testo vincente - Collegio San Carlo

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testo vincente - Collegio San Carlo
La Forza di Gravità
Testo di Benedetta Di Majo
-Non è nei libri quello che cerchi. Quello che cerchi è dentro di te, negli altri, nella natura. I
libri sono stati inventati per non dimenticare quello che troppo spesso scordiamo. Puoi
leggere libri tutta la vita e non sapere niente della vita. Quando i libri diventano il manuale
di istruzioni della vita è la vita che perdi.
Così disse il bibliotecario a quel ragazzo che se ne stava rintanato in un angolo tutti i
pomeriggi e divorava uno o due libri alla settimana.
―In queste pagine ho trovato più vita di quanta ce ne sia là fuori. Lei riesce a immaginare
un
mondo senza libri?- gli rispose con una domanda.
―Non è questo il punto. Io non riesco a immaginare un mondo senza vita- rispose lui.
Il ragazzo non disse nulla e il signore di nome Giancarlo aggiunse:- Sei talmente accecato da
questi testi, che non riesci neanche a vedere ciò che ti circondaAndrea, così si chiamava il ragazzo, era un fanciullo di sedici anni, molto alto, dai capelli neri
come l'ebano e gli occhi castani. Era carino, non bello, sul viso aveva qualche brufolo tipico
della fase dell'adolescenza e camminava con un andamento lento e poco elegante, un po'
goffo, come se fosse sbilanciato dalla troppa altezza. Non gli piaceva affatto la moda ( o
almeno dava questa impressione ) perché era vestito sempre con gli stessi indumenti vecchi,
monotoni per la sua età: camicia coperta da un gilet, un paio di pantaloni lunghi neri e ai piedi
dei mocassini assai tristi.
Quella che aveva Andrea non era solo una passione ma quasi un'ossessione.
Era talmente immerso nel suo mondo di racconti, fiabe e romanzi che non percepiva quasi più
il senso della realtà.
Per questo motivo non aveva amici, ma neppure gli interessava avere una vita sociale, la
compagnia dei suoi libri era tutto ciò che desiderava.
Il bibliotecario, però, aveva notato qualcosa di strano durante l'ultima settimana.
Andrea aveva cominciato a frequentare la biblioteca molto più spesso (come se non bastasse
il tempo che già ci passava ) ma, invece di spendere le ore a leggere, si guardava intorno,
come se cercasse qualcosa ansiosamente.
Un giorno Giancarlo stava per andare a parlargli, preoccupato dal suo comportamento, ma si
bloccò non appena vide il volto di Andrea illuminarsi, come se fosse stato sollevato da un
enorme fardello, gli occhi gli brillavano.
Allora il bibliotecario volse il suo sguardo nella stessa direzione di quello di Andrea e, con
sua immensa sorpresa, vide una ragazza.
Era bellissima: alta, longilinea come un fusto di giunco, una folta e lunga chioma di capelli
castani chiari e lisci come la seta. Gli occhi di un verde smeraldo mischiato al colore del cielo
d'estate, che risaltavano ancora di più grazie al leggerissimo trucco sulle palpebre.
La ragazza non si era accorta di ciò che stava accadendo, fortunatamente.
Allora Giancarlo si voltò di nuovo verso Andrea, per essere sicuro che stesse guardando
proprio verso la ragazza.
Non ci erano voluti più di tre secondi per constatare che lo sguardo del ragazzo, con
un'espressione alquanto ottusa, era rivolto alla fanciulla.
Non era la prima volta che questa si recava alla biblioteca per studiare, infatti il bibliotecario
la salutò con un gesto della mano che fu ricambiato da un sorriso, avendo le mani troppo
occupate a reggere i pesanti volumi di scuola.
Quando fu seduta il signore cominciò a parlare così ad Andrea: - Riconosco quello sguardo.
Ora capisco molte cose!- e scoppiò in una breve risatina tra sé e sé.
Allora il ragazzo, che nel frattempo aveva distolto lo sguardo, si rivolse al bibliotecario
innervosito: - Ma cosa stai farfugliando? Quale sguardo? Quali cose? Non c'è proprio niente
da capire qui! Ti stai prendendo gioco di me per caso?- il ragazzo sembrava molto scocciato,
quasi intimorito all'idea che qualcuno potesse scoprire il suo segreto.
Ma il vecchio amico lo rassicurò: - Ehi! Calmati ragazzino, o devo ricordarti dove siamo?
Non credo proprio Andrea ammutolì.
L'altro riprese: - E' normale che a questa età nascano i primi amori, i cosiddetti “colpi di
fulmine”. Si capisce subito da come un ragazzo guarda una ragazza- fece una breve pausa –
Ho avuto anch'io la tua età, anche se sembra incredibile, sai? Ho visto il tuo sguardo. Aveva
una dolcezza indescrivibile e, caro mio, gli occhi non mentono mai. Mai. Da quel giorno passò un mese prima che Andrea tornasse in biblioteca ( fatto quasi
straordinario ) ma quando lo fece, era completamente cambiato.
