scheda di sala

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scheda di sala
di Marco Bellocchio, I promessi sposi di Francesca
Archibugi. In teatro ha lavorato con Paolo Rossi in
La commedia da due lire; Edoardo Erba, Maria Amelia
Monti e Giampiero Solari in Vizio di famiglia e L’uomo
della mia vita; Antonio Catania e Enzo Monteleone in
Gli insospettabili e Michele Placido in Aria di
famiglia. La collaborazione di lungo corso con
Lorenzo Loris, Mario Sala e l’Out Off ha portato
all’allestimento di Il ceffo sulle scale di Joe Orton,
Naufragi di Don Chisciotte di Massimo Bavastro
(2002), Zitti tutti! di Raffaello Baldini (2002), Note
di Cucina di Rodrigo Garcia (2003), Terra di nessuno
di Harold Pinter (2007) e Aspettando Godot di
Samuel Beckett (2009).
Mario Sala Gallini è nato nel 1959 a Nizza.
Vive e lavora a Pavia. Autore e traduttore per ragazzi,
divide le sue giornate tra i libri (ha pubblicato per il
Battello a vapore e Mondadori) e il palcoscenico. In teatro ha lavorato con Carlo Cecchi (Nozze),
Giampiero Solari (Le intellettuali, Saved, Alla Città
di Roma, Bastardi, Vizio di famiglia), Dario D’Ambrosi
(Nemico mio), Toni Bertorelli (Venditori, Il colonnello
con le ali), e ha interpretato numerosi testi di Edoardo
Erba (La notte di Picasso, Curva cieca, Vizio di
famiglia, L’uomo della mia vita, Venditori). Ha lavorato
con Andrè Ruth Shammah ne La locandiera (2003) e
più recentemente in Le cose sottili dell’aria di
Massimo Sgorbani (2008) e Ondine di Jean Giraudoux
(2008). Dall’assidua collaborazione con Lorenzo Loris
e l’Out Off sono nati gli spettacoli Tempo d’arrivo di
Lorenzo Loris, I costruttori d’imperi di Boris Vian,
La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams
(1998), Naufragi di Don Chisciotte di Massimo
Bavastro (2002), Note di cucina di Rodrigo Garcia
(2003), Bingo di Edward Bond (2004, Premio UBU
2005 come migliore novità straniera), Una specie di
storia d’amore di Arthur Miller (2006), Terra di
nessuno di Harold Pinter (2007) e Aspettando Godot
di Samuel Beckett (2009). Nel cinema ha lavorato con
Gianluca Fumagalli nel corto L’ultima sigaretta (2004)
e La cura del Gorilla di Carlo A. Sigon con Claudio
Bisio (2006).
Info
ERTFVG.IT
t. 0432 224211
Aspettando Godot
Teatro Out Off
presenta
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero
regia Lorenzo Loris
con
Gigio Alberti (Vladimiro)
Mario Sala (Estragone)
Giorgio Minneci (Pozzo)
Alessandro Tedeschi (Lucky)
Davide Giacometti (Ragazzo)
scene Daniela Gardinazzi
costumi Nicoletta Ceccolini
consulenza musicale Andrea Mormina
luci Luca Siola
fonica e video Fabio Cinicola
foto Agneza Dorkin
La trama
Due uomini vestiti come vagabondi, Estragone e
Vladimiro, si trovano sotto un albero in una strada di
campagna. Un certo Godot ha dato loro appuntamento
ma senza precisare il luogo e l’orario. I due non
sanno neanche esattamente chi sia questo Godot,
ma credono di poter rimediare qualcosa di caldo da
mangiare e un letto dove dormire all’asciutto.
Mentre attendono passa sulla stessa strada una
strana coppia di personaggi: Pozzo, un proprietario
terriero, e il suo servitore, Lucky, tenuto al guinzaglio
dal primo. Estragone e Vladimiro sono incuriositi
dall’istrionismo del padrone e spaventati dalla miseria
della condizione del servo.
Pozzo e Lucky riprendono il loro cammino.
