Seconda parte - kriya yoga info

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
Importante
Le tecniche qui descritte sono esposte solamente per motivi di studio, per servire
come raffronto col lavoro di altri ricercatori. Da questa condivisione spero derivi
un feedback intelligente. Osservazioni, critiche, correzioni e aggiunte saranno
ben ricevute. Prima di cominciare a porvi tutte le domande più strane possibili e
immaginabili, leggete completamente la Parte II e III di questo libro in modo da
avere una completa visione della materia. Scoprirete che molte domande trovano
risposta man mano che proseguite con la lettura.
Tengo a precisare che questo libro non è un manuale di Kriya Yoga! Forse
in futuro ne scriverò uno e allora affronterò il problema di come dividere l'intero
argomento in diverse lezioni cercando, per ciascuna fase d’apprendimento, di
fornire tutti i consigli necessari. In ogni caso, certe tecniche non possono essere
apprese leggendo un manuale. Ci sono tecniche delicate come per esempio il
Maha Mudra, il Kriya Pranayama, il Thokar, lo Yoni Mudra che è impensabile
apprendere senza l'aiuto di un esperto che controlli la loro esecuzione. Ogni
persona è diversa e nessuno può dire a priori quali saranno gli effetti di una
determinata tecnica, soprattutto se praticata in dosi consistenti.
L'autore non si assume alcuna responsabilità nel caso di risultati negativi,
particolarmente nel caso in cui uno decida di praticare le tecniche senza aver
cercato la supervisione di un esperto. Coloro che intendono portare avanti questa
pratica dovrebbero farlo con il dovuto senso del sacro e la consapevolezza della
ricchezza che essa potrà portare nella loro vita. Sebbene ognuno ha il diritto e il
dovere di controllare il suo destino, garantirsi il consiglio o la guida di un esperto
è indispensabile.
N.B. Quando ci si reca da un esperto, è necessario comunicargli l’esistenza di
ogni eventuale problema fisico, come ipertensione, problemi ai polmoni, segni di
iperventilazione… Se avete particolari problemi fisici, un esperto potrà
raccomandarvi una forma delicata di Kriya Pranayama e dei Mudra ad esso
collegati – e se necessario potrebbe raccomandare di praticarli solo mentalmente.
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Mi propongo di migliorare continuamente la spiegazione delle tecniche che seguono.
Potete visitare almeno una volta all'anno il sito www.kriyayogainfo.net per controllare
se ci sono dei raffinamenti nella spiegazione delle tecniche.
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CAPITOLO 6
PRIMO LIVELLO DEL KRIYA YOGA
Premesse: localizzazione dei Chakra e posizione adatta alla
meditazione
I Chakra sono sottili organi astrali localizzati entro la spina dorsale –
gradini ideali di una scala mistica che porta la coscienza del singolo ad
incontrare la più elevata esperienza estatica. Nel Kriya Yoga non è
importante visualizzare un Chakra coi petali, col Bija Mantra nel suo
centro, col Yantra... e con tutto quello che trovate sui libri classici di Hatha
Yoga o di orientamento New Age, quanto percepire approssimativamente
la sua sede. La pratica del Kriya Yoga raffinerà una iniziale localizzazione
approssimativa.
Quando certe condizioni particolari si stabiliscono – silenzio
mentale, rilassamento del corpo, intensa aspirazione dell’anima – la pratica
del Kriya Pranayama prenderà, per così dire, la "strada interiore" e la
Realtà Spirituale essendo qualcosa di concreto indipendente dalle
visualizzazioni e dai capricci della mente, si manifesterà spontaneamente.
Realizzerete allora la realtà dei Chakra nella dimensione astrale, sarete
capaci di ascoltare le loro vibrazioni astrali come pure percepirete
particolari toni di luce che emanano dalle loro sedi. La pratica del Kechari
Mudra (spiegata nel capitolo 7) favorirà questa esperienza specialmente nei
momenti in cui il respiro diventa estremamente sottile.
La natura di ciascun Chakra possiede due aspetti, uno interno e uno
esterno. L'aspetto interno di un Chakra, la sua essenza, è una vibrazione di
"luce" che attrae la consapevolezza verso l'alto, verso lo Spirito. L'aspetto
esteriore di un Chakra, il suo lato fisico, è una ''luce'' diffusa che desta e
sostiene la vita del corpo fisico.
Quando si sale lungo la spina dorsale durante il Kriya Pranayama,
viene naturale sentire i Chakra come piccole "luci" che illuminano il tubo
cavo che è la colonna spinale. Quando poi si scende, i Chakra vengono
percepiti come organi che distribuiscono energia nel corpo. Raggi di luce
partono dalla sede di ciascun Chakra e ravvivano quella parte del corpo
che si trova davanti ad essi.
II primo Chakra, Muladhara è localizzato alla base della colonna spinale
proprio sopra la regione del coccige; il secondo Chakra, Swadhisthana, si
trova nella regione sacrale a metà strada tra Muladhara e Manipura; il
terzo Chakra, Manipura, è nella regione lombare all'altezza dell'ombelico.
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Il quarto Chakra, Anahata, (più semplicemente chiamato Chakra del
cuore) è nella regione dorsale; la sua sede può essere individuata
avvicinando le scapole e concentrandosi sui muscoli tesi tra di esse. Il
quinto Chakra, Vishuddha, si trova dove il collo si unisce alle spalle. La
sua sede può essere individuata oscillando la testa lateralmente,
mantenendo il busto ben fermo, concentrandoci sul punto dove si
percepisce un particolare suono come di un qualcosa che viene macinato.
Il sesto Chakra si chiama Ajna. Il Midollo Allungato o Medulla e il
punto tra le sopracciglia (Bhrumadhya) sono in stretta relazione con Ajna e
non possono essere considerate entità separate. Il Midollo Allungato è
considerato la controparte fisica di Ajna Chakra. Quello che conta è che
trovando la stabilità di concentrazione in ciascuno dei tre punti, l'occhio
spirituale (Kutastha) un punto luminoso nel centro di una infinita radianza
sferica, appare alla visione interiore. Questa esperienza è l'entrata regale
nella dimensione spirituale. Talvolta il termine Kutastha è utilizzato al
posto di Bhrumadhya.
Per poter localizzare Medulla che si trova alla sommità della spina
dorsale, si solleva il mento e si tendono i muscoli del collo alla base
dell'osso occipitale; poi ci si concentra sulla piccola cavità che si trova
sotto tale osso. Medulla si trova proprio davanti tale cavità.
Muovendosi dalla sede del Medulla verso il punto tra le sopracciglia
non è difficile percepire la sede di Ajna Chakra: si oscilla la testa
lateralmente (alcuni centimetri a sinistra e poi a destra) cercando di
percepire un qualcosa che collega le due tempie. La sede di Ajna Chakra
viene individuata concentrando l'attenzione presso il punto di intersezione
di due linee ideali: quella che collega la sede di Medulla con il punto tra le
sopracciglia e quella che collega le due tempie.
L'energia che fluisce attraverso la punta della lingua durante il Kechari
Mudra stimola stimola la ghiandola pituitaria. La ghiandola pituitaria (o
ipofisi) è una ghiandola endocrina della dimensione più o meno di un
pisello. Essa forma una protrusione sul pavimento dell'ipotalamo. È
necessario chiarire questo perché una scuola Kriya famosa consiglia di
focalizzarsi su questa ghiandola per ottenere l'esperienza dell'occhio
spirituale. La stessa scuola sottolinea il ruolo della ghiandola pineale.
Questa è un'altra piccola ghiandola endocrina che ha la forma di una
piccola pigna (simbolicamente, molte organizzazioni spirituali, hanno
usato la pigna come una icona). Essa è situata dietro la ghiandola pituitaria,
nella parte posteriore del terzo ventricolo del cervello. Avere piena
esperienza della bianca Luce spirituale dopo lunga concentrazione sulla
ghiandola pineale è considerata l'ultima azione da farsi onde perfezionare
la meditazione prima di perdersi nello stato di Samadhi.
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Figura 1. Posizione dei Chakra
Nel commento alla Bhagavad Gita di Swami Pranabananda Giri troviamo
un cenno a due ulteriori centri spirituali nel cervello: Roudri e Bama.
Roudri si trova sul lato sinistro del cervello sopra l'orecchio sinistro mentre
Bama si trova sul lato destro del cervello sopra l'orecchio destro. Avremo
occasione di utilizzarli nella pratica di quei Kriya superiori che avvengono
nella regione del cervello che si trova sopra Ajna Chakra.
Bindu è localizzato nella regione occipitale e non è considerato un Chakra
in sé e per sé. Comunque è un centro spirituale molto importante perché
funzione come porta che conduce la consapevolezza al Sahasrara – il
settimo Chakra situato alla sommità del capo. Bindu è localizzato dove
l’attaccatura dei capelli forma una specie di vortice. Questo è il punto
Sikha dove gli Indù, con la testa rasata, mantengono una ciocca di capelli.
Per poter divenire consapevoli del Sahasrara alcune scuole consigliano di
concentrarsi sulla Fontanella [ci riferiamo alla Fontanella anteriore detta
anche ''Bregma''.]
L'ottavo Chakra è il centro spirituale più elevato di cui ci occuperemo.
Esso è situato circa 30 centimetri sopra la Fontanella.
Posizione adatta alla Meditazione
Ci si siede rivolti ad Oriente. Secondo Patanjali, la posizione dello Yogi
(Asana) deve essere stabile e comoda.
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Mezzo-loto: La maggior parte dei kriyaban si trova a proprio agio sedendo
in questa posizione che è stata utilizzata per la meditazione da tempo
immemorabile perché fornisce una posizione seduta comoda, molto facile
da ottenersi. Il segreto è di mantenere una spina dorsale eretta sedendo sul
bordo di uno spesso cuscino in modo tale che le natiche siano leggermente
sollevate. Si può sedere a gambe incrociate mentre le ginocchia stanno sul
pavimento.
Sollevate il piede sinistro e portatelo verso il corpo in modo che la suola
del piede sinistro aderisca comodamente all'interno della coscia destra.
Tirate il tallone del piede sinistro il più possibile verso l'inguine. La gamba
destra è piegata al ginocchio ed il piede destro è posto comodamente sopra
la coscia sinistra o il polpaccio o entrambi. Il ginocchio destro è abbassato
il più possibile verso il pavimento.
La migliore posizione per le mani è con dita intrecciate come si può
osservare nella famosa foto di Lahiri Mahasaya. Ciò crea un buon
equilibrio di energie dalla mano destra alla sinistra e viceversa. La
posizione delle mani per la meditazione e per il Pranayama è la stessa in
quanto ci si muove dal Pranayama alla meditazione senza soluzione di
continuità. Di solito nemmeno ce se ne rende conto.
Quando ci sono problemi di salute o si verificano particolari
condizioni fisiche, può essere provvidenziale praticare il mezzo loto su una
sedia, purché non abbia braccioli e sia abbastanza grande. In questo modo,
una gamba alla volta può essere abbassata e l'articolazione del ginocchio
rilassata!
Siddhasana: (Posa Perfetta) è di difficoltà media. La pianta del piede
sinistro è posta contro la coscia destra mentre il tallone preme sul perineo.
Il tallone destro è posto contro l'osso pubico. Questa posizione delle
gambe, abbinata al Kechari Mudra, chiude il circuito pranico e rende il
Kriya Pranayama facile e proficuo. Si spiega che questa posizione aiuta a
divenire consapevoli dei movimenti del Prana.
Padmasana: (Posizione del loto) è una posizione difficile, a volte
impossibile da sostenere oltre pochi minuti. Il piede destro è posto sulla
coscia sinistra ed il piede sinistro sulla coscia destra con le piante dei piedi
rivolte verso l’alto. Si spiega che, accompagnata dal Kechari e dal
Shambhavi Mudra, questa posizione crea una condizione energica nel
corpo adatta a produrre l'esperienza della luce interna che proviene da
ciascun Chakra. Essa aiuta a mantenere il torso eretto quando, con il
raggiungimento del profondo Pratyahara, esso tende a piegarsi o a cadere.
Sedere in Padmasana (posizione del loto) è incomodo per un principiante,
le ginocchia e le caviglie danno un dolore intenso. Personalmente, non
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consiglio a nessuno di eseguire questa difficile posizione. Ci sono yogi che
hanno dovuto farsi togliere la cartilagine dalle ginocchia dopo che per anni
avevano imposto alle loro membra la posizione Padmasana.
TECNICHE DEL PRIMO LIVELLO DEL KRIYA
Ora diamo una semplice descrizione delle tecniche del Primo Kriya. Qui
troverete sia le tecniche base che quelle da aggiungere in seguito.
[1] Maha Mudra
Utilizza un tappeto posto sul pavimento per praticare la seguente
procedura. Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone
sinistro sia il più possibile vicino al perineo; la gamba destra è estesa in
avanti.
Inspira profondamente, senti l'energia che sale nella testa. Trattieni il
respiro, piegati in avanti (in maniera molto rilassata) in modo di poter
afferrare le dita del piede destro con entrambe le mani, tirale gentilmente
un po' indietro. In questa posizione ben distesa (tipica dello stretching), il
mento è premuto sul petto in modo naturale. Continua a trattenere il respiro
e canta mentalmente Om nel punto tra le sopracciglia da 6 a 12 volte.
Ancora trattenendo il respiro, ritorna alla posizione iniziale e con una lunga
espirazione, visualizza l'energia tiepida che scende alla base della spina
dorsale.
Questo Mudra deve riuscire facilmente, uno non deve farsi male!
Molti non riescono a tenere la gamba diritta: in questa situazione, è
importante che la gamba distesa sia un po’ piegata al ginocchio in modo
che la posizione sia confortevole!
In questa posizione si trattiene il respiro e si contrae la base della spina
dorsale. Se possibile, i muscoli addominali sono leggermente tirati in
dentro in modo che l'ombelico è premuto verso il centro lombare.
Ripeti la procedura con il ruolo delle gambe invertito e infine ripeti la
procedura tenendo ambo le gambe estese. Questo è un Maha Mudra;
richiede circa 60-80 secondi. Pratica tre Maha Mudra.
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Figura 2. Maha Mudra
Una nota sul Maha Mudra
Le scuole più serie di Kriya raccomandano che per ogni 12 Kriya Pranayama,
venga eseguito un Maha Mudra – fermo restando il fatto che tre è il numero
minimo. (Tanto per capirci chi pratica 60 Kriya Pranayama dovrebbe praticare
per cinque volte il Maha Mudra, mentre chi ne pratica 12 o 24 dovrebbe
praticarne tre.) Purtroppo, avendo ascoltato vari kriyaban, posso affermare che è
un miracolo trovarne uno che pratica le tre ripetizioni previste. Ci sono persone
che s’illudono di praticare correttamente il Kriya senza mai praticare neanche un
solo Maha Mudra! È chiaro che, privandosi permanentemente di esso e vivendo
una vita sedentaria, la spina dorsale diviene meno elastica. Col passare degli anni
le condizioni peggiorano e diviene quasi impossibile mantenere per più di alcuni
minuti la posizione corretta di meditazione – ecco perché il Maha Mudra è così
importante per un kriyaban.
Il Maha Mudra contiene tutti i tre Bandha. Applicati simultaneamente con
il corpo piegato in avanti, senza usare una eccessiva contrazione, essi aiutano ad
essere consapevoli di entrambe le estremità del Sushumna e producono la
sensazione di una corrente energetica che si muove in alto nella spina dorsale.
Col tempo è possibile percepire l'intera Sushumna come un canale raggiante. Ci
sono resoconti di yogi che hanno raggiunto esperienze fantastiche usando solo
questa tecnica. Secondo quando dicono, la percezione di Sushumna è aumentata
enormemente. Ci sono kriyaban che hanno accantonato tutti gli altri Kriya e
stanno praticando 144 Maha Mudra al giorno divisi in due sessioni. Essi
considerano il Maha Mudra la tecnica più utile di tutto il Kriya Yoga.
Ho notato che alcune scuole insistono su dettagli ininfluenti. Per esempio
insistono che quando si estende la gamba destra in avanti, si deve piegare la
gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone sinistro sia il più
possibile vicino al perineo. Poi il tallone sinistro riesce ad esercitare una
pressione sul perineo. Questa pressione è il modo migliore per stimolare la
consapevolezza del Muladhara Chakra nella regione coccigea alla base della
spina dorsale. [Naturalmente quando si estende la gamba sinistra, è la gamba
destra a creare pressione.]
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Un altro esempio è quando alcune scuole insegnano ad avvicinare il ginocchio
della gamba che sta per essere allungata (o entrambi i ginocchi, prima del terzo
movimento) al corpo, cosicché la parte superiore della gamba è il più possibile
vicina al petto. Le mani, con le dita intrecciate, sono poste attorno al ginocchio
ed esercitano pressione su di esso. Si spiega che questo serve a raddrizzare la
schiena e a far sì che il suono interno del Chakra Anahata divenga udibile.
Un terzo dettaglio è questo. Come abbiamo visto, nella posizione estesa,
l’alluce è afferrato con fermezza. Alcune scuole insistono su questo dettaglio:
l’unghia dell’alluce destro (sinistro) è premuta col pollice della mano destra
(sinistra) mentre l’indice e il dito medio sono dietro di esso. La mano sinistra
(destra) tiene a mo’ di coppa la pianta del piede. Quando la procedura è ripetuta
con entrambe le gambe estese, le mani allacciate afferrano entrambi i pollici.
<Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito>
[2] Utilizzazione del Mantra Om
Canta il Mantra "Om" a voce normale nel Muladhara Chakra
concentrandoti su di esso; poi fai lo stesso col secondo Chakra e così via
fino al quinto Chakra (Vishuddha) e poi cantalo anche nel Midollo
Allungato. Durante la salita, cerca di fare del tuo meglio per riuscire a
toccare intuitivamente il nucleo interiore di ciascun Chakra. La discesa
comincia cantando di nuovo "Om" nel Midollo Allungato, poi nel Chakra
cervicale e così via scendendo fino al primo Chakra. Durante questa
discesa della consapevolezza, cerca di percepire la sottile radiazione di
ciascun Chakra.
Una salita (Chakra 1, 2, 3, 4, 5 e Midollo Allungato) e una discesa
(Midollo Allungato, 5, 4, 3, 2, 1) costituiscono un ciclo che dura 25-30
secondi. Fai alcuni di questi cicli fin tanto che ciò è gradevole. Non
prestare attenzione al respiro: respira naturalmente. Il Mantra Om è cantato
a voce alta durante i primi tre cicli. Nei cicli che rimangono canta Om
mentalmente. 2
Quando canti mentalmente Om in un Chakra, puoi sottolineare l'effetto di
questa azione inspirando ''entro'' esso ed espirando ''da'' esso. Per essere
2
Il Mantra Om non dovrebbe essere pronunciato: "ommm" ma "ooooong", in altre
parole una "o" abbastanza lunga che finisce in una "n" nasale. In questa procedura
"Om" è una pura vocale. Quando si pronunciano i Mantra indiani, come Om namo
bhagavate…, Om namah Shivaya…- la consonante "m" in "Om" si sente
distintamente, qui invece non si sente poiché la "o" è molto lunga e, sul finire della
pronuncia di detta vocale, la bocca non è chiusa completamente, creando così il
suono nasale "ng". Alcuni dicono che la nota corretta di Om è il SI prima del DO
centrale. Alcune scuole insegnano a cantare (a voce o mentalmente) Vam oppure
Bam oppure Hrom al posto di Om. In particolare Hrom (prolungato Hrooooooom)
risulta molto efficace e capace di colmare di euforia colui che pratica.
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chiaro: dirigi la consapevolezza sul Muladhara Chakra e respira
profondamente immaginando che l'aria entri ed esca in quel punto. Ripeti
ciò per ciascun Chakra. Quando questo semplice esercizio è praticato con
concentrazione il suo effetto equilibrante e pacificante è percepito
immediatamente.
[3] Kriya Pranayama
Incominciamo col capire che cos'è la respirazione addominale. Durante la
inspirazione, la parte superiore del torace rimane quasi immobile e
l’addome si espande. Le spalle non vengono sollevate. Durante
l’espirazione, l’addome rientra.
Fai un respiro profondo, poi un altro: non preoccuparti della
lunghezza della inspirazione o della espirazione. (Respirando varie volte si
scopre come il respiro si allunga naturalmente.) Immergi la tua
consapevolezza nella bellezza di questo respiro profondo.
Kechari Mudra significa inserire la lingua nella cavità della faringe nasale.
[Nel prossimo capitolo illustreremo un metodo (Talabya Kriya) per
raggiungere il Kechari Mudra.] Pratica il Kechari Mudra se sei capace,
altrimenti pratica il ''baby Kechari'' ovvero tocca, con la punta della lingua,
il palato superiore nel punto dove il palato duro diventa molle. Questa
semplice posizione della lingua riesce a calmare la mente.
Incominciamo ora la pratica del Kriya Pranayama. Assumi la posizione di
meditazione preferita. Siedi rivolto verso Est. Da questo momento in poi
puoi utilizzare l'espediente descritto precedentemente di sedere sul bordo
di un cuscino spesso in modo che le natiche siano leggermente sollevate.
Il mento è leggermente rientrato (i muscoli del collo e della nuca
mantengono una costante leggera tensione.) Le dita sono intrecciate come
le tiene Lahiri Mahasaya nella ben nota foto. Bocca ed occhi sono chiusi.
Il centro della consapevolezza è localizzato nel Medulla mentre lo sguardo
interiore converge senza sforzo sul Kutastha.
Inspira profondamente attraverso il naso producendo un suono sordo
nella gola, come nell'Ujjayi Pranayama. 3 Per essere certo che il suono è
corretto, concentrati solo sull'aumentare l'attrito dell'aria che passa
attraverso la gola. Ascolta questo suono sordo e smorzato. Aumenta la sua
intensità. Se l'ambiente è perfettamente silenzioso, una persona riuscirà ad
ascoltarlo entro un raggio di 4-5 metri – e non sentirà nulla oltre tale
3
Il suono della inspirazione è simile a quello prodotto da un altoparlante che trasmette
un rumore di fondo amplificato – un tranquillo schhhh… /ʃ/. C'è solo un leggero
sibilo durante la espirazione. La perfezione del suono verrà raggiunta con la pratic
del Kechari Mudra vero e proprio. Il suono della inspirazione diverrà molto sottile
mentre il suono della espirazione sarà come quello di un flauto, Shiii Shiii.
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distanza. Impareremo che questo suono agisce come una "pompa idraulica"
per sollevare l'energia (Prana) dalla base della spina dorsale fino al
Medulla.
Durante l'inspirazione, Om è cantato mentalmente (meglio sarebbe dire
"posto mentalmente") in ciascuno dei sei Chakra dal Muladhara al
Midollo Allungato. Durante l'espirazione, Om è cantato mentalmente in
ciascuno dei sei Chakra ma in ordine inverso e quindi dal Midollo
Allungato al Muladhara. Conta il numero dei respiri utilizzando o un Mala
o le dita. Per incominciare praticherai 24 respiri. Col tempo aumenterai di
12 in 12.
Non perdere la focalizzazione del tuo sguardo interiore nel Kutastha. È
chiaro che salire e scendere ponendo Om nei Chakra e
contemporaneamente produrre i suoni nella gola è difficile. Ma Lahiri
Mahasaya scrisse che se tu procedi senza cantare Om in ogni Chakra, il tuo
Kriya diviene "tamasico" [di natura negativa] e ogni genere di pensieri
inutili sorgerà per disturbarti. Cerca di calmarti e di arrivare a tale risultato.
Dopo alcuni giorni o settimane di pratica regolare, durante la inspirazione,
percepirai una corrente fresca che sale attraverso la spina dorsale – o
semplicemente una diffusa sensazione di fresco. Durante la espirazione
percepirai una sensazione di tepore. La espirazione potrebbe essere più
lunga della inspirazione. Durante l'ultima parte della espirazione, c'è una
chiara percezione dell'ombelico che si muove verso la spina dorsale.