Aveva iniziato a vestirsi come tutti i ragazzi della sua età: jeans larghi, maglietta, e scarpe
Nike.
Questo fatto incuriosì molto Giancarlo e non appena Andrea lo salutò, ne approfittò per capire
a cosa fosse dovuto quel suo improvviso cambiamento.
– Allora figliuolo, è da un pezzo che non ti vedo da queste parti, che succede? - Niente, niente. Sono solo un po'...un po' stanco ecco tutto Non sapeva mentire.
- Ti va se ci sediamo un attimo qui? - disse il buon Giancarlo indicando un tavolino poco
distante.
- Sì, d'accordo - So che non ami parlarne ma sappi che se avrai bisogno per qualsiasi tipo di problema io sarò
qui, capito?- Andrea fece di sì con il capo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Nella testa del ragazzo le parole di Giancarlo rimbombavano come l'eco delle grida lanciate
in una gola angusta tra le montagne, fredda.
Dato che il bibliotecario non aveva ricevuto alcuna risposta fece per alzarsi, ma allora Andrea
lo fermò bruscamente afferrandogli il braccio e guardandolo dritto negli occhi disse – No,
aspetta. Voglio parlarne con te, ma giurami che non ne farai parola con nessuno - Hai la mia parola - Da dove posso cominciare? Dunque, ricordi quella ragazza – cominciò ad arrossire – che è
venuta circa un mese fa in biblioteca? Insomma, quella che avevo fissato imbambolato per
almeno cinque minuti - Sì sì certo, ti ascolto - Ecco, sapevo che frequentava la mia scuola già da circa una settimana e infatti l'ho rivista lì
il giorno dopo, alla lezione di biologia. Allora mi sono fatto coraggio e sono andato a parlarle.
Mi sono avvicinato ma prima che potessi aprir bocca è suonata la campanella e il professore
ci ha fatti sedere. Indovina chi è stata scelta come mia vicina di banco? - fece una breve pausa
per dare un po' di suspense al racconto - Proprio lei! Così alla fine della lezione mi sono
presentato e le ho detto che l'avevo già vista qualche volta in biblioteca. Lei sembrava
contenta di avermi conosciuto e così le ho proposto di studiare insieme quel pomeriggio
stesso poiché non avevo molto chiari alcuni argomenti. Ovviamente mentivo Man mano che Andrea continuava il suo racconto il sorriso gli cresceva sul viso e lo rendeva
quasi più bello, come il cupo cielo della notte che si schiarisce piano piano al sorgere del sole.
Giancarlo lo osservava senza dire nulla, ascoltando ogni sua singola parola con attenzione.
La biblioteca era deserta, si sentiva solo il leggero tic-toc dell'orologio appeso al muro.
Andrea riprese – Non so dove ho trovato il coraggio anche solo per rivolgermi a lei...o forse
sì...ma sì certo, so come ci sono riuscito! Sei stato tu, Giancarlo!Il bibliotecario lo guardò sorpreso – Io? Ma...non capisco - Le tue parole mi hanno spinto a farlo, ricordi? Hai detto proprio così: “Puoi leggere libri
tutta la vita e non sapere niente della vita”. Ti ringrazio Giancarlo, grazie perché mi hai aperto
gli occhi su un mondo che non credevo neanche esistesse - Non è merito mio, ma dell'amore. Quindi ti prego, non ringraziarmi. Ora dimmi: cos'è
successo in seguito con la ragazza e, a proposito, ha un nome? - disse sorridendo.
- Giusto, che stupido che sono. Si chiama Sunny, questo è il soprannome che le ho dato io, il
suo vero nome è Maria Sole. Due sere fa l'ho invitata a cena fuori, una vera cena romantica
coi fiocchi. Penso che lei avesse già compreso ciò che provo per lei fin dall'inizio. Accettò
l'invito e io l'ho portata a mangiare in una pizzeria, ma non in una pizzeria qualsiasi, quella
dove si erano conosciuti i miei genitori tanti anni fa. Quando eravamo seduti al tavolo non
sapevo bene di cosa parlare così cominciai proprio dalla storia del primo incontro dei miei
genitori. Sembrava molto onorata di questo fatto. Da quel momento in poi abbiamo parlato
del più e del meno, come se ci conoscessimo già da tempo. La verità è che ogni volta che
cominciava a parlare io mi perdevo nei suoi occhi, nella sua perfezione. Spero solo che lei
non se ne sia accorta e che io non abbia fatto brutte figure ma, onestamente, adesso non
m'importa molto. Sai perché? Perché quella stessa sera, quella magnifica, splendida,
meravigliosa sera, per la prima volta in vita mia mi sono lanciato dall'aereo senza paracadute:
le ho chiesto di diventare la mia ragazza. Lei ha accettato, mi ha risposto con un bacio – Ora
Andrea guardava fisso nel vuoto, immerso nei suoi ricordi, con una felice aria di
soddisfazione sul volto. Poco dopo disse piano, con calma – Mi sono lanciato dall'aereo senza
paracadute ed è stato come se lei avesse rimosso la forza di gravità prima che io toccassi terra.
Lei ha rimosso la forza di gravità per me - .