Preview - Italus Hortus
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Review n. 8 – Italus Hortus 15 (4), 2008: 1-9 Meccanismi e segnali della morte cellulare programmata nelle piante Hilary J. Rogers* School of Biosciences, Cardiff University, Main Building, Park Place, Cardiff CF10 3TL (UK) Ricevuto: 26 giugno 2008; accettato: 30 giugno 2008 Mechanisms and signals of programmed cell death in plants Abstract. Programmed cell death (PCD) is a complex process involving transcriptional, biochemical and cellular changes and is in this distinguished from sudden necrotic death. PCD is an integral part of plant development: the death of specific groups of cells is essential for the correct development of, for example, the anther and the xylem. PCD is also the final step in organ senescence, although the transition between senescence and PCD has been difficult to define precisely. Pathogen attack, through the hypersensitive response, clearly activates a programme ending in the PCD of the cells surrounding the point of pathogen entry. Another form of biotic interaction, the self incompatibility response, also clearly activates a regulated cell death programme. Abiotic stress can also activate a form of PCD as long as the stress is not too severe. Morphologically some types of plant PCD resemble animal apoptosis including DNA degradation and chromatin condensation, and the formation of apoptotic bodies. However in many cases the cellular changes are more similar to autophagic cell death. These include the formation of vesicles which fuse with the vacuole, enlarging it, and ultimately lead to rupture of the tonoplast and release of hydrolytic enzymes into the cytoplasm. One of the problems in constructing a model for plant PCD has been the absence of genes homologous to plant caspases, key enzymes in animal PCD. However caspase-like activities have been reported in numerous PCD systems, and other proteases such as vacuolar processing enzymes have been proposed as candidates for at least some of this caspase activity. However it seems likely that additional proteases with caspase activity remain to be discovered. Likewise although there is evidence for the participation of mitochondria in some plant PCD systems, through the release of cytochrome c, this phenomenon is as yet not confirmed in many examples of plant PCD and whether the cytochrome c has a regulatory role is also uncertain. Changes in intracellular calcium levels do seem to be emerging as a widespread feature and may be an important regulator of plant PCD, while the role of reactive oxygen species remains as yet unclear. A number of plant growth regulators partici* [email protected] pate in the regulation of plant PCD such as ethylene, jasmonic acid and salicylic acid, but it has not been possible to identify a single molecule that is a universal regulator for all forms of PCD. Thus, although a complete model for plant PCD is elusive, we are beginning to have enough data to start building models that can be tested experimentally. Key words: autophagy, apoptosis, caspases, hypersensitive response, plant growth regulators. Introduzione La morte cellulare delle piante viene attivata per diverse funzioni. Durante lo sviluppo di parecchi organi, la morte di alcune cellule specifiche permette la formazione di strutture con ruoli importanti come lo xilema o l’endosperma. In alcune piante la morte cellulare é anche una componente dello sviluppo delle foglie. In tutti questi casi si presuppone che i segnali che portano alla morte della cellula siano coordinati a livello dello sviluppo dell’organo ed é evidente che sono programmati, quindi possiamo parlare di Programmed Cell Death o PCD. Il concetto che la PCD sia un elemento essenziale dello sviluppo delle piante é ormai stato accettato da lungo tempo (Jones e Dangl, 1996; Pennell e Lamb, 1997). Meno ovvia é la programmazione della morte cellulare che si svolge alla fine della vita di un organo nell’ultima fase della senescenza. Peró studi giá noti da tempo sulle attivitá biochimiche e citologiche e sull’espressione di geni durante la senescenza (Smart, 1994) rivelano che anche questo tipo di morte richiede l’attivazione di nuovi geni e processi biochimici e cellulari. Questa scoperta puó rendere difficile la definizione del limite tra senescenza e PCD, ed é una definizione che é stata molto discussa (Thomas et al., 2003; van Doorn e Woltering, 2004). Un altro tipo ancora di morte cellulare é quella attivata come metodo di difesa: la risposta ipersensibile o Hypersensitive Response (HR). Qui la PCD viene attivata soltanto nelle cellule adiacenti al sito d’infezione e ha la funzione di bloccare l’invasione del patogeno. Anche qui é chiaro che si tratta di una morte programmata (Greenberg e Yao, 2004), questa volta segnalata dalla presenza del 1 Rogers patogeno e da molecole prodotte dal patogeno durante l’infezione. Meno chiaro é il programma della morte in conseguenza di stress abiotici come l’esposizione a sostanze tossiche, per esempio metalli pesanti, o un forte cambiamento di temperatura. Peró anche qui ci sono molti indizi che suggeriscono una morte programmata, se il danno non é troppo rapido (McCabe e Leaver, 2004). Nel campo animale si é fatta una chiara distinzione tra morte programmata e necrosi (Ellis et al., 1991). Infatti la PCD viene definita come una morte che fa parte del ciclo di vita normale dell’ organismo, viene provocata da segnali fisiologici e comporta la trascrizione di nuovi geni. Nelle piante, questa definizione sembrerebbe piú complessa, ed é forse soltanto quando avremo una conoscenza piú completa dei segnali che provocano la PCD e i meccanismi che la regolano che potremo usare il termine PCD in modo piú preciso. PCD durante lo sviluppo La PCD si manifesta durante lo sviluppo normale della pianta sia a livello di singole cellule, o piccoli gruppi di cellule, che nell’ultima fase della senescenza in tutte le cellule di un organo (Rogers, 2005). Uno degli esempi classici di morte a livello cellulare é nello sviluppo delle foglie del genere Monstera nelle quali la morte di piccolissimi gruppi di cellule durante lo sviluppo delle foglie si amplia di 10.000 volte per formare buchi conspicui nella foglia adulta (Gunawardena, 2008). Un altro esempio é durante la formazione dei vasi xilematici. Qui, le cellule mesofilliche si differenziano in elementi tracheari mediante una completa degradazione del contenuto cellulare. La Zinnia é stata usata come modello per questo processo perché é possibile, con trattamenti di fitoormoni, transdifferenziare colture di cellule mesofilliche direttamente in elementi tracheari senza divisione cellulare (Fukuda, 2000; Turner et al., 2007). Nelle radici, le cellule che formano lo strato esteriore della caliptra provengono dalla divisione del meristema e vengono squamate continuatamente mentre la radice cresce. Giá dallo sviluppo dell’embrione, queste cellule (Giuliani et al., 2002) sono destinate alla PCD. Durante la fioritura e la riproduzione ci sono svariati esempi di PCD (Rogers, 2006). Nelle piante monoiche e dioiche, la formazione di fiori unisessuali avviene con l’aborto degli organi dell’altro sesso durante lo sviluppo (Wu e Cheung, 2000). La PCD avviene anche nelle antere sia nel tappeto che nello stomio e nell’endotecio (Rogers et al., 2005). Nel seme la PCD ha un ruolo importante nella 2 formazione dell’endosperma, che é stato particolarmente ben studiato nei cereali. Qui, a differenza di altre forme di PCD, le cellule morte rimangono in situ riempite di amido e la sincronizzazione tra produzione di amido e PCD deve essere regolata accuratamente. La PCD in questo tessuto avviene come un’onda che, partendo dalla zona centrale/prossimale, viaggia verso il pedicello (Young e Gallie, 2000). Un altro tessuto destinato alla PCD é il sospensore (Lombardi et al., 2007a, 2007b) dopo che la sua funzione per lo sviluppo dell’embrione é finita. In tutti questi esempi la morte delle cellule é chiaramente programmata ed é necessaria per lo sviluppo normale della pianta. La senescenza é forse un caso particolare di PCD dato che sia nelle foglie che nei petali avviene accompagnata, nella maggioranza delle specie, dall’abscissione