I residui di potatura SHU æQL HQHUJHWLFL

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I residui di potatura SHU æQL HQHUJHWLFL
I residui di potatura
Valutazione del potenziale per lo sviluppo
di una filiera sostenibile
LUIGI PARI, VINCENZO ALFANO, SARA CROCE,
EMANUELE SANZONE, ALESSANDRO SUARDI
(
%
)
#(*"+#$
,
europeo “EUROPRUNING”.
PAROLE
CHIAVE:
valutazione, disponibilità di potature, potenziale di biomasse, residui, bioenergia.
I recenti orientamenti della strategia energetica europea,
recepiti dalla legislazione nazionale, indirizzano sempre
più lo sviluppo della bioenergia verso l’utilizzo preponderante di biomasse residuali, sottoprodotti e
Foto 1 - Potature di pesco andanate prima della raccolta.
scarti provenienti dai comparti agroforestali ed agroindustriali, accanto all’utilizzo di biomasse appositamente
prodotte nel rispetto di rigorosi criteri di sostenibilità. Tale
orientamento è riscontrabile principalmente nel processo
di revisione della Direttiva sulle fonti rinnovabili. Questo,
infatti, vede la proposta della valutazione anche degli effetti indiretti legati al cambiamento d’uso del suolo (ILUC,
Indirect Land Use Change) delle colture energetiche, determinando di fatto un freno alla loro diffusione, e della
limitazione del contributo agli obiettivi fissati per il 2020
per i biocarburanti ottenuti da colture vegetali, a favore
di quelli, così detti di seconda generazione, prodotti da
materiale lignocellulosico, ed in primo luogo da scarti. Ulteriore indirizzo dettato in sede UE è quello, all’interno
della più generale strategia europea basata sulla bioeconomia, di un utilizzo gerarchico della biomassa, che
prevede, in cascata, la destinazione energetica soltanto
per le frazioni residuali e non utilizzabili per l’ottenimento
di prodotti a più elevato valore (Risoluzione del Parlamento europeo, 2012/2295 (INI)). In Italia tale visione rinnovata della bioenergia si è concretizzata con la modifica
del sistema incentivante che, a partire dal 2013, premia
LUIGI PARI, CRA-ING, [email protected] - VINCENZO ALFANO, CRA-ING - SARA CROCE, CRA-ING - EMANUELE SANZONE, CRA-ING - ALESSANDRO SUARDI, CRA-ING.
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V ALORIZZAZIONE DELLE RISORSE AGRICOLE
PROGETTI DI RICERCA SUSCACE E FAESI
Sherwood 203, Supplemento 3
NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA
maggiormente gli impianti di piccola taglia ed alimentati con sottoprodotti (DM 6 Luglio 2012). Tra i residui
del comparto agricolo, le potature costituiscono, sia in
termini qualitativi che quantitativi, un’importante risorsa
per un utilizzo a scopo energetico, che tuttavia ancora
tutt’oggi risulta sfruttata solo in minima parte per una serie di ostacoli, principalmente, di carattere economico. La
frammentazione aziendale e l’estensione contenuta delle
superfici su cui insistono le colture arboree rendono, infatti, onerosa la raccolta dei residui di potatura, in assenza di una filiera organizzata.
L’Unità di Ingegneria Agraria (CRA-ING) del Consiglio per
la ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, è da tempo impegnata in azioni atte allo sviluppo di tale filiera. In
particolare si è occupata di eseguire studi di fattibilità e
prove in campo volte alla messa a punto della cantieristica adatta per il recupero delle biomasse residuali. L’esperienza maturata ha permesso di accedere in tempi più recenti
al Progetto Europruning(1) (www.europruning.eu), che ha
come finalità generale la promozione di una filiera sostenibile finalizzata al recupero e allo sfruttamento energetico del potenziale europeo di potature. Il progetto muove
dalla necessità di conoscere dove, con quale frequenza,
con quali caratteristiche e in quali quantità si rendono disponibili tali risorse.