Intanto è calata la sera e Godot non si è fatto vivo.
Arriva però un ragazzo che riferisce loro che il signor
Godot non può venire. Arriverà sicuramente domani.
I due prendono in considerazione l’idea di suicidarsi,
ma rinunciano. Poi pensano di andarsene, ma
restano. Vladimiro ed Estragone attendono
pazientemente sotto l’albero l’arrivo di Godot.
Vedono passare Lucky e Pozzo, che nel frattempo
è diventato cieco. Sull’albero notano che sono
spuntate due o tre foglie. Pozzo e Lucky se ne vanno.
Arriva il messaggero a dire che Godot anche stasera
non potrà venire ma verrà sicuramente domani.
Dalle note di regia
«È indubbio che attenendosi in modo ferreo alle
regole che Beckett ci segnala, si pensi di avere
poca libertà di interpretazione, ma se si segue la
sua gabbia di indicazioni si finisce per immagazzinare
un tale bagaglio di informazioni che diventa quasi
naturale costruire una regia senza dover rinunciare
alla propria libertà creativa.
Quando abbiamo messo in scena Finale di Partita
nel 2003, abbiamo cercato di tenere conto delle
indicazioni introduttive al testo ma anche
dell’interesse che Beckett aveva nei confronti dei
ritratti dipinti da Giorgione. Lo studio di questi quadri
ci ha permesso di illuminare la scena in un modo
singolare, restituendo la sensazione di trovarci di
fronte a uomini immersi nell’antro nero e buio della
loro coscienza.
Questo era in linea con quello che Beckett
raccontava nel testo, ma nello stesso tempo ci
offriva anche un ampio margine di intervento dal
punto di vista creativo. Nel rapporto tra Pozzo
e Lucky la critica del primo dopoguerra aveva
individuato il kapò aguzzino che infieriva contro
l’ebreo indifeso, mentre Estragone e Vladimiro
sembravano i testimoni attoniti di un orrore
incommensurabile. E in quello spazio desertificato
i due “clochard” erano diventati il simbolo di
un’umanità sterminata dove all’uomo non restava
che attendere un domani migliore.
A mezzo secolo da allora, nelle nostre metropoli
multietniche Aspettando Godot può rappresentare
l’emblema di una società in cui l’uomo vive una
dimensione spersonalizzante e raggiunge il paradosso
di sentirsi solo in mezzo alla moltitudine».
Lorenzo Loris
Samuel Beckett è considerato l’autore che più
ha innovato il teatro del Novecento sia nella forma
del dramma sia nei suoi contenuti, divenendo un
riferimento imprescindibile per tutto il teatro
contemporaneo.
Il punto di unione fra le diverse opere di Beckett
è la solitudine dell’uomo moderno che si trova ad
affrontare la perdita di Dio in una condizione di
rassegnazione, impotenza e ignoranza incolmabili,
e senza avere assolutamente modo di comunicare
con qualcuno.
Waiting for Godot, il suo capolavoro, è stato
rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1953 e
nel 1969 gli valse il Premio Nobel per la letteratura.
Lorenzo Loris, regista storico della compagnia Out
Off, si è confrontato con i massimi esponenti del
Novecento - Jean Genet, Samuel Beckett, Arthur
Miller, Harold Pinter - e i grandi autori del passato Maurice Maeterlinck, Henrik Ibsen, Marivaux, Carlo
Goldoni - con l’obiettivo di mettere in sintonia le
parole dell’autore con la nostra contemporaneità.
Gigio Alberti fa parte del nucleo storico del giovane
teatro milanese che, alla fine degli anni ’80, si fa
conoscere con le commedie generazionali dirette
da Gabriele Salvatores: Comedians, Eldorado, Cafè
Procope. Partecipa a diversi film dello stesso regista:
Marrakesh Express, Mediterraneo, Sud, Quo vadis,
baby. Sempre per il cinema ha partecipato a Ferie
d’agosto di Paolo Virzì, Tutti gli uomini del
deficiente con la Gialappa’s Band, L’ora di religione