dell’organo. Inoltre, la PCD in molte delle cellule puó perfino completarsi dopo l’abscissione dalla pianta. Ció nonostante é una morte programmata e, come vedremo sotto, ha molte similaritá, sia morfologicamente che nei meccanismi d’azione, con la PCD che avviene durante lo sviluppo in risposta a stress, o con la PCD attivata da patogeni. PCD come risposta a stress abiotici e ad interazioni biotiche Forse l’esempio piú studiato di PCD vegetale é quello che avviene durante la risposta ipersensibile. Sono passati quasi cent’anni dalla prima descrizione di questo tipo di difesa contro i patogeni (Mur et al., 2008), ma i suoi meccanismi non sono ancora completamente conosciuti. Questo tipo di morte cellulare avviene in un numero limitato di cellule che circondano il punto in cui il patogeno assale la pianta. É chiaramente una morte programmata e puó essere attivata da virus, funghi o batteri, o anche da molecole elicitori rilasciate dal patogeno. Un forte indizio del programma di PCD in questo caso é la scoperta di mutanti di Arabidopsis come il l s d 1, in cui la PCD attivata da patogeni si espande senza controllo. Un altro tipo di PCD stimolato da fattori biotici é la morte che avviene durante la risposta fra pistillo e polline incompatibile nelle specie auto-incompatibili (SI). L’inibizione della crescita del tubetto pollinico risulta in seguito nella PCD del tubetto (Bosch e FranklinTong, 2008). Anche questa sembrerebbe una morte programmata, attivata da molecole provenienti dal pistillo, tramite meccanismi e segnali comuni ad altri esempi di PCD vegetale ed animale (tab. 1). Meno chiaro é il programma nella morte dovuta a fattori abiotici. Questa puó essere suddivisa in morte Morte cellulare programmata nelle piante 3 Rogers rapida di tipo necrotico (Reape et al., 2008) e morte che invece sembra programmata. Per esempio la morte attivata da un forte aumento di temperatura in colture cellulari di Arabidopsis porta principalmente alla PCD se inferiore a 55 oC e quasi esclusivamente alla morte necrotica se la temperatura é al di sopra di 55 oC. Nel tipo di morte necrotica la cellula muore rapidamente e non ci sono cambiamenti morfologici associati alla PCD. Altri stimoli che inducono la PCD sono i raggi UV-C, lo stress idrico, l’ozono e il freddo, ma anche in questi stimoli c’é una soglia tra PCD e necrosi. Diverse morfologie di PCD nelle piante Nel campo animale, una distinzione importante é quella tra morte necrotica e morte programmata di cui l’apoptosi rimane il tipo di morte cellulare animale meglio definita. Si manifesta con caratteristiche morfologiche che erano giá state definite da Kerr et al. (1972), tra cui la diminuzione del volume della cellula, la condensazione e frammentazione della cromatina e la formazione di ‘corpi apoptotici’. Per molto tempo, queste caratteristiche sono state cercate nelle piante per capire se, a livello citologico e, quindi, anche meccanicistico, la PCD vegetale potesse essere simile a quella animale. Ed é vero che molti di questi sintomi sono stati individuati in certi tipi di PCD vegetale. Per esempio, la condensazione della cromatina é stata constatata nella PCD che avviene nelle cellule alla superfice della caliptra (Wang et al., 1996), nell’ aborto degli organi sessuali nelle piante monoiche (Wu e Cheung, 2000), nella degenerazione delle due cellule sinergide (An e You, 2004) e delle megaspore (Bell, 1996). É anche stata rilevata nella PCD che avviene nella degenerazione del tappeto dell’antera, sia nello sviluppo normale del polline, sia nella degenerazione prematura nelle antere del mais con sterilitá maschile citoplasmatica (Rogers, 2006). É anche stata riferita nella senescenza dei petali giá abscissi (Yamada et al., 2007). Perfino i corpi apoptotici sono stati rilevati in alcune cellule vegetali, per esempio nella formazione dell’aerenchima (Gunawardena et al., 2001) e nelle cellule alla superfice della caliptra (Wang et al., 1996). Piú recentemente, la morte cellulare animale é stata suddivisa in tre categorie: apoptosi (Tipo I), morte cellulare autofagica (Tipo II) e necrosi (Tipo III) (Lockshin