vita a una mazza da baseball dal legno di un albero. Roberts ha risposto che nulla è più lontano dalla realtà: se tagli un ramo non hai una mazza da baseball, che invece deve essere inventata. Per Myriad, però, si tratta di una sconfitta solo parziale: la società vanta anche brevetti su geni sintetici che sono stati protetti dalla Corte Suprema in qualità di invenzioni. Il comparto delle ricerca genetica, dunque, rimane aperto all'impegno e agli investimenti di un esercito di aziende. E il titolo di Myriad è salito ieri del2,5% in borsa. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 20 La ricerca. Un laboratorio della società Cetera Genomics. negli Usa La decisione della Corte Igeni umani non possono essere brevettati, quelli prodotti sinteticamenteinvecesì. Lo ha stabilito la Corte suprema americana. Il no ai brevetti del Dna umano è stato deciso all'unanimità dai nove saggi della Corte Suprema. Il motivo dell'opposizione è cheil Dna viene dalla natura e come tale Mondo Universitario non è possibile brevettarlo, a differenza dei prodotti sintetici ,a La causa coinvolge Myriad Genetics, azienda di biotecnologie con sede a Salt Lake City, che possiede i brevetti di due geni . Si chiamano Brcal e Brca2 e possonoindicare quante possibilità ha una donna di sviluppare un cancro al seno o alle ovaie Pagina 21 Diplomacy In campo l'International diplomatic engagement association giovan i ambasciatori ri partono dalla Russia «Ascendingleaders from around the world». Si definiscono così, sul proprio website, i giovani che aderiscono a Idea, la International diplomatic engagement association, un network di 20 associazioni nate nei Paesi del G20. I loro delegati, tutti under 30, si ritroveranno a San Pietroburgo, tra il 18 e il 21 giugno, per mettere a punto le loro richieste ai rappresentanti «veri», quelli che parteciperanno ai lavori del summit il 5-6 settembre. Hanno organizzato un ride event, come avviene ormai da otto anni, per confrontarsi su temi come lo sviluppo sostenibile e il sistema finanziario internazionale. Conclusioni e proposte formulate durante i panel di discussione confluiranno in un final comuniquee, che ciascuna associazione consegnerà ai rappresentanti del proprio governo in vista del summit del leader. Quella dei giovani che vogliono contare e fare network a livello diplomatico è ormai una realtà, da qualche anno anche in Italia. «Abbiamo dato il patrocinio a questa iniziativa, purtroppo non possiamo permetterci di sostenerla con fondi che non ci sono», racconta al Mondo Lamberto Moruzzi , head of G8-G20 Unit al ministero degli Esteri. «Ho incontrato nelle scorse settimane i giovani italiani che parteciperanno al G20 Youth Summit, una delegazione di cinque ragazzi molto preparati e motivati, che abbiamo contribuito a selezionare insieme allo staff della Young ambasador society, l'associazione italiana che aderisce a Idea». Effettivamente, scorrendo i curriculum di questi diplomatici in erba, si trovano lauree con il massimo dei voti, Foto di gruppo dell'International diplomatic engagement association conoscenza di più lingue, esperienze formative e lavorative all'estero, competenze non comuni su sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale. In realtà, di delegazioni ce ne sono due, la seconda parteciperà al G8 Youth Summit, ride event del G8, dal 24 al 28 giugno. «A Londra i nostri delegati saranno otto e lo spirito con cui parteciperanno all'evento, sostenendo direttamente le spese, sarà lo stesso di San Pietroburgo», spiega Mariella Bologna, delegata a Parigi nel 2011 e oggi nello staff di Yas. «Vogliamo far sentire la nostra voce, confrontarci con i colleghi degli altri Paesi. Le due delegazioni sono in formazione, sono state accolte per una giornata di training sia dal ministero dell'economia sia dalla Farnesina. E poco prima di partire faremo un incontro finale». Gli ascending leaders italiani sono entrati nel giro solo da un paio d'anni, ma l'interesse nelle università di casa nostra cresce. «Lo scorso anno le candidature di studenti e giovani laureati per entrare nelle delegazioni di Y8 e Y20 sono state circa 150, quest'anno quasi il doppio. La selezione si basa sul curriculum, sulle competenze linguistiche e sulla conoscenza, più o meno approfondita, dell'agenda politica internazionale e dei temi specifici dei singoli summit». Il network è attivo dal 2006, ma solo lo scorso anno, in occasione del G8 di Washington, c'è stata la formalizzazione delle attività e la nascita di Idea. «Lo scorso anno la maggior parte delle delegazioni ha avuto un riscontro con il proprio governo, da noi invece è mancato un confronto effettivo», aggiunge Bologna. «Sosteniamo questa iniziativa, e ci confronteremo con i giovani delegati dopo i due summit. Vogliamo conoscere le loro impressioni», conclude Moruzzi. Michele Caropreso IL .......... MONDO ......................................... ....giugno 21 2013 Mondo Universitario Pagina 22 ........ .................................... ...... di Fabio Sottocornola Azzone, tra wall e streaming al Poli Al Politecnico di Milano è muro contro muro, ma sarebbe meglio dire wall vs wall. Oggetto dello scontro, come noto, è la decisione del rettore Giovanni Azzone con il supporto di cda e Senato accademico, di bandire l'italiano da lezioni ed esami per lauree magistrali e dottorati. Che dall'ottobre 2014 si dovrebbero tenere «esclusivamente in inglese». Contrari cento professori rappresentati da Maria Agostina Cabiddu che hanno già vinto davanti al Tar Lombardia. II magnifico ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato. La tensione resta alta, la questione è ormai di rilevanza nazionale. Nel cestino sono finite alcune lettere riservate di docenti illustri per tentare una via di compromesso, tipo un forte bilinguismo. In silenzio gli ex rettori Adriano De Maio e Giulio Ballio . Adesso chi rischia più di tutti è Azzone. II quale, invece, pare convinto che alla fine vincerà: secondo chi gli ha parlato, avrebbe ricevuto rassicurazioni non meglio precisate dai vertici dei Miur. Ma i problemi immediati non mancano. In attesa che il Consiglio di Stato si pronunci (per fine 2013?) il Poli deve promuovere all'estero le lauree se vuole attrarre studenti e diventare più internazionale. Un'imponente operazione di marketing da avviare almeno un anno prima, quindi in autunno. Poi vanno raccolte le iscrizioni e tutto il resto. Non facile con la spada di Damocle di un'altra sentenza avversa. In quel caso, che cosa accadrà? Azzone dovrebbe trarre le conseguenze e, come ha già ventilato in qualche occasione, potrebbe dimettersi. Ma c'è chi teme un rovescio della medaglia su scala nazionale: atenei piccoli e docenti pigri avrebbero una buona scusa per mettere al bando l'inglese, magari per anni. Intanto in università le discussioni non diventano pubbliche: a fine maggio Nicola Schiavone garante della trasparenza aveva chiesto di mandare in streaming le sedute di cda e Senato. I professori hanno detto no. IL MONDO ...................................................... 