Rassegna del 14/06/2013

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Rassegna del 14/06/2013
Rassegna del 14/06/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 14/06/2013
MONDO UNIVERSITARIO
Messaggero
14/06/13 P. 13
Università, dieci minuti in più per fare i test d'ingresso
Repubblica
14/06/13 P. 28
La sfida tra docenti nelle Università
1
Italia Oggi
14/06/13 P. 12
Test d'ingresso: parte male la Carrozza
Libero Mercato
14/06/13 P. 24
L'Europa deve raddoppiare i fondi Erasmus
Adriano Bascapè
4
Corriere Della Sera
14/06/13 P. 3
Il piano Letta sul lavoro La trattativa con l'Europa su fondi e accesso al credito
Marco Galluzzo,
Enrico Marro
5
Libero
14/06/13 P. 18
Il prof le svela le domande ma viene bocciata. E passa dopo la donazione di papà
Alessandro Gonzato
7
Italia Oggi
14/06/13 P. 14
Professoresse anche se maschi
Roberto Giardina
Corriere Della Sera
14/06/13 P. 6
Cittadinanza più facile per le seconde generazioni
Giovanna Cavalli
10
Espresso
20/06/13 P. 109 Scacco alla meningite
Alberto Mantovani
11
Giornale
14/06/13 P. 20
La scienza smaschera il segreto delle bugie
Michelangelo
Bonessa
12
Giornale
14/06/13 P. 15
I geni umani non sono merce: niente brevetti
Diana Alfieri
14
Il Fatto Quotidiano
14/06/13 P. 8
5 X MILLE I milioni sottratti alle Onlus
Corriere Della Sera
14/06/13 P. 44
L'imbarazzante prelievo sul 5 per mille che tradisce la fiducia degli italiani
Giangiacomo Schiavi
16
Messaggero
14/06/13 P. 17
Finalmente l'America si allinea all'orientamento di noi europei
Giuseppe Novelli
17
Sette
14/06/13 P. 138 Anche a Cambridge sanno cos'è la democrazia?
Messaggero
14/06/13 P. 17
«Il genoma umano non può essere brevettato»
Flavio Pompetti
19
Sole 24 Ore
14/06/13 P. 11
«Non si può brevettare il Dna umano»
Marco Valsania
20
Mondo
21/06/13 P. 76
I giovani ambasciatori ripartono dalla Russia
Michele Caropreso
22
Mondo
21/06/13 P. 77
Azzone, tra wall e streaming al Poli
Fabio Sottocornola
23
Mondo
21/06/13 P. 81
Studiare è una bella impresa
Gaia Fieriler
24
Mondo
21/06/13 P. 84
Inglese, ma anche cinese, tedesco e...
26
Mondo
21/06/13 P. 84
Via al nuovo corso
27
Mondo
21/06/13 P. III
Luci e ombre dell'Italia che produce
Bartolo Anglani
2
3
8
15
18
Severino Salvemini
29
ALTRI ATENEI TOSCANI
Nazione Pisa
14/06/13 P. 14
Eccellenze, Scuola Sant'Anna: Perata presenta la sua squadra
35
Nazione Pisa
14/06/13 P. 14
Capitale delle nuove tecnologie
36
Nazione Siena
14/06/13 P. 16
Opportunità in Europa per i giovani Studenti `interrogano' gli esperti
37
SANITÀ
Espresso
20/06/13 P. 110 La casa che cura
Indice Rassegna Stampa
Paola Emilia
Cicerone
38
Pagina I
Il
decreto
Un iver sità,
d ieci m inutí in più
per fare
i test d'ingresso
R 0 MA Il ministro Carrozza regala
un altro bonus ai maturandi: 10
minuti in più ai test.
Probabilmente focalizzati sulle
modifiche al bonus Maturità,
nessuno ha notato - rivela
Skuola.net - che il Ministro ha
erogato un secondo bonus ai
maturandi che dovranno
sostenere i test di ingresso per i
corsi di laurea ad accesso
programmato a livello
nazionale: il tempo a
disposizione per svolgere i
quesiti è passato da 90 a 100
minuti. Un regalo di 10 minuti,
che possono sembrare pochi ma
in realtà - fa notare il portale rappresentano un'elargizione
del 10%, mentre resta invariato il
numero e la ripartizione per
materie delle domande, che sono
in totale 60. Dopo lo slittamento
da luglio a settembre dei test
d'ingresso, dunque, un piccolo
vantaggio di dieci minuti per gli
studenti. Tuttavia, per Roberto
Campanelli, coordinatore
Nazionale dell'Unione degli
Studenti i problemi restano: « il
decreto è riuscito solo ad
ammorbidire il perverso
meccanismo dei »punti bonus».
«Questo sistema - dichiara
Federico Del Giudice, portavoce
nazionale della Rete della
conoscenza - continuerà a essere
foriero di disparità: a parità di
voto gli studenti della stessa
scuola potrebbero vedersi
attribuire dalle diverse
commissioni punteggi diversi.
Mondo Universitario
Pagina 1
La sfida tra docenti
nelle
Università
............................................................................
Bartolo Angiani
Docente Università di Bari
NON è vero, o non è vero sempre e
dovunque, che un docente che rimane in servizio oltre il 70mo anno
toglie il posto a un giovane come
scritto in un articolo pubblicato ieri.
La prova sta nel fatto che i docenti
pensionati vengono invitati dai dipartimenti a proseguire il loro insegnamento con dei contratti di diritto privato, altrimenti alcuni insegnamenti rimarrebbero scoperti. I
docenti pensionati continuano così
ad insegnare senza stipendio. I giovani ci sono, e sono nella maggior
parte bravissimi, ma essendo privi di
altri mezzi di sostentamento non
sempre possono accettare contratti
a costo zero. I concorsi non si fanno,
o si fanno con enorme lentezza, è
questa la ragione per cui i giovani ri mangono fuori. Si può essere contrari o favorevoli alla sentenza della
Consulta, ma non si può sostenere
che il mantenimento in servizio dei
docenti costituirebbe di per sé un
ostacolo alle nuove generazioni.
Mondo Universitario
Pagina 2
Test d'Ingresso : parte male la Carrozza
La ministra dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, come
primo atto concreto del suo ministero, ha spostato in avanti,
a settembre, il test di ingresso per i corsi di laurea a numero
chiuso che il suo predecessore, Francesco Profumo, aveva
fissato in giugno. La ministra pare intenzionata anche a
rivedere, sempre per definire chi accede a quei posti, il cosidetto «bonus maturità», vale a dire il peso del voto dell'esame
finale del liceo. Il suo predecessore, per evitare che i bei voti
dati con manica larga in alcune aree d'Italia favorissero alcuni, aveva infatti introdotto un meccanismo perequativo che
rapportava quei voti alla media del proprio istituto nell'anno
precedente. Siamo di nuovo alla smonta e rimonta molto
italiano ma, in questo caso, fra politici simili.
La Carrozza è una donna del Pd, mentre Profumo era un
tecnico d'area Pd che a Torino il partito voleva come candidato ufficiale alle primarie perle elezioni del 2011. Non lo fu
perché, quasi all'ultimo tuffo, si richiamò Piero Fassino. Per
avere una politica attiva della scuola e dell'università occorrerà quindi un terzo ministro ovviamente democratico?
Filippo La Penna-Bari
Mondo Universitario
Pagina 3
Moz ì one b i pad i san
!
deputat í unde r 35
L ' Europa
«Bisogna andare oltre la denuncia, oltre gli slogan: bisogna fare
qualcosa. Stanziare risorse e stabilire
un programma per la disoccupazione giovanile». Lo ha detto Anna
Ascani del Pd nella conferenza stampa di presentazione di una mozione
bipartisan per impegnare il governo
in vista del Consiglio europeo in programma il 26 giugno, fra meno di
due settimane . Il documento chiede
che Enrico Letta si sieda al tavolo e
negozi il raddoppio dei fondi Erasmus, che si anticipi al 2014 l'utilizzo
dei 6 miliardi del fondo europeo per
la disoccupazione giovanile e si sottoscriva un piano europeo per l'ap-
raddopp ì are 1 fond í Erasmus
prendistato , oltre a introdurre regole
sanzionatorie per i Paesi che non
raggiungano gli standard dell'Europa
20/20.
La mozione porta le firme di deputati di tutti gli schieramenti politici e
come primi ci sono: Giorgia Meloni
di Fratelli d'Italia, Annagrazia Calabria del Pdl, Walter Rizzini del M5s,
Arturo Scotto di Sel ed Emanuele
Prataviera della Lega , tutti presenti
alla presentazione.
Il filo rosso che ha convinto i parlamentari di tutti gli schieramenti
rappresentati in parlamento a domandare al premier di presentarsi a
Bruxelles con un ' agenda di impegni
vincolanti è quello della mancanza
del lavoro giovanile , «soffocato dai
diritti acquisiti che sono veri e propri
soprusi. Oggi non ci sono opposizioni, oggi siamo una maggioranza unica contro la piaga del terzo millennio
che è la disoccupazione giovanile. Il
governo deve impegnarsi ad affrontare il problema nel vertice europeo», ha puntualizzato Annagrazia
Calabria.
Serve, questo il messaggio di fondo di cui Letta dovrebbe farsi latore
al Consiglio della Ue, un cambio di
passo. Deciso e inequivocabile. «La
svolta per l'Europa passa dal lavoro e
deve partire da quello giovanile», aggiunge Scotto, «e l'Europa deve fare
di più oltre a imporre vincoli ai bilanci nazionali». Ad ammonire suio
rischi nbascosti nella spaccatura che
divide dall'inmizio della crisi il blocco del nord Europa dai Paesi del Meditarraneo, è il leghista Prataviera:
«Non è una guerra tra mondi », afferma, «anzi, esiste una questione generazionale e bisognerà anche parlare del tasso di natalità che inette a rischio il mondo occidentale».
Ancora più esplicita l'ex ministra
della Gioventù : «Sarebbe meglio
aprire un contenzioso generazionale», ammette Giorgia Meloni, «contro
chi ha sempre assunto le decisioni,
facendo pagare il costo delle scelte a
chi non è elettoralmente determinante, vale a dire i giovani».
ADRIANO BASCAPÈ
l'universiGi dei mestieri.,
Mondo Universitario
Pagina 4
Oggi il vertice coni ministri di Madrid, Parigi e Berlino
Il piano Letta sul lavoro
La trattativa con l'Europa
su fondi e accesso al credito
L'intreccio del negoziato con le richieste spagnole
ROMA - Coordinare e valorizzare le
migliori esperienze in tema di mercato del lavoro è l'obiettivo del vertice di
oggi a Palazzo Chigi con i ministri dell'Economia e del Welfare di Spagna,
Francia e Germania, ma si discuterà
anche del Consiglio europeo del 27, e
della decisioni che lì potrebbero essere prese. Intanto domani il consiglio
dei ministri dovrebbe approvare un
decreto e un disegno di legge con misure di semplificazione e sviluppo per
le imprese mentre il pacchetto lavoro,
con la detassazione delle assunzioni
dei giovani slitta di una settimana.
Più fondi per il credito
Uno dei risultati del vertice potrebbe
venire dal pressing, rimasto finora sotto
traccia, dell'Italia e di altri Paesi sul
fronte Bei, la Banca europea degli investimenti. Obiettivo: aumentare la dotazione annua (da 13 a 18/19 miliardi di
euro) della Bei e rimodularne le modalità di intervento. «La Bce è ormai sovraesposta e non può fare molto di più per la
crisi», chiosano a Palazzo Chigi. La Bei
invece può fluidificare l'accesso al credito nei Paesi della Ue che ne hanno più
bisogno: «Ovviamente in Finlandia non
hanno gli stessi problemi di finanziamento che incontrano oggi le imprese
italiane», dicono ancora nel governo. Di
come ottenere questo Saccomanni discuterà oggi con i suoi omologhi. Si dà
invece già per quasi acquisito l'accorpamento dei Fondi europei del programma Youth sul biennio 2014-15 rispetto
al programma iniziale di spesa 20142020. Per l'Italia di tratterebbe di 4oo
milioni da spendere potenziando i centri per l'impiego in modo che offrano
un'occasione di lavoro o formazione ai
giovani entro 4 mesi dalla conclusione
del ciclo di studi o dalla perdita del lavoro. La decisione sullo Youth è già nella
bozza delle conclusioni del prossimo
Mondo Universitario
Consiglio Ue e ha ormai ottenuto disco
verde da molti Paesi. Restano da superare le riserve di Londra, ma non è prevedibile un veto dell'Inghilterra.
L'Europa e il tetto del 3%
Dovrebbe invece restare fuori dal
tavolo di lavoro del vertice di Roma il
tema della riassegnazione dei fondi
europei già assegnati, ma non ancora
spesi. Letta vuole che vengano dirottati sulla lotta alla disoccupazione,
tenendo fuori dal vincolo del 3% la
parte che l'Italia dovrà cofinanziare,
ma la trattativa è in questi giorni diretta e riservata con la Commissione
europea di Barroso; il rischio è che
una richiesta uguale e parallela della
Spagna, di cui si è discusso nelle riunioni preparatorie del vertice, faccia
irrigidire ulteriormente la posizione
di Berlino, vanificando gli sforzi italiani. Per il momento appare certa la
riprogrammazione di un miliardo del
Pon (Programma operativo nazionale) della coesione territoriale, che però si può spendere solo nelle aree del
Sud, se Bruxelles non concede una
modifica. A queste risorse se ne dovrebbero dunque affiancare altre,
tutte da trovare nel bilancio nazionale, per finanziare gli sgravi alle imprese che assumono giovani, misura
centrale del pacchetto lavoro.
un decreto legge, ma non domani,
perché prima il governo, attraverso
il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, vuole svolgere un confronto con i sindacati, cominciato ieri. E
soprattutto perché non sono state
ancora trovate tutte le coperture necessarie agli sgravi sulle assunzioni.
Il governo vuole concederli per un
periodo di due anni alle aziende per
ogni assunzione a tempo indeterminato di un giovane fino a 29 anni.
Nel decreto finiranno anche una serie di misure a costo zero di modifica della riforma del mercato del lavoro Fornero. Verranno ridotti al
massimo gli intervalli tra un contratto a termine e l'altro e ampliata la
possibilità di stipularli senza causale. Cadranno una serie di vincoli sull'apprendistato (obbligo di assumere il 3o e il 50%o dei precedenti apprendisti, vincoli sulla formazione).
Altre norme riguarderanno il potenziamento dei tirocini formativi e
delle politiche attive per l'impiego,
con l'obiettivo di intercettare tutti e
subito i 4oo milioni di fondi europei
del programma Youth.
Sgravi sulle assunzioni
Il pacchetto lavoro sarà adottato
con un provvedimento d'urgenza,
Pagina 5
Piccole e medie imprese
Scadenze più semplici
Il governo annette la massima importanza ai provvedimenti che intanto dovrebbero essere varati domani dal consiglio dei ministri. Si
tratta di un decreto legge che Letta
ha battezzato del «fare» e di un disegno di legge di semplificazioni burocratiche e procedurali per imprese e
famiglie. Nel decreto ci sono una serie di misure messe a punto dal ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato. Tra queste, i crediti agevolati
alle piccole e medie imprese - fino a
2 milioni per azienda - per l'acquisto di macchinari e beni strumentali.