e Zakeri, 2004). La morte cellulare autofagica puó essere definita come il processo in cui il materiale citoplasmatico viene degradato dalla cellula stessa. Nelle cellule animali questo avviene mediante l’attivitá dei lisosomi, ma nelle piante sem4 brerebbe che questo ruolo sia svolto dal vacuolo (van Doorn e Woltering, 2005). Questo tipo di morte cellulare si manifesta a livello morfologico con la formazione di vescicole contenenti proteine e, a volte, organelli: queste poi ingrandiscono e si uniscono al vacuolo centrale (fig. 1a) che dapprima si espande e poi si rompe, rilasciando nel citoplasma enzimi idrolitici che degradano organelli e macromolecole. La maggior parte della PCD vegetale ha le caratteristiche di questa morte di Tipo II animale. La permeabilizzazione e la seguente rottura del tonoplasto é molto comune come fase finale della PCD vegetale (van Doorn e Woltering, 2005), ed é stata rilevata per esempio sia nello sviluppo degli elementi tracheari (Obara et al., 2001) che nella formazione dell’aerenchima (Evans, 2003). Altri due tipi di vescicole che potrebbero partecipare in una PCD di tipo autofagico sono state rilevate. Nelle cellule epidermali dell’Arabidopsis, vescicole derivate dal reticolo endoplasmatico (ER) contengono precursori di cistein-proteasi e sono state chiamate PPV (Protease Precursor Vesicles) (Hayashi et al., 2001) (fig 1b). Quando la pianta viene sottoposta a stress, i PPV si uniscono dapprima tra di loro e poi con il vacuolo, trasferendo le proteasi dentro al vacuolo stesso. Queste attivano altre proteasi giá nel vacuolo, e dopo la rottura del tonoplasto partecipano alla degradazione del contenuto della cellula. Un altro tipo di vescicola, anch’esso ritrovato in cellule in fase di PCD, sono i ricinosomi (fig 1c), cosí chiamati perché furono rilevati per la prima volta nell’endosperma del Ricinus communis (Schmid et a l., 1999). Anche queste vescicole racchiudono cistein-proteasi, ma questo tipo di proteasi ha la particolarità di avere la sequenza KDEL vicino al Ctermine della proteina, che dirige le proteine verso il ER. Quindi si ritiene che, come i PPV, anche i ricinosomi derivino dal ER. I ricinosomi peró sono diversi dai PPV perché, invece di unirsi al vacuolo durante la PCD, si rompono rilasciando proteasi direttamente nel citoplasma e contribuendo cosí alla degradazione delle proteine cellulari. Sembrerebbe che la rottura della membrana che racchiude i ricinisomi sia attivata dalla acidificazione del citoplasma. Questa acidificazione avviene dopo la rottura del tonoplasto che rilascia il contenuto del vacuolo nel citoplasma. Il vacuolo ha normalmente un pH inferiore a quello del citoplasma, quindi si presuppone che i ricinosomi rilascino il loro contenuto dopo la rottura del tonoplasto. Questo tipo di vescicola é stata rilevata anche in altri tessuti in fase di PCD, come nei petali senescenti di Hemerocallis (Schmid et al., 1999). Morte cellulare programmata nelle piante A B C Fig 1 - Formazione di tre tipi di vescicole durante la PCD. A autofagosomi: (1) La formazione di autofagosomi viene indotta, benché i segnali ancora non sono conosciuti e la derivazione della loro membrana é anch’essa poco chiara. (2) L’autofagosoma si unisce al vacuolo centrale e poi (3) rilascia il suo contenuto. B: Protease Precursor Vescicles (PPV): (1) Queste vescicole derivano la loro membrana dal ER e contengono proteasi. Quando la cellula é sottoposta a stress, si uniscono tra loro (2) e poi si uniscono al vacuolo (3). Nel vacuolo le proteasi vengono rilasciate e attivano altre proteasi vacuolari (4). Quando il tonoplasto si rompe le proteasi attivate vengono rilasciate nel citoplasma. C: Ricinosomi: (1) I ricinosomi contengono proteasi e sono derivati dall’ER, ma rimangono nel citoplasma fino alla rottura del tonoplasto (2). Questo provoca l’acidificazione del citoplasma, che distrugge la membrana dei ricinosomi (3) rilasciando il loro contenuto di proteasi nel citoplasma. Fig 1 - Formation of three types of vesicles during PCD. A: Autophagosomes: (1) formation of autophagosomes is induced, although the signals