Il Drappellone eseguito da Cecilia Rigacci in occasione del Palio di

Transcript

Il Drappellone eseguito da Cecilia Rigacci in occasione del Palio di
Descrizione :
Il Drappellone eseguito da Cecilia Rigacci in occasione del Palio di Piancastagnaio
2016 è un’opera pittorica su seta dipinta con colori composti da colle vegetali e
pigmenti naturali, tempera ad acqua e polveri di madreperla marina. Sono presenti
interventi a foglia oro e bordi di soutache setati bianco/oro). La composizione
grafica del Palio che l’artista senese Cecilia Rigacci presenta alle contrade di
Piancastagnaio reca i seguenti elementi :
Effige riprodotta della Madonna di San Pietro , l’architettura interna
della Chiesa di San Pietro in Piancastagnaio, due figure umane ( donna
in veste candida e fanciullo ) su piano solcato da
linee convergenti, gradini di una scala , motivi e ornamenti grafici
con Bifora medievale ( simbolo del Palazzo del Governo) e iscrizione
recante la data 1416-2016(seicentesimo anniversario della redazione degli
statuti medievali di Piancastagnaio. Glistemmi delle quattro
contrade corredati da quelli del Magistrato delle contrade di
Piancastagnaio e del Comune cittadino.
Impianto iconografico del Palio dipinto da Cecilia Rigacci
PUREZZA: “ESSENZA” DEL CAMMINO
L’opera pittorica realizzata da Cecilia Rigacci è una fine rappresentazione di un
ideale cammino che l’Umanità tutta è chiamata a percorrere: “ Il Cammino della
Purezza”.
I tempi moderni in cui viviamo hanno fin troppo evidenziato un reale malessere
delle coscienze e un pericoloso declino dei valori all’interno del consorzio umano
che sembra avviato verso un inevitabile smarrimento. Ecco dunque l’idea
dell’artista di lasciare alla comunità di Piancastagnaio, ancora ricca di valori
cristiani e nobili intenti, un messaggio di incoraggiamento a preservarli ricordando
ai giovani, che sono l’avvenire di una comunità, l’importanza della “purezza
dell’animo” quale essenza prima di ogni cammino di vita .
La scena principale del Palio di Piancastagnaio è occupata infatti da
una Donna vestita di candide vesti e da un Fanciullo che la tiene per mano. E’
ravvisabile nelle due figure l’Umanità (la Donna) e il suo futuro (il Figlio) .
Cecilia Rigacci sceglie di rappresentare i due soggetti con il classico colore bianco
simbolo di purezza e luminosità. Il candore delle vesti proietta l’osservatore in una
dimensione di luce e calore. Non a caso la parola purezza e puro derivano dalla
radice greca Pyr che significa fuoco, luce di fiamma. La Purezza è qui intesa come
luce di fiaccola che illumina e guida nel buio della tenebra che ha abbrutito non
pochi umani nel corso del tempo.
Le due figure sono scalze; Questo particolare è l’espediente scelto
dall’autrice per ricordare il silenzioso lavoro della comunità dei Carmelitani
Scalzi che a Piancastagnaio hanno effettivamente riacceso l’attenzione
sulle radici mariane del Monte Amiata e sulla festa della Madonna di San
Pietro alla quale il Palio è dedicato.
La nudità dei piedi, voto cristiano di molti ordini monastici tra cui quello dei
Carmelitani (appunto Scalzi) è un riferimento religioso di estrema importanza. Le
scritture ricordano infatti della nudità dei piedi quale simbolo di povertà e umiltà.
Nel testo biblico per esempio (Esodo 3:5) Mosè fu incaricato di rimuovere le scarpe
prima di avvicinarsi al roveto ardente: “Metti via i tuoi sandali perché il luogo sul
quale stai è una terra santa”; Infatti per accedere in molti templi, come moschee o
templi indù, ancora oggi è necessario rimuovere i calzari. Gesù Cristo stesso nel
Nuovo Testamento lava i piedi dei suoi discepoli nei momenti culminati della vita
spirituale come quello dell’ultima cena.