Raffinando questa esperienza – divenendo più consapevole del movimento
dell’ombelico verso l’interno e dell'azione dei muscoli del diaframma –
sentirai un sensazione di gioia che aumenta.
Prosegui in questo modo senza aspettarti nulla di più. Cerca di praticare
sempre con uno stato d'animo gioioso. Goditi i suoni nella gola, le
sensazioni e anche le brevi pause tra inspirazione ed espirazione e tra
espirazione ed inspirazione. Le pause non durano più di 2-3 secondi.
Ciascuna pausa è un momento di pace confortevole.
La letteratura di riferimento dice che un Kriya Pranayama perfetto prevede
che si facciano 80 respiri in un'ora – circa 45 secondi per respiro. Un
principiante è ben lontano dal raggiungere un tale ritmo. Per un
principiante se ciascun respiro dura 20 secondi, questo significa che la
pratica è molto buona.
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<Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito>
[4] Navi Kriya
Abbassa il mento sulla cavità della gola. Om è cantato 100 volte – o con la
voce, o mentalmente – nel terzo Chakra Manipura. Il mento è poi sollevato
quanto possibile e Om è cantato circa 25 volte ancora nel terzo Chakra
Manipura. In questo esercizio dimentica il respiro, lascia che esso sia
naturale. Questo è un Navi Kriya. Pratica quattro Navi Kriya.
Figure 3. Forma semplice di Navi Kriya
Variante
Nel Navi Kriya anche l'ombelico può essere coinvolto. Le mani sono unite con le
dita intrecciate, palme in basso e i polpastrelli dei pollici che si toccano. Om è
cantato, a voce o mentalmente, 100 volte nell'ombelico. I pollici premono
leggermente l'ombelico assieme a ciascun canto di Om. Il mento è poi sollevato.
Ora le dita vengono intrecciate dietro con il palmo delle mani rivolto verso l’alto.
Om è cantato, o con la voce, o mentalmente, approssimativamente 25 volte nel
terzo Chakra. Per ciascun Om, i pollici praticano una pressione leggera sulle
vertebre lombari. Anche in questa variante si ripete il Navi Kriya quattro volte.
<Tecnica facoltativa, da aggiungersi in seguito>
[5] Pranayama col respiro breve centrato nel Muladhara
Questa procedura permette di fare dei decisi passi avanti nel padroneggiare
il Kriya Yoga da parte di coloro che hanno il respiro troppo breve. Ci sono
persone, specie anziane, che si lamentano di rimanere senza respiro quando
tentano di fare una lunga inspirazione cantando Om in ciascun Chakra. È
cosa saggia insegnare loro questo esercizio spiegando: ''Da adesso in poi
questo è il tuo Kriya Pranayama. Dimentica definitivamente quello di base
spiegato e occupati solo di questo.''
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La lingua è in Kechari Mudra o baby Kechari. Le sopracciglia sono
sollevate per facilitare l'esperienza della Luce divina.
Dopo avere tratto tre profondi respiri, ciascuno che finisce con una
espirazione veloce e completa come un sospiro, il tuo respiro sarà molto
calmo. Il respiro entra attraverso il naso e si dissolve in Ajna. Se poni il
tuo dito sotto entrambe le narici, il respiro che entra ed esce toccherà
appena il dito. Questo è un segnale che il respiro è interiorizzato.
Ora, parte della tua attenzione va verso il Muladhara. Quando diventa
naturale fare una inspirazione, inspira quel poco che serve, tanto
velocemente come l'istinto vuole (circa un secondo), fermati un istante nel
secondo Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel
Muladhara. Quando ti viene naturale inspirare, inspira, fermati nel terzo
Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel Muladhara.
Continua in tal modo, ripeti la procedura tra il Muladhara e il quarto
Chakra, Muladhara e il quinto Chakra, Muladhara e Midollo Allungato
per due volte, Muladhara quinto, Muladhara quarto, Muladhara terzo e
Muladhara secondo Chakra). Un ciclo è fatto di 10 respiri brevi. Ripeti
più di un ciclo, finché percepisci che il tuo respiro è molto calmo – quasi
impercettibile.
Dunque il Pranayama col respiro breve è basato non sul forzare il respiro
ma sul lasciarlo libero, sull'osservarlo, sull'essere coscienti di ogni
movimento di esso – pause comprese. Il suo valore è basato sul coordinare
questo respiro libero con il descritto movimento dell'energia.
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Figura 4. Un ciclo di Kriya Pranayama col respiro breve
[6] Pranayama Mentale
Fai tre respiri profondi e poi dimentica totalmente il respiro. Muovi la
consapevolezza su e giù lungo la spina dorsale, fermandoti in ciascun
centro spinale. Comincia col primo, fermati in esso, spostati nel secondo,
fermati … e così via. Dopo essere salito al Midollo Allungato, comincia la
discesa: quinto Chakra, quarto Chakra e così via. È conveniente centrare
l'attenzione su ciascun Chakra per 10-20 secondi. (Om può essere
mentalmente cantato in ciascun Chakra ma spesso si percepisce che è
meglio non disturbare il silenzio mentale e quindi non si canta nulla.)
Il segreto è di porre e mantenere la consapevolezza in ciascuno di
essi fin quando si percepisce una particolare sensazione di dolcezza, come
se quel Chakra si stesse "sciogliendo".
Il processo di salire e scendere attraverso i Chakra è portato avanti
fintanto che è confortevole. (Un giro completo dura 2-4 minuti.) Questa è
la parte più piacevole della routine. Non è una tecnica come tutte le altre,
ma un dolce rilassamento.
Durante la pratica del Pranayama Mentale, un silenzio profondo si
stabilisce nella coscienza e nel corpo. Tranquillità, "Sthir Tattwa" (Prana
statico) è sperimentata al di sopra dei Chakra. Lahiri Mahasaya chiamava
questo stato Paravastha o Kriyar Paravastha - "lo stato che viene dopo
l'azione del Kriya." In questo stato uno conosce la gioia senza forma, si
sente vasto e libero come il cielo. Il respiro si calma e la mente diventa
silenziosa. Questa pratica viene portata avanti da 10 a 20 minuti.
<Da praticarsi solo di notte, come finale della routine>
[7] Yoni Mudra
Dopo una profonda inspirazione Kriya, avendo guidato l’energia nella
parte centrale della testa, chiudi gli orecchi con i pollici, le palpebre con gli
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indici, le narici con i medi, le labbra con l’anulare e il mignolo. Trattieni il
respiro ripetendo mentalmente diverse volte Om ed osserva qualsivoglia
luce nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro finché ciò è
confortevole. I gomiti sono paralleli al suolo e puntano verso l'esterno. Non
lasciare che scendano per la fatica, sostenili in qualche modo, se
necessario. Durante questa azione speciale volta a percepire la luce, gli
indici non devono premere, nel modo più assoluto, sugli occhi – questo
sarebbe dannoso e di nessuna utilità! Puoi tirare in giù le palpebre con gli
indici e premere sulla parte superiore degli zigomi.
Quando ne senti la necessità, espira, scendendo con la
consapevolezza lungo la spina dorsale. Questo è lo Yoni Mudra che è
eseguito, normalmente, una volta sola.
Figura 5. Yoni Mudra
Dopo lo Yoni Mudra, rimani concentrato fin quando ti è possibile nel punto
tra le sopracciglia cercando di percepire luce del Kutastha. Poi apri gli
occhi e guarda quello che è di fronte a te senza focalizzarti su nulla in
particolare. Guarda senza guardare. Dopo un po' diventerai consapevole di
una sottile linea di Luce bianca, ammorbidita, come una nebbia, attorno a
tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca e più grande.
Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti chiudi i tuoi
occhi e rimani fermo un poco prima di alzarti.
Nota sullo Yoni Mudra
Tutto questo non è difficile. Ora prendiamo in considerazione un fatto molto
particolare: l'istruzione tradizionale è di aumentare il numero delle ripetizioni di
Om (durante il trattenimento) di una al giorno, fino ad un massimo di 200. Si
108
spiega che non si deve mai forzare. Ma come è possibile arrivare a questi risultati
senza forzare?
A mio avviso questo si apprende solo col tempo, specialmente dopo
essersi confrontati con la procedura del Thokar. Per il momento condivido un
semplice rimedio che può diminuire il disagio di un lungo Kumbhaka.
Alla fine di una moderata inspirazione (non la tipica del Kriya Pranayama, ma
una molto breve), chiudi fermamente tutte le aperture della testa tranne le narici,
lascia uscire una piccola quantità di aria, poi immediatamente chiudi le narici.
Rilassa i muscoli del torace come se tu volessi incominciare una nuova
inspirazione: ciò dà la sensazione che il respiro sia divenuto calmo nella zona che
va dalla gola al punto tra le sopracciglia. In questa situazione, la concentrazione
sul punto tra le sopracciglia e la ripetizione di Om, può essere portata avanti
abbastanza a lungo.
Nota. Sopra ho scritto che questa tecnica si pratica solo di notte, come finale
della routine. In realtà lo si può praticare sempre! Nondimeno la tecnica è fatta
meglio nella calma profonda della notte, quando il silenzio è tutto attorno ed uno
è totalmente e perfettamente rilassato. Lo Yoni Mudra genera una tale
concentrazione di energia nel punto tra le sopracciglia che la qualità del sonno
seguente cambia per il meglio. In altre parole, dopo avere attraversato gli strati
del subconscio la tua consapevolezza può riuscire a raggiungere il cosiddetto
stato di "super coscienza."
Giusto atteggiamento
Il successo nel Kriya avviene costruendo una fondazione solida. Il primo
passo è liberare la mente da "manie ed ossessioni." Proviamo a chiarire
cosa significa questo.
[1] Non pensare che qualcosa di buono possa scaturire solo da una
esecuzione impeccabile della "ricetta magica" del Kriya. Realizza quanto
importante sia gioire della pratica così come viene naturale. Perfeziona i
piccoli dettagli solo in un secondo tempo: la pratica stessa ti aiuterà.
Evita di telefonare un giorno sì e un giorno no al tuo insegnante per porre
delle domande cervellotiche. Ricorda che le eccessive aspettative fungono
da schermo per impedire che la genuina bellezza del Kriya possa entrare
nella tua vita. Comportati come una domestica che svolge tranquillamente
il suo lavoro quotidiano. Essa si prende cura di tutti i dettagli e la
consapevolezza di aver completato il suo lavoro rappresenta la sua
gratificazione.
109
[2] Altri kriyaban si impongono inutili ''fioretti'' e cercano di restare fedeli
ad innaturali rinunce. Alcuni pensano seriamente di ritirarsi dalla vita attiva
per poter vivere una vita di abnegazione. I pochi che hanno l'opportunità di
raggiungere ciò (non necessariamente entrando in un convento ma per
esempio abbandonando ogni impegno lavorativo e vivendo di una piccola
rendita) sono destinati a scoprire che questo improvviso balzo in questa
tanto ardentemente agognata condizione non realizza il loro desiderio di
pace perenne unita ad una ardente aspirazione mistica. L'iniziale
sensazione di totale libertà dagli impegni mondani porta buoni risultati
nella meditazione ma non così profondi come immaginato. Soffrono di
un'inspiegabile drastica diminuzione della acutezza della loro
concentrazione e non riescono a giustificare come mai il loro tempo libero,
invece di esser dedicato ad una profonda pratica del Kriya si esaurisca in
occupazione triviali.
[3] Non importi la castità credendo che devi vivere come un santo. Alcuni
kriyaban pur essendo indubbiamente razionali ed intelligenti credono a
cose impossibili. Affermano delle autentiche sciocchezze e vivono
strazianti conflitti arrivando al rifiuto dell'amore. Essi cercano di amputare
la propria individualità e i loro desideri; cercano di tagliare via da loro tutto
ciò che è interessante ed avvincente nella vita.
Ci sono famosi libri sullo Yoga che descrivono cose praticamente
impossibili. Quanti sarebbe importante trovare un libro che insegni ad
usare l'intelligenza e a pensare con la propria testa!
Lahiri Mahasaya nei suoi diari ammise di aver provato a volte un
desiderio sessuale molto forte. Un giorno un discepolo gli pose una
domanda diretta: "Come ci si può liberare definitivamente dalla
sessualità?" Lui rispose in un modo che ammutolì il discepolo: "Sarò libero
dalla sessualità solamente quando il mio corpo giacerà sulla pira funebre."
Dio benedica la sua sincerità! (Conobbi un kriyaban che era così legato alle
proprie illusioni che prese il summenzionato episodio come segno che …
Lahiri Mahasaya non era realizzato spiritualmente!)
[4] Piuttosto bada alle regole elementari che riguardano la salute. Spesso
appare un marcato scollamento tra il nuovo interesse verso la meditazione
e altre ben radicate consuetudini sociali. Dopo vari mesi di pratica, alcuni
cambiamenti nell'indole del kriyaban appaiono spontaneamente. Purtroppo
molti non riescono a comprendere di essere ancora schiavi di una cattiva
abitudine. Prendiamo per esempio il problema del vizio del fumo. Quanti
hanno una lucida visione della situazione reale? Paradossalmente, è più
facile smettere di fumare a causa di una nuova moda ecologista piuttosto
che come risultato di una lucida visione della propria dipendenza dalla
nicotina.
110
Quello che ragionevolmente ti puoi attendere
Prima o poi coloro che coscienziosamente praticano il Kriya troveranno
una grande ricompensa. Un giorno qualcosa di tremendamente vasto si
manifesterà e spazzerà via ogni dicotomia di degno e indegno, puro e
impuro e così via. Non mi riferisco solamente a suoni e luci astrali, ad un
senso di espansione cosmica o all'essere pervasi da una gioia illimitata – la
stessa percezioni della Realtà cambia. Alcuni scopriranno una quasi
dimenticata potenzialità di godimento estetico (come se avessero occhi e
cuore per la prima volta); altri saranno profondamente toccati dal
significato della loro famiglia, dal valore delle amicizie che durano una vita
e saranno sorpresi dall'intensità della risposta d'amore che proviene dal loro
cuore.
Può avvenire l'esperienza di una consistente e spontanea salita di energia
attraverso la spina dorsale. Pur essendo caratterizzata da un senso di
beatitudine, talvolta è seguita da disagio e paura indefinita. Di solito questa
paura (che può divenire vera angoscia o panico) è assorbita in breve tempo,
senza problemi. Spesso avviene la percezione di star camminando come un
equilibrista tra il regno della salute mentale e quello dell'alienazione.
Questo fenomeno è accaduto a quasi tutti i mistici. Non c'è nulla da
temere!
Col tempo si riesce a vedere il Divino in tutto, a trovare gioia in ogni
attività: lavoro, tempo libero, famiglia, amici, contemplazione della natura,
arte .... Quando si raggiunge lo stato di assenza di respiro diventa chiaro il
significato della vita. Gioire pienamente della dimensione spirituale e
creare armonia tra questa e la normale vita attiva.
111
CAPITOLO 7
INTENSIFICARE LA PRATICA DEL PRIMO LIVELLO DEL KRIYA
Questo capitolo è dedicato a quei studenti che hanno trovato il tempo di
praticare le tecniche esposte nel capitolo precedente (almeno quelle
essenziali) e hanno portato avanti quotidianamente (o quasi) tale impegno
per almeno 6 mesi. Si suppone che ora essi possiedano un desiderio
genuino di approfondire l'esperienza meditativa.
[I] ► Informazioni sul Kechari Mudra
Kechari Mudra significa inserire la lingua nella cavità della faringe nasale.
Per ottenere il Kechari Mudra si pratica il Talabya Kriya che descriviamo
adesso.
Talabya Kriya
Incomincia con la lingua rilassata con la punta che tocca il lato interno
dell'arcata superiore dei denti. Ora premi l'intero corpo della lingua contro
il palato superiore per creare un effetto ventosa. [Molti praticano il Talabya
Kriya in modo sbagliato perché istintivamente volgono la lingua indietro.]
Figura 6. Parte più importante del Talabya Kriya
Quando hai creato l'effetto ventosa, abbassa la mascella inferiore sentendo
distintamente l'allungamento del frenulo (il tessuto che unisce la lingua alla
base della bocca). Libera la lingua con uno schiocco, poi spingila fuori
112
dalla bocca in modo che punti verso il mento. All'inizio non superare le 10
ripetizioni al giorno onde non sforzare troppo o produrre uno strappo al
frenulo. In seguito si raggiungono le 50 ripetizioni in circa due minuti
(110-120 secondi.)
Sottolineo di nuovo che alcuni non comprendono subito come far aderire la
lingua al palato come una ventosa prima di aprire la bocca e stirare il
frenulo. Talvolta, anche se glielo si mostra di persona, non sono capaci di
eseguirlo correttamente. A mio avviso il principale errore è di concentrarsi
troppo su dove porre la punta della lingua. L'effetto ventosa si ottiene con
l'intero corpo della lingua: la punta della lingua non ha alcun ruolo!
Nota 1
Nei testi di Hatha Yoga ci sono diversi consigli per allungare il frenulo.
Uno molto noto è avvolgere un pezzo di tela attorno alla lingua e con
l'aiuto delle mani, tirare gentilmente (rilassando e ripetendo diverse volte)
la tela sia orizzontalmente che in su, verso la punta del naso. La tecnica del
Talabya Kriya può essere arricchita massaggiando sia i muscoli della
lingua che il frenulo con le proprie dita. Lahiri Mahasaya era
assolutamente contrario al taglio del frenulo per ottenere risultati più veloci
e più facili.
Nota 2
Spero sia chiaro che Talabya Kriya e Kechari Mudra sono due pratiche
completamente diverse! Se tu apri la bocca davanti ad uno specchio
durante la prima parte del Talabya Kriya potrai vedere le parti concave che
si formano su ciascun lato del frenulum – esso appare isolato dal corpo
della lingua. Invece quando pratichi il Kechari Mudra, è l'ugola che viene
in avanti e la lingua è dietro essa.
Nota 3
Talabya Kriya è una tecnica che oltre a servire al raggiungimento del
Kechari Mudra, crea un percepibile effetto rilassante sul processo del
pensare. Esso non dovrebbe essere considerato un semplice esercizio per
stirare (allungare) il frenulo della lingua. Quando la lingua si attacca al
palato e la bocca è aperta, in quell'istante la frattura energica tra il nostro
corpo e la riserva di Prana statico localizzata nella parte superiore della
testa è momentaneamente guarita. Questo fatto ti conduce facilmente nello
stato meditativo.
Anche dopo aver padroneggiato il Kechari Mudra, il Talabya Kriya
non dovrebbe mai essere messo da parte perché crea un distinto effetto
calmante sul processo di formazione dei pensieri. Non è facile giustificare
per quale motivo, agendo sul frenulo, sia possibile riuscire a calmare il
113
processo di formazione di pensieri inutili. Sta di fatto che chiunque può
osservare questo effetto.
Un fatto strano è che il Talabya Kriya non richiede concentrazione
su alcunché di preciso, esso è solo una pura azione fisica. Proprio come
semplice tentativo di giustificare questo, possiamo far notare come la
semplice pressione della lingua contro il palato superiore, mantenendo
l'effetto di suzione sul palato per 10-15 secondi, può, in sé e per sé,
generare particolare sensibilità nell'area del Midollo Allungato, e questo
avviene in poco tempo. Anche il dettaglio di estendere la lingua gioca un
ruolo importante. Quando la lingua è pienamente estesa, essa tira con sé
alcune ossa craniali e guida alla decompressione di tutta l'area.
Che cosa è il Kechari Mudra?
Dopo diversi mesi di pratica quotidiana del Talabya Kriya, è giusto provare
ad ottenere il Kechari Mudra. Controlliamo quindi se la punta della lingua
riesce a toccare l'ugola usando le dita per spingere la base della lingua
verso l'interno. Se la punta della lingua tocca l'ugola, allora per alcuni
minuti al giorno, si prova a spingere di più la base della lingua verso
l'interno finché la punta riesce a superare l'ugola ovvero ad andare oltre
essa e finalmente un giorno riesce a toccare la faringe dietro di essa.
Un giorno la punta della lingua entrerà per un breve tratto nella
faringe nasale ma scivolerà subito fuori non appena verranno tolte le dita
che premono sulla base della lingua. Dopo alcuni giorni, togliendo le dita,
la punta della lingua rimarrà come "intrappolata" in quella posizione.
Questo avviene poiché il palato molle (la parte da cui pende l'ugola) non è
rigido, si muove e agisce come una fascia elastica la quale impedisce che la
lingua scivoli fuori e ritorni alla sua normale posizione. Questo è il
momento di svolta. Da quel momento in poi, sforzandosi ogni giorno di
praticare almeno 6-12 Kriya Pranayama con la lingua in questa posizione
– sebbene con qualche inconveniente come per esempio un aumento della
salivazione, inghiottire e conseguente interruzione per ripristinare la
posizione – la pratica diventa facile e confortevole. Il senso d’irritazione e
l’aumento della salivazione vengono superati e l'esercizio può essere
definito ''gradevole.''
114
Figura 7. Posizione della lingua quando uno entra nella faringe nasale
Dopo circa tre settimane, dovresti essere capace di raggiungere la stessa
posizione senza usare le dita. La lingua riuscirà ad entrare nella cavità
naso-faringea. Ovviamente c'è sempr spazio in tale cavità per inspirare ed
espirare attraverso il naso.
Che cosa dice la letteratura sul Kechari Mudra
Il Kechari Mudra ha un effetto notevole sulla calma della mente. La mente
lavora in modo più sobrio e gioisce di un indispensabile riposo. Quando,
durante le attività quotidiane, si pratica il Kechari Mudra, momenti di pura
calma e di silenzio mentale riempiono l’intero essere! Talvolta il silenzio
mentale diviene una pura esplosione di gioia. L'unico problema potrebbe
essere che durante le prime tre settimane di impiego del Kechari Mudra, si
può sperimentare un senso di "intontimento" dove le facoltà mentali
sembrano essere ottuse. Uno deve essere preparato a questa eventualità e
prendere in considerazione durante questo periodo delicato della propria
vita il fatto di astenersi dal guidare e da qualsiasi lavoro che implichi una
significativa percentuale di rischio.
Dopo alcuni mesi di pratica costante e indomita, la punta della lingua
riesce a toccare il punto di confluenza del passaggio nasale entro la cavità
del palato. Il tessuto soffice sopra i fori nasali nella parte interna delle
narici è descritto nella letteratura Kriya come un' "ugola sopra l'ugola". La
punta della lingua tocca questa piccola zona e ci rimane "attaccata" in
modo confortevole.
115
La letteratura Kriya afferma che la lingua può anche essere spinta più in
alto. Come qualsiasi atlante d’anatomia può mostrare, la lingua, quando
riempie la faringe nasale, non può estendersi ulteriormente. Quella
affermazione dovrebbe essere perciò compresa come un cenno a quanto
una normale persona pensa che stia avvenendo. In effetti, estendendo la
lingua al massimo limite, è possibile sperimentare una grande forza di
attrazione verso il punto tra le sopracciglia, assieme alla sensazione di aver
raggiunto, con la punta della lingua una posizione più elevata.
La stessa letteratura afferma anche che, per mezzo del Kechari uno è
capace di percepire "Amrita", il "Nettare", l'elisir della vita – un fluido dal
gusto dolce che scende dal cervello sulla lingua e poi nel corpo. Per
ottenere questa esperienza, la punta della lingua dovrebbe toccare tre punti
in successione: l'ugola, una piccola asperità sul tetto della faringe nasale
sotto la ghiandola pituitaria e il tessuto molle sopra il setto nasale. La punta
della lingua dovrebbe ruotare su ciascuno di questi punti almeno per 20-30
secondi; poi facendo un movimento con labbra e bocca come per gustare
un liquido o un cibo, si percepirà un certo particolare sapore sulla
superficie della lingua. L’esercizio dovrebbe essere ripetuto diverse volte
durante il giorno. 4
[II] ► Intensificare la pratica del Maha Mudra
La variante del Maha Mudra che adesso descrivo proviene dalla scuola di
Swami Hariharananda. Questa scuola non spiega tutte le tecniche del
Kriya Yoga (Kechari Mudra vero e proprio, Navi Kriya, Thokar ... non
sono insegnati) mentre il Maha Mudra è insegnato con una precisione
insuperata, rendendo, durante la pratica stessa, la realizzazione di Omkar
quasi tangibile anche ad un principiante. Questo Maha Mudra è diviso in
due parti.