Il ministro punta a una dotazione
complessiva di 4-5 miliardi attraverso il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Allo studio anche il
potenziamento del fondo centrale di
garanzia, quello che sostiene lo sviluppo delle micro, piccole e medie
imprese concedendo una garanzia
pubblica a fronte di finanziamenti
concessi dalle banche. Si tratterebbe
in particolare di rifinanziare con 2-3
miliardi il fondo stesso, che altrimenti si esaurirà a fine 2014. Un rifinanziamento fatto ora riattiverebbe
il tiraggio da parte delle imprese, favorendo nuovi investimenti. Infine,
nel decreto dovrebbe finire anche
l'aggiornamento al ribasso delle tariffe del Cip 6 riconosciute ai produttori di energia elettrica alternativa o
assimilata, con un benefico sulle
bollette, dice il ministero, per complessivi 250 milioni di curo.
Infine, il disegno di legge sulle semplificazioni. Una ottantina
di articoli, che in parte recuperano il secondo ddl Patroni Griffa, decaduto insieme con la fine
della precedente legislatura. Parecchie le novità in arrivo per
imprese e cittadini.
Un decreto sviluppo quindi con
l'obiettivo di rendere il sistema più
pro-impresa, condizione indispensabile per attirare investimenti esteri. Proprio ieri Eurostat ha certificato che su un totale di investimenti di
paesi terzi nell'Ue paria 159 miliardi
nel 2012, l'Italia è stata destinataria
di un solo miliardo, contro i 23 della
Francia e i 1o della Germania e della
Spagna.
Mondo Universitario
Ci sarà una procedura più
snella per il rilascio dell'Aia,
l'autorizzazione integrata ambientale, e del Durc, il documento unico di regolarità contributiva. Per quest'ultimo si stabilirà
che è sempre acquisito d'ufficio,
che vale 18o giorni e che non
deve essere richiesto per ogni
singolo contratto. Inoltre, dovrebbero essere unificati in un
paio di scadenze fisse ogni anno, il primo gennaio e il primo
luglio, i termini degli adempimenti amministrativi che gra-
vano su aziende e famiglie.
Nel disegno di legge che sarà
approvato domani pure l'obbligo di rilasciare i titoli di studio
anche in lingua inglese e l'eliminazione di alcuni certificati, come quello di «sana e robusta costituzione» per farmacisti e dipendenti pubblici. Semplificazioni anche sul cambio della
residenza e del domicilio, che
varranno automaticamente anche ai fini della tassa sui rifiuti.
Marco Galluzzo
Enrico Marro
Pagina 6
IncHesta l' i r it" dí Padova
Il prof svela le
ALESSANDRO GONZATO
PADOVA
anche
questo
IMENIE Succede
nell'Italietta dei favoritismi
e
dell'inesistente meritocrazia.
E cioè che una studentessa trentenne di Medicina riceva in anticipo
dal proprio professore, ed esaminatore del concorso, le domande per
l'ammissione alla scuola di specializzazione in chirurgia Maxillo-Facciale e che, nonostante ciò, fallisca il
test, piazzandosi 13esima, al primo
posto nella classifica degli esclusi.
Poi però, secondo la Procura di Padova - che ha iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di concorso
in abuso d'ufficio sia il docente, 53
anni e chirurgo nell'ospedale cittadino, sia l'alunna - in questa tragicomica storia in salsa tricolore
spunta un terzo personaggio, ossia il
padre della ragazza, un facoltoso industriale triestino a capo di
un'azienda leader nella produzione
di materiale biomedicale.
L'imprenditore - che al momento
non risulta indagato - preso atto del
fallimento della figlia, e visto che agli
viene bocciata. E passa
atenei è consentito allargare il numero di posti disponibili ai corsi
specialistici nell'eventualità di finanziamenti pubblici o privati, decide di presentare una cospicua donazione all'Università di Padova, consentendo così alla studentessa modello di assicurarsi, sia pur per il rotto della cuffia, un posto in graduatoria.
Vicenda conclusa? Nemmeno per
sogno, perché a questo punto, nel
Paese degli escamotage, può accadere anche che la specializzanda in
Medicina - siamo nell'anno accademico 2011-2012 - dopo non aver superato il concorso pur conoscendo
tutti i quesiti in anticipo (se i fatti venissero confermati dal tribunale, la
ragazza meriterebbe una laurea honoris causa) e dopo aver ricevuto
l'aiutino - chiamiamolo così - di papà, decida che della specializzazione
in questione non gliene frega più
niente, e che è meglio iscriversi a
un'altra facoltà in Friuli Venezia
Giulia, più vicina a casa e magari pure più semplice.
La presunta truffa è venuta a galla
grazie a un'inchiesta della Procura
la donazione di papà
di Firenze che, nel 2011, aveva messo agli arresti domiciliari il professor
Mario Dini, primario del reparto di
Chirurgia Plastica e Ricostruttiva
dell'ospedale Gareggi e direttore della scuola di Specializzazione di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Estetica.
La magistratura, nell'ambito di
un'inchiesta più ampia che aveva riguardato casi di corruzione, peculato e concussione, aveva poi puntato
la lente d'ingrandimento anche su
presunti concorsi universitari taroccati. E l'indagine, grazie al lavoro
della Guardia di Finanza, si è allargata fino ad arrivare all'Università di
Padova. Professore e studentessa, la
prossima settimana, forniranno la
propria versione dei fatti.
sotran= e o o e..
Sotto Inehlesta
le siparette clettroakhe ,L
Mondo Universitario
Pagina 7
Lo ha approvato luniversità tedesca di Lipsia su proposta di un docente che scherzava
Professoresse anche se maschi
Alla Merkel invece questi problerni non interessano
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
Ila scuola di giornalismo Walter Tobagi
di Milano terranno
un corso straordinario di otto ore sugli «errori di
genere». Si dice il ministro o
la ministra? La Fornero si
arrabbia molto per come la
chiamano. Anche sul mio «la»
non è d'accordo. Il problema è
serio, non voglio fare dell'ironia, ma non andrebbe affrontato con piglio fondamentalista. All'università di Lipsia il
senato accademico ha deciso
nei giorni scorsi che ci si dovrà rivolgere ai docenti con un
Professorin, professoressa, sia
agli uomini che alle donne.
La proposta è partita da un
docente di fisica che, dopo, si è
dichiarato sorpreso: non pensava di essere preso sul serio.
La decisione, per la cronaca,
è stata approvata anche dagli
uomini, non so se per convin-
zione o quieto vivere. Andare
contro corrente è pericoloso.
Quindi, da ora in poi sarà
Herr Professorin, signor professoressa. «In» nella
lingua tedesca è il suffisso femminile: Kanzler, cancelliere, per
Helmut Kohl; Kanzlerin, cancelliera,
per la signora Merkel, che non sogna
neanche di risentirsi.
Per Angela non sono
queste le battaglie per
cui valga la pena di
battersi. Lei si è fatta
da sola in una società maschilista, prima
nella scomparsa Ddr,
poi nel partito eristianodemocratico. È
comprensibile che sia contro
le quote rosa: le donne, ritiene, non vanno promosse per
una questione di genere.
Se fossi a Milano, al corso
ci andrei. Sono sicuro che mi
sarebbe utile, anche se l'invito
è scritto in un italiano pieno
di orrori linguistici. Per cominciare, si cita appunto
Frau Merkel, ma Kanzlerin
va scritto in maiuscolo, come
tutti i sostantivi in tedesco. È
una regoletta che alla scuola
di giornalismo si dovrebbe
Mondo Universitario
conoscere, anche se si ignora la lingua di Goethe. Poi
si passa a un «approccio» che
non sarà teorico, a un «supportati», per finire con un
«opzionare l'iscrizione». Per
fortuna non c'è «posizionare»,
che si trova quasi sempre, e
ha invaso il tedesco (posizioniren). Se avessi scritto così,
quando ero redattore, il mio
direttore Giulio De Benedetti mi avrebbe licenziato.
Allora si poteva e, sia pure di
rado, avveniva.
Il successore Alberto Ronchey aveva il
debole per le lingue, e
inseriva nei suoi articoli perfino termini in
russo. Erano comunque chiari. Pretendeva
che i redattori usassero il genere della
lingua originale. Non
si scrive il Volga, mi
disse un giorno, ma la
Volga, perché il fiume
in russo è femminile.
Aveva ragione; però,
allora, le agenzie si
correggevano a mano,
non c'era computer e
non si aveva il tempo di respirare fino alla chiusura.
«Allora dovremmo scrivere la
Belgio, la Belgique», ribattei.
Non mi giocai la carriera, perché Ronchey era un giovane
direttore, oltre che bravo, e
sapeva comprendere le arroganze dei giovanissimi.
Cerco sempre di seguire
la sua lezione: scrivo la Süddeutsche Zeitung, perché Zeitung è femminile. Però, se si
pensa a giornale in italiano,
si potrebbe scrivere «il». Non
ci sono regole . Come rendere
Mädchen , ragazza, che in tedesco è neutro? Potrei spiegare il perché , ma sarebbe
troppo lungo.
Gli orrori di genere sono
altri , come fa notare il comunicato della scuola Tobagi.
Perché ogni omicidio in cui è
coinvolta una donna , vittima
o colpevole , diventa un delitto passionale ? Che dire del
terrificante femminicidio? E
perché quando rimane vittima di uno scippo, o di una
violenza , qualunque turista
si trasforma in «tedeschina»
o «olandesina », anche se è
una campionessa di canottaggio alta un metro e 90?
All'università di Lipsia le
studentesse ( Studentinnen)
sono il 60 per cento, ma le
professoresse sono il 40 per
cento. E solo quattro imprese su cento hanno una donna in direzione. Universität
e Industrie sono femminili,
ma sempre regni maschili.
E questo in una Germania
guidata da otto anni da una
signora.
-© Riproduzione riservata
Pagina 8
Una lezione universitaria
Mondo Universitario
Pagina 9
ad an
tc
za
Certificati medici e scolastici per dimo strare la residenza
ROMA - Praticamente un
piccolo anticipo dello ius soli. Tra la raffica di semplificazioni che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare domani, c'è anche quella
che rende più facile acquisire
la cittadinanza per chi ha genitori stranieri ma è nato in
Italia: compiuti i 18 anni, ne
avrà diritto anche «in caso di
eventuali inadempimenti di
natura amministrativa» di
madre e padre. Varranno come prova pure i certificati medici e scolastici.
Il pacchetto antiburocrazie, che comprende un decreto di 15 articoli (che potrebbe
confluire nel «decreto del fare» che nelle intenzioni del
governo dovrebbe far risparmiare circa 300 milioni di euro allo Stato) e un disegno di
legge di 82, punta ad eliminare intoppi e lungaggini. Una
riforma multitasking, visto
che spazia in vari settori, dal
fisco all'ambiente, dal lavoro
alla privacy.
I cittadini vedranno semplificate molte pratiche. Sarà
possibile ottenere il rilascio
di certificazioni anche sui titoli di studio in lingua inglese,
e sarà velocizzato il cambio
di residenza o domicilio che
varranno automaticamente
anche per la tassa sui rifiuti.
Parecchie nuove regole riguardano il comparto salute.
I certificati medici di gravidanza (con la data presunta
del parto, quella effettiva e
quella di un'eventuale interruzione) viaggeranno online.
Non saranno più obbligatori i
certificati di sana e robusta
costituzione per farmacisti e
dipendenti del pubblico impiego. Niente più visita di
controllo tassativa prima del
rientro al lavoro: resta solo
per alcune patologie pericolose. Eliminato l'obbligo di certificazione sanitaria per molte categorie di lavoratori non
Mondo Universitario
a rischio, compreso quello di
idoneità psicofisica per i maestri di sci. Snellite le procedure di autorizzazione degli apparecchi per la risonanza magnetica. Tolto il requisito della specializzazione per l'accesso degli odontoiatri al servizio sanitario nazionale.
Sveltita in qualche punto
anche la normativa sulla sicurezza del lavoro: alcune norme prevedono una semplificazione degli adempimenti
per le prestazioni lavorative
di breve durata o quelle, come le ristrutturazioni immobiliari, che impiegano poche
persone, ma anche una rior-
iX, P«-30,7.7A,
!r
ganizzazione della formazione e dell'aggiornamento dei
responsabili e degli addetti
del servizio protezione.
Due sole scadenze, a data
fissa, per gli adempimenti
amministrativi di cittadini e
imprese: scatteranno il primo
luglio e il primo gennaio.
Qualche curiosità, infine.
Per gli studenti che avranno
svolto un percorso di studio
eccellente nella scuola superiore, viene istituita una «borsa di mobilità», che consentirà loro di iscriversi ad una
università in regioni diverse
da quella di appartenenza.
Diventa più fluida anche la
disciplina della privacy. Si allentano gli obblighi per il trattamento dei dati di persone
giuridiche, enti o associazioni. Meno divieti anche per le
persone fisiche nella loro attività di impresa.
Giovanna Cavalli
Pagina 10
Scacco alla meningite
E italiana la nuova arma contro
il meningococco B che causa
500 mila casi l'anno. L'Europa
l'ha approvata . Ma la malattia
flagella il Sud del mondo
DI ALBERTO MANTOVANI
L
a recente comparsa, in Cina, di
un virus influenzale fino ad
oggi sconosciuto e aggressivo,
H7N9, suscita preoccupazione. Al momento non sappiamo
ancora se e in che misura diventerà una
minaccia globale, ma è già scattata la
corsa alla messa a punto di un vaccino in
grado di fermare il virus.
Episodi come questo ci ricordano l'importanza di un'arma di difesa efficace al
punto che, paradossalmente, quasi tendiamo a dimenticarcene dandola per
scontata: i vaccini, l'intervento medico a
basso costo che, più di tutti, ha cambiato
la vita e la salute dell'uomo. Hanno permesso di sconfiggere malattie devastanti
causa, nel secolo scorso, di disastrose
epidemie e innumerevoli morti: stime
dell'Organizzazione mondiale della sanità ci dicono che, entro il 2020, i vaccini
utilizzati già oggi disponibili eviteranno
25 milioni di morti. Parliamo di 7 mila
vite salvate al giorno.
"Estote parati", recita un vecchio motto ecclesiastico. "Siate pronti". Significa
da una parte collaborare a livello internazionale per identificare rapidamente le
eventuali nuove minacce e mettere in atto
strategie di contenimento; dall'altra parte, concentrarsi sulla ricerca scientifica
per sviluppare nuove armi diagnostiche e
terapeutiche. Il nostro Paese è in prima
linea: nella capacità sia di contribuire a
tracciare le origini dei virus sconosciuti,
sia di fare ricerca in Immunologia, e nel
settore delle vaccinazioni in particolare.
Una ricerca di frontiera, come quella
portata avanti da Rino Rappuoli, che a
Siena ha avviato un importante progetto,
sostenuto dall'Unione europea (Aditec),
mirato a porre le basi conoscitive per
generare vaccini innovativi.
Mondo Universitario
Ad esempio contro la meningite da
meningococco, che affligge i paesi sia
ricchi sia quelli in via di sviluppo: fra
questi i paesi dell'Africa subsahariana
noti come "fascia della meningite" per la
frequanza di epidemie devastanti. Esistono diversi tipi di meningococco: quello di
tipo C costituiva un flagello soprattutto
in alcuni paesi nordici. In Inghilterra, in
un anno su 1.500 persone ricoverate 150
morivano nel giro di 2 giorni e 400 portavano con sé gravi conseguenze (ad
esempio amputazione di braccia o gambe) per tutta la vita. La somministrazione
del vaccino, messo a punto in Italia, alla
popolazione dai 2 mesi ai 18 anni di età
ha portato alla totale scomparsa di questa
malattia. Qui e in altre parti del mondo.
Ci auguriamo che abbia ugual successo
anche il nuovo vaccino - anche questo sviluppato nel nostro Paese - recentemente
approvato dall'Ema contro il meningococco B, che prestissimo sarà dispinibile anche
in Italia. Si stima che questo agente infettivo
ogni anno causi 500 mila casi di meningite,
di cui l'80 per cento in Italia ed Europa
occidentale, 50 mila morti e 125 mila danni permanenti. Nonostante questi successi, ci aspettano ancora numerose sfide.