21 giugno 2013 Mondo Universitario Pagina 23 DOSSIER ......................................... UNIVERSITÀ & innovazi Alleanze sempre più strette S tu d are è u n a b e ll a i I INA 0 D 1x Q A Gli investimenti complessivi s ono ancora insufficienti. Ma gli accordi con le aziende stanno rivitalizzando l'offerta formativa di grandi e piccole accademie. Ecco come L ultimo treno ad alta velocità, in grado di sfrecciare a 360 chilometri l'ora, uscirà a fine anno dal Joint research center trasporti del Politecnico di Milano, il centro di ricerca congiunto con Trenitalia e Rfi, Ansaldo Breda, Bombardier Transportation, Abb, BalfourBeattyRail, Sirti e Contact. Mentre è in fase di assemblaggio un drone (veicolo marino di quattro metri ad altissima velocità, fino a 200 chilometri l'ora) che sarà governato a distanza attraverso una replica del cruscotto con la stessa visuale percepita da bordo. Progettato nel laboratorio Sealab dell'Università La Sapienza di Roma, è stato realizzato in sinergia con alcune imprese come Acesystem per la sensoristica, Xaos per l'informatica e ICap e Star Automation per la robotica. Sono due punte di eccellenza e di esperienze positive di collaborazione tra accademia e mondo produttivo, anche se ancora limitate per numero e per peso. I finanziamenti DOVE COVANO LE IDEE 6,9% 7,9% 2,8% 11,7% 14,3% I 0,8% 40,6% 15,1% Brevetti venduti o in licenza per aree disciplinari dell'industria impattano sulla ricerca universitaria solo per l' l % (circa 67 milioni su quasi 6 miliardi di euro), rispetto al 15% della Germania e al 7% della media europea (dati Oecd 2011). «Nonostante l'incidenza ancora limitata, da un decennio si registra un certo dinamismo nei rapporti tra atenei e imprese, accelerato negli ultimi tempi», segnala Andrea Bonaccorsi, membro del comitato direttivo di Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), che a luglio presenterà il primo rapporto di valutazione della qualità della ricerca nelle università italiane. «Va sottolineato che l'aumento del peso del finanziamento privato sulla ricerca pubblica deve essere aggiuntivo e non sostitutivo rispetto all'innovazione di ampio respiro e al rigore scientifico tradizionali, importanti anche per il sistema produttivo», continua Bonaccorsi, che aggiunge: «Un problema molto peculiare dell'Italia è l'insufficiente trasferimento delle conoscenze alle pmi. Spesso si colpevolizza l'università su questo tema, ma la soluzione risiede in una rete più diffusa e professionalizzata di intermediazione intelligente, in grado di portare ai settori produttivi e alle aziende le applicazioni di cui hanno bisogno, che magari esistono già in altri settori e che A sinistra, la sede della Lum di Bari . Qui sopra, il Politecnico di Milano e quello di Torino (a destra, il rettore Marco Gilli) ................................................................................O Mondo Universitario ILMONDO 21 giugno 2013 Pagina 24 DOVE FRUTTANO LE IDEE CHE CREANO RICCHEZZA ......................................................................................... 25 9% I 29,4% I , 25,4% 58,8% 23,5% 46,5% 44,1% 30,1% A sinistra, gli spin-off universitari per aree e dimensione dell'ateneo. Al centro, la localizzazione degli incubatori. A destra, dove originano i brevetti Telecom Italia, Pirelli, Whirlpool, Ansaldo Energia, Maire Tecnimont, Cesi, Ferrovie Nord. «Sta cambiando l'approccio alla ricerca: oggi la sfida non è più rispondere al singolo problema con il singolo esperto, ma essere un partner con competenze integrate, il quale risponda a tematiche trasversali che, per esempio, includano la meccanica, la chimica, il design e l'it. Non solo, le aziende stesse ci chiedono di rompere gli schemi per pensare a soluzioni da qui a dieci anni, secondo un approccio che solo un impegno a medio-lungo termine può sostenere», commenta Ferruccio Resta, Mondo Universitario delegato del rettore per la valorizzazione della ricerca e il trasferimento tecnologico del Politecnico di Milano. La logica del paternariato muove anche il Politecnico di Torino con la sua Cittadella Politecnica, che ospita centri di ricerca di diverse aziende, fra cui quello sui motori ibridi di General Motors. In molti casi i progetti sono congiunti con i ricercatori del Politecnico, come nel recente Joint open lab con Telecom Italia. «La reputazione del nostro ateneo si giocherà nei prossimi anni sulla capacità di coniugare alta formazione e ricerca avanzata e di condividere, non semplicemente di trasferire, il patrimonio di conoscenze che sapremo sviluppare con gli attori del sistema socio-economico. Ecco perché stiamo convergendo verso il nuovo modello di ricerca chiamato knowledge sharing, che si basa su complementarietà, multidisciplinarietà e partenariati stabili con enti locali e aziende», afferma Marco Gilli, rettore del Politecnico di Torino. Dove si è appena costituito anche il Csp Jointlab, risultato di un accordo triennale con Csp, Sisvel Technology, Teseo ed Eurixgroup. «La grande novità è che condivideremo nello stesso luogo i rispettivi ricercatori», spiega il direttore del Csp Sergio Duretti. «Questi lavoreranno insieme allo sviluppo di sistemi integrati nella robotica e di una piattaforma per l'internet delle cose». Gaia Fieriler Pagina 25 Le lingue globali tra resistenze e voglia di cambiare Inglese , ma anche cinese, tedesco e... Non si sa come finirà la contesa tra il Politecnico di Milano e chi resiste (gli stessi docenti) contro l'estensione dell'insegnamento integrale in inglese nelle lauree magistrali. Ma certo, il partito delle lingue globali sta prendendo piede un po' anche in Italia. Ma non è abbastanza. Le tendenze Mondo Universitario sono contrastanti. Al Collegio San Carlo di Milano, per esempio, il full english si estende dall'asilo nido al liceo (con opzioni per il cinese). Ma nelle università è difficile fare passare la stessa politica. La Porsche consulting cerca manager che parlino inglese (e possibilmente anche tedesco: la Germania è il primo partner industriale ed economico dell'Italia) ma ha dovuto bocciare tutti i candidati italiani alla selezione. Che cosa manca per convincere le istituzioni ad accelerare in questa direzione? (Nel frattempo a Londra ha aperto la prima università cinese...) E.T. Pagina 26 DOSSIER ................................................................................ L'università di Bologna UNIVERSITA mie Via al nuovo corso I 1 fenomeno più importante che coinvolge in questi tempi tutte le università italiane riguarda il processo di accorpamento dei corsi di laurea per rispondere ai requisiti minimi richiesti dalla legge Gelmini: in due anni La Sapienza di Roma, la più grande d'Europa con oltre 130 mila studenti, è passata da 23 facoltà a 11 e da 110 dipartimenti a 63. Ma in questa rivoluzione non mancano nuove proposte che cercano di rispondere alla domanda emergente di competenze di un mercato del lavoro che ha sempre meno confini. Così cresce l'offerta di corsi in inglese, da medicina a economia, proprio mentre il Tar boccia la s Cu: lk -ÿ{ .7 JI° - ■ Le iniziative dopo la legge Gelmini La Cattolica a Milano decisione del Politecnico di Milano di erogare l'intera offerta magistrale e di dottorato in lingua dal 2014, accogliendo il ricorso di un centinaio di docenti. Ma il Polimi è pronto a dare battaglia e ha già annunciato che impugnerà la sentenza al Consiglio di Stato (vedere anche articolo in basso). A Roma la Cattolica raddoppia la facoltà di Medicina con la versione inglese, oltre a proporre diversi corsi in lingua a Milano tra economia, banking e international management. Nella Capitale anche La Sapienza propone medicina in inglese, economia politica, design di prodotto, corsi di ingegneria, di intelligenza artificiale e robotica e