Prima parte: ''PIEGAMENTI''
Siedi sul pavimento nella posizione del mezzo loto o sui talloni. Espira.
Concentrati su Ajna nel centro della testa. Per mezzo di una profonda
inspirazione (non necessariamente lunga come nel Kriya Pranayama)
visualizza il respiro che sale dalla sede del Muladhara su per la spina
dorsale e arriva fino ad Ajna. Trattieni il respiro. Piega in avanti la zona
4
Per quanto riguarda l'importanza di gustare il nettare, non sono in grado di
aggiungere nulla in quanto non ne ho fatto l'esperienza e, devo ammettere, non ho
nemmeno cercato di farla. Sto condividendo questa informazione per amore della
precisione e della completezza. Questo raggiungimento può affascinare un kriyaban
ma dopo un periodo iniziale di intensa eccitazione, è presto messo da parte per cose
ben più importanti.
116
sopra la cintura e, se puoi, tocca il pavimento con la testa. (La testa è posta
nella regione fra i ginocchi. Le mani possono essere usate come più viene
naturale onde raggiungere comodamente questa posizione.)
Gentilmente espira e lascia che il respiro sia libero. Dopo aver toccato con
la fronte il pavimento, piegati prima a destra avvicinando l'orecchio destro
al ginocchio destro. La testa si avvicina al ginocchio destro, la faccia è
girata verso il ginocchio sinistro così che sia possibile percepire una
pressione sul lato destro della testa; una sensazione di spazio è percepita
entro il lato sinistro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30
secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca
il terreno. Poi ripeti lo stesso esercizio con l'altro lato del corpo,
scambiando le percezioni. La testa si avvicina al ginocchio sinistro, la
faccia è girata verso il ginocchio destro cosi che sia possibile percepire una
pressione sul lato sinistro della testa; una sensazione di spazio è percepita
entro il lato destro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30
secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca
il terreno. Una pressione è percepita sulla fronte. Una sensazione di spazio
è percepita entro la regione occipitale.
Figura 8. Piegamento in avanti. Prima posizione
Durante questo delicato processo tu stai respirando normalmente e la tua
consapevolezza si trova principalmente in Ajna Chakra mentre i tuoi occhi
sono focalizzati sul Kutastha. Poi sollevati con la schiena diritta inspirando
profondamente. Tramite una lunga espirazione, l'energia è guidata in giù
da Ajna Chakra al Muladhara. Per mezzo di una profonda inspirazione
visualizza il respiro che proviene dalla sede fisica del Swadhisthana su per
la spina dorsale e arriva fino ad Ajna. Ripeti tutto il processo come per
Muladhara. Alla fine per mezzo di una lunga espirazione guida la tua
energia da Ajna a Swadhisthana. Poi ripeti lo stesso processo per
Manipura, Anahata, Vishuddha e midollo allungato. In questo modo puoi
117
gioire di sei piegamenti.
Nota
Per aumentare il potere di questa procedura, puoi trattenere il respiro
quando sei giù. Proverai una sensazione molto forte di energia che sorge e
si intensifica nel punto tra le sopracciglia. Il trattenimento del respiro è
potente stimolatore di Kundalini. Se non sei pronto per il potere generato
da questa procedura, se ti senti troppo irritabile, non trattenere il respiro.
Quando pieghi il tuo corpo a sinistra, la tua narice destra si aprirà.
Quando pieghi il tuo corpo a destra, la tua narice sinistra si aprirà. Quando
ti pieghi in avanti e la fronte è vicinissima al pavimento, ti accorgerai di un
flusso uguale di respiro nelle tue narici. Si apre così il passaggio che
conduce entro la corda spinale: otterrai equilibrio della mente e calma nel
corpo.
Il canale lunare di Ida è situato al lato sinistro della spina dorsale; il
canale solare di Pingala è situato sul lato destro della spina dorsale.
Entrambe le corde si afferrano l'una all'altra. Ripetendo la procedura
descritta, esse sono separate, e, come conseguenza, un passaggio cavo è
aperto tra i due. L'apertura del passaggio spirituale all'interno della spina
dorsale (Sushumna) rappresenta l'inizio della pratica della meditazione.
Seconda parte: MAHA MUDRA VERO E PROPRIO
Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo che il tallone sinistro sia
vicino al perineo. Attira il ginocchio destro contro il corpo in modo che la
coscia sia vicina il più possibile al petto. Le dita intrecciate sono poste
proprio sotto il ginocchio e questo aiuta ad applicare pressione ai tuoi
organi interni. Prenditi da 5 a 6 respiri molto profondi applicando una
pressione moderata al ginocchio. Poi inspira profondamente e trattieni,
estendi la gamba destra, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia
la gamba destra dal piede alla coscia e alla natica. Poi afferra il piede destro
in questo modo: la mano destra afferra le dita del piede destro e la mano
sinistra afferra il lato interno del piede destro (l'arcata del piede). La faccia
è girata verso sinistra.
Figura 9. Qui la faccia è rivolta verso sinistra
118
Percepisci una sensazione di pressione interna sulla parte destra della testa.
Essa contrasta con la sensazione di spazio libero nella parte sinistra del
cervello. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia. Poi inspira e
trattieni, siedi di nuovo sul tuo piede sinistro col ginocchio destro piegato e
attirato verso il petto, poi espira in un respiro normale.
Pratica l'intera procedura scambiando le percezioni e la posizione di gambe
e uso delle mani. Non ripeto tutto – non dimenticare il canto di Om sei
volte nel punto tra le sopracciglia.
Ora, attira entrambi i ginocchi contro il tuo corpo. Estendi entrambe
le gambe, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia entrambe le
gambe dai piedi a cosce ed anche. Poi afferra entrambi i piedi: mano destra
per le dita del piede destro, mano sinistra per le dita del piede sinistro.
Respira normalmente, fletta i piedi 4 o 5 volte poi rilassali con la testa in
giù tanto più vicina ai ginocchi quanto possibile. Sperimenti pressione
interna sulla parte frontale della testa. Una sensazione di spazio è percepita
nella regione occipitale. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia.
Poi inspira e trattieni, sieda diritto e massaggia le dita del piede, poi porta
le gambe piegate di nuovo al petto ed espira. Come al solito, questo
esercizio è ripetuto tre volte.
[III] ►Una preziosa variante del Navi Kriya
Questa variante prevede uno straordinario lavoro sul Dantian. 5 Essa
incatena l'attenzione in un modo che nessun'altra variante riesce a produrre.
Il suo dolce muovere l'energia lungo la circonferenza della testa ha un
effetto che non ha paragoni.
Il mento viene avvicinato alla cavità della gola. Si fa una breve
inspirazione (due secondi al massimo, senza concentrarsi sui Chakra),
seguita da una lunga espirazione durante la quale si percepisce l’energia
che scende dalla fronte lungo un sentiero esterno al corpo verso l’ombelico,
attraversa l'ombelico e si muove verso il Dantian.
Durante questa lunga espirazione, Om è cantato mentalmente, rapidamente,
da 10 a 15 volte, seguendo la discesa dell’energia lungo il percorso. Dopo
una breve sosta nel Dantian, la testa ritorna nella posizione normale.
5
Il Dantian è localizzato circa otto centimetri sotto l'ombelico e circa quattro
centimetri all'interno: può essere visualizzato come una sfera di circa quattro
centimetri di diametro.
119
Figura 10. Variante importante del Navi Kriya: l'energia entra nel Dantian lungo
quattro direzioni
Tutto ora si ripete ma la discesa dell'energia avviene lungo un sentiero
diverso. Una breve inspirazione solleva nuovamente l’energia in testa. Poi
la testa si piega, non in avanti, ma sulla spalla sinistra, senza girare la
faccia. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om, Om, Om…)
accompagna il movimento verso il basso dell’energia che scende dalla
parte sinistra del cervello, si muove lungo un sentiero esternamente al
corpo alla sua sinistra (come se spalla e braccio non esistessero.) L'energia
scende fino alla parte sinistra della cintura, l'attraversa e si muove verso il
Dantian.
La testa ritorna nella posizione normale. Dopo una breve inspirazione, la
testa ora si piega indietro. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om,
Om, Om…) accompagna il movimento verso il basso dell’energia che parte
dalla zona occipitale e si muove (esternamente al corpo) giù verso la
cintura dove si piega, passa attraverso il terzo Chakra Manipura e si
muove verso l’interno della regione addominale (Dantian.) La procedura è
ripetuta allo stesso modo sul lato destro.
L'ultima espirazione chiude il piccolo ciclo costituito da quattro
espirazioni accompagnate da quattro discese dell'energia verso la cintura e,
attraversandola, verso la regione del basso addome. Questo mini ciclo è
ripetuto per 9 volte. In conclusione abbiamo avuto un totale di 4x9 = 36
discese di energia. Quanto abbiamo descritto può durare da 8 a 10 minuti
120
ed è equivalente alla ripetizione di 4 volte la forma base del Navi Kriya.
Man mano che i minuti passano e l'effetto della tecnica si fa sentire, i
movimenti della testa diventano meno marcati – il processo si interiorizza.
Un fenomeno è notevole: nello stesso momento in cui viene formulata la
volontà di espirare, si sente come se i polmoni non riuscissero a muoversi.
Alcuni istanti dopo la consapevolezza di un qualche cosa di sottile che
comincia a scendere nel corpo accompagna una espirazione molto
piacevole. L'espirazione è un atto mentale, come una pressione interiore
che si estende ovunque e che produce un particolare senso di benessere,
armonia e libertà. Si ha la sensazione di poter restare così per sempre.
L’aria esce ancora dal naso ma colui che pratica giurerebbe che questo non
avvenga. Questa può essere considerata la prima timida apparizione del
Respiro interiorizzato (detto anche Kriya delle cellule) di cui parleremo nel
capitolo 12.
Conclusione: riflessioni sul Kriya Pranayama
Praticare il Kriya Pranayama col Kechari Mudra rappresenta una
esperienza incantevole, uno dei migliori momenti della vita di un kriyaban.
Il Kechari Mudra rende il kriyaban capace di fare un passo gigantesco
verso la perfezione del Kriya Pranayama. Durante il Kriya Pranayama col
Kechari Mudra, la espirazione che sorge nella faringe nasale ha un bel
suono come di un lieve fischio. Alcuni dicono ''come di un flauto'', Lahiri
Mahasaya nei suoi diari lo indica come ''Shii shii.'' Per avere un'idea di tale
suono, prendi un fischietto, soffia, più debolmente, sempre più
debolmente... finché è appena udibile. 6
Tal suono è prodotto nella parte superiore della faringe nasale. La
sensazione è che esso si origini dietro il Kutastha. Se senti questo, hai solo
un dovere: rilassarti sempre di più e lasciare che la pratica deliziosa del
Kriya Pranayama ti assorba completamente. Alcune scuole lo chiamano il
Shakti Mantra. Esso è stato paragonato al "flauto di Krishna. Lahiri
Mahasaya lo descrisse come "simile a quando uno soffia aria attraverso il
buco della serratura." Scrive che esso è come "un rasoio che taglia tutto ciò
che è collegato con la mente". Esso ha il potere di eliminare ogni fattore
esterno di distrazione inclusi i pensieri ed appare nel momento massimo
del rilassamento. Se sopravviene distrazione o ansietà, esso svanisce
immediatamente.
6
Prendi un campioncino vuoto di profumo senza tappo. Chiudi una narice e poni
l'apertura del campioncino sotto la narice aperta. Fai una lunga, sottile espirazione.
Muovi su e giù il campioncino sperimentando tutte le variazioni del suono prodotto.
Ad un certo punto otterrai un fantastici fischio e penserai: "Ecco, è questo!''
121
Coltivare la perfezione di questo suono, concentrandosi fermamente su di
esso, significa creare la migliore base per ottenere l'esperienza del vero
suono di Om. La letteratura sul Kriya spiega che quando questo evento
accade, l'esperienza Omkar acquisisce l'aspetto dinamico di Kundalini;
l'anima viaggia attraverso la spina dorsale e brucia nella gioia del Samadhi.
La modestia è sempre la benvenuta, ma quando questo risultato è
realizzato, un'euforia positiva (come se uno avesse trovato la lampada
magica di Aladino) non potrà essere trattenuta. Nel letteratura Kriya si dice
che se uno ha realizzato un Pranayama perfetto, potrà ottenere attraverso
di esso qualsiasi cosa. Bene, se vogliamo pensare ad un Kriya Pranayama
ideale, quanto abbiamo descritto corrisponde al nostro ideale.
Durante il Kriya Pranayama appaiono all'ascolto interiore dei suoni che
provengono dai Chakra. Essi non hanno niente a che vedere coi suoni
prodotti dall'aria nella gola. Essi appaiono in forme diverse (calabrone,
flauto, arpa, tamburo, ronzio come di un trasformatore elettrico,
campana.... ) e catturano la consapevolezza del kriyaban guidandolo verso
maggiori profondità senza nessun pericolo di distrazione. Quello che è
essenziale è portare avanti una continua volontà di ascoltare internamente.
Ogni canto mentale delle sillaba Om dovrebbe essere permeato da una
indomita volontà di inseguire l'eco di questa vibrazione finché diventi
consapevole dei suoni astrali. Le tue capacità di ascolto miglioreranno.
Un fatto molto importante da capire è che l'evento di percepire questi
suoni non nasce dall'intensità di un unico momento di profonda
concentrazione, ma dall'accumulazione dello sforzo manifestato durante le
precedenti sedute di Kriya (lo sforzo è l'attenzione meticolosa a
qualsivoglia suono interiore, non importa quanto debole possa essere).
Coloro che non sono capaci di sentire alcun suono interiore, non
dovrebbero concludere che qualche cosa non va. Forse hanno fatto un
sforzo enorme i cui frutti saranno goduti durante la pratica del giorno
successivo. Un segnale che uno si sta muovendo verso la direzione corretta
è un senso di mite pressione, come una pace liquida sopra o intorno alla
testa spesso accompagnato da un certo ronzio nella regione occipitale.
Se la percepisci, non chiederti se questo è il vero suono di Om in
quanto probabilmente è solo un segnale che la vera esperienza si sta
avvicinando. Intensifica la consapevolezza di quella regione, specialmente
la parte destra. Pazienza e costanza sono di primaria importanza.
Riflessioni sul Pranayama mentale
Alcune persone si lamentano di non ottenere nulla con il Pranayama
mentale. Se indaghiamo il motivo di ciò, ci rendiamo conto che queste
persone non hanno compreso il significato di questa tecnica. Essi
122
continuano a concentrarsi su ciascun Chakra, incapaci di rilassarsi ed
afferrare la dolcezza che emana da essi. Essi complicano l'insegnamento
aggiungendo dettagli utili in altre tecniche ma non in questa – come
contrarre i muscoli vicino a ciascun Chakra – e quindi tutta la dolcezza è
dispersa.
Nel Pranayama mentale è importante assumere un atteggiamento passivo e
paziente con totale affidamento a quanto verrà rivelato. Quando la
consapevolezza si ferma per 20 secondi su ciascun Chakra, ecco che ne
avviene una sensazione dolce e piacevole, mentre il respiro rallenta
sensibilmente. Alcuni suoni interiori come pure sfumature di luce sullo
schermo del Kutastha approfondiscono il contatto con la dimensione
Omkar.
I Chakra sono come dei nodi che possono essere sciolti "toccandoli"
con la concentrazione. Oltre alla sensazione di qualcosa che si scioglie, si
può anche percepire la sottile irradiazione di ciascun Chakra nel corpo. Fai
attenzione che questo non diventi un dettaglio tecnico da applicarsi usando
un eccessivo potere di visualizzazione. Fai che quanto detto sia una
realizzazione spontanea e naturale del fatto che i Chakra sostengono la
vitalità di ciascuna parte del corpo. Tutto ciò porta allo stato di assenza di
respiro. Nel cammino Kriya ''assenza di respiro'' è un termine che troverai
spesso e quindi proviamo a chiariamolo fin d'ora.
Assenza di respiro non significa che io trattengo il respiro e sfido i record
mondiali di apnea. Lo stato di assenza di respiro cui ci riferiamo è
caratterizzato dal fatto che il respiro è completamente inesistente per tempi
molto, molto lunghi – tempi impossibili per quanto riguarda la conoscenza
scientifica.
Lo stato di assenza di respiro è la vera Iniziazione al Sentiero
Spirituale del Kriya Yoga. L'impatto di questa esperienza significa molto
più di quanto le parole possano esprimere. A mio avviso uno ha bisogno in
media da due a tre anni di pratica delle tecniche del Primo Kriya per
arrivarci. Una dieta purificatrice abbinata alla pratica intensiva del Japa
forniranno la spinta decisiva.
Ma quello che ci interessa sottolineare qui è il fatto che il
Pranayama mentale possiede una divina bellezza. Senza di esso, la routine
non serve a nulla – prima o poi, uno abbandona il Kriya Yoga, a meno che
non sia sostenuto dall'eccitazione e da aspettative create in lui da un
processo di indottrinamento.
Una routine che non termina con il Pranayama mentale è come un
complesso musicale che salga sul palco, prepari tutti gli strumenti, li
accordi e poi abbandoni il palcoscenico! È questa fase che porta tutto ad
123
unificarsi in armonia; le increspature nel lago della mente si placano, la
consapevolezza diviene trasparente: la mente è placata ed in silenzio
guadagna l'energia necessaria per essere più acuta e vigile. È come una
spirale, che gradualmente e sistematicamente si prende cura di tutti i livelli
dell'essere: è un processo di guarigione.
Se la pratica avviene con lo spirito giusto, allora essa da origine ad
uno dei rari momenti della giornata in cui puoi utilizzare l'intuizione nata
dalla meditazione per trattare in modo efficace ogni problema che sorge
dalla vita. Entro la perfetta trasparenza di un ordine interiore, tutti i
problemi sono risolti. Perciò il valore del Pranayama mentale si manifesta
durante i momenti difficili della vita quando dobbiamo prendere delle
importanti decisioni. Si nasce al Kriya proprio per mezzo di tale dolce
pratica: essa ti proietta in un vero paradiso e la sua bellezza trabocca e
inonda la vita.
".... è difficile restare arrabbiati, quando c'è tanta bellezza nel mondo. A
volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppo, il cuore mi si
riempie come un palloncino che sta per scoppiare... e poi mi ricordo di
rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta, e dopo scorre
attraverso di me come pioggia. E io non posso provare altro che
gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita.
(American Beauty, film; 1999) "
124
CAPITOLO 8
ROUTINE INCREMENTALI CON DUE ESEMPI CHIAVE
In questo capitolo vogliamo discutere sul valore delle Routine Incrementali
e dare due esempi importanti che possono aiutare un kriyaban ad
assimilare nel migliore dei modi il Primo livello del Kriya.
Cominciamo con una osservazione: una routine invariabile che richiede
sempre lo stesso ammontare di tempo è ciò che tutte le organizzazioni
raccomandano. Una pratica quotidiana dello stesso insieme di tecniche,
senza cambiare il loro ordine di pratica e il numero delle ripetizioni,
sembra essere il modo migliore di cominciare il percorso Kriya.
Cominciare va bene ma andare così per il resto della vita è insostenibile.
È bene riflettere sull'affermazione di Gopi Krishna:
''…. l'intero regno animale è il prodotto della combinazione di Prana e di
atomi. […] Nulla è più ridicolo del sperare che questa combinazione che
si è evoluta fino a divenire le creature viventi, possa essere tanto
superficiale e instabile da lasciarsi dominare facilmente dalla volontà
umana. Pertanto, l'idea che un esercizio di concentrazione di pochi minuti
possa far miracoli nel trasformare il livello della propria coscienza [...]
equivale a credere che picchiando ripetutamente con un martello su un
metallo si possa liberarne l'energia atomica in esso contenuta. […] Questa
è la ragione che spiega come mai un autentico successo nello Yoga sia
molto raro.'' (Gopi Krishna - Il segreto dello Yoga Kundalini).
Se, dopo un paio di anni, di pacifica routine Kriya, con lo stesso insieme di
tecniche e lo stesso numero delle ripetizioni, tu scopri che i tuoi sforzi sono
stati inefficaci e senti che l'entusiasmo iniziale è andato perduto,
rivolgendoti ad un kriyaban di indole dogmatica (e che non ha tanta voglia
di ascoltarti) riceverai il classico ammonimento: "Tu dipendi troppo dai
risultati. Sii leale e prosegui imperterrito come hai fatto finora. Le
benedizioni del Guru sono con te!'' Forse ti racconterà la storia del kriyaban
leale che ebbe la sua prima esperienza spirituale poco ore prima di morire!
Orbene, non ho mai avuto dubbi sul fatto che uno debba continuare la
pratica del Kriya pur attraversando fasi apparentemente improduttive.
Questo è quello che ho sempre fatto durante i periodi diciamo ''grigiastri.''
125
Ogni tanto riuscivo a riaccendere il mio entusiasmo leggendo libri
spirituali, ascoltando registrazioni di discorsi spirituali ecc. Prima o poi
l'entusiasmo ritornava, intatto.
Ma ho conosciuto tantissimi kriyaban che hanno abbandonato tutto.
Avevano raggiunto un punto di stallo dove ulteriori progressi apparivano
impossibili. L'idea di dover praticare il Kriya quotidianamente per tutta la
vita a causa di una promessa fatta al momento dell'iniziazione era divenuta,
per molti, un incubo, una gabbia da cui volevano fuggire.
Credo che la pratica di una o più Routine ad incremento progressivo possa
evitare questa tragedia. Si tratta di utilizzare una sola tecnica il cui numero
di ripetizioni è gradualmente aumentato fino a raggiungere un elevato
numero di ripetizioni il cui ammontare ci è stato tramandato dalla
tradizione Kriya. Ho visto incredibili risultati in coloro che accettano di
impegnarsi in questo schema: uno esce dallo stallo e il primitivo
entusiasmo per il Kriya ritorna.
La routine incrementale si pratica una volta alla settimana. Se negli
altri giorni si salta del tutto la pratica del Kriya, poco importa, anzi, delle
volte è proprio necessario, direi salutare, fare così. Tra poco porterò degli
esempi che chiariranno ogni dettaglio pratica.
Non ci si offenda infine dal paragonare il Kriya con gli sport. Il Kriya non
è uno sport ma negli stadi iniziali del Kriya, mentre si applicano le sue
diverse tecniche psico-fisiche, esso ha molti punti in comune con l'essenza
dell'atletica. Entrambi rifuggono l'impiego della forza bruta, entrambi si
avvantaggiano dal fatto di porsi degli obiettivi ben precisi e dal canalizzare
diligentemente la propria forza verso il raggiungimento di essi. Entrambi
richiedono di valutare il proprio modo di esecuzione onde imparare
dall'esperienza.
Ora, quello che avviene nell'atletica ci fornisce un buon esempio di
come sia possibile progredire. Atleti che desiderano raggiungere dei
traguardi degni di nota devono in qualche modo aumentare l'intensità e la
qualità della loro pratica. Solo tramite sedute molto intense dove gli atleti
spingono al massimo il loro grado di resistenza fisica e mentale riescono a
fornire prestazioni altrimenti irraggiungibili. [Ciascuna seduta deve essere
seguita da diversi giorni di riposo onde ottenere un recupero totale.] Questa
è una legge cui nessuno sfugge.