Entro il 2020
l'immunizzazione
contro virus
e batteri salverà
due milioni
e mezzo di vite.
E unassicurazione
per l'intera umanità
Prima fra tutte, condividere i vaccini con
i paesi in via di sviluppo, che non hanno
accesso neppure a quelli più elementari,
ad esempio contro la diarrea infantile o
la polmonite da pneumococco, e dove per
questo ogni anno muoiono 2,5 milioni di
bambini. Ancora, dobbiamo sviluppare
vaccini innovativi che contribuiscano a
debellare malaria, tubercolosi e Aids. È
necessario dunque proseguire le ricerche
per migliorare le nostre conoscenze sul
funzionamento del sistema immunitario.
Lo sviluppo di vaccini innovativi - non
dimentichiamolo - è anche una salvaguardia contro la minaccia di nuove, future pandemie. Come afferma Rino Rappuoli, infatti, «i nuovi vaccini rappresentano l'assicurazione sulla vita per l'umanità del Terzo millennio».
Non solo contro i patogeni: un'altra
importante sfida è quella contro il cancro.
Oggi sono in uso clinico il vaccino contro
l'epatite B, efficace per prevenire una
considerevole quota di cancri del fegato,
e quello contro il Papilloma virus (Hpv),
che provoca il tumore della cervice uterina, il secondo cancro femminile più diffuso dopo quello della mammella.
E se i vaccini preventivi sono ormai
realtà anche contro il cancro, la frontiera
futura è rappresentata dai vaccini terapeutici, basati sull'identificazione e il riconoscimento, da parte del sistema immunitario, di strutture presenti sulla cellula tumorale, e sull'utilizzo di cellule
sentinella capaci di scatenare la risposta
infiammatoria. Per ora è una speranza,
ma sulla quale si sta lavorando in tutto il
mondo, compreso il nostro Paese.
direttore scientifico Istituto Clinico
Humanitas - IRCCS e docente
Università degli Studi di Milano
Pagina 11
Tre studiose italiane
La scienza smaschera
il segreto delle bugie
Il sistema rileva non più solo le variazioni del battito cardiaco, ma anche le reazioni
del cervello. Un metodo per scoprire le menzogne migliore della macchina della verità
di MichelangeloBonessa
ntrio di donne dell'UniBicocca ha sco„ - perto come riconoscere le bugie. Alice, Maria e Roberta hanno in mano lo strumento scientifico per eliminare le menzogne, migliore anche della macchina della verità usata nei processi in America: possono capire se diciamo
la verità rilevando le reazioni
del nostro cervello e non solo
le variazioni del nostro battito
cardiaco o la sudorazione. «La
classica macchina della verità
- spiega Alice Proverbio, docente delteam dell'ateneo milanese - può sbagliare: un innocente sottoposto a interrogatorio potrebbe avere delle alterazioni dei battiti perché è
agitato, non perché è colpevole e la novità di questo studio afferma - è stata proprio la simulazione di una situazione
ansiogena». Il trio ha così scoperto che le zone più attive nel
costruire balle sono nella parte frontale del cervello, ma
non solo: «Attraverso un approccio di studio basato sull'elettrofisiologia cognitiva conclude Pirovano - siamo in
grado di vedere come reagisce
il cervello quando riconosce
qualcosa di familiare, come se
esclamasse'Aha!', e anche come si comporta quando deve
produrre un'informazione falsa». Quando questo nericonosce una comevera si attiva una
determinatazona, maselapersona decide di mentire si attiva una risposta bioelettrica inconfondibile chiamata N400.
È il tentativo di sopprimere la
verità che grazie alle tre scienziate ora ha anche un nome tecnico, non più solo bugie e affini. Maria Vanutelli è al suo primo studio, Roberta Adorni in1
Mondo Universitario
vece ha già lavorato con Alice
inmolte occasioni. Questavolta hanno messo delle speciali
cuffie a venticinque studenti,
equamente divisi tra maschi e
femmine, epoiglihanno sottoposto le domande. Alcune anche molto personali o potenzialmente spiacevoli, proprio
per simulare la condizione di
stress di un interrogatorio.
Hanno anche chiesto di mentire ad alcune e ecco il risultato:
si può essere ancora più certi
che un testimone, o il partner,
non ci stia rifilando una bufala. Un sistema simile è stato anche già utilizzato negli Stati
Uniti in due processiper omicidio: in uno è stato individuato
il vero colpevole, nell'altro è
stato scagionato l'accusato.
Per Proverbio non è la prima
scoperta in quest'ambito: in
passato aveva già partecipato a una ricerca il
cui risultato aveva evidenziato che le donne sono
più rapide a riconoscere gli
errori o le situazioni incongruenti. Esplorando questo
campo scientifico, adesso èinvece passata all'argomento
più specifico delle menzogne:
«Questo studio fa parte di quelli sulla capacità di regolamento del proprio comportamento che hanno gli esseri umani e
quella di mentire è una di queste - sottolinea - tipica dell'homo sapiens: siamo l'unica spe-
ciein grado di manipolare le informazioni per ingannare». E
già sta pensando ai prossimi
impegni: tra i lavori sul tavolo
della docente ci sono uno studio sulla memoria per i volti e
uno con il Conservatorio. Di
brevettare quest'ultima scoperta però non gli è neanche
venuto in mente: «Siamo scienziate» è la risposta.
Pagina 12
Ansia
Non ci si affida più rilevando
solmente le reazioni date dal
battito cardiacoeodallasudorazione
Mondo Universitario
Reazione Risposta
le studiose hanno scoperto
chete zonepiù attive nel costruirebugiesono nella partefrontale del cervello
Quando la persona decide di
mentire si attiva una risposta
bioelettrica
inconfondibile
chiamata N4oo
P rova
Un sistema similea quello italiano è già stato testato anche
negli Stati Uniti in due processi per omicidio
Pagina 13
In Europa è già così
geni umani non sono merce: niente brevettí
La Corte suprema Usa sposa la posizione dei ricercatori contro le aziende
Diana Alfieri
Il lungo braccio di ferro sulla possibilità di brevettare il Dna umano sembra arrivato finalmente alla fine. Il
«no» della Corte SupremaUsa mette fine ad annidi dibattito e di pressioni da
p arte delle aziende per le quali il materiale genetico rappresenta una fonte
molto interessante di profitto. Era una
decisione attesa, soprattutto alla luce
delfatto cheinEuropail«no»allapossibilità di brevettare geni o sequenze di
Dna umano è stato chiaro fin dall'inizio. Per gli osservatori è una delle decisioni più significative nell'era della medicina molecolare ed è inoltre una vittoriapermedici epazienti, peri qualila
possibilità di brevettare il Dna umano
interferisce con la ricerca scientifica e
medica.
Il «no» ai brevetti del Dna umano è
statapresa all'unanimitàdai nove «saggi» della Corte Suprema, che hanno
ammesso esclusivamente la possibilità di brevettare il materiale genetico
prodotto sinteticamente. A sollevare il
problema è stato il caso relativo ad alcuni brevetti della Myriad Genetics,
un'azienda privata di Salt Lake City
specializzata nella diagnosi molecolare delle malattie, in particolare nellaricerca sui geni legati al tumore del seno
e delle ovaie. È stata questa azienda,
per esempio, ad annunciare nel 1990
la scoperta del primo e del più famoso
dei geni legati al rischio di tumore del
seno, chiamato Brcal. Oggi la stessa
azienda si è specializzata intest geneticiperla diagnosideitumoridiseno, colon, utero, melanoma e pancreas.
Al centro della decisione della Corte
Suprema americana c'è quindilapossi-
Mondo Universitario
bilità di brevettare la scoperta di mutazioni genetiche analoghe a quelle che
hanno portato l'attrice Angelina Jolie
ad affrontare un intervento chirurgico
radicale come la mastectomia perchè
portatrice di uno dei geni a rischio.
L'assenza di brevetti, ad esempio, al-
L-
` _fil
Plauso degli scienziati italiani
«La registrazione avrebbe
bloccato i test e la ricerca»
l'inizio degli anni'50 ha permesso alla
ricerca sui tumori di avere un impulso
senza precedenti grazie alle «cellule
immortali» di Henrietta, la donna americana malata di tumore che ha donato
allaricercale sue cellule, dalle quali sono state derivate le prime linee cellulari al servizio della ricerca sul cancro.
Per il genetista Paolo Vezzoni, del
Consiglio Nazionale delle Ricerche
(Cnr) e fra i pionieri delle ricerche sul
genoma umano in Italia, «la decisione
della Corte Suprema americana era ormai nell'aria» e il «no» è stato un «segnale importante del fatto chela salute
va al di là dei brevetti». Una delle obiezioni principali alle pressioni esercitate dalle aziende, ha osservato, è che «i
brevetti rendono più difficile accedere
alle cure».
Una grande vittoria della trasparenza: i genetisti italiani accolgono con
soddisfazione il «no» ai brevetti del
Dna umano deciso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.
«È una grande vittoria della trasparenza», ha osservato Giuseppe Novelli, dell'università di Roma Tor Vergata.
«Non è possibile - ha detto - brevettare
il Dna umano, quello che è possibile
brevettare è la materia ottenuta in modo artificiale».
1 rST
Laboratori
di analisi del
Dna come
quello nella
foto sono
sempre più
diffusi. Ma la
brevettabilità
dei geni
avrebbe
bloccato la
possibilità di
fare certi test
Pagina 14
I milioni
5 1..
sottratti alle Onlus
L
o Stato, l'anno
scorso, si è fregato
quasi cinque milioni di
euro di proprietà delle
circa 50mila onlus, enti
di ricerca, associazioni
e fondazioni che ricevono il 5xmille dai contribuenti. Da ieri la cosa è agli atti del Parlamento, anche se in termini meno diretti dei
nostri.
Accade questo. Un deputato del Pd, il
cattolico Luigi Bobba, aveva chiesto
al Tesoro quanti soldi erano stati destinati dai cittadini al 5xmille e quanti
effettivamente erano stati consegnati
ai destinare. Ieri l'Agenzia delle Entrate ha risposto per bocca del viceministro Stefano Fassina: nel 2011
sommando tutte le scelte espresse dai
Mondo Universitario
contribuenti si arrivava a 487 milioni di euro. Problema: il 5xmille - che peraltro non è
strutturale, ma viene
rifinanziato di volta in
volta - ha un tetto massimo a 400 milioni,
quindi solo quei soldi
sono stati effettivamente distribuiti secondo la percentuale
delle scelte espresse.
Un po' spiacevole, ma
normale visto che si è
scelto di avere un tetto.
Quindi onlus e soci
hanno avuto 400 milioni? Non proprio:
"In data 30 gennaio 2013 - ha spiegato
un imbarazzato Fassina - la Ragioneria
dello Stato ha comunicato che le risorse
disponibili in bilancio sull'apposito cacorrispondevano
a
pitolo
3094
395.012.422 euro". E gli altri 4,99 milioni? Mistero. Si sa solo che la Ragioneria non li tirerà fuori e quegli altri non
li prenderanno.
Pagina 15
L'IMBARAZZANTE PRELIEVO SLI 5 PER MILLE
CIHE T - - ISCE LA FIDUCIA DEGLI IT A IANI
E una notizia tenuta sottotraccia quella dei tagli al cinque per
mille, una notizia che nessuno fino a ieri
voleva dare, perché si può solo arrossire
nel comunicare il prelievo forzoso operato dalla Ragioneria dello Stato ai fondi
che gli italiani destinano alle attività sociali e della ricerca, a quel volontariato
che spesso fa da argine alle fragilità del
Paese.
Come si fa a dirottare più di 9o milioni
liberamente versati da centinaia di migliaia di italiani per sostenere associazioni e
fondazioni che su quei contributi costruiscono un programma di utilità sociale senza sentirsi in imbarazzo per un patto di fiducia tradito? Quando ieri mattina il sottosegretario Fassina ha ammesso che dei circa 490 milioni di curo raccolti attraverso
le dichiarazioni dei redditi ne restavano
più o meno 392 da indirizzare al no profit,
è apparso chiaro che il cinque per mille
dell'anno 2011 non si poteva più chiamare
così: è diventato un quattro per mille.
Si chiude così maldestramente, dopo silenzi e polemiche, il capitolo dei fondi
che 17 milioni di cittadini hanno inteso destinare alle attività socialmente utili che
Mondo Universitario
rappresentano un puntello fondamentale
del welfare e incrociano il mondo della ricerca, dello sport, della cultura. Fa bene il
settimanale Vita, che rappresenta il mondo del volontariato, a indignarsi, proponendo addirittura una class action: perché è legittimo domandarsi se quei milioni di euro sottratti saranno destinati a fin
di bene oppure finiranno per tenere in vita qualcuno dei tanti sprechi di Stato.
Anche se siamo in piena spending review è evidente una sorta di accanimento
punitivo (come quello dei tagli ai fondi
per la disabilità) che penalizza settori importanti per la coesione sociale. Le politiche di austerità stanno mettendo a dura
prova l'attività di enti e fondazioni no profit, ma se non ci fosse stata l'interrogazione parlamentare dell'onorevole Luigi Bobha oggi non sapremmo nulla di quei 9o
milioni sottratti. Ci fanno capire che l'ammontare delle donazioni è inversamente
proporzionale al numero dei donatori:
l'importo diminuisce mentre i benefattori aumentano. Non è un paradosso?
Giangiacomo Schiavi
gseffiavi,@res.it
J RIPROIJUZIONF RISERVATA
Pagina 16
Finalmente l'America si allinea
all'orientamento di noi europei
L I NTERVENTO
analmente anche l'America
se n'è accorta. In Europa il
Dna non è mai stato considerato brevettabile e ieri è
arrivata la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti: all'unanimità i nove giudici della
Corte hanno stabilito che un
segmento di Dna umano e i geni in esso contenuti non possono considerarsi in alcun modo
oggetto di brevetto. Si tratta di
una presa di posizione molto
importante che, finalmente,
consente anche agli Stati Uniti
di allinearsi a quello che in Europa era un orientamento che
si è affermato sin da quando,
negli anni Ottanta, sono arrivati i primi risultati scientifici sull'estrazione del Dna. Se infatti
l'Ufficio Brevetti Europeo non
ha mai rilasciato patenti che attestassero la proprietà privata
di un gene isolato dal Dna, fino
a ieri, negli Usa c'era ancora la
possibilità di brevettare un gene di un individuo, il che costituisce un assurdo. Il Dna, in
quanto tale, viene estratto da
una cellula di un individuo e
dargli una patente sarebbe come tentare brevettare un organo umano come il fegato, per
esempio.
re tutelato e brevettato in tutte
le forme legali che difendono
la proprietà intellettuale. Per
quanto riguarda il settore delle
realizzazioni genetiche sintetiche, insomma, la questione è
pacifica. Ed è pacifico, altresì,
che nel campo della ricerca genetica si brevettino i metodi
per leggere il Dna, i protocolli e
gli apparecchi impiegati per
analizzarlo e interpretarlo. In
quel caso il brevetto riacquista
un senso, perché siamo di fronte a strumenti, tecniche e dispositivi che sono frutto della
tecnologia e dell'attività uma-
LA TRASPARENZA
Oggi come oggi, la sentenza
della Corte Suprema è una
grande vittoria non solo per i
pazienti ma per tutta la comunità scientifica. I medici, infatti, potranno avere accesso a tutte le informazioni sui geni necessarie per progredire nei loro studi. Inoltre, si scongiurerà
un serio pericolo, ossia la possibilità, per alcuni malintenzionati, di nascondere l'eventuale
pericolosità dei propri protocolli di sperimentazione clinica, dietro il diritto, dietro la
proprietà. Una maggiore trasparenza, insomma, con cui
qualunque scienziato che abbia a cuore il progresso della
scienza e la salute delle persone non ha paura di misurarsi.