Rispondere a tali quesiti, ovvero definire il potenziale di
biomasse realmente sfruttabile, è un’operazione molto
complessa, per il numero di variabili ed aspetti che entrano in gioco. Nei paragrafi che seguono tale complessità
viene evidenziata attraverso l’analisi degli aspetti che influenzano da un lato la produzione di biomassa, dall’altro
le opportunità concrete del suo sfruttamento.
(1) Il progetto Europruning “Development and implementation of a
new, and non existent, logistic chain on biomass from pruning”,
finanziato nell’ambito del VII Programma Quadro, vede la partecipazione di 18 partner rappresentanti di 8 Stati (Belgio, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna and Svezia), ha una durata di 3 anni e
si concluderà nel 2016.
FATTORI DI VALUTAZIONE E
DIVERSO SIGNIFICATO DI POTENZIALE
Numerosi studi, realizzati nell’ambito di progetti o piani con
diverse finalità generali, hanno valutato nel tempo, in Italia ed in Europa, la disponibilità di biomasse residuali dal
settore agricolo (e, tra queste, le potature) a diversa scala
territoriale e con diversi livelli di approfondimento nella metodologia di stima, con risultati non sempre concordanti,
anche quando riferiti al medesimo contesto territoriale.
L’inclusione di aspetti e fattori di valutazione di diverso carattere (tecnico, economico ed ambientale, oltre che agronomico), porta infatti alla definizione di una potenziale risorsa che
assume sempre connotati diversi (Figura 1). A partire dalla
stima del potenziale teorico, ovvero la massima quota di biomassa residuale che si rende disponibile annualmente, sulla
base di aspetti puramente agronomici, introducendo ulteriori
fattori di valutazione, la quota effettivamente raccoglibile ed
utilizzabile per usi energetici, può essere stimata da un punto
di vista tecnico, economico ed ambientale, ed arrivare alla
definizione di potenziali di biomassa che rappresentano dei sottoinsiemi di quello teorico (Bee, Biomass
Energy Europe Project 2010).
I fattori che determinano la quantità di biomassa potenzialmente disponibile sono, del resto, a loro volta numerosi e
molto variabili. Tra questi, quelli che maggiormente incidono sulla produzione di biomassa, sono oltre alla specie, la
cultivar, lo stadio di accrescimento, la densità di impianto,
le pratiche agronomiche, le condizioni pedoclimatiche, le
modalità di potatura; concorre inoltre alla definizione del
potenziale teorico la conoscenza degli usi alternativi delle
potature e competitivi rispetto a quello energetico, ovvero
le destinazioni comuni di tali residui, quali l’utilizzo come
combustibile aziendale, generalmente riservato alle potature di pezzatura maggiore, la bruciatura a bordo campo o la
trinciatura ed interramento delle ramaglie.
Le considerazioni sull’efficienza dei sistemi di raccolta
delle potature e sull’accessibilità ai campi, condizionata
dalla densità di impianto, dalla viabilità, dalla eventuale
Specie, cultivar, stadio di accrescimento, densità
di impianto, pratiche agronomiche, condizioni pedoclimatiche, modalità di potatura
Produzione potenziale
Teorica
Sistemi di raccolta, accessibilità ai campi, viabilità,
terrazzamenti
Tecnica
Convenienza alla raccolta, trasformazione, utilizzo
Economica
Reintegro sostanza organica, vincoli ambientali,
cross-compliance
Ambientale
Figura 1 - Rappresentazione schematica del diverso significato di potenziale.