informatica. Bocconi, invece, il prossimo autunno spedisce dritti all'estero con il World bachelor in business che, con la University of Southern California e la Hong Kong University of Science and Technology, è il primo corso di laurea di primo livello itinerante in tre continenti e M con tre diplomi finali. Anche la Libera Università Mediterranea (Lum) di Bari ha scelto la via dell'inglese VIA th, fr alla facoltà di Economia, con il Global scenarios and international finance al corso di laurea biennale e con alcuni moduli alla triennale. «Il nostro obiettivo è di diventare più attrattivi anche per i ragazzi frontalieri, quelli dei Paesi balcanici», commenta Antonio Salvi, preside di Economia alla Lum e docente di merger & acquisition (m&a) alla Bocconi. Sempre in tema internazionale, alla Liuc parte in inglese il corso di laurea triennale Business economica, come pure la nuova laurea magistrale made in Italy management and entrepreneurship, co-progettata con associazioni di categoria e imprese del made in Italy: Aida Partners Ogilvy, Anci, Anima, Caffarel, Centromarca, Ermeneia, Federmanagement, Fondazione Edison, Fondazione Gianfranco Ferré, Smi. Un altro fenomeno in crescita è, infatti, quello dei corsi e dei master in partnership con imprese del territorio o multinazionali, interessate a formare figure specializzate nel proprio settore. Alla Liuc anche il nuovo master di secondo livello in human resources management nasce da un simile accordo: Angelini, Atlas Copco, Cbs Outdoor, Colussi Group, Epson, Festo, Fpt Industrial, Lindt & Sprungli, Loccioni, Mercer, Novartis, Page Personnel, Spontex lo finanziano in parte (ridotta del 50% la quota di partecipazione), garantiscono lo stage e partecipano alla didattica. Dalle aziende partner è sostenuto l'intero costo della seconda edizione del master in Meccatronica & management, grazie all'ingresso di D'Andrea, Ims Deltamatic, Kuka e Whirlpool, accanto a Festo, Fameccanica Data e Gruppo Loccioni. All'Università di Bologna, invece, in autunno si inaugura il corso di laurea triennale in Design di prodotto industriale, risultato della collaborazione con due primarie aziende del packaging, GD e Ima, che hanno fornito i laboratori e IL MONDO . ... .............................................................. .... 0 21giug no 2013 Mondo Universitario ................................................................................ Pagina 27 DOSSIER .................................. UNIVERSITÀ la quota di aziende piemontesi che hanno collaborato con istituzioni o ricercatori universitari la quota di finanziamenti dell'industria alla ricerca pubblica (15,1 % in Germania) Chi impara a mediare trova subito il posto parteciperanno alle attività didattiche. Il designer industriale svilupperà tutti gli aspetti di integrazione tra design di prodotto e processi tecnologici e produttivi, tenendo conto dei vincoli e delle risorse del sistema aziendale in cui operano. «È una risposta concreta alla domanda di formazione dell'industria bolognese ed emiliano-romagnola. Vogliamo facilitare lo scambio di conoscenza tra impresa e università: da un lato accelerare i processi di trasferimento tecnologico e di innovazione e, dall'altro, facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro di talenti e personale specializzato e preparato», commenta il rettore di Bologna Ivano Dionigi . Novità anche sul fronte delle politiche pubbliche e della pa, dove c'è un forte bisogno di competenze manageriali. Alla Cattolica di Milano parte un nuovo corso di laurea magistrale in Politiche pubbliche, che prevede tre percorsi curriculari. Politiche per la sicurezza, politiche per l'ambiente e politiche per la coesione sociale, ciascuno forte del know-how dell'ateneo, come il centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale, Transcrime, con l'Università degli Studi di Trento. Il corso fa parte della nuova facoltà di Scienze politiche e sociali, che per esempio accorpa la facoltà di Scienze politiche e relazioni internazionali con quella di Sociologia. Punta invece alla politica internazionale, dal punto di vista della comunicazione e della cooperazione, la nuova laurea magistrale in Studi culturali e relazioni internazionali. Cooperazione e professioni per l'Europa della Facoltà di interpretariato, traduzione e studi linguistici dell'Università Iulm di Milano, in partnership con Ispi (Istituto di studi di politica internazionale). Tira la figura del mediatore linguistico, l'esperto in grado di interagire non solo tra lingue diverse, ma anche tra culture e usi e costumi differenti, necessità sempre più diffusa nelle aziende italiane che internazionalizzano e nelle multinazionali. Da una indagine della Scuola superiore per mediatori linguistici Carlo Bo, in collaborazione con l'istituto di ricerca Cra di Milano, risulta, infatti, aver trovato lavoro entro un anno l'82% dei diplomati nel 2007, 2010 e 2011, che non hanno proseguito gli studi dopo la laurea triennale in Scienze della mediazione linguistica della Scuola. Gli sbocchi prevalenti sono nell'ambito commerciale-turisticoalberghiero (44,5%), nel campo della traduzione-mediazione-interpretariato (34,5%) e nel marketing-comunicazione (23,6%). II fatto che oltre quattro laureati su cinque siano occupati è in controtendenza rispetto ai dati allarmanti della disoccupazione giovanile, percentuale confermata anche da chi ha poi intrapreso altri studi specialistici dopo la laurea triennale (il 60,8% degli intervistati). I dati sono ancora più significativi se si considera che il 65,2% afferma di aver trovato un lavoro attinente al percorso di studi compiuto. Quasi uno su due, poi, dichiara che i titoli conseguiti sono stati cruciali per trovare lavoro, come pure l'aver avuto esperienze professionali o di stage (58,2%) e il non essersi fatti scoraggiare (58,2%). La Scuola Carlo Bo è nata oltre 60 anni fa come Scuola superiore per interpreti e traduttori e oggi forma il mediatore linguistico. Diretta da Paolo Proietti (nella foto a fianco), ha cinque sedi a Milano, Roma (nella foto a sinistra), Firenze, Bologna e Bari e rilascia un diploma equipollente al diploma di laurea triennale in Scienze della mediazione linguistica. G.F. L' obiettivo è formare esperti in inglese (più francese o arabo) nelle politiche degli organismi internazionali, in contesti socio-culturali altamente differenziati. Quindi, anche con competenze sociopolitiche, economiche, giuridiche, storiche e geografiche. Guarda invece ai bisogni della pubblica amministrazione la Libera università mediterranea (Lum) di Bari, che introduce l'insegnamento di contabilità pubblica alla triennale di Economia e il corso di economia pubblica al quarto anno di Giurisprudenza. In particolare, la facoltà di Economia ha unificato i percorsi e si è focalizzata su amministrazione, finanza e controllo, che sono le competenze più richieste dalle aziende locali, mentre Giurisprudenza forma avvocati d'affari a vocazione internazionale, per tutelare le imprese del territorio sui nuovi mercati. Ma, soprattutto, alla Lum nasce la Scuola della pubblica amministrazione che erogherà alta formazione con master universitari e corsi di specializzazione per manager delle amministrazioni locali e delle società di capitali pubblico-private. «Oltre alla formazione, la nostra vera scommessa è quella di stringere convenzioni con gli enti locali, per essere di supporto