IL MATERIALE SINTETICO
La sentenza della Corte Suprema, contemporaneamente, ha
sancito che il materiale genetico sintetico, invece, può essere
oggetto di brevetto. Anche qui
la scelta è certamente ragionevole e più che condivisibile. In
questo caso, infatti, non siamo
più chiamati a pronunciarci su
un elemento naturale, ma su
un prodotto dell'ingegno umano che, giustamente, deve esse-
Mondo Universitario
na. Ma cosa comporta, per la ricerca, la globalità di questa
sentenza? Si tratta di una notizia sicuramente fondamentale. Negli anni scorsi, io stesso
sono incappato diverse volte in
momenti di "imbarazzo" scientifico con i colleghi d'Oltreoceano, proprio a causa di questa
diversità di vedute, di questa disparità di normativa a proposito del trattamento dei genie, di
conseguenza, della messa a disposizione delle ricerche che li
riguardavano. È un problema
non di poco conto. Si pensi soltanto che, all'indomani del
completamento della mappatura del genoma, nel 2001, il
mondo ha dovuto ringraziare
il fatto che questo risultato fosse stato ottenuto anche da un
consorzio di enti pubblici, oltre che da Craig Venter, se il genoma è poi diventato di dominio pubblico.
IL GENETISTA Giuseppe Novelli
dell'Università Tor Vergata
Giuseppe Novelli,
genetista dell'Università
di Roma Tor Vergata
Pagina 17
Lettere al Direttore
Anche a Cambridge sanno cos'è la democrazia?
Risposta dall'Italia agli studenti del famoso ateneo
britannico. Mentre la Rai rivendica la "sua Cultura"
I
n riferimento a Sette n . 22, pagine 12,
145 e 146. Sia la lettera di Marco Denari e Adrea Maggio (pagg. 145,146)
che l'articolo di Aldo Grasso parlano
dell'Università come se in Italia l'Università
non costituisse spesso soltanto un ripiego, un
parcheggio per disoccupati . Si vorrebbe fare
altro, ma di lavoro ce n'è poco , e ce n'è sempre
stato poco anche in tempo di non crisi . D'altra
parte, non si capisce perché le Università
dovrebbero privarsi degli afflussi in gran
numero, cioè privarsi di introiti compatibili
con un mercato di massa . Lei farebbe forse
il direttore di una rivista odi un giornale che
aspira a vendere poco? Dovrebbero anche
riflettere, i due studenti di Cambridge, sul
fatto che "il mito dei soldi facili" è una illusione
che la mancanza di lavoro porta con sé. Se ci
fosserovere possibilità lavorative , i giovani
non ambirebbero così tanto ad andare da
Maria De Filippi . Incolpare i giovani , incolparsi, incolpare la propria generazione della
situazione in cui si trova, somiglia tanto ai
mea culpa della Sinistra, la quale non capisce
che in Italia più del 30% dei voti non lo potrà
mai pigliare . Potrebbe sembrare coraggioso,
ma è invece un atteggiamento vile, quanto
la ricerca del colpevole in generale. Si dice "la
colpa è nostra" per rincuorarsi , come fa Renzi,
per asserire che il "male" e il dolore a questo
mondo non esistono ; per essere, ancora una
volta, ottimisti e liberisti in modo assoluto. Ma
questo è un ottimismo animalesco, che non si
ferma mai , che non conosce senso del limite,
il limite oltre il quale si disonora se stessi
e l'idea di sé, sempre che se ne abbia una.
Ora, se la mediocrazia nelle Università non
piace agli studenti di Cambridge , forse non
gli apparirà giusta neppure la democrazia.
Infatti la possibilità di studiare e di fare scelte
non incanalate, e anche scelte sbagliate, non
è altro che una conseguenza del benessere,
del progresso e della democrazia che i nostri
genitori hanno procurato e accettato per noi,
ma che tutti più o meno abbiamo accettato,
perché ci piacciono e ci fanno vivere bene. Lo
è anche la possibilità di rimanere disoccupati, possibilità che però viene considerata
soltanto a posteriori , quando cioè diventa
realtà, e quando ci tocca personalmente. In
Italia, la cultura aziendale fatica a pervadere
le Università, che sono ancora atenei , fatica a
pervadere i partiti , che sono ancora società di
mutuo soccorso, e anzi fatica a pervadere le
stesse aziende, che sono, similmente agli enti
pubblici, il luogo di compensazioni politiche di
ogni genere e di nomine e scambi di favori. Ma
la mia domanda è: perché mai le Università dovrebbero preparare al lavoro? Chi ha
stabilito questo modello? Inoltre : perseguire
questo modello non significa forse creare
aziende universitarie rivolte alle masse? C'è
una contraddizione di fondo, un inganno. Per
cui, provocatoriamente, arrivo a chiedere:
perché le aziende dovrebbero assumere per
via meritocratica ? Forse abbiamo qualche
esempio, al mondo, di meritocrazia? Oppure,
forse, al di là dello schermo televisivo e delle
meraviglie che ci fanno vedere , "funziona"
ancora con le conoscenze ? Quale percorso
meritocratico porta a far lavorare migliaia di
messicani clandestini nelle fattorie degli Stati
Uniti? Quale meritocrazia c'è, nell 'elezione
di George W. Bush alla presidenza? E nelle
assunzioni entro banche, compagnie assicurative, aeree, concessionarie? E nel tessile?
Quale "libero mercato" decide i prezzi delle
materie prime, della frutta, dei carburanti, dei
medicinali? Gli studenti di Cambridge si "vergogniano" sempre un po', di una "vergognia"
scritta proprio con la "i": loro sono sicuri che
con una Università seria sarebbero ancora fi
dove sono, a prendere sfilze di 30 e lode. Sono
sicuri che una Università seria salverebbe
l'Italia, perché c'è un colpevole della attuale
situazione. Sono sicuri di conoscere bene la
matematica, oltre che l'italiano, e benissimo
quasi tutto . Sono sicuri che un Paese si possa
giudicare in base alle università che esso
ospita, almeno quanto Grasso è sicuro della
possibilità di intraprendere una professione,
in modo semplice, con la chiave inglese, come
in America. Be', perché non prova a farlo?
Un'ultima cosa : la storiella del "what 's going
ori with Italy" è patetica, è luogo comune
ormai alla stregua di pizza e mandolino. Gli
anglosassoni ce la propinano perché rientra
nella loro parte di puritani e ingenui, quali non
sono assolutamente , e perché rientra - assolutamente - nella nostra parte la pratica della
lamentela e della ricerca di colpe. Così ognuno
può continuare a fingere.
- Paolo Agostini
ne dei generi del Contratto di Servizio, ha
dedicato nel 2012 il 20% della sua programmazione televisiva a programmi e rubriche
di promozione culturale e quasi il 13% della
sua programmazione radiofonica alla cultura.
In particolare è dedicato alla cultura il 10%
della programmazione delle reti televisive
generaliste e il 23,8% della programmazione dei canali specializzati . Prosa, concerti di
musica classica e di musica lirica , programmi
scientifici , di storia e di letteratura popolano i
palinsesti dei nostri canali e risultano essere
di gran lunga i programmi culturali più seguiti
dal pubblico italiano. Solo per fare alcuni
esempi : La commedia di Eduardo De Filippo
Sabato Domenica e Lunedì interpretata da
Massimo Ranieri e trasmessa da Rai 1 il
1° maggio 2012 è stato il programma
culturale più seguito del 2012 con 4.795.000
ascoltatori e il 20,1 % di share; i tradizionali appuntamenti di capodanno, come il
concerto della Fenice e quello di Vienna,
vengono trasmessi da sempre da Rai 1 e Rai
2 e vengono seguiti da milioni di telespettatori; le trasmissioni di Piero e Alberto Angela
sono una presenza costante nel palinsesto di
Rai 1 e Rai 3 e vengono trasmessi sia in prima
serata che settimanalmente tutto l 'anno il
sabato pomeriggio . La Rai ha anche un modo
tutto suo di integrare cultura e intrattenimento: programmi come La più bella del
mondo o Tutto dante di Roberto Benigni o Che
tempo che fa di Fabio Fazio sono la perfetta
sintesi tra cultura ed intrattenimento. Come
riesce a far convivere intrattenimento e cultura anche Rai 5 con la sua offerta settimanale di teatro, Passepartout con Philippe Daverio, Cool Tour, La banda del book oltre alle
inaugurazioni annuali delle stagioni liriche di
tutti i più grandi teatri d'Italia , a partire dalla
prima della Scala diffusa fino al Giappone. Rai
Storia e Rai Scuola , poi, sono canali totalmente dedicati alla cultura: storia, letteratura, arte e filosofia popolano i palinsesti dei
due canali di Rai Educational e forniscono
contenuti che possono essere fruiti anche
da specifiche applicazioni utilizzabili tramite
smartphones e tablets.
- Fabrizio Casinelli
Responsabile RAI Relazioni con i Media
n merito all'articolo di Paolo Martini
"Un sogno, la Rai dal piffero al Pif-fero"
egnalo che la Rai, secondo la definizio-
Mondo Universitario
Pagina 18
«Il genoma umano non può essere brevettato»
>Usa, sentenza storica
della Corte suprema
Il caso della Myriad
ILVERDETTO
NEW Y0 R K Stop ai brevetti sui geni
umani; solo quelli manipolati in laboratorio potranno essere registrati e protetti d'ora in poi dalle imitazioni di eventuali aziende rivali. La
Corte Suprema americana ha
emesso ieri una sentenza di portata storica, che per la prima volta interviene in un campo di ricerca
medica aperto trenta anni fa, e che
è oggi aggrovigliato tra confusione
e abusi. I nove saggi togati hanno
dettato una soluzione salomonica
della materia, a metà strada tra
una liberalizzazione da Far west e
il bando completo della ricerca miliardaria che è già in pieno svolgimento.
LE PRIME SCOPERTE
Il governo statunitense ha iniziato
a rilasciare brevetti sul gene umano nei primi anni '80, quando i ricercatori iniziavano a scoprire e a
decodificare la sequenza del dna.
Le pratiche registrate al momento
sono 4000, e coprono il 40% dei nostri geni. Da un punto di vista commerciale la decodificazione è un atto di creazione autonomo, e quindi
degno di protezione per chi l'ha
eseguita. Ma nella realtà dietro
quel documento c'è una frazione
infinitesimale dei nostri corpi, e
Mondo Universitario
autorizzarne la licenza esclusiva
di duplicazione equivale ad appaltare la nostra vita all'industria farmaceutica. La questione è diventata controversa ora che un'azienda
di Salt Lake City, la Myriad Genetici, ha sviluppato un test di laboratorio che permette di prevedere il
grado di probabilità che una paziente sviluppi un tumore al seno o
alle ovaie. E' il test che ha permesso all'attrice Angelina Jolie di decidere di farsi asportare entrambi i
seni. La Myriad può permettersi di
chiedere 4.000 dollari per i due stadi del test perché è la sola autorizzata a usare i geni che lei stessa ha
identificato e registrato.
IL DIVIETO
Il privilegio è stato impugnato in
tribunale da una coalizione di ricercatori, associazioni di consumatori e pazienti, sotto l'ombrello
del sindacato Aclu che difende le libertà civili degli americani. Una
corte di primo grado aveva dato loro ragione, ma la sentenza era stata impugnata in appello, prima di
arrivare sul tavolo della Consulta
ed essere a sua volta annullata. Il
divieto di brevetto non tronca la
corsa della Myriad, anzi ne rilancia le fortune, come si è visto dalla
brusca impennata del titolo ieri in
borsa. L'azienda infatti non disegna il suo test a partire dai geni
umani Brcal e Brca2 che sono le
mutazioni tumorali di seno e ovaie, ma dai loro cloni creati in laboratorio, e ripuliti dalle "scorie" che
sarebbero da ostacolo al test. Anche per questi geni sintetici, rispettivamente il cBral e il cBra2, la società ha ottenuto e registrato brevetti, e su questa base ora potrà
continuare ad esercitare l'esclusiva, che scadrà comunque nel 2015.
Ma prima di quella data, ora che la
protezione sul codice umano è stata rimossa, altri istituti di ricerca
avranno messo a punto e brevettato nuove tecniche per la produzione di geni sintetici, e ognuna di lo-
ro guadagnerà il diritto di confezionare test alternativi a quello della Myriad. Il monopolio che fino ad
ora la Myriad ha avuto è così dissolto, e ad avvantaggiarsi alla fine
saranno i pazienti, i quali possono
sperare che il prezzo del test scenda in modo considerevole, per la
molteplicità di offerta e della domanda.
STOP ALLE POLEMICHE
La decisione quindi risolve la questione spinosa del privilegio di
classe, che aveva accompagnato la
rivelazione di Angelina Jolie. Un
test dai costi contenuti sarà accettato con maggiore facilità dalle assicurazioni mediche. Allo stesso
tempo la Corte ha messo fine alla
lunga scia di polemiche che accompagna da anni la concessione
dei brevetti sui geni umani. Anche
questo, come lo scandalo del Datagate, fa riferimento ad un fenomeno che è maturato negli anni sotto
lo sguardo inconsapevole di molti
e la denuncia di pochi, ed è arrivato alle prime pagine dei giornali solo con le foto dell'attrice sorridente
e fiera dopo l'operazione. D'improvviso si è scoperto che l'industria farmaceutica si stava impossessando del nostro corpo, come è
già accaduto nell'industria alimentare con i brevetti sui semi gmo,
con conseguenze difficili da immaginare, ma tutte ugualmente spaventose. La sentenza di ieri è intesa a dissipare questi timori, e la
sua applicazione presto ci dirà se è
arrivata in tempo per cancellarli.
Flavio Pompetti
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Stati*
die Decisione unanime dei giudici americani: impossibile considerare invenzione un elemento naturale
«Non si può brevettare il Dna umano»
Sentenza della Corte suprema che però dà il via libera ai geni sintetici
Marco Valsania
NEW YORK
Igenidelcorpoumanononsi
possono brevettare. La Corte suprema americana, con una sentenza che promette di fornire nuove
regole e indirizzi alla ricerca
scientifica e al business della medicina, ha deciso che simili sequenze naturali di Dna, anche se
isolate da parte di un'azienda,
non sono coperte da diritti di proprietà.intellettuale perché, nella
parole della Corte, «non è stato inventato nulla». I brevetti sono invece legittimi peri geni artificiali,
quelli sintetizzati in laboratorio.
Per gli alti magistrati americani, che si sono espressi all'unanimità dardo ancora più forza alla
loro scelta, è stato il primo ingresso nel grande settore in
espansione della medicina molecolare. Consentirà ai ricercatori
di proseguire sulla strada delle
scoperte senza temere di essere
portati in tribunale per violazióni di "patents"; ai medici e ai pazienti, soprattutto afflitti da tumore, di aver maggior accesso alle scoperte in questo campo. Per
le aziende, secondo gli analisti,
potrebbe avere conseguenze
contrastanti: scoraggiare investimenti per chi oggi punta molto sui brevetti, ma incoraggiare
un maggior numero di protagonisti a farsi avanti e a innovare.
