Seconda parte - kriya yoga info
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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA Importante Le tecniche qui descritte sono esposte solamente per motivi di studio, per servire come raffronto col lavoro di altri ricercatori. Da questa condivisione spero derivi un feedback intelligente. Osservazioni, critiche, correzioni e aggiunte saranno ben ricevute. Prima di cominciare a porvi tutte le domande più strane possibili e immaginabili, leggete completamente la Parte II e III di questo libro in modo da avere una completa visione della materia. Scoprirete che molte domande trovano risposta man mano che proseguite con la lettura. Tengo a precisare che questo libro non è un manuale di Kriya Yoga! Forse in futuro ne scriverò uno e allora affronterò il problema di come dividere l'intero argomento in diverse lezioni cercando, per ciascuna fase d’apprendimento, di fornire tutti i consigli necessari. In ogni caso, certe tecniche non possono essere apprese leggendo un manuale. Ci sono tecniche delicate come per esempio il Maha Mudra, il Kriya Pranayama, il Thokar, lo Yoni Mudra che è impensabile apprendere senza l'aiuto di un esperto che controlli la loro esecuzione. Ogni persona è diversa e nessuno può dire a priori quali saranno gli effetti di una determinata tecnica, soprattutto se praticata in dosi consistenti. L'autore non si assume alcuna responsabilità nel caso di risultati negativi, particolarmente nel caso in cui uno decida di praticare le tecniche senza aver cercato la supervisione di un esperto. Coloro che intendono portare avanti questa pratica dovrebbero farlo con il dovuto senso del sacro e la consapevolezza della ricchezza che essa potrà portare nella loro vita. Sebbene ognuno ha il diritto e il dovere di controllare il suo destino, garantirsi il consiglio o la guida di un esperto è indispensabile. N.B. Quando ci si reca da un esperto, è necessario comunicargli l’esistenza di ogni eventuale problema fisico, come ipertensione, problemi ai polmoni, segni di iperventilazione… Se avete particolari problemi fisici, un esperto potrà raccomandarvi una forma delicata di Kriya Pranayama e dei Mudra ad esso collegati – e se necessario potrebbe raccomandare di praticarli solo mentalmente. 1 1 Mi propongo di migliorare continuamente la spiegazione delle tecniche che seguono. Potete visitare almeno una volta all'anno il sito www.kriyayogainfo.net per controllare se ci sono dei raffinamenti nella spiegazione delle tecniche. 95 CAPITOLO 6 PRIMO LIVELLO DEL KRIYA YOGA Premesse: localizzazione dei Chakra e posizione adatta alla meditazione I Chakra sono sottili organi astrali localizzati entro la spina dorsale – gradini ideali di una scala mistica che porta la coscienza del singolo ad incontrare la più elevata esperienza estatica. Nel Kriya Yoga non è importante visualizzare un Chakra coi petali, col Bija Mantra nel suo centro, col Yantra... e con tutto quello che trovate sui libri classici di Hatha Yoga o di orientamento New Age, quanto percepire approssimativamente la sua sede. La pratica del Kriya Yoga raffinerà una iniziale localizzazione approssimativa. Quando certe condizioni particolari si stabiliscono – silenzio mentale, rilassamento del corpo, intensa aspirazione dell’anima – la pratica del Kriya Pranayama prenderà, per così dire, la "strada interiore" e la Realtà Spirituale essendo qualcosa di concreto indipendente dalle visualizzazioni e dai capricci della mente, si manifesterà spontaneamente. Realizzerete allora la realtà dei Chakra nella dimensione astrale, sarete capaci di ascoltare le loro vibrazioni astrali come pure percepirete particolari toni di luce che emanano dalle loro sedi. La pratica del Kechari Mudra (spiegata nel capitolo 7) favorirà questa esperienza specialmente nei momenti in cui il respiro diventa estremamente sottile. La natura di ciascun Chakra possiede due aspetti, uno interno e uno esterno. L'aspetto interno di un Chakra, la sua essenza, è una vibrazione di "luce" che attrae la consapevolezza verso l'alto, verso lo Spirito. L'aspetto esteriore di un Chakra, il suo lato fisico, è una ''luce'' diffusa che desta e sostiene la vita del corpo fisico. Quando si sale lungo la spina dorsale durante il Kriya Pranayama, viene naturale sentire i Chakra come piccole "luci" che illuminano il tubo cavo che è la colonna spinale. Quando poi si scende, i Chakra vengono percepiti come organi che distribuiscono energia nel corpo. Raggi di luce partono dalla sede di ciascun Chakra e ravvivano quella parte del corpo che si trova davanti ad essi. II primo Chakra, Muladhara è localizzato alla base della colonna spinale proprio sopra la regione del coccige; il secondo Chakra, Swadhisthana, si trova nella regione sacrale a metà strada tra Muladhara e Manipura; il terzo Chakra, Manipura, è nella regione lombare all'altezza dell'ombelico. 96 Il quarto Chakra, Anahata, (più semplicemente chiamato Chakra del cuore) è nella regione dorsale; la sua sede può essere individuata avvicinando le scapole e concentrandosi sui muscoli tesi tra di esse. Il quinto Chakra, Vishuddha, si trova dove il collo si unisce alle spalle. La sua sede può essere individuata oscillando la testa lateralmente, mantenendo il busto ben fermo, concentrandoci sul punto dove si percepisce un particolare suono come di un qualcosa che viene macinato. Il sesto Chakra si chiama Ajna. Il Midollo Allungato o Medulla e il punto tra le sopracciglia (Bhrumadhya) sono in stretta relazione con Ajna e non possono essere considerate entità separate. Il Midollo Allungato è considerato la controparte fisica di Ajna Chakra. Quello che conta è che trovando la stabilità di concentrazione in ciascuno dei tre punti, l'occhio spirituale (Kutastha) un punto luminoso nel centro di una infinita radianza sferica, appare alla visione interiore. Questa esperienza è l'entrata regale nella dimensione spirituale. Talvolta il termine Kutastha è utilizzato al posto di Bhrumadhya. Per poter localizzare Medulla che si trova alla sommità della spina dorsale, si solleva il mento e si tendono i muscoli del collo alla base dell'osso occipitale; poi ci si concentra sulla piccola cavità che si trova sotto tale osso. Medulla si trova proprio davanti tale cavità. Muovendosi dalla sede del Medulla verso il punto tra le sopracciglia non è difficile percepire la sede di Ajna Chakra: si oscilla la testa lateralmente (alcuni centimetri a sinistra e poi a destra) cercando di percepire un qualcosa che collega le due tempie. La sede di Ajna Chakra viene individuata concentrando l'attenzione presso il punto di intersezione di due linee ideali: quella che collega la sede di Medulla con il punto tra le sopracciglia e quella che collega le due tempie. L'energia che fluisce attraverso la punta della lingua durante il Kechari Mudra stimola stimola la ghiandola pituitaria. La ghiandola pituitaria (o ipofisi) è una ghiandola endocrina della dimensione più o meno di un pisello. Essa forma una protrusione sul pavimento dell'ipotalamo. È necessario chiarire questo perché una scuola Kriya famosa consiglia di focalizzarsi su questa ghiandola per ottenere l'esperienza dell'occhio spirituale. La stessa scuola sottolinea il ruolo della ghiandola pineale. Questa è un'altra piccola ghiandola endocrina che ha la forma di una piccola pigna (simbolicamente, molte organizzazioni spirituali, hanno usato la pigna come una icona). Essa è situata dietro la ghiandola pituitaria, nella parte posteriore del terzo ventricolo del cervello. Avere piena esperienza della bianca Luce spirituale dopo lunga concentrazione sulla ghiandola pineale è considerata l'ultima azione da farsi onde perfezionare la meditazione prima di perdersi nello stato di Samadhi. 97 Figura 1. Posizione dei Chakra Nel commento alla Bhagavad Gita di Swami Pranabananda Giri troviamo un cenno a due ulteriori centri spirituali nel cervello: Roudri e Bama. Roudri si trova sul lato sinistro del cervello sopra l'orecchio sinistro mentre Bama si trova sul lato destro del cervello sopra l'orecchio destro. Avremo occasione di utilizzarli nella pratica di quei Kriya superiori che avvengono nella regione del cervello che si trova sopra Ajna Chakra. Bindu è localizzato nella regione occipitale e non è considerato un Chakra in sé e per sé. Comunque è un centro spirituale molto importante perché funzione come porta che conduce la consapevolezza al Sahasrara – il settimo Chakra situato alla sommità del capo. Bindu è localizzato dove l’attaccatura dei capelli forma una specie di vortice. Questo è il punto Sikha dove gli Indù, con la testa rasata, mantengono una ciocca di capelli. Per poter divenire consapevoli del Sahasrara alcune scuole consigliano di concentrarsi sulla Fontanella [ci riferiamo alla Fontanella anteriore detta anche ''Bregma''.] L'ottavo Chakra è il centro spirituale più elevato di cui ci occuperemo. Esso è situato circa 30 centimetri sopra la Fontanella. Posizione adatta alla Meditazione Ci si siede rivolti ad Oriente. Secondo Patanjali, la posizione dello Yogi (Asana) deve essere stabile e comoda. 98 Mezzo-loto: La maggior parte dei kriyaban si trova a proprio agio sedendo in questa posizione che è stata utilizzata per la meditazione da tempo immemorabile perché fornisce una posizione seduta comoda, molto facile da ottenersi. Il segreto è di mantenere una spina dorsale eretta sedendo sul bordo di uno spesso cuscino in modo tale che le natiche siano leggermente sollevate. Si può sedere a gambe incrociate mentre le ginocchia stanno sul pavimento. Sollevate il piede sinistro e portatelo verso il corpo in modo che la suola del piede sinistro aderisca comodamente all'interno della coscia destra. Tirate il tallone del piede sinistro il più possibile verso l'inguine. La gamba destra è piegata al ginocchio ed il piede destro è posto comodamente sopra la coscia sinistra o il polpaccio o entrambi. Il ginocchio destro è abbassato il più possibile verso il pavimento. La migliore posizione per le mani è con dita intrecciate come si può osservare nella famosa foto di Lahiri Mahasaya. Ciò crea un buon equilibrio di energie dalla mano destra alla sinistra e viceversa. La posizione delle mani per la meditazione e per il Pranayama è la stessa in quanto ci si muove dal Pranayama alla meditazione senza soluzione di continuità. Di solito nemmeno ce se ne rende conto. Quando ci sono problemi di salute o si verificano particolari condizioni fisiche, può essere provvidenziale praticare il mezzo loto su una sedia, purché non abbia braccioli e sia abbastanza grande. In questo modo, una gamba alla volta può essere abbassata e l'articolazione del ginocchio rilassata! Siddhasana: (Posa Perfetta) è di difficoltà media. La pianta del piede sinistro è posta contro la coscia destra mentre il tallone preme sul perineo. Il tallone destro è posto contro l'osso pubico. Questa posizione delle gambe, abbinata al Kechari Mudra, chiude il circuito pranico e rende il Kriya Pranayama facile e proficuo. Si spiega che questa posizione aiuta a divenire consapevoli dei movimenti del Prana. Padmasana: (Posizione del loto) è una posizione difficile, a volte impossibile da sostenere oltre pochi minuti. Il piede destro è posto sulla coscia sinistra ed il piede sinistro sulla coscia destra con le piante dei piedi rivolte verso l’alto. Si spiega che, accompagnata dal Kechari e dal Shambhavi Mudra, questa posizione crea una condizione energica nel corpo adatta a produrre l'esperienza della luce interna che proviene da ciascun Chakra. Essa aiuta a mantenere il torso eretto quando, con il raggiungimento del profondo Pratyahara, esso tende a piegarsi o a cadere. Sedere in Padmasana (posizione del loto) è incomodo per un principiante, le ginocchia e le caviglie danno un dolore intenso. Personalmente, non 99 consiglio a nessuno di eseguire questa difficile posizione. Ci sono yogi che hanno dovuto farsi togliere la cartilagine dalle ginocchia dopo che per anni avevano imposto alle loro membra la posizione Padmasana. TECNICHE DEL PRIMO LIVELLO DEL KRIYA Ora diamo una semplice descrizione delle tecniche del Primo Kriya. Qui troverete sia le tecniche base che quelle da aggiungere in seguito. [1] Maha Mudra Utilizza un tappeto posto sul pavimento per praticare la seguente procedura. Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone sinistro sia il più possibile vicino al perineo; la gamba destra è estesa in avanti. Inspira profondamente, senti l'energia che sale nella testa. Trattieni il respiro, piegati in avanti (in maniera molto rilassata) in modo di poter afferrare le dita del piede destro con entrambe le mani, tirale gentilmente un po' indietro. In questa posizione ben distesa (tipica dello stretching), il mento è premuto sul petto in modo naturale. Continua a trattenere il respiro e canta mentalmente Om nel punto tra le sopracciglia da 6 a 12 volte. Ancora trattenendo il respiro, ritorna alla posizione iniziale e con una lunga espirazione, visualizza l'energia tiepida che scende alla base della spina dorsale. Questo Mudra deve riuscire facilmente, uno non deve farsi male! Molti non riescono a tenere la gamba diritta: in questa situazione, è importante che la gamba distesa sia un po’ piegata al ginocchio in modo che la posizione sia confortevole! In questa posizione si trattiene il respiro e si contrae la base della spina dorsale. Se possibile, i muscoli addominali sono leggermente tirati in dentro in modo che l'ombelico è premuto verso il centro lombare. Ripeti la procedura con il ruolo delle gambe invertito e infine ripeti la procedura tenendo ambo le gambe estese. Questo è un Maha Mudra; richiede circa 60-80 secondi. Pratica tre Maha Mudra. 100 Figura 2. Maha Mudra Una nota sul Maha Mudra Le scuole più serie di Kriya raccomandano che per ogni 12 Kriya Pranayama, venga eseguito un Maha Mudra – fermo restando il fatto che tre è il numero minimo. (Tanto per capirci chi pratica 60 Kriya Pranayama dovrebbe praticare per cinque volte il Maha Mudra, mentre chi ne pratica 12 o 24 dovrebbe praticarne tre.) Purtroppo, avendo ascoltato vari kriyaban, posso affermare che è un miracolo trovarne uno che pratica le tre ripetizioni previste. Ci sono persone che s’illudono di praticare correttamente il Kriya senza mai praticare neanche un solo Maha Mudra! È chiaro che, privandosi permanentemente di esso e vivendo una vita sedentaria, la spina dorsale diviene meno elastica. Col passare degli anni le condizioni peggiorano e diviene quasi impossibile mantenere per più di alcuni minuti la posizione corretta di meditazione – ecco perché il Maha Mudra è così importante per un kriyaban. Il Maha Mudra contiene tutti i tre Bandha. Applicati simultaneamente con il corpo piegato in avanti, senza usare una eccessiva contrazione, essi aiutano ad essere consapevoli di entrambe le estremità del Sushumna e producono la sensazione di una corrente energetica che si muove in alto nella spina dorsale. Col tempo è possibile percepire l'intera Sushumna come un canale raggiante. Ci sono resoconti di yogi che hanno raggiunto esperienze fantastiche usando solo questa tecnica. Secondo quando dicono, la percezione di Sushumna è aumentata enormemente. Ci sono kriyaban che hanno accantonato tutti gli altri Kriya e stanno praticando 144 Maha Mudra al giorno divisi in due sessioni. Essi considerano il Maha Mudra la tecnica più utile di tutto il Kriya Yoga. Ho notato che alcune scuole insistono su dettagli ininfluenti. Per esempio insistono che quando si estende la gamba destra in avanti, si deve piegare la gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone sinistro sia il più possibile vicino al perineo. Poi il tallone sinistro riesce ad esercitare una pressione sul perineo. Questa pressione è il modo migliore per stimolare la consapevolezza del Muladhara Chakra nella regione coccigea alla base della spina dorsale. [Naturalmente quando si estende la gamba sinistra, è la gamba destra a creare pressione.] 101 Un altro esempio è quando alcune scuole insegnano ad avvicinare il ginocchio della gamba che sta per essere allungata (o entrambi i ginocchi, prima del terzo movimento) al corpo, cosicché la parte superiore della gamba è il più possibile vicina al petto. Le mani, con le dita intrecciate, sono poste attorno al ginocchio ed esercitano pressione su di esso. Si spiega che questo serve a raddrizzare la schiena e a far sì che il suono interno del Chakra Anahata divenga udibile. Un terzo dettaglio è questo. Come abbiamo visto, nella posizione estesa, l’alluce è afferrato con fermezza. Alcune scuole insistono su questo dettaglio: l’unghia dell’alluce destro (sinistro) è premuta col pollice della mano destra (sinistra) mentre l’indice e il dito medio sono dietro di esso. La mano sinistra (destra) tiene a mo’ di coppa la pianta del piede. Quando la procedura è ripetuta con entrambe le gambe estese, le mani allacciate afferrano entrambi i pollici. <Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito> [2] Utilizzazione del Mantra Om Canta il Mantra "Om" a voce normale nel Muladhara Chakra concentrandoti su di esso; poi fai lo stesso col secondo Chakra e così via fino al quinto Chakra (Vishuddha) e poi cantalo anche nel Midollo Allungato. Durante la salita, cerca di fare del tuo meglio per riuscire a toccare intuitivamente il nucleo interiore di ciascun Chakra. La discesa comincia cantando di nuovo "Om" nel Midollo Allungato, poi nel Chakra cervicale e così via scendendo fino al primo Chakra. Durante questa discesa della consapevolezza, cerca di percepire la sottile radiazione di ciascun Chakra. Una salita (Chakra 1, 2, 3, 4, 5 e Midollo Allungato) e una discesa (Midollo Allungato, 5, 4, 3, 2, 1) costituiscono un ciclo che dura 25-30 secondi. Fai alcuni di questi cicli fin tanto che ciò è gradevole. Non prestare attenzione al respiro: respira naturalmente. Il Mantra Om è cantato a voce alta durante i primi tre cicli. Nei cicli che rimangono canta Om mentalmente. 2 Quando canti mentalmente Om in un Chakra, puoi sottolineare l'effetto di questa azione inspirando ''entro'' esso ed espirando ''da'' esso. Per essere 2 Il Mantra Om non dovrebbe essere pronunciato: "ommm" ma "ooooong", in altre parole una "o" abbastanza lunga che finisce in una "n" nasale. In questa procedura "Om" è una pura vocale. Quando si pronunciano i Mantra indiani, come Om namo bhagavate…, Om namah Shivaya…- la consonante "m" in "Om" si sente distintamente, qui invece non si sente poiché la "o" è molto lunga e, sul finire della pronuncia di detta vocale, la bocca non è chiusa completamente, creando così il suono nasale "ng". Alcuni dicono che la nota corretta di Om è il SI prima del DO centrale. Alcune scuole insegnano a cantare (a voce o mentalmente) Vam oppure Bam oppure Hrom al posto di Om. In particolare Hrom (prolungato Hrooooooom) risulta molto efficace e capace di colmare di euforia colui che pratica. 102 chiaro: dirigi la consapevolezza sul Muladhara Chakra e respira profondamente immaginando che l'aria entri ed esca in quel punto. Ripeti ciò per ciascun Chakra. Quando questo semplice esercizio è praticato con concentrazione il suo effetto equilibrante e pacificante è percepito immediatamente. [3] Kriya Pranayama Incominciamo col capire che cos'è la respirazione addominale. Durante la inspirazione, la parte superiore del torace rimane quasi immobile e l’addome si espande. Le spalle non vengono sollevate. Durante l’espirazione, l’addome rientra. Fai un respiro profondo, poi un altro: non preoccuparti della lunghezza della inspirazione o della espirazione. (Respirando varie volte si scopre come il respiro si allunga naturalmente.) Immergi la tua consapevolezza nella bellezza di questo respiro profondo. Kechari Mudra significa inserire la lingua nella cavità della faringe nasale. [Nel prossimo capitolo illustreremo un metodo (Talabya Kriya) per raggiungere il Kechari Mudra.] Pratica il Kechari Mudra se sei capace, altrimenti pratica il ''baby Kechari'' ovvero tocca, con la punta della lingua, il palato superiore nel punto dove il palato duro diventa molle. Questa semplice posizione della lingua riesce a calmare la mente. Incominciamo ora la pratica del Kriya Pranayama. Assumi la posizione di meditazione preferita. Siedi rivolto verso Est. Da questo momento in poi puoi utilizzare l'espediente descritto precedentemente di sedere sul bordo di un cuscino spesso in modo che le natiche siano leggermente sollevate. Il mento è leggermente rientrato (i muscoli del collo e della nuca mantengono una costante leggera tensione.) Le dita sono intrecciate come le tiene Lahiri Mahasaya nella ben nota foto. Bocca ed occhi sono chiusi. Il centro della consapevolezza è localizzato nel Medulla mentre lo sguardo interiore converge senza sforzo sul Kutastha. Inspira profondamente attraverso il naso producendo un suono sordo nella gola, come nell'Ujjayi Pranayama. 3 Per essere certo che il suono è corretto, concentrati solo sull'aumentare l'attrito dell'aria che passa attraverso la gola. Ascolta questo suono sordo e smorzato. Aumenta la sua intensità. Se l'ambiente è perfettamente silenzioso, una persona riuscirà ad ascoltarlo entro un raggio di 4-5 metri – e non sentirà nulla oltre tale 3 Il suono della inspirazione è simile a quello prodotto da un altoparlante che trasmette un rumore di fondo amplificato – un tranquillo schhhh… /ʃ/. C'è solo un leggero sibilo durante la espirazione. La perfezione del suono verrà raggiunta con la pratic del Kechari Mudra vero e proprio. Il suono della inspirazione diverrà molto sottile mentre il suono della espirazione sarà come quello di un flauto, Shiii Shiii. 103 distanza. Impareremo che questo suono agisce come una "pompa idraulica" per sollevare l'energia (Prana) dalla base della spina dorsale fino al Medulla. Durante l'inspirazione, Om è cantato mentalmente (meglio sarebbe dire "posto mentalmente") in ciascuno dei sei Chakra dal Muladhara al Midollo Allungato. Durante l'espirazione, Om è cantato mentalmente in ciascuno dei sei Chakra ma in ordine inverso e quindi dal Midollo Allungato al Muladhara. Conta il numero dei respiri utilizzando o un Mala o le dita. Per incominciare praticherai 24 respiri. Col tempo aumenterai di 12 in 12. Non perdere la focalizzazione del tuo sguardo interiore nel Kutastha. È chiaro che salire e scendere ponendo Om nei Chakra e contemporaneamente produrre i suoni nella gola è difficile. Ma Lahiri Mahasaya scrisse che se tu procedi senza cantare Om in ogni Chakra, il tuo Kriya diviene "tamasico" [di natura negativa] e ogni genere di pensieri inutili sorgerà per disturbarti. Cerca di calmarti e di arrivare a tale risultato. Dopo alcuni giorni o settimane di pratica regolare, durante la inspirazione, percepirai una corrente fresca che sale attraverso la spina dorsale – o semplicemente una diffusa sensazione di fresco. Durante la espirazione percepirai una sensazione di tepore. La espirazione potrebbe essere più lunga della inspirazione. Durante l'ultima parte della espirazione, c'è una chiara percezione dell'ombelico che si muove verso la spina dorsale. Raffinando questa esperienza – divenendo più consapevole del movimento dell’ombelico verso l’interno e dell'azione dei muscoli del diaframma – sentirai un sensazione di gioia che aumenta. Prosegui in questo modo senza aspettarti nulla di più. Cerca di praticare sempre con uno stato d'animo gioioso. Goditi i suoni nella gola, le sensazioni e anche le brevi pause tra inspirazione ed espirazione e tra espirazione ed inspirazione. Le pause non durano più di 2-3 secondi. Ciascuna pausa è un momento di pace confortevole. La letteratura di riferimento dice che un Kriya Pranayama perfetto prevede che si facciano 80 respiri in un'ora – circa 45 secondi per respiro. Un principiante è ben lontano dal raggiungere un tale ritmo. Per un principiante se ciascun respiro dura 20 secondi, questo significa che la pratica è molto buona. 104 <Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito> [4] Navi Kriya Abbassa il mento sulla cavità della gola. Om è cantato 100 volte – o con la voce, o mentalmente – nel terzo Chakra Manipura. Il mento è poi sollevato quanto possibile e Om è cantato circa 25 volte ancora nel terzo Chakra Manipura. In questo esercizio dimentica il respiro, lascia che esso sia naturale. Questo è un Navi Kriya. Pratica quattro Navi Kriya. Figure 3. Forma semplice di Navi Kriya Variante Nel Navi Kriya anche l'ombelico può essere coinvolto. Le mani sono unite con le dita intrecciate, palme in basso e i polpastrelli dei pollici che si toccano. Om è cantato, a voce o mentalmente, 100 volte nell'ombelico. I pollici premono leggermente l'ombelico assieme a ciascun canto di Om. Il mento è poi sollevato. Ora le dita vengono intrecciate dietro con il palmo delle mani rivolto verso l’alto. Om è cantato, o con la voce, o mentalmente, approssimativamente 25 volte nel terzo Chakra. Per ciascun Om, i pollici praticano una pressione leggera sulle vertebre lombari. Anche in questa variante si ripete il Navi Kriya quattro volte. <Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito> [5] Pranayama col respiro breve centrato nel Muladhara Questa procedura permette di fare dei decisi passi avanti nel padroneggiare il Kriya Yoga da parte di coloro che hanno il respiro troppo breve. Ci sono persone, specie anziane, che si lamentano di rimanere senza respiro quando tentano di fare una lunga inspirazione cantando Om in ciascun Chakra. È cosa saggia insegnare loro questo esercizio spiegando: ''Da adesso in poi questo è il tuo Kriya Pranayama. Dimentica definitivamente quello di base spiegato e occupati solo di questo.'' 105 La lingua è in Kechari Mudra o baby Kechari. Le sopracciglia sono sollevate per facilitare l'esperienza della Luce divina. Dopo avere tratto tre profondi respiri, ciascuno che finisce con una espirazione veloce e completa come un sospiro, il tuo respiro sarà molto calmo. Il respiro entra attraverso il naso e si dissolve in Ajna. Se poni il tuo dito sotto entrambe le narici, il respiro che entra ed esce toccherà appena il dito. Questo è un segnale che il respiro è interiorizzato. Ora, parte della tua attenzione va verso il Muladhara. Quando diventa naturale fare una inspirazione, inspira quel poco che serve, tanto velocemente come l'istinto vuole (circa un secondo), fermati un istante nel secondo Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel Muladhara. Quando ti viene naturale inspirare, inspira, fermati nel terzo Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel Muladhara. Continua in tal modo, ripeti la procedura tra il Muladhara e il quarto Chakra, Muladhara e il quinto Chakra, Muladhara e Midollo Allungato per due volte, Muladhara quinto, Muladhara quarto, Muladhara terzo e Muladhara secondo Chakra). Un ciclo è fatto di 10 respiri brevi. Ripeti più di un ciclo, finché percepisci che il tuo respiro è molto calmo – quasi impercettibile. Dunque il Pranayama col respiro breve è basato non sul forzare il respiro ma sul lasciarlo libero, sull'osservarlo, sull'essere coscienti di ogni movimento di esso – pause comprese. Il suo valore è basato sul coordinare questo respiro libero con il descritto movimento dell'energia. 