Possiamo concepire diverse Routine Incrementali. Ciascuna tecnica
praticata in modo intensivo, farà sorgere degli effetti specifici – percepiti
particolarmente nel giorno successivo alla pratica. Alcuni effetti possono
talvolta essere motivo di preoccupazione. Mi riferisco a fantasie, ricordi e
126
desideri che sorgono repentinamente... Essi sono un segnale che nel proprio
inconscio un processo di pulizia sta avvenendo. In generale posso dire che
gli effetti di questa pratica possono talvolta essere epocali.
Abbinare una Routine Incrementale, da praticarsi un giorno alla settimana,
con la pratica quotidiana di una semplicissima routine Kriya sembra la
soluzione migliore. Essa rappresenta un processo equilibrante che aiuta ad
attraversare qualsivoglia stato d'animo.
Naturalmente un kriyaban deve avere familiarità con le leggi
fondamentali della psiche umana ed essere capace di identificare una
situazione critica. Talvolta anche una routine incrementale dovrebbe essere
messa da parte per un paio di mesi.
Maturità emotiva
La ''Maturità emotiva" è l'effetto più importante di un paio di routine
incrementali. E per maturità emotiva intendo un rapporto sano con le
proprie emozioni ed istinti. Quando si tengono a bada le proprie emozioni
(emozioni superficiali) solo i sentimenti profondi guidano le proprie
decisioni. "Maturità emotiva" significa avere un rapporto sano con la
realtà, significa saggezza pratica. Questo fatto è serio ed è tremendamente
importante. Non si riesce a concepire come un kriyaban che non ha
sviluppato questa facoltà, possa ''sopravvivere'' sul sentiero Kriya. È
difficile restare fedeli al percorso Kriya quando delle emozioni negative,
portatrici di depressione possono improvvisamente fare a pezzi la fiducia
nel Kriya!
Mi sento sicuro nell'affermare che, se un kriyaban non è capace (intendo
che non ne ha la capacità) di completare almeno una routine incrementale
di una tecnica Kriya di base, rischierà sempre di perdere tutto quello che ha
realizzato.
Essere un autodidatta
Durante la pratica delle routine incrementali un fatto importantissimo
accade. Prendiamo in considerazione lo sviluppo della qualità di
autodidatta. Mentre pratico la routine incrementale di una certa tecnica, io
percepisco come non mai l'essenza di tale tecnica. Certi dettagli della
tecnica appaiono come inutilmente pesanti; altri aspetti rivelano in modo
chiarissimo la loro importanza. Il nucleo essenziale delle pratica, privo di
ogni fronzolo, appare come qualcosa di certo, fisso, inevitabile – qualcosa
che non potrebbe essere che così.
All'inizio del sentiero Kriya, è giusto dare una certa fiducia ad una
scuola o ad un insegnante, ma in seguito uno deve fidarsi della esperienza
ed intuizione personale. Molti kriyaban intraprendono il loro sentiero
127
essendo un po' creduloni, pronte a farsi gabbare. Le routine incrementali
aiutano a sostituire quell'infantilismo di pendere dalle labbra degli
insegnanti "autorizzati" con un'oggettiva valutazione degli effetti di
ciascuna tecnica.
Se sei insicuro di te e della tua pratica, se non sei capace di liberarti da tutti
i dubbi, prova a leggere con obiettività i risultati ottenuti e scopri come stai
diventando, giorno dopo giorno, acutamente e intelligentemente creativo.
Sorprenditi nello scoprire come adesso l'idea di sottoporre la tua pratica a
verifica presso una qualche autorità nel campo del Kriya non passa
nemmeno per la mente.
Al termine di questa esperienza che si fa una volta nella vita, una persona
ha la sensazione che molti anni siano passati e finalmente ci sia un risultato
concreto, permanente.
Due routine incrementali di grandissimo valore
[I] Routine incrementale del Navi Kriya
Ecco un esempio delle parole che si possono utilizzare per introdurre uno
studente ad una routine incrementale molto importante, quella del Navi
Kriya.
"Di Sabato – o in qualsiasi giorno libero – lascia perdere la routine
tradizionale e, dopo una breve pratica di Talabya Kriya, Maha Mudra e
Kriya Pranayama, pratica il doppio delle ripetizioni del Navi Kriya, ovvero
8 unità. Completa la seduta col Pranayama mentale, come è tua abitudine.
Il giorno seguente, concediti un giorno di riposo da tutte le pratiche Kriya e
regala alla tua mente il balsamo di un lungo, tranquillo Japa. Nei giorni
seguenti riprendi l'usuale routine Kriya.
Il Sabato seguente pratica 3 volte la quantità standard di Navi Kriya:
12 unità. Naturalmente questo deve sempre avvenire entro la cornice del
Talabya, Maha Mudra... completando la pratica con il Pranayama mentale.
Se è possibile, goditi una lunga passeggiata nella sera per calmare le
regioni profonde della tua psiche. Il giorno seguente riposati col Japa e fai
una passeggiata... Dopo una settimana pratica, o due se preferisci, pratica
16 unità di Navi Kriya... e così via ... 20, 24... fino a 80 unità, ovvero 20
volte la dose standard.
L'aumento di questa delicata tecnica Kriya dovrebbe essere graduale.
Se pensi di fare il furbo e fare subito tantissime ripetizioni tutte in un
colpo, sappi che è come fare niente, perché i canali interiori si chiudono. I
nostri ostacoli interiori non possono essere eliminati in un giorno, non solo
perché la nostra costituzione non è abbastanza forte ma perché la nostra
128
forza interiore per dissolverli è inizialmente debole e deve essere
aumentata settimana dopo settimana. Inoltre, questo processo dovrebbe
integrarsi con una regolare vita attiva.
Sta a te rendere il più piacevole possibile la giornata dedicata alla
pratica. È consigliabile dividere le lunghe sedute in due parti – il tutto deve
ovviamente essere completato prima di andare a dormire. Puoi chiudere
ciascuna parte distendendoti su un tappetino in Savasana (la posizione del
cadavere) per alcuni minuti. Puoi completare la prima parte della pratica al
mattino ma senza fretta, rispettando ogni dettaglio. Nel pomeriggio, dopo
un pasto leggero ed un piccolo sonnellino, esci se puoi, raggiungi un luogo
bello dove ti puoi sedere, prendere un po’ di tempo per contemplare la
natura. Poi, assorbito nella pratica e perfettamente a tuo agio, puoi
completare il numero di ripetizioni che mancavano. Vedrai come gli effetti
aumenteranno quando il giorno cederà al crepuscolo.
Se pratichi sempre nella tua stanza, fai in modo di riuscire a fare una
tranquilla passeggiata nella sera. Ogni cosa procederà armoniosamente e
sicuramente sperimenterai la benedizione di un silenzio carico di
beatitudine."
Se preferisci utilizzare la variante del Navi Kriya data nel Capitolo 7,
siccome una unità consiste di 36 discese di energia, precedute e seguite dal
cantare Om nei Chakra, il processo comincia con 36 x 2 discese. I prossimi
passi sono 36 x 3, 36 x 4 … 36 x 19, 36 x 20. È stato provato
sperimentalmente che non serve andare oltre le 36 x 20 ripetizioni.
Per quanto riguarda questa variante, avviene che dopo la prima
mezz'ora, i movimenti della testa si notano appena. In altre parole, il
movimento del mento in avanti, indietro, e lateralmente si riduce a un paio
di millimetri!
Effetti
Un buon effetto di questa pratica è scoprire un notevole aumento della
chiarezza mentale – probabilmente dovuto ad una forte azione sul terzo
Chakra che governa il processo pensante. Un processo logico più calibrato,
preciso e chiaro sorgerà da questa più efficiente sinergia tra pensieri ed
emozioni. L'intuizione fluirà liberamente e fronteggerà quei momenti della
vita in cui si devono prendere importanti decisioni.
Accetta che tratti di durezza appaiano talvolta nel tuo temperamento.
Ti troverai a dire alcune cose che che altri trovano offensive e taglienti ma
che per te, in quel momento, sono l'espressione di una necessaria sincerità.
Sostenuto da una luminosa intuizione interiore, potresti ferire a parole i
tuoi amici e solo ore dopo, solo e distaccato, osservare come quelle parole
erano inopportune.
Per capire l'origine di questo problema, vediamo cosa rappresenti
129
l'''attraversare'' il nodo dell'ombelico. (Il Navi Kriya si pratica anzitutto per
questo motivo e secondariamente per unire Prana e Apana e attrarli nella
spina dorsale.) Si spiega che il taglio del cordone ombelicale al momento
della nascita crea una divisione di un'unica realtà in due parti: quella
spirituale e quella materiale. La parte spirituale, che si manifesta come
gioia e calma, si situa nei Chakra più elevati e nella testa; la parte materiale
si stabilisce nei Chakra più bassi. Questa frattura tra ''spirito'' e ''materia'' è
la fonte permanente di laceranti conflitti. Per mezzo di questa routine
incrementale e attraverso uno sforzo cosciente di armonizzare le due
dimensioni di Spirito e materia nella vita di ogni giorno, avviene il
risanamento di questa frattura. Sebbene il risanamento sia un evento
armonioso, la sua manifestazione che traspare all'esterno può essere
interpretato negativamente dagli altri, spesso a causa della eccessiva
sicurezza da parte del kriyaban delle proprie convinzioni che possono
sembrare cocciutaggine o dogmatismo. La personalità di un kriyaban è
destinata ad essere idealmente raccolta attorno ad un punto centrale e ogni
conflitto interno ad essere risanato. Gli effetti sono osservati chiaramente
nella vita pratica. Un ordine interiore si stabilisce in modo ineluttabile;
ciascuna azione sembra circondata da un alone di calma e sembra andare
diritta verso lo scopo. Ricordiamo l'atteggiamento di Achab nel Moby Dick
di Herman Melville:
"Deviarmi? Voi non potete deviarmi,... Il percorso verso il mio scopo fisso
è posato con sbarre di ferro, su cui la mia anima è scanalata per correre.
Nulla è da ostacolo, nulla forma un angolo alla mia strada di ferro!"
[II] Routine incrementale del Kriya Pranayama
Dopo alcuni mesi (quando la precedente routine incrementale del Navi
Kriya è completato o, almeno, completata a metà) un kriyaban può
incominciare un processo parallelo utilizzando la tecnica del Kriya
Pranayama e aumentandola gradualmente. 36 x 2, 36 x 3….36 x 20 respiri
Kriya è un ottimo piano; 24 x 2, 24 x 3,…..24 x 24 è un processo più
leggero ma comunque valido. Pratica in sequenza le tre fasi del Kriya
Pranayama, rispettando quanto detto nel capitolo 6. Quando la pratica
viene spezzata in due o tre parti – per esempio una parte al mattino e una al
pomeriggio – riparti sempre dalla fase 1, poi introduci la fase 2 e poi la
fase 3.
Ho imparato a rispettare tutte le scuole Kriya, ma ora credo sia giusto
riferire che quando cercavo di aumentare il numero di Kriya Pranayama
come lo avevo appreso dalla mia prima scuola, dopo 60 ripetizioni del
Kriya Pranayama, sviluppavo tanto nervosismo da non riuscire nemmeno
130
a rimanere seduto. Ora, col mio nuovo Kriya Pranayama (bocca chiusa,
parzialmente col Kechari e parzialmente senza, e cantando mentalmente
Om in ciascun Chakra) mi sono avvicinato a 1000 respiri Kriya, rimanendo
sempre nella più completa tranquillità.
Comunque, qui consiglio di procedere prudentemente, senza badare
troppo alla lunghezza corretta di ciascun respiro. Durante questo processo
(Routine Incrementale) è assolutamente necessario seguire la natura,
rispettando il ritmo del respiro adatto alla propria costituzione. Se sentite
che il respiro è troppo breve, non fatene un problema! Ci sarà in futuro
tutto il tempo necessario per allungarlo. Inoltre, quando si superano i cento
respiri, è preferibile introdurre il Mantra di 12 sillabe "Om Namo
Bhagabate Vasudevaya" (Om Na Mo Bha Ga Ba salendo e Te Va Su De Va
Ya scendendo), il che non significa applicare tutti i dettagli sottili
dell'Omkar Pranayama ma semplicemente servirsi di quel Mantra che è
molto bello. Durante ciascuna fase del processo, è importante mantenere
sempre un filo di respiro, fino al completamento del numero che si è deciso
di praticare. In altre parole, il processo non dovrebbe mai diventare
puramente mentale.
Fantastica opportunità di perfezionare la pratica del Kriya
Pranayama
Durante questa Routine Incrementale, il kriyaban riesce ad ottenere una
pratica estremamente raffinata del Kriya Pranayama centrando la sua
consapevolezza nella parte superiore della testa.
Questo modo di praticare il Kriya Pranayama può essere intrapreso solo
dopo molti respiri Kriya. 48 Kriya è già un buon numero ma 108 è l'ideale.
Shambhavi Mudra è definito come l'atto di concentrarsi sullo spazio tra le
sopracciglia, portando le sopracciglia verso il centro corrugando
lievemente la fronte. C'è una forma evoluta di Shambhavi Mudra che
richiede palpebre chiuse o chiuse a metà. (Lahiri Mahasaya nel suo ben
noto ritratto mostra questo Mudra.) Gli occhi guardano verso l’alto il più
possibile, come se uno volesse guardare il soffitto ma senza fare alcun
movimento della testa. La leggera tensione che è percepita nei muscoli
legati ai globi oculari gradualmente scompare e la posizione può essere
mantenuta abbastanza facilmente. Chi osserva può vedere la sclera (il
bianco dell'occhio) sotto l'iride perché quasi sempre le palpebre inferiori si
rilassano. Per mezzo di questo Mudra, tutto il proprio Prana si raccoglie
in cima alla testa.
Durante questo Mudra il centro della consapevolezza è nella parte
superiore della testa. In effetti si percepisce una luce che irradia dalla parte
superiore della testa. Divieni stabile in questo Mudra e completa il numero
131
di ripetizioni che hai deciso di praticare.
Questa pratica è un vero gioiello, rappresenta la quintessenza della
bellezza; con essa il tempo vola senza accorgersi e quello che potrebbe
sembrare un compito spossante risulta essere facile come un momento di
riposo. Si nota come il respiro rallenta. Gioirai della bella sensazione di
aria fresca che sembra salire attraverso la spina dorsale perforando ciascun
Chakra, come pure del tepore dell'aria espirata che permea ciascuna zona
del corpo dall'alto in basso. Percepirai realmente questo, non sarà
immaginazione!
Il tuo atteggiamento è apparentemente passivo, in realtà pienamente
sensibile e quindi attivo in modo intelligente. Il suono del respiro è liscio e
senza interruzioni come l'olio versato da una bottiglia. La pratica raggiunge
il suo massimo potere e sembra avere una vita sua propria. A un certo
momento avrete l'impressione di attraversare uno stato mentale che
assomiglia all'addormentarsi per poi riacquistare improvvisamente la piena
consapevolezza, scoprendo di star nuotando nella luce spirituale. È come
quando un aereo emerge dalle nubi nel chiaro cielo trasparente.
Altre osservazioni
[1] È giusto sottolineare che la pratica quotidiana del proprio Kriya
Pranayama non dovrebbe avvenire in tal modo. Una routine che sia basata
totalmente su una forte concentrazione sul Sahasrara non è adatta per
studenti principianti o di medio livello. Costruire un forte magnete nel
Sahasrara è il modo più potente di stimolare il risveglio di Kundalini.
Questo implica che molto materiale dalla mente subcosciente è portato alla
superficie. Potresti sperimentare tutta una gamma di stati d'animo negativi.
[2] Durante il Kriya Pranayama l'energia non riesce a fluire entro il
Sushumna. Consideriamo l'idea che la spina dorsale abbia molti strati e una
sua sezione ricordi i vari strati di una cipolla. Un kriyaban riesce a muovere
il Prana solo lungo gli strati esterni della spina dorsale. Se noi logoriamo e
incidiamo uno strato dopo l'altro, a un certo punto qualche cosa comincia
ad accadere in Sushumna e noi abbiamo la sensazione di essere in paradiso.
L'esperienza della ''campana'' in Anahata si trasforma nel suono di ''molte
acque.'' Il vero suono di Om appare e guida l'anima a viaggiare attraverso la
spina dorsale, contattando la Luce Divina nella parte superiore della testa.
La percezione della Luce Spirituale assorbe la tua attenzione.
[3] Non meravigliarti se in certi momenti questa routine diventa uno
straordinario viaggio nella memoria. Accadde infatti che, concentrando la
propria attenzione sui Chakra, otteniamo un particolare effetto: lo schermo
interiore della nostra coscienza comincia a mostrare molte immagini.
132
Questo è un fatto fisiologico e abbiamo tutte le ragioni per sospettare che
coloro che dicono di esserne esenti, probabilmente non hanno abbastanza
lucidità per notarlo. I Chakra sono come scrigni contenenti la memoria
dell'intera propria vita: essi fanno sorgere il pieno splendore di
reminiscenze perdute. L'essenza di eventi passati (la bellezza contenuta in
essi e mai apprezzate appieno) è rivissuta nel quieto piacere della
contemplazione mentre il cuore, talvolta, è pervaso da un pianto trattenuto.
È una rivelazione: la luce dello Spirito pare brillare in quelli che sembrano
banali attimi della nostra vita.
[4] Durante questo periodo molto delicato, siete invitati a praticare molto
Nadi Sodhana Pranayama ovviamente nei giorni che precedono il grande
impegno con la intensa pratica di un grande numero fi Kriya Pranayama.
Siete invitati a servirvi di questa utile tecnica anche se non è parte del
Kriya Yoga canonico. Come ho già segnalato, il Nadi Sodhana è molto più
importante di quanto gli esperti kriyaban abbiano la volontà di ammettere.
La sua pratica dovrebbe sempre essere abbinato alle tecniche base del
Kriya Yoga. Grazie ad essa, un principiante riceve una drammatica
trasformazione – vari schemi di squilibrio energetico scompaiono. Senza
questa azione equilibratrice non è facile ottenere una prontezza attenta ma
pacata che è la base stessa dello stato meditativo del Kriya. È una comune
esperienza che dopo una lunga pratica di Nadi Sodhana, senza aggiungere
alcun'altra tecnica ci si ritrovi in uno stato meditativo, sorto naturalmente.
[5] Rispondiamo ad un'obiezione ovvia: ''Perché dovrei praticare la routine
incrementale del Navi prima di quella del Kriya Pranayama? La ragione è
che il Navi crea quella solidità che permette ad uno di affrontare la pratica
impegnativa della Routine incrementale del Kriya Pranayama.
[6] Se volete praticare una Routine incrementale di qualsivoglia tecnica e
non avete un esperto accanto a voi ad aiutarvi nel progettare in numero di
ripetizioni, ricordate il seguente criterio:
il primo passo dovrebbe impegnarvi per 15-20 minuti ma a questo
intervallo di tempo dobbiamo aggiungere una routine minimale per
prepararsi alla pratica centrale e poi, alla fine, per assorbire gli effetti della
pratica. Poi con le settimane seguenti continuate ad aumentare il numero di
ripetizioni fino ad arrivare a sei ore o poco più.
133
APPENDICE: UNA SEMPLICE VISIONE TEORICA
QUATTRO LIVELLI DEL KRIYA
(utili considerazioni prima di fronteggiare i prossimi capitoli)
DEI
Una semplice ed efficace visione teorica dell'intero insieme delle procedure
del Kriya Yoga è molto utile. Senza di essa, rischiamo di percepire il Kriya
Yoga come un insieme caotico di tecniche – ciò porterebbe ad abbandonare
la pratica Kriya dopo qualche infelice tentativo di concepire un routine
razionale.
Lahiri Mahasaya disse che un sentiero spirituale prevede quattro passi in
cui quattro nodi interiori (i Granti che sono citati nella tradizione Yoga)
vengono sciolti. Essi sono: lingua, cuore, ombelico, coccige.
È questo il significato dei quattro livelli del Kriya?
Primo Kriya ↔ Sciogliere il nodo della lingua
Secondo Kriya ↔ Sciogliere il nodo del cuore
Terzo Kriya ↔ Sciogliere il nodo dell'ombelico
Quarto Kriya ↔ Sciogliere il nodo del Muladhara
Mi spiace dire che la risposta è negativa.
Il Primo livello (o stadio) del Kriya non può essere messo in rapporto
solamente con l'apertura del nodo della lingua: molto di più avviene nel
primo livello. Possiamo dire che nel primo livello tutti i nodi sono
gradualmente sciolti. Per quanto riguarda il Secondo livello del Kriya
possiamo dire che di sicuro il nodo del cuore riceve una grande azione di
scioglimento ma anche ciascun Chakra la riceve, quindi bisogna pensare
ad una diversa definizione. Il Terzo livello sembra più legato all'apertura
del nodo del Muladhara che dell'ombelico. Il Quarto livello del Kriya
sembra sia al di là di tutti i nodi. Ma consideriamo meglio ciascun passo:
Primo livello Kriya
In questo livello uno si occupa anzitutto di rendere sottile il respiro onde
guidare coscienza ed energia nel sottile canale di Sushumna. Chi pratica
cerca di padroneggiare la più importante delle procedure del Kriya Yoga: la
tecnica del Kriya Pranayama.
Che dire della pratica del Kechari Mudra e del fatto di sciogliere il nodo
della lingua (Jiwha Granthi)? Non possiamo negare che raggiungere il
Kechari Mudra rappresenta un grande passo in avanti nel sentiero del
Kriya. Tale pratica produce un sottile processo di trasformazione nel
134
sistema psico fisico. Il problema è che non tutti i kriyaban sono capaci di
raggiungere tale posizione della lingua anche dopo molti anni di seri
tentativi. Ora, quando negli scritti di Lahiri leggiamo che il Kechari
Mudra costituisce il primo passo del sentiero spirituale, sicuramente ciò ha
un significato. Ma dovremmo forse accettare che senza Kechari
rimarremmo fatalmente solo presso l'anticamera della realizzazione
spirituale? E va bene, se così deve essere, saremo in buona compagnia:
molti santi non avevano nemmeno mai sentito parlare di Kechari Mudra.
A mio avviso il Maha Mudra è molto più importante del Kechari. Quando
incominciamo a praticare il Kriya, le Nadi Ida e Pingala sono parzialmente
bloccate e il Prana ha difficoltà a fluire. Esse vengono equilibrate,
purificate e distaccate dal Sushumna dal Maha Mudra. Quindi il Maha
Mudra è essenziale.
La definizione di Primo livello del Kriya è basata su quello che avviene
tramite la pratica delle sue tecniche. Ebbene, possiamo dire che un
processo di purificazione del corpo energetico è posta in essere. L'energia
vitale comincia a scorrere nel corpo. Quando questo avviene, il respiro
diventa così sottile che non esce dal corpo attraverso le narici. Il
fondamento della realizzazione spirituale è raggiunto. Respiro e
consapevolezza entrano nel sottile canale di Sushumna.
Ora cerchiamo di comprendere una cosa fondamentale: è possibile che
durante la fase di padroneggiamento del Primo livello del Kriya la persona
si eserciti con tecniche (come il Thokar) che riveleranno il loro pieno
significato e potere solo molti anni dopo. Ma non è detto che questo lavoro
sia del tutto inutile, anzi, un benché minimo effetto (espanso per esempio
dalla pratica del Japa) può avvicinare la stagione in cui lo stato di assenza
di respiro si manifesta. Quando si conosce lo stato di assenza di respiro,
allora il Primo livello del Kriya è padroneggiato.
Secondo livello Kriya
Chi sperimenta lo stato di assenza di respiro può tranquillamente
''addormentarsi'' nell'infinito come direbbe Sri Aurobindo con amare ironia.
Ma può anche, specie se stimolato da una guida seria, realizzare che col
solo potere mentale egli può sentire il Prana nel corpo, raccoglierlo e
condensarlo alla base della spina dorsale, poi forzarlo entro la spina dorsale
e spingerlo in alto passando attraverso ciascun Chakra. Ciò produce precisi
effetti nel corpo. Il calore nella spina dorsale aumenta.