Mondo Universitario
Il caso ha riguardato la Myriad
Genetics, un'azienda dibiotecñologie con sede a Salt Lake City
che possiede i brevetti di due geni. Sono il BRCA1 e BRCA2 e possono rivelare quante probabilità
ha una donna di sviluppare un
cancro al seno o alle ovaie. Il risultato è che aziende quali
Myriad possono vantare così un
monopolio su test ed esami basati su simili geni. Che sono saliti
LA POSTA XN GIOCO
Il caso è nato da Myriad
Genetic, che aveva
depositato due brevetti
per le terapie di prevenzione
contro il cancro
...........................................................................
anche all'onore della cronaca di
recente, quando l'attrice Angelina Jolie ha scelto la mastectomia
per evitare gli eccessivi rischi di
sviluppare la malattia.
I brevetti sono stati portati in
tribunale dauna coalizione dimedici e associazioni dipazienti convinta che soffocassero la ricerca e
danneggiassero i cittadini. E, dopo un parere a favore di Myriad
in Corte d'Appello, la vicenda è
arrivata alla Corte Suprema. Una
battaglia cominciatanel2oo9 che
ha visto lamassima autorità giudi-
ziaria statunitense ribaltare il parere precedente. Per la Corte ha
redatto la motivazione fmale il
giudice Clarence Thomas, in i8
pagine che hanno messo in luce
una posizione condivisa, come accade dirado. «Myriadnonhacreato nulla -ha scritto - Ha scoperto
un gene importante e utile, ma
l'azione di separare questo gene
dal resto del materiale genetico
nonpuò essere defmitaun'invenzione». Uno scambio di vedute
durante il dibattimento, tra gli avvocati di Myriad e il presidente
della Corte Suprema John Roberts, ha a suavolta illustrato lo scontro con una metafora sul baseball:
i legali dell'azienda hanno affermato che isolare i geni era come
dar vita a una mazza da baseball
dal legno di un albero. Roberts ha
risposto che nulla è più lontano
dalla realtà: se tagli un ramo non
hai una mazza da baseball, che invece deve essere inventata.
Per Myriad, però, si tratta di
una sconfitta solo parziale: la società vanta anche brevetti su geni sintetici che sono stati protetti dalla Corte Suprema in qualità
di invenzioni. Il comparto delle
ricerca genetica, dunque, rimane aperto all'impegno e agli investimenti di un esercito di aziende. E il titolo di Myriad è salito
ieri del2,5% in borsa.
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Pagina 20
La ricerca. Un laboratorio della società Cetera Genomics. negli Usa
La decisione della Corte
Igeni umani non possono
essere brevettati, quelli prodotti
sinteticamenteinvecesì. Lo ha
stabilito la Corte suprema
americana. Il no ai brevetti del
Dna umano è stato deciso
all'unanimità dai nove saggi
della Corte Suprema. Il motivo
dell'opposizione è cheil Dna
viene dalla natura e come tale
Mondo Universitario
non è possibile brevettarlo, a
differenza dei prodotti sintetici
,a La causa coinvolge Myriad
Genetics, azienda di
biotecnologie con sede a Salt
Lake City, che possiede i brevetti
di due geni . Si chiamano Brcal e
Brca2 e possonoindicare quante
possibilità ha una donna di
sviluppare un cancro al seno o
alle ovaie
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Diplomacy In campo l'International diplomatic engagement association
giovan i ambasciatori
ri partono dalla Russia
«Ascendingleaders
from around the
world». Si definiscono
così, sul proprio website, i
giovani che aderiscono a
Idea, la International
diplomatic engagement
association, un network di
20 associazioni nate nei
Paesi del G20. I loro
delegati, tutti under 30, si
ritroveranno a San
Pietroburgo, tra il 18 e il
21 giugno, per mettere a
punto le loro richieste ai rappresentanti
«veri», quelli che parteciperanno ai lavori
del summit il 5-6 settembre. Hanno
organizzato un ride event, come avviene
ormai da otto anni, per confrontarsi su
temi come lo sviluppo sostenibile e il
sistema finanziario internazionale.
Conclusioni e proposte formulate durante i
panel di discussione confluiranno in un
final comuniquee, che ciascuna
associazione consegnerà ai rappresentanti
del proprio governo in vista del summit
del leader. Quella dei giovani che vogliono
contare e fare network a livello
diplomatico è ormai una realtà, da qualche
anno anche in Italia.
«Abbiamo dato il patrocinio a questa
iniziativa, purtroppo non possiamo
permetterci di sostenerla con fondi che
non ci sono», racconta al Mondo
Lamberto Moruzzi , head of G8-G20
Unit al ministero degli Esteri. «Ho
incontrato nelle scorse settimane i giovani
italiani che parteciperanno al G20 Youth
Summit, una delegazione di cinque ragazzi
molto preparati e motivati, che abbiamo
contribuito a selezionare insieme allo staff
della Young ambasador society,
l'associazione italiana che aderisce a
Idea». Effettivamente, scorrendo i
curriculum di questi diplomatici in erba, si
trovano lauree con il massimo dei voti,
Foto di gruppo
dell'International
diplomatic
engagement
association
conoscenza di più
lingue, esperienze
formative e
lavorative all'estero,
competenze non comuni su sviluppo
sostenibile e cooperazione internazionale.
In realtà, di delegazioni ce ne sono due, la
seconda parteciperà al G8 Youth Summit,
ride event del G8, dal 24 al 28 giugno. «A
Londra i nostri delegati saranno otto e lo
spirito con cui parteciperanno all'evento,
sostenendo direttamente le spese, sarà lo
stesso di San Pietroburgo», spiega Mariella
Bologna, delegata a Parigi nel 2011 e oggi
nello staff di Yas. «Vogliamo far sentire la
nostra voce, confrontarci con i colleghi
degli altri Paesi. Le due delegazioni sono
in formazione, sono state accolte per una
giornata di training sia dal ministero
dell'economia sia dalla Farnesina. E poco
prima di partire faremo un incontro
finale».
Gli ascending leaders italiani sono entrati
nel giro solo da un paio d'anni, ma
l'interesse nelle università di casa nostra
cresce. «Lo scorso anno le candidature di
studenti e giovani laureati per entrare nelle
delegazioni di Y8 e Y20 sono state circa
150, quest'anno quasi il doppio. La
selezione si basa sul curriculum, sulle
competenze linguistiche e sulla
conoscenza, più o meno approfondita,
dell'agenda politica internazionale e dei
temi specifici dei singoli summit». Il
network è attivo dal 2006, ma solo lo
scorso anno, in occasione del G8 di
Washington, c'è stata la formalizzazione
delle attività e la nascita di Idea. «Lo
scorso anno la maggior parte delle
delegazioni ha avuto un riscontro con il
proprio governo, da noi invece è mancato
un confronto effettivo», aggiunge Bologna.
«Sosteniamo questa iniziativa, e ci
confronteremo con i giovani delegati dopo
i due summit. Vogliamo conoscere le loro
impressioni», conclude Moruzzi.
Michele Caropreso
IL ..........
MONDO
.........................................
....giugno
21
2013
Mondo Universitario
Pagina 22
........ .................................... ......
di Fabio Sottocornola
Azzone, tra wall
e streaming al Poli
Al Politecnico di Milano è muro contro
muro, ma sarebbe meglio dire wall vs wall.
Oggetto dello scontro, come noto, è la
decisione del rettore Giovanni Azzone
con il supporto di cda e Senato
accademico, di bandire l'italiano da lezioni
ed esami per lauree magistrali e dottorati.
Che dall'ottobre 2014 si dovrebbero
tenere «esclusivamente in inglese».
Contrari cento professori rappresentati da
Maria Agostina Cabiddu che hanno già
vinto davanti al Tar Lombardia. II magnifico
ha annunciato ricorso al Consiglio di
Stato. La tensione resta alta, la questione
è ormai di rilevanza nazionale. Nel cestino
sono finite alcune lettere riservate di
docenti illustri per tentare una via di
compromesso, tipo un forte bilinguismo.
In silenzio gli ex rettori Adriano De Maio e
Giulio Ballio . Adesso chi rischia più di
tutti è Azzone. II quale, invece, pare
convinto che alla fine vincerà: secondo chi
gli ha parlato, avrebbe ricevuto
rassicurazioni non meglio precisate dai
vertici dei Miur. Ma i problemi immediati
non mancano. In attesa che il Consiglio di
Stato si pronunci (per fine 2013?) il Poli
deve promuovere all'estero le lauree se
vuole attrarre studenti e diventare più
internazionale. Un'imponente operazione
di marketing da avviare almeno un anno
prima, quindi in autunno. Poi vanno
raccolte le iscrizioni e tutto il resto. Non
facile con la spada di Damocle di un'altra
sentenza avversa. In quel caso, che cosa
accadrà? Azzone dovrebbe trarre le
conseguenze e, come ha già ventilato in
qualche occasione, potrebbe dimettersi.
Ma c'è chi teme un rovescio della
medaglia su scala nazionale: atenei piccoli
e docenti pigri avrebbero una buona
scusa per mettere al bando l'inglese,
magari per anni. Intanto in università le
discussioni non diventano pubbliche: a
fine maggio Nicola Schiavone garante
della trasparenza aveva chiesto di
mandare in streaming le sedute di cda e
Senato. I professori hanno detto no.
IL MONDO
......................................................
21 giugno 2013
Mondo Universitario
Pagina 23
DOSSIER .........................................
UNIVERSITÀ
& innovazi
Alleanze sempre più strette
S tu d are
è u n a b e ll a
i
I INA 0 D 1x Q A
Gli investimenti complessivi s ono ancora
insufficienti. Ma gli accordi con le aziende
stanno rivitalizzando l'offerta formativa
di grandi e piccole accademie. Ecco come
L ultimo treno ad alta velocità, in grado
di sfrecciare a 360 chilometri l'ora,
uscirà a fine anno dal Joint research center
trasporti del Politecnico di Milano, il centro
di ricerca congiunto con Trenitalia e Rfi,
Ansaldo Breda, Bombardier
Transportation, Abb, BalfourBeattyRail,
Sirti e Contact. Mentre è in fase di
assemblaggio un drone (veicolo marino di
quattro metri ad altissima velocità, fino a
200 chilometri l'ora) che sarà governato a
distanza attraverso una replica del cruscotto
con la stessa visuale percepita da bordo.
Progettato nel laboratorio Sealab
dell'Università La Sapienza di Roma, è
stato realizzato in sinergia con alcune
imprese come Acesystem per la
sensoristica, Xaos per l'informatica e ICap
e Star Automation per la robotica. Sono
due punte di eccellenza e di esperienze
positive di collaborazione tra accademia e
mondo produttivo, anche se ancora limitate
per numero e per peso. I finanziamenti
DOVE COVANO LE IDEE
6,9%
7,9%
2,8%
11,7%
14,3%
I
0,8%
40,6%
15,1%
Brevetti venduti o in licenza per aree disciplinari
dell'industria impattano sulla ricerca
universitaria solo per l' l % (circa 67 milioni
su quasi 6 miliardi di euro), rispetto al 15%
della Germania e al 7% della media
europea (dati Oecd 2011).
«Nonostante l'incidenza ancora limitata, da
un decennio si registra un certo dinamismo
nei rapporti tra atenei e imprese, accelerato
negli ultimi tempi», segnala Andrea
Bonaccorsi, membro del comitato direttivo
di Anvur (Agenzia nazionale di valutazione
del sistema universitario e della ricerca),
che a luglio presenterà il primo rapporto di
valutazione della qualità della ricerca nelle
università italiane. «Va sottolineato che
l'aumento del peso del finanziamento
privato sulla ricerca pubblica deve essere
aggiuntivo e non sostitutivo rispetto
all'innovazione di ampio respiro e al rigore
scientifico tradizionali, importanti anche
per il sistema produttivo», continua
Bonaccorsi, che aggiunge: «Un problema
molto peculiare dell'Italia è l'insufficiente
trasferimento delle conoscenze alle pmi.
Spesso si colpevolizza l'università su
questo tema, ma la soluzione risiede in una
rete più diffusa e professionalizzata di
intermediazione intelligente, in grado di
portare ai settori produttivi e alle aziende le
applicazioni di cui hanno bisogno, che
magari esistono già in altri settori e che
A sinistra, la sede della Lum di Bari . Qui sopra, il Politecnico
di Milano e quello di Torino (a destra, il rettore Marco Gilli)
................................................................................O
Mondo Universitario
ILMONDO
21 giugno 2013
Pagina 24
DOVE FRUTTANO LE IDEE CHE CREANO RICCHEZZA .........................................................................................
25 9%
I
29,4%
I
,
25,4%
58,8%
23,5%
46,5%
44,1%
30,1%
A sinistra, gli spin-off universitari per aree e dimensione dell'ateneo. Al centro, la localizzazione degli incubatori. A destra, dove originano i brevetti
Telecom Italia, Pirelli, Whirlpool, Ansaldo
Energia, Maire Tecnimont, Cesi, Ferrovie
Nord.
«Sta cambiando l'approccio alla ricerca:
oggi la sfida non è più rispondere al singolo
problema con il singolo esperto, ma essere
un partner con competenze integrate, il
quale risponda a tematiche trasversali che,
per esempio, includano la meccanica, la
chimica, il design e l'it. Non solo, le
aziende stesse ci chiedono di rompere gli
schemi per pensare a soluzioni da qui a
dieci anni, secondo un approccio che solo
un impegno a medio-lungo termine può
sostenere», commenta Ferruccio Resta,
Mondo Universitario
delegato del rettore per la valorizzazione
della ricerca e il trasferimento tecnologico
del Politecnico di Milano. La logica del
paternariato muove anche il Politecnico di
Torino con la sua Cittadella Politecnica,
che ospita centri di ricerca di diverse
aziende, fra cui quello sui motori ibridi di
General Motors. In molti casi i progetti
sono congiunti con i ricercatori del
Politecnico, come nel recente Joint open
lab con Telecom Italia. «La reputazione del
nostro ateneo si giocherà nei prossimi anni
sulla capacità di coniugare alta formazione
e ricerca avanzata e di condividere, non
semplicemente di trasferire, il patrimonio
di conoscenze che sapremo sviluppare con
gli attori del sistema socio-economico.
Ecco perché stiamo convergendo verso il
nuovo modello di ricerca chiamato
knowledge sharing, che si basa su
complementarietà, multidisciplinarietà e
partenariati stabili con enti locali e
aziende», afferma Marco Gilli, rettore del
Politecnico di Torino. Dove si è appena
costituito anche il Csp Jointlab, risultato di
un accordo triennale con Csp, Sisvel
Technology, Teseo ed Eurixgroup. «La
grande novità è che condivideremo nello
stesso luogo i rispettivi ricercatori», spiega
il direttore del Csp Sergio Duretti. «Questi
lavoreranno insieme allo sviluppo di
sistemi integrati nella robotica e di una
piattaforma per l'internet delle cose».
Gaia Fieriler
Pagina 25
Le lingue globali tra resistenze e voglia di cambiare
Inglese , ma anche cinese, tedesco e...
Non si sa come finirà la
contesa tra il Politecnico di
Milano e chi resiste (gli
stessi docenti) contro
l'estensione
dell'insegnamento integrale
in inglese nelle lauree
magistrali. Ma certo, il
partito delle lingue globali
sta prendendo piede un
po' anche in Italia. Ma non
è abbastanza. Le tendenze
Mondo Universitario
sono contrastanti. Al
Collegio San Carlo di
Milano, per esempio, il full
english si estende dall'asilo
nido al liceo (con opzioni
per il cinese). Ma nelle
università è difficile fare
passare la stessa politica.
La Porsche consulting
cerca manager che parlino
inglese (e possibilmente
anche tedesco: la
Germania è il primo partner
industriale ed economico
dell'Italia) ma ha dovuto
bocciare tutti i candidati
italiani alla selezione. Che
cosa manca per
convincere le istituzioni ad
accelerare in questa
direzione? (Nel frattempo a
Londra ha aperto la prima
università cinese...)