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DELLE RISORSE AGRICOLE NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA
PROGETTI
DI RICERCA
SUSCACE
E
FAESI
Sherwood 203, Supplemento 3
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Anno/i di riferimento
Censimento Nazionale Biomasse ENEA
Progetto Biomasse ENAMA
2006
Media 2006-2009
Scala territoriale
Provinciale
Provinciale
Colture valutate
Olivo,vite, melo, pero, albicocco, ciliegio, pesco,
nettarine susino nocciolo mandorlo, agrumi
Olivo, vite, melo, pero, albicocco, ciliegio, pesco,
nettarina, susino, nocciolo, mandorlo, kiwi, agrumi
Potature + espianti
Potature
Biomassa valutata
Potenziale complessivo (kt/a s.s.)
Nord
4.906,4
3.446,2
1.057,9 (22%)
614,4 (18%)
Centro
645,3 (13%)
535,1(16%)
Sud
3.203,3(65%)
2.204,2 (64%)
Tabella 1 - Disponibilità di potature negli studi realizzati da ENEA ed ENAMA.
presenza di terrazzamenti, consentono di stimare la quota del potenziale teorico raccoglibile da un punto di vista
tecnico. L’introduzione di valutazioni di carattere economico sulla convenienza alla raccolta, trasformazione ed
utilizzo, legata fondamentalmente alla dispersione dei residui di potatura sul territorio, alla distanza tra le aziende
e alla bassa densità energetica di tali sottoprodotti, o il
confronto con eventuali utilizzi alternativi più remunerativi,
determinano un sottoinsieme ancora più ristretto rispetto
a quello teorico, definibile come “potenziale economico”.
Infine l’inclusione nella stima di aspetti ambientali, quali la
valutazione dell’opportunità di reintegro di una quota di
sostanza organica al suolo o l’esclusione dalla stima di
aree oggetto di vincolo ambientale, restringe ulteriormente la portata del potenziale.
È evidente quindi quanto sia complessa una stima che
tenga conto contemporaneamente di tutti questi aspetti,
spesso legati a specificità dei diversi contesti territoriali e
quindi valutabili soltanto nel caso di stime puntuali, mentre risulta percorribile il ricorso a parametri che mediano
la variabilità di tali fattori quando si lavora su scala macro
territoriale. Pertanto lo studio approfondito di alcune microaree rappresentative del territorio nazionale ed europeo costituisce la chiave di lettura per la costruzione di un
modello trasferibile su scala più ampia.
Recentemente sono stati realizzati due importanti studi
su scala nazionale che hanno prodotto una stima aggiornata della disponibilità di biomasse residuali e, tra queste
le potature, con un livello di dettaglio provinciale, realizzati nell’ambito del “Censimento del potenziale energetico nazionale delle biomasse” dell’ENEA e del “Progetto
Biomasse” dell’ENAMA(2). In entrambi gli studi è stata utilizzata la medesima metodologia, basata su quella proposta agli inizi degli anni 90 da AIGR(3) ed ENEA quando
è stato realizzato il primo studio completo del potenziale
energetico delle biomasse residuali in Italia. Elemento
chiave di tale metodologia è l’impiego di indici che correlano la quantità di residui alle produzioni primarie delle
diverse colture, come rapporto tra sottoprodotto e prodotto principale. L’utilizzo di appropriati indici, specifici per ciascun contesto territoriale, che prendono
in considerazione la variabilità delle condizioni evidenziate precedentemente (specie, cultivar, caratteristiche pedoclimatiche, forme di governo, ecc.),
consentono di stimare la quantità di biomassa residuale
disponibile, attraverso la formula seguente:
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PROGETTI DI RICERCA SUSCACE E FAESI
Sherwood 203, Supplemento 3
B = S * R * I * (1- D) * (1- U)
dove: S corrisponde alla superficie in produzione (ha);
R rappresenta la produttività (t ha-1);
I dato dla rapporto potatura/prodotto principale;
D costituisce la destinazione comune del residuo (%);
U è l’umidità del residuo (%).