Chi pratica questo non sa più se sta lavorando col Prana oppure con
qualcosa che può essere definito ''sostanza mentale.'' Uno utilizza la propria
forza di volontà per toccare con grande ''pressione mentale'' ciascuna parte
135
del sentiero lungo il quale scorre il Prana. In tal modo uno non solo sale
ma fa anche il percorso al contrario. È in questa discesa che può essere
introdotta la pratica del Thokar.
Dopo mesi di pratica, uno sente l'intuizione di fare una sosta in
ciascun Chakra onde realizzare il Tattwa che presiede ad esso. [I Tattwa
sono i cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria, etere.] Questo è l'inizio
spontaneo del Terzo livello del Kriya.
Terzo livello Kriya
Ora la forza di attrazione verso il basso è debole, il Prana si raccoglie
facilmente nel punto tra le sopracciglia. L'essenza di ciascun Chakra viene
ritrovata nello specchio del Kutastha. Per far questo ci sono diversi metodi.
È possibile utilizzare una forma sottilissima di respiro oppure dimenticare
del tutto il respiro e dedicarsi solo ad un lavoro mentale. È possibile
esercitare una forte azione sul Chakra del cuore oppure rinunciare ad essa.
Tutto dipende dalla filosofia di base adottata dal Maestro che ti guida.
Comunque, per far sì che il velo dell'illusione non sia più reale e
quindi per aprire la porta ad una inesauribile realizzazione spirituale è
necessario entrare dentro il Kutastha e perforarlo. Solo in tale regione,
dove regna la dimensione del Prana statico si può sperimentare quello che
Lahiri Mahasaya chiamava ''Tranquillità eterna.''
La mente riposa finalmente e in quella quiete il cuore è pieno di gioia
inesprimibile. Qualità come amore, compassione, gentilezza,
comprensione, empatia, e magnanimità si manifestano.
Prima o poi, tutti gli ostacoli rappresentati dai Tattwas sono dissolti.
La vera saggezza, la visione veritiera nasce da tale evento. Rinunciando
completamente all'associazione coi cinque Chakra, la concentrazione
diviene perfetta e la mente dimora nel proprio stato naturale.
Quarto livello Kriya
Qui siamo oltre i Chakra, oltre la mente: la meditazione nella parte
superiore del cervello incomincia. Questa può essere costituita dalla sola
contemplazione oppure può prevedere qualche azione precisa, dipende
dalla visione teorica del Maestro. Meditazione senza azione significa
fondersi con la realtà Omkar non solo come suono ma in particolare come
luce. Azione significa utilizzare la forza della visualizzazione per ottenere
la circolazione di energia nella corona della testa.
Alcuni insegnanti hanno chiarito che il sentiero Kriya non termina
nel Sahasrara ma nello spostare la consapevolezza dalla parte superiore
del cervello nel Chakra Anahata.
136
Sull'origine del Kriya Yoga
C'è tutta una storia sull'origine delle pratiche Kriya resa popolare dalla
Autobiografia di PY. Secondo quello che vi troviamo scritto, l'immortale
maestro Babaji, durante il diciannovesimo secolo decise che era ora di
aiutare non solo alcuni mistici spiritualmente evoluti, come fece nel
passato, ma tanti tanti più. Egli apparve a Lahiri Mahasaya rivelando la
sacra tecnica del Kriya Yoga. Lahiri ricevette questo insegnamento e lo
diede all'umanità sia iniziando personalmente coloro che a lui si
rivolgevano, sia servendosi di particolari sui discepoli.
Alcuni credono ciecamente a questa leggenda, altro la rifiutano
decisamente. Io non ho certezze su cosa realmente accadde. Mi piace
integrare tale leggenda con qualche cosa di plausibile.
Credo che Lahiri Mahasaya abbia incontrato un Maestro di eccezionale
levatura spirituale e abbia ricevuto da costui quello che era necessario per
la sua evoluzione spirituale – questo significa qualcosa che fu scelto in
modo specifico per lui. Secondo me, quello che ricevette fu il segreto della
Alchimia Interiore. Questa è una procedura molto difficile – una tecnica
che va oltre il respiro. Perciò penso credibile che egli ricevette da Babaji
solo il processo chiave del Kriya Pranayama, forse non quello che noi
ricevemmo da lui, e che chiamiamo ''Kriya originale'', ma il Pranayama
col respiro interno che lui padroneggiò fino ad un livello che per il comune
essere umano è inconcepibile. Egli poi sviluppò e perfezionò un piano per
far sì che ciascun devoto potesse realizzare la stessa meta nel corso di una
sola vita.
Lahiri Mahasaya era molto abile nell'arte della meditazione – tanto pratico
e bravo che è difficile per noi concepire quanto. Come il grande mistico
Kabir, il suo insegnamento rappresenta il meglio di grandi tradizioni. È
possibile che i Kriya superiori e molte altre varianti Kriya (su cui stiamo
ancora discutendo con infinite polemiche) ebbero origine dallo stesso
Lahiri Mahasaya!
Probabilmente i suoi discepoli aggiunsero altre procedure non per rovinare
volutamente la purezza del Kriya ma per accompagnarlo con qualcosa di
grande in cui credevano. Penso che qualcuno aggiunse quanto aveva
appreso dal movimento Radhasoami. Discuteremo di questo in seguito,
nella terza parte del libro
Scopo di questo libro
Il principale scopo del libro è condividere tutto quello che conosco sul
Kriya e la ragione di tale condivisione è spiegata nella prima parte del
137
libro. Spesso, di anno in anno, c'è qualche aggiunta. Prima di accettare
qualche cosa di nuovo e pubblicarlo seguo dei criteri precisi. Accetto
quello che concorda con quanto Lahiri Mahasaya afferma nei commenti
alle sacre scritture, nelle lettere ai discepoli, nel Puran Purush (ricavato dai
suoi diari.)
Lo scopo secondario del libro è spiegare che il sentiero del Kriya
funziona quando la mente è calma, molto calma e questo non può avvenire
senza la pratica della Preghiera Devozionale – che in India viene chiamata
Japa. Nella terza parte del libro cerco di rendere il lettore consapevole di
questo.
Quello che troverete nei prossimi capitoli
I prossimi capitoli sono dedicati a padroneggiare i Kriya superiori ovvero
a raggiungere il secondo, terzo, quarto stadio del Kriya Yoga. Studieremo
quello che tre scuole Kriya insegnano.
Nel capitolo 9 parlo della scuola ''classica.'' Essa tratta principalmente della
disciplina del Thokar. Quello che qui viene insegnato riflette molto bene i
testi attribuiti a Lahiri (lettere di Lahiri Mahasaya ai suoi discepoli e
commenti ad alcune sacre scritture.) Nel capitolo 10 parlo della scuola
''Tribhangamurari'', la quale non è difficile e inoltre assume un aspetto
formidabilmente efficace nella seconda parte (micro movimento.) Nel
capitolo 11 parlo della scuola ''Omkar'' la cui figura principale fu Swami
Hariharananda.
Il capitolo 12 rappresenta una deviazione del modo solito di concepire il
Kriya Yoga. Mostra come il Kriya Pranayama possa servire per infondere
Il Divino nelle cellule del nostro corpo.
138
CAPITOLO 9
SCUOLA CLASSICA: THOKAR E SUOI SVILUPPI
Nella scuola classica il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di
massima a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde
al Thokar elementare, il Terzo al Thokar evoluto. Per il Quarto livello ci
sono molte incertezze. Per il momento ho buone ragioni di considerare le
due tecniche ''Nabhi Kundalini'' e Gayatri Kriya un ottimo modo di
concludere la propria pratica del Thokar entrando in un elevato stato
meditativo.
SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: FORMA ELEMENTARE DEL
THOKAR
Con il mento abbassato sul petto, inspira sollevando la consapevolezza lungo
la colonna spinale. Le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo Bhagavate
Vasudevaya) sono poste mentalmente nella sede di ciascun Chakra. Tocca
ciascun Chakra con le prime sei sillabe del Mantra (la sillaba Om è posta
nel primo Chakra, Na nel secondo, Mo nel terzo, Bha nel quarto, Ga nel
quinto e Ba in Bindu) Solleva il mento come a seguire il movimento
interiore.
Le mani (con dita intrecciate) sono poste sopra l'area dell'ombelico
come per spingere la regione addominale verso l'alto, creando così una
pressione mentale sui primi tre Chakra. Contrai moderatamente i muscoli
alla base della spina dorsale. Il respiro produce solo un lieve, debole suono
nella gola oppure non produce affatto suono. Quando il mento è sollevato,
parallelo al suolo, l’inspirazione finisce e la consapevolezza si trova in
Bindu.
Trattieni il respiro. Mantieni la contrazione dei muscoli alla base
della spina dorsale. La testa comincia la sua rotazione muovendosi verso la
spalla sinistra (l’orecchio sinistro viene avvicinato alla spalla sinistra, la
faccia non si gira né a destra né a sinistra, inoltre il movimento non
prevede alcun sobbalzo); Te è pensato nel Midollo Allungato. La testa si
muove leggermente indietro e, tracciando un arco, raggiunge la spalla
destra (l’orecchio destro si avvicina alla spalla destra), la sillaba Va è
pensata nel Chakra cervicale. La rotazione prosegue, la testa viene in
avanti di poco e si muove verso sinistra finché l’orecchio sinistro è vicino
alla spalla sinistra (la faccia non è volta a sinistra).
Da questa posizione il mento va in giù diagonalmente a colpire il
centro del torace e simultaneamente Su è vibrato intensamente nel Chakra
del cuore. A causa di quest'ultimo movimento si percepisce come un
139
colpetto nel Chakra del cuore. La pausa che segue è breve: quanto basta
per lasciarsi rapire dalla radiazione di energia e calore che emana da tale
Chakra. La contrazione alla base della spina dorsale è rilassata; per mezzo
di una lunga espirazione le rimanenti tre sillabe sono "poste" nei primi tre
Chakra -- De nel terzo, Va nel secondo, Ya nel primo. Durante ciò la testa è
tenuta abbassata.
Se vuoi praticare con più intensità, al momento di colpire il Chakra del
cuore con Su, mentre applichi tutti i tre Bandha (Mula, Uddiyana, e
Jalandhara), continua a trattenervi il respiro per alcuni secondi. Una calda
sensazione verrà percepita attorno e dentro la regione del quarto Chakra.
La durata di questo processo è di circa 24 secondi. Ripeti la tecnica 12
volte. Tradizionalmente, uno comincia con 12 ed aumenta di una al giorno
fino ad un massimo di 200 ripetizioni.
Thokar è praticato dopo il Kriya Pranayama. L'azione preliminare del
Kriya Pranayama è strettamente necessaria. Alla fine di questa pratica
rimani a lungo con la consapevolezza centrata nel Chakra del cuore e nella
luce che si manifesta nel punto tra le sopracciglia.
Invece di aumentare il numero di ripetizioni di una al giorno, puoi
aggiungere sei ripetizioni per settimana. In tal modo è più facile ricordare il
numero di ripetizione che è previsto tu esegua. Durante la prima settimana
pratica 12 ripetizioni ogni giorno. Poi considera la pratica di 18 ripetizioni
ogni giorno eccetera.
Se ci sono problemi, pratica un giorno sì un giorno no questa
tecnica. La terza settimana (solo fare un esempio) puoi praticare 24
ripetizioni a giorni alternati. Non è necessario praticare ogni giorno;
piuttosto è saggio lavorare in media tre giorni per settimana. Quando
raggiungi un numero consistente di ripetizioni (più di 60) gli effetti sono
molto forti. Perciò procedi con molta cautela.
Non permettere che il peso della testa sia l'unica causa a spingere il
mento verso il petto: un movimento non ostacolato di pure caduta della
testa sarebbe decisamente dannoso. Serve uno sforzo fisico particolarmente
attento per abbassare il mento.
Quando si praticano più di 50 ripetizioni, i movimenti della testa
dovrebbero essere solamente accennati: il mento non si avvicina molto al
petto e il colpo sul quarto Chakra è raggiunto principalmente dal puro
potere della concentrazione mentale. Se incontri qualsivoglia difficoltà,
fermati e non cercare ad ogni costo di raggiungere le 200 ripetizioni.
La presenza di problemi fisici (le vertebre cervicali sono molto
sensibili!) può richiedere che uno pratichi a giorni alterni. È molto meglio
140
incrementare il numero delle ripetizioni solo dopo molto tempo, piuttosto
che fronteggiare la prospettiva di sperimentare dolore in testa e nel collo
durante l’intera giornata!
TERZO LIVELLO DEL KRIYA: FORMA EVOLUTA DEL THOKAR
La Forma Evoluta del Thokar è un'accelerazione della sua forma
elementare – l'azione del Thokar è ripetuta trattenendo il respiro. Nella
letteratura Kriya si spiega che il nodo del cuore è colpito per mezzo della
Forma Elementare del Thokar ed è poi tagliato dalla Forma Evoluta del
Thokar.
Importante chiarimento prima di descrivere la Forma Evoluta del Thokar
Considera come respiriamo durante il Kriya Pranayama. Mentre
inspiriamo espandiamo la pancia; mentre espiriamo la pancia si contrae. Il
Respiro Inverso è l'opposto: quando inspiriamo l'addome si contrae,
quando espiriamo l'addome si rilassa. Se vogliamo praticare la Forma
Evoluta del Thokar nel modo migliore dobbiamo imparare e perfezionare
questo modo di respirare, altrimenti il nostro viaggio finisce con infruttuosi
tentativi. Questo è un chiarimento che di solito i kriyaban non ricevono.
Forma usuale di spiegazione
Dopo aver inspirato (con Om, Na, Mo, Bha, Ga, Ba) e sollevato il Prana
nella parte superiore dei polmoni, rilassa i muscoli della cassa toracica
come chi sta per cominciare una nuova inspirazione. Evita l'atto di sigillare
i polmoni (trachea) come quando si fanno delle immersioni. In questo
modo rilassato, ripeti vari cicli dei movimenti della testa ma senza fretta.
Di conseguenza il canto mentale di Te nel Midollo Allungato, Va nel
Chakra cervicale e Su nel Chakra del cuore viene ripetuto diverse volte
(Te, Va, Su, Te, Va, Su, Te, Va, Su ...) sempre trattenendo il respiro. Non
appena senti una sensazione di disagio interrompi le ripetizioni ed espira!
Poi lentamente espira e poni le sillabe De, Va, Ya rispettivamente nel
terzo, secondo, primo Chakra. Mentre fai questo, tieni la testa abbassata.
Questa pratica è fatta rigorosamente solo una volta al giorno.
Per quanto riguarda la ripetizione di Te, Va, Su, Te, Va, Su …. , non
appena senti che la tua attenzione è totalmente focalizzata sul Chakra del
cuore, poni non solo la sillaba Su ma anche le due precedenti, Te e Va, nel
Chakra del cuore. Da quel momento in poi, le sillabe Te, Va e Su verranno
mentalmente poste solo nel quarto Chakra.
Per dare un'idea della velocità dei movimenti, l'intero processo,
inspirazione ed espirazione incluse, con 12 ripetizioni della rotazione della
testa (ciascuna rotazione si conclude con il movimento del mento verso il
petto) può durare circa 70-80 secondi. Tradizionalmente, uno comincia
141
con 12 cicli di movimenti della testa senza fretta durante un solo respiro ed
aumenta di uno al giorno fino a 200 ripetizioni. Questo Kriya è considerato
padroneggiato quando raggiunge le 200 rotazioni senza interrompere lo
stato di Kumbhaka.
Naturalmente, ciò è troppo difficile. A un certo punto, durante questo
processo di aumento, quando non riesci ad oltrepassare un certo numero di
rotazioni – a meno che tu non ruoti la testa troppo rapidamente, la qual
cosa è sciocca – devi accettare la tua sconfitta? No, spero tu voglia
considerare quello che ora spiego.
Spiegazione alternativa
Inspira lentamente attraverso il naso e nello stesso tempo tira in dentro lo
stomaco e solleva il perineo. Inspirando, ripeti mentalmente Om, Na, Mo...
e solleva il Prana nella parte superiore dei polmoni. Poi rilassa
parzialmente i muscoli delle gabbia toracica come se tu stessi per
incominciare una nuova inspirazione.
Concentra la tua attenzione sulla parte superiore della tua gabbia
toracica. Una parte di questa attenzione va alla base della spina dorsale.
Canta mentalmente Om, Om Om... rapidamente (approssimativamente due
canti di Om per secondo) sentendo la tua consapevolezza come una
formica, che striscia sul canale più interno della spina dorsale millimetro
dopo millimetro dal Muladhara verso l'alto.
Dopo non più di 4-6 secondi, avrai raggiunto il Chakra del cuore;
sali ancora, nella regione tra il quarto ed il quinto Chakra (la regione
relativa alla parte superiore dei polmoni e torace.) Percepirai una vera,
tangibile libertà dal respiro. Sii sicuro di sentire che il Prana pervade la
cassa toracica e diviene calmo e stabile in tale zona.
In questo stato mentale e fisico praticherai senza fretta la Forma Evoluta
del Thokar. Scoprirai come sia bella, confortevole l'esperienza di ruotare la
testa (con Te, Va, Su,Te, Va, Su....) mentre il respiro sembra congelato nella
zona del torace. Rimani stabile in questo stato, senza mai lasciare che
l'addome o che la cassa toracica si rilassino. Il Prana dovrebbe sempre
rimanere nella parte alta dei polmoni.
Semplifica la dinamica e l'intensità fisica dei movimenti. Avvicina il mento
al petto prima di avere completato la rotazione della testa. Vale a dire, dopo
avere ruotato la testa da sinistra a destra, lascia che il mento "cada" in giù
verso il torace dal lato destro, poi sollevalo verso sinistra e prosegui con le
rotazioni. Man mano che le rotazioni aumentano, i movimenti della testa
siano solo accennati, il mento non si avvicini troppo al petto.
142
Quando senti che hai raggiunto il limite nel trattenere il respiro,
mantenendo il torace espanso ed i muscoli addominali e il diaframma
contratti e immobili, lascia che un minimo (quasi impercettibile) sorso di
aria esca ogni qualvolta il mento è abbassato verso il torace ed un sorso
impercettibile di aria entri ogni qualvolta il mento è sollevato.
Non fare alcun atto specifico di inspirare od espirare: rilassati ed il
fenomeno prima descritto accadrà spontaneamente. La sensazione sarà
sempre e comunque quella di non respirare affatto. Ora espira l'aria
attraverso la bocca e allo stesso tempo spingi fuori il tuo stomaco e rilassa
il perineo.
Osservazione
Il consiglio di cantare mentalmente Om, Om, Om... attrae realmente energia
da tutte le parti del corpo e la porta verso la spina dorsale. Se la condizione
del tuo corpo è perfetta (se sei moderato col magiare e sei a stomaco vuoto)
ti accorgerai che il tuo respiro è dissolto in qualche modo inesplicabile nel
corpo. In ogni routine, il Kriya Pranayama va praticato sempre col respiro
addominale. Poi, per mezzo del Navi Kriya creiamo qualcosa di particolare
nella regione dell'ombelico. Questo qualcosa ci aiuta a installare lo schema
del Respiro Inverso.
Il consiglio di non praticare un Kumbhaka assoluto, perfetto, sembra
strano, ma se tu vai avanti con questo e lo ripeti un numero sufficiente di
volte, un giorno farai una bella scoperta: questa strategia non è più
necessaria! Grazie all'effetto di questa pratica sui gangli nervosi che
regolano la frequenza cardiaca e respiratoria, la pratica avviene in
condizioni sempre più migliori, finché un giorno riuscirai a completare le
200 rotazioni senza respirare, senza fretta, sperimentando uno stato di
coscienza caratterizzato da un crescente senso di libertà dalle leggi fisiche.
È questione di realizzazione interiore – un istinto che si scopre a tempo
debito.
Effetti della pratica intensiva del Thokar
[1] L'effetto più prezioso è lo sviluppo di una particolare gioia nel cuore
come se tu ti muovessi intorno con un braciere ardente nel tuo cuore.
Questo si svilupperà in una Bhakti la cui intensità ti sorprenderà. Imparerai
a praticare la presenza di Dio ed eseguire i tuoi doveri quotidiani nella Sua
presenza.
Degli ottimi effetti sono sentiti anche durante la pratica del Kriya
Pranayama. Il Kutastha è percepito come una grotta dove tu siedi con
l'intenzione ferma di rimanere immobile godendo la bella sensazione del
respiro che si muove nella spina dorsale. Non c'è nessuna visualizzazione
143
guidata dell'energia energia che va in su ed in giù. Non sei tu che guidi
alcunché. Sei solo consapevole del processo Kriya (respiro lungo, suoni
nella gola.) Tanto più mantieni questo atteggiamento, tanto più le
sensazioni nella spina dorsale diverranno intense. Dunque tu non fai
NULLA: sei solo continuamente consapevole. Non preoccuparti dei suoni
nella gola, lascia che appaiano spontaneamente. Respiro dopo respiro, tutto
diviene più forte. Il momento più forte è alla fine di ogni espirazione.
[2] Parliamo di emozioni poiché è su di esse che la pratica del Thokar
agisce mirabilmente. Ho provato a rintracciare l'argomento ''emozioni'' in
alcuni libri orientali ma ho incontrato tanta retorica, troppe parole che non
dicono nulla. Tali testi distinguono tra emozioni positive (affetto, felicità,
appagamento...) e negative (invidia, aggressività e illusione …), ma alla
fine di noiose discussioni ancora non si riesce ad afferrare il fatto
essenziale: le emozioni non dominate possono creare disastri nella nostra
vita. Purtroppo noi siamo governati da emozioni superficiali ed istinti che
includono il nostro condizionamento religioso, le nostre paure e i nostri
dubbi. Molto importante è l'abilità di tenere a bada tali emozioni, anche
quando tutto il mondo tenta in ogni modo di spaventarti e bloccarti.
Tutti sappiamo come delle emozioni violente, frenetiche ed isteriche
spesso sorgono improvvisamente nel nostro essere e dopo poco
scompaiono. In effetti, esse esprimono una realtà privata d’autentica
profondità ma possiedono una forza propulsiva che termina in azioni
affrettate, vissute in una specie di febbre cerebrale nutrita da un meschino
piacere viscerale. Quando la passione infiamma l’intero essere, non è
possibile ascoltare la guida del buon senso; la conseguenza è che le nostre
scelte più serie, talvolta cedono ad arresti irrevocabili.
Proprio come in estate i grani di grandine sono creati, condensati ed
ispessiti nell'aria prima di precipitare sulla terra producendo tutti i possibili
disastri, decisioni fatali cominciano a prendere forma nella nostra
immaginazione. Durante quotidiane, frequenti fantasticherie, la prospettiva
di rinunciare a qualcosa di positivo ma che richiede molto impegno getta
una falsa luce sul nostro futuro immediato, così che ciò che in passato ci
avrebbe fatto vergognare per viltà, ora sembra brillare all'orizzonte della
nostra esistenza come un opaco, informe, tetro cielo che improvvisamente
diventa sereno e si accende di un azzurro luminoso. Quando badiamo a
simili seducenti emozioni superficiali noi spianiamo la strada della
catastrofe. Una decisione errata può diventare la nostra crocifissione, un
saldo patto con uno stato di delusione che durerà una vita intera.
Ed ecco, alcuni abbandonano il Kriya per sempre, altri interrompono
un corso di studi e gettano via una professione che hanno sognato da anni,
per cui avevano lottato, sofferto. Lo stesso fanno con la persona amata, con
gli amici, con la famiglia stessa. Nulla può fermarli: le parole sagge di
144
persone vicino loro non hanno più alcun potere. Una forza interiore
indomabile vuole creare sciagura nella loro vita. Talvolta abbiamo
l'impressione che una persona voglia solo una cosa: affermare
pervicacemente il suo "diritto al dolore e alla sofferenza." [Questa è una
espressione di Mére – principale discepola e compagna di Sri Aurobindo.]
