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Società Nuove abitazioni
Le case costano una fortuna?
Arrivano le prefab house,
appartamenti e villette
fai da te da costruirsi
da soli. Ecologiche,
personalizzabili
e superchic.
Alla portata
di tutte le
tasche, o
quasi
A blocchi
La Desert House
dello studio Marmol
Radziner di Los
Angeles. Raffinata
semplicità, materiali
e finiture di pregio
home kit home
di Arianna Dagnino
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Società Case fai-da-te
L’
abbiamo scelta perché bella e insolita. Noi volevamo
una casa diversa, originale, con un tocco di unicità».
È stato proprio cercando quel tocco che i coniugi australiani Anna e Ray McCraw hanno finito per comprarsi un prefabbricato. Ma con un dettaglio non
trascurabile: si tratta di un prefabbricato d’autore.
La loro nuova casa è cioè stata pensata da esperti designer. E il risultato
si vede: la particolarità architettonica di questa formula abitativa attrae
gli sguardi incuriositi di chi si trova a passare per Port Campbell, amena
località turistica lungo il tratto di Great Ocean Road che scorre nel Victoria State. È una sorta di grande bozzolo di legno dal tetto e dalle pareti
incurvate. Il rivestimento interno è di pannelli di pino; quello esterno
è costituito da una protezione in ferro ondulato ed è provvisto di intercapedine coibentata che mantiene la temperatura interna.
Il bello di questo tipo di struttura dalle ampie vetrate panoramiche e
dal look futuribile è la modularità: se la famiglia cresce, si elimina una
vetrata, si aggiunge un altro bozzolo, anch’esso posato su una piattaforma, a mo’ di palafitta, e il gioco è fatto. Il tutto con un bassissimo
impatto ambientale, fattore ormai sempre meno marginale nelle scelte
di molti clienti. Non a caso la Ral Homes, l’azienda costruttrice con
quartier generale nei pressi di Melbourne che consegna case intere via
container, si è guadagnata per le sue case fai-da-te i cinque bollini rossi
internazionali comprovanti l’alta qualità ambientale.
«La cosa più divertente per noi», raccontano Anna e Ray, «è stata progettarci la casa esattamente come la volevamo. Alla Ral Homes ti danno
dei modellini in miniatura con i vari moduli e tu ti sbizzarrisci a trovare la soluzione più adatta per le tue esigenze e per le tue tasche, come
se avessi tanti pezzetti di Lego. In più, se hai tempo e voglia, una volta
che ti hanno consegnato la tua casa bella e imballata, puoi decidere di
montartela da solo invece di utilizzare le squadre di operai messe a
disposizione a pagamento dalla ditta». Dopo aver dato una mano a un
amico a montare la sua kit home, la coppia australiana ha deciso di provare a montare anche la propria. «Con l’aiuto di un paio di conoscenti,
nel giro di sei mesi l’avevamo finita», dice Ray. «All’inizio l’idea può spaventare ma alla fine, quando la casa è in piedi e abitabile, ti dà una grande
soddisfazione avercela fatta. La senti ancora più tua».
Questo modo di concepire fin dalle origini e nei minimi dettagli la propria abitazione non è l’ultima stravaganza nata nella terra dei canguri
ma un movimento che trova echi più o meno forti nelle zone più progredite del mondo, dalla Silicon Valley californiana alla Nuova Zelanda.
Fra i pionieri del new prefab movement (www.fabprefab.com), traendo
diretta ispirazione dai modernisti del Bauhaus e da icone dell’architettura come Frank Lloyd Wright, spicca il designer e costruttore Edgar
Blazona, creatore del Modular Dwelling (Abitazione Modulare,
www.modulardwellings.com), un sistema di prefabbricati che incarna
i principi cardine del movimento: scalabilità, flessibilità, personalizzazione, eco-compatibilità, economicità e, naturalmente, stile.
Il bello di questo tipo di strutture è la modularità.
Se la famiglia cresce, si elimina una vetrata, si aggiunge
un pezzo e il gioco è fatto. In più sono anche trasportabili
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Ecologiche
La casa Soltag II,
progettata da Velux
in Danimarca.
Pagina a sinistra,
dall’alto: un’abitazione BoKlok in
Scandinavia; interno
della FlatPackHouse
di Charlie Lazor
a Minneapolis; la
Sunset BreezeHose
di Michelle
Kaufmann,
in California
A.A.A. Cercasi alcova su misura
Le più costose: quelle proposte dallo
studio di architettura di Los Angeles
Marmol Radziner&Associates
(www.marmolradzinerprefab.com; fra i
clienti, Tom Ford e Demi Moore).
Essenziali ma elegantissime, suggeriscono una raffinata semplicità giocata
su materiali e finiture di pregio. L’impianto base (200 mq, una camera da
letto, un bagno, 100 mq di veranda,
elettrodomestici inclusi) costa 215 mila
dollari; quello con due camere da letto
(per un totale di 480 mq tra superficie
interna e veranda esterna), 295 mila
dollari. Le spese di montaggio partono
da 40 mila dollari.