promoting their induction are not known, and nor is the derivation of their membranes. (2) The autophagosomes fuse with the vacuole and then (3) release their contents. B: Protease Precursor Vescicles (PPV): (1) These vesicles are derived from the ER and contain proteases. When the cell is subjected to stress, they fuse with each other (2) and then with the vacuole (3). Within the vacuole, the protease cargo is released and activates vacuolar proteases (4). When the tonoplast ruptures, the activated proteases are relseased into the cytoplasm. C: Ricinosomes: (1) Ricinosomes contain proteases and are derived from the ER but remain in the cytoplasm until after rupture of the tonoplast (2). This results in acidification of the cytoplasm causing rupture of the ricinosome membrane and releasing the proteases directly into the cytoplasm. Un altro indizio che collegherebbe molti tipi di PCD vegetale con il meccanismo autofagico é l’isolamento nell’Arabidopsis di omologhi dei geni coinvolti con questo tipo di PCD. Nel lievito ci sono almeno 16 geni che regolano la PCD autofagica (Klionsky e Emr, 2000). Quando i geni omologhi sono mutati nell’ Arabidopsis, i fenotipi presentano difetti nella PCD legata alla HR, allo sviluppo, o alla senescenza (Liu et al., 2005). Il ruolo di questi geni nel lievito é quello di formare complessi che facilitino la formazione di autofagosomi, vescicole circondate da una doppia membrana, e si presuppone che i geni omologhi nelle piante abbiano funzioni simili benché ancora non del tutto confermate. Quindi sembrerebbe che, almeno per il meccanismo autofagico, sia probabile una forte omologia con il lievito e con le cellule animali, anche se per il meccanismo di apoptosi rimane piú difficile trovare le componenti regolatrici. Attivitá biochimiche durante la PCD vegetale Degradazione del DNA La degradazione del DNA é spesso stata usata come sintomo di PCD o, partendo dal modello animale, di apoptosi. In particolare, due techniche sono molto diffuse: il DNA laddering e il TUNEL (Terminal deoxynucleotidyl transferase biotin-dUTP Nick End Labelling). Il DNA laddering a v v i e n e quando la degradazione del DNA é effettuata da DNasi che tagliano il DNA nell’intervallo fra gli istoni. Questo crea frammenti in multipli di 200 basi che si possono rilevare tramite elettroforesi. Si é ritenuto che questo tipo di degradazione sia un sintomo di una morte programmata perché avviene piú lentamente, mentre se la morte é troppo veloce, il DNA rimane quasi intatto. Peró in effetti, esaminando i molti esempi di PCD vegetale, si é notato che il laddering non é stato accertato universalmente. In certi casi invece avviene una degradazione piú uniforme, lasciando uno smear di DNA degradato anziché laddering. Uno dei problemi maggiori, forse, é che dopo la fase del laddering si presuppone che si proceda ad una degradazione piú o meno completa del DNA. Quindi scegliere il momento giusto in un tessuto completo per vedere il laddering potrebbe risultare difficile se ci sono cellule in varie fasi di PCD. Un altro problema avviene durante l’estrazione del DNA: se non si utilizzano sufficienti inibitori di DNasi, altre DNasi potrebbero venire in contatto con il DNA e aumentarne la degradazione prima che il laddering sia rilevato (Domínguez et al., 2004). Il TUNEL invece é basato sulla colorazione dei termini 5 Rogers OH del DNA frammentato con marcatori fluorescenti ed ha il grande vantaggio che puó essere utilizzato a livello istologico. L’unico problema é che non differenzia fra DNA in fase di laddering o in fase di degradazione piú avanzata. Quindi queste tecniche, benché possano risultare entrambe utili nell’identificare tessuti e cellule che sono entrati in fase di PCD, non si sono poi rivelate molto utili per capire il meccanismo che porta alla PCD. Ruolo delle proteasi Nelle cellule animali si é rilevato un sistema complesso di cisteine proteasi specializzate per la PCD, chiamate caspasi, che si attivano a vicenda. Questi enzimi tagliano il substrato ad una asparagina, che si trova in un gruppo di quattro amino acidi la cui sequenza é specifica