Qualche volta i kriyaban sono troppo orgogliosi per accettare il buon senso
di altri "non iniziati". Al contrario, è necessario ascoltare l'opinione di altre
persone, specialmente se viene dalla nostra famiglia o da tutte quelle
persone che ci vogliono bene. Coloro che sono divenuti preda di culti
distruttivi, non ascoltano l'opinione di alcuno. Essi distruggono alcuni
importanti legami con delle persone perché risentono del fatto che le loro
scelte spirituali siano criticate. Qualche volta una rottura di una relazione è
inevitabile, altre volte è una grande perdita. Molti persone sono infastidite
da una critica sincera e costruttiva come se questa fosse una inutile
manifestazione di crudeltà. Più la critica ha basi solide, più sentono come
se dovessero ingoiare un pezzo di pietra nera dai bordi taglienti.
Un kriyaban che crede di ascoltare il cuore ma che in realtà è guidato da
umilianti frustrazioni, può rifiutare ogni discussione e farsi del male in vari
modi con azioni che sbalordiscono le persone vicine. Passano alcuni giorni
ed il raggiante senso di libertà provato comincia a cedere ad un senso di
pesantezza; ma il sottile inganno della mente crea la ferma convinzione che
ogni persona dotata di dignità avrebbe agito come loro. Vogliono credere
che al di sotto della loro azione ci fosse quasi un sacro motivo, collegato
col destino e con il karma oppure un atto di genialità.
Se per casi si presenta la possibilità di ritornare sui propri passi,
l'orgoglio prevarrà ancora. Con un senso sadico di soddisfazione sul volto,
l'errore viene rinnovato o ingrandito. La saggezza non ha nessuna
possibilità di prevalere. Una strana frenesia riempie la mente facendo sì
che ogni azione sia goduta con un’ininterrotta voluttuosità, circondata da
lampi d’azzurro. Eppure nel loro cuore rimane un dolore che non terminerà
mai, nonostante i più rosei progetti. Una buona parte della loro aspirazione
spirituale è intrappolata in un passato che non può essere più raggiunto a
causa della paura di reggere il pieno impatto di un ricordo vero e onesto.
L'orgoglio ferito è un'emozione che soffoca.
OLTRE IL THOKAR
Prima tecnica: Nabhi Kundalini
Il Mantra utilizzato in questa pratica è Bha-Ga-Ba-Te-Ba-Su. Questo è la
parte centrale del Mantra che abbiamo utilizzato nel Secondo Kriya ("Om
Na Mo Bha Ga Ba Te Ba Su De Va Ya"). Il Mantra Bha-Ga-Ba-Te-Ba-Su
145
suona come Bhagavan Tat Tvam Asi, il cui significato è: ''Il Divino che hai
adorato è il tuo più alto Sé. Tu sei quel Divino!''
Bha, Ga e Ba sono cantati mentalmente seguendo aria e Prana che
scendono dal Kutastha al Manipura; Te, Va e Su sono cantati mentalmente
seguendo aria e Prana che salgono dal Manipura alla testa.
Inspira in tre porzioni. Per mezzo della prima porzione della
inspirazione, attrai respiro ed energia dal punto tra le sopracciglia al
Midollo Allungato dove fai vibrare la sillaba Bha. Per mezzo della seconda
porzione della inspirazione attrai respiro ed energia dal Midollo Allungato
fino al Chakra cervicale dove fai vibrare la sillaba Ga. Per mezzo della
terza porzione della inspirazione, attrai respiro ed energia dal Chakra
cervicale al Chakra del cuore dove fai vibrare la sillaba Ba.
Seguendo i principi del Respiro Inverso, durante ciascuna parte della
inspirazione contrai continuamente l'addome. Ora fai una breve pausa (3-6
secondi, trattenendo il respiro) intensificando la pressione sulla zona
ombelico-terzo Chakra (Dantian.) 7
L'energia dell'aria presente nei polmoni è completamente intrappolata,
compressa sia dall'alto che dal basso. Mantieni questa pressione per un
minimo di 12 tranquilli canti mentali di Om.
Figura 11. Nabhi Kundalini
7
Il Dantian è localizzato circa otto centimetri sotto l'ombelico e circa quattro
centimetri all'interno: può essere visualizzato come una sfera di circa quattro
centimetri di diametro.
146
Dopo la pausa, espira in tre porzioni. Durante la prima porzione senti
l'energia che dal Dantian sale nel Chakra del cuore dove fai vibrare la
sillaba Teee. Durante la seconda porzione senti l'energia che si solleva dal
Chakra del cuore nel Chakra cervicale dove fai vibrare la sillaba Va.
Tramite l'ultima porzione guida l'energia dal Chakra cervicale al sesto
Chakra vibrando la sillaba Su. Ripeti questa pratica 12 volte.
Dopo alcune settimane di pratica, intensifica la procedura. Alla fine della
inspirazione, fai una pausa più lunga aggiungi Uddiyana Bandha,
Jalandhara Bandha e Mula Bandha. Il torace è rilassato, la pressione è
tutta sulla regione del Dantian. Spingi dolcemente in giù col tuo diaframma
per comprimere fermamente l'energia che là hai fatto scendere. Trattieni il
respiro per almeno un conteggio mentale di 12 Om. Espira in tre parti come
descritto sopra. Ripeti la procedura almeno 10 volte. Senti che Anahata
Chakra è caldo, pervaso dalla fiamma interiore.
Dopo circa altri dieci respiri il calore arriva anche il Chakra Vishuddha.
Dopo altri dieci respiri, il "fuoco" interiore sale alla parte superiore della
testa. Raggiungi questo risultato con aumenti graduali del numero delle
ripetizioni. Tutto questo rappresenta un enorme passo avanti nel percorso
spirituale.
Nota
Alcune scuole raccomandano: quando la inspirazione è completa, mentre
trattieni il respiro porta la tua attenzione alla base della spina dorsale ed
espirando intona ''Om'' con la voce. Contemporaneamente rilassi il Mula
Bandha e dirigi coscienza e Prana in su attraverso il Sushumna uscendo
sopra la testa attraverso la Fontanella. Ovviamente rinunci al Kechari
Mudra.
Questa tecnica sta al Thokar, come il Pranayama mentale sta al Kriya
Pranayama. Prova a pensare ad una routine Kriya dove tu ti alzi
bruscamente dopo avere completato il tuo numero di respiri Kriya? Quale
potrebbe essere l'effetto di terminare una routine Kriya senza almeno 10
minuti di Pranayama mentale? Un disastro. Bene, molti non hanno
ricevuto istruzione su cosa fare dopo il Thokar. Riprendere la pratica del
Kriya Pranayama dopo il Thokar, aggiungendovi alla fine il Pranayama
mentale, è sempre meglio di niente. Ma la tecnica ora descritta è il modo
migliore di far sì che tutti gli effetti del Thokar siano assorbiti ed espansi in
uno stato di beatitudine molto vicino al Samadhi.
147
Effetti di questa procedura
Ci hanno spiegato che solo quando lo stato energetico creato nella regione
addominale sale nella regione del cuore, solo allora il nodo del cuore si
scioglie completamente. Forti esperienze devozionali avvengono. Questa
tecnica ti porta in una condizione di grazie dove tu percepisci il Divino,
anche se questi rimane sempre nascosto dietro dei simboli. Il Divine è
davanti a te ma distante come entro una orizzonte ideale. Lo senti, Lo
riconosci e la tua gioia è illimitata. A questo reagisci con un senso infinito
di nostalgia. La gioia si intensifica; allora senti che non ce la fai più a
contenere tanta gioia; senti che il tuo ''momento'' non è venuto. Fai marcia
indietro e ritorni alla realtà con la testa bassa e lacrime negli occhi.
La mia adorazione è di un genere molto strano. L'acqua santa non è
richiesta. Nessuno utensile speciale è necessario. Persino i fiori sono
ridondanti. In questa adorazione, tutti gli dei sono scomparsi, ed il vuoto si
unisce con l'euforia. (Lahiri Mahasaya)
Seconda tecnica: Gayatri Kriya
Questa tecnica è molto antica ed esisteva prima che Lahiri Mahasaya
iniziasse la sua missione di diffondere il Kriya. La struttura di essa è ben
nota in India ed è considerata un mezzo di grande efficacia per utilizzare il
Gayatri Mantra.
Il Gayatri Mantra è considerato essere il veicolo supremo per ottenere
l’illuminazione spirituale. La sua forma più pura è Tat Savitur Varenyam
Bhargho Devasya Dhimahi Dhiyo Yonaha Prachodayat. (Oh grande Luce
Spirituale che hai creato l'Universo noi meditiamo sulla Tua gloria. Sei
l'incarnazione della Conoscenza. Sei Cotu che elimina l'Ignoranza. Possa
Tu illuminare il nostro Intelletto e risvegliare la nostra Coscienza
Intuitiva.)
Questo Mantra è preceduto o da una breve o da una lunga
invocazione. L’invocazione breve è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha. I
termini Bhur, Bhuvah, Swaha sono delle invocazioni per onorare i piani di
esistenza (fisico, astrale e causale) e rivolgersi alle divinità che presiedono
ad essi. La lunga invocazione è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha, Om
Mahah, Om Janah, Om Tapah, Om Satyam. Quest’invocazione è più
completa in quanto riconosce che ci sono più livelli di esistenza: i sette
Loka. Mahah è il mondo mentale, il piano dell’equilibrio spirituale; Janah
è il mondo della pura conoscenza; Tapah è il mondo dell'intuizione;
Satyam è il mondo della Verità Assoluta, Finale. Possiamo essere
148
soddisfatti dalla spiegazione secondo la quale questi sono i sette suoni che
attivano i nostri Chakra e li mettono in contatto con i sette grandi regni
spirituali dell’esistenza. Nella nostra procedura usiamo solamente
l’invocazione completa, non tutte le componenti del Gayatri Mantra. La
tradizione Kriya che stiamo qui seguendo associa al Manipura Om Mahah
e all’Anahata Om Swaha. Il motivo di ciò è da ricercarsi nel fatto che il
mondo del pensiero, evocato da Om Mahah s'addice più alla natura del
terzo Chakra, mentre il mondo causale delle idee pure, evocato da Om
Swaha è in relazione con Anahata Chakra.
Istruzione pratica
Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino
all'ubicazione fisica del Chakra – la contrazione può essere ripetuta due-tre
volte. Tramite un'inspirazione profonda (non necessariamente lunga come
nel Kriya Pranayama) visualizza il Chakra che sale nel punto tra le
sopracciglia, dove lo percepisci come una luna piena. Il Chakra non sale
''toccando'' gli altri Chakra. Questi ora non esistono. Trattieni il respiro e
concentrati sullo "spazio interno" tra le sopracciglia. Questo riesce facile
col Kechari Mudra. 8 Sullo schermo tra le sopracciglia avviene (man mano
che la concentrazione si approfondisce) una particolare esperienza di
colore che è diversa per ciascun Chakra. Canta mentalmente almeno tre
volte il Mantra specifico per il Muladhara Chakra: Om Bhur.
Infine, tramite una lunga espirazione, abbassa idealmente il Chakra dal
punto tra le sopracciglia alla sua sede nella spina dorsale. Ora sai cosa fare
per ciascuno degli altri Chakra.
I Mantra che vengono utilizzati sono:
Om Bhur per Muladhara
Om Bhuvah per Swadhisthana
Om Mahah per Manipura
Om Swaha per Anahata
Om Janah per Vishuddha
Om Tapah per Medulla
8
"Ke-chari" è letteralmente tradotto come "lo stato di coloro che volano nel cielo,
nell'etere." Un particolare "spazio" è creato nella regione tra la punta della lingua ed
il punto tra le sopracciglia ed è percepito come un "vuoto", sebbene non sia un vuoto
fisico. Immergendosi in questo spazio vuoto, è più facile per un kriyaban percepire i
ritmi di ciascun Chakra e distinguerli uno da un altro.
149
Aggiungi una concentrazione particolarmente intensa nel punto tra le
sopracciglia. Trattieni il respiro; solleva le sopracciglia, divieni
consapevole della Luce. Ripeti Om Satyam. Ora completa il "giro"
sollevando i Chakra 5, 4, 3, 2, 1, sempre utilizzando la contrazione, il
canto del Mantra, il divenire consapevole di qualsivoglia esperienza di
Luce nel Kutastha. Se possibile, ripeti la procedura da 6 a 12 volte.
Nella tradizione Kriya, i primi cinque Chakra sono ciascuno in relazione
con uno dei cinque Tattwa: terra, acqua, fuoco, aria, ed etere. Offrire
ciascun Chakra e quindi ciascun Tattwa individualmente alla Luce Divina
che si raccoglie e si intensifica nella regione tra le sopracciglia è l'azione
definitiva per sciogliere l'ultimo guscio dell'illusione. Tutto l'universo
esiste nel Kutastha.
Chi persevera (rifiutando lo scrupolo che questa procedura non
sortisca alcun effetto) incontrerà una decisa trasformazione del proprio
stato di coscienza. Gli ostacoli interiori che impediscono di entrare in
Sushumna con la consapevolezza scompaiono.
Pratica evoluta
Col tempo è possibile ripetere mentalmente ''Om Bhur" 36 volte
trattenendo il respiro. Questo permette di entrare in sintonia con il Tattwa
della terra sperimentando la particolare ''vibrazione'' del Chakra
Muladhara.
Similmente, ripetendo il Mantra ''Om Bhuvah'' 36 volte sarà
possibile entrare in sintonia con il Tattwa dell'acqua che ha la sede nel
secondo Chakra.... poi sarà la volta del Tattwa del fuoco...
La familiarità con lo stato di assenza di respiro ti dà l'abilità di
soffermarti su ciascun Chakra (come un'ape su un fiore), immergendoti per
un tempo preciso sul Tattwa collegato con quel Chakra. Il tempo ideale è
quello necessario ad avere 36 ripetizioni del Mantra relativo. Il numero 36
va rispettato altrimenti c'è la tendenza di perdersi nello stato di beatitudine
e non procedere oltre con tutti i Chakra. Il Tattwa collegato con un Chakra
tende ad ''intrappolare'' l'attenzione di una persona; in tal caso uno si ferma
indefinitamente su un Chakra e non è capace di fare altro. Le 36 ripetizioni
del Mantra aiutano ad avere piena esperienza del Tattwa ma, allo stesso
tempo, andare oltre esso. Il significato del Gayatri Kriya è precisamente
questo: entrare in sintonia con ciascun Tattwa, uno dopo l'altro, su e giù
lungo la spina dorsale.
150
Appendice: due varianti del Thokar
[1] Variante della Forma Elementare del Thokar
Supponiamo che tu ti trovi alla fine della inspirazione, col mento parallelo
al suolo. Piega dolcemente il mento sul petto. Trattieni il respiro. Da questa
posizione, muovi la testa a sinistra volgendo anche la faccia a sinistra e
sollevando quanto basta il mento.
Qui comincia una lenta rotazione della testa in direzione antioraria.
Quando la testa è centrata tra le spalle ed il mento è sollevato il più
possibile (i muscoli della nuca sono contratti) canta Te nel Chakra del
cuore. Rilassa la nuca e continua la rotazione antioraria della testa finché
l'orecchio destro si avvicina alla spalla destra (non volgere la faccia a
destra.)
Non fare una pausa ma continua la rotazione; il mento passa per la
posizione centrale ma piegato in avanti, poi la faccia si volge a sinistra e il
mento si solleva finché è sopra la spalla sinistra. A questi punto, solleva
leggermente il mento, contrai i muscoli cervicali e canta Va entro il Chakra
del cuore. Libera la contrazione, continua la rotazione, ma questa volta
quando tu raggiungi il punto centrale tra le spalle (il mento non è tenuto in
alto come nel giro precedente) piega gentilmente la testa in avanti, porta il
mento sul torace, e canto Su nel Chakra del cuore. Ora solleva il mento
finché sia di nuovo parallelo al pavimento ed incomincia l'espirazione.
Canta De nel Manipura, Va nello Swadhisthana e Ya nel Muladhara.
Osservazione
La descrizione del movimento della testa è diviso in varie parti. Ma il
movimento completo dovrebbe scorrere uniforme, senza interruzioni.
[2] Variante della Forma Evoluta del Thokar
Comincia la pratica della Forma Evoluta del Thokar, agendo così sul
Chakra del cuore ma solo 12 volte. Poi espira (con De, Va, Yaaa) e ripeti la
procedura precedente ma ciascuna volta che abbassi il mento, fai vibrare la
sillaba Su in un Chakra diverso, in questo ordine: terzo, secondo, primo, di
nuovo primo, secondo, terzo, quarto. Come dirigi il tuo colpo verso un
Chakra, i muscoli vicino a quel Chakra possono essere leggermente
contratti, solo per aiutare il processo.
Alla fine di queste 7 ripetizioni di Te Va Su, espira e focalizzati sulla
irradiazione che parte dal terzo Chakra quando canti De, dal secondo
quando canti Va, dal primo quando canti Yaaa.
Puoi ripetere questa variante del Thokar per un numero ragionevole
di volte. Alla fine senti che l'energia si solleva come onde di una marea che
151
cresce sempre di più, raggiungendo un Chakra, poi scende e poi riparte
dalla base della spina dorsale per raggiungere un centro più alto.
Osservazione
Questa procedura richiede una grande cura perché influenza il
comportamento della persona durante la vita quotidiana. Potresti reagire
eccessivamente ad impedimenti banali e comportamenti irrazionali. In
breve, alcuni tratti rudi della tua personalità possono affiorare alla
superficie con una forza che in alcuni casi potrebbe essere "distruttiva.''
Evidentemente, essi non appaiono dal nulla, non sono causati dalla tecnica
– esprimono quello che hai nutrito dentro di te per lungo tempo.
Un kriyaban esperto pratica il Thokar dirigendo ripetutamente il colpo su
un Chakra FINCHÉ ottiene un risultato definito: ovvero vedere e
sperimentare il Tattwa collegato con quel Chakra. Un buon ordine è
praticare sul Chakra del cuore, poi terzo, secondo, primo, di nuovo
secondo, terzo e quarto. Lo stato di Samadhi è spesso sperimentato alla
fine della pratica, purché il kriyaban sia capace di riguadagnare una
completa immobilità mentale e fisica.
Spesso gli effetti di questa pratica sono difficili da metabolizzare. Il
processo mette a dura prova la tua salute psicologica (per questa ragione
non è comunemente insegnato.) Non è affatto strano che alcuni kriyaban
arrivano alla conclusione che questa procedura genera effetti che sono
essenzialmente negativi. Loro hanno anche riferito di sentirsi privati di
ogni traccia di devozione, motivazione e gioia. Alcuni accennano alla
"notte oscura dell'anima'' descritta dai mistici. Questa è certamente
un'esagerazione. Penso che la migliore soluzione sia concludere la routine
riprendendo la pratica del Kriya Pranayama, seconda parte, per un grande
numero, finché il respiro sembra scomparire. Concludere col Navi Kriya,
Maha Mudra e Yoni Mudra è pure consigliabile.
152
CAPITOLO 10
SCUOLA TRIBHANGAMURARI
In questa scuola il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di massima
a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde alla
introduzione del Macro movimento Tribhangamurari in tre momenti
diversi: Amantrak, Samantrak e Thokar (che è diverso da quello esposto
nel precedente capitolo 9.) Il Terzo livello corrisponde alla introduzione del
Micro movimento Tribhangamurari. Non è previsto un Quarto livello vero
e proprio. Si accenna ad una spontanea meditazione finale sul Sahasrara.
SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: MACROMOVIMENTO
Questo è un modo meraviglio di concepire il Secondo Livello del Kriya
Yoga. Esso non sostituisce la forma classica del Thokar. Lo si apprende
gradatamente: è insegnato in tre sedute distinte. il Macro movimento
Tribhangamurari è anzitutto percepito muovendo semplicemente respiro e
coscienza lungo un specifico sentiero, poi questa percezione avviene nello
stato di respiro tranquillo ed è accompagnata dal Vasudeva Mantra. Infine
questa percezione è rafforzata per mezzo del movimenti della testa
(Thokar.) Ripetendo questa procedura, salendo dal Muladhara alla testa e
scendendo lungo il sentiero a tre curve Tribhangamurari (Tri-bangamurari = tre-curva-forma) ciascun Chakra è perforato.
[1] Amantrak
Incomincia una profonda inspirazione. La lingua si suppone in Kechari
Mudra o, per lo meno, in baby Kechari. Molto lentamente, solleva Prana
e consapevolezza lungo il canale spinale, dal Muladhara al punto Sikha
(Bindu) – mezzo minuto è richiesto per fare questo. Non fare alcuna pausa
nei Chakra. Poi incomincia una profonda espirazione. Lascia che Prana e
consapevolezza scendano lentamente lungo il percorso Tribhangamurari e
raggiungano il Muladhara. Mezzo minuto è richiesto per fare questo.
Il percorso Tribhangamurari incomincia in Bindu, sale di pochissimo
a sinistra e poi subito scende verso il lato destro del corpo. Raggiunto un
punto nella schiena (circa 5-6 centimetri più in su dell’altezza del
capezzolo destro), inverte la direzione tagliando il nodo del cuore. Dopo
aver raggiunto un punto nella schiena che è 5-6 centimetri più in basso
dell’altezza del capezzolo sinistro, cambia di nuovo direzione e punta verso
il Muladhara.
153
Le 3 procedure Amantrak, Samantrak e Tribhangamurari Thokar non sono
concepite per essere praticate contemporaneamente. Non riuscireste a
praticarle al massimo delle vostre capacità. L'unico effetto sarebbe di
imprimere in maniera indelebile nella vostra mente un modo errato di
concepire la pratica.
Figura 12. Sentiero Tribhangamurari visto da dietro
Chiamiamo questa tecnica Amantrak, che significa: ''senza l'uso del
Mantra.'' L'insegnamento tradizionale è rivolto a kriyaban esperti che
riescono a mantenere il respiro sottile e lungo, molto lungo. È possibile far
sì che un giro completo di Amantrak duri un minuto. Se tu lo realizzi in un
tempo più breve, diciamo 40 secondi, questo non significa che la tua
pratica è sbagliata. Comunque fai tutto il possibile per allungare il tuo
respiro.
Veniamo a sottolineare l'aspetto più importante di questa pratica. La sua
essenza consiste in una costante intensificazione della pressione mentale
lungo l'intero circuito. Considera l'azione fisica di spremere con una matita
154
un tubetto quasi vuoto di dentifricio per fargli uscire tutto quello che
rimane. Ebbene, questa immagine ti dà una buona idea della quantità di
pressione mentale che devi applicare durante questa procedura. Quando
utilizzi una grande forza di concentrazione e volontà, non c'è limite
all'aumento del flusso energetico lungo il sentiero Tribhangamurari.
Per quanto riguarda la routine, alcuni insegnanti danno questo consiglio:
''Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi
per altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre
due settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due
settimane. Solo a questo punto pratica la seguente istruzione Samantrak.''
Una opzione più rapida è la seguente: ''Per un paio di mesi ripeti questa
tecnica 36 volte, una volta al giorno, poi comincia a praticare la seguente
tecnica.''
[2] Samantrak
Samantrak significa ''con l'utilizzo di un Mantra.'' Ora il respiro è libero,
dimenticalo totalmente.
Figura 13. Sentiero Tribhangamurari arricchito con sillabe del Mantra
155
Le sillabe Om, Na, Mo, Bha, Ga sono vibrate rispettivamente nei primi
cinque Chakra, Ba in Bindu. Teeee (con eee … prolungato ) è cantato nel
centro entro nella parte sinistra del cervello. Le sillabe Va, Su, De e Va
sono poste nei quattro nuovi centri fuori dalla spina dorsale; Ya è vibrato
nel Muladhara.
