VAlENcIA è uNA cITTÀ alla ricerca della propria identità

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VAlENcIA è uNA cITTÀ alla ricerca della propria identità
O R I Z Z O N T I
T R A M O D E R N I TÀ
E TRADIZIONE
Valencia ha un’anima duplice:
da un lato, i suoi abitanti sono
molto legati alle proprie tradizioni
e al proprio stile di vita (nella
foto, le botti della cantina di ‘Casa
Montaña’, bodega fondata
nel 1836); dall’altro, negli
ultimi anni sono stati portati
avanti grandi progetti di
riqualificazione urbana che
hanno visto l’intervento di
famose archistar, come, nella
pagina a fianco, la Ciutat de
les Arts i les Ciències progettata
da Santiago Calatrava.
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Bellezza, orgoglio
e imperfezione
Valencia è una città alla ricerca della propria identità e del proprio posto
nel panorama internazionale. Ricca di storia, con un clima invidiabile, negli ultimi anni si
è aperta a un forte processo di cambiamento e di ‘internazionalizzazione’, con architetture
moderne e dilatate che sono andate ad affiancare gli antichi palazzi gotici e barocchi.
di h e n r i e t t e k u h r t
f oto g ra f ie e n n o k a p i t z a
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gnola non è sempre stata così spensierata: “Prima
di decidere di iniziare gli studi superiori all’istitu­to
d’arte, lavoravo come assistente di volo. Ero inna­
morata, anche se non ricambiata, e volevo seguire
il mio uomo. Durante i voli notturni mi annoiavo,
così iniziai a ricamare in aereo. Più tardi ho capito
che quella fase della vita mi è servita molto: per
arrivare alla bellezza, infatti, bisogna anche spe­
rimentare sofferenza e dolore”.
Il vecchio e il nuovo
D OV E I L T E M P O
S I È F E R M AT O
Alejandro (a sinistra)
ed Emiliano García
sono i titolari della
‘Bodega Casa Montaña’
nel quartiere Cabanyal,
una taverna che, con
i suoi oltre 175 anni
di storia, è una vera
e propria istituzione
della città.
È
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una calda mattina a Valencia, uno dei 300 giorni
di sole all’anno di cui gode la città. Sediamo al Café
La Mas Bonita con Paula Sanz Caballero: 44 anni,
illustratrice e un bel viso spagnolo incorniciato da
un sorriso irresistibile. Ordina una tazza di tè e apre
il computer per mostrarci i suoi lavori, richiesti
dalle maggiori riviste di tutto il mondo. Le sue, in­­
fatti, più che illustrazioni sono eleganti opere d’arte
tridimen­­sionali, dove l’uso delle matite è limitato
a semplici e stilizzate linee di fondo sulle quali ven­
gono posizionati oggetti e personaggi ricamati o
cuciti su pezzetti di stoffa, dando così vita ad accat­
tivanti e raffinati tableaux vivants dell’high society.
Anche se Paula ha raggiunto il successo mondiale,
per lei non esiste un’alternativa alla sua città na­­
tale: “Noi valenciani siamo persone di compagnia,
ci piace stare con gli amici; spesso ci incontriamo
sul far della sera per bere una birra e restiamo in­­
sieme fino a tarda notte”. Ma la vita dell’artista spa­
Un concetto, questo, in qualche modo applicabile
anche alla stessa città di Valencia, ricca di storia e
con un clima invidiabile, eppure rimasta fino a poco
tempo fa ai margini del panorama spagnolo e inter­
nazionale, pur essendo la terza città iberica per nu­­
mero di abitanti. Ma negli ultimi anni Valencia ha
saputo rinnovarsi, cambiando radicalmente il pro­
prio profilo per assumere un posto di rilievo sulla
scena globale. Oggi, accanto alla città antica e go­­
tica, si può ammirare una Valencia moderna, con edifici pubblici progettati da archistar quali Norman
Foster, David Chipperfield e, ovviamente, il valen­
ciano San­tiago Calatrava, autore anche della Ciutat
de les Arts i les Ciències (Città delle Arti e delle Scienze) che sorge sul letto prosciugato del fiume Turia.