106 Figura 4. Un ciclo di Kriya Pranayama col respiro breve [6] Pranayama Mentale Fai tre respiri profondi e poi dimentica totalmente il respiro. Muovi la consapevolezza su e giù lungo la spina dorsale, fermandoti in ciascun centro spinale. Comincia col primo, fermati in esso, spostati nel secondo, fermati … e così via. Dopo essere salito al Midollo Allungato, comincia la discesa: quinto Chakra, quarto Chakra e così via. È conveniente centrare l'attenzione su ciascun Chakra per 10-20 secondi. (Om può essere mentalmente cantato in ciascun Chakra ma spesso si percepisce che è meglio non disturbare il silenzio mentale e quindi non si canta nulla.) Il segreto è di porre e mantenere la consapevolezza in ciascuno di essi fin quando si percepisce una particolare sensazione di dolcezza, come se quel Chakra si stesse "sciogliendo". Il processo di salire e scendere attraverso i Chakra è portato avanti fintanto che è confortevole. (Un giro completo dura 2-4 minuti.) Questa è la parte più piacevole della routine. Non è una tecnica come tutte le altre, ma un dolce rilassamento. Durante la pratica del Pranayama Mentale, un silenzio profondo si stabilisce nella coscienza e nel corpo. Tranquillità, "Sthir Tattwa" (Prana statico) è sperimentata al di sopra dei Chakra. Lahiri Mahasaya chiamava questo stato Paravastha o Kriyar Paravastha - "lo stato che viene dopo l'azione del Kriya." In questo stato uno conosce la gioia senza forma, si sente vasto e libero come il cielo. Il respiro si calma e la mente diventa silenziosa. Questa pratica viene portata avanti da 10 a 20 minuti. <Da praticarsi solo di notte, come finale della routine> [7] Yoni Mudra Dopo una profonda inspirazione Kriya, avendo guidato l’energia nella parte centrale della testa, chiudi gli orecchi con i pollici, le palpebre con gli 107 indici, le narici con i medi, le labbra con l’anulare e il mignolo. Trattieni il respiro ripetendo mentalmente diverse volte Om ed osserva qualsivoglia luce nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro finché ciò è confortevole. I gomiti sono paralleli al suolo e puntano verso l'esterno. Non lasciare che scendano per la fatica, sostenili in qualche modo, se necessario. Durante questa azione speciale volta a percepire la luce, gli indici non devono premere, nel modo più assoluto, sugli occhi – questo sarebbe dannoso e di nessuna utilità! Puoi tirare in giù le palpebre con gli indici e premere sulla parte superiore degli zigomi. Quando ne senti la necessità, espira, scendendo con la consapevolezza lungo la spina dorsale. Questo è lo Yoni Mudra che è eseguito, normalmente, una volta sola. Figura 5. Yoni Mudra Dopo lo Yoni Mudra, rimani concentrato fin quando ti è possibile nel punto tra le sopracciglia cercando di percepire luce del Kutastha. Poi apri gli occhi e guarda quello che è di fronte a te senza focalizzarti su nulla in particolare. Guarda senza guardare. Dopo un po' diventerai consapevole di una sottile linea di Luce bianca, ammorbidita, come una nebbia, attorno a tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca e più grande. Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti chiudi i tuoi occhi e rimani fermo un poco prima di alzarti. Nota sullo Yoni Mudra Tutto questo non è difficile. Ora prendiamo in considerazione un fatto molto particolare: l'istruzione tradizionale è di aumentare il numero delle ripetizioni di Om (durante il trattenimento) di una al giorno, fino ad un massimo di 200. Si 108 spiega che non si deve mai forzare. Ma come è possibile arrivare a questi risultati senza forzare? A mio avviso questo si apprende solo col tempo, specialmente dopo essersi confrontati con la procedura del Thokar. Per il momento condivido un semplice rimedio che può diminuire il disagio di un lungo Kumbhaka. Alla fine di una moderata inspirazione (non la tipica del Kriya Pranayama, ma una molto breve), chiudi fermamente tutte le aperture della testa tranne le narici, lascia uscire una piccola quantità di aria, poi immediatamente chiudi le narici. Rilassa i muscoli del torace come se tu volessi incominciare una nuova inspirazione: ciò dà la sensazione che il respiro sia divenuto calmo nella zona che va dalla gola al punto tra le sopracciglia. In questa situazione, la concentrazione sul punto tra le sopracciglia e la ripetizione di Om, può essere portata avanti abbastanza a lungo. Nota. Sopra ho scritto che questa tecnica si pratica solo di notte, come finale della routine. In realtà lo si può praticare sempre! Nondimeno la tecnica è fatta meglio nella calma profonda della notte, quando il silenzio è tutto attorno ed uno è totalmente e perfettamente rilassato. Lo Yoni Mudra genera una tale concentrazione di energia nel punto tra le sopracciglia che la qualità del sonno seguente cambia per il meglio. In altre parole, dopo avere attraversato gli strati del subconscio la tua consapevolezza può riuscire a raggiungere il cosiddetto stato di "super coscienza." Giusto atteggiamento Il successo nel Kriya avviene costruendo una fondazione solida. Il primo passo è liberare la mente da "manie ed ossessioni." Proviamo a chiarire cosa significa questo. [1] Non pensare che qualcosa di buono possa scaturire solo da una esecuzione impeccabile della "ricetta magica" del Kriya. Realizza quanto importante sia gioire della pratica così come viene naturale. Perfeziona i piccoli dettagli solo in un secondo tempo: la pratica stessa ti aiuterà. Evita di telefonare un giorno sì e un giorno no al tuo insegnante per porre delle domande cervellotiche. Ricorda che le eccessive aspettative fungono da schermo per impedire che la genuina bellezza del Kriya possa entrare nella tua vita. Comportati come una domestica che svolge tranquillamente il suo lavoro quotidiano. Essa si prende cura di tutti i dettagli e la consapevolezza di aver completato il suo lavoro rappresenta la sua gratificazione. 109 [2] Altri kriyaban si impongono inutili ''fioretti'' e cercano di restare fedeli ad innaturali rinunce. Alcuni pensano seriamente di ritirarsi dalla vita attiva per poter vivere una vita di abnegazione. I pochi che hanno l'opportunità di raggiungere ciò (non necessariamente entrando in un convento ma per esempio abbandonando ogni impegno lavorativo e vivendo di una piccola rendita) sono destinati a scoprire che questo improvviso balzo in questa tanto ardentemente agognata condizione non realizza il loro desiderio di pace perenne unita ad una ardente aspirazione mistica. L'iniziale sensazione di totale libertà dagli impegni mondani porta buoni risultati nella meditazione ma non così profondi come immaginato. Soffrono di un'inspiegabile drastica diminuzione della acutezza della loro concentrazione e non riescono a giustificare come mai il loro tempo libero, invece di esser dedicato ad una profonda pratica del Kriya si esaurisca in occupazione triviali. [3] Non importi la castità credendo che devi vivere come un santo. Alcuni kriyaban pur essendo indubbiamente razionali ed intelligenti credono a cose impossibili. Affermano delle autentiche sciocchezze e vivono strazianti conflitti arrivando al rifiuto dell'amore. Essi cercano di amputare la propria individualità e i loro desideri; cercano di tagliare via da loro tutto ciò che è interessante ed avvincente nella vita. Ci sono famosi libri sullo Yoga che descrivono cose praticamente impossibili. Quanti sarebbe importante trovare un libro che insegni ad usare l'intelligenza e a pensare con la propria testa! Lahiri Mahasaya nei suoi diari ammise di aver provato a volte un desiderio sessuale molto forte. Un giorno un discepolo gli pose una domanda diretta: "Come ci si può liberare definitivamente dalla sessualità?" Lui rispose in un modo che ammutolì il discepolo: "Sarò libero dalla sessualità solamente quando il mio corpo giacerà sulla pira funebre." Dio benedica la sua sincerità! (Conobbi un kriyaban che era così legato alle proprie illusioni che prese il summenzionato episodio come segno che … Lahiri Mahasaya non era realizzato spiritualmente!) [4] Piuttosto bada alle regole elementari che riguardano la salute. Spesso appare un marcato scollamento tra il nuovo interesse verso la meditazione e altre ben radicate consuetudini sociali. Dopo vari mesi di pratica, alcuni cambiamenti nell'indole del kriyaban appaiono spontaneamente. Purtroppo molti non riescono a comprendere di essere ancora schiavi di una cattiva abitudine. Prendiamo per esempio il problema del vizio del fumo. Quanti hanno una lucida visione della situazione reale? Paradossalmente, è più facile smettere di fumare a causa di una nuova moda ecologista piuttosto che come risultato di una lucida visione della propria dipendenza dalla nicotina. 110 Quello che ragionevolmente ti puoi attendere Prima o poi coloro che coscienziosamente praticano il Kriya troveranno una grande ricompensa. Un giorno qualcosa di tremendamente vasto si manifesterà e spazzerà via ogni dicotomia di degno e indegno, puro e impuro e così via. Non mi riferisco solamente a suoni e luci astrali, ad un senso di espansione cosmica o all'essere pervasi da una gioia illimitata – la stessa percezioni della Realtà cambia. Alcuni scopriranno una quasi dimenticata potenzialità di godimento estetico (come se avessero occhi e cuore per la prima volta); altri saranno profondamente toccati dal significato della loro famiglia, dal valore delle amicizie che durano una vita e saranno sorpresi dall'intensità della risposta d'amore che proviene dal loro cuore. Può avvenire l'esperienza di una consistente e spontanea salita di energia attraverso la spina dorsale. Pur essendo caratterizzata da un senso di beatitudine, talvolta è seguita da disagio e paura indefinita. Di solito questa paura (che può divenire vera angoscia o panico) è assorbita in breve tempo, senza problemi. Spesso avviene la percezione di star camminando come un equilibrista tra il regno della salute mentale e quello dell'alienazione. Questo fenomeno è accaduto a quasi tutti i mistici. Non c'è nulla da temere! Col tempo si riesce a vedere il Divino in tutto, a trovare gioia in ogni attività: lavoro, tempo libero, famiglia, amici, contemplazione della natura, arte .... Quando si raggiunge lo stato di assenza di respiro diventa chiaro il significato della vita. Gioire pienamente della dimensione spirituale e creare armonia tra questa e la normale vita attiva. 111 CAPITOLO 7 INTENSIFICARE LA PRATICA DEL PRIMO LIVELLO DEL KRIYA Questo capitolo è dedicato a quei studenti che hanno trovato il tempo di praticare le tecniche esposte nel capitolo precedente (almeno quelle essenziali) e hanno portato avanti quotidianamente (o quasi) tale impegno per almeno 6 mesi. Si suppone che ora essi possiedano un desiderio genuino di approfondire l'esperienza meditativa. [I] ► Informazioni sul Kechari Mudra Kechari Mudra significa inserire la lingua nella cavità della faringe nasale. Per ottenere il Kechari Mudra si pratica il Talabya Kriya che descriviamo adesso. Talabya Kriya Incomincia con la lingua rilassata con la punta che tocca il lato interno dell'arcata superiore dei denti. Ora premi l'intero corpo della lingua contro il palato superiore per creare un effetto ventosa. [Molti praticano il Talabya Kriya in modo sbagliato perché istintivamente volgono la lingua indietro.] Figura 6. Parte più importante del Talabya Kriya Quando hai creato l'effetto ventosa, abbassa la mascella inferiore sentendo distintamente l'allungamento del frenulo (il tessuto che unisce la lingua alla base della bocca). Libera la lingua con uno schiocco, poi spingila fuori 112 dalla bocca in modo che punti verso il mento. All'inizio non superare le 10 ripetizioni al giorno onde non sforzare troppo o produrre uno strappo al frenulo. In seguito si raggiungono le 50 ripetizioni in circa due minuti (110-120 secondi.) Sottolineo di nuovo che alcuni non comprendono subito come far aderire la lingua al palato come una ventosa prima di aprire la bocca e stirare il frenulo. Talvolta, anche se glielo si mostra di persona, non sono capaci di eseguirlo correttamente. A mio avviso il principale errore è di concentrarsi troppo su dove porre la punta della lingua. L'effetto ventosa si ottiene con l'intero corpo della lingua: la punta della lingua non ha alcun ruolo! Nota 1 Nei testi di Hatha Yoga ci sono diversi consigli per allungare il frenulo. Uno molto noto è avvolgere un pezzo di tela attorno alla lingua e con l'aiuto delle mani, tirare gentilmente (rilassando e ripetendo diverse volte) la tela sia orizzontalmente che in su, verso la punta del naso. La tecnica del Talabya Kriya può essere arricchita massaggiando sia i muscoli della lingua che il frenulo con le proprie dita. Lahiri Mahasaya era assolutamente contrario al taglio del frenulo per ottenere risultati più veloci e più facili. Nota 2 Spero sia chiaro che Talabya Kriya e Kechari Mudra sono due pratiche completamente diverse! Se tu apri la bocca davanti ad uno specchio durante la prima parte del Talabya Kriya potrai vedere le parti concave che si formano su ciascun lato del frenulum – esso appare isolato dal corpo della lingua. Invece quando pratichi il Kechari Mudra, è l'ugola che viene in avanti e la lingua è dietro essa. Nota 3 Talabya Kriya è una tecnica che oltre a servire al raggiungimento del Kechari Mudra, crea un percepibile effetto rilassante sul processo del pensare. Esso non dovrebbe essere considerato un semplice esercizio per stirare (allungare) il frenulo della lingua. Quando la lingua si attacca al palato e la bocca è aperta, in quell'istante la frattura energica tra il nostro corpo e la riserva di Prana statico localizzata nella parte superiore della testa è momentaneamente guarita. Questo fatto ti conduce facilmente nello stato meditativo. Anche dopo aver padroneggiato il Kechari Mudra, il Talabya Kriya non dovrebbe mai essere messo da parte perché crea un distinto effetto calmante sul processo di formazione dei pensieri. Non è facile giustificare per quale motivo, agendo sul frenulo, sia possibile riuscire a calmare il 113 processo di formazione di pensieri inutili. Sta di fatto che chiunque può osservare questo effetto. Un fatto strano è che il Talabya Kriya non richiede concentrazione su alcunché di preciso, esso è solo una pura azione fisica. Proprio come semplice tentativo di giustificare questo, possiamo far notare come la semplice pressione della lingua contro il palato superiore, mantenendo l'effetto di suzione sul palato per 10-15 secondi, può, in sé e per sé, generare particolare sensibilità nell'area del Midollo Allungato, e questo avviene in poco tempo. Anche il dettaglio di estendere la lingua gioca un ruolo importante. Quando la lingua è pienamente estesa, essa tira con sé alcune ossa craniali e guida alla decompressione di tutta l'area. Che cosa è il Kechari Mudra? Dopo diversi mesi di pratica quotidiana del Talabya Kriya, è giusto provare ad ottenere il Kechari Mudra. Controlliamo quindi se la punta della lingua riesce a toccare l'ugola usando le dita per spingere la base della lingua verso l'interno. Se la punta della lingua tocca l'ugola, allora per alcuni minuti al giorno, si prova a spingere di più la base della lingua verso l'interno finché la punta riesce a superare l'ugola ovvero ad andare oltre essa e finalmente un giorno riesce a toccare la faringe dietro di essa. Un giorno la punta della lingua entrerà per un breve tratto nella faringe nasale ma scivolerà subito fuori non appena verranno tolte le dita che premono sulla base della lingua. Dopo alcuni giorni, togliendo le dita, la punta della lingua rimarrà come "intrappolata" in quella posizione. Questo avviene poiché il palato molle (la parte da cui pende l'ugola) non è rigido, si muove e agisce come una fascia elastica la quale impedisce che la lingua scivoli fuori e ritorni alla sua normale posizione. Questo è il momento di svolta. Da quel momento in poi, sforzandosi ogni giorno di praticare almeno 6-12 Kriya Pranayama con la lingua in questa posizione – sebbene con qualche inconveniente come per esempio un aumento della salivazione, inghiottire e conseguente interruzione per ripristinare la posizione – la pratica diventa facile e confortevole. Il senso d’irritazione e l’aumento della salivazione vengono superati e l'esercizio può essere definito ''gradevole.'' 114 Figura 7. Posizione della lingua quando uno entra nella faringe nasale Dopo circa tre settimane, dovresti essere capace di raggiungere la stessa posizione senza usare le dita. La lingua riuscirà ad entrare nella cavità naso-faringea. Ovviamente c'è sempr spazio in tale cavità per inspirare ed espirare attraverso il naso. Che cosa dice la letteratura sul Kechari Mudra Il Kechari Mudra ha un effetto notevole sulla calma della mente. La mente lavora in modo più sobrio e gioisce di un indispensabile riposo. Quando, durante le attività quotidiane, si pratica il Kechari Mudra, momenti di pura calma e di silenzio mentale riempiono l’intero essere! Talvolta il silenzio mentale diviene una pura esplosione di gioia. L'unico problema potrebbe essere che durante le prime tre settimane di impiego del Kechari Mudra, si può sperimentare un senso di "intontimento" dove le facoltà mentali sembrano essere ottuse. Uno deve essere preparato a questa eventualità e prendere in considerazione durante questo periodo delicato della propria vita il fatto di astenersi dal guidare e da qualsiasi lavoro che implichi una significativa percentuale di rischio. Dopo alcuni mesi di pratica costante e indomita, la punta della lingua riesce a toccare il punto di confluenza del passaggio nasale entro la cavità del palato. Il tessuto soffice sopra i fori nasali nella parte interna delle narici è descritto nella letteratura Kriya come un' "ugola sopra l'ugola". La punta della lingua tocca questa piccola zona e ci rimane "attaccata" in modo confortevole. 115 La letteratura Kriya afferma che la lingua può anche essere spinta più in alto. Come qualsiasi atlante d’anatomia può mostrare, la lingua, quando riempie la faringe nasale, non può estendersi ulteriormente. Quella affermazione dovrebbe essere perciò compresa come un cenno a quanto una normale persona pensa che stia avvenendo. In effetti, estendendo la lingua al massimo limite, è possibile sperimentare una grande forza di attrazione verso il punto tra le sopracciglia, assieme alla sensazione di aver raggiunto, con la punta della lingua una posizione più elevata. La stessa letteratura afferma anche che, per mezzo del Kechari uno è capace di percepire "Amrita", il "Nettare", l'elisir della vita – un fluido dal gusto dolce che scende dal cervello sulla lingua e poi nel corpo. Per ottenere questa esperienza, la punta della lingua dovrebbe toccare tre punti in successione: l'ugola, una piccola asperità sul tetto della faringe nasale sotto la ghiandola pituitaria e il tessuto molle sopra il setto nasale. La punta della lingua dovrebbe ruotare su ciascuno di questi punti almeno per 20-30 secondi; poi facendo un movimento con labbra e bocca come per gustare un liquido o un cibo, si percepirà un certo particolare sapore sulla superficie della lingua. L’esercizio dovrebbe essere ripetuto diverse volte durante il giorno. 4 [II] ► Intensificare la pratica del Maha Mudra La variante del Maha Mudra che adesso descrivo proviene dalla scuola di Swami Hariharananda. Questa scuola non spiega tutte le tecniche del Kriya Yoga (Kechari Mudra vero e proprio, Navi Kriya, Thokar ... non sono insegnati) mentre il Maha Mudra è insegnato con una precisione insuperata, rendendo, durante la pratica stessa, la realizzazione di Omkar quasi tangibile anche ad un principiante. Questo Maha Mudra è diviso in due parti. Prima parte: ''PIEGAMENTI'' Siedi sul pavimento nella posizione del mezzo loto o sui talloni. Espira. Concentrati su Ajna nel centro della testa. Per mezzo di una profonda inspirazione (non necessariamente lunga come nel Kriya Pranayama) visualizza il respiro che sale dalla sede del Muladhara su per la spina dorsale e arriva fino ad Ajna. Trattieni il respiro. Piega in avanti la zona 4 Per quanto riguarda l'importanza di gustare il nettare, non sono in grado di aggiungere nulla in quanto non ne ho fatto l'esperienza e, devo ammettere, non ho nemmeno cercato di farla. Sto condividendo questa informazione per amore della precisione e della completezza. Questo raggiungimento può affascinare un kriyaban ma dopo un periodo iniziale di intensa eccitazione, è presto messo da parte per cose ben più importanti. 116 sopra la cintura e, se puoi, tocca il pavimento con la testa. (La testa è posta nella regione fra i ginocchi. Le mani possono essere usate come più viene naturale onde raggiungere comodamente questa posizione.) Gentilmente espira e lascia che il respiro sia libero. Dopo aver toccato con la fronte il pavimento, piegati prima a destra avvicinando l'orecchio destro al ginocchio destro. La testa si avvicina al ginocchio destro, la faccia è girata verso il ginocchio sinistro così che sia possibile percepire una pressione sul lato destro della testa; una sensazione di spazio è percepita entro il lato sinistro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30 secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca il terreno. Poi ripeti lo stesso esercizio con l'altro lato del corpo, scambiando le percezioni. La testa si avvicina al ginocchio sinistro, la faccia è girata verso il ginocchio destro cosi che sia possibile percepire una pressione sul lato sinistro della testa; una sensazione di spazio è percepita entro il lato destro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30 secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca il terreno. Una pressione è percepita sulla fronte. Una sensazione di spazio è percepita entro la regione occipitale. Figura 8. Piegamento in avanti. Prima posizione Durante questo delicato processo tu stai respirando normalmente e la tua consapevolezza si trova principalmente in Ajna Chakra mentre i tuoi occhi sono focalizzati sul Kutastha. Poi sollevati con la schiena diritta inspirando profondamente. Tramite una lunga espirazione, l'energia è guidata in giù da Ajna Chakra al Muladhara. Per mezzo di una profonda inspirazione visualizza il respiro che proviene dalla sede fisica del Swadhisthana su per la spina dorsale e arriva fino ad Ajna. Ripeti tutto il processo come per Muladhara. Alla fine per mezzo di una lunga espirazione guida la tua energia da Ajna a Swadhisthana. Poi ripeti lo stesso processo per Manipura, Anahata, Vishuddha e midollo allungato. In questo modo puoi 117 gioire di sei piegamenti. Nota Per aumentare il potere di questa procedura, puoi trattenere il respiro quando sei giù. Proverai una sensazione molto forte di energia che sorge e si intensifica nel punto tra le sopracciglia. Il trattenimento del respiro è potente stimolatore di Kundalini. Se non sei pronto per il potere generato da questa procedura, se ti senti troppo irritabile, non trattenere il respiro. Quando pieghi il tuo corpo a sinistra, la tua narice destra si aprirà. Quando pieghi il tuo corpo a destra, la tua narice sinistra si aprirà. Quando ti pieghi in avanti e la fronte è vicinissima al pavimento, ti accorgerai di un flusso uguale di respiro nelle tue narici. Si apre così il passaggio che conduce entro la corda spinale: otterrai equilibrio della mente e calma nel corpo. Il canale lunare di Ida è situato al lato sinistro della spina dorsale; il canale solare di Pingala è situato sul lato destro della spina dorsale. Entrambe le corde si afferrano l'una all'altra. Ripetendo la procedura descritta, esse sono separate, e, come conseguenza, un passaggio cavo è aperto tra i due. L'apertura del passaggio spirituale all'interno della spina dorsale (Sushumna) rappresenta l'inizio della pratica della meditazione. Seconda parte: MAHA MUDRA VERO E PROPRIO Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo che il tallone sinistro sia vicino al perineo. Attira il ginocchio destro contro il corpo in modo che la coscia sia vicina il più possibile al petto. Le dita intrecciate sono poste proprio sotto il ginocchio e questo aiuta ad applicare pressione ai tuoi organi interni. Prenditi da 5 a 6 respiri molto profondi applicando una pressione moderata al ginocchio. Poi inspira profondamente e trattieni, estendi la gamba destra, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia la gamba destra dal piede alla coscia e alla natica. Poi afferra il piede destro in questo modo: la mano destra afferra le dita del piede destro e la mano sinistra afferra il lato interno del piede destro (l'arcata del piede). La faccia è girata verso sinistra. Figura 9. Qui la faccia è rivolta verso sinistra 118 Percepisci una sensazione di pressione interna sulla parte destra della testa. Essa contrasta con la sensazione di spazio libero nella parte sinistra del cervello. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia. Poi inspira e trattieni, siedi di nuovo sul tuo piede sinistro col ginocchio destro piegato e attirato verso il petto, poi espira in un respiro normale. Pratica l'intera procedura scambiando le percezioni e la posizione di gambe e uso delle mani. Non ripeto tutto – non dimenticare il canto di Om sei volte nel punto tra le sopracciglia. Ora, attira entrambi i ginocchi contro il tuo corpo. Estendi entrambe le gambe, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia entrambe le gambe dai piedi a cosce ed anche. Poi afferra entrambi i piedi: mano destra per le dita del piede destro, mano sinistra per le dita del piede sinistro. Respira normalmente, fletta i piedi 4 o 5 volte poi rilassali con la testa in giù tanto più vicina ai ginocchi quanto possibile. Sperimenti pressione interna sulla parte frontale della testa. Una sensazione di spazio è percepita nella regione occipitale. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia. Poi inspira e trattieni, sieda diritto e massaggia le dita del piede, poi porta le gambe piegate di nuovo al petto ed espira. Come al solito, questo esercizio è ripetuto tre volte. [III] ►Una preziosa variante del Navi Kriya Questa variante prevede uno straordinario lavoro sul Dantian. 5 Essa incatena l'attenzione in un modo che nessun'altra variante riesce a produrre. Il suo dolce muovere l'energia lungo la circonferenza della testa ha un effetto che non ha paragoni. Il mento viene avvicinato alla cavità della gola. Si fa una breve inspirazione (due secondi al massimo, senza concentrarsi sui Chakra), seguita da una lunga espirazione durante la quale si percepisce l’energia che scende dalla fronte lungo un sentiero esterno al corpo verso l’ombelico, attraversa l'ombelico e si muove verso il Dantian. Durante questa lunga espirazione, Om è cantato mentalmente, rapidamente, da 10 a 15 volte, seguendo la discesa dell’energia lungo il percorso. Dopo una breve sosta nel Dantian, la testa ritorna nella posizione normale. 5 Il Dantian è localizzato circa otto centimetri sotto l'ombelico e circa quattro centimetri all'interno: può essere visualizzato come una sfera di circa quattro centimetri di diametro. 119 Figura 10. Variante importante del Navi Kriya: l'energia entra nel Dantian lungo quattro direzioni Tutto ora si ripete ma la discesa dell'energia avviene lungo un sentiero diverso. Una breve inspirazione solleva nuovamente l’energia in testa. Poi la testa si piega, non in avanti, ma sulla spalla sinistra, senza girare la faccia. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om, Om, Om…) accompagna il movimento verso il basso dell’energia che scende dalla parte sinistra del cervello, si muove lungo un sentiero esternamente al corpo alla sua sinistra (come se spalla e braccio non esistessero.) L'energia scende fino alla parte sinistra della cintura, l'attraversa e si muove verso il Dantian. La testa ritorna nella posizione normale. Dopo una breve inspirazione, la testa ora si piega indietro. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om, Om, Om…) accompagna il movimento verso il basso dell’energia che parte dalla zona occipitale e si muove (esternamente al corpo) giù verso la cintura dove si piega, passa attraverso il terzo Chakra Manipura e si muove verso l’interno della regione addominale (Dantian.) La procedura è ripetuta allo stesso modo sul lato destro. L'ultima espirazione chiude il piccolo ciclo costituito da quattro espirazioni accompagnate da quattro discese dell'energia verso la cintura e, attraversandola, verso la regione del basso addome. Questo mini ciclo è ripetuto per 9 volte. In conclusione abbiamo avuto un totale di 4x9 = 36 discese di energia. Quanto abbiamo descritto può durare da 8 a 10 minuti 120 ed è equivalente alla ripetizione di 4 volte la forma base del Navi Kriya. Man mano che i minuti passano e l'effetto della tecnica si fa sentire, i movimenti della testa diventano meno marcati – il processo si interiorizza. Un fenomeno è notevole: nello stesso momento in cui viene formulata la volontà di espirare, si sente come se i polmoni non riuscissero a muoversi. Alcuni istanti dopo la consapevolezza di un qualche cosa di sottile che comincia a scendere nel corpo accompagna una espirazione molto piacevole. L'espirazione è un atto mentale, come una pressione interiore che si estende ovunque e che produce un particolare senso di benessere, armonia e libertà. Si ha la sensazione di poter restare così per sempre. L’aria esce ancora dal naso ma colui che pratica giurerebbe che questo non avvenga. Questa può essere considerata la prima timida apparizione del Respiro interiorizzato (detto anche Kriya delle cellule) di cui parleremo nel capitolo 12. Conclusione: riflessioni sul Kriya Pranayama Praticare il Kriya Pranayama col Kechari Mudra rappresenta una esperienza incantevole, uno dei migliori momenti della vita di un kriyaban. Il Kechari Mudra rende il kriyaban capace di fare un passo gigantesco verso la perfezione del Kriya Pranayama. Durante il Kriya Pranayama col Kechari Mudra, la espirazione che sorge nella faringe nasale ha un bel suono come di un lieve fischio. Alcuni dicono ''come di un flauto'', Lahiri Mahasaya nei suoi diari lo indica come ''Shii shii.'' Per avere un'idea di tale suono, prendi un fischietto, soffia, più debolmente, sempre più debolmente... finché è appena udibile. 6 Tal suono è prodotto nella parte superiore della faringe nasale. La sensazione è che esso si origini dietro il Kutastha. Se senti questo, hai solo un dovere: rilassarti sempre di più e lasciare che la pratica deliziosa del Kriya Pranayama ti assorba completamente. Alcune scuole lo chiamano il Shakti Mantra. Esso è stato paragonato al "flauto di Krishna. Lahiri Mahasaya lo descrisse come "simile a quando uno soffia aria attraverso il buco della serratura." Scrive che esso è come "un rasoio che taglia tutto ciò che è collegato con la mente". Esso ha il potere di eliminare ogni fattore esterno di distrazione inclusi i pensieri ed appare nel momento massimo del rilassamento. Se sopravviene distrazione o ansietà, esso svanisce immediatamente. 6 Prendi un campioncino vuoto di profumo senza tappo. Chiudi una narice e poni l'apertura del campioncino sotto la narice aperta. Fai una lunga, sottile espirazione. Muovi su e giù il campioncino sperimentando tutte le variazioni del suono prodotto. Ad un certo punto otterrai un fantastici fischio e penserai: "Ecco, è questo!'' 121 Coltivare la perfezione di questo suono, concentrandosi fermamente su di esso, significa creare la migliore base per ottenere l'esperienza del vero suono di Om. La letteratura sul Kriya spiega che quando questo evento accade, l'esperienza Omkar acquisisce l'aspetto dinamico di Kundalini; l'anima viaggia attraverso la spina dorsale e brucia nella gioia del Samadhi. La modestia è sempre la benvenuta, ma quando questo risultato è realizzato, un'euforia positiva (come se uno avesse trovato la lampada magica di Aladino) non potrà essere trattenuta. Nel letteratura Kriya si dice che se uno ha realizzato un Pranayama perfetto, potrà ottenere attraverso di esso qualsiasi cosa. Bene, se vogliamo pensare ad un Kriya Pranayama ideale, quanto abbiamo descritto corrisponde al nostro ideale. Durante il Kriya Pranayama appaiono all'ascolto interiore dei suoni che provengono dai Chakra. Essi non hanno niente a che vedere coi suoni prodotti dall'aria nella gola. Essi appaiono in forme diverse (calabrone, flauto, arpa, tamburo, ronzio come di un trasformatore elettrico, campana.... ) e catturano la consapevolezza del kriyaban guidandolo verso maggiori profondità senza nessun pericolo di distrazione. Quello che è essenziale è portare avanti una continua volontà di ascoltare internamente. Ogni canto mentale delle sillaba Om dovrebbe essere permeato da una indomita volontà di inseguire l'eco di questa vibrazione finché diventi consapevole dei suoni astrali. Le tue capacità di ascolto miglioreranno. Un fatto molto importante da capire è che l'evento di percepire questi suoni non nasce dall'intensità di un unico momento di profonda concentrazione, ma dall'accumulazione dello sforzo manifestato durante le precedenti sedute di Kriya (lo sforzo è l'attenzione meticolosa a qualsivoglia suono interiore, non importa quanto debole possa essere). Coloro che non sono capaci di sentire alcun suono interiore, non dovrebbero concludere che qualche cosa non va. Forse hanno fatto un sforzo enorme i cui frutti saranno goduti durante la pratica del giorno successivo. Un segnale che uno si sta muovendo verso la direzione corretta è un senso di mite pressione, come una pace liquida sopra o intorno alla testa spesso accompagnato da un certo ronzio nella regione occipitale. Se la percepisci, non chiederti se questo è il vero suono di Om in quanto probabilmente è solo un segnale che la vera esperienza si sta avvicinando. Intensifica la consapevolezza di quella regione, specialmente la parte destra. Pazienza e costanza sono di primaria importanza. Riflessioni sul Pranayama mentale Alcune persone si lamentano di non ottenere nulla con il Pranayama mentale. Se indaghiamo il motivo di ciò, ci rendiamo conto che queste persone non hanno compreso il significato di questa tecnica. Essi 122 continuano a concentrarsi su ciascun Chakra, incapaci di rilassarsi ed afferrare la dolcezza che emana da essi. Essi complicano l'insegnamento aggiungendo dettagli utili in altre tecniche ma non in questa – come contrarre i muscoli vicino a ciascun Chakra – e quindi tutta la dolcezza è dispersa. Nel Pranayama mentale è importante assumere un atteggiamento passivo e paziente con totale affidamento a quanto verrà rivelato. Quando la consapevolezza si ferma per 20 secondi su ciascun Chakra, ecco che ne avviene una sensazione dolce e piacevole, mentre il respiro rallenta sensibilmente. Alcuni suoni interiori come pure sfumature di luce sullo schermo del Kutastha approfondiscono il contatto con la dimensione Omkar. I Chakra sono come dei nodi che possono essere sciolti "toccandoli" con la concentrazione. Oltre alla sensazione di qualcosa che si scioglie, si può anche percepire la sottile irradiazione di ciascun Chakra nel corpo. Fai attenzione che questo non diventi un dettaglio tecnico da applicarsi usando un eccessivo potere di visualizzazione. Fai che quanto detto sia una realizzazione spontanea e naturale del fatto che i Chakra sostengono la vitalità di ciascuna parte del corpo. Tutto ciò porta allo stato di assenza di respiro. Nel cammino Kriya ''assenza di respiro'' è un termine che troverai spesso e quindi proviamo a chiariamolo fin d'ora. Assenza di respiro non significa che io trattengo il respiro e sfido i record mondiali di apnea. Lo stato di assenza di respiro cui ci riferiamo è caratterizzato dal fatto che il respiro è completamente inesistente per tempi molto, molto lunghi – tempi impossibili per quanto riguarda la conoscenza scientifica. Lo stato di assenza di respiro è la vera Iniziazione al Sentiero Spirituale del Kriya Yoga. L'impatto di questa esperienza significa molto più di quanto le parole possano esprimere. A mio avviso uno ha bisogno in media da due a tre anni di pratica delle tecniche del Primo Kriya per arrivarci. Una dieta purificatrice abbinata alla pratica intensiva del Japa forniranno la spinta decisiva. Ma quello che ci interessa sottolineare qui è il fatto che il Pranayama mentale possiede una divina bellezza. Senza di esso, la routine non serve a nulla – prima o poi, uno abbandona il Kriya Yoga, a meno che non sia sostenuto dall'eccitazione e da aspettative create in lui da un processo di indottrinamento. Una routine che non termina con il Pranayama mentale è come un complesso musicale che salga sul palco, prepari tutti gli strumenti, li accordi e poi abbandoni il palcoscenico! È questa fase che porta tutto ad 123 unificarsi in armonia; le increspature nel lago della mente si placano, la consapevolezza diviene trasparente: la mente è placata ed in silenzio guadagna l'energia necessaria per essere più acuta e vigile. È come una spirale, che gradualmente e sistematicamente si prende cura di tutti i livelli dell'essere: è un processo di guarigione. Se la pratica avviene con lo spirito giusto, allora essa da origine ad uno dei rari momenti della giornata in cui puoi utilizzare l'intuizione nata dalla meditazione per trattare in modo efficace ogni problema che sorge dalla vita. Entro la perfetta trasparenza di un ordine interiore, tutti i problemi sono risolti. Perciò il valore del Pranayama mentale si manifesta durante i momenti difficili della vita quando dobbiamo prendere delle importanti decisioni. Si nasce al Kriya proprio per mezzo di tale dolce pratica: essa ti proietta in un vero paradiso e la sua bellezza trabocca e inonda la vita. ".... è difficile restare arrabbiati, quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppo, il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare... e poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta, e dopo scorre attraverso di me come pioggia. E io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita. (American Beauty, film; 1999) " 124 CAPITOLO 8 ROUTINE INCREMENTALI CON DUE ESEMPI CHIAVE In questo capitolo vogliamo discutere sul valore delle Routine Incrementali e dare due esempi importanti che possono aiutare un kriyaban ad assimilare nel migliore dei modi il Primo livello del Kriya. Cominciamo con una osservazione: una routine invariabile che richiede sempre lo stesso ammontare di tempo è ciò che tutte le organizzazioni raccomandano. Una pratica quotidiana dello stesso insieme di tecniche, senza cambiare il loro ordine di pratica e il numero delle ripetizioni, sembra essere il modo migliore di cominciare il percorso Kriya. Cominciare va bene ma andare così per il resto della vita è insostenibile. È bene riflettere sull'affermazione di Gopi Krishna: ''…. l'intero regno animale è il prodotto della combinazione di Prana e di atomi. […] Nulla è più ridicolo del sperare che questa combinazione che si è evoluta fino a divenire le creature viventi, possa essere tanto superficiale e instabile da lasciarsi dominare facilmente dalla volontà umana. Pertanto, l'idea che un esercizio di concentrazione di pochi minuti possa far miracoli nel trasformare il livello della propria coscienza [...] equivale a credere che picchiando ripetutamente con un martello su un metallo si possa liberarne l'energia atomica in esso contenuta. […] Questa è la ragione che spiega come mai un autentico successo nello Yoga sia molto raro.'' (Gopi Krishna - Il segreto dello Yoga Kundalini). Se, dopo un paio di anni, di pacifica routine Kriya, con lo stesso insieme di tecniche e lo stesso numero delle ripetizioni, tu scopri che i tuoi sforzi sono stati inefficaci e senti che l'entusiasmo iniziale è andato perduto, rivolgendoti ad un kriyaban di indole dogmatica (e che non ha tanta voglia di ascoltarti) riceverai il classico ammonimento: "Tu dipendi troppo dai risultati. Sii leale e prosegui imperterrito come hai fatto finora. Le benedizioni del Guru sono con te!'' Forse ti racconterà la storia del kriyaban leale che ebbe la sua prima esperienza spirituale poco ore prima di morire! Orbene, non ho mai avuto dubbi sul fatto che uno debba continuare la pratica del Kriya pur attraversando fasi apparentemente improduttive. Questo è quello che ho sempre fatto durante i periodi diciamo ''grigiastri.'' 125 Ogni tanto riuscivo a riaccendere il mio entusiasmo leggendo libri spirituali, ascoltando registrazioni di discorsi spirituali ecc. Prima o poi l'entusiasmo ritornava, intatto. Ma ho conosciuto tantissimi kriyaban che hanno abbandonato tutto. Avevano raggiunto un punto di stallo dove ulteriori progressi apparivano impossibili. L'idea di dover praticare il Kriya quotidianamente per tutta la vita a causa di una promessa fatta al momento dell'iniziazione era divenuta, per molti, un incubo, una gabbia da cui volevano fuggire. Credo che la pratica di una o più Routine ad incremento progressivo possa evitare questa tragedia. Si tratta di utilizzare una sola tecnica il cui numero di ripetizioni è gradualmente aumentato fino a raggiungere un elevato numero di ripetizioni il cui ammontare ci è stato tramandato dalla tradizione Kriya. Ho visto incredibili risultati in coloro che accettano di impegnarsi in questo schema: uno esce dallo stallo e il primitivo entusiasmo per il Kriya ritorna. La routine incrementale si pratica una volta alla settimana. Se negli altri giorni si salta del tutto la pratica del Kriya, poco importa, anzi, delle volte è proprio necessario, direi salutare, fare così. Tra poco porterò degli esempi che chiariranno ogni dettaglio pratica. Non ci si offenda infine dal paragonare il Kriya con gli sport. Il Kriya non è uno sport ma negli stadi iniziali del Kriya, mentre si applicano le sue diverse tecniche psico-fisiche, esso ha molti punti in comune con l'essenza dell'atletica. Entrambi rifuggono l'impiego della forza bruta, entrambi si avvantaggiano dal fatto di porsi degli obiettivi ben precisi e dal canalizzare diligentemente la propria forza verso il raggiungimento di essi. Entrambi richiedono di valutare il proprio modo di esecuzione onde imparare dall'esperienza. Ora, quello che avviene nell'atletica ci fornisce un buon esempio di come sia possibile progredire. Atleti che desiderano raggiungere dei traguardi degni di nota devono in qualche modo aumentare l'intensità e la qualità della loro pratica. Solo tramite sedute molto intense dove gli atleti spingono al massimo il loro grado di resistenza fisica e mentale riescono a fornire prestazioni altrimenti irraggiungibili. [Ciascuna seduta deve essere seguita da diversi giorni di riposo onde ottenere un recupero totale.] Questa è una legge cui nessuno sfugge. Possiamo concepire diverse Routine Incrementali. Ciascuna tecnica praticata in modo intensivo, farà sorgere degli effetti specifici – percepiti particolarmente nel giorno successivo alla pratica. Alcuni effetti possono talvolta essere motivo di preoccupazione. Mi riferisco a fantasie, ricordi e 126 desideri che sorgono repentinamente... Essi sono un segnale che nel proprio inconscio un processo di pulizia sta avvenendo. In generale posso dire che gli effetti di questa pratica possono talvolta essere epocali. Abbinare una Routine Incrementale, da praticarsi un giorno alla settimana, con la pratica quotidiana di una semplicissima routine Kriya sembra la soluzione migliore. Essa rappresenta un processo equilibrante che aiuta ad attraversare qualsivoglia stato d'animo. Naturalmente un kriyaban deve avere familiarità con le leggi fondamentali della psiche umana ed essere capace di identificare una situazione critica. Talvolta anche una routine incrementale dovrebbe essere messa da parte per un paio di mesi. Maturità emotiva La ''Maturità emotiva" è l'effetto più importante di un paio di routine incrementali. E per maturità emotiva intendo un rapporto sano con le proprie emozioni ed istinti. Quando si tengono a bada le proprie emozioni (emozioni superficiali) solo i sentimenti profondi guidano le proprie decisioni. "Maturità emotiva" significa avere un rapporto sano con la realtà, significa saggezza pratica. Questo fatto è serio ed è tremendamente importante. Non si riesce a concepire come un kriyaban che non ha sviluppato questa facoltà, possa ''sopravvivere'' sul sentiero Kriya. È difficile restare fedeli al percorso Kriya quando delle emozioni negative, portatrici di depressione possono improvvisamente fare a pezzi la fiducia nel Kriya! Mi sento sicuro nell'affermare che, se un kriyaban non è capace (intendo che non ne ha la capacità) di completare almeno una routine incrementale di una tecnica Kriya di base, rischierà sempre di perdere tutto quello che ha realizzato. Essere un autodidatta Durante la pratica delle routine incrementali un fatto importantissimo accade. Prendiamo in considerazione lo sviluppo della qualità di autodidatta. Mentre pratico la routine incrementale di una certa tecnica, io percepisco come non mai l'essenza di tale tecnica. Certi dettagli della tecnica appaiono come inutilmente pesanti; altri aspetti rivelano in modo chiarissimo la loro importanza. Il nucleo essenziale delle pratica, privo di ogni fronzolo, appare come qualcosa di certo, fisso, inevitabile – qualcosa che non potrebbe essere che così. All'inizio del sentiero Kriya, è giusto dare una certa fiducia ad una scuola o ad un insegnante, ma in seguito uno deve fidarsi della esperienza ed intuizione personale. Molti kriyaban intraprendono il loro sentiero 127 essendo un po' creduloni, pronte a farsi gabbare. Le routine incrementali aiutano a sostituire quell'infantilismo di pendere dalle labbra degli insegnanti "autorizzati" con un'oggettiva valutazione degli effetti di ciascuna tecnica. Se sei insicuro di te e della tua pratica, se non sei capace di liberarti da tutti i dubbi, prova a leggere con obiettività i risultati ottenuti e scopri come stai diventando, giorno dopo giorno, acutamente e intelligentemente creativo. Sorprenditi nello scoprire come adesso l'idea di sottoporre la tua pratica a verifica presso una qualche autorità nel campo del Kriya non passa nemmeno per la mente. Al termine di questa esperienza che si fa una volta nella vita, una persona ha la sensazione che molti anni siano passati e finalmente ci sia un risultato concreto, permanente. Due routine incrementali di grandissimo valore [I] Routine incrementale del Navi Kriya Ecco un esempio delle parole che si possono utilizzare per introdurre uno studente ad una routine incrementale molto importante, quella del Navi Kriya. "Di Sabato – o in qualsiasi giorno libero – lascia perdere la routine tradizionale e, dopo una breve pratica di Talabya Kriya, Maha Mudra e Kriya Pranayama, pratica il doppio delle ripetizioni del Navi Kriya, ovvero 8 unità. Completa la seduta col Pranayama mentale, come è tua abitudine. Il giorno seguente, concediti un giorno di riposo da tutte le pratiche Kriya e regala alla tua mente il balsamo di un lungo, tranquillo Japa. Nei giorni seguenti riprendi l'usuale routine Kriya. Il Sabato seguente pratica 3 volte la quantità standard di Navi Kriya: 12 unità. Naturalmente questo deve sempre avvenire entro la cornice del Talabya, Maha Mudra... completando la pratica con il Pranayama mentale. Se è possibile, goditi una lunga passeggiata nella sera per calmare le regioni profonde della tua psiche. Il giorno seguente riposati col Japa e fai una passeggiata... Dopo una settimana pratica, o due se preferisci, pratica 16 unità di Navi Kriya... e così via ... 20, 24... fino a 80 unità, ovvero 20 volte la dose standard. L'aumento di questa delicata tecnica Kriya dovrebbe essere graduale. Se pensi di fare il furbo e fare subito tantissime ripetizioni tutte in un colpo, sappi che è come fare niente, perché i canali interiori si chiudono. I nostri ostacoli interiori non possono essere eliminati in un giorno, non solo perché la nostra costituzione non è abbastanza forte ma perché la nostra 128 forza interiore per dissolverli è inizialmente debole e deve essere aumentata settimana dopo settimana. Inoltre, questo processo dovrebbe integrarsi con una regolare vita attiva. Sta a te rendere il più piacevole possibile la giornata dedicata alla pratica. È consigliabile dividere le lunghe sedute in due parti – il tutto deve ovviamente essere completato prima di andare a dormire. Puoi chiudere ciascuna parte distendendoti su un tappetino in Savasana (la posizione del cadavere) per alcuni minuti. Puoi completare la prima parte della pratica al mattino ma senza fretta, rispettando ogni dettaglio. Nel pomeriggio, dopo un pasto leggero ed un piccolo sonnellino, esci se puoi, raggiungi un luogo bello dove ti puoi sedere, prendere un po’ di tempo per contemplare la natura. Poi, assorbito nella pratica e perfettamente a tuo agio, puoi completare il numero di ripetizioni che mancavano. Vedrai come gli effetti aumenteranno quando il giorno cederà al crepuscolo. Se pratichi sempre nella tua stanza, fai in modo di riuscire a fare una tranquilla passeggiata nella sera. Ogni cosa procederà armoniosamente e sicuramente sperimenterai la benedizione di un silenzio carico di beatitudine." Se preferisci utilizzare la variante del Navi Kriya data nel Capitolo 7, siccome una unità consiste di 36 discese di energia, precedute e seguite dal cantare Om nei Chakra, il processo comincia con 36 x 2 discese. I prossimi passi sono 36 x 3, 36 x 4 … 36 x 19, 36 x 20. È stato provato sperimentalmente che non serve andare oltre le 36 x 20 ripetizioni. Per quanto riguarda questa variante, avviene che dopo la prima mezz'ora, i movimenti della testa si notano appena. In altre parole, il movimento del mento in avanti, indietro, e lateralmente si riduce a un paio di millimetri! Effetti Un buon effetto di questa pratica è scoprire un notevole aumento della chiarezza mentale – probabilmente dovuto ad una forte azione sul terzo Chakra che governa il processo pensante. Un processo logico più calibrato, preciso e chiaro sorgerà da questa più efficiente sinergia tra pensieri ed emozioni. L'intuizione fluirà liberamente e fronteggerà quei momenti della vita in cui si devono prendere importanti decisioni. Accetta che tratti di durezza appaiano talvolta nel tuo temperamento. Ti troverai a dire alcune cose che che altri trovano offensive e taglienti ma che per te, in quel momento, sono l'espressione di una necessaria sincerità. Sostenuto da una luminosa intuizione interiore, potresti ferire a parole i tuoi amici e solo ore dopo, solo e distaccato, osservare come quelle parole erano inopportune. Per capire l'origine di questo problema, vediamo cosa rappresenti 129 l'''attraversare'' il nodo dell'ombelico. (Il Navi Kriya si pratica anzitutto per questo motivo e secondariamente per unire Prana e Apana e attrarli nella spina dorsale.) Si spiega che il taglio del cordone ombelicale al momento della nascita crea una divisione di un'unica realtà in due parti: quella spirituale e quella materiale. La parte spirituale, che si manifesta come gioia e calma, si situa nei Chakra più elevati e nella testa; la parte materiale si stabilisce nei Chakra più bassi. Questa frattura tra ''spirito'' e ''materia'' è la fonte permanente di laceranti conflitti. Per mezzo di questa routine incrementale e attraverso uno sforzo cosciente di armonizzare le due dimensioni di Spirito e materia nella vita di ogni giorno, avviene il risanamento di questa frattura. Sebbene il risanamento sia un evento armonioso, la sua manifestazione che traspare all'esterno può essere interpretato negativamente dagli altri, spesso a causa della eccessiva sicurezza da parte del kriyaban delle proprie convinzioni che possono sembrare cocciutaggine o dogmatismo. La personalità di un kriyaban è destinata ad essere idealmente raccolta attorno ad un punto centrale e ogni conflitto interno ad essere risanato. Gli effetti sono osservati chiaramente nella vita pratica. Un ordine interiore si stabilisce in modo ineluttabile; ciascuna azione sembra circondata da un alone di calma e sembra andare diritta verso lo scopo. Ricordiamo l'atteggiamento di Achab nel Moby Dick di Herman Melville: "Deviarmi? Voi non potete deviarmi,... Il percorso verso il mio scopo fisso è posato con sbarre di ferro, su cui la mia anima è scanalata per correre. Nulla è da ostacolo, nulla forma un angolo alla mia strada di ferro!" [II] Routine incrementale del Kriya Pranayama Dopo alcuni mesi (quando la precedente routine incrementale del Navi Kriya è completato o, almeno, completata a metà) un kriyaban può incominciare un processo parallelo utilizzando la tecnica del Kriya Pranayama e aumentandola gradualmente. 36 x 2, 36 x 3….36 x 20 respiri Kriya è un ottimo piano; 24 x 2, 24 x 3,…..24 x 24 è un processo più leggero ma comunque valido. Pratica in sequenza le tre fasi del Kriya Pranayama, rispettando quanto detto nel capitolo 6. Quando la pratica viene spezzata in due o tre parti – per esempio una parte al mattino e una al pomeriggio – riparti sempre dalla fase 1, poi introduci la fase 2 e poi la fase 3. Ho imparato a rispettare tutte le scuole Kriya, ma ora credo sia giusto riferire che quando cercavo di aumentare il numero di Kriya Pranayama come lo avevo appreso dalla mia prima scuola, dopo 60 ripetizioni del Kriya Pranayama, sviluppavo tanto nervosismo da non riuscire nemmeno 130 a rimanere seduto. Ora, col mio nuovo Kriya Pranayama (bocca chiusa, parzialmente col Kechari e parzialmente senza, e cantando mentalmente Om in ciascun Chakra) mi sono avvicinato a 1000 respiri Kriya, rimanendo sempre nella più completa tranquillità. Comunque, qui consiglio di procedere prudentemente, senza badare troppo alla lunghezza corretta di ciascun respiro. Durante questo processo (Routine Incrementale) è assolutamente necessario seguire la natura, rispettando il ritmo del respiro adatto alla propria costituzione. Se sentite che il respiro è troppo breve, non fatene un problema! Ci sarà in futuro tutto il tempo necessario per allungarlo. Inoltre, quando si superano i cento respiri, è preferibile introdurre il Mantra di 12 sillabe "Om Namo Bhagabate Vasudevaya" (Om Na Mo Bha Ga Ba salendo e Te Va Su De Va Ya scendendo), il che non significa applicare tutti i dettagli sottili dell'Omkar Pranayama ma semplicemente servirsi di quel Mantra che è molto bello. Durante ciascuna fase del processo, è importante mantenere sempre un filo di respiro, fino al completamento del numero che si è deciso di praticare. In altre parole, il processo non dovrebbe mai diventare puramente mentale. Fantastica opportunità di perfezionare la pratica del Kriya Pranayama Durante questa Routine Incrementale, il kriyaban riesce ad ottenere una pratica estremamente raffinata del Kriya Pranayama centrando la sua consapevolezza nella parte superiore della testa. Questo modo di praticare il Kriya Pranayama può essere intrapreso solo dopo molti respiri Kriya. 