Nel dipinto compaiono alcuni gradini di una ideale scalinata; Sono quelli che
Cecilia Rigacci dipinge per richiamare alla mente, l’accesso alla Chiesa
della Madonna di San Pietro ubicata in Piancastagnaio.I gradini percorsi
dalla Donna assieme al Fanciullo rappresentano i diversi stati di
coscienza che possono essere conquistati dalla comunità in cammino
verso una via di perfezionamento.
L'idea della scala con i suoi gradi è qui usata dall’artista per sottolineare i vari stati
di coscienza ogradi di perfezione che ogni individuo può realizzare quale prova di
evoluzione, una vera e propria ascesa o in termini spirituali, quelli che avrebbero
usato i Carmelitani scalzi, un’ascesi.
La Donna e il bambino si trovano cosi in uno stato di coscienza nuovo. Entrambi
hanno imboccato il lungo sentiero del bene che li condurrà verso un futuro di
rigenerazione.
Cecilia Rigacci dipinge il terreno calpestato dalla nudità dei piedi (se vogliamo,
dalla nudità dell’animo) di colore verde tenue, alludendo al primo verde, quello
della primavera. Il verde, colore simbolico della rigenerazione spirituale, è un
chiaro riferimento alla nascita di una nuova mentalità e quindi di un nuovo terreno
interiore nel quale depositare i semi delle virtù che faranno nobile e forte il giovane
popolo di Contrada di Piancastagnaio.
Uscire dalla forma, dai rigidi schemi, dai perimetri dettati dall’ignoranza secolare,
significa conquistare un nuovo stato di consapevolezza frutto di una lavoro di
elevazione. Questo innalzarsi e perfezionarsi significa aderire ad un modello di
purezza, di immacolata natura, capace di concepire le vette dell’Assoluto, in altre
parole, di aderire al modello di una Vergine Madre.
Cecilia Rigacci raffigura per questo motivo l’icona della tanto amata Vergine di San
Pietro. L’immagine della Vergine troneggia nel cielo eterea , lo sfondo di color
celeste tenue fa trasparire l’immagine come se affiorasse da un piano metafisico.
Poco più sotto l’autrice del Palio dipinge uno degli elementi strutturali della Chiesa
di San Pietro, i grandi archi affrescati dal celebre Nasini.
La rappresentazione della chiesa con il suo interno è appena accennata, il colore è
tenue e l’elemento pittorico sembra svanire nel corpo celeste del cielo. Questa
soluzione cromatica è usata dall’autrice per rappresentare un concetto: la perdita dei
“connotati formali” della religione, poiché è nella convinzione dell’artista
l’avanzare del tempo in cui sarà impellente la ricerca dell’aspetto interiore ed
informale a scapito di quello esteriore. Dunque nel dipinto di Cecilia Rigacci
l’edificio esteriore della Chiesa lascia il posto alla profondità del cielo in cui sfuma.
La Chiesa, il tempio interiore come fu inteso in origine non ha infatti nulla di
esteriore o formale; è invisibile, è un’architettura intima, un tempio sacro, un corpo
intangibile edificato con le preziose pietre delle virtù.
La donna rappresenta quell'umanità che deve costruire in se il tempio,
all’interno del quale si manifesterà la luce della Saggezza : il
Figlio. Eloquente il passo biblico tratto dal salmo118 che l’artista sceglie di
scrivere lungo un nastro, quello che il fanciullo tiene in mano e dolcemente
fa cadere a terra; vi si legge infatti un riferimento alla luce della Verità :“
Lampada per i miei passi è la tua Parola, Luce sul mio cammino”.
Solo un’umanità perfetta, pura, virtuosa, candida, immacolata, potrà concepire l'idea
del Divino in terra, qui dove siamo chiamati a costruire un nuovo futuro. I tempi
con le loro cronache di Sangue ce lo impongono! In altri termini l’immagine di
alcuni elementi diventa impercettibile come se stesse per sparire. L’artista vuole
sottolineare, con questo escamotage, che la coscienza di chi si eleva è pronta a
lasciare le forme e le consuetudini; Si fa chiara la volontà di non aderire più alle
pre-costruzioni mentali per lasciare spazio all’Essenza. L'essenza è infatti
impalpabile, invisibile, nascosta, è oltre la forma.