Fatta eccezione per il kiwi, le colture analizzate dai due studi
sono sostanzialmente le stesse (Tabella 1), mentre i relativi dati
di superfici e produzioni, desunti dalla banca dati dell’ISTAT,
sono riferiti al 2006, nello studio condotto dall’ENEA (MOTOLA
et al. 2009) e ad una media di quattro anni, dal 2006 al 2009,
nel progetto realizzato dell’ENAMA (AA.VV. 2012). L’ordine di
grandezza delle due stime è confrontabile, con una marcata prevalenza dei residui di potatura nelle regioni meridionali.
ENAMA stima una disponibilità di potature su tutto il territorio
nazionale pari a circa 3,5 milioni di tonnellate, che sale nella
stima ENEA a 4,9 milioni, valori in entrambi i casi espressi in
termini di sostanza secca, avendo applicato specifici tenori
di umidità alla raccolta per le diverse tipologie di potatura. Le
differenze nei risultati ottenuti sono da attribuirsi alle differenti
annate agrarie considerate e al differente utilizzo di parametri
e indici di calcolo. Il potenziale calcolato dall’ENEA tiene conto, inoltre, anche della biomassa di espianto che si rende
disponibile a fine ciclo colturale, che però trova normalmente
totale reimpiego come legna da ardere in azienda.
Accanto alle due indagini citate, un’indicazione del potenziale
complessivo nazionale più aggiornato è stata presentata nel
corso del Convegno ”I sottoprodotti agroforestali e industriali
a base rinnovabile”(4), organizzato nell’ambito del progetto
“ExtraValore” del MIPAAF. Al 2011 si stima una disponibilità
complessiva su tutto il territorio nazionale di circa 6 milioni di
tonnellate di residui di potature (COLONNA et al. 2013).
Considerata la recente evoluzione del settore delle bioenergie e delle norme che regolano l’approvvigionamento
e le caratteristiche delle biomasse, la valutazione di potenziali produttivi quanto più accurata possibile impone come
punto di partenza la definizione del quadro delle produzioni
legnose attualmente disponibili.
(2)
Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola (www.
progettobiomasse.it)
(3) Associazione Italiana del Genio Rurale, oggi AIIA (Associazione Italiana di ingegneria Agraria)
(4) Università Politecnica delle Marche. Ancona, 26-27 Settembre 2013.
NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA
COLTURE ARBOREE IN ITALIA
Di seguito si riporta la diffusione delle principali colture arboree in Italia (Grafico 1) e le caratteristiche delle potature
(epoca e modalità di raccolta, quantità ed utilizzi), al fine di
stimare il potenziale realmente utilizzabile sotto un profilo
economico ed ambientale rispetto alle modalità di gestione
tradizionali.
L’Italia grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche vanta, assieme alla Spagna, tra i più ampi patrimoni di colture
permanenti d’Europa, tra oliveti, vigneti e frutteti.
Con circa un milione di ettari di oliveti (fonte FAO-STAT,
anno 2011), è seconda alla Spagna (circa 2,5 Mha), ed è
seguita dalla Grecia (850 kha). I vigneti italiani, estesi su
una superficie di circa 700 kha, sono di poco inferiori alle
superfici presenti in Francia (760 kha) ed in Spagna (960
kha). Gli agrumeti, pari a circa 160 kha, sono tra i più estesi
di Europa, secondi solo a quelli presenti in Spagna, che
coprono una superficie quasi due volte maggiore (310 kha).
Per quanto riguarda gli alberi da frutta in guscio (mandorle
e nocciole), l’Italia con una superficie di 140 kha segue
la Spagna (550 kha) ma primeggia in Europa con i suoi
70 kha di noccioleti (14 kha in Spagna). Nel complesso gli
altri fruttiferi italiani coprono la superficie più estesa in Europa con circa 280 kha, seguita dalla Polonia
(270 kha, di cui circa 180 kha di meleti), e dalla Spagna
(214 kha).
