LEZIONE SOCIOLOGIA GLOBALIZZAZIONE, 26 APRILE TIRANDO
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LEZIONE SOCIOLOGIA GLOBALIZZAZIONE, 26 APRILE TIRANDO
LEZIONE SOCIOLOGIA GLOBALIZZAZIONE, 26 APRILE TIRANDO LE FILA DEI LABORATORI SUL MATRIMONIO 1) Matrimoni: una questione di alleanze. Tra due e\o tra ‘gruppi’ Il che non vuole dire che dove l’alleanza è tra ‘gruppi’ è scontato che sia fissa. Le culture sono cose complesse e sorprendenti. Ad esempio: i divorzi… 10. Roma, Italia Durata media del matrimonio: 18 anni Percentuale di divorzi: 30.7% 9. Ottawa, Canada Durata media del matrimonio: 13.8 anni Percentuale di divorzi: 48% 8. Parigi, Francia Durata media del matrimonio: 13 anni Percentuale di divorzi: 55% 7. New York City, USA Durata media del matrimonio: 12.2 anni Percentuale di divorzi: 41% 6. Sydney, Australia Durata media del matrimonio: 12 anni Percentuale di divorzi: 43% 5. Mexico City, Messico Durata media del matrimonio: 12 anni Percentuale di divorzi: 15% 4. Tokyo, Giappone Durata media del matrimonio: 11 anni Percentuale di divorzi: 36% 3. Londra, Inghilterra Durata media del matrimonio: 11 anni Percentuale di divorzi: 42% 2. Cape Town, Sudafrica Durata media del matrimonio: 11 anni Percentuale di divorzi: 31.2% 1. Doha, Qatar Durata media del matrimonio: 5.5 anni Percentuale di divorzi: 38% 2) Immaginare le culture. IL RITUALE: mettere in scena le alleanze. Il legame sociale si dà in forma di esperienza incorporata. Il rituale iscrive nell’esperienza Contesto arabo: Il matrimonio organizzato, il the e le presentazioni; le mediazioni familiari (il mediatore); La fuga temporanea della moglie… I matrimoni in Polinesia sono considerati una vera e propria festa collettiva, che coinvolge tutta la popolazione e può durare anche diversi giorni, fino ad una settimana. Questi lunghi giorni di festa sono scanditi dall'alternarsi di movimenti rituali con significati ben specifici, i cui preparativi iniziano anche con mesi di anticipo. Anche il momento della cerimonia si caratterizza per la presenza di danze tradizionali, come l'enunciazione dei riti propiziatori da parte del celebrante o dai genitori degli sposi e si susseguono durante tutto il banchetto nuziale, offerto dai genitori dello sposo dopo lo sposalizio. Nei giorni che precedono la vigilia delle nozze, invece, la coppia riceve parenti ed amici che - tra doni ed offerte - augurano ricchezza e fertilità alla nuova famiglia. Per i Masai, popolo di guerrieri che vive fra il Kenya e la Tanzania, è il padre della sposa che decide il matrimonio al momento della nascita della piccola. Il matrimonio, però, si terrà quando il futuro marito avrà raggiunto i trent’anni e avrà dimostrato alla famiglia della sposa di possedere la quantità di bestiame necessaria per poter mantenere la sua famiglia. Il giorno delle nozze la futura sposa si sottopone ad un lungo rito di vestizione nella casa della propria famiglia, dove le donne la circondano e la ricoprono di teli colorati dentro i quali viene avvolta, mentre seduta sul letto si lascia adornare con gioielli, prevalentemente di colore bianco. Appena pronta, le viene posta dell’erba dentro le scarpe e poi, con in mano il fimbo (un bastone utilizzato per la pastorizia), lascia la casa del padre che le da la sua benedizione versandole un sorso di latte sul collo. Si avvia, così, verso la casa del futuro coniuge dove lo sposo attende l’arrivo della sua futura consorte cuocendo carne di capra alla brace. Giunta nella casa del marito, la promessa sposa siede su una stuoia a capo chino, ricevendo dallo sposoun recipiente composto da una zucca con del latte acido che lei beve per prima, per poi offrirlo ai bambini che le si avvicinano, celebrando, così, il momento più importante della cerimonia. Il matrimonio indonesiano è una cerimonia che coinvolge tutti gli abitanti e i cui festeggiamenti si svolgono in una tipica villa balinese, completamente decorata con fiori , foglie di palma intarsiate, fiaccole e torce. Gli sposi si preparano al matrimonio con un vero e proprio rito che comprende sia il trucco che la vestizione: tradizione vuole, infatti, che essi indossino sgargianti abiti e monili balinesi, tra cui un bellissimo diadema per la sposa. Durante il rito religioso, gli sposi si siedono di fronte ad un altare su cui sono state poste le offerte per le divinità. Il rito comincia con il suono di un campanellino, che il sacerdote (pemangku) fa vibrare nelle sue mani per ottenere l’attenzione generale e riportare il silenzio tutto intorno; dopodiché, egli pone fra le mani giunte degli sposi un piccolo fiore bianco, simbolo di purezza. Secondo le antiche tradizioni, il matrimonio thailandese è officiato da un gruppo di monaci, di soltio tre o nove, che recitano dei canti Pail per benedire l'unione. Durante la cerimonia, lo sposo indossa un tradizionale abito bianco, mentre la sposa un tipico abito nuziale ed entrambi portano un nastro che unisce il capo dello sposao a quello della