nelle criticità di tutti i giorni e trarne spunto per fare ricerca», spiega Michelangelo Nigro , direttore operativo della nuova Scuola della pa della Lum. L'università Iulm di Milano, poi, si concentra sul ricco patrimonio artistico e turistico italiano e lancia la nuova facoltà di Arti, turismo e mercati, che ingloba le principali expertise professionalizzanti e gli obiettivi didattici della facoltà di Turismo, eventi e territorio e della facoltà di Arti, mercati e patrimoni della cultura. Sono previsti due corsi di laurea triennale (Arti, design e spettacolo e Turismo: cultura e sviluppo dei territori) e due magistrali, ossia Arti, patrimoni e mercati e Sistemi turistici e sviluppo: gestione dei patrimoni e sostenibilità. G.E IL MONDO 21 giugno 2013 Mondo Universitario Pagina 28 I punti deboli della nostra economia non devono diventare l alibi di un paese immobile La chiave di volta sarà la media impresa, che ha saputo cogliere bene il cambiamento di Severino Salvemini I foto di Paolo Tonato o fatto un sogno. In un'azienda dall'architettura contemporanea i magazzini sono vuoti e nei piani supe- riori molte scrivanie sono deserte. Negli uffici invece popolati, alle 7 di pomeriggio lavorano ancora freneticamente impiegati e dirigenti. Vestono informalmente e parlano poco tra loro, mentre in alcune sale riunioni qualche gruppo di persone assiste ad una proiezione di slides. Non c'è alcun rumore, non si sentono parole. La morale del sogno? Può essere una, ma anche il suo opposto: angoscia o serenità. Potrebbe essere un'azienda dove molti di- everino.salvemini ' unibocconi.it C Severino Salvemini, professore ordinario di organizzazione aziendale, insegna, tra l'altro, introduction to management consulting C P2 4 pendenti sono in cassa integrazione, perché il mercato e gli ordini sono da mesi in stiutturale declino e il magazzino senza merce ne è la dimostrazione evidente. E i pochi che ti mangono devono supplire al superlavoro burocratico, perché la ristrutturazione incombente li ha schiacciati in una relazione gerarchica dominante che non può essere ti fiutata, pena il loro allontanamento. Coloro che sono nelle sale riunioni continuano a perpetrare la stanca ritualità dei gruppi di lavoro, alla ricerca di decisioni sempre più difficili da assumere, quando l'atmosfera diventa rassegnata e rinunciataria. Anche il look dei lavoratori, senza più attenzione alla formalità dell'abito, tradisce una scarsa attenzione all'estetica e una sciatteria che segnala ormai uno scarso amor proprio. Ma l'interpretazione del sogno potrebbe essere esattamente il contrario. Il magazzino non serve più perché l'organizzazione ha saputo progettare una supply chain in cui tutto viene movimentato da una logistica reticolare che poco incide sulla necessità di avere merce in sede. Molti dipendenti sono assenti fisicamente dal luogo di lavoro perché la connessione senza fili consente una professionalità in remoto, evitando costose trasferte di pendolatismo e migliorando la qualità della vita dei lavoratoti. Alcuni prolungano volentieri il loro orario, perché sono identificati in un progetto imprenditotiale visionario e coinvolgente Giugno 2013 Mondo Universitario Pagina 29 Patuano: perché si può innovare II fatto che l'Italia rimango il secondo paese manifatluriero d' Europa è un punto di forza e non di debolezza. E proprio l'industria ad aver consentito al primo, cioè la Germania, di tornare alla crescita. L'Italia, da questo punto di vista, è in sofferenza, non solo per l'eccessiva tassazione del fattore la- e sono ben lieti di contribuire con la loro creatività ad missione aziendale, in cui i loro capi li hanno coinvolti in una relazione di empoweiment. I gruppi di lavoro stanno scambiandosi competenze e buone pratiche di risoluzione dei problemi sulla base di un valore di condivisione delle conoscenze che è per loro gratificante e motivante in termini di sviluppo professionale. L'abitudine a vestirsi in modo informale tradisce una cultura organizzativa che privilegia norme di comportamento basate sulla professionalità piuttosto che sul rango gerarchico o sull'anzianità. Questo sogno è la metafora della nostra situazione economica attuale, fatta di molte ombre e di molti nodi irrisolti, ma anche di luci e di alcuni primati, che purtroppo la nostra scarsa autostima del momento finisce per farci dimenticare e far ricadere sotto una soglia di definitiva rassegnazione. Siamo stati colti dalla crisi del 2007, quella successiva all'impennata delle insolvenze dei mutui subprime degli Stati Uniti, quando l'Italia stava completando il percorso di modernizzazione istituzionale (la deburocratizzazione, la riforma fiscale, la flessibilizzazione del mercato del lavoro, l'efficientamento della giustizia civile, il ringiovanimento del modello formativo). í4 Marco Patuano, laureato in Economia aziendale nel 1990 con specializzazione corporate finance, è amministratore delegato di Telecom Italia dal 2011. E membro del consiglio di amministrazione della fondazione partnership per Bocconi, che forma, promuove e diffonde espressioni della cultura, con particolare riferimento all'educazione, all'istruzione e alla cultura manageriale e d'impresa. varo, ma anche per il cattivo match tra sistema dell'istruzione e mondo del avoro, che porta troppi giovani a specializzarsi in discipline che non trovano riscontro, e perle eccessive rigidità. Soprattutto nei momenti di crisi, i giovani devono poter entrare nel mondo del avoro con modalità sufficientemente flessibili da consentire alle aziende di valutarli ed eventualmente assumerli. lo verifichiamo ogni giorno, grazie agli stretti contatti con il mondo dell'università e della ricerca. II guaio è che rischiamo di sprecare, odi perdere , queste risorse umane di qualità, perdendo anche il patrimonio costituito dal loro entusiasmo . Con il progetto Changemakers, in collaborazione con Expo 2015, ci proponiamo di premiare i talenti under 30 capaci di progettare soluzioni che migliorino la vita di almeno un milione di persone. Sia gli investimenti pubblici, sia quelli privati sono stati sacrificati all'altare dei conti pubblici e perciò siamo in sofferenza . Trovo paradossale che tali investimenti rientino nel calcolo del deficit pubblico ai fini del patto di stabilità e crescita. Si tratti con rigore la spesa corrente , si pretendano efficienza e produttività dalla spesa pubblica , ma non si faccia contenimento del deficit contraendo gli investimenti. le imprese italiane si sono dimostrate capaci di fare innovazione per risparmiare, un po' meno di fare innovazione per migliorare il prof lo aziendale a 360 gradi, per realizzare prodotti che consentano di esplorare nuovi mercati. Si sono dimostrate capaci di innovazione nel proprio cocebusiness ma non nelle infrastrutture, anche di tipo informatico, forse perché si trattava di investimenti costosi, e che necessitavano di competenze che molte imprese non avevano . Oggi, però, i costi si sono sensibilmente ridotti e le sinergie che si ottengono sono più evidenti. Sulle start up si fa molta retorica , ma pochi fatti. Quello che è davvero importante è creare un ambiente che tolleri il fallimento senza penalizzarlo né economicamente né socialmente . Da noi, invece, troppi adempimenti burocratici complessi e costosi alzano subitola posta e il fallimento è vissuto come uno stigma. Dobbiamo facilitare i primi passi di aziende destrutturate e con idee tutte da comprovare. Con questa f nalità noi gestiamo tre incubatoci a Catania, Roma e Milano, assegniamo gcant d'impresa alle idee migliori, sosteniamo i migliori PhD, ma ci sentiamo un po' soli nel panorama italiano. 