alla categoria delle caspasi. Quindi, per esempio, la caspasi-3 richiede la sequenza DEXD (ove X puó rappresentare qualsiasi aminoacido), e questa attivitá enzimatica puó essere inibita da substrati del tipo Ac-DEVD-CHO. Benché tanto l’attivitá quanto gli effetti degli inibitori siano stati rilevati in molti esempi di PCD vegetale, nelle specie (riso e Arabidopsis) di cui l’intera sequenza é ora conosciuta non si sono trovati geni omologhi a quelli animali per le caspasi (Bonneau et al., 2008). Questo conflitto ha suscitato una ricerca per le proteine vegetali con attività simile alle caspasi. Inizialmente é stato proposto un gruppo di proteine con sequenze omologhe alle caspasi (metacaspasi), ma si é rilevato che, benché le sequenze di queste proteine siano simili, non hanno un’attivitá enzimatica per i substrati delle caspasi animali (Bonneau et al., 2008). Due tipi di proteine che hanno questa attivitá enzimatica sono finora stati rilevati: le VPE (Vacuolar Processing Enzymes) e le saspasi. Le VPE sono codificate da una famiglia di geni espressi in molti tessuti, tra i quali foglie, semi, fiori e radici (Sanmartín et al., 2005), ed hanno un’attivitá di tipo caspasi-1. La saspasi, che peraltro é una serine proteasi, ha un’attivitá di tipo caspasi-6. Peró di attivitá simili a caspasi ce ne sono molte altre, contro substrati specifici per le caspasi-3, -6 e -9. Queste attivitá sono state coinvolte per esempio nella PCD attivata da patogeni e UV-C, nella PCD dell’endosperma, del tubetto pollinico e del sospensore, e nello sviluppo di buchi nelle foglie (Bonneau et al., 2008, Borén et al., 2006) (tab. 1). Quindi sembrerebbe che le caspasi abbiano un ruolo anche importante nella PCD vegetale, benché ancora non sappiamo con quale meccanismo né si siano individuati tutti gli enzimi responsabili. 6 Partecipazione del mitocondrio Anche la partecipazione del mitocondrio nella PCD vegetale non é del tutto chiara (Vianello et al., 2007). Una chiave del meccanismo dell’apoptosi animale é la partecipazione dei mitocondri che funzionano a monte delle caspasi. Il rilascio del citocroma C dal mitocondrio é facilitato dalla formazione di un poro chiamato Permeability Transition Pore (PTP) ed é inoltre regolato da una famiglia di proteine del gruppo Bcl-2. Una volta rilasciato nel citoplasma, il citocromo C attiva le caspasi. Quindi il rilascio del citocromo C nel citoplasma durante la PCD potrebbe essere considerato come indizio che il mitocondrio é coinvolto nel meccanismo, benché non é affatto chiaro che abbia un ruolo regolatore nelle piante. Il citocromo C é stato rilevato nel citoplasma di alcune cellule vegetali in fase di PCD, per esempio nella morte del tubetto pollinico ed in quella del tappeto dell’antera, ed in colture di cellule trattate con elicitori del HR, o con altri stress (Jones, 2000; Rogers, 2005; Vianello et al., 2007) (tab. 1). Peró non é stato trovato nei petali senescenti della Petunia (Xu e Hanson, 2000). Come per le caspasi, geni omologhi alla famiglia di proteine del gruppo Bcl-2 mancano nei genomi delle piante, peró due tipi di proteine che interagiscono con le Bcl-2 sono state individuate n e l l ’Arabidopsis. Il Bax inhibitor protein BI-1 é una proteina che inibisce l’attivitá del Bax, una proteina della famiglia dei Bcl-2 che favorisce l’apoptosi, e un gene omologo al BI-1 é stato isolato dall’Arabidopsis e dal riso (Sanchez et al., 2000). Inoltre, recentemente una famiglia di geni chiamati BAG (Bcl-2 associated AthanoGenes) é stata individuata nell’Arabidopsis (Doukhanina et al., 2006) usando tecniche bioinformatiche avanzate. Quindi non si puó escludere che, usando questo tipo di approccio, non si trovino ancora omologhi funzionali alle proteine del gruppo Bcl-2. Calcio, ROS e NO Tre tipi di molecole sono candidati per essere fattori importanti nella segnaletica intracellulare che attiva il meccanismo della PCD, e sono stati trovati in svariati esempi di PCD vegetale. Si tratta del calcio, delle specie di ossigeno reattivo o ROS (Reactive Oxygen Species) e dell’ossido nitrico (NO). Questi tre tipi di molecole non agiscono