Questi cinque nuovi centri sono cinque "vortici" nel flusso principale della
corrente – non sono un nuovo insieme di Chakra. Ciascuna sillaba quando
viene fatta vibrare agisce come un Thokar mentale (colpetto): siccome la
tecnica è eseguita lentamente, c'è tutto il tempo per rendere questa
stimolazione molto efficace.
Abbiamo appena descritto un giro di Samantrak, che dura un minuto.
Se ti accorgi che esso è più breve, diciamo 45/50 secondi, proponiti di
raggiungere il tempo esatto.
Ricorda quello che abbiamo detto introducendo Amantrak. Ora, l'essenza di
questa particolare procedura consiste nell'utilizzare la vibrazione delle 12
sillabe per incoraggiare una più sottile intensificazione della pressione
mentale lungo l'intero circuito.
Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi per
altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre due
settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due
settimane. Questi numeri vanno rispettati. Poi sei pronto per praticare la
forma Tribhangamurari del Thokar.
Non avere fretta
Le tecniche Tribhangamurari hanno il potere di creare una trasformazione
permanente nel tuo atteggiamento verso il Kriya facendoti fare la
conoscenza con uno stato di estasi finora sconosciuto mentre vivi
pienamente l'esperienza della vita.
Alcuni studenti cercano di assaporare subito il potere del ThokarTribhangamurari e lo fanno tramite una sporadica, disordinata
sperimentazione di Amantrak e Samantrak ben lontani dal rispettare le
regole dette. Quello che potrebbe essere il vero impatto della tecnica
Thokar-Tribhangamurari rimane sconosciuto e neanche lontanamente
presagito. È fondamentale infatti creare nel corpo la percezione di un
particolare movimento interno. Il Thokar lungo esso va applicato solo
quanto tale flusso energetico è ben stampato nella tua coscienza.
156
[3] Thokar Tribhangamurari
Dimentica il respiro. Le mani (con dita intrecciate) sono poste sull'area
dell'ombelico così da spingere in su la regione addominale, creando così
una pressione mentale sui primi tre Chakra. Poni il mento sul petto e
muovi energia e consapevolezza molto lentamente lungo la colonna spinale
dal Muladhara fino al Bindu. Il mento sale lentamente seguendo il
movimento interiore. ''Tocca'' internamente ciascun Chakra con le sillabe
del Mantra (Om è posto nel primo Chakra, Na nel secondo...). Quando
energia e consapevolezza sono nel Bindu, il mento è parallelo al suolo.
Ora comincia la discesa dell'energia. Il movimento della testa seguirà
millimetro dopo millimetro il flusso energetico lungo il sentiero
Tribhangamurari attraversando il Chakra del cuore. Tutto avverrà in modo
fluido, nello spazio di trenta secondi o meno, ma la descrizione che stiamo
per dare parrà, di primo acchito, complicata. Con un minimo di pazienza, il
giusto movimento della testa verrà appreso: basta capire che esso è stato
concepito nel modo più logico ed efficace per intensificare quel particolare
flusso energetico sinuoso verso il basso. Veniamo dunque a descrivere i
movimenti della testa. 9
Senza girare la faccia, piega la testa verso sinistra, di un paio di centimetri,
poi solleva il mento e ritorna nel mezzo. Rimani solo un istante in questa
posizione, con il mento sollevato e lentamente volgi la faccia a destra
(come se tu volessi guardare l'area alla tua destra, il più indietro possibile.)
Solo la faccia si muove, non il tronco. Durante questo movimento LENTO
il flusso interno di energia si muove da Bindu al punto nella schiena del
lato destro del corpo. Ti rendi conto di come questo semplice movimento
accompagna perfettamente la discesa dell'energia.
9
Quello che è essenziale è questo: non essere influenzato dalle dinamiche della
tecnica del Thokar tradizionale che hai imparato precedentemente!
157
Figura 14. Thokar Tribhangamurari visto da davanti
Qui avviene il primo dei cinque colpi psico fisici: il mento tocca la spalla
destra per un istante e la sillaba Va é fatta vibrare nell'ottavo centro. La
spalla pure fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il contatto col
mento più facile. Ma attenzione: se senti che stai forzando, non farlo! Se
non riesci a toccare la spalla destra col mento, accontentati di avvicinarti
alla spalla il più possibile e stimola il centro ottavo con la pura forza
mentale.
Poi la faccia si volge lentamente verso sinistra accompagnando,
millimetro dopo millimetro, il flusso interno di energia dall'ottavo al nono
centro, attraversando il quarto Chakra. Se possibile, il mento dovrebbe
essere posto sopra la spalla sinistra. Il secondo colpo avviene quando la
sillaba Su è vibrata nel nono centro mentre il mento tocca per un istante la
spalla sinistra – la spalla fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il
contatto col mento più facile.
158
Figura 15. Gli stessi movimenti (solo la discesa) visti da dietro
Altri due colpi avvengono quando le sillabe De e Va vengono poste nel
decimo e undicesimo centro. La modalità è la seguente: il mento si muove
lentamente verso il centro del petto, sfiorando la clavicola sinistra. Durante
questo movimento, due leggeri colpi sono dati sulla clavicola sinistra in
posizioni intermedie. I colpi, ovviamente, vengono dati nel momento in cui
le sillabe del Mantra vengono fatte vibrare. Infine, un ultimo colpo è dato
sul petto (posizione centrale) quando la sillaba Ya è fatta vibrare nel
Muladhara.
Spero sia chiaro che l'essenza di questa particolare procedura consiste
nell'utilizzare i movimenti della testa (con i cinque colpi) per incoraggiare
una ulteriore intensificazione della pressione mentale lungo l'intero
circuito.
Ripeti la procedura 36 volte. Dopo aver completato il numero
programmato di giri, calma il sistema per mezzo di una pratica minima di
Samantrak, poi rilassati praticando un semplice Pranayama mentale.
La supervisione di un esperto aiuta ad evitare problemi – intendo
problemi fisici di sforzo eccessivo e di dolore nelle vertebre cervicali e nei
muscoli del collo. Movimenti bruschi dovrebbero essere evitati; è possibile
usare al loro posto una grande intensità mentale di concentrazione. Per un
paio di settimane non praticare ogni giorno ma ogni due o tre giorni.
159
Prima possibile, comincia la routine ad incremento progressivo di questa
procedura praticando le dosi seguenti: 36x2, 36x3,….. 36x35, 36x36. Ma
attenzione: tra una tappa e la successiva lascia sempre trascorrere una
settimana.
A chi ha tempo e buona volontà per completarla, raccomando questa
routine come importantissima. Gli effetti saranno forti e comporteranno
una grande trasformazione interiore. Un minimo di 8-10 mesi sono richiesti
per completarla.
Sottolineiamo i punti chiave
Attraverso questa procedura, il flusso di Tribhangamurari è intensificato
dai specifici movimenti della testa. In questo capitolo ho descritto come un
movimento lento e continuo del mento finisce con un sobbalzo diretto su
un specifico centro poi, dopo una micro pausa, il movimento ricomincia, e
così via. Il problema è che molti kriyaban concentrano tutta l'attenzione
sull'impartire i colpi e non capiscono il valore di creare una pressione
mentale lungo ogni millimetro del percorso. Il Thokar-Tribhangamurari
può essere idealmente padroneggiato in quattro passi.
Consideriamo la sensazione di movimento che sale lungo la spina dorsale e
scende lungo il percorso a tre curve.
1. Anzitutto è necessario sentire che i movimenti della testa
accompagnano perfettamente, millimetro dopo millimetro, il flusso
della corrente interna. Per un certo tempo, facciamo quanto è nelle
nostre possibilità per ottenere una percezione ininterrotta della
corrente.
2. Solo ora possiamo cercare di intensificare la percezione del flusso
interno creando una pressione mentale lungo ciascuna parte di esso.
Utilizziamo i movimenti della testa per "toccare con pressione" ogni
millimetro del percorso, in su ed in giù. Il mento va mosso
lentamente come se stessimo cercando di vincere una forte
resistenza. Abbiamo suggerito l'idea: "come spremere con una matita
un tubo quasi vuoto di dentifricio per farne uscire l'ultima piccola
parte. ''
3. Ora ci concentriamo su ciò che sta accadendo quando, fermandoci
per una frazione di un secondo, vibriamo la relativa sillaba in un
centro. Dobbiamo sviluppare la determinazione di divenire
consapevoli di ciascuno dei 12 centri.
160
4. Solamente a questo punto diamo tutta l'enfasi possibile ai cinque
colpi e a quello che si sta irradiando da ogni centro, dopo il colpo.
La routine incrementale del Thokar Tribhangamurari
Mi sia concesso di dare qui un'idea di quello che la routine incrementale
del Thokar-Tribhangamurari implica.
Mentre Amantrak e Samantrak sono praticati ogni giorno, le sedute
incrementali del Thokar-Tribhangamurari sono praticate una volta alla
settimana (gli altri giorni si può comunque praticare fino a 36 ripetizioni.)
Un kriyaban deve avere avuto tutto il tempo necessario per metabolizzare
il materiale subconscio che la forte azione esercitata sul Muladhara porta
alla superficie.
Un kriyaban percepisce anzitutto un flusso tranquillo di energia che
sale lungo la spina dorsale impiegando 20-30 secondi: questa è in se stessa
una forte esperienza, poi venendo in giù la testa segue il flusso interiore
lungo il sentiero a tre curve che taglia i tre nodi principali nel tempo di 2030 secondi. I movimenti sono perfettamente razionali e hanno un solo
scopo: aumentare la forza del processo. In cinque posti collegati con Va
Su De Va Ya abbiamo i colpi. Muovendo la testa a sinistra, poi a destra, poi
a sinistra, il kriyaban crea un equilibrio Ida-Pingala. A questo punto c'è il
colpo sul Muladhara e la salita lungo la spina dorsale. Ripetendo questo
processo tante tante volte c'è veramente la speranza di riuscire ad entrare
nel canale di Sushumna, di fermare il respiro e di godere di un beato stato
estatico!
Si comincia con 36 giri; una settimana dopo si praticano 36x2, poi 36x3...
e infine 36x36 ripetizioni. Questo significa 1296 giri completi! Riesciamo
a immaginare quello che accade? 1296 significa che tu cominci al mattino
e finisci di notte, ripetendo tante tante volte la stessa azione. Non c'è
dubbio che riuscirai ad aprire la porta del Sushumna! Naturalmente hai
preparato questa esperienza praticando 36x35, e prima 36x34 .... E non
dimentichiamo che hai praticato Amantrak e Samantrak per vari mesi!
161
TERZO LIVELLO DEL KRIYA: MICROMOVIMENTO
Discuteremo qui il modo di concepire il Terzo Livello del Kriya Yoga come
è insegnato dalle scuole ''Tribhangamurari.'' Si tratta di concentrarsi sul
Kutastha percependo contemporaneamente un micro-movimento
Tribhangamurari nella sede di ciascun Chakra.
Questa procedura richiama l'insegnamento di Swami Hariharananda.
Egli ci insegnò a contattare la realtà Omkar costituita da suono, luce e
sensazione di movimento. L'aspetto oscillatorio della realtà Omkar aveva
un posto centrale nel suo insegnamento. 10
I libri sullo Yoga spiegano l'importanza di sentire una sensazione di
energia in movimento nel corpo intero, per esempio che saliva dal
Muladhara lungo la spina dorsale o, come spiegò Sri Aurobindo, che
scendeva dall'alto e si infondeva nel corpo. Swami
Hariharananda
si
riferiva invece ad una sensazione di movimento o meglio di oscillazione
entro ciascun Chakra.
Percepire una oscillazione entro ciascun Chakra non è esattamente
come percepire la forma Tribhangamurari in piccole dimensioni,
comunque gli effetti sono, più o meno, gli stessi. Lo ''stato di
assorbimento'' creato dall'avere questa particolare percezione in ciascun
Chakra non ha paragoni. Solo poche scuole di Kriya hanno svelato la
natura di questo micro-movimento e rivelato la sua importanza.
Sfortunatamente molte persone cercano freneticamente un impossibile
surrogato di esso!
10
Ricordo come durante gli incontri con i devoti egli toccava alcuni presenti in testa o
sul torace, vibrando la sua mano, cercando di trasmettere una sensazione come di
''oscillazione.''
162
Micro movimento Tribhangamurari
Dopo un minimo di 12 ripetizioni del Thokar Tribhangamurari, impariamo
a sperimentare il movimento Tribhangamurari in piccole dimensioni entro
i 12 centri del percorso Macro Tribhangamurari.
Figura 16. Micro movimento Tribhangamurari in ciascuno dei 12 centri
Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana dal Muladhara Chakra
nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Abbassa di poco il mento, trattieni
il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Visualizzalo come un
dischetto orizzontale avente un diametro di circa 2-3 centimetri. Percepisci
su quel disco il movimento Tribhangamurari in dimensioni ridotte.
Non preoccuparti del tempo richiesto: può essere breve, può essere
lungo ... non importa. Esercita una moderata ma continua pressione sul
disco come se tu avessi una penna e tracciassi il tratto con forza. Ripeti
163
ancora due volte. Il respiro è trattenuto senza sforzo; il Prana rimane
totalmente in Ajna Chakra. Dopo tre percezioni del movimento completo
puoi rilassarti lasciando che il Prana scenda in basso. Avviene una sottile
espirazione, ma tu nemmeno la percepisci.
Passa al secondo Chakra e ripeti la stessa procedura. Ripetila per i Chakra
3, 4 e 5, poi per Bindu, poi per il Midollo Allungato, poi per i quattro centri
al di fuori della spina dorsale, e finalmente per il Muladhara.
Questo è il primo giro: pratica due ulteriori giri. Sii fedele a questa pratica
per almeno sei mesi prima di aumentare la pressione mentale tramite la
ripetizione delle sillabe del Vasudeva Mantra.
Micro movimento Tribhangamurari utilizzando il Mantra
Questa tecnica è, a mio avviso, la più elevata contenuta in questa seconda
parte del libro. Essa possiede un mistero di Ultraterrena Bellezza.
Tra le rovine delle passate illusioni, l'esperienza che andiamo a
descrivere apre le porte della realizzazione spirituale. Essa incarna il più
profondo aspetto della realtà Omkar. Percepire il micro movimento
significa annientare ogni forma di dualità presente nei Chakra e quindi,
nella propria consapevolezza. È come se il centro tra le sopracciglia
diventasse una cosa sola con ciascun Chakra, fondendoli in un unica realtà.
Questo ci porta fuori dal tempo e dallo spazio. Ne nasce un'aspirazione di
amore bruciante verso il Divino.
Pratica il Kechari Mudra. Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana
dal Muladhara Chakra nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Dimentica
il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Ripeti mentalmente le
sillabe "Om-Na-Mo-Bha-Ga-Ba-Te-Va-Su-De-Va-Ya". Fai questo Japa
senza fretta. Percepisci il micro movimento Tribhangamurari osservando
come il canto mentale delle 12 sillabe aggiungerà una maggiore ''pressione''
ad esso.
Rimani immobile senza fare alcun movimento della colonna spinale
o della testa. Qui tutto il potere della pressione deve essere ottenuto con la
pura ripetizione delle sillabe del Mantra. Queste sillabe sono come piccole
"spinte" o "pulsazioni."
La durata di un giro è determinata dalla velocità del canto del
Mantra. Per molte persone il canto del Mantra e, di conseguenza, il micromovimento dura approssimativamente 10-12 secondi. Rammenta la
raccomandazione di Lahiri Mahasaya: "Non abbiate fretta!". Cerca di
percepire la differenza tra andare piano e andare velocemente. Se vai
lentamente percepirai un enorme potere.
164
Ripeti il Vasudeva Mantra tre volte. Il Prana rimane totalmente in testa.
Dopo tre percezioni del movimento completo, ripeti la stessa procedura per
i Chakra 2, 3, 4 e 5, poi Bindu, poi Midollo Allungato, poi i quattro centri
al di fuori della spina dorsale e finalmente per il Muladhara. Questo è un
giro: pratica da tre a dodici giri. Alla fine di questa pratica, rimani con la
consapevolezza centrata nella luce che percepirai nella parte superiore
della testa.
Routine incrementale del Micro movimento Tribhangamurari da
compiersi nell'ultima parte della vita
Quando ricevetti questa istruzione mi fu detto che, analogamente allo Yoni
Mudra che è praticato ogni notte nel momento in cui un kriyaban si
accinge a sottrarre la consapevolezza dal corpo e dal mondo fisico e si
prepara al sonno – che è una "piccola morte" – la routine incrementale
Micro movimento Tribhangamurari è un pacifico ritorno all'origine: un
prepararsi a "morire per sempre" – nel senso di divenire per sempre libero
nello Spirito. È stato spiegato che quest'ultima routine incrementale, oltre
ad essere la migliore preparazione per l'uscita consapevole fuori del corpo
al momento della morte (Mahasamadhi), brucia per sempre la necessità di
reincarnarsi. 11
Nella routine incrementale basata sul Micro movimento abbiamo 36 sedute
di pratica. Quello che è nuovo è che la maggior parte di queste sedute
richiedono più di un giorno.
Nel primo giorno si percepiscono 36 Micro movimenti in ciascuno
dei 12 centri. La seconda seduta prevede di percepire 36x2 Micro
movimenti in ciascun centro. [Si pratica una sola lunga rotazione, non due
rotazioni diverse: si sperimentano 72 Micro movimenti nel primo Chakra
senza interruzione, poi 72 nel secondo Chakra e così via....] Dopo alcuni
giorni, si pratica la terza seduta che prevede 36x3 Micro movimenti in
ciascun centro. Poi passano altri giorni. Poi abbiamo i 36x4 la cui pratica
11
Per quanto riguarda quello che accade durante il processo del Mahasamadhi,
abbiamo sentito molte storie sui possibili ''modi Kriya'' di abbandonare il guscio
fisico, ma ovviamente non possiamo garantire la loro autenticità. Alcuni affermano
che il modo tipico è il Thokar, altri accennano a procedure che avvengono
completamente nel Kutastha. Possiamo ragionevolmente presumere che non sia
sempre possibile eseguire il movimento fisico del Thokar. Focalizzare la propria
consapevolezza nella spina dorsale o nel punto tra le sopracciglia può essere l'unica
cosa possibile. La cosa più interessante che ho sentito è che alcuni kriyaban, durante
le ultime settimane o mesi prima di lasciare il corpo, praticano solo una tecnica:
percepire il Micro movimento Tribhangamurari nel Kutastha. Al momento della
morte, essi si uniscono con l'Infinito attraverso questa stessa procedura.
165
può occupare un giorno intero.
I prossimi passi: 36x5, 36x6, 36x7 36x8 non solo richiedono un
giorno intero ma anche parte del giorno seguente. Perciò si deve dividere lo
sforzo in due parti. Qui avviene quello che non fu mai fino ad ora
permesso: dormire una notte intera tra le due parti considerate come
un'unica seduta. Quello che è importante è che nella mattina del giorno
seguente si riprenda più o meno immediatamente. Quindi non è permesso
di andare a lavorare ed è anche raccomandato di mantenere il silenzio,
evitando ogni opportunità per la conversazione. (L'uso del buon senso
dovrebbe comunque sempre prevalere; se è qualcuno ci rivolge la parola,
una risposta gentile è sempre un dovere.)
Si può ora capire che le sedute seguenti richiedono più giorni;
l'ultima seduta richiede circa 12 giorni! Proviamo a descrivere quello che
avviene durante l'ultima seduta: si percepiscono 36x36 micro movimenti in
ciascun centro! Questo vuole dire: 1296 micro movimenti nel Muladhara,
1296 nello Swadhistan.... e così via, finendo di nuovo dopo molti giorni nel
Muladhara con 1296 percezioni.
Devo sottolineare che non è permesso saltare una tappa. Non pensate:
"Durante le mie prossime ferie estive troverò facilmente una dozzina di
giorni per praticare 36x36.'' No! Non funziona in questo modo. Prima di
percepire il movimento Micro 36x36 volte in ciascuno centro, lo si deve
aver percepito 36x35 volte. E prima di questo, 36x34 volte, e così via....
Completare questa routine incrementale è realmente un gigantesco
conseguimento. Accadranno molte esperienze splendide e gli ultimi
ostacoli interni saranno dissolti uno dopo l'altro. Quando avete completato
la vostra pratica, scoprite che non riuscite a descriverla in quanto la
beatitudine sperimentata ha totalmente cancellato dalla vostra memoria le
modalità della vostra esperienza.
Un kriyaban dovrebbe fare ogni sforzo per creare l'opportunità di
concedersi la gioia, il privilegio di completare il numero raccomandato di
ripetizioni senza mai cedere alla tentazione di praticare in modo affrettato.
Appendice: micro movimento che si origina dalla pratica del Thokar
classico (questa forma di Thokar è spiegata nel capitolo 9)
Descriviamo come la pratica del Thokar può indurre un micro movimento
nel Chakra del cuore e poi in ciascun Chakra.
Dopo aver completato il proprio usuale numero di rotazioni della
Forma Evoluta del Thokar respira liberamente. Poi visualizza il quarto
Chakra come un disco orizzontale avente un diametro di circa tre
centimetri. Impara a percepire una sensazione di movimento interiore sulla
sua superficie. A tal fine prosegui con i movimenti della testa, ma solo
166
accennando ad essi. Mentre la testa si muove verso sinistra, percepisci nel
Chakra del cuore un debole movimento interiore verso sinistra. Canta
mentalmente la sillaba Teee. Quando la testa si muove verso destra,
percepisci un movimento verso destra. Pensa alla sillaba Va. Quando la
testa si piega in avanti (si tratta di un movimento non pronunciato)
percepisci che il movimento interiore raggiunge il centro del quarto
Chakra. Lì fai vibrare la sillaba Su. Continua a ripetere: Te Va Su, Te Va
Su.... ma gradatamente fai sì che ogni movimento fisico (della testa) sia
solo accennato e gradualmente scompaia. Dopo un paio di minuti,
l'attenzione è del tutto volta verso l'interno e il respiro è impercettibile.
Figure 17. Micro movimento come è percepito nel Chakra 4
La procedura del Micro movimento può essere estesa a ciascun Chakra.
Ripetendo in ciascun Chakra il canto mentale di Te Va Su tre volte,
realizzerai di avere il potere di toccare quasi con fisica intensità il nucleo di
ciascun Chakra.
Come utilizzare il micro movimento per ottenere l'assenza di respiro
Lo stato di assenza di respiro nasce facilmente quando si ha l'avvertenza di
creare il micro movimento seguendo un particolare ordine di
concentrazione sui vari Chakra. Precisamente: focalizza l'attenzione sul
Muladhara. Vibra (pensa con enfasi) ''Te Va Su'' nel Muladhara, una volta
sola. Percepisci, entro il Muladhara, il movimento oscillatorio creato da
"Te Va Su." Quando pensi ''Su'' nel centro del Chakra dovresti sentire una
sensazione estatica.
167
Bene, quando ti viene naturale inspirare, inspira quanto è necessario,
fermati un istante e concentrati sul secondo Chakra. Trattieni il respiro
delicatamente e vibra "Te Va Su" nel secondo Chakra. Espira quando senti
di espirare, concentrati sul Muladhara, e vibra "Te Va Su" nella sua sede.
Quando diventa naturale avere una breve inspirazione, inspira quanto è
necessario portando la coscienza sul terzo Chakra. Trattieni il respiro
delicatamente e vibra "Te Va Su" nel terzo Chakra. Espira quando senti di
espirare, concentrati sul Muladhara, vibra "Te Va Su" nella sua sede.
Continua in tal modo, ripetendo la procedura tra il Muladhara e il
quarto Chakra; Muladhara e il quinto Chakra; Muladhara – Midollo
Allungato; Muladhara – quinto Chakra; Muladhara – quarto Chakra;
Muladhara – terzo Chakra; Muladhara – secondo Chakra. Come vedi, un
ciclo è fatto di 9 respiri brevi. Ripeti più di un ciclo, intensificando la tua
concentrazione finché il tuo respiro sarà quasi inesistente. Continua finché
realizzi che il tuo corpo è sostenuto di energia interiore. Continua sentendo
non solo i Chakra ma anche il corpo intero. Un giorno il respiro si fermerà
completamente: sarà come un miracolo.