111n Non siamo certo all'avara 9 uacdia nell'intemazionalizzazione dei percorsi lavorativi, mala tendenza è positiva. Non mi straccio e vesti quando sento parlare di emigrazione intellettuale, purché i talenti, poi, tornino in patria arricchiti dall'esperienza internazionale. Giugno 2013 %%% Mondo Universitario 5 Pagina 30 Zonin: la ricchezza è il territorio la vera forza dell'economia italiana è la capacita di fare impresa, che è presente in ogni zona del paese. A ogni ivello, sia che si tratti di imprese grandi, medie o piccole, c'è una spinta a innovare , un orgoglio per quello che si fa che è unico . All'estero non esiste niente di paragonabile. ill Francesco Zonin , vicepresidente di Casa Vinicola ionin, si è laureato in Bocconi nel 1998 in Economia aziendale. A ivello burocratico, e regole ci sono ma peccano di chiarezza. Non è un problema di un eccessivo numero di regole, perché negli Stati Uniti, per fare un esempio, nel nostro settore ci sono ancora più regole da osservare. Ma c'è chiarezza, certezza del diritto. In Italia invece ti trovi sempre davanti qualche eccezione, quello che ottieni in un mese in una regione, in un'altra ti servono anni perché dipende dalle persone, dalle interpretazioni e da infiniti cavilli. lo stesso dicasi per le tasse, che negli Usa sono meno ma certamente vengono pagate da tuffi. Prendiamo la nuova egislazione in materia di relazioni commerciali tra imprese, che impone dallo scorso ottobre il termine di 30 o 60 giorni (a seconda dei prodotti( deperibili o meno) per il pagamento dei prodotti alimentari. E una legge giusta , che ci avvicina alle medie europee. Ma, come già avvenuto per altri dispositivi simili, verrà difficilmente rispettata perché poco chiara e difficile da far rispettare. Questo è un problema tipicamente italiano. 9' È ancora quella di P rima della caduta del muro di Berlino, la dimensione media di un'azienda viticola italiana è intorno ai due ettari. II mercato però nel frattempo è quintuplicato. Questo ha effetti negativi sul'internazionalizzazione, perché per un azienda medio-piccola andare all'estero è costoso e complicato . Occorrerebbe fare sistema, come fa per esempio la Francia, dove le aziende sono sostenute dalla pubblica amministrazione e dove vengono compiuti approfonditi studi di mercato che da noi non esistono . Ma non sono solo le aziende a non essere conformi agli standard globali, bisogna dire lo stesso della pubblica amministrazione , della borsa e del sistema bancario. la varietà geografica del nostro paese lo rende unico e privilegiato . Così come la nostra cultura. Possiamo attingere a risorse, soprattutto nel campo dell'agroalimentare e del turismo enogastronomico , per esempio, che nessun altro paese può vantare . Siamo seduti su un'enorme miniera di cui non abbiamola chiave . Ma se riuscissimo a trovarla... Novelli: servono mentor per aiutare le startup le banche non danno credito, in particolare ai giovani imprenditoti, soprattutto quando le attività che devono essere f nanziate sono di tipo social o più in generale attività sul web. In Italia esiste un g rande fiorire di start u p e di P rogetti chele incentivano . Purtroppo però tali progetti non prevedono quasi mai la f gura dei'mentor', un industriale maturo che aiuti il neoimprenditore a muovere i primi passi e a non arrendersi davanti alle difficoltà , soprattutto quelle burocratiche . In questo modo, anche finanziare le neonate imprese serve a poco , perché una volta esauritele risorse l'azienda non riesce ad andare avanti. U Sia da un punto di vista culturale sia pratico. Negli Usa se una start up fallisce si fratta di qualcuno che ha voluto provarci e che probabilmente ci riproverà avendo fatto tesoro dell'esperienza precedente. In Italia I concetto di fallimento si estende dall'attività alla persona C Lr Non c'è connessione tra università, imprese e ricerR2 co. Esistono moltissimi brevetti fermi nelle università e che potreb- bero uscire sul mercato, ma questo non avviene proprio perché manca un collegamento più diretto. II fatto di avere aziende medio-piccole, in un momento in cui il mercato globale ti obbliga ad internazionolizzarti, è un handicap. e aziende, per poter affrontare i mercati di paesi molto diversi dal nostro, sono costrette a fare network, ma qui entra in gioco un altra caratteristica tipica del nostro paese, cioè l'eccessivo individualismo, a mancata condivisione delle idee. Una eccessiva frammentazione non èvincente quando si vuole conquistare il mercato globale. Abbiamo una creatività unica, che è il frutto di secoli di straordinaria cultura, e che costituisce un vantaggio competitivo che ancora conserviamo. Molti paesi sarebbero pronti a investire ingenti quantità di denaro aff nché le nostre aziende si trasferiscano da oro. Dobbiamo invece introdurre strumenti fiscali e normativi per aiutare e aziende a restare. Emiliano Novelli, imprenditore e presidente dei Giovani imprenditori di Assolombarda, si è laureato in Bocconi nel 2003 in Economia e legislazione per l'impresa. Sono poche, ma esistono. Una per tutte è Milano, con e sue aziende e e sue università . Milano rappresenta un territorio forte, un modello che se replicato anche in altre regioni potrebbe fare dell'Italia una vera Silicon Volley europea. 6 (((Giugno 2013 Mondo Universitario Pagina 31 E il sistema aziendale, che stava faticosamente cercando di rimettere in moto un percorso di crescita si è inceppato in una spirale viziosa. I punti dolenti della nostra economia sono diventati l'alibi di un paese immobile, in cui le persone hanno finito per deresponsabilizzarsi e - quando esprimono carattere attivo - per rifugiarsi nel divieto. Intrappolati quindi nel declino? Ma il nostro Paese ha spesso saputo rinascere (ci ricordiamo ancora le premesse dell'ultimo "miracolo" italiano?) e pertanto dobbiamo solo trovare un podi spinta e un podi caparbietà per rinforzare le esperienze positive e per abbandonare definitivamente quelle negative. Per ridiventare padroni del nostro futuro. Occorre però metterci d'accordo su cosa intendiamo oggi - nella seconda decade dell'attuale secolo - per crescita. Quella che ha la ricchezza materiale come unico parametro di riferimento? Sicuramente no. Meglio liberarsi in fretta da questa idea e sposare un concetto di crescita in grado di porre le condizioni perché il domani tenda ad essere migliore dell' oggi. In questa prospettiva è opportuno distinguere quali elementi ci danno speranze per una impresa prospetticamente eccellente e quali invece dovrebbero essere cancellati dal nostro tableau de bord. In poche parole, ciò che è cattivo e ciò che è buono. Jerusalmi: più cultura finanziaria le imprese italiane non sono solo capaci di innovare e di superare le difficoltà congiunturali , ma sono leader in centinaia di nicchie di mercato , come dimostra una recente rilevazione della fondazione Edison, che vede l'export delle imprese italiane nelle prime tre posizioni mondiali in un migliaio di nicchie di mercato su 5.000. 