Le più nordiche: le BoKlok (www.
boklok.com), le case prefabbricate nate
in Svezia da una partnership tra Ikea e
la ditta di costruzioni Skanska. Ne sono
già state vendute duemila unità. Già
oggi il 70 per cento delle abitazioni svedesi sono prefabbricate. Secondo un sondaggio condotto dalla Standard Life
Bank, il 29 per cento degli inglesi interpellati prenderebbe in considerazione
l’acquisto di un prefabbricato.
Le più ecologiche: le Soltag, progettate
da Velux in Danimarca, per ora ancora
in fase di prototipo ma presto disponibili
per la commercializzazione: si tratta di
moduli prefabbricati costituiti da materiali a basso impatto ambientale e completamente autosufficienti da un punto
di vista energetico. Le abitazioni (superficie standard di 110 mq) sono progettate per andare incontro anche alle esigenze di sovraffollamento urbano e possono essere installate in cima ai palazzi
con tetto piano.
Le più tecnologiche: quelle commercializzate dalla Toyota, che ha deciso di
sfruttare la capacità di produzione delle
sue fabbriche automobilistiche per
entrare nel business delle abitazioni in
serie, seppure fortemente personalizzabili. «Ci sono robot che costruiscono
pannelli di legno dalle misure precise
quanto quelle di una carrozzeria», dice
Michael Sylvester, fondatore del sito
www.fabprefab.com.
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Società Case fai-da-te
A palafitta
Una prefab house
in legno (designer:
Jens Risom) sull’isola
di Block Island,
nel Rhode Island,
Stati Uniti. Sotto,
una soluzione kit
della Ral Homes
N
ella casa-modello di Blazona (già commercializzata), tre moduli accorpati creano tre ambienti
distinti: una camera da letto matrimoniale, una
cucina-salotto con ampia vetrata, un bagno. Il tutto
può essere trasportato su un camion, consegnato
pressoché ovunque e installato dall’acquirente
anche senza avere alcuna cognizione in fatto di costruzioni. «La mia
idea è quella di rendere l’architettura moderna più accessibile», sostiene
Blazona. «C’è un sacco di gente, e penso soprattutto ai giovani, che non
si può permettere di acquistare una casa da architetti. Grazie ai miei
Modular Dwellings cerco dunque di creare delle strutture esteticamente
piacevoli, minimaliste, semplici, fatte di materiali naturali, che si
possano erigere con facilità anche nel cortile di servizio».
A spingere l’architetto californiano Michelle Kaufmann fra i paladini
del nuovo movimento fai da te sono invece state, per così dire, le proprie necessità. Per mesi si era ritrovata a cercare invano con il marito
una dimora per loro nella Bay Area: «Le case che vedevamo non erano
soltanto troppo costose. Mancavano anche di un minimo di estetica moderna e di quelle soluzioni a basso impatto ambientale che
per noi sono importanti», spiega la Kaufmann, che si ritrovò così
ad acquistare un appezzamento libero
e a costruirci sopra quella che lei definisce una «scatola sostenibile», con i
pavimenti di bambù, ampie vetrate,
soluzioni per il risparmio energetico e
porte scorrevoli per modulare la divisione degli spazi interni e degli armadi
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(da qui il nome di Glide House, casa che scorre).
La Kaufmann e il marito impiegarono sette mesi e spesero 300 mila
dollari per costruire la prima Glide House. Ora Britco (www.britco.com)
riesce a produrla in 24 ore al prezzo di 210 mila dollari, montaggio e
consegna esclusi. I prefabbricati ad alto impatto estetico e basso impatto
ambientale della Kaufmann non sono proprio a buon mercato ma
rispondono in pieno alle esigenze di una nuova clientela benestante,
decisa ad abitare in case da architetto ecosostenibili, personalizzabili,
flessibili nella loro composizione, magari scegliendole via Internet.
Come nel caso dei coniugi newyorkesi Ellen e Martin Schepsman, che
hanno trovato il loro nido dei sogni sul sito di Resolution 4 Architecture, lo studio di architettura che ha disegnato la Dwell Home, prodotta e commercializzata dalla Empyrean International al prezzo base
di 500 mila dollari: una struttura di 900 mq su tre piani elegantemente
minimalista, con pareti di vetro e pannelli di legno che la ditta produttrice garantisce di installare con squadre ad hoc in sei mesi.
Il bello, per molti, rimane però il gusto di costruirsi la casa-Lego con le
proprie mani, come se ci si fosse appena regalati un gigantesco Meccano. «Lo consigliamo a tutti, ma soprattutto alle coppie giovani», dicono
Anna e Ray. «Si può partire con una situazione semplice e poi ingrandirsi col tempo, man mano che nascono
i figli e che il conto in banca si rimpolpa.
E poi, una volta che ci si è stufati di un
posto, si può sempre smontare il tutto e
ricostruirselo da qualche altra parte». Già,
perché il vero atout delle kit homes è che
sono anche trasportabili.  A.D.
Foto di: Benny Chan - Jim Mone / Ap - G. Zimmerman / Getty / Ronchi - Stefano Gulmanelli
Nel giro di qualche mese, con l’aiuto di un paio di amici
la kit house si costruisce. All’inizio l’idea può spaventare
ma una volta abitabile la senti ancora più tua
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