Il complesso architettonico di Calatrava è uno dei
più grandi centri urbani europei di diffusione cul­
turale; un insieme di edifici dalle linee dinamiche
ed espressive che diventano monumenti-icone del­
la moderna società. L’unico cruccio dei valenciani
resta la squadra di calcio cittadina, l’FC Valencia,
sempre agli ultimi posti in classifica, ma questo non
intacca il loro orgoglio; l’attaccamento alla propria
terra e alle tradizioni è molto radicato, tanto che
la Comunità Valenciana non tollera che il proprio
dialetto venga definito una ‘variante del catalano’,
sottolineando con forza come il ‘valenciano’ sia in
realtà una lingua autonoma.
Questo stesso orgoglio e un forte senso di appar­
tenenza lo esprime anche Emiliano García, titolare
insieme al figlio Alejandro della ‘Bodega Casa Mon­
taña’, una vera e propria istituzione della città, si­­
tuata nel quartiere Cabanyal, nei pressi del porto.
Taverna fondata nel 1836, chi vi si reca non solo può
gustare i più sensazionali vini spagnoli e un super­
lativo aperitivo al vermut, ma anche le acciughe e
le sardine più rinomate di tutta la città, nonché stre­
pitose polpette di baccalà e gustosi salumi, immersi
in un ambiente dal sapore antico, decorato da magnifiche piastrelle e locandine che raccontano gli oltre
175 anni di storia del locale. I pescatori arrivano per
farsi un bicchiere di vino alla spina e mentre Alejandro chiacchiera con i clienti da dietro il bancone,
Emiliano ci racconta di come si stia battendo per la
conservazione e la salvaguardia del quartiere. Le
autorità, infatti, vorrebbero prolungare l’Avenida de
Blasco Ibáñez fino al mare, stravolgendo il Caban­
yal e abbattendo le caratteristiche case a due piani
che furono dei pescatori, decorate da maioliche colo­
rate. I residenti, ovviamente, si oppongono e sono
già riusciti a far dichiarare il quartiere ‘Bene d’in­
teresse culturale della Spagna’.
La bellezza dell’imperfezione
Il sobborgo valenciano della movida è il Ruzafa,
dove negli ultimi anni bar e club sono spuntati
come funghi. Ancora poco frequentato dal turismo
di massa, è il luogo perfetto dove trascorrere una se­­-
S T E LL E I N C I T Tà
La Mercedes-Benz Classe B
scopre un’altra ‘stella’ nel
quartiere Cabanyal.
rata al ‘100% valenciana’. Il Ruzafa è anche il cro­
giolo dei giovani artisti e il tempio spagnolo della
street art. Qui ha il suo atelier anche VinZ Feel Free,
definito come ‘il Banksy di Valencia’. Trentenne dagli occhi vispi e intelligenti, mantiene segreta la pro­
pria identità, poiché le sue installazioni sono sì lar­
gamente apprezzate a livello internazionale, ma non
del tutto legali. Egli fotografa persone di ogni età
ed estrazione, completamente nude, e sovrappone
poi ai loro volti teste di uccelli rapaci dai delicati
colori, utilizzando la tecnica del ‘paste-up’. Infine,
attacca i suoi lavori, a grandezza naturale, su tutti
i muri della città. Così, lo sguardo scioccato dei pas­
santi si fissa su queste creature che nella loro com­
plessità morfologica rivelano la precarietà del nostro
vivere: l’uomo osserva se stesso nello specchio di­­
storto creato dall’artista e viene travolto dalle tante
imperfezioni che lo caratterizzano, ma che sono
parte imprescindibile dell’essere umano. Le opere
di VinZ sono richieste dalle gallerie di mezzo mon­­
do, da Londra a New York, ma anche lui, come la
Caballero, resta fedele a Valencia: “Non potrei vivere
dove il clima è freddo. E poi a Londra, ad esempio,
può piovere per quattro mesi di fila, come farei a
dipingere per strada? A Valencia, invece, il tempo
è sempre bello, l’ideale per la mia arte”. Un’arte che
VinZ esporta nella cerchia delle metropoli più mo­­
derne e attente alle nuove tendenze, partendo da
una città che non è ancora del tutto consapevole
di farne anch’essa parte.