1L II 96% degli investitori istituzionali delle società del Etse Mib proviene dall'estero . E un aspetto molto importante, in un Paese dove il mercato non ha un forte sostegno da parte dei fondi pensione e di altri soggetti istituzionali nazionali. Anche gli imprenditori più motivati potrebbero perdere la pazienza e trasferirsi all'estero di fronte a tempi e pratiche burocratiche senza eguali in Europa. Non attraiamo più investimenti dall'estero, ma non ne attraiamo più neppure dagli attori nazionali. Si deve accelerare il cambiamento muovendosi con concretezza e semplicità. II sistema bancario soffre della mancanza di una governance con vigilanza unica a livello europeo . Inoltre la difficoltà di erogare credito dipende anche dalla regolamentazione sempre più stringente : se alle banche si chiedono maggiori requisiti di capitale e l'utilizzo di una minore leva finanziaria, l'esito non può che essere una maggiore selettività nell'erogazione del credito. In compenso si va strutturando, da un po' di anni, un sistema finanziario più articolato, con l'ingresso di nuovi attori tra cui i fondi di private equity. In questo nuovo scenario, il credito bancario e la quotazione non sono più le uniche opzioni e anche Borsa Italiana ha potuto aprire nuove strade sempre più a misura di pmi, lanciando un 'iniziativa come Elite, che accompagna le imprese più promettenti in un percorso di crescita e di avvicinamento ai mercati finanziari e all'apertura del capitale. Nell'economia reale il gioco non si fa solo sulle condizioni esterne, ma si conduce sulle scelte interne, sui processi di impresa, sulle mosse aziendali, sugli acumi del top management. Aspetti che nell'ultima decade hanno determinato lo smarrimento nelle decisioni e il tentennamento dei gruppi dirigenti impauriti e senza visioni, tutti in attesa di condizioni di business environment più favorevoli. Con conseguenti scarse occasioni di sano azzardo imprenditoriale e di lanci di cuore oltre l'ostacolo. Tutto ciò è visibile nelle grandi dimensioni di impresa. D il management ha comportamenti più tardivi rispetto ai cugini internazionali. Le strategie sono troppo poco determinate e affini a convenienze di breve termine; gli sviluppi del capitale umano sono basati su investimenti formativi esili che producono competenze poco originali e distintive (l'investimento in formazione delle imprese nazionali è da anni sotto l'1% del fatturato annuo); i disegni organizzativi sono rudimentali e burocratici; la direzione è autoreferenziale, poco mobile e scarsamente orientata al ri - Raffaele Jerusalmi, laureato nel 1988 in Discipline economiche e sociali alla Bocconi, è amministratore delegato di Borsa Italiana. '7/" Se nel mercato ci sono più capitali che opportunità per impiegarli il motivo va ricercato anche nella cultura finanziaria degli imprenditori italiani, poco inclini all'apertura del capitale e alla trasparenza . E' sempre più necessario che gli imprenditori comprendano che la crescita dimensionale è un fattore chiave e che può essere raggiunta attraverso soluzioni diverse, ognuna delle quali presenta pro e contro, che si devono saper valutare. Se fino agli anni'90 il livello è stato piuttosto bas so, ci sono stati successivamente netti miglioramenti. Intendiamoci, non abbiamo ancora raggiunto una condizione ideale, basti pensare che non esistono programmi di alfabetizzazione finanziaria nelle scuole superiori, ma molte storture sono state risolte. Nell'ottica di una crescita ottenibile attraverso capitali di mercato, la tassa sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax, è un nonsenso, perché ostacola una raccolta efficiente del capitale. Ma anche una pressione fiscale come quella italiana sul lavoro contribuisce ad allontanare gli investitori. Giugno 2013%%% Mondo Universitario 7 Pagina 32 Nava: la prudenza del sistema banca Mario Nava, laureato nel 1989 in Economia politica alla Bocconi, è acting director alla Direzione generale del mercato interno, responsabile perla regolamentazione delle istituzioni finanziarie presso la Commissione europea. Tra le variabili macroeconomiche questa è certamente quella più spinosa. II debito che si è accumulato negli anni è di gran lunga il più alto tra quelli delle grandi economie europee e fra i più alti in assoluto. Tuttavia, l'aspetto più negativo della situazione economica italiana nasconde anche un aspetto profondamenta positivo: proprio a causa dell'enormità del debito, negli ultimi anni si è generato un grande sforzo, politico ed economico, per ridurlo, attraverso surplus primari ricorrenti e riduzione del deficit al di sotto della soglia del 3%. E infatti, nonostante lo spread rimanga alto, i tassi di interesse assoluti sono a livello di 20 anni fa, a dimostrazione sia di un risparmio copioso delle famiglie sia della fiducia dei mercati finanziari verso gli sforzi italiani perla riduzione del debito. Inoltre, l'entità di questo ha avuto l'effetto positivo di creare grande professionalità e attenzione nella sua gestione e nelle sue emissioni. Ç' la bassa crescita degli ultimi 10-15 anni è un dato di fatto ed è sicuramente un aspetto negativo della nostra economia. le variabili che più hanno subito una comrazione importante sono la domanda interna, in particolare quella per investimenti. Tuttavia anche questo aspetto negativo nasconde l'ottima resistenza dell'export italiano, fatto da prodotti di nicchia, se non di schio e all'apertura (basta calcolare la diffusione dei sistemi di incentivi manageriali basati sul raggiungimento reale degli obiettivi target e se ne avrà la riprova); la governance aziendale si tramanda senza confronti e inclusioni esterne, con estensioni di patti di controllo, piramidi societarie e forme di potere insindacabile; la creatività di cui tanto si parla nello stivale del bello e del ben fatto non è altro che un pizzico di ritocco incrementalistico senza strappi di discontinuità odi radicale innovazione. Il tutto condito da una scarsa patrimonializzazione, resa ancora più traballante dalla fuga dei cosiddetti "animal spirits", che durante la crisi hanno preferito la rendita immobiliare alla scommessa manifatturiera. Serve un nuovo ripensamento per l'industria di maggiori dimensioni, oggi decisamente incongrua rispetto al fabbisogno contemporaneo di competitività. Accanto a questo quadro non certo rassicurante, qualche parola più positiva sulle aziende di dimensioni C minori, sulla solidità del loro modello di goR1 vernancefamigliare (spesso bistrattato come 8 eccellenza, spesso non sostituibili con prodotti simili, e capace di adattarsi ai cambiamenti grazie a una struttura industriale mollo flessibile, basata sulle piccole e medie imprese. II sistema bancario italiano, nelle sue principali componenti di banche commerciali, banche cooperative e banche di risparmio, ha mantenuto un profilo di rischio prudente senza eccedere nell'investimento in prodotti esotici e dubbiosi. Questo aspetto, unito a una stretta opera di vigilanza di Banco d'Italia, ha fatto sì chele banche italiane abbiano saputo resistere meglio alla crisi, cosicché anche adesso il nostro sistema bancario rimane sotto controllo e certamente non sovraesposto. le banche, quindi, possono ancora giocare un ruolo chiave nel rilancio dell'economia del paese. In questo momento di bassa crescita bisogna supportare le imprese per favorire l'export. E deve essere chiaro che la promozione del made in Italy passa anche perla promozione del turismo. Oggi l'Italia ha circa la metà dei turisti della Francia e ciò succede perché a miriade di meraviglie che l'Italia può