separatamente ma, probabilmente, sono importanti in un equilibrio che porta la cellula a varcare la soglia della PCD. Un cambiamento nella concentrazione del calcio é un fattore che sembrerebbe importante in molte forme di PCD nelle piante (Jones, 2000). É stato coinvolto nella PCD di vari tipi di cellule tra cui quelle dell’aleurone, degli elementi tracheari, nella formazione Morte cellulare programmata nelle piante dell’arenchima, nel tubetto pollinico e nella senescenza sia delle foglie che dei petali (Rogers, 2005). Un aumento nella concentrazione del calcio é legato ad un aumento di ROS mitocondriali e quindi potrebbe contribuire ad un meccanismo per la PCD che coinvolge mitocondri. Le specie di ossigeno reattivo (ROS) sono rilasciate da vari compartimenti della cellula tra cui la parete cellulare, il citoplasma, i mitocondri, i cloroplasti e i perossisomi. Un aumento delle ROS mitocondriali fa parte del meccanismo dell’apoptosi animale, in cui favorisce la formazione del PTP ed il rilascio di citocromo C. Nelle piante, le ROS sono state coinvolte sia nella PCD dovuta al HR (Mur, 2008) che nella senescenza delle foglie (Zentgraf e Hemleben, 2008), ma non é certo che siano una componente essenziale di tutte le forme di PCD vegetale. Per esempio van Doorn e Woltering (2008) sostengono che ci sono pochi dati che confermino un ruolo importante per le ROS nella senescenza dei petali . L’ossido nitrico é un altra molecola importante in relazione ai ROS ed alla PCD. Da tempo si sa che é coinvolto nella PCD animale, ma il suo ruolo nella PCD vegetale é stato approfondito soltanto recentemente (Neill et al., 2003). Dati i differenti tipi di PCD, non é stato stabilito un ruolo universale per il NO, ma almeno in certi tipi di PCD una interazione tra ROS e NO é importante per determinare se la cellula é destinata a entrare nella PCD (Delledonne et al., 2001). In altri sistemi sembrerebbe che la PCD attivata dal NO sia mediata dal mitocondrio, dato che é accompagnata dal rilascio di citocroma C ed é inibita da inibitori della formazione del PTP. Segnali extra-cellulari Risulta chiaro, dalla morte di piccoli gruppi di cellule e dalla funzione della PCD nello sviluppo normale degli organi, che ci devono essere segnali extra-cellulari che coordinano la morte cellulare. Chiaramente i regolatori della crescita sono candidati per questo ruolo e ci sono molti indizi che almeno l’etilene, l’acido giberellico, l’acido jasmonico e l’acido salicilico (SA) abbiano un ruolo in certi tipi di PCD. L’etilene é il principale coordinatore della senescenza dei petali in molte piante, e quindi della PCD che ne risulta (Rogers, 2006), ed é anche coinvolto nella senescenza fogliare benché il suo ruolo qui sia probabilmente minore (Rogers, 2005). Questo ormone é anche stato coinvolto nella PCD che avviene durante lo sviluppo, per esempio nella formazione dell’aerenchima (Drew et al., 1981), in cui traduce un segnale causato dall’abbassamento del livello di ossigeno, e nella formazione di buchi nelle foglie (Gunawardena, 2008). Nel seme (Young e Gallie, 2000) l’etilene coordina la PCD nell’endosperma ed un’onda di etilene precede la PCD. Peró nell’aleurone é l’acido giberellico a coordinare la morte cellulare dopo avere attivato l’idrolisi dei nutrienti conservati nell’endosperma (Fath et al., 2000). L’etilene ha anche un ruolo nella morte causata da stress abiotici e da interazioni biotiche. Per esempio, nelle cellule di pomodoro la PCD causata da trattamento con cadmio é associata ad una segnalazione da parte dell’etilene (Yakimova et al., 2006). Nella risposta di piante di Arabidopsis al trattamento con ozono sono coinvolti ROS, etilene e SA (Rao et al., 2002) e tutti e tre partecipano a regolare la PCD. Queste tre molecole regolatrici sono anche coinvolte nella segnalazione della PCD causata dalla risposta ipersensibile e, nei mutanti che sono difettosi nella risposta all’etilene, spesso la PCD causata dalla HR é meno estesa (Yakimova et al., 2005). L’acido giasmonico (JA) é un altro ormone vegetale che segnala la morte cellulare. Sembrerebbe che l’equilibrio fra JA e SA