Analizzando nel dettaglio i dati sul patrimonio arboreo italiano (fonte ISTAT, anno 2011), olivo e vite occupano sicuramente le superfici più estese e caratterizzano, di fatto,
il paesaggio di vaste aree del nostro Paese, con prevalenza nelle Regioni centro-meridionali. In particolare, oltre il
32% degli oliveti è presente nella sola regione Puglia, dove
annualmente si producono ingenti quantità di potature. I
frutteti e gli agrumeti coprono superfici complessive minori,
ma concentrate in alcune aree, del Nord i primi del Sud i
secondi.
Al 2011, le coltivazioni di olivo si estendono su una superficie
di 1.156,2 kha, con una produzione primaria di 3,45 Mt. Le
Regioni in cui è maggiormente diffusa tale coltura sono
nell’ordine: Puglia (375 kha), Calabria (182 kha), Sicilia
(161 kha), Toscana (92 kha), Lazio (86 kha) e Campania
(72 kha). Le province con le superfici maggiori sono quelle
pugliesi (Bari, 99 kha; Lecce, 90 kha; Brindisi, 63 kha;
Foggia, 53 kha).
Le coltivazioni di vite nel 2011 hanno raggiunto in Italia una
superficie complessiva di 725,3 kha, con una produzione
di uva di circa 7,5 Mt. Le superfici più estese si trovano in
Sicilia e in Puglia (in entrambe circa 127 kha), in Veneto
(79 kha), Toscana (58 kha), Emilia Romagna (56 kha), Piemonte (53kha). A livello provinciale le maggiori estensioni si registrano nella provincia di Trapani (51kha), Taranto
(34kha), Agrigento (32 kha), Treviso (32 kha).
Gli agrumeti (161,6 kha in Italia) sono presenti prevalentemente nelle regioni meridionali ed in particolare in Sicilia
(88 kha) ed in Calabria (43 kha), con una distribuzione prevalentemente nelle provincie di Catania (34kha), Siracusa
(23 kha), Reggio Calabria (19 kha), Cosenza (15 kha).
Più della metà dei mandorleti italiani (74,6 kha) si trovano
in Sicilia (46,2 kha), a cui seguono quelli presenti in Puglia
(24,5). Dei circa 67 kha di noccioleti, le maggiori concentrazioni di superficie investita si riscontrano in Campania (22,5
kha), Lazio (18,9 kha) e Sicilia (13,2 kha).
Gli altri fruttiferi sono particolarmente diffusi in Emilia Romagna (57,7 kha), Campania (35 kha), Trentino (27,8 kha)
e in Puglia (24,7 kha). Tra questi si evidenzia la diffusione
del pesco nella provincia di Caserta (11,6 kha) e in quella
di Forlì (4,2 kha). I meleti sono concentrati prevalentemente
nelle provincie autonome di Trento e Bolzano (27,4 kha).
Sempre in Emilia Romagna troviamo diffuse le seguenti
colture: pero (21,9 kha), nettarina (11,9 kha).
Tra le colture minori, figura il ciliegio diffuso in gran parte in
Puglia (17,8 kha), l’actinidia nel Lazio (7,9 kha), l’albicocco
ed il susino in Campania ed in Emilia che occupano rispettivamente una superficie di 9,0 e di 6,7 kha.