Per arrivare alla bellezza bisogna
anche sperimentare sofferenza e dolore”
pa u l a sanz c a b a l l ero
LIETO FINE
Dopo tante pene
d’amore, Paula Sanz
Caballero ha trovato
felicità e successo
mondiale grazie al
suo talento artistico
e all’ideazione di
una particolarissima
tecnica che le
consente di creare
illustrazioni tridimensionali che
sono richieste dalle
maggiori riviste internazionali di lifestyle.
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O R I Z Z O N T I
I n c u c ina ,
c on c a l ma
Quique Barella,
40 anni, è uno degli
chef emergenti
di Valencia.
Fiamma viva
Al ristorante ‘Casa
Carmela’ si possono
ammirare i cuochi
mentre preparano
la paella valenciana
su fornelli alimentati
da legna d’arancio.
i
Agua de Valencia
‘Ac q ua’ da b ere
c on moderazione
Il drink più diffuso in città
è la dolcissima Agua de
Valencia, a base di succo
d’arancia e cava, una sorta
di prosecco spagnolo.
Giochi d’arte culinaria
B u ona e semp l i c e
La torrija è una spessa fetta
di pane bagnata nel latte
di chufas e poi fritta. Quella
‘caramellata’ proposta da Barella
è davvero superlativa.
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‘ K eep Ca l m and Jocs de Cuina’,
‘Mantieni i nervi saldi e gioca in cucina’:
così sta scritto su una sorta di arazzo
appeso nel ristorante ‘Q’ di Quique
Barella, caratterizzato da arredi dal
design contemporaneo ed essenziale.
Barella gioca con gli ingredienti, recuperando i sapori del passato per poi declinarli in uno stile personale, originalissimo
e moderno, che letteralmente proietta
la tradizione culinaria valenciana nel
XXI secolo. Ma per rompere con la tradizione bisogna prima conoscerla a
fondo e questo sapere a Barella di certo
non fa difetto: si intende di ogni varietà
di pesce e molluschi poiché sua nonna
era una pescivendola, mentre le prime
tecniche le ha apprese dai genitori
che gestivano un piccolo ristorante ad
Artana, a 60 km a nord di Valencia.
“Cucino da quando avevo 14 anni”, dice.
Il suo menu consiste in piatti, declinati in
porzioni ‘tapas’, che valorizzano i prodotti del territorio. Sicuramente da provare sono le ostriche con cetrioli, gin e
un gelato di lime e rose, come anche la
tartare di gamberi con pancetta spagnola e teste di gamberi rossi o le clóxinas (una varietà di cozze) con avocado e
anguria ghiacciata. Tra i dessert, lo ha
reso famoso la ‘sua’ torrija de horchata
caramellata e accompagnata da un cremoso gelato di chufas (quelli che noi
chiamiamo i ‘babbagigi’, ovvero i tuberi
del cipero dolce, detti anche ‘mandorle
di terra’). qdebarella .com
Il nome potrebbe far pensare
all’acqua potabile che si
beve a Valencia, oppure a un
profumo da donna; in realtà,
si tratta del cocktail inventato nel 1959 dal valenciano
Costante Gil, pittore e
all’epoca titolare del rinomato
Café Madrid. Solitamente
l’Agua de Valencia viene
servita al tavolo in grandi
caraffe e la ricetta ‘storica’
è la seguente:
50 cl di succo d’arancia
6 cl di gin
6 cl di vodka
50 cl di cava (il prosecco
spagnolo)
3 cucchiai di zucchero
Per prepararla, bisogna
versare il succo d’arancia
(meglio se ottenuto da agrumi
valenciani) in una caraffa
e aggiungere il gin, la vodka
e lo zucchero, quindi
mescolare il tutto. Infine,
va unito il cava, mescolando
di nuovo ma lentamente,
per non perdere le ‘bollicine’.