offrire non sono messe in rete e valorizzate o sfruttate a dovere. L'esempio migliore sono gli orari di apertura del Colosseo, che Piacentini: c'è un'Italia al top, ma dob K J Vista dall'estero l'Italia non è brutta come si dipinge. I nostri migliori laureati non hanno nulla da invidiare ai migliori laureati del resto d'Europa, anche nelle materie di tipo quantitativo, in cui si ritiene comunemente di dover colmare un gap. Devo però ammettere che il mio osservatorio è un po' distorto, dal momento che possiamo permetterci un processo di selezione rigorosissimo e finiamo per entrare in contatto solo con le élite. Ç' Non siamo particolarmente attrattivi perché un impresa investe in un paese estero se c'è una forte domanda da soddisfare o perché può ottenere risparmi significativi, utilizzando la forza lavoro locale, o perché vi trovano competenze o infrastrutture particolari. In Italia, in questo momento, questi fattori si verificano raramente. le imprese straniere entrano nel mercato italiano, e lo abbiamo fatto anche noi, perché è un grande paese ma- demo con 60 milioni di abitanti e prospettive di crescita in molti settori, tra cui il commercio elettronico, e perché appartiene all'Unione europea. la ibertà di movimento tra i diversi stati membri e la possibilità di sfruttare, almeno in parte,) e infrastrutture aziendali realizzate negli altri paesi si rivelano fattori fondamentali. Ç' È davvero troppo penalizzante , tanto che gli imprenditori fanno fatica a conviverci. Tutti i ragionamenti internazionali che sento sugli investimenti in paesi come l'Italia o la Spagna ruotano intorno al costo complessivo di operare nel paese: non conta solo il salario orario, ma gli oneri sociali, la burocrazia , la flessibilità . E questi fattori, in questo momento, sono messi in colonna dai venture capitalist nella voce "environment risk". Non è un luogo comune che gli imprenditori italiani, per operare in un ambiente come quello descritto, debbano essere dieci volte più bravi degli omologhi americani. E poi il paese è pieno di business favolosi . Me ne sono reso conto di re- «<Giugno 2013 Mondo Universitario Pagina 33 rio ha funzionato in inverno chiude alle 15.30 (e a Natale non apre), mentre la Tour Ei fel è aperto tutto l'anno fino a notte fondo! Quello del Colosseo è un esempio di restrizione dell'offerta a fronte di una domando potenzialmente infinito che potrebbe generare reddito e occupazione per tutte le generazioni future. Ed è anche un chiaro esempio di come il tema cruciale, per quanto riguarda il paese, sia quello delle riforme strutturali per sbloccare l'offerta. R J la riforma dell'assetto verso un sistema p revalentemente contributivo, e quindi finanziariamente più stabile e sostenibile, è considerato uno degli elementi importanti sui quali l'Italia ha effettivamente lavorato . Riguardo alle pensioni, oggi il paese è in sicurezza e ha uno dei sistemi finanziariamente più stabili. L'Italia è e rimane un paese tradizionalmente europeista e l'Europa rimane una variabile importantissima nel dibattito politico italiano. la fiducia che l'Italia ripone nell'Europa è ben ricambiata: l'Europa ha sempre mostrato solidarietà, attenzione e fiducia nei confronti dell'Italia, paese fondatore dell'Unione e sempre all'avanguardia nel processo d'integrazione europea. condizione di arretratezza dagli economisti, quasi che la sovrapposizione tra famiglia e diritti di proprietà rappresenti solo conseguenze negative, senza ricordare il vero punto di forza di una "gerarchia" che si accompagna a linee corte di comunicazione e di comando) e sui nuovi distretti che hanno cambiato pelle. I progressi e lo sforzo di reinventarsi vanno infatti riconosciuti. E danno speranza che, nonostante tutto, alcuni attori non si sono nascosti dietro gli "ismi" della crisi e del passato e sono riusciti a liberarsi da alcuni deficit di concorrenzialità, che come abbiamo scritto ancora sono assai presenti nell'economia delle massime dimensioni. Il volo del calabrone di passata memoria, quello che era riuscito a sottrarre l'industria borghigiana dal trend recessivo, si è anch'esso fermato e alla fine del Novecento il localismo ha dimostrato le sue debolezze, che di fatto rappresentano in scala i problemi dell'economia italiana. Il modello del "piccolo è bello" sembrava al capolinea e le piccole imprese, cresciute con la vocazione di subfornitura, hanno dovuto ripensare il loro sviluppo sulla fase manifatturiera della filiera, riesaminando le fasi a monte (invenzione e valorizzazione delle idee) e a valle (commercio, marketing, logistica, distribuzione). Così fa- biamo fare dell 'eccezione la regola conte, a un incontro della business community di Seattle con il nuovo ambasciatore italiano negli Stati Uniti: ho scoperto delle imprese fantastiche, che magari sono presenti in quest'area da 35 anni perché sono fornitori di alta tecnologia della Boeing. Certo, questi casi sono decine e il vero problema è farli diven. tare centinaia, o migliaia. Da questo punto di vista l'Italia non è al top, ma non ritengo si debba drammatizzare . In quanto a dotazione tecnologica, per esempio, l'Italia se la gioca con gli altri grandi paesi europei. Diego Piacentini , laureato nel 1985 in Economia politica, è senior vice president international retail di Amazon, ovvero responsabile dei mercati al di fuori del Nord America, tra cui l'Italia. 1L Anche in questo caso, come in quello delle competenze, sono in grado di parlare solo delle eccellenze. Ad ogni modo, quando abbiamo deciso di insediarci con un centro di distribuzione sul territorio abbiamo trovato collaborazione ed efficienza - abbiamo mandato in soffitta tutti i miti che ci eravamo fatti sull'amministrazione italiana. Mi rendo conto che non è la stessa cosa in tutta Italia, ma il fatto che queste eccellenze esistano mi pare un bel segnale. cendo hanno fatto leva sul potere del mercato con nuove reputazioni e nuove marche distintive collettive. Dalla famosa strategia delle punture di spillo del secolo scorso ("forti pigmei e deboli watussi", diceva Becattini nel lontano 1979), il patrimonio cognitivo si è allontanato dal provinciale, ricercando input professionali di origine planetaria. E il nostro sistema produttivo, pur negli anni durissimi della crisi, ha stretto i denti e ha prodotto controtempo una profonda evoluzione del modello d'impresa. La tenuta e il rilancio del neo-distretto sono legati all'emergere di un nuovo soggetto campione sul territorio: la media impresa che costituisce la chiave di volta di un complesso e faticoso processo di riorganizzazione avvenuto in questi ultimi dieci anni. Alcuni nomi sono evidenti: si chiamano Zegna, Lavazza, Campati, Brembo, Geox, Diesel, Tod's, Sofidel, Fiamm, Amplifon, Coesia, Marazzi, Danieli, Sacmi, Indesit, Peimasteelisa. l'aspetto più evidente dello scavallamento del nuovo secolo è stato il rinnovo del know how distintivo, che è riuscito a cogliere la deriva postindustriale. Dopo un lungo periodo di fordismo e di ciminiere, la piccola e media imprenditoria ha imboccato l'evoluzione verso l'intangibile del mercato, dove i prodotti e i servizi si trasformano, incorporando sempre di più una parte preponderante di utilità immateriale e di evocazione simbolica. Il territorio ha prodotto nuove competenze (negli imprenditori, nei dipendenti, ma anche nei commercialisti, nei softwarisii, nei notai...). Un nuovo distretto economico che