CARATTERISTICHE
DELLE POTATURE
Concentrazioni percentuali così elevate di colture arboree in
zone per lo più ristrette rappresentano una condizione ottimale per il loro sfruttamento energetico. Tuttavia, tali residui
sono spesso semplicemente smaltiti in campo, bruciati o
interrati, con conseguenze negative per l’ambiente e per lo
stato fitosanitario del terreno. Per valorizzare al meglio questi
prodotti, sarebbe, invece, opportuno sviluppare una adeguata filiera agroenergetica che potrebbe offrire una concreta opportunità economica per gli agricoltori. Affinché ciò sia
davvero realizzabile è essenziale che i costi di raccolta non
eccedano il limitato valore del prodotto stesso. La meccanizzazione gioca un ruolo fondamentale e deve essere in grado
di rispondere alle molteplici condizioni che caratterizzano gli
areali di produzione delle diverse colture. Infatti, quantità,
epoca, tecniche di potatura e modalità di gestione dei residui
delle principali colture arboree si differenziano sensibilmente
da regione a regione in relazione dell’elevata variabilità delle
forme di governo, dei sesti di impianto e delle pratiche agronomiche ed ambientali. Da un punto di vista agronomico, la
potatura dei fruttiferi, in genere, produce frasche, o sarmenti
nella vite, e rami di pezzatura maggiore, in quantità variabili
in relazione alla varietà e alla forma di governo. La legna più
spessa viene raccolta a mano ed utilizzata all’interno dell’azienda o venduta come combustibile per il riscaldamento. Le
operazioni meccaniche, invece, prevedono la loro raccolta
secondo due possibili schemi:
tJNCBMMBUVSBTUPDDBHHJPFTVDDFTTJWBDJQQBUVSB
tDJQQBUVSBEJSFUUBJODBNQP
Nel primo caso, in funzione della densità di impianto, possono essere utilizzate piccole imballatrici parallelepipede o
rotoimballatrici. Nel secondo caso, si utilizzano trinciacaricatrici (semoventi o applicate ad un trattore), che convogliano il
materiale cippato in grandi sacchi di tela, in cassoni integrati
alla macchina o su rimorchi agricoli.
Allo stato attuale le macchine presenti in commercio per la
raccolta delle potature derivano da comuni macchine agricole destinate ad altre lavorazioni. La scelta di un modello
rispetto ad altri dipende non solo dalle caratteristiche del
campo di lavoro, ma anche dalla necessità di ottenere un
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DELLE RISORSE AGRICOLE NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA
PROGETTI
DI RICERCA
SUSCACE
E
FAESI
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120
Superficie (kha)
Produzione (kt)
500
60
Superficie (kha)
Produzione (kt)
700
100
400
50
600
200
40
0
(kha)
40
35
30
25
20
15
10
5
0
melo
pesco
pero
nettarina
albicocca
susino
(kt)
0
Frutta in guscio
mandorle
nocciole
20
16
12
8
4
0
ciliegio
20
1.200
1.000
(kha)
12
8
800
600
400
4
200
0
Superficie (kha)
Produzione (kt)
8.000
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
Agrumi F. in
Altri
guscio fruttiferi
Fruttiferi Italia
1.400
16
(kha)
100
0
(kt)
Superficie (kha)
Produzione (kt)
900
800
700
600
500
400
300
200
100
0
200
10
0
Agrumi
300
20
100
20
400
30
0
Olivo
Vite
(kt)
60
500
40
(kt)
300
(kha)
(kha)
80
Vite
(kha)
Olivo
Grafico 1 - Diffusione delle colture arboree in Italia, con dettaglio delle provincie con maggiori estensioni al 2011.
Fonte: elaborazione dati ISTAT, 2014.