48 Kriya è già un buon numero ma 108 è l'ideale. Shambhavi Mudra è definito come l'atto di concentrarsi sullo spazio tra le sopracciglia, portando le sopracciglia verso il centro corrugando lievemente la fronte. C'è una forma evoluta di Shambhavi Mudra che richiede palpebre chiuse o chiuse a metà. (Lahiri Mahasaya nel suo ben noto ritratto mostra questo Mudra.) Gli occhi guardano verso l’alto il più possibile, come se uno volesse guardare il soffitto ma senza fare alcun movimento della testa. La leggera tensione che è percepita nei muscoli legati ai globi oculari gradualmente scompare e la posizione può essere mantenuta abbastanza facilmente. Chi osserva può vedere la sclera (il bianco dell'occhio) sotto l'iride perché quasi sempre le palpebre inferiori si rilassano. Per mezzo di questo Mudra, tutto il proprio Prana si raccoglie in cima alla testa. Durante questo Mudra il centro della consapevolezza è nella parte superiore della testa. In effetti si percepisce una luce che irradia dalla parte superiore della testa. Divieni stabile in questo Mudra e completa il numero 131 di ripetizioni che hai deciso di praticare. Questa pratica è un vero gioiello, rappresenta la quintessenza della bellezza; con essa il tempo vola senza accorgersi e quello che potrebbe sembrare un compito spossante risulta essere facile come un momento di riposo. Si nota come il respiro rallenta. Gioirai della bella sensazione di aria fresca che sembra salire attraverso la spina dorsale perforando ciascun Chakra, come pure del tepore dell'aria espirata che permea ciascuna zona del corpo dall'alto in basso. Percepirai realmente questo, non sarà immaginazione! Il tuo atteggiamento è apparentemente passivo, in realtà pienamente sensibile e quindi attivo in modo intelligente. Il suono del respiro è liscio e senza interruzioni come l'olio versato da una bottiglia. La pratica raggiunge il suo massimo potere e sembra avere una vita sua propria. A un certo momento avrete l'impressione di attraversare uno stato mentale che assomiglia all'addormentarsi per poi riacquistare improvvisamente la piena consapevolezza, scoprendo di star nuotando nella luce spirituale. È come quando un aereo emerge dalle nubi nel chiaro cielo trasparente. Altre osservazioni [1] È giusto sottolineare che la pratica quotidiana del proprio Kriya Pranayama non dovrebbe avvenire in tal modo. Una routine che sia basata totalmente su una forte concentrazione sul Sahasrara non è adatta per studenti principianti o di medio livello. Costruire un forte magnete nel Sahasrara è il modo più potente di stimolare il risveglio di Kundalini. Questo implica che molto materiale dalla mente subcosciente è portato alla superficie. Potresti sperimentare tutta una gamma di stati d'animo negativi. [2] Durante il Kriya Pranayama l'energia non riesce a fluire entro il Sushumna. Consideriamo l'idea che la spina dorsale abbia molti strati e una sua sezione ricordi i vari strati di una cipolla. Un kriyaban riesce a muovere il Prana solo lungo gli strati esterni della spina dorsale. Se noi logoriamo e incidiamo uno strato dopo l'altro, a un certo punto qualche cosa comincia ad accadere in Sushumna e noi abbiamo la sensazione di essere in paradiso. L'esperienza della ''campana'' in Anahata si trasforma nel suono di ''molte acque.'' Il vero suono di Om appare e guida l'anima a viaggiare attraverso la spina dorsale, contattando la Luce Divina nella parte superiore della testa. La percezione della Luce Spirituale assorbe la tua attenzione. [3] Non meravigliarti se in certi momenti questa routine diventa uno straordinario viaggio nella memoria. Accadde infatti che, concentrando la propria attenzione sui Chakra, otteniamo un particolare effetto: lo schermo interiore della nostra coscienza comincia a mostrare molte immagini. 132 Questo è un fatto fisiologico e abbiamo tutte le ragioni per sospettare che coloro che dicono di esserne esenti, probabilmente non hanno abbastanza lucidità per notarlo. I Chakra sono come scrigni contenenti la memoria dell'intera propria vita: essi fanno sorgere il pieno splendore di reminiscenze perdute. L'essenza di eventi passati (la bellezza contenuta in essi e mai apprezzate appieno) è rivissuta nel quieto piacere della contemplazione mentre il cuore, talvolta, è pervaso da un pianto trattenuto. È una rivelazione: la luce dello Spirito pare brillare in quelli che sembrano banali attimi della nostra vita. [4] Durante questo periodo molto delicato, siete invitati a praticare molto Nadi Sodhana Pranayama ovviamente nei giorni che precedono il grande impegno con la intensa pratica di un grande numero fi Kriya Pranayama. Siete invitati a servirvi di questa utile tecnica anche se non è parte del Kriya Yoga canonico. Come ho già segnalato, il Nadi Sodhana è molto più importante di quanto gli esperti kriyaban abbiano la volontà di ammettere. La sua pratica dovrebbe sempre essere abbinato alle tecniche base del Kriya Yoga. Grazie ad essa, un principiante riceve una drammatica trasformazione – vari schemi di squilibrio energetico scompaiono. Senza questa azione equilibratrice non è facile ottenere una prontezza attenta ma pacata che è la base stessa dello stato meditativo del Kriya. È una comune esperienza che dopo una lunga pratica di Nadi Sodhana, senza aggiungere alcun'altra tecnica ci si ritrovi in uno stato meditativo, sorto naturalmente. [5] Rispondiamo ad un'obiezione ovvia: ''Perché dovrei praticare la routine incrementale del Navi prima di quella del Kriya Pranayama? La ragione è che il Navi crea quella solidità che permette ad uno di affrontare la pratica impegnativa della Routine incrementale del Kriya Pranayama. [6] Se volete praticare una Routine incrementale di qualsivoglia tecnica e non avete un esperto accanto a voi ad aiutarvi nel progettare in numero di ripetizioni, ricordate il seguente criterio: il primo passo dovrebbe impegnarvi per 15-20 minuti ma a questo intervallo di tempo dobbiamo aggiungere una routine minimale per prepararsi alla pratica centrale e poi, alla fine, per assorbire gli effetti della pratica. Poi con le settimane seguenti continuate ad aumentare il numero di ripetizioni fino ad arrivare a sei ore o poco più. 133 APPENDICE: UNA SEMPLICE VISIONE TEORICA QUATTRO LIVELLI DEL KRIYA (utili considerazioni prima di fronteggiare i prossimi capitoli) DEI Una semplice ed efficace visione teorica dell'intero insieme delle procedure del Kriya Yoga è molto utile. Senza di essa, rischiamo di percepire il Kriya Yoga come un insieme caotico di tecniche – ciò porterebbe ad abbandonare la pratica Kriya dopo qualche infelice tentativo di concepire un routine razionale. Lahiri Mahasaya disse che un sentiero spirituale prevede quattro passi in cui quattro nodi interiori (i Granti che sono citati nella tradizione Yoga) vengono sciolti. Essi sono: lingua, cuore, ombelico, coccige. È questo il significato dei quattro livelli del Kriya? Primo Kriya ↔ Sciogliere il nodo della lingua Secondo Kriya ↔ Sciogliere il nodo del cuore Terzo Kriya ↔ Sciogliere il nodo dell'ombelico Quarto Kriya ↔ Sciogliere il nodo del Muladhara Mi spiace dire che la risposta è negativa. Il Primo livello (o stadio) del Kriya non può essere messo in rapporto solamente con l'apertura del nodo della lingua: molto di più avviene nel primo livello. Possiamo dire che nel primo livello tutti i nodi sono gradualmente sciolti. Per quanto riguarda il Secondo livello del Kriya possiamo dire che di sicuro il nodo del cuore riceve una grande azione di scioglimento ma anche ciascun Chakra la riceve, quindi bisogna pensare ad una diversa definizione. Il Terzo livello sembra più legato all'apertura del nodo del Muladhara che dell'ombelico. Il Quarto livello del Kriya sembra sia al di là di tutti i nodi. Ma consideriamo meglio ciascun passo: Primo livello Kriya In questo livello uno si occupa anzitutto di rendere sottile il respiro onde guidare coscienza ed energia nel sottile canale di Sushumna. Chi pratica cerca di padroneggiare la più importante delle procedure del Kriya Yoga: la tecnica del Kriya Pranayama. Che dire della pratica del Kechari Mudra e del fatto di sciogliere il nodo della lingua (Jiwha Granthi)? Non possiamo negare che raggiungere il Kechari Mudra rappresenta un grande passo in avanti nel sentiero del Kriya. Tale pratica produce un sottile processo di trasformazione nel 134 sistema psico fisico. Il problema è che non tutti i kriyaban sono capaci di raggiungere tale posizione della lingua anche dopo molti anni di seri tentativi. Ora, quando negli scritti di Lahiri leggiamo che il Kechari Mudra costituisce il primo passo del sentiero spirituale, sicuramente ciò ha un significato. Ma dovremmo forse accettare che senza Kechari rimarremmo fatalmente solo presso l'anticamera della realizzazione spirituale? E va bene, se così deve essere, saremo in buona compagnia: molti santi non avevano nemmeno mai sentito parlare di Kechari Mudra. A mio avviso il Maha Mudra è molto più importante del Kechari. Quando incominciamo a praticare il Kriya, le Nadi Ida e Pingala sono parzialmente bloccate e il Prana ha difficoltà a fluire. Esse vengono equilibrate, purificate e distaccate dal Sushumna dal Maha Mudra. Quindi il Maha Mudra è essenziale. La definizione di Primo livello del Kriya è basata su quello che avviene tramite la pratica delle sue tecniche. Ebbene, possiamo dire che un processo di purificazione del corpo energetico è posta in essere. L'energia vitale comincia a scorrere nel corpo. Quando questo avviene, il respiro diventa così sottile che non esce dal corpo attraverso le narici. Il fondamento della realizzazione spirituale è raggiunto. Respiro e consapevolezza entrano nel sottile canale di Sushumna. Ora cerchiamo di comprendere una cosa fondamentale: è possibile che durante la fase di padroneggiamento del Primo livello del Kriya la persona si eserciti con tecniche (come il Thokar) che riveleranno il loro pieno significato e potere solo molti anni dopo. Ma non è detto che questo lavoro sia del tutto inutile, anzi, un benché minimo effetto (espanso per esempio dalla pratica del Japa) può avvicinare la stagione in cui lo stato di assenza di respiro si manifesta. Quando si conosce lo stato di assenza di respiro, allora il Primo livello del Kriya è padroneggiato. Secondo livello Kriya Chi sperimenta lo stato di assenza di respiro può tranquillamente ''addormentarsi'' nell'infinito come direbbe Sri Aurobindo con amare ironia. Ma può anche, specie se stimolato da una guida seria, realizzare che col solo potere mentale egli può sentire il Prana nel corpo, raccoglierlo e condensarlo alla base della spina dorsale, poi forzarlo entro la spina dorsale e spingerlo in alto passando attraverso ciascun Chakra. Ciò produce precisi effetti nel corpo. Il calore nella spina dorsale aumenta. Chi pratica questo non sa più se sta lavorando col Prana oppure con qualcosa che può essere definito ''sostanza mentale.'' Uno utilizza la propria forza di volontà per toccare con grande ''pressione mentale'' ciascuna parte 135 del sentiero lungo il quale scorre il Prana. In tal modo uno non solo sale ma fa anche il percorso al contrario. È in questa discesa che può essere introdotta la pratica del Thokar. Dopo mesi di pratica, uno sente l'intuizione di fare una sosta in ciascun Chakra onde realizzare il Tattwa che presiede ad esso. [I Tattwa sono i cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria, etere.] Questo è l'inizio spontaneo del Terzo livello del Kriya. Terzo livello Kriya Ora la forza di attrazione verso il basso è debole, il Prana si raccoglie facilmente nel punto tra le sopracciglia. L'essenza di ciascun Chakra viene ritrovata nello specchio del Kutastha. Per far questo ci sono diversi metodi. È possibile utilizzare una forma sottilissima di respiro oppure dimenticare del tutto il respiro e dedicarsi solo ad un lavoro mentale. È possibile esercitare una forte azione sul Chakra del cuore oppure rinunciare ad essa. Tutto dipende dalla filosofia di base adottata dal Maestro che ti guida. Comunque, per far sì che il velo dell'illusione non sia più reale e quindi per aprire la porta ad una inesauribile realizzazione spirituale è necessario entrare dentro il Kutastha e perforarlo. Solo in tale regione, dove regna la dimensione del Prana statico si può sperimentare quello che Lahiri Mahasaya chiamava ''Tranquillità eterna.'' La mente riposa finalmente e in quella quiete il cuore è pieno di gioia inesprimibile. Qualità come amore, compassione, gentilezza, comprensione, empatia, e magnanimità si manifestano. Prima o poi, tutti gli ostacoli rappresentati dai Tattwas sono dissolti. La vera saggezza, la visione veritiera nasce da tale evento. Rinunciando completamente all'associazione coi cinque Chakra, la concentrazione diviene perfetta e la mente dimora nel proprio stato naturale. Quarto livello Kriya Qui siamo oltre i Chakra, oltre la mente: la meditazione nella parte superiore del cervello incomincia. Questa può essere costituita dalla sola contemplazione oppure può prevedere qualche azione precisa, dipende dalla visione teorica del Maestro. Meditazione senza azione significa fondersi con la realtà Omkar non solo come suono ma in particolare come luce. Azione significa utilizzare la forza della visualizzazione per ottenere la circolazione di energia nella corona della testa. Alcuni insegnanti hanno chiarito che il sentiero Kriya non termina nel Sahasrara ma nello spostare la consapevolezza dalla parte superiore del cervello nel Chakra Anahata. 136 Sull'origine del Kriya Yoga C'è tutta una storia sull'origine delle pratiche Kriya resa popolare dalla Autobiografia di PY. Secondo quello che vi troviamo scritto, l'immortale maestro Babaji, durante il diciannovesimo secolo decise che era ora di aiutare non solo alcuni mistici spiritualmente evoluti, come fece nel passato, ma tanti tanti più. Egli apparve a Lahiri Mahasaya rivelando la sacra tecnica del Kriya Yoga. Lahiri ricevette questo insegnamento e lo diede all'umanità sia iniziando personalmente coloro che a lui si rivolgevano, sia servendosi di particolari sui discepoli. Alcuni credono ciecamente a questa leggenda, altro la rifiutano decisamente. Io non ho certezze su cosa realmente accadde. Mi piace integrare tale leggenda con qualche cosa di plausibile. Credo che Lahiri Mahasaya abbia incontrato un Maestro di eccezionale levatura spirituale e abbia ricevuto da costui quello che era necessario per la sua evoluzione spirituale – questo significa qualcosa che fu scelto in modo specifico per lui. Secondo me, quello che ricevette fu il segreto della Alchimia Interiore. Questa è una procedura molto difficile – una tecnica che va oltre il respiro. Perciò penso credibile che egli ricevette da Babaji solo il processo chiave del Kriya Pranayama, forse non quello che noi ricevemmo da lui, e che chiamiamo ''Kriya originale'', ma il Pranayama col respiro interno che lui padroneggiò fino ad un livello che per il comune essere umano è inconcepibile. Egli poi sviluppò e perfezionò un piano per far sì che ciascun devoto potesse realizzare la stessa meta nel corso di una sola vita. Lahiri Mahasaya era molto abile nell'arte della meditazione – tanto pratico e bravo che è difficile per noi concepire quanto. Come il grande mistico Kabir, il suo insegnamento rappresenta il meglio di grandi tradizioni. È possibile che i Kriya superiori e molte altre varianti Kriya (su cui stiamo ancora discutendo con infinite polemiche) ebbero origine dallo stesso Lahiri Mahasaya! Probabilmente i suoi discepoli aggiunsero altre procedure non per rovinare volutamente la purezza del Kriya ma per accompagnarlo con qualcosa di grande in cui credevano. Penso che qualcuno aggiunse quanto aveva appreso dal movimento Radhasoami. Discuteremo di questo in seguito, nella terza parte del libro Scopo di questo libro Il principale scopo del libro è condividere tutto quello che conosco sul Kriya e la ragione di tale condivisione è spiegata nella prima parte del 137 libro. Spesso, di anno in anno, c'è qualche aggiunta. Prima di accettare qualche cosa di nuovo e pubblicarlo seguo dei criteri precisi. Accetto quello che concorda con quanto Lahiri Mahasaya afferma nei commenti alle sacre scritture, nelle lettere ai discepoli, nel Puran Purush (ricavato dai suoi diari.) Lo scopo secondario del libro è spiegare che il sentiero del Kriya funziona quando la mente è calma, molto calma e questo non può avvenire senza la pratica della Preghiera Devozionale – che in India viene chiamata Japa. Nella terza parte del libro cerco di rendere il lettore consapevole di questo. Quello che troverete nei prossimi capitoli I prossimi capitoli sono dedicati a padroneggiare i Kriya superiori ovvero a raggiungere il secondo, terzo, quarto stadio del Kriya Yoga. Studieremo quello che tre scuole Kriya insegnano. Nel capitolo 9 parlo della scuola ''classica.'' Essa tratta principalmente della disciplina del Thokar. Quello che qui viene insegnato riflette molto bene i testi attribuiti a Lahiri (lettere di Lahiri Mahasaya ai suoi discepoli e commenti ad alcune sacre scritture.) Nel capitolo 10 parlo della scuola ''Tribhangamurari'', la quale non è difficile e inoltre assume un aspetto formidabilmente efficace nella seconda parte (micro movimento.) Nel capitolo 11 parlo della scuola ''Omkar'' la cui figura principale fu Swami Hariharananda. Il capitolo 12 rappresenta una deviazione del modo solito di concepire il Kriya Yoga. Mostra come il Kriya Pranayama possa servire per infondere Il Divino nelle cellule del nostro corpo. 138 CAPITOLO 9 SCUOLA CLASSICA: THOKAR E SUOI SVILUPPI Nella scuola classica il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di massima a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde al Thokar elementare, il Terzo al Thokar evoluto. Per il Quarto livello ci sono molte incertezze. Per il momento ho buone ragioni di considerare le due tecniche ''Nabhi Kundalini'' e Gayatri Kriya un ottimo modo di concludere la propria pratica del Thokar entrando in un elevato stato meditativo. SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: FORMA ELEMENTARE DEL THOKAR Con il mento abbassato sul petto, inspira sollevando la consapevolezza lungo la colonna spinale. Le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo Bhagavate Vasudevaya) sono poste mentalmente nella sede di ciascun Chakra. Tocca ciascun Chakra con le prime sei sillabe del Mantra (la sillaba Om è posta nel primo Chakra, Na nel secondo, Mo nel terzo, Bha nel quarto, Ga nel quinto e Ba in Bindu) Solleva il mento come a seguire il movimento interiore. Le mani (con dita intrecciate) sono poste sopra l'area dell'ombelico come per spingere la regione addominale verso l'alto, creando così una pressione mentale sui primi tre Chakra. Contrai moderatamente i muscoli alla base della spina dorsale. Il respiro produce solo un lieve, debole suono nella gola oppure non produce affatto suono. Quando il mento è sollevato, parallelo al suolo, l’inspirazione finisce e la consapevolezza si trova in Bindu. Trattieni il respiro. Mantieni la contrazione dei muscoli alla base della spina dorsale. La testa comincia la sua rotazione muovendosi verso la spalla sinistra (l’orecchio sinistro viene avvicinato alla spalla sinistra, la faccia non si gira né a destra né a sinistra, inoltre il movimento non prevede alcun sobbalzo); Te è pensato nel Midollo Allungato. La testa si muove leggermente indietro e, tracciando un arco, raggiunge la spalla destra (l’orecchio destro si avvicina alla spalla destra), la sillaba Va è pensata nel Chakra cervicale. La rotazione prosegue, la testa viene in avanti di poco e si muove verso sinistra finché l’orecchio sinistro è vicino alla spalla sinistra (la faccia non è volta a sinistra). Da questa posizione il mento va in giù diagonalmente a colpire il centro del torace e simultaneamente Su è vibrato intensamente nel Chakra del cuore. A causa di quest'ultimo movimento si percepisce come un 139 colpetto nel Chakra del cuore. La pausa che segue è breve: quanto basta per lasciarsi rapire dalla radiazione di energia e calore che emana da tale Chakra. La contrazione alla base della spina dorsale è rilassata; per mezzo di una lunga espirazione le rimanenti tre sillabe sono "poste" nei primi tre Chakra -- De nel terzo, Va nel secondo, Ya nel primo. Durante ciò la testa è tenuta abbassata. Se vuoi praticare con più intensità, al momento di colpire il Chakra del cuore con Su, mentre applichi tutti i tre Bandha (Mula, Uddiyana, e Jalandhara), continua a trattenervi il respiro per alcuni secondi. Una calda sensazione verrà percepita attorno e dentro la regione del quarto Chakra. La durata di questo processo è di circa 24 secondi. Ripeti la tecnica 12 volte. Tradizionalmente, uno comincia con 12 ed aumenta di una al giorno fino ad un massimo di 200 ripetizioni. Thokar è praticato dopo il Kriya Pranayama. L'azione preliminare del Kriya Pranayama è strettamente necessaria. Alla fine di questa pratica rimani a lungo con la consapevolezza centrata nel Chakra del cuore e nella luce che si manifesta nel punto tra le sopracciglia. Invece di aumentare il numero di ripetizioni di una al giorno, puoi aggiungere sei ripetizioni per settimana. In tal modo è più facile ricordare il numero di ripetizione che è previsto tu esegua. Durante la prima settimana pratica 12 ripetizioni ogni giorno. Poi considera la pratica di 18 ripetizioni ogni giorno eccetera. Se ci sono problemi, pratica un giorno sì un giorno no questa tecnica. La terza settimana (solo fare un esempio) puoi praticare 24 ripetizioni a giorni alternati. Non è necessario praticare ogni giorno; piuttosto è saggio lavorare in media tre giorni per settimana. Quando raggiungi un numero consistente di ripetizioni (più di 60) gli effetti sono molto forti. Perciò procedi con molta cautela. Non permettere che il peso della testa sia l'unica causa a spingere il mento verso il petto: un movimento non ostacolato di pure caduta della testa sarebbe decisamente dannoso. Serve uno sforzo fisico particolarmente attento per abbassare il mento. Quando si praticano più di 50 ripetizioni, i movimenti della testa dovrebbero essere solamente accennati: il mento non si avvicina molto al petto e il colpo sul quarto Chakra è raggiunto principalmente dal puro potere della concentrazione mentale. Se incontri qualsivoglia difficoltà, fermati e non cercare ad ogni costo di raggiungere le 200 ripetizioni. La presenza di problemi fisici (le vertebre cervicali sono molto sensibili!) può richiedere che uno pratichi a giorni alterni. È molto meglio 140 incrementare il numero delle ripetizioni solo dopo molto tempo, piuttosto che fronteggiare la prospettiva di sperimentare dolore in testa e nel collo durante l’intera giornata! TERZO LIVELLO DEL KRIYA: FORMA EVOLUTA DEL THOKAR La Forma Evoluta del Thokar è un'accelerazione della sua forma elementare – l'azione del Thokar è ripetuta trattenendo il respiro. Nella letteratura Kriya si spiega che il nodo del cuore è colpito per mezzo della Forma Elementare del Thokar ed è poi tagliato dalla Forma Evoluta del Thokar. Importante chiarimento prima di descrivere la Forma Evoluta del Thokar Considera come respiriamo durante il Kriya Pranayama. Mentre inspiriamo espandiamo la pancia; mentre espiriamo la pancia si contrae. Il Respiro Inverso è l'opposto: quando inspiriamo l'addome si contrae, quando espiriamo l'addome si rilassa. Se vogliamo praticare la Forma Evoluta del Thokar nel modo migliore dobbiamo imparare e perfezionare questo modo di respirare, altrimenti il nostro viaggio finisce con infruttuosi tentativi. Questo è un chiarimento che di solito i kriyaban non ricevono. Forma usuale di spiegazione Dopo aver inspirato (con Om, Na, Mo, Bha, Ga, Ba) e sollevato il Prana nella parte superiore dei polmoni, rilassa i muscoli della cassa toracica come chi sta per cominciare una nuova inspirazione. Evita l'atto di sigillare i polmoni (trachea) come quando si fanno delle immersioni. In questo modo rilassato, ripeti vari cicli dei movimenti della testa ma senza fretta. Di conseguenza il canto mentale di Te nel Midollo Allungato, Va nel Chakra cervicale e Su nel Chakra del cuore viene ripetuto diverse volte (Te, Va, Su, Te, Va, Su, Te, Va, Su ...) sempre trattenendo il respiro. Non appena senti una sensazione di disagio interrompi le ripetizioni ed espira! Poi lentamente espira e poni le sillabe De, Va, Ya rispettivamente nel terzo, secondo, primo Chakra. Mentre fai questo, tieni la testa abbassata. Questa pratica è fatta rigorosamente solo una volta al giorno. Per quanto riguarda la ripetizione di Te, Va, Su, Te, Va, Su …. , non appena senti che la tua attenzione è totalmente focalizzata sul Chakra del cuore, poni non solo la sillaba Su ma anche le due precedenti, Te e Va, nel Chakra del cuore. Da quel momento in poi, le sillabe Te, Va e Su verranno mentalmente poste solo nel quarto Chakra. Per dare un'idea della velocità dei movimenti, l'intero processo, inspirazione ed espirazione incluse, con 12 ripetizioni della rotazione della testa (ciascuna rotazione si conclude con il movimento del mento verso il petto) può durare circa 70-80 secondi. Tradizionalmente, uno comincia 141 con 12 cicli di movimenti della testa senza fretta durante un solo respiro ed aumenta di uno al giorno fino a 200 ripetizioni. Questo Kriya è considerato padroneggiato quando raggiunge le 200 rotazioni senza interrompere lo stato di Kumbhaka. Naturalmente, ciò è troppo difficile. A un certo punto, durante questo processo di aumento, quando non riesci ad oltrepassare un certo numero di rotazioni – a meno che tu non ruoti la testa troppo rapidamente, la qual cosa è sciocca – devi accettare la tua sconfitta? No, spero tu voglia considerare quello che ora spiego. Spiegazione alternativa Inspira lentamente attraverso il naso e nello stesso tempo tira in dentro lo stomaco e solleva il perineo. Inspirando, ripeti mentalmente Om, Na, Mo... e solleva il Prana nella parte superiore dei polmoni. Poi rilassa parzialmente i muscoli delle gabbia toracica come se tu stessi per incominciare una nuova inspirazione. Concentra la tua attenzione sulla parte superiore della tua gabbia toracica. Una parte di questa attenzione va alla base della spina dorsale. Canta mentalmente Om, Om Om... rapidamente (approssimativamente due canti di Om per secondo) sentendo la tua consapevolezza come una formica, che striscia sul canale più interno della spina dorsale millimetro dopo millimetro dal Muladhara verso l'alto. Dopo non più di 4-6 secondi, avrai raggiunto il Chakra del cuore; sali ancora, nella regione tra il quarto ed il quinto Chakra (la regione relativa alla parte superiore dei polmoni e torace.) Percepirai una vera, tangibile libertà dal respiro. Sii sicuro di sentire che il Prana pervade la cassa toracica e diviene calmo e stabile in tale zona. In questo stato mentale e fisico praticherai senza fretta la Forma Evoluta del Thokar. Scoprirai come sia bella, confortevole l'esperienza di ruotare la testa (con Te, Va, Su,Te, Va, Su....) mentre il respiro sembra congelato nella zona del torace. Rimani stabile in questo stato, senza mai lasciare che l'addome o che la cassa toracica si rilassino. Il Prana dovrebbe sempre rimanere nella parte alta dei polmoni. Semplifica la dinamica e l'intensità fisica dei movimenti. Avvicina il mento al petto prima di avere completato la rotazione della testa. Vale a dire, dopo avere ruotato la testa da sinistra a destra, lascia che il mento "cada" in giù verso il torace dal lato destro, poi sollevalo verso sinistra e prosegui con le rotazioni. Man mano che le rotazioni aumentano, i movimenti della testa siano solo accennati, il mento non si avvicini troppo al petto. 