sia importante per regolare sia la senescenza fogliare che la PCD durante la risposta ipersensibile (Miao e Zentgraf, 2007). Il JA é anche stato coinvolto nella PCD dovuta a fattori abiotici, per esempio nella risposta all’ozono (Rao et al., 2002). Quindi appare che in molti tipi di PCD vegetale non ci sia un unico ormone che ne attiva e ne regola il meccanismo, al contrario sembra che si tratti di un equilibrio delicato tra molteplici segnali che attivano gruppi di geni e proteine. Questi comunicano tra loro tramite interazioni tra proteine ed attivazione di fattori di trascrizione, spingendo la cellula verso la morte o mantenendola in vita a seconda delle esigenze del tessuto o dell’organismo. Conclusioni Una volta accettato il concetto che la morte cellulare fa parte di un programma importante sia nello sviluppo che nelle risposte all’ambiente, forse era ingenuo cercare un unico modello per spiegarne il meccanismo. Sembrerebbe invece che la PCD vegetale somigli a quella animale nella sua complessitá. La PCD animale, con il passare del tempo, ha evidenziato un processo sempre piú complicato e suddiviso in diverse forme, ed anche quella vegetale si sta svelando come un processo con molteplici aspetti. Benché il modello puro dell’apoptosi animale forse non sia ritrovato in nessuno degli esempi di 7 Rogers PCD vegetale, ci sono certi tipi di PCD nelle piante che quasi sicuramente coinvolgono molte delle stesse componenti, ossia mitocondri, attivitá delle caspasi e cambiamenti nella concentrazione del calcio (tab. 1). Mentre la somiglianza delle caratteristiche morfologiche ha suggerito un meccanismo simile, l’assenza di geni omologhi alle caspasi nelle piante ha creato un problema nella costruzione di un modello. Tuttavia lo sviluppo di techniche bioinformatiche potrá forse proporre proteine che abbiano la stessa funzione, benché siano diverse nella loro sequenza. Questo suggerirebbe che, invece di meccanismi fondamentalmente diversi, ci sia stata solamente una divergenza nei geni durante l’evoluzione che ostacola la loro identificazione tramite i metodi classici basati sull’omologia delle sequenze. Il meccanismo autofagico invece, che probabilmente é alla base di molte forme di PCD vegetale, sembra piú conservato a livello delle proteine. Qui il problema é l’assenza del lisosoma, che invece verrebbe sostituito dal vacuolo. Benché la conoscenza della PCD animale sia stato un ottimo punto di partenza, forse é arrivato il momento di lasciare questo modello e di continuare una ricerca senza presupposti, per creare un modello nuovo e probabilmente unico alla PCD vegetale. Riassunto Nelle piante, la morte cellulare programmata (PCD) avviene sia nello sviluppo normale e nella senescenza degli organi che nella risposta all’ambiente ed ai patogeni. La PCD comporta la trascrizione di nuovi geni e l’attivazione di processi biochimici e cellulari, ed in questo si differenzia dalla morte rapida o necrotica. A livello morfologico ci sono somiglianze tra certi tipi di PCD vegetale e l’apoptosi animale, tra cui la degradazione del DNA e la condensazione della cromatina. Peró la PCD nelle piante é forse piú frequentemente simile alla morte autofagica. Uno dei conflitti tra i diversi modelli é l’assenza di geni omologhi alle caspasi, che sono importanti sia nel regolare che nell’effettuare la PCD animale. Anche la partecipazione del mitocondrio rimane da chiarire in molti tipi di PCD vegetale, ma sembra che in quasi tutte le forme di PCD vegetale ci sia un cambiamento dei livelli di calcio intracellulari. A livello extra-cellulare ci sono svariati ormoni che probabilmente regolano l’entrata della cellulla nella fase di PCD, ma non c’é un unico regolatore universale per tutte le forme di PCD. Quindi, benché manchino ancora modelli completi della PCD vegetale, incominciamo ad avere abbastanza dati per 8 sviluppare modelli che dovranno essere confermati con ulteriori esperimenti. Parole chiave: autofagia, apoptosi, caspasi, risposta ipersensibile, regolatori di crescita. Bibliografia AN L.H., YOU R.L., 2004. 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