E.T.
Pagina 26
DOSSIER ................................................................................
L'università
di Bologna
UNIVERSITA
mie
Via al nuovo corso
I
1 fenomeno più importante che coinvolge
in questi tempi tutte le università italiane
riguarda il processo di accorpamento dei
corsi di laurea per rispondere ai requisiti
minimi richiesti dalla legge Gelmini: in due
anni La Sapienza di Roma, la più grande
d'Europa con oltre 130 mila studenti, è
passata da 23 facoltà a 11 e da 110
dipartimenti a 63. Ma in questa rivoluzione
non mancano nuove proposte che cercano
di rispondere alla domanda emergente di
competenze di un mercato del lavoro che
ha sempre meno confini. Così cresce
l'offerta di corsi in inglese, da medicina a
economia, proprio mentre il Tar boccia la
s Cu:
lk
-ÿ{ .7 JI° - ■
Le iniziative dopo la legge Gelmini
La Cattolica a Milano
decisione del Politecnico di Milano di
erogare l'intera offerta magistrale e di
dottorato in lingua dal 2014, accogliendo il
ricorso di un centinaio di docenti. Ma il
Polimi è pronto a dare battaglia e ha già
annunciato che impugnerà la sentenza al
Consiglio di Stato (vedere anche articolo
in basso). A Roma la Cattolica raddoppia
la facoltà di Medicina con la versione
inglese, oltre a proporre diversi corsi in
lingua a Milano tra economia, banking e
international management. Nella Capitale
anche La Sapienza propone medicina in
inglese, economia politica, design di
prodotto, corsi di ingegneria, di intelligenza
artificiale e robotica e
informatica. Bocconi, invece,
il prossimo autunno spedisce
dritti all'estero con il World
bachelor in business che, con
la University of Southern
California e la Hong Kong
University of Science and
Technology, è il primo corso
di laurea di primo livello
itinerante in tre continenti e
M con tre diplomi finali. Anche
la Libera Università
Mediterranea (Lum) di Bari
ha scelto la via dell'inglese
VIA th,
fr
alla facoltà di Economia, con il Global
scenarios and international finance al corso
di laurea biennale e con alcuni moduli alla
triennale. «Il nostro obiettivo è di diventare
più attrattivi anche per i ragazzi frontalieri,
quelli dei Paesi balcanici», commenta
Antonio Salvi, preside di Economia alla
Lum e docente di merger & acquisition
(m&a) alla Bocconi.
Sempre in tema internazionale, alla Liuc
parte in inglese il corso di laurea triennale
Business economica, come pure la nuova
laurea magistrale made in Italy
management and entrepreneurship,
co-progettata con associazioni di categoria
e imprese del made in Italy: Aida Partners
Ogilvy, Anci, Anima, Caffarel,
Centromarca, Ermeneia,
Federmanagement, Fondazione Edison,
Fondazione Gianfranco Ferré, Smi.
Un altro fenomeno in crescita è, infatti,
quello dei corsi e dei master in partnership
con imprese del territorio o multinazionali,
interessate a formare figure specializzate
nel proprio settore. Alla Liuc anche il
nuovo master di secondo livello in human
resources management nasce da un simile
accordo: Angelini, Atlas Copco, Cbs
Outdoor, Colussi Group, Epson, Festo, Fpt
Industrial, Lindt & Sprungli, Loccioni,
Mercer, Novartis, Page Personnel, Spontex
lo finanziano in parte (ridotta del 50% la
quota di partecipazione), garantiscono lo
stage e partecipano alla didattica.
Dalle aziende partner è sostenuto l'intero
costo della seconda edizione del master in
Meccatronica & management, grazie
all'ingresso di D'Andrea, Ims Deltamatic,
Kuka e Whirlpool, accanto a Festo,
Fameccanica Data e Gruppo Loccioni.
All'Università di Bologna, invece, in
autunno si inaugura il corso di laurea
triennale in Design di prodotto industriale,
risultato della collaborazione con due
primarie aziende del packaging, GD e Ima,
che hanno fornito i laboratori e
IL MONDO
. ... ..............................................................
....
0
21giug no 2013
Mondo Universitario
................................................................................
Pagina 27
DOSSIER ..................................
UNIVERSITÀ
la quota di aziende piemontesi che hanno
collaborato con istituzioni o ricercatori universitari
la quota di finanziamenti dell'industria
alla ricerca pubblica (15,1 % in Germania)
Chi impara a mediare trova subito il posto
parteciperanno alle attività didattiche. Il
designer industriale svilupperà tutti gli
aspetti di integrazione tra design di
prodotto e processi tecnologici e produttivi,
tenendo conto dei vincoli e delle risorse del
sistema aziendale in cui operano. «È una
risposta concreta alla domanda di
formazione dell'industria bolognese ed
emiliano-romagnola. Vogliamo facilitare lo
scambio di conoscenza tra impresa e
università: da un lato accelerare i processi
di trasferimento tecnologico e di
innovazione e, dall'altro, facilitare
l'inserimento nel mondo del lavoro di
talenti e personale specializzato e
preparato», commenta il rettore di Bologna
Ivano Dionigi . Novità anche sul fronte
delle politiche pubbliche e della pa, dove
c'è un forte bisogno di competenze
manageriali. Alla Cattolica di Milano parte
un nuovo corso di laurea magistrale in
Politiche pubbliche, che prevede tre
percorsi curriculari. Politiche per la
sicurezza, politiche per l'ambiente e
politiche per la coesione sociale, ciascuno
forte del know-how dell'ateneo, come il
centro interuniversitario di ricerca sulla
criminalità transnazionale, Transcrime, con
l'Università degli Studi di Trento. Il corso
fa parte della nuova facoltà di Scienze
politiche e sociali, che per esempio accorpa
la facoltà di Scienze politiche e relazioni
internazionali con quella di Sociologia.
Punta invece alla politica
internazionale, dal punto
di vista della
comunicazione e della
cooperazione, la nuova
laurea magistrale in Studi
culturali e relazioni
internazionali.
Cooperazione e
professioni per l'Europa
della Facoltà di
interpretariato, traduzione
e studi linguistici
dell'Università Iulm di
Milano, in partnership
con Ispi (Istituto di studi
di politica internazionale).
Tira la figura del mediatore linguistico, l'esperto in grado di interagire non solo tra lingue
diverse, ma anche tra culture e usi e costumi differenti, necessità sempre più diffusa nelle
aziende italiane che internazionalizzano e nelle multinazionali. Da una indagine della Scuola
superiore per mediatori linguistici Carlo Bo, in collaborazione con l'istituto di ricerca Cra di
Milano, risulta, infatti, aver trovato lavoro entro un anno l'82% dei diplomati nel 2007, 2010 e
2011, che non hanno proseguito gli studi dopo la laurea triennale in Scienze della mediazione
linguistica della Scuola. Gli sbocchi prevalenti sono nell'ambito commerciale-turisticoalberghiero (44,5%), nel campo della traduzione-mediazione-interpretariato (34,5%) e nel
marketing-comunicazione (23,6%). II fatto che oltre quattro laureati su cinque siano occupati è
in controtendenza rispetto ai dati allarmanti della disoccupazione giovanile, percentuale
confermata anche da chi ha poi intrapreso altri studi specialistici dopo la laurea triennale (il
60,8% degli intervistati). I dati sono ancora più significativi se si considera che il 65,2%
afferma di aver trovato un lavoro attinente al percorso di studi compiuto. Quasi uno su due,
poi, dichiara che i titoli conseguiti sono stati cruciali per trovare lavoro, come pure l'aver avuto
esperienze professionali o di stage (58,2%) e il non essersi fatti scoraggiare (58,2%). La Scuola
Carlo Bo è nata oltre 60 anni fa come
Scuola superiore per interpreti e traduttori
e oggi forma il mediatore linguistico.
Diretta da Paolo Proietti (nella foto a
fianco), ha cinque sedi a Milano, Roma
(nella foto a sinistra), Firenze, Bologna e
Bari e rilascia un diploma equipollente al
diploma di laurea triennale in Scienze
della mediazione linguistica.
G.F.
L' obiettivo è formare esperti in inglese (più
francese o arabo) nelle politiche degli
organismi internazionali, in contesti
socio-culturali altamente differenziati.
Quindi, anche con competenze sociopolitiche, economiche, giuridiche, storiche
e geografiche. Guarda invece ai bisogni
della pubblica amministrazione la Libera
università mediterranea (Lum) di Bari, che
introduce
l'insegnamento di
contabilità pubblica alla
triennale di Economia e
il corso di economia
pubblica al quarto anno
di Giurisprudenza. In
particolare, la facoltà di
Economia ha unificato i
percorsi e si è focalizzata
su amministrazione,
finanza e controllo, che
sono le competenze più
richieste dalle aziende
locali, mentre
Giurisprudenza forma
avvocati d'affari a
vocazione
internazionale, per
tutelare le imprese del territorio sui nuovi
mercati. Ma, soprattutto, alla Lum nasce la
Scuola della pubblica amministrazione che
erogherà alta formazione con master
universitari e corsi di specializzazione per
manager delle amministrazioni locali e
delle società di capitali pubblico-private.
«Oltre alla formazione, la nostra vera
scommessa è quella di stringere
convenzioni con gli enti locali, per essere
di supporto nelle criticità di tutti i giorni e
trarne spunto per fare ricerca», spiega
Michelangelo Nigro , direttore operativo
della nuova Scuola della pa della Lum.
L'università Iulm di Milano, poi, si
concentra sul ricco patrimonio artistico e
turistico italiano e lancia la nuova facoltà di
Arti, turismo e mercati, che ingloba le
principali expertise professionalizzanti e gli
obiettivi didattici della facoltà di Turismo,
eventi e territorio e della facoltà di Arti,
mercati e patrimoni della cultura. Sono
previsti due corsi di laurea triennale (Arti,
design e spettacolo e Turismo: cultura e
sviluppo dei territori) e due magistrali,
ossia Arti, patrimoni e mercati e Sistemi
turistici e sviluppo: gestione dei patrimoni
e sostenibilità.
G.E
IL MONDO
21 giugno 2013
Mondo Universitario
Pagina 28
I punti deboli della nostra economia non devono diventare l alibi di un paese immobile
La chiave di volta sarà la media impresa, che ha saputo cogliere bene il cambiamento
di Severino Salvemini
I
foto di Paolo Tonato
o fatto un sogno. In un'azienda dall'architettura contemporanea i magazzini sono vuoti e nei piani supe-
riori molte scrivanie sono deserte. Negli uffici invece popolati, alle 7 di pomeriggio lavorano ancora freneticamente impiegati e dirigenti. Vestono informalmente e parlano poco
tra loro, mentre in alcune sale riunioni qualche gruppo di persone assiste ad una proiezione di slides. Non c'è alcun rumore, non si
sentono parole.
La morale del sogno? Può essere una, ma anche il suo opposto: angoscia o serenità.
Potrebbe essere un'azienda dove molti di-
everino.salvemini
' unibocconi.it
C
Severino Salvemini, professore ordinario di
organizzazione aziendale, insegna, tra l'altro,
introduction to management consulting
C
P2
4
pendenti sono in cassa integrazione, perché
il mercato e gli ordini sono da mesi in stiutturale declino e il magazzino senza merce ne
è la dimostrazione evidente. E i pochi che ti mangono devono supplire al superlavoro
burocratico, perché la ristrutturazione incombente li ha schiacciati in una relazione
gerarchica dominante che non può essere ti fiutata, pena il loro allontanamento. Coloro che
sono nelle sale riunioni continuano a perpetrare la stanca ritualità dei gruppi di lavoro,
alla ricerca di decisioni sempre più difficili
da assumere, quando l'atmosfera diventa rassegnata e rinunciataria. Anche il look dei lavoratori, senza più attenzione alla formalità
dell'abito, tradisce una scarsa attenzione all'estetica e una sciatteria che segnala ormai
uno scarso amor proprio.
Ma l'interpretazione del sogno potrebbe essere esattamente il contrario. Il magazzino non
serve più perché l'organizzazione ha saputo
progettare una supply chain in cui tutto viene movimentato da una logistica reticolare che
poco incide sulla necessità di avere merce in
sede. Molti dipendenti sono assenti fisicamente dal luogo di lavoro perché la connessione senza fili consente una professionalità
in remoto, evitando costose trasferte di pendolatismo e migliorando la qualità della vita
dei lavoratoti. Alcuni prolungano volentieri
il loro orario, perché sono identificati in un progetto imprenditotiale visionario e coinvolgente
Giugno 2013
Mondo Universitario
Pagina 29
Patuano: perché si può innovare
II fatto che l'Italia rimango il secondo paese manifatluriero d' Europa è un punto di forza e non di debolezza. E proprio l'industria ad aver consentito al primo, cioè la Germania, di
tornare alla crescita.
L'Italia, da questo punto di vista, è in sofferenza,
non solo per l'eccessiva tassazione del fattore la-
e sono ben lieti di contribuire con la loro creatività ad missione aziendale, in cui i loro capi
li hanno coinvolti in una relazione di empoweiment. I gruppi di lavoro stanno scambiandosi competenze e buone pratiche di risoluzione dei problemi sulla base di un valore di condivisione delle conoscenze che è
per loro gratificante e motivante in termini di
sviluppo professionale. L'abitudine a vestirsi in modo informale tradisce una cultura organizzativa che privilegia norme di comportamento basate sulla professionalità piuttosto
che sul rango gerarchico o sull'anzianità.
Questo sogno è la metafora della nostra situazione economica attuale, fatta di molte ombre e di molti nodi irrisolti, ma anche di luci
e di alcuni primati, che purtroppo la nostra
scarsa autostima del momento finisce per farci dimenticare e far ricadere sotto una soglia
di definitiva rassegnazione. Siamo stati colti dalla crisi del 2007, quella successiva all'impennata delle insolvenze dei mutui subprime degli Stati Uniti, quando l'Italia stava
completando il percorso di modernizzazione
istituzionale (la deburocratizzazione, la riforma
fiscale, la flessibilizzazione del mercato del
lavoro, l'efficientamento della giustizia civile, il ringiovanimento del modello formativo).
í4
Marco Patuano, laureato in Economia
aziendale nel 1990 con specializzazione
corporate finance, è amministratore delegato di
Telecom Italia dal 2011. E membro del consiglio
di amministrazione della fondazione partnership
per Bocconi, che forma, promuove e diffonde
espressioni della cultura, con particolare
riferimento all'educazione, all'istruzione e alla
cultura manageriale e d'impresa.
varo, ma anche per il cattivo match tra sistema dell'istruzione e
mondo del avoro, che porta troppi giovani a specializzarsi in discipline che non trovano riscontro, e perle eccessive rigidità. Soprattutto nei momenti di crisi, i giovani devono poter entrare nel
mondo del avoro con modalità sufficientemente flessibili da consentire alle aziende di valutarli ed eventualmente assumerli.
lo verifichiamo ogni giorno, grazie agli stretti contatti con il mondo dell'università e della ricerca. II
guaio è che rischiamo di sprecare, odi perdere , queste risorse umane di qualità, perdendo anche il patrimonio costituito dal loro entusiasmo . Con il progetto Changemakers, in collaborazione con
Expo 2015, ci proponiamo di premiare i talenti under 30 capaci di progettare soluzioni che migliorino la vita di almeno un milione di persone.