142 Quando senti che hai raggiunto il limite nel trattenere il respiro, mantenendo il torace espanso ed i muscoli addominali e il diaframma contratti e immobili, lascia che un minimo (quasi impercettibile) sorso di aria esca ogni qualvolta il mento è abbassato verso il torace ed un sorso impercettibile di aria entri ogni qualvolta il mento è sollevato. Non fare alcun atto specifico di inspirare od espirare: rilassati ed il fenomeno prima descritto accadrà spontaneamente. La sensazione sarà sempre e comunque quella di non respirare affatto. Ora espira l'aria attraverso la bocca e allo stesso tempo spingi fuori il tuo stomaco e rilassa il perineo. Osservazione Il consiglio di cantare mentalmente Om, Om, Om... attrae realmente energia da tutte le parti del corpo e la porta verso la spina dorsale. Se la condizione del tuo corpo è perfetta (se sei moderato col magiare e sei a stomaco vuoto) ti accorgerai che il tuo respiro è dissolto in qualche modo inesplicabile nel corpo. In ogni routine, il Kriya Pranayama va praticato sempre col respiro addominale. Poi, per mezzo del Navi Kriya creiamo qualcosa di particolare nella regione dell'ombelico. Questo qualcosa ci aiuta a installare lo schema del Respiro Inverso. Il consiglio di non praticare un Kumbhaka assoluto, perfetto, sembra strano, ma se tu vai avanti con questo e lo ripeti un numero sufficiente di volte, un giorno farai una bella scoperta: questa strategia non è più necessaria! Grazie all'effetto di questa pratica sui gangli nervosi che regolano la frequenza cardiaca e respiratoria, la pratica avviene in condizioni sempre più migliori, finché un giorno riuscirai a completare le 200 rotazioni senza respirare, senza fretta, sperimentando uno stato di coscienza caratterizzato da un crescente senso di libertà dalle leggi fisiche. È questione di realizzazione interiore – un istinto che si scopre a tempo debito. Effetti della pratica intensiva del Thokar [1] L'effetto più prezioso è lo sviluppo di una particolare gioia nel cuore come se tu ti muovessi intorno con un braciere ardente nel tuo cuore. Questo si svilupperà in una Bhakti la cui intensità ti sorprenderà. Imparerai a praticare la presenza di Dio ed eseguire i tuoi doveri quotidiani nella Sua presenza. Degli ottimi effetti sono sentiti anche durante la pratica del Kriya Pranayama. Il Kutastha è percepito come una grotta dove tu siedi con l'intenzione ferma di rimanere immobile godendo la bella sensazione del respiro che si muove nella spina dorsale. Non c'è nessuna visualizzazione 143 guidata dell'energia energia che va in su ed in giù. Non sei tu che guidi alcunché. Sei solo consapevole del processo Kriya (respiro lungo, suoni nella gola.) Tanto più mantieni questo atteggiamento, tanto più le sensazioni nella spina dorsale diverranno intense. Dunque tu non fai NULLA: sei solo continuamente consapevole. Non preoccuparti dei suoni nella gola, lascia che appaiano spontaneamente. Respiro dopo respiro, tutto diviene più forte. Il momento più forte è alla fine di ogni espirazione. [2] Parliamo di emozioni poiché è su di esse che la pratica del Thokar agisce mirabilmente. Ho provato a rintracciare l'argomento ''emozioni'' in alcuni libri orientali ma ho incontrato tanta retorica, troppe parole che non dicono nulla. Tali testi distinguono tra emozioni positive (affetto, felicità, appagamento...) e negative (invidia, aggressività e illusione …), ma alla fine di noiose discussioni ancora non si riesce ad afferrare il fatto essenziale: le emozioni non dominate possono creare disastri nella nostra vita. Purtroppo noi siamo governati da emozioni superficiali ed istinti che includono il nostro condizionamento religioso, le nostre paure e i nostri dubbi. Molto importante è l'abilità di tenere a bada tali emozioni, anche quando tutto il mondo tenta in ogni modo di spaventarti e bloccarti. Tutti sappiamo come delle emozioni violente, frenetiche ed isteriche spesso sorgono improvvisamente nel nostro essere e dopo poco scompaiono. In effetti, esse esprimono una realtà privata d’autentica profondità ma possiedono una forza propulsiva che termina in azioni affrettate, vissute in una specie di febbre cerebrale nutrita da un meschino piacere viscerale. Quando la passione infiamma l’intero essere, non è possibile ascoltare la guida del buon senso; la conseguenza è che le nostre scelte più serie, talvolta cedono ad arresti irrevocabili. Proprio come in estate i grani di grandine sono creati, condensati ed ispessiti nell'aria prima di precipitare sulla terra producendo tutti i possibili disastri, decisioni fatali cominciano a prendere forma nella nostra immaginazione. Durante quotidiane, frequenti fantasticherie, la prospettiva di rinunciare a qualcosa di positivo ma che richiede molto impegno getta una falsa luce sul nostro futuro immediato, così che ciò che in passato ci avrebbe fatto vergognare per viltà, ora sembra brillare all'orizzonte della nostra esistenza come un opaco, informe, tetro cielo che improvvisamente diventa sereno e si accende di un azzurro luminoso. Quando badiamo a simili seducenti emozioni superficiali noi spianiamo la strada della catastrofe. Una decisione errata può diventare la nostra crocifissione, un saldo patto con uno stato di delusione che durerà una vita intera. Ed ecco, alcuni abbandonano il Kriya per sempre, altri interrompono un corso di studi e gettano via una professione che hanno sognato da anni, per cui avevano lottato, sofferto. Lo stesso fanno con la persona amata, con gli amici, con la famiglia stessa. Nulla può fermarli: le parole sagge di 144 persone vicino loro non hanno più alcun potere. Una forza interiore indomabile vuole creare sciagura nella loro vita. Talvolta abbiamo l'impressione che una persona voglia solo una cosa: affermare pervicacemente il suo "diritto al dolore e alla sofferenza." [Questa è una espressione di Mére – principale discepola e compagna di Sri Aurobindo.] Qualche volta i kriyaban sono troppo orgogliosi per accettare il buon senso di altri "non iniziati". Al contrario, è necessario ascoltare l'opinione di altre persone, specialmente se viene dalla nostra famiglia o da tutte quelle persone che ci vogliono bene. Coloro che sono divenuti preda di culti distruttivi, non ascoltano l'opinione di alcuno. Essi distruggono alcuni importanti legami con delle persone perché risentono del fatto che le loro scelte spirituali siano criticate. Qualche volta una rottura di una relazione è inevitabile, altre volte è una grande perdita. Molti persone sono infastidite da una critica sincera e costruttiva come se questa fosse una inutile manifestazione di crudeltà. Più la critica ha basi solide, più sentono come se dovessero ingoiare un pezzo di pietra nera dai bordi taglienti. Un kriyaban che crede di ascoltare il cuore ma che in realtà è guidato da umilianti frustrazioni, può rifiutare ogni discussione e farsi del male in vari modi con azioni che sbalordiscono le persone vicine. Passano alcuni giorni ed il raggiante senso di libertà provato comincia a cedere ad un senso di pesantezza; ma il sottile inganno della mente crea la ferma convinzione che ogni persona dotata di dignità avrebbe agito come loro. Vogliono credere che al di sotto della loro azione ci fosse quasi un sacro motivo, collegato col destino e con il karma oppure un atto di genialità. Se per casi si presenta la possibilità di ritornare sui propri passi, l'orgoglio prevarrà ancora. Con un senso sadico di soddisfazione sul volto, l'errore viene rinnovato o ingrandito. La saggezza non ha nessuna possibilità di prevalere. Una strana frenesia riempie la mente facendo sì che ogni azione sia goduta con un’ininterrotta voluttuosità, circondata da lampi d’azzurro. Eppure nel loro cuore rimane un dolore che non terminerà mai, nonostante i più rosei progetti. Una buona parte della loro aspirazione spirituale è intrappolata in un passato che non può essere più raggiunto a causa della paura di reggere il pieno impatto di un ricordo vero e onesto. L'orgoglio ferito è un'emozione che soffoca. OLTRE IL THOKAR Prima tecnica: Nabhi Kundalini Il Mantra utilizzato in questa pratica è Bha-Ga-Ba-Te-Ba-Su. Questo è la parte centrale del Mantra che abbiamo utilizzato nel Secondo Kriya ("Om Na Mo Bha Ga Ba Te Ba Su De Va Ya"). Il Mantra Bha-Ga-Ba-Te-Ba-Su 145 suona come Bhagavan Tat Tvam Asi, il cui significato è: ''Il Divino che hai adorato è il tuo più alto Sé. Tu sei quel Divino!'' Bha, Ga e Ba sono cantati mentalmente seguendo aria e Prana che scendono dal Kutastha al Manipura; Te, Va e Su sono cantati mentalmente seguendo aria e Prana che salgono dal Manipura alla testa. Inspira in tre porzioni. Per mezzo della prima porzione della inspirazione, attrai respiro ed energia dal punto tra le sopracciglia al Midollo Allungato dove fai vibrare la sillaba Bha. Per mezzo della seconda porzione della inspirazione attrai respiro ed energia dal Midollo Allungato fino al Chakra cervicale dove fai vibrare la sillaba Ga. Per mezzo della terza porzione della inspirazione, attrai respiro ed energia dal Chakra cervicale al Chakra del cuore dove fai vibrare la sillaba Ba. Seguendo i principi del Respiro Inverso, durante ciascuna parte della inspirazione contrai continuamente l'addome. Ora fai una breve pausa (3-6 secondi, trattenendo il respiro) intensificando la pressione sulla zona ombelico-terzo Chakra (Dantian.) 7 L'energia dell'aria presente nei polmoni è completamente intrappolata, compressa sia dall'alto che dal basso. Mantieni questa pressione per un minimo di 12 tranquilli canti mentali di Om. Figura 11. Nabhi Kundalini 7 Il Dantian è localizzato circa otto centimetri sotto l'ombelico e circa quattro centimetri all'interno: può essere visualizzato come una sfera di circa quattro centimetri di diametro. 146 Dopo la pausa, espira in tre porzioni. Durante la prima porzione senti l'energia che dal Dantian sale nel Chakra del cuore dove fai vibrare la sillaba Teee. Durante la seconda porzione senti l'energia che si solleva dal Chakra del cuore nel Chakra cervicale dove fai vibrare la sillaba Va. Tramite l'ultima porzione guida l'energia dal Chakra cervicale al sesto Chakra vibrando la sillaba Su. Ripeti questa pratica 12 volte. Dopo alcune settimane di pratica, intensifica la procedura. Alla fine della inspirazione, fai una pausa più lunga aggiungi Uddiyana Bandha, Jalandhara Bandha e Mula Bandha. Il torace è rilassato, la pressione è tutta sulla regione del Dantian. Spingi dolcemente in giù col tuo diaframma per comprimere fermamente l'energia che là hai fatto scendere. Trattieni il respiro per almeno un conteggio mentale di 12 Om. Espira in tre parti come descritto sopra. Ripeti la procedura almeno 10 volte. Senti che Anahata Chakra è caldo, pervaso dalla fiamma interiore. Dopo circa altri dieci respiri il calore arriva anche il Chakra Vishuddha. Dopo altri dieci respiri, il "fuoco" interiore sale alla parte superiore della testa. Raggiungi questo risultato con aumenti graduali del numero delle ripetizioni. Tutto questo rappresenta un enorme passo avanti nel percorso spirituale. Nota Alcune scuole raccomandano: quando la inspirazione è completa, mentre trattieni il respiro porta la tua attenzione alla base della spina dorsale ed espirando intona ''Om'' con la voce. Contemporaneamente rilassi il Mula Bandha e dirigi coscienza e Prana in su attraverso il Sushumna uscendo sopra la testa attraverso la Fontanella. Ovviamente rinunci al Kechari Mudra. Questa tecnica sta al Thokar, come il Pranayama mentale sta al Kriya Pranayama. Prova a pensare ad una routine Kriya dove tu ti alzi bruscamente dopo avere completato il tuo numero di respiri Kriya? Quale potrebbe essere l'effetto di terminare una routine Kriya senza almeno 10 minuti di Pranayama mentale? Un disastro. Bene, molti non hanno ricevuto istruzione su cosa fare dopo il Thokar. Riprendere la pratica del Kriya Pranayama dopo il Thokar, aggiungendovi alla fine il Pranayama mentale, è sempre meglio di niente. Ma la tecnica ora descritta è il modo migliore di far sì che tutti gli effetti del Thokar siano assorbiti ed espansi in uno stato di beatitudine molto vicino al Samadhi. 147 Effetti di questa procedura Ci hanno spiegato che solo quando lo stato energetico creato nella regione addominale sale nella regione del cuore, solo allora il nodo del cuore si scioglie completamente. Forti esperienze devozionali avvengono. Questa tecnica ti porta in una condizione di grazie dove tu percepisci il Divino, anche se questi rimane sempre nascosto dietro dei simboli. Il Divine è davanti a te ma distante come entro una orizzonte ideale. Lo senti, Lo riconosci e la tua gioia è illimitata. A questo reagisci con un senso infinito di nostalgia. La gioia si intensifica; allora senti che non ce la fai più a contenere tanta gioia; senti che il tuo ''momento'' non è venuto. Fai marcia indietro e ritorni alla realtà con la testa bassa e lacrime negli occhi. La mia adorazione è di un genere molto strano. L'acqua santa non è richiesta. Nessuno utensile speciale è necessario. Persino i fiori sono ridondanti. In questa adorazione, tutti gli dei sono scomparsi, ed il vuoto si unisce con l'euforia. (Lahiri Mahasaya) Seconda tecnica: Gayatri Kriya Questa tecnica è molto antica ed esisteva prima che Lahiri Mahasaya iniziasse la sua missione di diffondere il Kriya. La struttura di essa è ben nota in India ed è considerata un mezzo di grande efficacia per utilizzare il Gayatri Mantra. Il Gayatri Mantra è considerato essere il veicolo supremo per ottenere l’illuminazione spirituale. La sua forma più pura è Tat Savitur Varenyam Bhargho Devasya Dhimahi Dhiyo Yonaha Prachodayat. (Oh grande Luce Spirituale che hai creato l'Universo noi meditiamo sulla Tua gloria. Sei l'incarnazione della Conoscenza. Sei Cotu che elimina l'Ignoranza. Possa Tu illuminare il nostro Intelletto e risvegliare la nostra Coscienza Intuitiva.) Questo Mantra è preceduto o da una breve o da una lunga invocazione. L’invocazione breve è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha. I termini Bhur, Bhuvah, Swaha sono delle invocazioni per onorare i piani di esistenza (fisico, astrale e causale) e rivolgersi alle divinità che presiedono ad essi. La lunga invocazione è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha, Om Mahah, Om Janah, Om Tapah, Om Satyam. Quest’invocazione è più completa in quanto riconosce che ci sono più livelli di esistenza: i sette Loka. Mahah è il mondo mentale, il piano dell’equilibrio spirituale; Janah è il mondo della pura conoscenza; Tapah è il mondo dell'intuizione; Satyam è il mondo della Verità Assoluta, Finale. Possiamo essere 148 soddisfatti dalla spiegazione secondo la quale questi sono i sette suoni che attivano i nostri Chakra e li mettono in contatto con i sette grandi regni spirituali dell’esistenza. Nella nostra procedura usiamo solamente l’invocazione completa, non tutte le componenti del Gayatri Mantra. La tradizione Kriya che stiamo qui seguendo associa al Manipura Om Mahah e all’Anahata Om Swaha. Il motivo di ciò è da ricercarsi nel fatto che il mondo del pensiero, evocato da Om Mahah s'addice più alla natura del terzo Chakra, mentre il mondo causale delle idee pure, evocato da Om Swaha è in relazione con Anahata Chakra. Istruzione pratica Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino all'ubicazione fisica del Chakra – la contrazione può essere ripetuta due-tre volte. Tramite un'inspirazione profonda (non necessariamente lunga come nel Kriya Pranayama) visualizza il Chakra che sale nel punto tra le sopracciglia, dove lo percepisci come una luna piena. Il Chakra non sale ''toccando'' gli altri Chakra. Questi ora non esistono. Trattieni il respiro e concentrati sullo "spazio interno" tra le sopracciglia. Questo riesce facile col Kechari Mudra. 8 Sullo schermo tra le sopracciglia avviene (man mano che la concentrazione si approfondisce) una particolare esperienza di colore che è diversa per ciascun Chakra. Canta mentalmente almeno tre volte il Mantra specifico per il Muladhara Chakra: Om Bhur. Infine, tramite una lunga espirazione, abbassa idealmente il Chakra dal punto tra le sopracciglia alla sua sede nella spina dorsale. Ora sai cosa fare per ciascuno degli altri Chakra. I Mantra che vengono utilizzati sono: Om Bhur per Muladhara Om Bhuvah per Swadhisthana Om Mahah per Manipura Om Swaha per Anahata Om Janah per Vishuddha Om Tapah per Medulla 8 "Ke-chari" è letteralmente tradotto come "lo stato di coloro che volano nel cielo, nell'etere." Un particolare "spazio" è creato nella regione tra la punta della lingua ed il punto tra le sopracciglia ed è percepito come un "vuoto", sebbene non sia un vuoto fisico. Immergendosi in questo spazio vuoto, è più facile per un kriyaban percepire i ritmi di ciascun Chakra e distinguerli uno da un altro. 149 Aggiungi una concentrazione particolarmente intensa nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro; solleva le sopracciglia, divieni consapevole della Luce. Ripeti Om Satyam. Ora completa il "giro" sollevando i Chakra 5, 4, 3, 2, 1, sempre utilizzando la contrazione, il canto del Mantra, il divenire consapevole di qualsivoglia esperienza di Luce nel Kutastha. Se possibile, ripeti la procedura da 6 a 12 volte. Nella tradizione Kriya, i primi cinque Chakra sono ciascuno in relazione con uno dei cinque Tattwa: terra, acqua, fuoco, aria, ed etere. Offrire ciascun Chakra e quindi ciascun Tattwa individualmente alla Luce Divina che si raccoglie e si intensifica nella regione tra le sopracciglia è l'azione definitiva per sciogliere l'ultimo guscio dell'illusione. Tutto l'universo esiste nel Kutastha. Chi persevera (rifiutando lo scrupolo che questa procedura non sortisca alcun effetto) incontrerà una decisa trasformazione del proprio stato di coscienza. Gli ostacoli interiori che impediscono di entrare in Sushumna con la consapevolezza scompaiono. Pratica evoluta Col tempo è possibile ripetere mentalmente ''Om Bhur" 36 volte trattenendo il respiro. Questo permette di entrare in sintonia con il Tattwa della terra sperimentando la particolare ''vibrazione'' del Chakra Muladhara. Similmente, ripetendo il Mantra ''Om Bhuvah'' 36 volte sarà possibile entrare in sintonia con il Tattwa dell'acqua che ha la sede nel secondo Chakra.... poi sarà la volta del Tattwa del fuoco... La familiarità con lo stato di assenza di respiro ti dà l'abilità di soffermarti su ciascun Chakra (come un'ape su un fiore), immergendoti per un tempo preciso sul Tattwa collegato con quel Chakra. Il tempo ideale è quello necessario ad avere 36 ripetizioni del Mantra relativo. Il numero 36 va rispettato altrimenti c'è la tendenza di perdersi nello stato di beatitudine e non procedere oltre con tutti i Chakra. Il Tattwa collegato con un Chakra tende ad ''intrappolare'' l'attenzione di una persona; in tal caso uno si ferma indefinitamente su un Chakra e non è capace di fare altro. Le 36 ripetizioni del Mantra aiutano ad avere piena esperienza del Tattwa ma, allo stesso tempo, andare oltre esso. Il significato del Gayatri Kriya è precisamente questo: entrare in sintonia con ciascun Tattwa, uno dopo l'altro, su e giù lungo la spina dorsale. 150 Appendice: due varianti del Thokar [1] Variante della Forma Elementare del Thokar Supponiamo che tu ti trovi alla fine della inspirazione, col mento parallelo al suolo. Piega dolcemente il mento sul petto. Trattieni il respiro. Da questa posizione, muovi la testa a sinistra volgendo anche la faccia a sinistra e sollevando quanto basta il mento. Qui comincia una lenta rotazione della testa in direzione antioraria. Quando la testa è centrata tra le spalle ed il mento è sollevato il più possibile (i muscoli della nuca sono contratti) canta Te nel Chakra del cuore. Rilassa la nuca e continua la rotazione antioraria della testa finché l'orecchio destro si avvicina alla spalla destra (non volgere la faccia a destra.) Non fare una pausa ma continua la rotazione; il mento passa per la posizione centrale ma piegato in avanti, poi la faccia si volge a sinistra e il mento si solleva finché è sopra la spalla sinistra. A questi punto, solleva leggermente il mento, contrai i muscoli cervicali e canta Va entro il Chakra del cuore. Libera la contrazione, continua la rotazione, ma questa volta quando tu raggiungi il punto centrale tra le spalle (il mento non è tenuto in alto come nel giro precedente) piega gentilmente la testa in avanti, porta il mento sul torace, e canto Su nel Chakra del cuore. Ora solleva il mento finché sia di nuovo parallelo al pavimento ed incomincia l'espirazione. Canta De nel Manipura, Va nello Swadhisthana e Ya nel Muladhara. Osservazione La descrizione del movimento della testa è diviso in varie parti. Ma il movimento completo dovrebbe scorrere uniforme, senza interruzioni. [2] Variante della Forma Evoluta del Thokar Comincia la pratica della Forma Evoluta del Thokar, agendo così sul Chakra del cuore ma solo 12 volte. Poi espira (con De, Va, Yaaa) e ripeti la procedura precedente ma ciascuna volta che abbassi il mento, fai vibrare la sillaba Su in un Chakra diverso, in questo ordine: terzo, secondo, primo, di nuovo primo, secondo, terzo, quarto. Come dirigi il tuo colpo verso un Chakra, i muscoli vicino a quel Chakra possono essere leggermente contratti, solo per aiutare il processo. Alla fine di queste 7 ripetizioni di Te Va Su, espira e focalizzati sulla irradiazione che parte dal terzo Chakra quando canti De, dal secondo quando canti Va, dal primo quando canti Yaaa. Puoi ripetere questa variante del Thokar per un numero ragionevole di volte. Alla fine senti che l'energia si solleva come onde di una marea che 151 cresce sempre di più, raggiungendo un Chakra, poi scende e poi riparte dalla base della spina dorsale per raggiungere un centro più alto. Osservazione Questa procedura richiede una grande cura perché influenza il comportamento della persona durante la vita quotidiana. Potresti reagire eccessivamente ad impedimenti banali e comportamenti irrazionali. In breve, alcuni tratti rudi della tua personalità possono affiorare alla superficie con una forza che in alcuni casi potrebbe essere "distruttiva.'' Evidentemente, essi non appaiono dal nulla, non sono causati dalla tecnica – esprimono quello che hai nutrito dentro di te per lungo tempo. Un kriyaban esperto pratica il Thokar dirigendo ripetutamente il colpo su un Chakra FINCHÉ ottiene un risultato definito: ovvero vedere e sperimentare il Tattwa collegato con quel Chakra. Un buon ordine è praticare sul Chakra del cuore, poi terzo, secondo, primo, di nuovo secondo, terzo e quarto. Lo stato di Samadhi è spesso sperimentato alla fine della pratica, purché il kriyaban sia capace di riguadagnare una completa immobilità mentale e fisica. Spesso gli effetti di questa pratica sono difficili da metabolizzare. Il processo mette a dura prova la tua salute psicologica (per questa ragione non è comunemente insegnato.) Non è affatto strano che alcuni kriyaban arrivano alla conclusione che questa procedura genera effetti che sono essenzialmente negativi. Loro hanno anche riferito di sentirsi privati di ogni traccia di devozione, motivazione e gioia. Alcuni accennano alla "notte oscura dell'anima'' descritta dai mistici. Questa è certamente un'esagerazione. Penso che la migliore soluzione sia concludere la routine riprendendo la pratica del Kriya Pranayama, seconda parte, per un grande numero, finché il respiro sembra scomparire. Concludere col Navi Kriya, Maha Mudra e Yoni Mudra è pure consigliabile. 152 CAPITOLO 10 SCUOLA TRIBHANGAMURARI In questa scuola il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di massima a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde alla introduzione del Macro movimento Tribhangamurari in tre momenti diversi: Amantrak, Samantrak e Thokar (che è diverso da quello esposto nel precedente capitolo 9.) Il Terzo livello corrisponde alla introduzione del Micro movimento Tribhangamurari. Non è previsto un Quarto livello vero e proprio. Si accenna ad una spontanea meditazione finale sul Sahasrara. SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: MACROMOVIMENTO Questo è un modo meraviglio di concepire il Secondo Livello del Kriya Yoga. Esso non sostituisce la forma classica del Thokar. Lo si apprende gradatamente: è insegnato in tre sedute distinte. il Macro movimento Tribhangamurari è anzitutto percepito muovendo semplicemente respiro e coscienza lungo un specifico sentiero, poi questa percezione avviene nello stato di respiro tranquillo ed è accompagnata dal Vasudeva Mantra. Infine questa percezione è rafforzata per mezzo del movimenti della testa (Thokar.) Ripetendo questa procedura, salendo dal Muladhara alla testa e scendendo lungo il sentiero a tre curve Tribhangamurari (Tri-bangamurari = tre-curva-forma) ciascun Chakra è perforato. [1] Amantrak Incomincia una profonda inspirazione. La lingua si suppone in Kechari Mudra o, per lo meno, in baby Kechari. Molto lentamente, solleva Prana e consapevolezza lungo il canale spinale, dal Muladhara al punto Sikha (Bindu) – mezzo minuto è richiesto per fare questo. Non fare alcuna pausa nei Chakra. Poi incomincia una profonda espirazione. Lascia che Prana e consapevolezza scendano lentamente lungo il percorso Tribhangamurari e raggiungano il Muladhara. Mezzo minuto è richiesto per fare questo. Il percorso Tribhangamurari incomincia in Bindu, sale di pochissimo a sinistra e poi subito scende verso il lato destro del corpo. Raggiunto un punto nella schiena (circa 5-6 centimetri più in su dell’altezza del capezzolo destro), inverte la direzione tagliando il nodo del cuore. Dopo aver raggiunto un punto nella schiena che è 5-6 centimetri più in basso dell’altezza del capezzolo sinistro, cambia di nuovo direzione e punta verso il Muladhara. 153 Le 3 procedure Amantrak, Samantrak e Tribhangamurari Thokar non sono concepite per essere praticate contemporaneamente. Non riuscireste a praticarle al massimo delle vostre capacità. L'unico effetto sarebbe di imprimere in maniera indelebile nella vostra mente un modo errato di concepire la pratica. Figura 12. Sentiero Tribhangamurari visto da dietro Chiamiamo questa tecnica Amantrak, che significa: ''senza l'uso del Mantra.'' L'insegnamento tradizionale è rivolto a kriyaban esperti che riescono a mantenere il respiro sottile e lungo, molto lungo. È possibile far sì che un giro completo di Amantrak duri un minuto. Se tu lo realizzi in un tempo più breve, diciamo 40 secondi, questo non significa che la tua pratica è sbagliata. Comunque fai tutto il possibile per allungare il tuo respiro. Veniamo a sottolineare l'aspetto più importante di questa pratica. La sua essenza consiste in una costante intensificazione della pressione mentale lungo l'intero circuito. Considera l'azione fisica di spremere con una matita 154 un tubetto quasi vuoto di dentifricio per fargli uscire tutto quello che rimane. Ebbene, questa immagine ti dà una buona idea della quantità di pressione mentale che devi applicare durante questa procedura. Quando utilizzi una grande forza di concentrazione e volontà, non c'è limite all'aumento del flusso energetico lungo il sentiero Tribhangamurari. Per quanto riguarda la routine, alcuni insegnanti danno questo consiglio: ''Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi per altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre due settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due settimane. Solo a questo punto pratica la seguente istruzione Samantrak.'' Una opzione più rapida è la seguente: ''Per un paio di mesi ripeti questa tecnica 36 volte, una volta al giorno, poi comincia a praticare la seguente tecnica.'' [2] Samantrak Samantrak significa ''con l'utilizzo di un Mantra.'' Ora il respiro è libero, dimenticalo totalmente. Figura 13. Sentiero Tribhangamurari arricchito con sillabe del Mantra 155 Le sillabe Om, Na, Mo, Bha, Ga sono vibrate rispettivamente nei primi cinque Chakra, Ba in Bindu. Teeee (con eee … prolungato ) è cantato nel centro entro nella parte sinistra del cervello. Le sillabe Va, Su, De e Va sono poste nei quattro nuovi centri fuori dalla spina dorsale; Ya è vibrato nel Muladhara. Questi cinque nuovi centri sono cinque "vortici" nel flusso principale della corrente – non sono un nuovo insieme di Chakra. Ciascuna sillaba quando viene fatta vibrare agisce come un Thokar mentale (colpetto): siccome la tecnica è eseguita lentamente, c'è tutto il tempo per rendere questa stimolazione molto efficace. Abbiamo appena descritto un giro di Samantrak, che dura un minuto. Se ti accorgi che esso è più breve, diciamo 45/50 secondi, proponiti di raggiungere il tempo esatto. Ricorda quello che abbiamo detto introducendo Amantrak. Ora, l'essenza di questa particolare procedura consiste nell'utilizzare la vibrazione delle 12 sillabe per incoraggiare una più sottile intensificazione della pressione mentale lungo l'intero circuito. Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi per altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre due settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due settimane. Questi numeri vanno rispettati. Poi sei pronto per praticare la forma Tribhangamurari del Thokar. Non avere fretta Le tecniche Tribhangamurari hanno il potere di creare una trasformazione permanente nel tuo atteggiamento verso il Kriya facendoti fare la conoscenza con uno stato di estasi finora sconosciuto mentre vivi pienamente l'esperienza della vita. Alcuni studenti cercano di assaporare subito il potere del ThokarTribhangamurari e lo fanno tramite una sporadica, disordinata sperimentazione di Amantrak e Samantrak ben lontani dal rispettare le regole dette. Quello che potrebbe essere il vero impatto della tecnica Thokar-Tribhangamurari rimane sconosciuto e neanche lontanamente presagito. È fondamentale infatti creare nel corpo la percezione di un particolare movimento interno. Il Thokar lungo esso va applicato solo quanto tale flusso energetico è ben stampato nella tua coscienza. 156 [3] Thokar Tribhangamurari Dimentica il respiro. Le mani (con dita intrecciate) sono poste sull'area dell'ombelico così da spingere in su la regione addominale, creando così una pressione mentale sui primi tre Chakra. Poni il mento sul petto e muovi energia e consapevolezza molto lentamente lungo la colonna spinale dal Muladhara fino al Bindu. Il mento sale lentamente seguendo il movimento interiore. ''Tocca'' internamente ciascun Chakra con le sillabe del Mantra (Om è posto nel primo Chakra, Na nel secondo...). Quando energia e consapevolezza sono nel Bindu, il mento è parallelo al suolo. Ora comincia la discesa dell'energia. Il movimento della testa seguirà millimetro dopo millimetro il flusso energetico lungo il sentiero Tribhangamurari attraversando il Chakra del cuore. Tutto avverrà in modo fluido, nello spazio di trenta secondi o meno, ma la descrizione che stiamo per dare parrà, di primo acchito, complicata. Con un minimo di pazienza, il giusto movimento della testa verrà appreso: basta capire che esso è stato concepito nel modo più logico ed efficace per intensificare quel particolare flusso energetico sinuoso verso il basso. Veniamo dunque a descrivere i movimenti della testa. 9 Senza girare la faccia, piega la testa verso sinistra, di un paio di centimetri, poi solleva il mento e ritorna nel mezzo. Rimani solo un istante in questa posizione, con il mento sollevato e lentamente volgi la faccia a destra (come se tu volessi guardare l'area alla tua destra, il più indietro possibile.) Solo la faccia si muove, non il tronco. Durante questo movimento LENTO il flusso interno di energia si muove da Bindu al punto nella schiena del lato destro del corpo. Ti rendi conto di come questo semplice movimento accompagna perfettamente la discesa dell'energia. 9 Quello che è essenziale è questo: non essere influenzato dalle dinamiche della tecnica del Thokar tradizionale che hai imparato precedentemente! 157 Figura 14. Thokar Tribhangamurari visto da davanti Qui avviene il primo dei cinque colpi psico fisici: il mento tocca la spalla destra per un istante e la sillaba Va é fatta vibrare nell'ottavo centro. La spalla pure fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il contatto col mento più facile. Ma attenzione: se senti che stai forzando, non farlo! Se non riesci a toccare la spalla destra col mento, accontentati di avvicinarti alla spalla il più possibile e stimola il centro ottavo con la pura forza mentale. Poi la faccia si volge lentamente verso sinistra accompagnando, millimetro dopo millimetro, il flusso interno di energia dall'ottavo al nono centro, attraversando il quarto Chakra. Se possibile, il mento dovrebbe essere posto sopra la spalla sinistra. Il secondo colpo avviene quando la sillaba Su è vibrata nel nono centro mentre il mento tocca per un istante la spalla sinistra – la spalla fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il contatto col mento più facile. 158 Figura 15. Gli stessi movimenti (solo la discesa) visti da dietro Altri due colpi avvengono quando le sillabe De e Va vengono poste nel decimo e undicesimo centro. La modalità è la seguente: il mento si muove lentamente verso il centro del petto, sfiorando la clavicola sinistra. Durante questo movimento, due leggeri colpi sono dati sulla clavicola sinistra in posizioni intermedie. I colpi, ovviamente, vengono dati nel momento in cui le sillabe del Mantra vengono fatte vibrare. Infine, un ultimo colpo è dato sul petto (posizione centrale) quando la sillaba Ya è fatta vibrare nel Muladhara. Spero sia chiaro che l'essenza di questa particolare procedura consiste nell'utilizzare i movimenti della testa (con i cinque colpi) per incoraggiare una ulteriore intensificazione della pressione mentale lungo l'intero circuito. Ripeti la procedura 36 volte. Dopo aver completato il numero programmato di giri, calma il sistema per mezzo di una pratica minima di Samantrak, poi rilassati praticando un semplice Pranayama mentale. La supervisione di un esperto aiuta ad evitare problemi – intendo problemi fisici di sforzo eccessivo e di dolore nelle vertebre cervicali e nei muscoli del collo. Movimenti bruschi dovrebbero essere evitati; è possibile usare al loro posto una grande intensità mentale di concentrazione. Per un paio di settimane non praticare ogni giorno ma ogni due o tre giorni. 159 Prima possibile, comincia la routine ad incremento progressivo di questa procedura praticando le dosi seguenti: 36x2, 36x3,….. 36x35, 36x36. Ma attenzione: tra una tappa e la successiva lascia sempre trascorrere una settimana. A chi ha tempo e buona volontà per completarla, raccomando questa routine come importantissima. Gli effetti saranno forti e comporteranno una grande trasformazione interiore. Un minimo di 8-10 mesi sono richiesti per completarla. Sottolineiamo i punti chiave Attraverso questa procedura, il flusso di Tribhangamurari è intensificato dai specifici movimenti della testa. In questo capitolo ho descritto come un movimento lento e continuo del mento finisce con un sobbalzo diretto su un specifico centro poi, dopo una micro pausa, il movimento ricomincia, e così via. Il problema è che molti kriyaban concentrano tutta l'attenzione sull'impartire i colpi e non capiscono il valore di creare una pressione mentale lungo ogni millimetro del percorso. Il Thokar-Tribhangamurari può essere idealmente padroneggiato in quattro passi. Consideriamo la sensazione di movimento che sale lungo la spina dorsale e scende lungo il percorso a tre curve. 1. Anzitutto è necessario sentire che i movimenti della testa accompagnano perfettamente, millimetro dopo millimetro, il flusso della corrente interna. Per un certo tempo, facciamo quanto è nelle nostre possibilità per ottenere una percezione ininterrotta della corrente. 2. Solo ora possiamo cercare di intensificare la percezione del flusso interno creando una pressione mentale lungo ciascuna parte di esso. Utilizziamo i movimenti della testa per "toccare con pressione" ogni millimetro del percorso, in su ed in giù. Il mento va mosso lentamente come se stessimo cercando di vincere una forte resistenza. Abbiamo suggerito l'idea: "come spremere con una matita un tubo quasi vuoto di dentifricio per farne uscire l'ultima piccola parte. '' 3. Ora ci concentriamo su ciò che sta accadendo quando, fermandoci per una frazione di un secondo, vibriamo la relativa sillaba in un centro. Dobbiamo sviluppare la determinazione di divenire consapevoli di ciascuno dei 12 centri. 160 4. Solamente a questo punto diamo tutta l'enfasi possibile ai cinque colpi e a quello che si sta irradiando da ogni centro, dopo il colpo. La routine incrementale del Thokar Tribhangamurari Mi sia concesso di dare qui un'idea di quello che la routine incrementale del Thokar-Tribhangamurari implica. Mentre Amantrak e Samantrak sono praticati ogni giorno, le sedute incrementali del Thokar-Tribhangamurari sono praticate una volta alla settimana (gli altri giorni si può comunque praticare fino a 36 ripetizioni.) Un kriyaban deve avere avuto tutto il tempo necessario per metabolizzare il materiale subconscio che la forte azione esercitata sul Muladhara porta alla superficie. Un kriyaban percepisce anzitutto un flusso tranquillo di energia che sale lungo la spina dorsale impiegando 20-30 secondi: questa è in se stessa una forte esperienza, poi venendo in giù la testa segue il flusso interiore lungo il sentiero a tre curve che taglia i tre nodi principali nel tempo di 2030 secondi. I movimenti sono perfettamente razionali e hanno un solo scopo: aumentare la forza del processo. In cinque posti collegati con Va Su De Va Ya abbiamo i colpi. Muovendo la testa a sinistra, poi a destra, poi a sinistra, il kriyaban crea un equilibrio Ida-Pingala. A questo punto c'è il colpo sul Muladhara e la salita lungo la spina dorsale. Ripetendo questo processo tante tante volte c'è veramente la speranza di riuscire ad entrare nel canale di Sushumna, di fermare il respiro e di godere di un beato stato estatico! Si comincia con 36 giri; una settimana dopo si praticano 36x2, poi 36x3... e infine 36x36 ripetizioni. Questo significa 1296 giri completi! Riesciamo a immaginare quello che accade? 1296 significa che tu cominci al mattino e finisci di notte, ripetendo tante tante volte la stessa azione. Non c'è dubbio che riuscirai ad aprire la porta del Sushumna! Naturalmente hai preparato questa esperienza praticando 36x35, e prima 36x34 .... E non dimentichiamo che hai praticato Amantrak e Samantrak per vari mesi! 161 TERZO LIVELLO DEL KRIYA: MICROMOVIMENTO Discuteremo qui il modo di concepire il Terzo Livello del Kriya Yoga come è insegnato dalle scuole ''Tribhangamurari.'' Si tratta di concentrarsi sul Kutastha percependo contemporaneamente un micro-movimento Tribhangamurari nella sede di ciascun Chakra. Questa procedura richiama l'insegnamento di Swami Hariharananda. Egli ci insegnò a contattare la realtà Omkar costituita da suono, luce e sensazione di movimento. L'aspetto oscillatorio della realtà Omkar aveva un posto centrale nel suo insegnamento. 10 I libri sullo Yoga spiegano l'importanza di sentire una sensazione di energia in movimento nel corpo intero, per esempio che saliva dal Muladhara lungo la spina dorsale o, come spiegò Sri Aurobindo, che scendeva dall'alto e si infondeva nel corpo. Swami Hariharananda si riferiva invece ad una sensazione di movimento o meglio di oscillazione entro ciascun Chakra. Percepire una oscillazione entro ciascun Chakra non è esattamente come percepire la forma Tribhangamurari in piccole dimensioni, comunque gli effetti sono, più o meno, gli stessi. Lo ''stato di assorbimento'' creato dall'avere questa particolare percezione in ciascun Chakra non ha paragoni. Solo poche scuole di Kriya hanno svelato la natura di questo micro-movimento e rivelato la sua importanza. Sfortunatamente molte persone cercano freneticamente un impossibile surrogato di esso! 10 Ricordo come durante gli incontri con i devoti egli toccava alcuni presenti in testa o sul torace, vibrando la sua mano, cercando di trasmettere una sensazione come di ''oscillazione.'' 162 Micro movimento Tribhangamurari Dopo un minimo di 12 ripetizioni del Thokar Tribhangamurari, impariamo a sperimentare il movimento Tribhangamurari in piccole dimensioni entro i 12 centri del percorso Macro Tribhangamurari. Figura 16. Micro movimento Tribhangamurari in ciascuno dei 12 centri Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana dal Muladhara Chakra nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Abbassa di poco il mento, trattieni il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Visualizzalo come un dischetto orizzontale avente un diametro di circa 2-3 centimetri. Percepisci su quel disco il movimento Tribhangamurari in dimensioni ridotte. Non preoccuparti del tempo richiesto: può essere breve, può essere lungo ... non importa. Esercita una moderata ma continua pressione sul disco come se tu avessi una penna e tracciassi il tratto con forza. Ripeti 163 ancora due volte. Il respiro è trattenuto senza sforzo; il Prana rimane totalmente in Ajna Chakra. Dopo tre percezioni del movimento completo puoi rilassarti lasciando che il Prana scenda in basso. Avviene una sottile espirazione, ma tu nemmeno la percepisci. Passa al secondo Chakra e ripeti la stessa procedura. Ripetila per i Chakra 3, 4 e 5, poi per Bindu, poi per il Midollo Allungato, poi per i quattro centri al di fuori della spina dorsale, e finalmente per il Muladhara. Questo è il primo giro: pratica due ulteriori giri. Sii fedele a questa pratica per almeno sei mesi prima di aumentare la pressione mentale tramite la ripetizione delle sillabe del Vasudeva Mantra. Micro movimento Tribhangamurari utilizzando il Mantra Questa tecnica è, a mio avviso, la più elevata contenuta in questa seconda parte del libro. Essa possiede un mistero di Ultraterrena Bellezza. Tra le rovine delle passate illusioni, l'esperienza che andiamo a descrivere apre le porte della realizzazione spirituale. Essa incarna il più profondo aspetto della realtà Omkar. Percepire il micro movimento significa annientare ogni forma di dualità presente nei Chakra e quindi, nella propria consapevolezza. È come se il centro tra le sopracciglia diventasse una cosa sola con ciascun Chakra, fondendoli in un unica realtà. Questo ci porta fuori dal tempo e dallo spazio. Ne nasce un'aspirazione di amore bruciante verso il Divino. Pratica il Kechari Mudra. Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana dal Muladhara Chakra nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Dimentica il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Ripeti mentalmente le sillabe "Om-Na-Mo-Bha-Ga-Ba-Te-Va-Su-De-Va-Ya". Fai questo Japa senza fretta. Percepisci il micro movimento Tribhangamurari osservando come il canto mentale delle 12 sillabe aggiungerà una maggiore ''pressione'' ad esso. Rimani immobile senza fare alcun movimento della colonna spinale o della testa. Qui tutto il potere della pressione deve essere ottenuto con la pura ripetizione delle sillabe del Mantra. Queste sillabe sono come piccole "spinte" o "pulsazioni." La durata di un giro è determinata dalla velocità del canto del Mantra. Per molte persone il canto del Mantra e, di conseguenza, il micromovimento dura approssimativamente 10-12 secondi. Rammenta la raccomandazione di Lahiri Mahasaya: "Non abbiate fretta!". Cerca di percepire la differenza tra andare piano e andare velocemente. Se vai lentamente percepirai un enorme potere. 164 Ripeti il Vasudeva Mantra tre volte. Il Prana rimane totalmente in testa. Dopo tre percezioni del movimento completo, ripeti la stessa procedura per i Chakra 2, 3, 4 e 5, poi Bindu, poi Midollo Allungato, poi i quattro centri al di fuori della spina dorsale e finalmente per il Muladhara. Questo è un giro: pratica da tre a dodici giri. Alla fine di questa pratica, rimani con la consapevolezza centrata nella luce che percepirai nella parte superiore della testa. Routine incrementale del Micro movimento Tribhangamurari da compiersi nell'ultima parte della vita Quando ricevetti questa istruzione mi fu detto che, analogamente allo Yoni Mudra che è praticato ogni notte nel momento in cui un kriyaban si accinge a sottrarre la consapevolezza dal corpo e dal mondo fisico e si prepara al sonno – che è una "piccola morte" – la routine incrementale Micro movimento Tribhangamurari è un pacifico ritorno all'origine: un prepararsi a "morire per sempre" – nel senso di divenire per sempre libero nello Spirito. È stato spiegato che quest'ultima routine incrementale, oltre ad essere la migliore preparazione per l'uscita consapevole fuori del corpo al momento della morte (Mahasamadhi), brucia per sempre la necessità di reincarnarsi. 11 Nella routine incrementale basata sul Micro movimento abbiamo 36 sedute di pratica. Quello che è nuovo è che la maggior parte di queste sedute richiedono più di un giorno. Nel primo giorno si percepiscono 36 Micro movimenti in ciascuno dei 12 centri. La seconda seduta prevede di percepire 36x2 Micro movimenti in ciascun centro. [Si pratica una sola lunga rotazione, non due rotazioni diverse: si sperimentano 72 Micro movimenti nel primo Chakra senza interruzione, poi 72 nel secondo Chakra e così via....] Dopo alcuni giorni, si pratica la terza seduta che prevede 36x3 Micro movimenti in ciascun centro. Poi passano altri giorni. Poi abbiamo i 36x4 la cui pratica 11 Per quanto riguarda quello che accade durante il processo del Mahasamadhi, abbiamo sentito molte storie sui possibili ''modi Kriya'' di abbandonare il guscio fisico, ma ovviamente non possiamo garantire la loro autenticità. Alcuni affermano che il modo tipico è il Thokar, altri accennano a procedure che avvengono completamente nel Kutastha. Possiamo ragionevolmente presumere che non sia sempre possibile eseguire il movimento fisico del Thokar. Focalizzare la propria consapevolezza nella spina dorsale o nel punto tra le sopracciglia può essere l'unica cosa possibile. La cosa più interessante che ho sentito è che alcuni kriyaban, durante le ultime settimane o mesi prima di lasciare il corpo, praticano solo una tecnica: percepire il Micro movimento Tribhangamurari nel Kutastha. Al momento della morte, essi si uniscono con l'Infinito attraverso questa stessa procedura. 165 può occupare un giorno intero. I prossimi passi: 36x5, 36x6, 36x7 36x8 non solo richiedono un giorno intero ma anche parte del giorno seguente. Perciò si deve dividere lo sforzo in due parti. Qui avviene quello che non fu mai fino ad ora permesso: dormire una notte intera tra le due parti considerate come un'unica seduta. Quello che è importante è che nella mattina del giorno seguente si riprenda più o meno immediatamente. Quindi non è permesso di andare a lavorare ed è anche raccomandato di mantenere il silenzio, evitando ogni opportunità per la conversazione. (L'uso del buon senso dovrebbe comunque sempre prevalere; se è qualcuno ci rivolge la parola, una risposta gentile è sempre un dovere.) Si può ora capire che le sedute seguenti richiedono più giorni; l'ultima seduta richiede circa 12 giorni! Proviamo a descrivere quello che avviene durante l'ultima seduta: si percepiscono 36x36 micro movimenti in ciascun centro! Questo vuole dire: 1296 micro movimenti nel Muladhara, 1296 nello Swadhistan.... e così via, finendo di nuovo dopo molti giorni nel Muladhara con 1296 percezioni. Devo sottolineare che non è permesso saltare una tappa. Non pensate: "Durante le mie prossime ferie estive troverò facilmente una dozzina di giorni per praticare 36x36.'' No! Non funziona in questo modo. Prima di percepire il movimento Micro 36x36 volte in ciascuno centro, lo si deve aver percepito 36x35 volte. E prima di questo, 36x34 volte, e così via.... Completare questa routine incrementale è realmente un gigantesco conseguimento. Accadranno molte esperienze splendide e gli ultimi ostacoli interni saranno dissolti uno dopo l'altro. Quando avete completato la vostra pratica, scoprite che non riuscite a descriverla in quanto la beatitudine sperimentata ha totalmente cancellato dalla vostra memoria le modalità della vostra esperienza. Un kriyaban dovrebbe fare ogni sforzo per creare l'opportunità di concedersi la gioia, il privilegio di completare il numero raccomandato di ripetizioni senza mai cedere alla tentazione di praticare in modo affrettato. Appendice: micro movimento che si origina dalla pratica del Thokar classico (questa forma di Thokar è spiegata nel capitolo 9) Descriviamo come la pratica del Thokar può indurre un micro movimento nel Chakra del cuore e poi in ciascun Chakra. Dopo aver completato il proprio usuale numero di rotazioni della Forma Evoluta del Thokar respira liberamente. Poi visualizza il quarto Chakra come un disco orizzontale avente un diametro di circa tre centimetri. Impara a percepire una sensazione di movimento interiore sulla sua superficie. A tal fine prosegui con i movimenti della testa, ma solo 166 accennando ad essi. Mentre la testa si muove verso sinistra, percepisci nel Chakra del cuore un debole movimento interiore verso sinistra. Canta mentalmente la sillaba Teee. Quando la testa si muove verso destra, percepisci un movimento verso destra. Pensa alla sillaba Va. Quando la testa si piega in avanti (si tratta di un movimento non pronunciato) percepisci che il movimento interiore raggiunge il centro del quarto Chakra. Lì fai vibrare la sillaba Su. Continua a ripetere: Te Va Su, Te Va Su.... ma gradatamente fai sì che ogni movimento fisico (della testa) sia solo accennato e gradualmente scompaia. Dopo un paio di minuti, l'attenzione è del tutto volta verso l'interno e il respiro è impercettibile. Figure 17. Micro movimento come è percepito nel Chakra 4 La procedura del Micro movimento può essere estesa a ciascun Chakra. Ripetendo in ciascun Chakra il canto mentale di Te Va Su tre volte, realizzerai di avere il potere di toccare quasi con fisica intensità il nucleo di ciascun Chakra. Come utilizzare il micro movimento per ottenere l'assenza di respiro Lo stato di assenza di respiro nasce facilmente quando si ha l'avvertenza di creare il micro movimento seguendo un particolare ordine di concentrazione sui vari Chakra. Precisamente: focalizza l'attenzione sul Muladhara. Vibra (pensa con enfasi) ''Te Va Su'' nel Muladhara, una volta sola. Percepisci, entro il Muladhara, il movimento oscillatorio creato da "Te Va Su." Quando pensi ''Su'' nel centro del Chakra dovresti sentire una sensazione estatica. 167 Bene, quando ti viene naturale inspirare, inspira quanto è necessario, fermati un istante e concentrati sul secondo Chakra. Trattieni il respiro delicatamente e vibra "Te Va Su" nel secondo Chakra. Espira quando senti di espirare, concentrati sul Muladhara, e vibra "Te Va Su" nella sua sede. Quando diventa naturale avere una breve inspirazione, inspira quanto è necessario portando la coscienza sul terzo Chakra. Trattieni il respiro delicatamente e vibra "Te Va Su" nel terzo Chakra. Espira quando senti di espirare, concentrati sul Muladhara, vibra "Te Va Su" nella sua sede. Continua in tal modo, ripetendo la procedura tra il Muladhara e il quarto Chakra; Muladhara e il quinto Chakra; Muladhara – Midollo Allungato; Muladhara – quinto Chakra; Muladhara – quarto Chakra; Muladhara – terzo Chakra; Muladhara – secondo Chakra. Come vedi, un ciclo è fatto di 9 respiri brevi. Ripeti più di un ciclo, intensificando la tua concentrazione finché il tuo respiro sarà quasi inesistente. Continua finché realizzi che il tuo corpo è sostenuto di energia interiore. Continua sentendo non solo i Chakra ma anche il corpo intero. Un giorno il respiro si fermerà completamente: sarà come un miracolo. "No me pidáis que lo explique. Tengo el fuego en las manos". (Garcia Lorca.) 168 CAPITOLO 11 SCUOLA OMKAR La scuola Omkar (mi riferisco alla scuola Kriya che nasce da Swami Hariharananda) è un modo fantastico per approfondire la pratica del Kriya. Swami Hariharananda ci ha spiegato che la realtà Omkar si rende manifesta come Suono, Luce e sensazione di Movimento. Nel mio cuore rivolgo un grazie a quanto ho appreso ai piedi di questo Maestro nonché da un paio di suoi discepoli. In questa scuola il Primo livello del Kriya è diverso da quello adottato dalla scuola classica e da quella Tribhangamurari. Routine Primo Kriya Maha Mudra in due parti (Piegamenti e Maha Mudra vero e proprio) Kriya Pranayama Jyoti Mudra Paravastha A motivo della sua grande bellezza ho già introdotto il Maha Mudra tipico della scuola Omkar nel capitolo 7 con il titolo ''Intensificare la pratica del Maha Mudra'' Quindi non mi resta che completare la presentazione delle tecniche del Primo Kriya. Per quanto riguarda il Secondo livello del Kriya, presento qui quello che in tale scuola non ha un nome specifico e che io chiamerò Omkar Pranayama. Segue la descrizione di un Jyoti Mudra particolare che a mio avviso sarebbe da chiamare Terzo Kriya. Il Quarto Kriya è la circolazione energia nella parte superiore del cervello, quindi l'attivazione ottavo Chakra e infine il Dhyana sulla luce divina. COMPLETAMENTO DELLA LIVELLO DEL KRIYA DESCRIZIONE DEL PRIMO Kriya Pranayama Con gli occhi chiusi, inspira profondamente nella Fontanella. Poi espira scendendo in Ajna. Trattieni il respiro per pochi secondi (3-4) e poi inspira sollevando la coscienza di nuovo nella Fontanella. Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi espira scendendo fino a Vishuddha, trattieni per alcuni 169 secondi, poi inspira da Vishuddha alla Fontanella. Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi espira fino ad Anahata... Continuando in questo modo, a un certo punto raggiungi il Muladhara. Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal Muladhara alla Fontanella. Ripetiamo il tutto in ordine inverso. Espira dalla Fontanella al Muladhara. Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal Muladhara alla Fontanella, trattieni il respiro. Poi espira dalla Fontanella al Swadhisthana Chakra... pausa... inspira... e così via finché espiri dalla Fontanella ad Ajna. Questo è un ciclo (12 respiri). Puoi ripetere il ciclo per un paio di volte. Durante la pausa tra l'inspirazione ed espirazione (la consapevolezza è nella Fontanella) il respiro dovrebbe essere trattenuto da 2 a 3 secondi, ma dopo molte settimane di pratica, il tempo di ciascuna pausa può essere gradualmente aumentato fino a 30 secondi. Questo dettaglio è molto importante per creare una calma più profonda. Jyoti Mudra Chiudi le orecchie con i pollici mentre con gli indici premi leggermente gli angoli degli occhi oppure coprendo gli occhi con una lieve pressione. Concentrati nel Kutastha. Lascia che una parte della tua attenzione scenda nel Muladhara. Poi solleva idealmente questo Chakra tramite una inspirazione nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro fintantoché ti è facile (circa 10-15 secondi) mentre cerchi di percepire la luce particolare del Muladhara nel Kutastha. Espira e poni idealmente il Chakra Muladhara nella sua posizione originale. Parte dell'attenzione si sposta ora sul secondo Chakra. Poi fai esattamente quello che hai fatto con il Chakra Muladhara. Grazie ad una breve espirazione, questo Chakra ritorna poi idealmente nella propria sede... Lo stesso si ripete per i Chakra 3, 4, 5 e Medulla. Cerca sempre di percepire la luce nel punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo ciascun centro nella luce dell'occhio spirituale. Alla fine della procedura poni le palme delle mani sulle palpebre e rimani là vedendo la Luce per 2-3 minuti. Quando la Luce scompare, abbassa le mani. Paravastha Paravastha è lo stato che segue ad una buona pratica di Kriya. Rimani più a lungo in meditazione ascoltando il suono divino, sentendo la vibrazione e godendo della Luce divina. Percepisci il centro della tua concentrazione che si solleva lentamente dal Kutastha alla Fontanella e sopra la Fontanella oltre corpo. Rimani senza pensieri percependo questo cielo 170 interiore che comincia dalla parte superiore della testa. Quando raggiungi la fine della tua routine di meditazione, apra gli occhi. Fissi quello che è di fronte a te ma non osserva qualsiasi cosa in particolare. Guarda senza guardare. Manitieni il 99% della tua attenzione a Fontanella. Dopo un po' diverrai consapevole di una sottile linea di Luce bianca, morbida, come una nebbia, attorno a tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca e più grande. Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti chiudi i tuoi occhi e rimani così ancora un po' prima di alzarti in piedi. SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: OMKAR PRANAYAMA Prima parte Appoggia le mani con le dita intrecciate sull'addome. Inspirazione ed espirazione sono divise in 6 + 6 parti. Cominciando dalla posizione col mento appoggiato al petto, inspira sollevando simultaneamente il mento con lentezza come per accompagnare e spingere l'energia nel suo cammino verso l'alto. Poni mentalmente le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo Bhagavate Vasudevaya) nella sede di ciascun Chakra facendo una breve pausa in ciascuno. Durante il primo "sorso" dell'inspirazione, la concentrazione è sul Muladhara, dove viene idealmente "posta" la sillaba Om; durante il secondo "sorso" la concentrazione è sul secondo Chakra, dove viene idealmente posta la sillaba Na... e così via, finché Ba è posta nel Bindu, l'inspirazione è completata e il mento è orizzontale. Trattieni il respiro. Pratica il Kechari Mudra come meglio puoi. Piega la testa in avanti verso la cavità di gola: la Luce divina fluisce in giù dall'alto nella regione occipitale del cervello (perciò nella parte della testa che è volta verso il soffitto.) Dopo avere sentito questo per un secondo o più, riprendi la posizione normale ed immediatamente piega leggermente la testa verso la spalla sinistra, senza girare la faccia. L'esperienza precedente dell'infusione della Luce divina avviene di nuovo nella parte destra della testa. Riprendi la posizione normale e piega leggermente indietro la testa: l'esperienza della Luce divina avviene nella parte frontale della testa. Poi piega la testa verso la spalla destra ... l'esperienza della Luce divina avviene nella parte sinistra della testa. Chiudi il giro ripetendo il primo movimento ovvero piegando la testa in avanti verso la cavità di gola: la Luce divina fluisce in giù dall'alto nella regione occipitale del cervello. Dopo aver concluso una rotazione della testa, comincia la espirazione. Anche l'espirazione è divisa in sei parti ben marcate come pulsazioni. Abbassando lentamente il mento sul petto, la consapevolezza scende lungo la colonna spinale. Poni la sillaba Teee nel Midollo Allungato, Va nel quinto 171 Chakra.... e così via.... Su... De... Va, finché Ya è cantato mentalmente nel Muladhara. Se ciò è confortevole fai una piccola pausa dopo la espirazione. Durante questa la consapevolezza fa una completa rotazione in senso antiorario attorno al Chakra Muladhara. Il tempo globale di un Omkar Pranayama dipende dall'individuo: di solito è di circa 45-50 secondi ma da un certo punto in poi, la velocità di ciascuna ripetizione di Omkar Pranayama rallenterà. Il respiro è "risucchiato internamente" e sembra essere dissolto. Da quel momento in poi, tutti i dettagli fisici sono solo accennati. Probabilmente hai letto da qualche parte che in un profondo Pranayama l'energia attraversa i Chakra come il filo di una collana passa attraverso le perle. Può anche avvenire che il ''filo'' di energia avvolge ciascuna ''perla.'' La rotazione antioraria delle consapevolezza attorno alla corona (indotta dalla esperienza della Luce che scende dall'alto) Quando comincia l'inspirazione e tu canti mentalmente Om, puoi usare gli istanti iniziali della inspirazione per intensificare la pressione psichica attorno al Muladhara Chakra. Questa azione interiore si estende in modo naturale agli altri Chakra. Il percorso di salita è simile ad un'elica che circonda e crea pressione attorno a ciascun Chakra. Procedi con calma, non avere fretta, lascia dunque che questo processo si riveli spontaneamente. Seconda parte Dimentica il respiro come nel Pranayama mentale. In ciascun Chakra ripeti mentalmente la sillaba relativa molte, molte volte. Quindi nel Muladhara ripeti Om, Om Om, Om Om... tante volte, come minimo 36. (Non usare comunque il Mala per contare – rimani immobile.) La velocità con cui canti le sillabe è approssimativamente due ogni secondo. Visualizza tale Chakra come un disco orizzontale del diametro di circa tre centimetri. Visualizza queste sillabe che si muovono in senso antiorario all'interno del Chakra. Poi concentrati sul secondo Chakra dove fai esattamente la stessa azione, utilizzando la seconda sillaba del Mantra, ovvero Na, Na, Na, Na, Na... circa 36 volte. Poi ti concentrerai sul terzo Chakra, ripetendo Mo, Mo, Mo, Mo, Mo...circa 36 volte. Poi ti concentrerai sul quarto Chakra, ripetendo Bha, Bha, Bha, Bha, Bha … poi sul quinto (Ga, Ga, Ga, Ga, Ga ....), poi su Bindu (Ba, Ba, Ba, Ba, Ba ....). Ora pratica i cinque piegamenti della testa ma in modo più lento. La testa si piega in avanti verso la cavità della gola: la Luce divina scende dalla regione che si trova sopra la testa (sede della Tranquillità Eterna) 172 nella regione occipitale del cervello. Dopo aver percepito questo per 10-20 secondi, riprendi la posizione normale della testa e piega la testa di poco verso la spalla sinistra senza girare la faccia verso sinistra. La precedente esperienza di infusione della la Luce divina avviene di nuovo. La Luce divina scende dalla regione che si trova sopra la testa nella parte destra del cervello, poi nella spina dorsale e nel corpo. Dopo aver percepito questo per 10-20 secondi, riprendi la posizione normale della testa. Ora la testa si piega indietro: avviene la stessa esperienza e la luce Divina scende nella parte frontale del cervello.... Piega la testa verso la spalla destra senza girare la faccia. La stessa esperienza avviene e la Luce divina scende nella parte sinistra del cervello.... Per chiudere il giro, il mento si piega in avanti verso la cavità della gola; la stessa esperienza avviene … La testa riprende la sua posizione normale. Hai percepito la Luce e le benedizioni divine in ciascuna delle quattro Parti del cervello. In questo modo la Luce spirituale pervaderà ciascun atomo della parte superiore della tua testa. Ora concentrati su Medulla e ripeti Te Te Te Te Te Te .... …Lo ''stato di assorbimento'' è davvero molto forte. Poi passerai a concentrarti sul quinto Chakra usando Va, Va, Va …. …. poi quarto.... terzo …. secondo …. Muladhara. Salire così dal Muladhara al Bindu e discendere poi ripetendo sempre quella procedura costituisce un giro: il tempo richiesto è approssimativamente 4-6 minuti. Ripeti 3-4 giri e poi perditi nello stato meditativo. Punti chiave [1] Passando da un Chakra al successivo, comincerai a notare il cambiamento della vibrazione luminosa nella regione tra le sopracciglia. In seguito avrai l'esperienza che un suono specifico emana da ciascun centro. Rimanendo assorto nell'ascolto dei suoni astrali, si crea beatitudine interiore, ponendo da parte – almeno momentaneamente – la coscienza dell'ego. Questo è il momento in cui la realtà Omkar si rivela. [2] Dopo molte ripetizioni di questa procedura, la parte superiore del cervello rimarrà idealmente nello spazio, separata dal corpo fisico. Swami Hariharananda disse che questa procedura finisce col separare la parte superiore della testa dalla inferiore. Egli paragonò la testa ad una noce di cocco e disse che questa procedura apre la noce di cocco colpendola da quattro parti. Ovviamente molto sforzo è richiesto per raggiungere tale 173 risultato. Uno deve realmente ''invitare'' l'energia divina a scendere in ciascuna parte della testa. Durante il giorno rimani in questo stato il più possibile. Quando puoi ritirarti per una breve meditazione, entra in sintonia con il Suono, la Luce, il potere senza forma del Divino che ruotano entro il cranio. Impiego della 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito Swami Hariharananda prese la decisione di insegnare una pratica tipica dello Hatha Yoga tantrico per completare la pratica del suo Secondo Kriya. In seguito cambiò idea e non la insegnò più perlomeno qui in Europa. È interessante darne un cenno. Questa procedura serve ad aiutare il ricercatore a percepire l'Energia Divina nei Chakra e in diverse parti del corpo. [a] In ciascun Chakra Le 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito saranno cantate mentalmente visualizzando i petali di ciascun Chakra. Non c'è controllo del respiro. Incomincia con Hang Kshang in Ajna Chakra: Hang nell'emisfero sinistro del cervello e Kshang in quello destro. Poi canta mentalmente le 16 vocali nel Chakra cervicale (Ang Aang Ing Iing Ung Uung Ring Rring Lring Llring Eng Aing Ong Oung Aung Ah) – canta ciascuna lettera solo una volta e questo vale anche per i Chakra seguenti. In questa pratica visualizza ciascun Chakra come un disco verticale che irradia Luce divina per mezzo dei suoi petali. Visualizza il numero di petali che è previsto dalla tradizione Yoga e visualizzali in direzioni oraria. Quindi poni le prime 12 consonanti nel Chakra del cuore (Kong Khong Gong Ghong Wong Chong Chhong Jong Jhong Neong Tong Thong), canta le seguenti 10 nel Manipura (Dong Dhong Nong Tong Thong Dong Dhong Noing Pong Phong), poi le seguenti 6 nello Swadhistan (Bong Bhong Mong Jong Rong Long) e infine le ultime 4 nel Muladhara (Vong Shhong Shong Song). In ciascun Chakra, comincia dalla parte superiore a sinistra, poi scendi a sinistra e sali dalla parte destra. Si raccomandano tre cigli. Si chiude ripetendo le due sillabe Hang Kshang in Ajna. [b] Nella corona della testa Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono fatte ruotare attorno alla corona della testa attivando il suono Omkar che è percepito nel centro del cervello – nella cosiddetta ''Grotta di Brahma'', la sede delle ghiandole ipofisi e pineale. Si incomincia da dietro la corona con le vocali, poi si continua con le consonanti fino a ritornare al punto di partenza. Fai il giro in senso antiorario (se visto dall'alto) e poi ripeti orario. Si consiglia di farne 6+6. 174 I buoni effetti di questa procedura sono facilmente sperimentati ed è per questo che questa procedura viene percepita come ''provvidenziale.'' [c] In diverse parti del corpo Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono poste in 50 parti del corpo. Non c'è controllo del respiro. Poni la mano sulle seguenti parti del corpo, cantando mentalmente la appropriata lettera. 1 ANG Fronte 2 AANG Bocca 3 ING Occhio sinistro 4 IING Occhio destro 5 UNG Orecchio sinistro 6 UUNG Orecchio destro 7 RING Narice sinistra 8 RRING Narice destra 9 LRING Guancia sinistra 10 LLRING Guancia destra 11 ENG parte interiore della bocca (qui non si deve toccare) 12 AING Mento 13 ONG Parte superiore del labbro e denti superiori 14 OUNG Parte inferiori del labbro e denti inferiori 15 AUNG Fronte & cime della testa 16 AH Intero volto (toccalo con entrambe le mani) 17 KONG Spalla sinistra 18 KHONG Gomito sinistro 19 GONG Polso sinistro 20 GHONG Nocche delle dita sinistre 21 WONG Articolazioni della dita sinistre 22 CHONG spalla destra 23 CHHONG Gomito destro 24 JONG Polso destro 25 JHONG Nocche delle dita destre 26 NEONG Articolazioni delle dita destre 27 TONG Articolazione della coscia sinistra 28 THONG Ginocchio sinistro 29 DONG Caviglia sinistra 30 DHONG Avampiede sinistro 31 NONG Dita del piede sinistro 32 TONG Articolazione della cosci destra 33 THONG Ginocchio destro 34 DONG Caviglia destra 35 DHONG Avampiede destro 36 NOING Dita del piede destro 37 PONG Costole sinistre 38 PHONG Costole destre 39 BONG Schiena (toccatela in su e in giù) 40 BHONG Basso addome 41 MONG Parte superiore dell'addome 42 JONG Centro del cuore 43 RONG Spalla sinistra 44 LONG Parte posteriore del collo 45 VONG Spalla destra 46 SHHONG Dalla spalla sinistra alla mano destra 47 SHONG Dalla spalla destra alla mano sinistra 48 SONG Dalla spalla sinistra al piede destro 49 HAM Dalla spalla destra al piede sinistro 50 AKSHAM Muoversi verso il basso lungo la parte frontale del corpo JYOTI MUDRA SECONDO/TERZO KRIYA Secondo la mia comprensione questo è il vero e proprio terzo livello del Kriya. Comunque ormai è entrato nella tradizione di presentarlo sempre come Jyoti Mudra Secondo Kriya. Durante questa pratica tu contrai e rilassi i muscoli vicino la sede fisica di ciascun Chakra. La posizione delle mani e delle dita è la stessa che per lo 175 Jyoti Mudra che abbiamo prima illustrato: con i pollici chiudi le orecchie mentre con gli indici copri gli occhi. Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino al Muladhara: la parte dietro del perineo. Poi solleva questo Chakra per mezzo di una inspirazione fino al Kutastha. Trattieni il respiro il più a lungo possibile purché ciò non crei disagio (circa 10 -15 secondi) mentre cerchi di percepire (nel Kutastha) la particolare luce del Muladhara. Rilassa la tensione fisica ed espira. Poi sposta la consapevolezza sul secondo Chakra Swadhisthana e contrai i muscoli della zona sessuale e del sacro. Puoi praticare il Vajroli Mudra (contrai e rilassa lo sfintere uretrale ed i muscoli della schiena vicino al centro sacrale.) Poi fai esattamente quello che hai fatto col Muladhara Chakra, quindi lo sollevi nel Kutastha... Quando Swadhisthana è di nuovo nella sua posizione iniziale, concentrati sul terzo Chakra Manipura. Contrai i muscoli dell'addome al livello dell'ombelico: contrai rapidamente e rilassa l'ombelico, i muscoli addominali e l'area lombare della spina dorsale. Poi fai esattamente quello che hai fatto con i due Chakra precedenti ... Ripeti lo stesso schema per Anahata Chakra. Espandi il petto. Avvicina le scapole e concentrati sulla spina dorsale, la parte vicina al cuore. Senti la contrazione dei muscoli vicini al centro dorsale. Poi fai esattamente quello che hai fatto con i tre precedenti Chakra... Concentrati sul quinto Chakra Vishuddha. Muovi la testa rapidamente destra-sinistra (senza girare il volto) un paio di volte, percependo un suono nelle vertebre cervicali come di qualcosa che viene macinato. Questo serve solo a localizzare il centro cervicale. Per localizzare astralmente il Chakra Vishuddha c'è bisogno di una diversa procedura. Inspira questo Chakra fino al punto tra le sopracciglia senza particolare contrazione. Ora, trattenendo il respiro, pratica le seguenti cinque inclinazioni della testa: a) gira la testa a sinistra (le mani seguono; la leggera pressione sulle orecchie ed occhi non cambia) il gomito destro si avvicina alla parte destra del petto, b) gira la testa a destra, il gomito sinistro si avvicina alla parte sinistra del petto, c) ritorni alla posizione centrale e piega la testa in avanti; d) piega la testa indietro e) poi di nuovo davanti. Ritorna alla posizione normale Espira dal Kutastha al Chakra Vishuddha. 176 Per il Medulla abbiamo la seguente procedura. Inspira molto lentamente dalla base della spina dorsale. Durante questa inspirazione, contrai i muscoli alla base della spina dorsale, poi i muscoli vicino l'organo sessuale, poi i muscoli vicino l'ombelico e vicino il Manipura Chakra, poi contrai i muscoli vicino il centro dorsale, vicino la regione della gola e, infine, stringa i denti e crea delle rughe sulla fronte. Osserva la luce nel punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo il tuo sesto centro a Dio. Espira e libera la contrazione. Per il Sahasrara Chakra abbiamo la procedura seguente. Inspira, contrai tutti i centri come abbiamo fatto per Ajna Chakra, poi con i denti stretti, spingi la porzione della tua testa che è sopra le sopracciglia (cranio) su nell'alto dei cieli, offrila al Divino. Espira, e libera la contrazione. Per completare la procedura, metta i palmi delle tue mani sulle palpebre e rimai là, osservando una Luce bianca lattea per 2-3 min. Quando la Luce scompare, abbassa le tue mani ed inchina la fronte e prega alla forma di Dio che preferisci. Apri gli occhi ma rimani concentrato internamente, nella ghiandola pituitaria e osserva la Luce divina in tutte le cose. Poi godi del Paravastha come nel Primo Kriya. SCUOLA OMKAR: QUARTO LIVELLO DEL KRIYA [A] Circolazione di energia entro il cervello Dimentica il respiro. Pratica il Kechari Mudra meglio che puoi. Piega la testa in avanti. Senti l'energia nella regione frontale della testa e vibra mentalmente Bha in quella zona. Senza ritornare con la testa nella posizione normale, guida lentamente la tua testa nella posizione in cui essa è piegata verso la spalla sinistra – come se tu cercassi di toccare la spalla sinistra con l'orecchio sinistro. Senti l'energia presente sul lato sinistro del cervello, sopra l'orecchio sinistro e vibra mentalmente Ga in tale luogo. Da questa posizione guida lentamente la testa e anche il flusso di energia verso la zona occipitale del cervello. Mentalmente vibra Ba in tale zona. Guida lentamente la testa nella posizione successiva in cui essa è piegata verso la spalla destra – come se tu cercassi di toccare la spalla destra con l'orecchio destro. Senti l'energia presente sul lato destro del cervello, sopra l'orecchio destro e vibra mentalmente Teee in tale luogo. Cerca sempre di percepire il flusso di energia che si muove da una posizione della testa alla posizione successiva. Ora ritorna lentamente alla posizione iniziale con la testa piegata in avanti. Senti l'energia nella regione frontale della testa e vibra mentalmente Ba in quella zona. Ora raddrizza lentamente la testa per ritornare col mento parallelo al suolo mentre guidi la tua attenzione indietro verso la parte centrale del cervello sotto la Fontanella. Canta mentalmente 177 Su in tale centro. Questo completa il primo giro. Ripeti questa pratica 12 volte. Questa rotazione dell'energia è, da alcuni insegnanti, detta Thokar Kriya. La ragione è che durante questa pratica, l'energia avanza lentamente guidata da una pressione psichica attraverso la sostanza del cervello. A questo punto dobbiamo dire che il termine Thokar non possiede un unico significato, quello di ''colpo'', ma anche il significato di ''toccare con pressione.'' Questa pressione interiore, questa frizione favorisce la manifestazione della Luce Divina. Figura 18. Circolazione di Prana calmo nella parte superiore del cervello Dopo aver completato il numero richiesto di rotazioni utilizzando il movimento della testa, non è difficile percepire il movimento rotatorio del Prana ma nell'immobilità fisica. Senza muovere la testa, ripeti mentalmente, senza fretta e le sillabe Bha, Ga, Ba, Te, Ba, Su cercando di percepire lo stesso movimento energetico che è stato indotto per mezzo dei movimenti della testa. L'esperienza è quella di una sfera di Luce che si muove in circolo entro il cervello, concludendo il giro nel punto sotto la Fontanella. Prova a percepire almeno 36 di queste rotazioni durante ciascuna routine Kriya. Nota Se questa pratica ti rende poco concentrato durante la giornata – come se tu fossi sotto l'effetto di qualche droga, sperimentando cioè uno stato di eccessiva euforia – allora completa la pratica focalizzandoti di nuovo sui 178 Chakra, proprio come hai fatto nella seconda parte della tecnica precedente Omkar Pranayama. [B] Completamento della pratica precedente Il pieno significato del Kechari (vagare nello spazio) sarà ora pienamente realizzato. Perciò pratica il Kechari Mudra al meglio della tua abilità. Concentrati sul centro del Muladhara. Inspira profondamente e solleva idealmente il Chakra Muladhara nella parte centrale del cervello sotto la Fontanella, sopra Ajna. Visualizza tale Chakra come un disco, largo come il circuito di energia che hai precedentemente creato. Figura 18. La Figura mostra il momento in cui il Quarto Chakra è sollevato. Si vede la circolazione dell'energia nella parte superiore della testa e, allo stesso tempo, intorno al Chakra del cuore Senti che l'aria è spremuta dall'addome ed immagazzinata nella parte superiore dei polmoni. Trattieni il respiro e comincia a mettere in moto la rotazione dell'energia nella testa proprio come hai appreso precedentemente. La rotazione dell'energia avviene nella testa ma, allo stesso tempo, accade anche attorno alla vera ubicazione del Muladhara Chakra. Quindi due rotazioni di energia avvengono contemporaneamente: sembra difficile ma 179 diverrà naturale. [Ricorda anche che alla fine di ogni giro, il flusso di energia è diretto in verso il punto sotto la Fontanella.] Questa pratica induce l'esperienza del suono Omkar. Ti concentrerai solamente su di esso e non avrai bisogno di cantare mentalmente alcun Mantra. Il numero ideale di rotazioni associate con ciascun Chakra è 36 ma un principiante si accontenta di un numero più piccolo. Di solito il bisogno di respirare scompare Espira non appena senti la necessità di espirare e guida il Muladhara Chakra alla sua ubicazione alla base della spina dorsale. Ora inspira sollevando il secondo Chakra e ripeti la procedura.... Ripeti la procedura per ogni Chakra fino ad Ajna. Ripetila di nuovo per Ajna e poi per tutti gli altri Chakra fino al Muladhara. La pratica si chiude respirando liberamente, con tutta l'attenzione nella Fontanella. Pace, gioia interiore, ascolto dei suoni interiori, Luce Divina ... questo è ciò di cui farai esperienza. La tua pratica del Kriya diventerà una storia d'amore con la Bellezza stessa. Dopo un certo periodo di tempo, l'esperienza della salita di Kundalini accadrà. Verrà a te e vincerà le tue resistenze. Senza provare alcun senso di sorpresa, ti troverai trasportato da un dolce stato di calma ad un autentico stato paradisiaco; ritornerai alla vita quotidiana con lacrime sul tuo volto – lacrime nate da un'infinita devozione. Quando riuscirai ad eseguire bene questa procedura – quando cioè un Kumbhaka senza sforzo si manifesterà e sarà stabile e sarai capace di sperimentare 36 (complete) rotazioni di energia nel tuo cervello per ciascun Chakra, ovvero 432 rotazioni di energia durante 12 Kumbhaka. Allora percepirai l'intero universo riempito di rifulgente Luce Divina. Osservazione È perfettamente naturale iniziare questa pratica aiutandosi col muovere leggermente la testa (e, se ciò è d'aiuto, anche pensando sei sillabe del Mantra.) Sebbene questo non sia richiesto, potrebbe essere utile ai principianti. Se questo avviene, cerca di raggiungere comunque gradatamente l'immobilità fisica e di ascoltare il vero Suono Omkar. L'effetto è che durante il giorno, un stato di chiarezza mentale mai sperimentato prima ti sorprenderà. Il fondamento della tua coscienza verrà percepito come una gioia continua, che esiste indipendentemente da fattori esterni. 180 [C] Risveglio dell'ottavo Chakra L'ottavo Chakra è la porta che ti dà il potere di entrare in contatto col corpo astrale. La sua apertura implica la pulizia di quello che ci trattiene al sistema della reincarnazione ovvero logori schemi psicologici. È il centro della compassione spirituale e l'abnegazione spirituale. Un kriyaban che realizza l'essenza di tale Chakra, sviluppa la qualità dell'altruismo e vive nella dimensione della compassione e non del giudizio. Alcuni insegnanti di Kriya o Kundalini Yoga spiegano che questo Chakra si trova 5-6 centimetri sopra la fontanella. Vengono assegnate altre localizzazioni: 8 cm., 30 cm., 60 cm. .... Dobbiamo fidarci della nostra percezione. Figura 20. Il respiro si muove tra Bhuloka e Brahmaloka e poi si dissolve Oscilliamo dolcemente tronco e testa a destra e a sinistra con il centro della attenzione sopra la testa finché sentiremo questo Chakra. Questa è la giusta 181 localizzazione! Inspira, solleva lentamente Prana e consapevolezza dal Muladhara all'ottavo Chakra. Durante questa azione, non concentrarti su alcun altro Chakra nella spina dorsale. Muoviti verso l'alto sentendo distintamente che l'energia attraversa la Fontanella e raggiunge l'ottavo Chakra. Concentrati là e goditi lo stato di equilibrio tra inspirazione ed espirazione. Espira lentamente, lasciando discendere il Prana dall'ottavo Chakra al Muladhara. Senti distintamente che l'energia, scendendo, attraversa la Fontanella. Nel Muladhara, concentrati sullo stato di equilibrio tra espirazione ed inspirazione. Quando senti il bisogno di inspirare ripeti la procedura. Ripeti tante, tante volte finché il tuo stato di coscienza è totalmente cambiato e il respiro è molto sottile, quasi inesistente. Ora inspira dolcemente dal Muladhara all'ottavo Chakra, sollevando respiro e Prana. Espira dolcemente dall'ottavo Chakra in giù lungo la spina dorsale ma non scendere intenzionalmente fino al Muladhara. Osserva come la corrente legata alla espirazione raggiunge spontaneamente un punto nella spina dorsale. Questo punto non è necessariamente uno dei vari Chakra. Ovunque sia questo punto, esso diviene il punto iniziale della prossima inspirazione. Inspira quindi da esso, in su fino all'ottavo Chakra. Ora la lunghezza del percorso è evidentemente più breve. Concentrati di nuovo sullo stato di equilibrio tra l'inspirazione ed espirazione. Espira dolcemente in giù lungo la spina dorsale: probabilmente la corrente legata alla espirazione farà un percorso ancora più corto del precedente. Ora c'è un nuovo punto iniziale. Inspira da questo nuovo punto e risali all'ottavo Chakra... Ripetendo questa procedura raggiungerai una particolare condizione mentale e fisica in cui rimarrai senza respiro mentre la concentrazione sarà sull'ottavo Chakra. Se, dopo una lunga pausa, il respiro appare di nuovo, ripeti l'intero processo dall'inizio, (inspirando dal Muladhara.) Prosegui in maniera paziente e imperturbata. Si tratta di far cessare il respiro entrando in una dimensione in cui esso non è più necessario. 