materiale trinciato più o meno raffinato in base alla destinazione d’uso finale. Negli ultimi anni la tematica della meccanizzazione della raccolta delle potature è stata affrontata in
diversi lavori di autori soprattutto italiani che hanno valutato
sia i cantieri disponibili che la qualità del prodotto ottenuto (SPINELLI et al. 2012; MAGAGNOTTI et al. 2013). Quest’ultimo
aspetto è fondamentale affinché in impianti preposti possa
avvenire un corretto recupero energetico dai residui. Ad
esempio, in un recente studio condotto dal CRA-ING in un
oliveto in Puglia, il cippato prodotto dalle principali macchine
commerciali testate è risultato avere caratteristiche idonee
alla combustione in impianti di media-grossa taglia (ACAMPORA et al. 2013). Tali impianti, destinati alla produzione di energia termica e o elettrica, adottano soluzioni tecnologiche che
rendono possibile l’utilizzo di cippato avente granulometria
non uniforme, con valori di umidità e contenuto di ceneri non
trascurabili, tipici delle biomasse residuali del settore agricolo. Livelli qualitativi più elevati sono richiesti per le installazioni
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PROGETTI DI RICERCA SUSCACE E FAESI
Sherwood 203, Supplemento 3
di taglia ridotta, o in processi di recupero energetico diversi
dalla combustione. Gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni,
comunque, hanno reso disponibili apparecchi termici, anche
di piccola taglia, in grado di utilizzare con elevati rendimenti
anche le biomasse di potature. Non mancano, infatti, anche
in Italia, esempi di installazioni al servizio di singole utenze
o di minireti di teleriscaldamento, come nel caso di alcuni
agriturismi, che si alimentano con i residui di potatura e, tra
questi, si segnalano quelli annoverati tra gli esempi di buone
pratiche del Progetto Biomasse dell’ENAMA (www.enama.
it/it/biomasse_documenti.php casi studio n. 6, 15, 27, 28).
Accanto alla qualità, non va trascurata la continuità nel tempo della fornitura di biomassa. Il dimensionamento di una filiera sostenibile deve, infatti, considerare attentamente il potenziale in termini qualitativi, quantitativi ed anche temporali.
Una indicazione di massima sull’entità dei residui di potature
per unità di superficie, che si rendono disponibili nel corso
dell’anno, è riportata in Grafico 2.
NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA
PROGETTO EUROPRUNING E
STIMA DEL POTENZIALE EUROPEO
L’aggiornamento della stima del potenziale italiano ed europeo dei residui di potatura, rientra tra le attività del Progetto Europruning, all’interno dell’obiettivo più generale di
supportare lo sviluppo della fase logistica per l’utilizzazione
di tale risorsa quale fonte energetica, attraverso l’ottimizzazione della fase di raccolta, trasporto e stoccaggio in funzione della sostenibilità tecnica, economica ed ambientale. Dal
punto di vista metodologico, si vuole superare l’approccio
puramente teorico finora utilizzato nelle stime del potenziale,
correlando, invece, le produzioni di residui con le condizioni
e i fattori che concorrono alla loro produzione, in modo da
avere una mappatura più precisa delle risorse realmente sfruttabili. Tale azione, in particolare, è inserita tra
le attività di cui il CRA-ING è il WP leader, finalizzate
alla progettazione e lo sviluppo di nuovi prototipi in
grado di raccogliere i residui di potatura, e di operare
con condizioni colturali diversificate (specie, sesto d’impianto, cicli colturali, ecc.).
Tra le altre azioni il progetto prevede la valutazione di diverse opzioni di stoccaggio, lo sviluppo e l’integrazione di uno
strumento GPS per ottimizzare la fase di trasporto e un nuovo sistema di tracciabilità grazie al quale sarà possibile garantire all’utente finale la qualità della biomassa. È previsto
inoltre uno studio approfondito degli impatti ambientali che
la rimozione delle potature da terra avrà sul terreno. Il progetto prevede, infine, l’organizzazione di prove sperimentali
in campo in differenti zone climatiche Europee. I risultati attesi risulteranno utili per la redazione di un manuale di buone
pratiche agricole per la raccolta delle potature a destinazione
energetica.