Ricetta contro i complessi
Va l en c ia h a sempre so f f erto di un complesso
d’inferiorità, alimentato da una certa consapevolezza di non
apparire abbastanza ‘internazionale’ come Madrid o Barcellona.
Tuttavia, la Spagna deve a Valencia il piatto nazionale per eccellenza: la paella. Che, a differenza di quanto si può pensare, nella
ricetta originale non è di pesce (poiché Valencia anticamente
non si prolungava fino al mare), bensì è preparata con coniglio,
pollo e verdure fresche. Un tempo veniva aggiunta tra gli ingredienti anche la carne di una specie di pantegana che viveva nelle
risaie di Albufeira, ma fortunatamente quest’usanza è scomparsa da tempo. La migliore paella valenciana si può gustare
presso ‘Casa Carmela’, dove viene cucinata da quasi cent’anni
seguendo la ricetta tipica (pantegana esclusa). I larghi tegami
(le paellas) sfrigolano sui fornelli alimentati con legna d’arancio,
proprio come vuole la tradizione. Il risultato è ineguagliabile,
per cui, anche se i prezzi del ristorante sono piuttosto elevati,
non sorprende che ‘Casa Carmela’ sia frequentata quasi esclusivamente da valenciani. casa- carmela .com
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Buono a sapersi
D o l c e b evanda
Tipica di Valencia è l’horchata, venduta
a ogni angolo delle strade, una bevanda
dall’aspetto lattiginoso ricavata dalla
pasta di chufas addizionata con acqua
e zucchero e poi filtrata. Nell’horchata
va rigorosamente inzuppato il fartón,
un soffice dolce dalla tipica forma
allungata. La migliore horchata si può
gustare alla Horchatería El Siglo, in
Plaz de Santa Catalina 11.
Curiosità
1
M er c ato spettac o l are
Il Mercat Central, con le sue architetture moderniste, è uno degli edifici
più affascinanti e visitati della città,
rappresentativo della Valencia che,
agli inizi del XX secolo, avanzava verso
il progresso tecnologico e mercantile.
Qui si possono trovare, freschissimi,
tutti i migliori prodotti della regione.
mercadocentralvalencia . es
2
La via de l lu sso
La Calle del Marqués de dos Aguas
è la via dello shopping high-end, dove
si trovano tutti i più noti marchi del
lusso. Sorprende particolarmente
lo store di Loewe, il brand spagnolo
delle borse, realizzato dall’architetto
Peter Marino Supremo che ha dato
al negozio l’appeal di un box-gioiello.
loewe .com
3
P rover b i per l a vita
‘Pensat i fet’, ovvero ‘Pensato e fatto’,
recita un noto proverbio valenciano;
il senso è quello di fare ciò che viene in
mente di fare, senza curarsi del domani.
È così che vivono i valenciani.
M u seo ne l m u seo
Il Museo Nacional de Cerámica affascina, oltre che per l’esposizione
che ospita, anche per l’architettura:
il palazzo è un capolavoro in stile gotico,
con un ampio cortile esterno e una
torre con merlature. All’interno, il primo
piano ne mostra tutta la sontuosità,
con sale finemente decorate e arredate.
