CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2016_03_02)
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Codice cliente: 8727381 CRONACHE Corriere della Sera Mercoledì 2 Marzo 2016 23 # Per gioco Nota da tempo agli educatori, l’importanza dei momenti di svago è stata anche teorizzata dai ricercatori dell’Albert Einstein college of Medicine in uno studio del 2009. Nella foto, Suresnes, Francia, 1946 (Contrasto) E ora ricreazione Pause di mezz’ora al massimo o ogni volta che sono stanchi? Il dibattito sul riposo dei bimbi di Orsola Riva G iù le mani dall’intervallo! Soprattutto se la tua scuola ha la fortuna di trovarsi immersa in un parco come quello del Pellegrino a Bologna. Un sogno per noi genitori di città rassegnati a cortili angusti e bui. Giovanna Facilla, preside della scuola elementare Longhena, è finita nell’occhio del ciclone per aver diramato una circolare in cui richiama le maestre all’ordine: pause di mezzora al massimo al mattino e ritorno in classe dalla mensa entro le due. Ma come: stiamo nella scuola più bella del mondo e ci mettiamo a guardare l’orologio, hanno obiettato le insegnanti spalleggiate dai genitori? La Longhena non è una scuola come le altre: qui si organizzano giornate di lettura in pigiama e l’intervallo si fa quando i bambini ne hanno bisogno. «Ho solo richiamato il regolamento — si difende la dirigente —. Non si può stare in giardino fino alle tre se alle quattro bisogna prepararsi per uscire. Non dico che la ricreazione non sia importante ma ci sono delle competenze da raggiungere». «In generale, la scuola italiana mostra un sovrano disprezzo per le competenze corporee. Quando i bambini arrivano in prima elementare sembra che la cosa più importante sia che imparino a stare seduti. Ma chi l’ha detto che stare fermi sia un valore in sé? — dice Susanna Mantovani, La circolare sulle gite «Prima di partire il prof controlli le gomme dell’autobus» In divisa Gian Burrasca, protagonista del romanzo di Vamba del 1912: è per antonomasia lo studente irrequieto e combina guai docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano —. Il movimento all’aperto è un momento fondamentale: serve a rilanciare l’attenzione. Certo, le pause vanno regolamentate: non si può fermare il treno solo perché si ha voglia di sgranchirsi le gambe. Ma non c’è niente di peggio che vietare l’intervallo a chi si è comportato male. Così, se già era nervoso prima, darà fuori di matto». Oggi poi, che i pomeriggi in cortile sono stati soppiantati dal frullatore dei mille corsi pomeridiani a cui costringiamo i nostri figli, la ricreazione a scuola è diventata l’unico spazio di gioco libero possibile. «Per noi insegnanti — spiega Gianluca Gabrielli, maestro in un’altra elementare bolognese e autore di saggi su scuola e razzismo — è un’occasione utilissima per vedere come il bambino interagisce con i compagni e per aiutarlo ad affrontare le prime delusio- La parola INTERVALLO Dal latino intervallum, composto di inter, «tra», e vallus «palo», propriamente indica lo «spazio tra due pali» ma il significato si è poi ampliato passando a indicare lo spazio che separa due luoghi, due oggetti o due persone e, con riferimento temporale, lo spazio di tempo che separa due fatti. A scuola, indica il periodo di riposo e svago tra una lezione e l’altra ed è usato come sinonimo di ricreazione, dal latino tardo recreationem. Il caso La polemica sulla ricreazione nasce dal caso della scuola Longhena di Bologna dove il preside Giovanna Facilla, da tre anni alla guida della scuola, ha deciso di ripristinare gli intervalli a orari precisi e non più lunghi di 30 minuti Fino ad ora nell’istituto le ricreazioni non erano regolamentate ma gestite in autonomia dagli insegnanti che interrompevano le lezioni quando i bambini davano segni di stanchezza Genitori e insegnanti, in disaccordo con la preside, continuano ad autogestire le ricreazioni ni, magari solo perché corre più piano degli altri». Se alle elementari l’importanza della ricreazione è troppo spesso sottovalutata, alle medie è addirittura azzerata. E i ragazzi, già costretti a un orario insensato (sei ore consecutive, dalle 8 alle due), devono accontentarsi di due striminziti intervalli da dieci minuti l’uno, che i più ansiosi sprecano ripassando in classe la lezione per la verifica dell’ora dopo. «Non c’è niente di più sbagliato che trattare dei preadolescenti come se non avessero un corpo!», commenta ancora la Mantovani. Alle superiori, in fondo, l’intervallo è meno decisivo perché — spiega ancora Gabrielli — i ragazzi un loro spazio di socializzazio- La pedagogista Susanna Mantovani: «Le interruzioni sono importanti ma devono avere delle regole» ne se lo creano in proprio, magari arrivando un po’ prima a scuola per fermarsi a chiacchierare in cortile o andando al bar durante la pausa (o chiudendosi in bagno a fumare...). «Ai miei tempi — nota però Alessandro D’Avenia (38 anni!), scrittore e insegnante di italiano latino e greco nel centralissimo liceo San Carlo di Milano — quando suonava la campanella ci precipitavamo in corridoio, magari per andare a trovare la ragazza di un’altra classe. L’intervallo era ancora il luogo e il tempo per l’esplorazione del possibile. Oggi invece i miei allievi spesso se ne restano in classe a guardare il telefonino che hanno dovuto spegnere durante le lezioni. Magari parlano con la ragazza, ma lo fanno solo attraverso WhatsApp». © RIPRODUZIONE RISERVATA «In maniera empirica si dovrà prestare attenzione alle caratteristiche costruttive, funzionali e ad alcuni dispositivi di equipaggiamento: l’usura dei pneumatici, l’efficienza dei dispositivi visivi, di illuminazione, dei retrovisori». Non solo. Bisognerà «prestare attenzione alla velocità» e «al fatto che il conducente non può assumere sostanze stupefacenti, psicotrope né bevande alcoliche». Ecco. Non bastano decine di ragazzi scatenati da controllare giorno e (soprattutto) notte. I prof che partono in gita si dovranno preoccupare pure di autisti, bus e gomme. Lo dice una circolare del Miur e allega un «vademecum» della polizia stradale: indicazioni per l’organizzazione dei viaggi con l’invito a «verificare l’idoneità e condotta» di autista e bus. Mancava solo questo agli insegnanti in gita, già gravati 24 ore su 24 da una responsabilità di ragazzini pronti a tutto. Puro volontariato, tra l’altro. «Allora eliminiamo le gite — azzarda Giorgio Rembado, Associazione nazionale presidi —: i ragazzi a scuola hanno mille possibilità, tra alternanza, Erasmus e scambi». Oppure, c’è la soluzione del liceo Righi di Roma: gli studenti 18enni delle quinte partono, ma i prof restano a casa. Claudia Voltattorni © RIPRODUZIONE RISERVATA