sposa. Essi sono solitamente inginocchiati con le mani giunte nel tipico gesto di saluto WAI. Al termine della celebrazione da parte dei monaci, si procede con l'applicazione di incenso in polvere sulla fronte degli sposi e il versamento di acqua benedetta sulle mani della coppia, prima da parte dell'anziano del villaggio e poi, uno ad uno, da parte di tutti gli ospiti. Durante la cerimonia tradizionale, poi, gli sposi devono attraversare due porte, una d'oro e una d'argento, situate sulla strada che conduce a casa della sposa. Queste due porte sono simboleggiate da un nastro teso da due bambini e per aprire ciascua porta, lo sposo deve consegnare un dono ai bambini, chiaramente di valore diverso. Coloro che partecipano alla cerimonia sono inoltre invitati alla festa dove, durante un pasto abbondante, la sposa e lo sposo passano da un tavolo all'altro per rendere omaggio ai propri ospiti. Il rituale indiano che celebra il matrimonio inizia il giorno precedente, quando i piedi e le mani della sposa vengono dipinti con una tecnica chiamata Mehendi attraverso una cerimonia a cui partecipano anche le amiche della sposa con i loro canti beneaugurali. Un grande gazebo (Mandapa), invece, viene montato e decorato con fiori nel luogo dove si celebrerà il matrimonio e sotto il quale viene acceso un fuoco a testimoniare i voti degli sposi. Lo sposo arriva in processione con la famiglia e gli amici, accolto dalla famiglia della sposa. I riti vengono presieduti dal sacerdote bramino, il quale lega un lembo del Sari della sposa alla camicia dello sposo con un nodo a simboleggiare la loro unione. A questo punto gli sposi, dopo essersi scambiati anelli e ghirlande, si prendono per mano e camminano tre volte intorno al fuoco sacro, recitando inni vedici per la prosperità, la fortuna e la fedeltà della coppia. Al termine del rituale, si toccano all'altezza del cuore pregando per l'unione delle loro menti e dei loro cuori. Divenuti marito e moglie, lo sposo pone una polvere rossa sui capelli della sposa a simbolizzare la sua nuova condizione di donna sposata. La famiglia dello sposo offre doni alla sposa e gli invitati lanciano petali di fiori verso la nuova coppia. Una volta conclusasi la cerimonia, gli sposi partono per la loro casa, conservando in un braciere il fuoco sacro del matrimonio che dovranno tenere costantemente vivo. I matrimoni tradizionali in Giappone avvengono secondo il rito shintoista, forma religiosa locale e parte integrante della cultura giapponese. Essi avvengono in alcuni periodi dell'anno considerati più propizi e, generalmente, la cerimonia si svolge nei santuari shintoisti («jin-ga», residenza degli dei); in alcuni casi, la celebrazione può avvenire anche a casa dello sposo. Il rito è officiato da un sacerdote che indossa i capi tradizionali: una veste bianca, un cappello di taffettà (eboshi) e uno scettro (shaku) e spesso è coadiuvato da uno (o due) attendenti, chiamate "miko", vestite con giacca bianca e hakama rossa. La sposa può indossare il tradizionale abito bianco, «shiromuku », oppure un colorato kimono ricamato, portando sul capo lo Tsunokakushi o lo Watabooshi; lo sposo, invece, indossa un kimono da cerimonia. Prima di dare avvio alla celebrazione, sia la coppia che tutti i partecipanti alla cerimonia, devono compiere il rito della purificazione, intingendosi con l'acqua che sgorga dalle fontane poste all'ingresso di ogni tempio. Essendo il matrimonio un momento molto intimo, possono parteciparvi soltanto i familiari degli sposi, i parenti più stretti e i testimoni. Questi ultimi si disporranno dietro agli sposi, seguiti dagli altri parenti (dal più anziano al più giovane). Gli sposi, invece, prendono posto al centro, dinanzi al sacerdote, il quale, inchinandosi all'altare, annuncia il matrimonio alle divinità pronunciando preghiere e benedizioni. Durante la cerimonia, gli sposi sono invitati a bere tre piccoli sorsi di sakè da tre tazze di differenti dimensioni, generalmente poste sull'altare insieme a frutta, sale e riso. Al termine di questo rituale, solitamente accompagnato da musica tradizionale, la coppia è considerata sposata. Per concludere la celebrazione, lo sposo recita un giuramento di fedeltà ed obbedienza, che condividerà anche la sposa. Per suggellare l'unione tra i propri figli, i genitori degli sposi bevono del sakè e seguono la nuova coppia verso il santuario, dove avverrà l'offerta agli dei: qui gli sposi, tenendo in mano un ramo di pianta sempreverde, si inchinano due volte, battono due volte le mani e si inchinano nuovamente; offrono quindi i rami alla divinità per dimostrare la sincerità delle proprie intenzioni. Al termine di quest'ultimo rituale, gli sposi lasciano il santuario ed inizia il ricevimento. 3) Immaginare le culture. I cambiamenti nella migrazione. Il contesto albanese. Crescere qui e sposare una conterranea giovane. Lei spera di emanciparsi. Lui spera di essere riconosciuto. La migrazione e la reinvenzione delle radici culturali.