G uardiani di pietra
Vegliano su Valencia dai ponti, dalle chiese
e dagli edifici più antichi: sono le innumerevoli gárgolas in pietra arenaria,
creature fantastiche e mostruose che
in epoca medievale si credeva potessero
tenere lontani i demoni dalla città.
mnceramica . mcu. es
I l Caro Hote l a 5 stelle è l’unico monumental hotel di Valencia; tuttavia, gli
interni che si possono ammirare oggi non erano stati progettati così. Infatti, durante
la ristrutturazione dell’ottocentesco Palacio de Marqués de Caro che lo ospita, furono
scoperte antiche colonne romane, mosaici, piastrelle e parte delle vecchie mura
islamiche. L’architetto Francisco Jurado e l’interior designer Francesc Rifé dovettero
quindi modificare l’intero progetto, salvaguardando e integrando il patrimonio storico
nell’architettura dell’albergo. I preziosi reperti oggi si fondono alla perfezione con
un design contemporaneo, pulito e lineare. Situato nel cuore della città, a poco più
di 200 metri dalla Cattedrale di Valencia e dalla Basilica, vale la pena soggiornare
al Caro anche solo per provare la sensazione di trascorrere una notte immersi nel
passato senza rinunciare alla modernità. carohotel.com
Hotel
‘epocale’
Scene dal quotidiano
Lu is Lon j edo era un’insegnante di educazione artistica, successivamente la pittura ha preso
il controllo della sua esistenza. Il tema ricorrente nelle sue opere è la quotidianità della vita urbana;
il suo tratto moderno e accattivante trasfigura ‘normali’ scene cittadine per comunicare ed esprimere, allo stesso tempo, la bellezza e la tragedia dell’essere umano. Per il suo lavoro trae ispirazione osservando la gente indaffarata all’aperto e, quanto a questo, Valencia è in grado di offrirgli
infiniti spunti. I quadri di Lonjedo si possono ammirare al Teatro Olympia (Calle de San Vicente
Mártir 44) e alla Galería 9 (Conde Salvatierra 9). luislonjedo.es
“L’architettura è un’arte. Certo,
la funzionalità di un edificio o di uno spazio
è molto importante. Ma è la sua bellezza che
ci dà un’emozione, la fierezza di esistere e
di poter godere di questo dono eccezionale”
! Da non perdere !
P E R O R G A N I Z Z A R E U N V I A GG I O
a Valencia, sono preziose le informazioni del
sito ufficiale di promozione turistica della città:
mb - qr .com /0k8
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NO N S OLO PARC O
Oltre che divertire
i bambini, le architet­ture del Parc Gulliver
hanno anche la
funzione di drenaggio
dell’acqua piovana
per evitare che ristagni
all’interno dell’antico
letto del fiume Turia.
ILLUSTRAZIONE anna schäfer
santia g o c a l atrava , A R CH I T E T T O
Carneva l e va l en c iano
A Valencia, dal 15 al 19 marzo, ‘Las Fallas’
paralizzano completamente la città.
A realizzare le gigantesche ‘installazioni’
di cartapesta, alte anche 20 metri (le
fallas, appunto) sono associazioni locali
che si avvalgono dei migliori artisti del
settore (i falleros), che lavorano tutto
l’anno a queste spettacolari rappresentazioni satiriche dell’attualità sociale
e politica. L’ultimo giorno dei festeggiamenti, il giorno della cremá, i grandiosi
monumenti vengono dati alle fiamme tra
musica, canti, balli e fuochi d’artificio.
Il Ríu Turia era la causa di devastanti
inondazioni in città, per cui, alla fine
degli anni Cinquanta, venne deciso di
deviarne il corso, allontanandolo dal
centro urbano. L’antico letto è stato in
seguito convertito in un immenso spazio
ludico-culturale, il Jardín del Turia, dove si
possono trovare aree verdi, zone sportive, sale per esposizioni, auditorium,
nonché la Ciutat de les Arts i les Ciències
e il Parc Gulliver, omaggio all’eroe nato
dalla penna di Jonathan Swift.
fallas .com
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