CONCLUSIONI
I residui di potatura rappresentano un’importante risorsa
per la produzione di energia rinnovabile. Esistono diversi
esempi di impianti alimentati con tale risorsa per la produzione di energia termica o elettrica, ma limitati rispetto alle reali
potenzialità. Il parziale sfruttamento di questi residui colturali
è dovuto alla mancanza di una filiera organizzata in grado di
abbattere i costi legati alla raccolta e stoccaggio del prodotto. Tale risorsa, infatti, è abbondante, ma diffusa sul territorio
e presenta caratteristiche variabili in funzione degli ambienti
Olivo
Pero
Resa potenziale cumulativa
(t/ha)
In particolare, nel grafico si evidenzia un elevato potenziale
cumulativo, composto dal contributo di diversi frutteti (olivo,
vite, melo, pero, pesco e albicocco) da gennaio a marzo,
con un progressivo decremento all’avvicinarsi della stagione
primaverile. Nei mesi di giugno e luglio, invece, prevalgono
le potature degli agrumeti e dei ciliegi con le potature di formazione. Durante il periodo estivo fino al tardo autunno non
vengono effettuate potature (ad eccezione delle zone del
sud Italia a clima mite, dove la potatura dell’olivo può essere
eseguita contemporaneamente o subito dopo la raccolta),
pertanto, in questo periodo lo stoccaggio, essenziale per
portare la biomasse a tenori di umidità idonei alla combustione, esplica anche una funzione tampone nella distribuzione
della fornitura durante il corso dell’anno.
Vite
Pesco
Agrumi
Albicocco
Melo
Ciliegio
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
gen feb mar apr mag giu
lug ago set
ott
nov
dic
Grafico 2 - Disponibilità dei residui di potatura nell’arco dell’anno in relazione alle diverse
colture per unità di superficie.
Fonte: elaborazione su dati di DI BLASI et al., 1997 e GARCIA et al., 2007
di produzione, che richiedono soluzioni specifiche.
Il CRA-ING, assieme agli altri partner del progetto Europruning, è impegnato nel superare i principali ostacoli per una
valorizzazione energetica del potato, attraverso uno studio
sulle caratteristiche agronomiche, ambientali e tecniche che
ne determinano la disponibilità e, successivamente, allo
sviluppo di una raccoglitrice che possa permettere l’ottenimento di un prodotto raccolto con caratteristiche ottimali per
essere trasformato energeticamente. Sulla base di questa
attività di ricerca, sarà possibile dare indicazioni sulla reale
convenienza e sulle modalità di recupero, adottando idonei
sistemi logistici e le tecnologie più adatte. La conoscenza
degli aspetti agronomici ed ambientali che influenzano i
quantitativi di biomassa residuale potenzialmente disponibili
e degli aspetti tecnici ed economici che ne determinano la
frazione convenientemente utilizzabile è, infatti, alla base del
processo di costruzione di una filiera sostenibile per lo sfruttamento dei residui di potatura.
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V ALORIZZAZIONE
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PROGETTI
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SUSCACE
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Sherwood 203, Supplemento 3
63
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V ALORIZZAZIONE DELLE RISORSE AGRICOLE
PROGETTI DI RICERCA SUSCACE E FAESI
Sherwood 203, Supplemento 3
KEYWORDS: Assessment, pruning availability, biomass potential, residues, bioenergy.
Abstract: Pruning residues for energy use. The assessment of
pruning availability for the development of a sustainable supply
chain
Among the agricultural residues, pruning represent a good
source of biomass for energy. Large quantities of lignocellulosic biomass are available from pruning, but currently
underexploited mainly due to collecting costs. In fact, such
resource is widespread on the territory with scattered fields
and small size plantations. Knowing where and when the
pruning are available, how many they are and how it is their
common use, is the first step to develop and optimize the
harvesting, transporting and storing of the pruning biomass,
in order to implement a sustainable energy chain. CRA-ING
is engaged to address these issues in the framework of the
European project “Europruning”, where it is involved as leader in pruning biomass assessment task, and it is in charge
to update the Italian pruning availability starting from recent
Italian surveys. This paper highlights the complexity of the
assessment of biomass availability, debating and illustrating
the many variables that determine the exploitable potential in
technical, economic and environmental terms.
NELL ' OTTICA DEL CONCETTO DI BIOECONOMIA