Sia gli investimenti pubblici, sia quelli privati sono
stati sacrificati all'altare dei conti pubblici e perciò
siamo in sofferenza . Trovo paradossale che tali investimenti rientino nel calcolo del deficit pubblico ai fini del patto di stabilità e
crescita. Si tratti con rigore la spesa corrente , si pretendano efficienza e produttività dalla spesa pubblica , ma non si faccia contenimento del deficit contraendo gli investimenti.
le imprese italiane si sono dimostrate capaci di fare
innovazione per risparmiare, un po' meno di fare innovazione per migliorare il prof lo aziendale a 360 gradi, per realizzare prodotti che consentano di esplorare nuovi mercati. Si sono
dimostrate capaci di innovazione nel proprio cocebusiness ma non
nelle infrastrutture, anche di tipo informatico, forse perché si trattava di investimenti costosi, e che necessitavano di competenze che
molte imprese non avevano . Oggi, però, i costi si sono sensibilmente
ridotti e le sinergie che si ottengono sono più evidenti.
Sulle start up si fa molta retorica , ma pochi fatti.
Quello che è davvero importante è creare un ambiente che tolleri il fallimento senza penalizzarlo né economicamente né socialmente . Da noi, invece, troppi adempimenti burocratici complessi e costosi alzano subitola posta e il fallimento è
vissuto come uno stigma. Dobbiamo facilitare i primi passi di aziende destrutturate e con idee tutte da comprovare. Con questa f nalità
noi gestiamo tre incubatoci a Catania, Roma e Milano, assegniamo gcant d'impresa alle idee migliori, sosteniamo i migliori PhD,
ma ci sentiamo un po' soli nel panorama italiano.
111n Non siamo certo all'avara 9 uacdia nell'intemazionalizzazione dei percorsi lavorativi, mala tendenza è positiva. Non
mi straccio e vesti quando sento parlare di emigrazione intellettuale, purché i talenti, poi, tornino in patria arricchiti dall'esperienza
internazionale.
Giugno 2013 %%%
Mondo Universitario
5
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Zonin: la ricchezza è il territorio
la vera forza dell'economia italiana è la capacita di fare impresa, che è presente in ogni zona
del paese. A ogni ivello, sia che si tratti di imprese grandi, medie o piccole, c'è una spinta a innovare , un orgoglio per quello
che si fa che è unico . All'estero non esiste niente di paragonabile.
ill
Francesco Zonin , vicepresidente di
Casa Vinicola ionin, si è laureato in Bocconi
nel 1998 in Economia aziendale.
A ivello burocratico, e regole ci sono ma peccano
di chiarezza. Non è un problema di un eccessivo
numero di regole, perché negli Stati Uniti, per fare un esempio,
nel nostro settore ci sono ancora più regole da osservare. Ma
c'è chiarezza, certezza del diritto. In Italia invece ti trovi sempre davanti qualche eccezione, quello che ottieni in un mese in
una regione, in un'altra ti servono anni perché dipende dalle persone, dalle interpretazioni e da infiniti cavilli. lo stesso dicasi per
le tasse, che negli Usa sono meno ma certamente vengono pagate da tuffi.
Prendiamo la nuova egislazione in materia di relazioni commerciali tra imprese, che impone dallo scorso ottobre il termine di 30 o 60 giorni (a seconda dei prodotti( deperibili o meno) per il pagamento dei prodotti alimentari. E una legge giusta , che ci avvicina alle medie europee. Ma,
come già avvenuto per altri dispositivi simili, verrà difficilmente rispettata perché poco chiara e difficile da far rispettare. Questo è un problema tipicamente italiano.
9' È ancora quella di P rima della caduta del muro di
Berlino, la dimensione media di un'azienda viticola italiana è intorno ai due ettari. II mercato però nel frattempo è quintuplicato. Questo ha effetti negativi sul'internazionalizzazione, perché per un azienda medio-piccola andare all'estero è costoso e
complicato . Occorrerebbe fare sistema, come fa per esempio la
Francia, dove le aziende sono sostenute dalla pubblica amministrazione e dove vengono compiuti approfonditi studi di mercato che da noi non esistono . Ma non sono solo le aziende a
non essere conformi agli standard globali, bisogna dire lo stesso della pubblica amministrazione , della borsa e del sistema bancario.
la varietà geografica del nostro paese lo rende unico e privilegiato . Così come la nostra cultura. Possiamo attingere a risorse, soprattutto nel campo dell'agroalimentare
e del turismo enogastronomico , per esempio, che nessun altro
paese può vantare . Siamo seduti su un'enorme miniera di cui
non abbiamola chiave . Ma se riuscissimo a trovarla...
Novelli: servono mentor per aiutare le startup
le banche non danno credito, in particolare ai giovani
imprenditoti, soprattutto quando le attività che devono
essere f nanziate sono di tipo social o più in generale attività sul web.
In Italia esiste un g rande fiorire di start u p e di P rogetti chele incentivano . Purtroppo però tali progetti non prevedono
quasi mai la f gura dei'mentor', un industriale maturo che aiuti il
neoimprenditore a muovere i primi passi e a non arrendersi davanti alle difficoltà , soprattutto quelle burocratiche . In questo modo, anche finanziare le neonate imprese serve a poco , perché una volta
esauritele risorse l'azienda non riesce ad andare avanti.
U Sia da un punto di vista culturale sia pratico. Negli
Usa se una start up fallisce si fratta di qualcuno che
ha voluto provarci e che probabilmente ci riproverà avendo fatto tesoro dell'esperienza precedente. In Italia I concetto di fallimento si
estende dall'attività alla persona
C Lr Non c'è connessione tra università, imprese e ricerR2 co. Esistono moltissimi brevetti fermi nelle università e che potreb-
bero uscire sul mercato, ma questo non avviene proprio perché manca un collegamento più diretto.
II fatto di avere aziende medio-piccole, in un momento
in cui il mercato globale ti obbliga ad internazionolizzarti, è un handicap. e aziende, per poter affrontare i mercati di
paesi molto diversi dal nostro, sono costrette a fare network, ma qui
entra in gioco un altra caratteristica tipica del nostro paese, cioè l'eccessivo individualismo, a mancata condivisione delle idee. Una eccessiva frammentazione non èvincente quando si vuole conquistare
il mercato globale.
Abbiamo una creatività unica, che è il frutto di secoli
di straordinaria cultura, e che costituisce un vantaggio competitivo che ancora conserviamo. Molti paesi sarebbero pronti a investire ingenti quantità di denaro aff nché le nostre aziende
si trasferiscano da oro. Dobbiamo invece introdurre strumenti fiscali
e normativi per aiutare e aziende a restare.
Emiliano Novelli, imprenditore e
presidente dei Giovani imprenditori di
Assolombarda, si è laureato in Bocconi nel 2003
in Economia e legislazione per l'impresa.
Sono poche, ma esistono. Una per tutte è Milano,
con e sue aziende e e sue università . Milano rappresenta un territorio forte, un modello che se replicato anche in altre regioni potrebbe fare dell'Italia una vera Silicon Volley europea.
6 (((Giugno 2013
Mondo Universitario
Pagina 31
E il sistema aziendale, che stava faticosamente
cercando di rimettere in moto un percorso di
crescita si è inceppato in una spirale viziosa. I punti dolenti della nostra economia sono
diventati l'alibi di un paese immobile, in cui
le persone hanno finito per deresponsabilizzarsi e - quando esprimono carattere attivo - per rifugiarsi nel divieto.
Intrappolati quindi nel declino? Ma il nostro
Paese ha spesso saputo rinascere (ci ricordiamo ancora le premesse dell'ultimo "miracolo" italiano?) e pertanto dobbiamo solo
trovare un podi spinta e un podi caparbietà
per rinforzare le esperienze positive e per abbandonare definitivamente quelle negative.
Per ridiventare padroni del nostro futuro.
Occorre però metterci d'accordo su cosa intendiamo oggi - nella seconda decade dell'attuale secolo - per crescita. Quella che ha
la ricchezza materiale come unico parametro di riferimento? Sicuramente no. Meglio
liberarsi in fretta da questa idea e sposare
un concetto di crescita in grado di porre le
condizioni perché il domani tenda ad essere migliore dell' oggi. In questa prospettiva
è opportuno distinguere quali elementi ci
danno speranze per una impresa prospetticamente eccellente e quali invece dovrebbero essere cancellati dal nostro tableau de
bord. In poche parole, ciò che è cattivo e ciò
che è buono.
Jerusalmi: più cultura finanziaria
le imprese italiane non sono solo capaci di innovare e di superare le difficoltà congiunturali , ma sono leader
in centinaia di nicchie di mercato , come dimostra una recente
rilevazione della fondazione Edison, che vede l'export delle imprese italiane nelle prime tre posizioni mondiali in un migliaio
di nicchie di mercato su 5.000.
1L II 96% degli investitori istituzionali delle società del Etse Mib proviene dall'estero . E un aspetto molto importante, in un Paese dove il mercato non ha un forte sostegno da parte dei fondi pensione e di altri soggetti istituzionali
nazionali.
Anche gli imprenditori più motivati potrebbero perdere la pazienza e trasferirsi all'estero di fronte
a tempi e pratiche burocratiche senza eguali in Europa. Non attraiamo più investimenti dall'estero, ma non ne attraiamo più
neppure dagli attori nazionali. Si deve accelerare il cambiamento
muovendosi con concretezza e semplicità.
II sistema bancario soffre della mancanza di una
governance con vigilanza unica a livello europeo . Inoltre la difficoltà di erogare credito dipende anche dalla regolamentazione sempre più stringente : se alle banche si chiedono maggiori
requisiti di capitale e l'utilizzo di una minore leva finanziaria,
l'esito non può che essere una maggiore selettività nell'erogazione
del credito.
In compenso si va strutturando, da un po' di anni,
un sistema finanziario più articolato, con l'ingresso di nuovi attori tra cui i fondi di private equity. In questo nuovo scenario,
il credito bancario e la quotazione non sono più le uniche opzioni e anche Borsa Italiana ha potuto aprire nuove strade sempre più a misura di pmi, lanciando un 'iniziativa come Elite, che
accompagna le imprese più promettenti in un percorso di crescita e di avvicinamento ai mercati finanziari e all'apertura del
capitale.
Nell'economia reale il gioco non si
fa solo sulle condizioni esterne, ma
si conduce sulle scelte interne, sui processi
di impresa, sulle mosse aziendali, sugli acumi del top management. Aspetti che nell'ultima decade hanno determinato lo smarrimento nelle decisioni e il tentennamento dei
gruppi dirigenti impauriti e senza visioni, tutti in attesa di condizioni di business environment più favorevoli. Con conseguenti
scarse occasioni di sano azzardo imprenditoriale e di lanci di cuore oltre l'ostacolo.
Tutto ciò è visibile nelle grandi dimensioni
di impresa. D il management ha comportamenti più tardivi rispetto ai cugini internazionali. Le strategie sono troppo poco determinate e affini a convenienze di breve termine;
gli sviluppi del capitale umano sono basati
su investimenti formativi esili che producono competenze poco originali e distintive (l'investimento in formazione delle imprese nazionali è da anni sotto l'1% del fatturato annuo); i disegni organizzativi sono rudimentali
e burocratici; la direzione è autoreferenziale, poco mobile e scarsamente orientata al ri -
Raffaele Jerusalmi, laureato
nel 1988 in Discipline economiche e
sociali alla Bocconi, è amministratore
delegato di Borsa Italiana.
'7/" Se nel mercato ci sono più capitali che opportunità per impiegarli il motivo va ricercato anche nella cultura finanziaria degli imprenditori italiani, poco inclini all'apertura del
capitale e alla trasparenza . E' sempre più necessario che gli imprenditori comprendano che la crescita dimensionale è un fattore chiave e che può essere raggiunta attraverso soluzioni diverse, ognuna delle quali presenta pro e contro, che si devono
saper valutare.
Se fino agli anni'90 il livello è stato piuttosto bas
so, ci sono stati successivamente netti miglioramenti. Intendiamoci,
non abbiamo ancora raggiunto una condizione ideale, basti pensare che non esistono programmi di alfabetizzazione finanziaria nelle scuole superiori, ma molte storture sono state risolte.
Nell'ottica di una crescita ottenibile attraverso capitali di mercato, la tassa sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax, è un nonsenso, perché ostacola una raccolta efficiente del capitale. Ma anche una pressione
fiscale come quella italiana sul lavoro contribuisce ad allontanare gli investitori.
Giugno 2013%%%
Mondo Universitario
7
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Nava: la prudenza del sistema banca
Mario Nava, laureato nel 1989 in
Economia politica alla Bocconi, è acting
director alla Direzione generale del mercato
interno, responsabile perla regolamentazione
delle istituzioni finanziarie presso la
Commissione europea.
Tra le variabili macroeconomiche questa è certamente quella più spinosa. II debito che si è accumulato negli anni
è di gran lunga il più alto tra quelli delle grandi economie europee e fra i più alti in assoluto. Tuttavia, l'aspetto più negativo della situazione economica italiana nasconde anche un aspetto profondamenta positivo: proprio a causa dell'enormità del debito,
negli ultimi anni si è generato un grande sforzo, politico ed economico, per ridurlo, attraverso surplus primari ricorrenti e riduzione
del deficit al di sotto della soglia del 3%. E infatti, nonostante lo
spread rimanga alto, i tassi di interesse assoluti sono a livello di
20 anni fa, a dimostrazione sia di un risparmio copioso delle famiglie sia della fiducia dei mercati finanziari verso gli sforzi italiani perla riduzione del debito. Inoltre, l'entità di questo ha avuto l'effetto positivo di creare grande professionalità e attenzione nella sua gestione e nelle sue emissioni.
Ç' la bassa crescita degli ultimi 10-15 anni è un dato
di fatto ed è sicuramente un aspetto negativo della nostra economia. le variabili che più hanno subito una comrazione importante
sono la domanda interna, in particolare quella per investimenti.
Tuttavia anche questo aspetto negativo nasconde l'ottima resistenza dell'export italiano, fatto da prodotti di nicchia, se non di
schio e all'apertura (basta calcolare la diffusione dei sistemi di incentivi manageriali basati sul raggiungimento reale degli obiettivi
target e se ne avrà la riprova); la governance aziendale si tramanda senza confronti e inclusioni esterne, con estensioni di patti di controllo, piramidi societarie e forme di potere
insindacabile; la creatività di cui tanto si parla nello stivale del bello e del ben fatto non
è altro che un pizzico di ritocco incrementalistico senza strappi di discontinuità odi radicale innovazione. Il tutto condito da una
scarsa patrimonializzazione, resa ancora più
traballante dalla fuga dei cosiddetti "animal
spirits", che durante la crisi hanno preferito la rendita immobiliare alla scommessa manifatturiera. Serve un nuovo ripensamento per
l'industria di maggiori dimensioni, oggi decisamente incongrua rispetto al fabbisogno
contemporaneo di competitività.
Accanto a questo quadro non certo rassicurante, qualche parola
più positiva sulle aziende di dimensioni
C minori, sulla solidità del loro modello di goR1 vernancefamigliare (spesso bistrattato come
8
eccellenza, spesso non sostituibili con prodotti simili, e capace
di adattarsi ai cambiamenti grazie a una struttura industriale mollo flessibile, basata sulle piccole e medie imprese.
II sistema bancario italiano, nelle sue principali
componenti di banche commerciali, banche cooperative e banche di risparmio, ha mantenuto un profilo di rischio prudente
senza eccedere nell'investimento in prodotti esotici e dubbiosi. Questo aspetto, unito a una stretta opera di vigilanza di Banco d'Italia, ha fatto sì chele banche italiane abbiano saputo
resistere meglio alla crisi, cosicché anche adesso il nostro sistema
bancario rimane sotto controllo e certamente non sovraesposto. le banche, quindi, possono ancora giocare un ruolo chiave nel rilancio dell'economia del paese.