è riuscito a passare per un "guado" contemporaneo, dove le nuove idee, la creatività, l'inventiva, la capacità di applicare le dinamiche knowledge-based costituiscono l'unica fonte di vantaggio comparato di lungo periodo. Nelle piccole dimensioni e nel territorio illuminato, ci sono molte soluzioni da nobilitare. È forse lì che il made in Italy è stato maggiormente colto e metabolizzato. È forse lì dove è avvenuta di più la sostituzione del capitalismo industriale con il capitalismo culturale. È lì che c'è stato un epocale cambiamento della politica industriale, trasformando l'economia locale da "eredità" a "progetto" e aiutando l'evoluzione a non intendere più il distretto come elemento storico-geografico del Paese e come aspetto di sola natura spontanea e auto organizzata. Da nobilitare e da replicare c'è perciò anche il contributo che il nuovo business model sta producendo in termini di policies per l'innovazione. Giugno 2013%%% Mondo Universitario 9 Pagina 34 Eccellenze, Scuola Sont'Anna: Perata presenta la sua squadra A POCHE settimane dalla sua elezione a rettore della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Pierdomenico Perata (nella foto), che succede nella carica al neoministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, ha ufficializzato la squadra con la quale governerà l'istituto di alta formazione pisano: si tratta di cinque uomini e due donne. Nel ruolo di vicario è stato nominato il costituzionalista Emanuele Rossi, mentre la professoressa Cecilia Laschi avrà la delega alla ricerca e al Phd e la professoressa Sabina Nuti quella all'Organizzazione e al Bilancio. Conferme delle deleghe al territorio e al trasferimento tecnologico e all'alta formazione, rispettivamente per Andrea Piccaluga e Andrea de Guttry, e per Pietro Tonutti, delegato alle relazioni internazionali. Altri atenei toscani Pagina 35 tonco accordo Pisa, Microsoft e ateneo: frire rete per il territorio FARE RETE, attraverso la tecnologia, è il loro mestiere. Le connessioni virtuali al centro delle loro applicazioni si installano ora a Pisa come centro di una rete fisica in grado di estendersi per tutta l'Italia. Microsoft ha infatti scelto di lanciare nell'ateneo pisano il progetto «Cloud Os Immersion», un laboratorio che offrirà a studenti, aziende e professionisti del settore non solo le conoscenze teoriche sulle teconogie Cloud, ma anche i centri operativi in cui sperimentarle. Il Cloud computing è una delle nuove frontiere nell'elaborazione e memorizzazione dei Creare u n m odello vi rtuoso che meùa in collegamento idee, i m prese e studenti dati sulla rete internet,e permette alle imprese una capacità di immagazzinamento e utilizzo dei dati stessi che rappresenta una grande opportunità di sviluppo. Da oggi, grazie ad un progetto annuale (ma rinnovabile) messo a punto con l'It Center dell'Università di Pisa, in tanti potranno usufruire delle infrastrutture impiantate nell'ateneo per prendere contatto con questa tecnologia. A beneficiarne saranno gli studenti di ingegneria ed informatica, che potranno acquisire capacità tecniche fortemente richieste nel mondo del lavoro, ma anche le aziende che vorranno implementare una rete Cloud magari non ancora pienamente sviluppata. L'idea è che Pisa debba rappresentare l'apripista per un modello a raggiera che permetta di estendere ad altri centi univesitari l'esperienza delle sessioni interattive. « IMPORTANTE che Pisa ha commentato Antonio Cisternino, ricercatore presso il dipartimento di Informatica - rimanga la culla dell'informatica in Italia. In quest'ottica, era necessario dotare l'It Center di tecnologie utilizzate dalle imprese ma non facilmente replicabili altrove. Questo è il modo migliore per sperimentare le applicazioni Cloud sul campo. Abbiamo anche dato vita ad un corso universitario da 6 Cfu dedicato a questa tecnologia - ha concluso - in cui alla parte teorica tenuta dai docenti si affiancherà il lato esperienziale gestito da Microsoft e dalle aziende». CREARE un circolo virtuoso tra imprese e studenti può essere del resto centrale per partorire idee nuove, come ha spiegato il Direttore della Divisione Server & Cloud di Microsoft Italia Luca Venturelli: «Se sono in tanti a sperimentare - ha detto - è più facile che si sviluppino col tempo nuove imprese. Per il momento 60 aziende hanno fatto questa esperienza con noi, ma puntiamo ad arrivare a 150-200 entro il prossimo anno. Dev'essere chiaro che è su progetti come questi che si gioca una parte del futuro industriale del Paese, quello centrato sulle Startup e sull'innovazione». CERVELLI Antonio Cisternino (sinistra), ricercatore universitario; Luca Venturelli, Direttore divisione Cloud Microsoft lia Altri atenei toscani C'apifalc dalle uuuce kx rolugir. Pagina 36 . . . . in Europa per giovan i % ------ortun®ita `. „"r ,n ' + " a í esp e r %;;, L'EUROPARLAMENTO arriva all'Università di Siena lunedì 17 giugno con l'iniziativa «Youth For Europe», progetto avviato dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale in partnership con il Parlamento europeo, con l'obiettivo di far conoscere ed avvicinare l'Europa ai giovani, anche in vista delle elezioni europee del 2014. L'iniziativa, che si terrà nell'aula magna storica del Rettorato, a partire dalle ore 10.30, prevede un dibattito sulle opportunità per i giovani in Europa, nel corso dei quali i ragazzi e i cittadini avranno l'opportunità di confrontarsi direttamente con europarlamentari. Altri atenei toscani Pagina 37 Alzheimer LA CASA CHE CURA COLLOQUIO CON GIULIO MASOTTI Creare un ambiente confortevole per pazienti con Alzheimer. Per capire come farlo, un gruppo di ricercatori toscani ha mobilitato i tecnici del Teatro Comunale di Firenze per una ricerca presentata al quarto Convegno nazionale dei centri diurni Alzheimer. «Proveremo a capire come i colori e l'illuminazione degli ambienti possano contribuire al benessere di persone con gravi disfunzioni cognitive», spiega Giulio Masotti, presidente onorario della Società italiana di Geriatria e ideatore del progetto realizzato presso la Casa dell'Anziano di Monteoliveto a Pistoia dall'Università di Firenze. Professore , cosa può nascere dalla collaborazione tra geriatri , psicologi architetti e maestranze teatrali? «Abbiamo realizzato un "laboratorio mutante", due stanze identiche nelle quali Sanità è possibile modificare l'illuminazione e sostituire rapidamente le pareti con altre di diverso colore: abbiamo scelto il giallo e il blu perché sappiamo che sono in genere i più graditi. Poi studieremo l'effetto di questi cambiamenti sui pazienti, con l'aiuto di registrazioni video che permettono di valutarne il disagio, l'irrequietezza, il gesticolare. E di parametri fisiologici come il battito cardiaco e la pressione». Con quale obiettivo? «Di solito questi malati sono ospitati in ambienti anonimi, di tipo ospedaliero, che contribuiscono al loro spaesamento. Vorremmo utilizzare l'ambiente per creare benessere. Sappiamo ad esempio che le ombre possono creare allarme e paura, quindi un'illuminazione che le evita dovrebbe avere effetti positivi. Ci aspettiamo di capire quale sarà la reazione ai colori. I pazienti hanno bisogno di stimoli ma non di eccitazione. In questa struttura abbiamo già osservato i vantaggi di un giardino appositamente realizzato per trascorrere del tempo in mezzo a un ambiente naturale, familiare e sicuro». Paola Emilia Cicerone Pagina 38