Ecco allora delinearsi un nuovo percorso: un cammino che la nostra coscienza deve
intraprendere.
Ogni persona è chiamata dalla contingenza storica a reinterpretare in senso originale
la figura mariana, a vedere la Vergine Maria come modello archetipico di purezza e
perfezione, trasparenza, immensità; Qualità queste, tipiche di uno spirito che si
eleva poiché capace di combattere una dura battaglia contro le imperfezioni e i vizi.
Le linee del piano in cui si muovono la Donna e il fanciullo convergono in un
punto; E’ il punto dove sorge il sole, l'est , l'oriente, la luce dell'alba, il chiarore di
un nuovo giorno, la luce aurea segnata da un punto color oro simbolo della Luce
Divina che bagnerà la coscienza di colui che sceglie questo cammino di
rigenerazione.
La Donna-Umanità velatamente tiene in mano un Croce ansata o Croce Egizia,
simbolo arcaico della terra d’Egitto, la terra che il testo biblico spiega aver accolto
Mosè ovvero colui che preparerà il popolo eletto e la discendenza di Gesù il Cristo.
Questa Croce chiamata anche Chiave di Ankh (Chiave della Vita) è un simbolo di
rinascita che trova collegamento con Orus il Dio Luce, detto Ra, i cui “Ra-ggi”, la
cui cui luce “Ra-diosa” rappresenta il contatto massimo con il Creatore.
L’artista consegna cosi a questa Donna il compito di invitare l’osservatore (in
questo frangente la comunità di Piancastagnaio) a compiere un riflessione più
profonda che ha come fine ultimo l’intrapresa di un volontario cammino di
rinascita; un cammino la cui essenza è Purezza. Cecilia Rigacci ha voluto dare un
nome a questa Donna, quello ebraico di “Magdal” o Maddalena che nella lingua
mosaitica significa “Torre”, l’edificio che si eleva sfiorando il cielo è l’idea di
ascesa e ritorno verso le cose celesti. Le origini senesi dell’artista e la sua
appartenenza ad un popolo di contrada trovano idealmente sintesi in quel nome che
richiama la Piazza del Campo con la Torre del Mangia sotto la quale si corre uno dei
Palii più importanti e famosi al mondo, il Palio di Siena.
Non tutti possono vantare, come Piancastagnaio, le tracce importanti di operosi
animi come quelli dei Carmelitani scalzi, veri custodi del messaggio
cristiano ridestato a suo tempo da Santa Teresa D’Avila e da San Giovanni della
Croce. A loro e in particolare a Padre Carlo ed Eliseo Fratini va il merito di aver
costruito idealmente una parte cospicua di quei gradini che danno accesso ad un
nuovo itinerario che tutto Piancastagnaio dovrà percorrere. Per questa ragione
l’artista ha voluto tracciare i nomi dei Santi e dei loro imitatori a bordo della
scalinata dipinta sottolineando l’importanza del passato e del lavoro fatto nella
comunità dagli uomini e le donne di fede per le generazioni future.
Il Palio con la sua più intima natura rappresenta una corsa al
perfezionamento e dietro l’evento ci sono le vite e i sentimenti di un popolo
in cammino. Il Palio per questo motivo può divenire la prova tangibile, non
solo di valori tradizionali ma anche di rifulgenti virtù; quelle virtù che i
cristiani conquistano nell’animo lottando per essere migliori e orientati vero
la luce del Sommo Bene. Le quattro contrade di Pianesi, nell’immaginario di
Cecilia Rigacci diventano cosi dei preziosissimi gioielli avvolti nel candore
della seta, una luminosa testimonianza, presente e futura, di vita e purezza.
Piancastagnaio con il suo Palio, al pari dell’antico vulcano, su cui si erge,
simbolo di potenza nascosta e fuoco, accende gli animi di molti e rischiara
con la luce della sua festa dedicata alla Vergine di San Pietro i cuori e le
menti di tutti coloro che vi giungono e partecipano.
Nota critica a cura del Dr. Stefano Andrei