In questo momento di bassa crescita bisogna supportare le imprese per favorire l'export. E deve essere chiaro che
la promozione del made in Italy passa anche perla promozione del turismo. Oggi l'Italia ha circa la metà dei turisti della Francia e ciò succede perché a miriade di meraviglie che l'Italia può
offrire non sono messe in rete e valorizzate o sfruttate a dovere. L'esempio migliore sono gli orari di apertura del Colosseo, che
Piacentini: c'è un'Italia al top, ma dob
K J Vista dall'estero l'Italia non è brutta come si dipinge. I nostri migliori laureati non hanno nulla da invidiare ai
migliori laureati del resto d'Europa, anche nelle materie di tipo
quantitativo, in cui si ritiene comunemente di dover colmare un
gap. Devo però ammettere che il mio osservatorio è un po' distorto, dal momento che possiamo permetterci un processo di
selezione rigorosissimo e finiamo per entrare in contatto solo
con le élite.
Ç' Non siamo particolarmente attrattivi perché
un impresa investe in un paese estero se c'è una forte domanda
da soddisfare o perché può ottenere risparmi significativi, utilizzando la forza lavoro locale, o perché vi trovano competenze o infrastrutture particolari. In Italia, in questo momento, questi fattori si verificano raramente.
le imprese straniere entrano nel mercato italiano, e lo abbiamo fatto anche noi, perché è un grande paese ma-
demo con 60 milioni di abitanti e prospettive di crescita in molti settori, tra cui il commercio elettronico, e perché appartiene
all'Unione europea. la ibertà di movimento tra i diversi stati
membri e la possibilità di sfruttare, almeno in parte,) e infrastrutture aziendali realizzate negli altri paesi si rivelano fattori
fondamentali.
Ç' È davvero troppo penalizzante , tanto che gli imprenditori fanno fatica a conviverci. Tutti i ragionamenti internazionali che sento sugli investimenti in paesi come l'Italia o
la Spagna ruotano intorno al costo complessivo di operare nel
paese: non conta solo il salario orario, ma gli oneri sociali, la
burocrazia , la flessibilità . E questi fattori, in questo momento,
sono messi in colonna dai venture capitalist nella voce "environment risk".
Non è un luogo comune che gli imprenditori italiani, per operare in un ambiente come quello descritto, debbano
essere dieci volte più bravi degli omologhi americani. E poi il paese è pieno di business favolosi . Me ne sono reso conto di re-
«<Giugno 2013
Mondo Universitario
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rio ha funzionato
in inverno chiude alle 15.30 (e a Natale non apre), mentre la
Tour Ei fel è aperto tutto l'anno fino a notte fondo! Quello del Colosseo è un esempio di restrizione dell'offerta a fronte di una domando potenzialmente infinito che potrebbe generare reddito e
occupazione per tutte le generazioni future. Ed è anche un chiaro esempio di come il tema cruciale, per quanto riguarda il paese, sia quello delle riforme strutturali per sbloccare l'offerta.
R J la riforma dell'assetto verso un sistema p revalentemente contributivo, e quindi finanziariamente più stabile
e sostenibile, è considerato uno degli elementi importanti sui
quali l'Italia ha effettivamente lavorato . Riguardo alle pensioni, oggi il paese è in sicurezza e ha uno dei sistemi finanziariamente più stabili.
L'Italia è e rimane un paese tradizionalmente europeista e l'Europa rimane una variabile importantissima nel dibattito politico italiano. la fiducia che l'Italia ripone nell'Europa è ben ricambiata: l'Europa ha sempre mostrato solidarietà,
attenzione e fiducia nei confronti dell'Italia, paese fondatore dell'Unione e sempre all'avanguardia nel processo d'integrazione
europea.
condizione di arretratezza dagli economisti,
quasi che la sovrapposizione tra famiglia e diritti di proprietà rappresenti solo conseguenze negative, senza ricordare il vero
punto di forza di una "gerarchia" che si accompagna a linee corte di comunicazione e
di comando) e sui nuovi distretti che hanno
cambiato pelle. I progressi e lo sforzo di reinventarsi vanno infatti riconosciuti. E danno
speranza che, nonostante tutto, alcuni attori non si sono nascosti dietro gli "ismi" della crisi e del passato e sono riusciti a liberarsi
da alcuni deficit di concorrenzialità, che come
abbiamo scritto ancora sono assai presenti nell'economia delle massime dimensioni.
Il volo del calabrone di passata memoria, quello che era riuscito a sottrarre l'industria borghigiana dal trend recessivo, si è anch'esso
fermato e alla fine del Novecento il localismo
ha dimostrato le sue debolezze, che di fatto
rappresentano in scala i problemi dell'economia italiana. Il modello del "piccolo è bello" sembrava al capolinea e le piccole imprese, cresciute con la vocazione di subfornitura, hanno dovuto ripensare il loro sviluppo
sulla fase manifatturiera della filiera, riesaminando le fasi a monte (invenzione e valorizzazione delle idee) e a valle (commercio,
marketing, logistica, distribuzione). Così fa-
biamo fare dell 'eccezione la regola
conte, a un incontro della business community di Seattle con
il nuovo ambasciatore italiano negli Stati Uniti: ho scoperto delle imprese fantastiche, che magari sono presenti in quest'area
da 35 anni perché sono fornitori di alta tecnologia della Boeing.
Certo, questi casi sono decine e il vero problema è farli diven.
tare centinaia, o migliaia.
Da questo punto di vista l'Italia non è al top, ma
non ritengo si debba drammatizzare . In quanto a dotazione tecnologica, per esempio, l'Italia se la gioca con gli altri grandi paesi europei.
Diego Piacentini , laureato nel 1985
in Economia politica, è senior vice president
international retail di Amazon, ovvero
responsabile dei mercati al di fuori del Nord
America, tra cui l'Italia.
1L Anche in questo caso, come in quello delle competenze, sono in grado di parlare solo delle eccellenze. Ad ogni
modo, quando abbiamo deciso di insediarci con un centro di distribuzione sul territorio abbiamo trovato collaborazione ed efficienza - abbiamo mandato in soffitta tutti i miti che ci eravamo fatti sull'amministrazione italiana. Mi rendo conto che non
è la stessa cosa in tutta Italia, ma il fatto che queste eccellenze esistano mi pare un bel segnale.
cendo hanno fatto leva sul potere del mercato
con nuove reputazioni e nuove marche distintive collettive. Dalla famosa strategia
delle punture di spillo del secolo scorso ("forti pigmei e deboli watussi", diceva Becattini nel lontano 1979), il patrimonio cognitivo si è allontanato dal provinciale, ricercando input professionali di origine planetaria.
E il nostro sistema produttivo, pur negli anni
durissimi della crisi, ha stretto i denti e ha prodotto controtempo una profonda evoluzione
del modello d'impresa. La tenuta e il rilancio del neo-distretto sono legati all'emergere di un nuovo soggetto campione sul territorio: la media impresa che costituisce la chiave di volta di un complesso e faticoso processo
di riorganizzazione avvenuto in questi ultimi
dieci anni. Alcuni nomi sono evidenti: si chiamano Zegna, Lavazza, Campati, Brembo,
Geox, Diesel, Tod's, Sofidel, Fiamm, Amplifon, Coesia, Marazzi, Danieli, Sacmi, Indesit, Peimasteelisa.
l'aspetto più evidente dello scavallamento del
nuovo secolo è stato il rinnovo del know how
distintivo, che è riuscito a cogliere la deriva
postindustriale. Dopo un lungo periodo di fordismo e di ciminiere, la piccola e media imprenditoria ha imboccato l'evoluzione verso
l'intangibile del mercato, dove i prodotti e i
servizi si trasformano, incorporando sempre
di più una parte preponderante di utilità immateriale e di evocazione simbolica. Il territorio ha prodotto nuove competenze (negli
imprenditori, nei dipendenti, ma anche nei
commercialisti, nei softwarisii, nei notai...).
Un nuovo distretto economico che è riuscito a passare per un "guado" contemporaneo,
dove le nuove idee, la creatività, l'inventiva,
la capacità di applicare le dinamiche knowledge-based costituiscono l'unica fonte di
vantaggio comparato di lungo periodo.
Nelle piccole dimensioni e nel territorio illuminato, ci sono molte soluzioni da nobilitare. È forse lì che il made in Italy è stato
maggiormente colto e metabolizzato. È forse lì dove è avvenuta di più la sostituzione
del capitalismo industriale con il capitalismo culturale. È lì che c'è stato un epocale cambiamento della politica industriale, trasformando l'economia locale da "eredità" a
"progetto" e aiutando l'evoluzione a non intendere più il distretto come elemento storico-geografico del Paese e come aspetto di
sola natura spontanea e auto organizzata. Da
nobilitare e da replicare c'è perciò anche il
contributo che il nuovo business model sta
producendo in termini di policies per l'innovazione.
Giugno 2013%%%
Mondo Universitario
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Eccellenze, Scuola Sont'Anna:
Perata presenta la sua squadra
A POCHE settimane dalla sua elezione a
rettore della Scuola Superiore Sant'Anna
di Pisa, Pierdomenico Perata (nella foto),
che succede nella carica al neoministro
dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca Maria Chiara Carrozza, ha
ufficializzato la squadra con la quale
governerà l'istituto di alta formazione
pisano: si tratta di cinque uomini e due
donne.
Nel ruolo di vicario è stato nominato il costituzionalista
Emanuele Rossi, mentre la professoressa Cecilia Laschi avrà la
delega alla ricerca e al Phd e la professoressa Sabina Nuti quella
all'Organizzazione e al Bilancio. Conferme delle deleghe al
territorio e al trasferimento tecnologico e all'alta formazione,
rispettivamente per Andrea Piccaluga e Andrea de Guttry, e per
Pietro Tonutti, delegato alle relazioni internazionali.
Altri atenei toscani
Pagina 35
tonco accordo
Pisa, Microsoft e ateneo: frire rete per il territorio
FARE RETE, attraverso la tecnologia, è il loro mestiere. Le connessioni virtuali al centro delle loro applicazioni si installano ora a
Pisa come centro di una rete fisica in grado di estendersi per tutta
l'Italia. Microsoft ha infatti scelto
di lanciare nell'ateneo pisano il
progetto «Cloud Os Immersion»,
un laboratorio che offrirà a studenti, aziende e professionisti del
settore non solo le conoscenze teoriche sulle teconogie Cloud, ma
anche i centri operativi in cui sperimentarle. Il Cloud computing è
una delle nuove frontiere nell'elaborazione e memorizzazione dei
Creare u n m odello vi rtuoso
che meùa in collegamento
idee, i m prese e studenti
dati sulla rete internet,e permette
alle imprese una capacità di immagazzinamento e utilizzo dei dati stessi che rappresenta una grande opportunità di sviluppo.
Da oggi, grazie ad un progetto annuale (ma rinnovabile) messo a
punto con l'It Center dell'Università di Pisa, in tanti potranno usufruire delle infrastrutture impiantate nell'ateneo per prendere contatto con questa tecnologia. A beneficiarne saranno gli studenti di
ingegneria ed informatica, che potranno acquisire capacità tecniche fortemente richieste nel mondo del lavoro, ma anche le aziende che vorranno implementare
una rete Cloud magari non ancora pienamente sviluppata. L'idea
è che Pisa debba rappresentare
l'apripista per un modello a raggiera che permetta di estendere
ad altri centi univesitari l'esperienza delle sessioni interattive.
« IMPORTANTE che Pisa ha commentato Antonio Cisternino, ricercatore presso il dipartimento di Informatica - rimanga
la culla dell'informatica in Italia.
In quest'ottica, era necessario dotare l'It Center di tecnologie utilizzate dalle imprese ma non facilmente replicabili altrove. Questo
è il modo migliore per sperimentare le applicazioni Cloud sul campo. Abbiamo anche dato vita ad
un corso universitario da 6 Cfu dedicato a questa tecnologia - ha
concluso - in cui alla parte teorica tenuta dai docenti si affiancherà il lato esperienziale gestito da
Microsoft e dalle aziende».
CREARE un circolo virtuoso tra
imprese e studenti può essere del
resto centrale per partorire idee
nuove, come ha spiegato il Direttore della Divisione Server &
Cloud di Microsoft Italia Luca
Venturelli: «Se sono in tanti a sperimentare - ha detto - è più facile che si sviluppino col tempo
nuove imprese. Per il momento
60 aziende hanno fatto questa
esperienza con noi, ma puntiamo
ad arrivare a 150-200 entro il prossimo anno. Dev'essere chiaro che
è su progetti come questi che si
gioca una parte del futuro industriale del Paese, quello centrato
sulle Startup e sull'innovazione».
CERVELLI
Antonio Cisternino
(sinistra),
ricercatore
universitario; Luca
Venturelli,
Direttore divisione
Cloud Microsoft
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Altri atenei toscani
C'apifalc dalle uuuce kx rolugir.
Pagina 36
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in Europa per giovan i
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L'EUROPARLAMENTO
arriva all'Università di Siena
lunedì 17 giugno con l'iniziativa
«Youth For Europe», progetto
avviato dall'Istituto per gli Studi
di Politica Internazionale in
partnership con il Parlamento
europeo, con l'obiettivo di far
conoscere ed avvicinare l'Europa
ai giovani, anche in vista delle
elezioni europee del 2014.
L'iniziativa, che si terrà nell'aula
magna storica del Rettorato, a
partire dalle ore 10.30, prevede
un dibattito sulle opportunità
per i giovani in Europa, nel corso
dei quali i ragazzi e i cittadini
avranno l'opportunità di
confrontarsi direttamente con
europarlamentari.
Altri atenei toscani
Pagina 37
Alzheimer
LA CASA CHE CURA
COLLOQUIO CON GIULIO MASOTTI
Creare un ambiente confortevole per
pazienti con Alzheimer. Per capire come
farlo, un gruppo di ricercatori toscani ha
mobilitato i tecnici del Teatro Comunale
di Firenze per una ricerca presentata al
quarto Convegno nazionale dei centri diurni
Alzheimer. «Proveremo a capire come
i colori e l'illuminazione degli ambienti
possano contribuire al benessere di
persone con gravi disfunzioni cognitive»,
spiega Giulio Masotti, presidente onorario
della Società italiana di Geriatria e ideatore
del progetto realizzato presso la Casa
dell'Anziano di Monteoliveto a Pistoia
dall'Università di Firenze.
Professore , cosa può nascere dalla
collaborazione tra geriatri , psicologi
architetti e maestranze teatrali?
«Abbiamo realizzato un "laboratorio
mutante", due stanze identiche nelle quali
Sanità
è possibile modificare l'illuminazione
e sostituire rapidamente le pareti con altre
di diverso colore: abbiamo scelto il giallo e
il blu perché sappiamo che sono in genere
i più graditi. Poi studieremo l'effetto
di questi cambiamenti sui pazienti,
con l'aiuto di registrazioni video che
permettono di valutarne il disagio,
l'irrequietezza, il gesticolare. E di parametri
fisiologici come il battito cardiaco e la
pressione».
Con quale obiettivo?
«Di solito questi malati sono ospitati
in ambienti anonimi, di tipo ospedaliero,
che contribuiscono al loro spaesamento.
Vorremmo utilizzare l'ambiente per creare
benessere. Sappiamo ad esempio che
le ombre possono creare allarme e paura,
quindi un'illuminazione che le evita dovrebbe
avere effetti positivi. Ci aspettiamo di capire
quale sarà la reazione ai colori. I pazienti
hanno bisogno di stimoli ma non di
eccitazione. In questa struttura abbiamo
già osservato i vantaggi di un giardino
appositamente realizzato per trascorrere
del tempo in mezzo a un ambiente naturale,
familiare e sicuro».
Paola Emilia Cicerone
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