182 [D] Dhyana sulla luce divina Ruota la coscienza attorno all'ottavo Chakra. Osserva una sfera di Luce che circola attorno all'ottavo Chakra e poi tocca il centro di tale Chakra. Ripeti tante volte questa percezione senza utilizzare alcun Mantra. Lascia che la sfera di Luce (dopo avere tracciato un cerchio attorno all'Ottavo Chakra) non venga internamente ad esso ma venga in giù, attraversando la Fontanella di sbieco. Mentre il raggio scende solleva il mento; senti che tale raggio raggiunge il cervelletto. Rimani immobile per alcuni secondi, completamente immerso nell'intensità della bianca ed abbagliante Luce che splende dal cervelletto al cervello intero. Abbassa il mento senza perdere la concentrazione sulla Luce. Rimani un momento là, e poi ripeti la procedura. Gradualmente durante i prossimi giorni ripeti l'esperienza tante tante volte. La Luce Divina diviene stabile nel cervelletto. Figura 21. La luce si muove dall'8th Chakra al cervelletto 183 Percepire costantemente la Luce Divina nel cervelletto è uno stato molto elevato, ma tu devi ora imparare come localizzare la ghiandola Pineale ed entrarci. Ebbene, quando sei pienamente immerso nella esperienza della Luce, solleva lentamente il mento (solo alcuni millimetri) e quindi il tuo sguardo interiore fino a sentire tensione nella nuca. Condensa intuitivamente tutta la Luce che stai sperimentando e dirigila verso la ghiandola Pineale. Tale ghiandola è molto vicina al cervelletto, ma leggermente più avanti e sopra, lungo un linea che forma un angolo di 60° (col pavimento.) Figura 22. La luce si muove dal cervelletto alla ghiandola Pineale Ripeti tante volte questo tentativo finché riesci ad entrare nella ghiandola Pineale. Qui avviene l'unione con il Divino. Lo stato TAT TVAM ASI si manifesta. Durante questo supremo stadio di unione, uno è privo di coscienza fisica ed inconsapevole di ciò che lo circonda. Dopo che il suono di Omkar cessa di esistere appare la Forma Rifulgente. Nulla esiste fuor che il Sole dell'Anima. Io, Shama Churn, sono quel Sole. Lahiri Mahasaya 12 12 Lahiri Mahasaya è Shama Churn – Shyama Charan. Questa frase è contenuta nei diari di Lahiri Mahasaya. Molte frasi dai diari si possono trovare nel libro Purana Purusha del Dott. Ashok Kumar Chatterjee 184 CAPITOLO 12 KRIYA DELLE CELLULE Consideriamo l'esperienza che Lahiri Mahasaya riferisce nei suoi diari quando, un paio di anni dopo la sua iniziazione sull'Himalaya, scrisse: "Dopo un Pranayama eccellente, oggi il respiro si è completamente orientato verso l'interno. Dopo tanto tempo, oggi lo scopo della mia discesa (sulla terra) si è compiuto"! Cosa significa: ''respiro completamente orientato verso l'interno''? Il respiro si è trasformato in una realtà interiore: è divenuto una sostanza mentale. PY descrive lo stesso evento predicendo che cosa sperimenterà un esperto kriyaban: "... allora la corrente si muoverà da sola, automaticamente, e la gioia provata sarà indescrivibile." Si sta riferendo ad una forma elevata di Pranayama dove l'energia si muove da sola, senza la nostra azione di guidarla utilizzando il respiro. Cerchiamo di capire che cosa sia questo Kriya Pranayama col Respiro Interno, ovvero con questo Kriya delle cellule, come qui viene chiamato. Penso che l'Alchimia Interiore taoista (vedi Appendice 1) possa venirci in aiuto. Abbiamo considerato le tre principali energie nel corpo umano: Jing (Energia Sessuale), Qi (Energia dell'amore) e Shen (Energia Spirituale.) Abbiamo visto come, tramite l'Orbita Microcosmica, l'energia sessuale si trasforma in puro amore e questo in aspirazione spirituale. Questa Alchimia avviene gradualmente nei tre Dantian – nell'addome, nella regione del cuore e nel Dantian superiore che è il Kutastha. A questo punto avviene un fenomeno spontaneo di circolazione di energia nel corpo. Come abbiamo visto, questa circolazione è detta Orbita Macrocosmica. Questa prevede una grande infusione di energia che scende dall'alto come un liquido dorato, esternamente e internamente al corpo, in tutte le sue cellule. Anni di Kriya Pranayama preparano questo grande evento. Se tu hai sperimentato lo stato di Prana calmo nel tuo corpo dopo la pratica Kriya, allora sei nel giusto stato fisico e mentale per provare questo nuovo modo di perfezionare il Kriya Pranayama. Quello che hai seminato è pronto a fiorire. 185 INSEGNAMENTO PRATICO [I] Allunga la espirazione e lascia che una nuova specie di energia appaia nella regione addominale. Intensifica un dettaglio che hai già imparato sul ruolo dell'ombelico durante il Kriya Pranayama. Durante la inspirazione espandi l'addome spingendo in fuori l'ombelico; durante l'espirazione concentrati intensamente sull'ombelico che si muove verso la spina dorsale. Questo dettaglio è intensificato al massimo Percepisci una particolare sensazione estatica che si origina dalla regione addominale. Ora fai sì che l’espirazione duri molto più della inspirazione. Continua a respirare allungando la lunghezza della espirazione: avrai l'impressione che essa possa essere allungata indefinitamente. Ad un certo punto ti troverai pazzo di gioia – talvolta col mento leggermente abbassato, attratto verso l'ombelico come se fosse un magnete. La sensazione piacevole diventerà orgasmica. Il corpo ti richiama alla necessità di inspirare interrompendo la crescita progressiva di questa gioia. A questo punto, pochi respiri ti separano dallo stato cui miri dove ogni sforzo cessa. Molto utile, ma non indispensabile, per attraversare questo velo, è utilizzare una espirazione frammentata. [II] Frammenta la espirazione Prova a dividere l'espirazione in 20-30 frammenti o più. Ciò è in se stesso piacevole, specialmente quando ciascun frammento di respiro tende a divenire microscopico. Se questo ti riesce, rendi questo processo sempre più sottile. La espirazione diviene infinita mentre una particolare radianza di gioia si solleva dall'addome verso il petto e la testa! Il diaframma ti aiuta a sollevare l'energia con delle micro spinte verso l'alto. Continua, fin tanto che i frammenti del respiro sembrano praticamente dissolti! Quando ne senti il bisogno, inspira sentendo l'energia che si solleva dal Muladhara nella spina dorsale. Ripeti il processo tante tante volte, senza mai esaurire la bellezza di questa procedura. [III] Riempi le cellule del corpo con una superiore forma di Prana Durante l’inspirazione visualizza una potente vibrazione che parte dalla zona sessuale, vi assorbe l’energia e la porta nella testa. Aumenta l'intensità del suono nella gola. Prima di incominciare la espirazione rafforza l'intenzione di trovare (o di aprire) una via interna per raggiungere le cellule del corpo. Durante l'espirazione, crea una forte pressione della consapevolezza sull'intero corpo. Neanche la più piccola parte di vitalità uscirà con l'aria dal naso, tutta rimarrà nel corpo. Percepisci che il flusso 186 discendente dell'energia permea tutte le parti del corpo, muscoli, organi interni, pelle, cellule come un numero illimitato di microscopici aghi ipodermici iniettassero energia e luce in ciascuna cellula del corpo. Il suono Sheee della espirazione aiuta ad infondere energia nelle cellule del corpo. Lasciati ispirare al pensiero che il suono Sheee sia come "il grido che spezza la roccia più dura" – così Sri Aurobindo accennava al potere del Bija Mantra, il "sacro suono dei Rishi" – rivelando: … il tesoro del cielo nascosto nella caverna segreta come il piccolo dell'uccello, dentro la roccia infinita (Rig-Veda, I.130.3) Se non sei capace di produrre perfettamente il suono Shiii descritto da Lahiri Mahasaya, sforzati di crearlo nella tua mente, ovvero di intonarlo mentalmente. [IV] Attraversa la barriera del respiro Dimentica il respiro e cerca di fare in modo che l'intero processo prosegua per mezzo del potere della volontà. Visualizza il Prana che sale con Haaa... e a scende con Shiii... La ripetizione mentale di queste sillabe aiuta la circolazione del Prana anche senza il respiro. Con il respiro praticamente non esistente l'energia si riversa fuori dal Muladhara salendo rapidamente in testa e poi si diffonde lentamente attraverso il corpo. La salita è un evento molto breve. Tanto breve che forse neppure si nota. Hai l'impressione che solo la espirazione esista. Questa esperienza sublime è come respirare in tutti gli atomi. La grande barriera è attraversata: il respiro come fatto fisico non esiste più – non c'è più aria che esce dal naso. C'è una sorgente interiore di energia fresca che ti rende più leggero e ti empie di forza. La sensazione ricorda una veloce passeggiata nel vento. Questo non può essere chiamato semplicemente uno stato gioioso: è un senso di infinita sicurezza circondata da un cristallino stato di immobilità. Apri gli occhi e porta la tua coscienza non solo nel tuo corpo ma in ogni cosa che si trova davanti e intorno a te. Percepirai un suono continuo di Om. Questo stato è molto diverso da quello che noi chiamiamo un fenomeno ciclico. Questo processo sembra utilizzare una energia diversa da quella che noi mettiamo in moto nel Kriya Pranayama. Essa non fluisce da un punto ad un altro. È senza tempo, trascende il tempo. È un Prana 187 statico. Il flusso di questa corrente non ha direzione. È un campo energetico senza flusso; esiste semplicemente. Nota Nella fasi iniziali del padroneggiare questa pratica è meglio evitare qualsiasi forma di Kechari Mudra: talvolta sembra persino che esso ostacoli i nostri sforzi. La ragione è che il Kechari ci isola dall'ambiente circostante, mentre noi qui dobbiamo sentirci una cosa sola con esso. In effetti, una grande sorgente di ispirazione (specifica per questa pratica) è meditare all'aperto con gli occhi aperti e con la ferma, costante volontà di divenire uno con una montagna, un lago, un albero ... davanti a noi. Cerchiamo quindi di sentire che ogni cosa di fronte ed attorno a noi come se fosse il proprio corpo. Durante Shiii visualizziamo la luce che scende non solo nelle cellule del nostro corpo ma, contemporaneamente, negli atomi di ogni cosa. Il suono continuo di Om è la conferma che la pratica è corretta. Le migliori esperienze potrebbero avvenire in condizioni sfavorevoli alla propria concentrazione. Per esempio prova a praticare in una sala d'aspetto facendo finta di leggere una rivista; a praticare viaggiando in treno, guardando fuori dalla finestra o dando l'impressione di essere assorbiti nei propri pensieri... In tali occasioni, la gioia può divenire così grande che è difficile trattenere le lacrime. Primi effetti, immediatamente dopo la pratica Questa pratica ha un effetto preciso e immediato sul proprio umore. Per dirla in breve, anche un giorno piovoso di Novembre verrà vissuto con l'umore di una limpida giornata di Primavera. Il semplice fatto di aggiungere consapevolezza alla fase di espirazione del Kriya Pranayama, visualizzando respiro ed energia che si muovono verso ciascuna cellula del corpo, ha effetti sorprendenti. La bellezza del vivere, come il vino che trabocca da una coppa ricolma, sembra emergere da ogni atomo ed empie il cuore. La percepiamo come se per anni avessimo invano sperato che il Divino divenisse parte della nostra vita – senza mai vedere alcun risultato – e improvvisamente scopriamo che il Divino era sempre stato là. Il fuoco del cielo è acceso nel petto della terra e i soli immortali ardono. (Sri Aurobindo, da ''Una fatica di Dio'') Il senso di bellezza e soddisfazione è grande, come se un pittore impressionista fosse finalmente riuscito a rendere attuale la sua concezione 188 visionaria, trasmettendo l'idea che la sostanza inerte della materia da lui ritratta è composta di multicolori particelle di luce, come innumerevoli soli che irradiano in una brillante trasparenza. Questo Pranayama è un processo fondamentalmente sano. Sembra dissolvere ogni prigione mentale da noi costruita. I nostri problemi psicologici, specialmente quelli collegati con intricati e conflittuali progetti per il futuro, appaiono come una illusione dalla quale siamo emersi definitivamente. La vita, che, fino ad ora, era stata piena di asperità, sembra allungarsi serenamente verso un futuro ove non si percepiscono ostacoli insuperabili. Cosa avviene dopo l'iniziale euforia Nei giorni seguenti degli sviluppi impensabili potrebbero essere osservati. Pensate ad un formicaio che avete disturbato: innumerevoli formiche si muovono caoticamente. Similmente il nostro ambiente ci sembra più agitato, a volte aggressivo verso di noi. In sintesi ci sentiamo come se ''non avessimo più la pelle.'' Per esempio, dopo una lunga assenza alcuni vecchi conoscenti ritornano da noi quasi a portarci delle difficile sfide che richiedono cambiamenti integrali di atteggiamento da parte nostra. Siamo costretti ad affrontare problemi intricati, insoluti che nel passato eravamo riusciti abilmente ad evitare. Se andiamo avanti imperturbabili con la nostra pratica del Kriya, saremo stupefatti da un effetto particolare. Ci sembrerà di percepire – non solo con la consapevolezza ma, stranamente, anche con il corpo – quello che avviene nella coscienza di un'altra persona. Non stiamo parlando di telepatia. Parliamo di fare esperienza di uno stato d'animo che non è il nostro, che non ha ragione di esistere. Cerchiamo invano delle ragioni per giustificarlo. Quando, dopo un paio di giorni, esso scompare, solo allora realizziamo che lo strano stato d'animo proveniva dalla coscienza di un'altra persona. Ci ricordiamo che effettivamente avevamo fatto una nuova conoscenza e parlato con questa persona essendo, per qualche ragione particolare, sinceramente colpiti dalla conversazione avuta. Dobbiamo dedurre forse che la nostra pratica del Pranayama col Respiro Interno ha avuto effetto sul mondo che ci circonda! Sembra impossibile, pare un sogno. Infatti, anche dopo molti episodi simili, dubiteremo che la nostra sia una impressione ingannevole e non un fatto reale. Come mai, guidando respiro e consapevolezza nelle cellule del corpo, otteniamo un tale importante risultato che ha effetti così tangibili sul piano materiale, emotivo e psicologico? 189 Possiamo davvero accettare il fatto che le nostre pratiche spirituali abbiano una influenza sulla realtà che ci circonda facendo avvenire cose che altrimenti non sarebbero accadute o che sarebbero accadute comunque, ma in un modo diverso? Tale evento ha tutto l'aspetto di un' invenzione della nostra immaginazione. Il principio della causalità implica che il mondo ignori quello che accade nella nostra coscienza. Sappiamo che la nostra mente è brava quando si tratta di arrampicarsi sugli specchi; ma certamente quando un simile evento si ripete con matematica precisione nel corso del tempo, allora il crearsi di un fenomeno di sintonia con la coscienza di un’altra persona deve essere accettato. So che quanto scrivo può richiamare le più ardite manie New Age. È solo dopo avere ascoltato simili effetti ottenuti da altri ricercatori e tenuto conto della mia decisione di aderire alla più totale sincerità, che ho deciso di riferire questa particolare esperienza. Fase ascendente e fase discendente di ciascun sentiero spirituale A mio avviso, ogni autentico sentiero spirituale possiede una fase di "ascesa" ed una di "discesa." Normalmente della fase di discesa non si parla mai. La fase di "ascesa" è quella che si intende comunemente per ''sentiero mistico.'' La "fase discendente" accade automaticamente quando un mistico si arrende totalmente alla volontà del Divino e comincia ad accettare che le altre persone (e quindi anche i loro difetti e soprattutto la loro tristezza o vero e proprio dolore) sono una parte del proprio Sé, sono il proprio, più vasto, Sé. Muoversi verso lo Spirito significa vivere e agire in modi inconcepibili alla ragione. Si tratta di toccare con mano che quello che avviene nel proprio corpo ha un effetto immediato su coloro che sono in qualche modo in sintonia con tè o, semplicemente, ti sono materialmente vicini. Tutti hanno l'intenzione di vivere pacificamente, sempre in sintonia con la gioia divina. Tutti dicono di amare l'umanità come ... ''il nostro più grande Sé." Tutti sono capaci di mandare ''buone vibrazioni" o ''pie intenzioni'' all'umanità. Ma queste sono parole. Studiando le biografie dei mistici, incontriamo spesso esempi di come essi accettavano di caricarsi del peso della sofferenza di altre persone. Essi non si rifiutarono di ricevere, per farla sparire con la Preghiera, parte dell'oscurità in cui vive l'umanità. Ricordo come Padre Pio da Pietrelcina provò varie volte la sofferenza del morire essendo metafisicamente vicino ad alcuni soldati feriti che stavano morendo lontano da casa sul campo di battaglia. Lahiri Mahasaya stesso soffrì. Mi ricordo di quel famoso episodio quando egli si sentì ''annegare'' nel corpo di persone che avevano subito un naufragio in un lontano mare. Egli non chiese, non cercò di attrarre a sé 190 tale esperienza. Ma la accettò pienamente e noi non sappiamo, ma possiamo intuire, quale supremo conforto egli seppe portare a quelle povere anime. Il destino ha in serbo anche per noi simili sofferenze? Lahiri Mahasaya e altri santi sono uno specchio per noi kriyaban. Quello che accadde nel loro corpo potrebbe un giorno accadere nel nostro. Sicuramente siamo ben lontani dal sublime stato di coscienza di Lahiri Mahasaya: non abbiamo la realizzazione spirituale, la devozione e la capacità di arrenderci al Divino che hanno i santi, ma possiamo pazientemente volgere il nostro cuore verso questa nuova dimensione del percorso spirituale. Se noi costantemente ed inesorabilmente escludiamo la possibile partecipazione al dolore altrui, allora la nostra avventura spirituale cadrà a pezzi. Quello che possiamo fare adesso è cercare di perfezionare illimitatamente il nostro Kriya Pranayama sapendo bene che esso ci porterà ad un alto piano di realizzazione spirituale. In particolare, ciascun sforzo di avvicinarsi alla pratica del Pranayama col Respiro Interno guiderà la nostra consapevolezza a toccare l'Inconscio Collettivo. Per mezzo di questa pratica, noi non ci muoveremo verso una dimensione spirituale completamente distaccata dal piano fisico ma verso una più profonda e più reale dimensione del Divino entro la materia, entro la coscienza dell'umanità intera. Le cellule del corpo sono porte che conducono proprio a tale dimensione. Tutto questo diventerà parte della nostra vita non come oggetto di speculazione teorica ma come una scoperta pratica. Lahiri Mahasaya disse: ''L'intero universo è nel corpo; l'intero universo è il Sé finale.'' È giunto il momento di realizzare cosa egli volesse dire con tale affermazione! L'alternativa Sri Aurobindo scrisse: Cercando il riposo del cielo o la pace dello spirito senza mondo, o in corpi immobili come statue, fisse nelle sospensioni estatiche del loro pensiero insonne, anime addormentate meditavano, e questo pure era un sogno. (Sri Aurobindo, Savitri; Libro X - Canto IV) Cosa significa: ''... e anche questo era un sogno'' ? Non possiamo vivere con una mente sempre focalizzata sul godere emozioni elevate o piaceri spirituali, con un cuore fittiziamente aperto 191 all'amore universale ma in realtà duro e resistente come una pietra. In questa situazione i nostri raggiungimenti invece di essere uno stato di illuminazione rischiano di assomigliare a uno stato cronico di sonnolenza. Coloro che vogliono vivere in una dimensione paradisiaca senza essere disturbati da nulla, vogliono vivere in realtà nell'illusione – un'illusione dorata, ma pur sempre una illusione. In virtù di una legge universale, l'ultima fase del nostro sentiero spirituale può contemplare una difficilissima esperienza: che noi condividiamo parte della sofferenza altrui. Questo evento potrebbe implicare una perdita momentanea della nostra realizzazione spirituale. Davvero si tratterebbe in una prova difficile, che solo il vero amore può giustificare. Ma non disperiamo. C'è una frase attribuita al mitico Babaji (che a sua volta citava la Bhagavad Gita): "Anche una piccola pratica di questo rito religioso (interiore) ti salverà da grandi paure e colossali sofferenze." Secondo me "grandi paure e colossali sofferenze'' derivano dal contatto con le paludi dell'Inconscio Collettivo. Bene, la perfezione del Pranayama con respiro interno sicuramente mitigherà tale sofferenza. Riusciremo ad attraversare con indomita serenità i vari strati di oscurità che sono in noi, come pure nella mente dei nostri fratelli? L'alternativa è aspettare che la vita stessa eserciti su di noi un forte strattone verso il basso imponendoci qualche condizione di sofferenza che ci costringa a focalizzare l'attenzione sul corpo. Alcune persone che hanno una forte tendenza verso la spiritualità hanno dimenticato il mondo e sono persi nel loro sogno. Come potete spiegare i loro stati d'animo negativi e la loro depressione? Alcune volte conoscono la disperazione più nera. San Giovanni della Croce chiamò questo stato: "La notte oscura dell'anima". Egli spiegò che quelle anime sentono come se Dio li avesse improvvisamente abbandonati; dubitarono della validità del loro sentiero spirituale. Sebbene la loro coscienza è totalmente volta verso il Divino, continuano a credere di essere peccatori, senza alcuna possibilità di salvezza. In una lunga e profonda assenza di luce e speranza, pur sentendo l'inclinazione di procedere con espressioni esteriori di fede, raggiungono lo stadio dove dubitano dell'esistenza di Dio. Perciò si sentono irrimediabilmente impuri, persi per l'eternità. È anche vero (ma meno frequente) che ci furono delle anime che non dimenticarono il mondo, anzi che non ebbero altra meta che diminuire le sofferenze dei loro simili, eppure conobbero la "Notte oscura dell'anima." 192 Ebbene io credo che tali sofferenze possano essere mitigate o risolte del tutto imparando a guidare, senza mai arrendersi, la consapevolezza nelle cellule del proprio corpo. Il nostro corpo è infatti la più grande protezione. Quando sembra impossibile riagganciarsi a quella profonda ispirazione che ci guidò un tempo verso il sentiero spirituale, quando l'innocenza sembra perduta definitivamente e non vediamo altro che un immenso muro oscuro che blocca definitivamente ogni nostro pur piccolo passetto verso la totale consacrazione al Divino, quello è il momento di scendere, col metodo che ci è più congeniale, 13 verso le cellule del corpo per incontrare quella dimensione conosciuta a pochissimi che Mére evocava parlando di ''abissi di verità e oceani di sorriso che stanno dietro le auguste vette di verità.'' Perfezionando il nostro Pranayama con Respiro Interno ci avvicineremo ad un'esperienza di incredibile bellezza: il Divino immanente nella materia. Credo che Sri Aurobindo si riferisse proprio a questa possibilità quando scrisse: Ora i terreni vaghi, ora il silenzio; Un muro nero nudo, e dietro il cielo. (Sri Aurobindo, da: ''Fine del viaggio'') Nota: alcune osservazioni sul concetto di Inconscio Collettivo L'Inconscio Collettivo rappresenta una parte del nostro Inconscio che è comune all'umanità intera. Jung 14introdusse una terminologia che ci permette di sondare un aspetto del sentiero mistico che altrimenti rischierebbe di divenire totalmente estraneo, non solo alla nostra capacità di espressione ma anche di comprensione. Jung scoprì che la nostra psiche umana è fatta di diversi strati, parte di essa è condivisa con l'umanità ed è chiamata Inconscio Collettivo. Per Freud l'Inconscio era simile ad un deposito pieno di vecchie cose "rimosse" contenuti che non possiamo richiamare alla coscienza – rifiutati da un 13 Si può agire anche col Japa, pensando le sillabe di esso nel corpo. Ne parleremo brevemente nella Appendice 3. 14 Credo che le scoperte di Jung siano preziose per la comprensione del percorso mistico – forse più di qualsiasi altro concetto formulato durante il 20° secolo. Sebbene egli sia stato prudente nelle sue affermazioni, la comunità scientifica non gli perdonò di essersi occupato di questioni che non erano considerate parte della psichiatria – l'alchimia, che sembrava un'assurdità, il mondo dei miti, che erano considerati un'immaginazione priva di significato e, più d’ogni altra cosa, il gran valore che lui attribuiva alla dimensione religiosa che considerava qualche cosa d’universale, fondamentalmente sano e non, come altri avrebbero preferito, una patologia. Al giorno d’oggi rimane l’entusiasmo per i suoi scritti, specialmente fra coloro che si occupano di argomenti spirituali o esoterici. 193 atto quasi automatico della volontà. Jung scoprì un livello più profondo: l'Inconscio Collettivo che collega tutti gli esseri umani tramite uno strato più profondo della loro psiche. Va detto che i contenuti dell'Inconscio Collettivo non hanno mai fatto parte della nostra coscienza, e quando anche una parte infinitesimale di essi irrompe nella nostra psiche, siamo momentaneamente scioccati. Nondimeno l'influenza che l'Inconscio Collettivo ha sulla nostra vita, è, in alcune occasioni, vitale! Quando ci sentiamo indifesi nel momento in cui affrontiamo dei problemi difficili, questo strato più profondo della nostra mente inconscia ci mette in contatto con la totalità dell'esperienza umana, un magazzino enorme di saggezza obiettiva dove ci sono tutte le soluzioni possibili. Questo può salvarci! Una conseguenza tipica del contattare l'Inconscio Collettivo è divenire testimone di una serie innumerevole di "Coincidenze Significative.'' Esse accadono in così tanti modi che non possiamo nemmeno immaginare. Jung pose una base razionale per lo studio di questo tema controverso in "Sincronicità come Principio di Nessi Acausali" (1980 Boringhieri). Per spiegare con termini semplici di cosa si tratta, diciamo che, in analogia alla causalità – che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi – viene ipotizzata l'esistenza di un principio (a-causale) che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Il punto chiave da sottolineare è che essi hanno un significato, un senso che li lega e che suscita profonda emozione nell'osservatore. Ora, se due eventi accadono contemporaneamente ma in spazi diversi, è chiaro che la causalità (nel senso che il primo ha causato il secondo o viceversa) è impossibile. Non ci sarebbe nulla di strano in questi eventi in sé e per sé, tranne un fatto: l'osservatore considerare il loro verificarsi come una coincidenza significativa – un quasi miracolo, un qualcosa che l'universo vuole comunicargli. L'osservatore è toccato intimamente da quello che è percepito come il lato mistero della vita. Meglio fare un esempio per poterci capire. Un giovane sposta una pianta in un vaso, questo cade, si spezza e lui guarda la pianta ferita. Pensa con intensità a quando la sua ragazza gli aveva fatto dono di questo vaso. Prova emozione, prova dolore e l'evento è considerato come un cattivo presagio. In contemporanea (questo lo verrà ovviamente a sapere in seguito) la sua ragazza gli sta scrivendo una lettera per lasciarlo e quindi spezzare il loro rapporto. Qui si vedono le caratteristiche della Sincronicità Junghiana. I due eventi avvengono simultaneamente e sono connessi per quel che riguarda il significato (un vaso si rompe e una relazione si spezza) ma nessuno è causa dell'altro. Quando il giovane scopre la contemporaneità dei due eventi, rimane stupefatto. Questa non è telepatia o chiaroveggenza; nella telepatia una causa potrebbe essere ipotizzata, per esempio l'esistenza di onde cerebrali che si trasmettono da 194 una persona all'altra. In questo caso non c'è proprio alcuna causa. Jung spiega che in questa situazione noi abbiamo solo un evento in una realtà multi dimensionale. I due eventi sono in realtà un solo evento, visto semplicemente da due diversi punti di vista.15 Quando ciò avviene, è come se il mondo ti parlasse. Se accade, e tu noti che è accaduto, non devi perdere il buon senso e cominciare a credere di essere dotato di poteri straordinari. Non si tratta di telepatia, chiaroveggenza.... è qualche cosa di molto più profondo. Tu stai aprendo i tuoi occhi sulle meraviglie e sulle leggi sottili di questo universo. 15 Nella letteratura Yoga c'è il vasto capitolo dei Siddhi (poteri), ma questa è tutta un'altra cosa cui facciamo fatica a credere. Coloro che scrivono libri sullo Yoga non sanno resistere alla tentazione di copiare alcune linee dagli Yoga Sutra di Patanjali. Un classico è trovare il ridicolo avvertimento del pericolo che viene dall'abuso del Siddhi. Citando Patanjali (IV:1), raccontano che i Siddhi sono i poteri spirituali (abilità psichiche) che possono avvenire grazie a rigide austerità; spiegano che esse variano da forme relativamente semplici di chiaroveggenza, telepatia, ad essere capaci di levitare, ad essere presente in vari luoghi contemporaneamente, di divenire piccoli come un atomo, di materializzare oggetti e chi più ne ha più ne metta. E quindi raccomandano ai loro lettori di non indulgere mai in questi poteri poiché "sono un grande ostacolo al progresso spirituale". Indulgere: che bel termine! Avete mai visto una persona che pratica alcune forme di Pranayama e poi indulge nella bilocazione? Probabilmente non pensano a quello che scrivono poiché si lasciano sedurre dal sogno di possedere tali poteri ... forse già immaginano tutto il chiasso che ne verrebbe: interviste, prendere parte a vari talk show ecc. Qui, lo ripeto, stiamo parlando di tutt'altra cosa! 195