"No me pidáis que lo explique. Tengo el fuego en las manos".
(Garcia Lorca.)
168
CAPITOLO 11
SCUOLA OMKAR
La scuola Omkar (mi riferisco alla scuola Kriya che nasce da Swami
Hariharananda) è un modo fantastico per approfondire la pratica del
Kriya. Swami Hariharananda ci ha spiegato che la realtà Omkar si rende
manifesta come Suono, Luce e sensazione di Movimento. Nel mio cuore
rivolgo un grazie a quanto ho appreso ai piedi di questo Maestro nonché da
un paio di suoi discepoli.
In questa scuola il Primo livello del Kriya è diverso da quello adottato
dalla scuola classica e da quella Tribhangamurari.
Routine Primo Kriya
Maha Mudra in due parti (Piegamenti e Maha Mudra vero e proprio)
Kriya Pranayama
Jyoti Mudra
Paravastha
A motivo della sua grande bellezza ho già introdotto il Maha Mudra tipico
della scuola Omkar nel capitolo 7 con il titolo ''Intensificare la pratica del
Maha Mudra'' Quindi non mi resta che completare la presentazione delle
tecniche del Primo Kriya.
Per quanto riguarda il Secondo livello del Kriya, presento qui quello
che in tale scuola non ha un nome specifico e che io chiamerò Omkar
Pranayama. Segue la descrizione di un Jyoti Mudra particolare che a mio
avviso sarebbe da chiamare Terzo Kriya. Il Quarto Kriya è la circolazione
energia nella parte superiore del cervello, quindi l'attivazione ottavo
Chakra e infine il Dhyana sulla luce divina.
COMPLETAMENTO DELLA
LIVELLO DEL KRIYA
DESCRIZIONE
DEL
PRIMO
Kriya Pranayama
Con gli occhi chiusi, inspira profondamente nella Fontanella. Poi espira
scendendo in Ajna. Trattieni il respiro per pochi secondi (3-4) e poi inspira
sollevando la coscienza di nuovo nella Fontanella. Trattieni il respiro per
pochi secondi. Poi espira scendendo fino a Vishuddha, trattieni per alcuni
169
secondi, poi inspira da Vishuddha alla Fontanella. Trattieni il respiro per
pochi secondi. Poi espira fino ad Anahata...
Continuando in questo modo, a un certo punto raggiungi il
Muladhara. Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal
Muladhara alla Fontanella.
Ripetiamo il tutto in ordine inverso. Espira dalla Fontanella al Muladhara.
Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal Muladhara alla
Fontanella, trattieni il respiro. Poi espira dalla Fontanella al Swadhisthana
Chakra... pausa... inspira... e così via finché espiri dalla Fontanella ad
Ajna. Questo è un ciclo (12 respiri). Puoi ripetere il ciclo per un paio di
volte.
Durante la pausa tra l'inspirazione ed espirazione (la consapevolezza è
nella Fontanella) il respiro dovrebbe essere trattenuto da 2 a 3 secondi, ma
dopo molte settimane di pratica, il tempo di ciascuna pausa può essere
gradualmente aumentato fino a 30 secondi. Questo dettaglio è molto
importante per creare una calma più profonda.
Jyoti Mudra
Chiudi le orecchie con i pollici mentre con gli indici premi leggermente gli
angoli degli occhi oppure coprendo gli occhi con una lieve pressione.
Concentrati nel Kutastha. Lascia che una parte della tua attenzione scenda
nel Muladhara. Poi solleva idealmente questo Chakra tramite una
inspirazione nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro fintantoché ti è
facile (circa 10-15 secondi) mentre cerchi di percepire la luce particolare
del Muladhara nel Kutastha. Espira e poni idealmente il Chakra
Muladhara nella sua posizione originale. Parte dell'attenzione si sposta ora
sul secondo Chakra. Poi fai esattamente quello che hai fatto con il Chakra
Muladhara. Grazie ad una breve espirazione, questo Chakra ritorna poi
idealmente nella propria sede...
Lo stesso si ripete per i Chakra 3, 4, 5 e Medulla. Cerca sempre di
percepire la luce nel punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo
ciascun centro nella luce dell'occhio spirituale. Alla fine della procedura
poni le palme delle mani sulle palpebre e rimani là vedendo la Luce per 2-3
minuti. Quando la Luce scompare, abbassa le mani.
Paravastha
Paravastha è lo stato che segue ad una buona pratica di Kriya. Rimani più
a lungo in meditazione ascoltando il suono divino, sentendo la vibrazione e
godendo della Luce divina. Percepisci il centro della tua concentrazione
che si solleva lentamente dal Kutastha alla Fontanella e sopra la
Fontanella oltre corpo. Rimani senza pensieri percependo questo cielo
170
interiore che comincia dalla parte superiore della testa. Quando raggiungi
la fine della tua routine di meditazione, apra gli occhi. Fissi quello che è di
fronte a te ma non osserva qualsiasi cosa in particolare. Guarda senza
guardare. Manitieni il 99% della tua attenzione a Fontanella. Dopo un po'
diverrai consapevole di una sottile linea di Luce bianca, morbida, come una
nebbia, attorno a tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca
e più grande. Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti
chiudi i tuoi occhi e rimani così ancora un po' prima di alzarti in piedi.
SECONDO LIVELLO DEL KRIYA: OMKAR PRANAYAMA
Prima parte
Appoggia le mani con le dita intrecciate sull'addome. Inspirazione ed
espirazione sono divise in 6 + 6 parti. Cominciando dalla posizione col
mento appoggiato al petto, inspira sollevando simultaneamente il mento
con lentezza come per accompagnare e spingere l'energia nel suo cammino
verso l'alto. Poni mentalmente le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo
Bhagavate Vasudevaya) nella sede di ciascun Chakra facendo una breve
pausa in ciascuno. Durante il primo "sorso" dell'inspirazione, la
concentrazione è sul Muladhara, dove viene idealmente "posta" la sillaba
Om; durante il secondo "sorso" la concentrazione è sul secondo Chakra,
dove viene idealmente posta la sillaba Na... e così via, finché Ba è posta nel
Bindu, l'inspirazione è completata e il mento è orizzontale.
Trattieni il respiro. Pratica il Kechari Mudra come meglio puoi. Piega la
testa in avanti verso la cavità di gola: la Luce divina fluisce in giù dall'alto
nella regione occipitale del cervello (perciò nella parte della testa che è
volta verso il soffitto.) Dopo avere sentito questo per un secondo o più,
riprendi la posizione normale ed immediatamente piega leggermente la
testa verso la spalla sinistra, senza girare la faccia. L'esperienza precedente
dell'infusione della Luce divina avviene di nuovo nella parte destra della
testa. Riprendi la posizione normale e piega leggermente indietro la testa:
l'esperienza della Luce divina avviene nella parte frontale della testa. Poi
piega la testa verso la spalla destra ... l'esperienza della Luce divina
avviene nella parte sinistra della testa. Chiudi il giro ripetendo il primo
movimento ovvero piegando la testa in avanti verso la cavità di gola: la
Luce divina fluisce in giù dall'alto nella regione occipitale del cervello.
Dopo aver concluso una rotazione della testa, comincia la espirazione.
Anche l'espirazione è divisa in sei parti ben marcate come pulsazioni.
Abbassando lentamente il mento sul petto, la consapevolezza scende lungo
la colonna spinale. Poni la sillaba Teee nel Midollo Allungato, Va nel quinto
171
Chakra.... e così via.... Su... De... Va, finché Ya è cantato mentalmente nel
Muladhara. Se ciò è confortevole fai una piccola pausa dopo la
espirazione. Durante questa la consapevolezza fa una completa rotazione in
senso antiorario attorno al Chakra Muladhara.
Il tempo globale di un Omkar Pranayama dipende dall'individuo: di solito
è di circa 45-50 secondi ma da un certo punto in poi, la velocità di ciascuna
ripetizione di Omkar Pranayama rallenterà. Il respiro è "risucchiato
internamente" e sembra essere dissolto. Da quel momento in poi, tutti i
dettagli fisici sono solo accennati.
Probabilmente hai letto da qualche parte che in un profondo Pranayama
l'energia attraversa i Chakra come il filo di una collana passa attraverso le
perle. Può anche avvenire che il ''filo'' di energia avvolge ciascuna ''perla.''
La rotazione antioraria delle consapevolezza attorno alla corona (indotta
dalla esperienza della Luce che scende dall'alto)
Quando comincia l'inspirazione e tu canti mentalmente Om, puoi
usare gli istanti iniziali della inspirazione per intensificare la pressione
psichica attorno al Muladhara Chakra. Questa azione interiore si estende
in modo naturale agli altri Chakra. Il percorso di salita è simile ad un'elica
che circonda e crea pressione attorno a ciascun Chakra. Procedi con calma,
non avere fretta, lascia dunque che questo processo si riveli
spontaneamente.
Seconda parte
Dimentica il respiro come nel Pranayama mentale. In ciascun Chakra
ripeti mentalmente la sillaba relativa molte, molte volte. Quindi nel
Muladhara ripeti Om, Om Om, Om Om... tante volte, come minimo 36.
(Non usare comunque il Mala per contare – rimani immobile.) La velocità
con cui canti le sillabe è approssimativamente due ogni secondo.
Visualizza tale Chakra come un disco orizzontale del diametro di circa tre
centimetri. Visualizza queste sillabe che si muovono in senso antiorario
all'interno del Chakra. Poi concentrati sul secondo Chakra dove fai
esattamente la stessa azione, utilizzando la seconda sillaba del Mantra,
ovvero Na, Na, Na, Na, Na... circa 36 volte.
Poi ti concentrerai sul terzo Chakra, ripetendo Mo, Mo, Mo, Mo,
Mo...circa 36 volte. Poi ti concentrerai sul quarto Chakra, ripetendo Bha,
Bha, Bha, Bha, Bha … poi sul quinto (Ga, Ga, Ga, Ga, Ga ....), poi su
Bindu (Ba, Ba, Ba, Ba, Ba ....).
Ora pratica i cinque piegamenti della testa ma in modo più lento.
La testa si piega in avanti verso la cavità della gola: la Luce divina scende
dalla regione che si trova sopra la testa (sede della Tranquillità Eterna)
172
nella regione occipitale del cervello. Dopo aver percepito questo per 10-20
secondi, riprendi la posizione normale della testa e piega la testa di poco
verso la spalla sinistra senza girare la faccia verso sinistra. La precedente
esperienza di infusione della la Luce divina avviene di nuovo. La Luce
divina scende dalla regione che si trova sopra la testa nella parte destra del
cervello, poi nella spina dorsale e nel corpo. Dopo aver percepito questo
per 10-20 secondi, riprendi la posizione normale della testa. Ora la testa si
piega indietro: avviene la stessa esperienza e la luce Divina scende nella
parte frontale del cervello....
Piega la testa verso la spalla destra senza girare la faccia. La stessa
esperienza avviene e la Luce divina scende nella parte sinistra del
cervello.... Per chiudere il giro, il mento si piega in avanti verso la cavità
della gola; la stessa esperienza avviene … La testa riprende la sua
posizione normale.
Hai percepito la Luce e le benedizioni divine in ciascuna delle
quattro Parti del cervello. In questo modo la Luce spirituale pervaderà
ciascun atomo della parte superiore della tua testa.
Ora concentrati su Medulla e ripeti Te Te Te Te Te Te .... …Lo ''stato di
assorbimento'' è davvero molto forte. Poi passerai a concentrarti sul quinto
Chakra usando Va, Va, Va ….
…. poi quarto.... terzo …. secondo …. Muladhara.
Salire così dal Muladhara al Bindu e discendere poi ripetendo
sempre quella procedura costituisce un giro: il tempo richiesto è
approssimativamente 4-6 minuti. Ripeti 3-4 giri e poi perditi nello stato
meditativo.
Punti chiave
[1] Passando da un Chakra al successivo, comincerai a notare il
cambiamento della vibrazione luminosa nella regione tra le sopracciglia. In
seguito avrai l'esperienza che un suono specifico emana da ciascun centro.
Rimanendo assorto nell'ascolto dei suoni astrali, si crea beatitudine
interiore, ponendo da parte – almeno momentaneamente – la coscienza
dell'ego. Questo è il momento in cui la realtà Omkar si rivela.
[2] Dopo molte ripetizioni di questa procedura, la parte superiore del
cervello rimarrà idealmente nello spazio, separata dal corpo fisico. Swami
Hariharananda disse che questa procedura finisce col separare la parte
superiore della testa dalla inferiore. Egli paragonò la testa ad una noce di
cocco e disse che questa procedura apre la noce di cocco colpendola da
quattro parti. Ovviamente molto sforzo è richiesto per raggiungere tale
173
risultato. Uno deve realmente ''invitare'' l'energia divina a scendere in
ciascuna parte della testa.
Durante il giorno rimani in questo stato il più possibile. Quando puoi
ritirarti per una breve meditazione, entra in sintonia con il Suono, la Luce,
il potere senza forma del Divino che ruotano entro il cranio.
Impiego della 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito
Swami Hariharananda prese la decisione di insegnare una pratica tipica
dello Hatha Yoga tantrico per completare la pratica del suo Secondo Kriya.
In seguito cambiò idea e non la insegnò più perlomeno qui in Europa. È
interessante darne un cenno. Questa procedura serve ad aiutare il
ricercatore a percepire l'Energia Divina nei Chakra e in diverse parti del
corpo.
[a] In ciascun Chakra
Le 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito saranno cantate mentalmente
visualizzando i petali di ciascun Chakra. Non c'è controllo del respiro.
Incomincia con Hang Kshang in Ajna Chakra: Hang nell'emisfero sinistro
del cervello e Kshang in quello destro. Poi canta mentalmente le 16 vocali
nel Chakra cervicale (Ang Aang Ing Iing Ung Uung Ring Rring Lring
Llring Eng Aing Ong Oung Aung Ah) – canta ciascuna lettera solo una
volta e questo vale anche per i Chakra seguenti. In questa pratica visualizza
ciascun Chakra come un disco verticale che irradia Luce divina per mezzo
dei suoi petali. Visualizza il numero di petali che è previsto dalla
tradizione Yoga e visualizzali in direzioni oraria. Quindi poni le prime 12
consonanti nel Chakra del cuore (Kong Khong Gong Ghong Wong Chong
Chhong Jong Jhong Neong Tong Thong), canta le seguenti 10 nel
Manipura (Dong Dhong Nong Tong Thong Dong Dhong Noing Pong
Phong), poi le seguenti 6 nello Swadhistan (Bong Bhong Mong Jong Rong
Long) e infine le ultime 4 nel Muladhara (Vong Shhong Shong Song). In
ciascun Chakra, comincia dalla parte superiore a sinistra, poi scendi a
sinistra e sali dalla parte destra. Si raccomandano tre cigli. Si chiude
ripetendo le due sillabe Hang Kshang in Ajna.
[b] Nella corona della testa
Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono fatte ruotare attorno alla corona
della testa attivando il suono Omkar che è percepito nel centro del cervello
– nella cosiddetta ''Grotta di Brahma'', la sede delle ghiandole ipofisi e
pineale. Si incomincia da dietro la corona con le vocali, poi si continua con
le consonanti fino a ritornare al punto di partenza. Fai il giro in senso
antiorario (se visto dall'alto) e poi ripeti orario. Si consiglia di farne 6+6.
174
I buoni effetti di questa procedura sono facilmente sperimentati ed è per
questo che questa procedura viene percepita come ''provvidenziale.''
[c] In diverse parti del corpo
Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono poste in 50 parti del corpo. Non
c'è controllo del respiro. Poni la mano sulle seguenti parti del corpo,
cantando mentalmente la appropriata lettera.
1 ANG Fronte
2 AANG Bocca
3 ING Occhio sinistro
4 IING
Occhio destro 5 UNG Orecchio sinistro 6 UUNG Orecchio destro 7
RING Narice sinistra
8 RRING Narice destra
9 LRING Guancia
sinistra
10 LLRING Guancia destra 11 ENG parte interiore della
bocca (qui non si deve toccare)
12 AING Mento
13 ONG Parte
superiore del labbro e denti superiori 14 OUNG Parte inferiori del labbro e
denti inferiori 15 AUNG Fronte & cime della testa 16 AH Intero volto
(toccalo con entrambe le mani)
17 KONG Spalla sinistra 18 KHONG
Gomito sinistro 19 GONG Polso sinistro 20 GHONG Nocche delle
dita sinistre 21 WONG Articolazioni della dita sinistre
22 CHONG
spalla destra
23 CHHONG Gomito destro
24 JONG Polso destro
25 JHONG Nocche delle dita destre 26 NEONG Articolazioni delle dita
destre 27 TONG Articolazione della coscia sinistra
28 THONG
Ginocchio sinistro
29 DONG Caviglia sinistra
30 DHONG
Avampiede sinistro
31 NONG Dita del piede sinistro
32 TONG
Articolazione della cosci destra
33 THONG Ginocchio destro
34
DONG Caviglia destra 35 DHONG Avampiede destro
36 NOING
Dita del piede destro 37 PONG Costole sinistre 38 PHONG Costole
destre 39 BONG Schiena (toccatela in su e in giù) 40 BHONG Basso
addome 41 MONG Parte superiore dell'addome
42 JONG Centro del
cuore
43 RONG Spalla sinistra 44 LONG Parte posteriore del collo
45 VONG Spalla destra
46 SHHONG Dalla spalla sinistra alla mano
destra 47 SHONG Dalla spalla destra alla mano sinistra 48 SONG Dalla
spalla sinistra al piede destro
49 HAM Dalla spalla destra al piede
sinistro 50 AKSHAM Muoversi verso il basso lungo la parte frontale del
corpo
JYOTI MUDRA SECONDO/TERZO KRIYA
Secondo la mia comprensione questo è il vero e proprio terzo livello del
Kriya. Comunque ormai è entrato nella tradizione di presentarlo sempre
come Jyoti Mudra Secondo Kriya.
Durante questa pratica tu contrai e rilassi i muscoli vicino la sede fisica di
ciascun Chakra. La posizione delle mani e delle dita è la stessa che per lo
175
Jyoti Mudra che abbiamo prima illustrato: con i pollici chiudi le orecchie
mentre con gli indici copri gli occhi.
Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino al
Muladhara: la parte dietro del perineo. Poi solleva questo Chakra per
mezzo di una inspirazione fino al Kutastha. Trattieni il respiro il più a
lungo possibile purché ciò non crei disagio (circa 10 -15 secondi) mentre
cerchi di percepire (nel Kutastha) la particolare luce del Muladhara.
Rilassa la tensione fisica ed espira.
Poi sposta la consapevolezza sul secondo Chakra Swadhisthana e contrai i
muscoli della zona sessuale e del sacro. Puoi praticare il Vajroli Mudra
(contrai e rilassa lo sfintere uretrale ed i muscoli della schiena vicino al
centro sacrale.) Poi fai esattamente quello che hai fatto col Muladhara
Chakra, quindi lo sollevi nel Kutastha...
Quando Swadhisthana è di nuovo nella sua posizione iniziale,
concentrati sul terzo Chakra Manipura. Contrai i muscoli dell'addome al
livello dell'ombelico: contrai rapidamente e rilassa l'ombelico, i muscoli
addominali e l'area lombare della spina dorsale. Poi fai esattamente quello
che hai fatto con i due Chakra precedenti ...
Ripeti lo stesso schema per Anahata Chakra. Espandi il petto.
Avvicina le scapole e concentrati sulla spina dorsale, la parte vicina al
cuore. Senti la contrazione dei muscoli vicini al centro dorsale. Poi fai
esattamente quello che hai fatto con i tre precedenti Chakra...
Concentrati sul quinto Chakra Vishuddha. Muovi la testa
rapidamente destra-sinistra (senza girare il volto) un paio di volte,
percependo un suono nelle vertebre cervicali come di qualcosa che viene
macinato. Questo serve solo a localizzare il centro cervicale. Per
localizzare astralmente il Chakra Vishuddha c'è bisogno di una diversa
procedura. Inspira questo Chakra fino al punto tra le sopracciglia senza
particolare contrazione. Ora, trattenendo il respiro, pratica le seguenti
cinque inclinazioni della testa:
a) gira la testa a sinistra (le mani seguono; la leggera pressione sulle
orecchie ed occhi non cambia) il gomito destro si avvicina alla parte destra
del petto,
b) gira la testa a destra, il gomito sinistro si avvicina alla parte sinistra del
petto,
c) ritorni alla posizione centrale e piega la testa in avanti;
d) piega la testa indietro
e) poi di nuovo davanti. Ritorna alla posizione normale
Espira dal Kutastha al Chakra Vishuddha.
176
Per il Medulla abbiamo la seguente procedura. Inspira molto lentamente
dalla base della spina dorsale. Durante questa inspirazione, contrai i
muscoli alla base della spina dorsale, poi i muscoli vicino l'organo
sessuale, poi i muscoli vicino l'ombelico e vicino il Manipura Chakra, poi
contrai i muscoli vicino il centro dorsale, vicino la regione della gola e,
infine, stringa i denti e crea delle rughe sulla fronte. Osserva la luce nel
punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo il tuo sesto centro a Dio.
Espira e libera la contrazione.
Per il Sahasrara Chakra abbiamo la procedura seguente. Inspira,
contrai tutti i centri come abbiamo fatto per Ajna Chakra, poi con i denti
stretti, spingi la porzione della tua testa che è sopra le sopracciglia (cranio)
su nell'alto dei cieli, offrila al Divino. Espira, e libera la contrazione.
Per completare la procedura, metta i palmi delle tue mani sulle
palpebre e rimai là, osservando una Luce bianca lattea per 2-3 min. Quando
la Luce scompare, abbassa le tue mani ed inchina la fronte e prega alla
forma di Dio che preferisci. Apri gli occhi ma rimani concentrato
internamente, nella ghiandola pituitaria e osserva la Luce divina in tutte le
cose. Poi godi del Paravastha come nel Primo Kriya.
SCUOLA OMKAR: QUARTO LIVELLO DEL KRIYA
[A] Circolazione di energia entro il cervello
Dimentica il respiro. Pratica il Kechari Mudra meglio che puoi. Piega la
testa in avanti. Senti l'energia nella regione frontale della testa e vibra
mentalmente Bha in quella zona. Senza ritornare con la testa nella
posizione normale, guida lentamente la tua testa nella posizione in cui essa
è piegata verso la spalla sinistra – come se tu cercassi di toccare la spalla
sinistra con l'orecchio sinistro. Senti l'energia presente sul lato sinistro del
cervello, sopra l'orecchio sinistro e vibra mentalmente Ga in tale luogo. Da
questa posizione guida lentamente la testa e anche il flusso di energia verso
la zona occipitale del cervello. Mentalmente vibra Ba in tale zona. Guida
lentamente la testa nella posizione successiva in cui essa è piegata verso la
spalla destra – come se tu cercassi di toccare la spalla destra con l'orecchio
destro. Senti l'energia presente sul lato destro del cervello, sopra l'orecchio
destro e vibra mentalmente Teee in tale luogo. Cerca sempre di percepire il
flusso di energia che si muove da una posizione della testa alla posizione
successiva. Ora ritorna lentamente alla posizione iniziale con la testa
piegata in avanti. Senti l'energia nella regione frontale della testa e vibra
mentalmente Ba in quella zona. Ora raddrizza lentamente la testa per
ritornare col mento parallelo al suolo mentre guidi la tua attenzione indietro
verso la parte centrale del cervello sotto la Fontanella. Canta mentalmente
177
Su in tale centro. Questo completa il primo giro. Ripeti questa pratica 12
volte.
Questa rotazione dell'energia è, da alcuni insegnanti, detta Thokar Kriya.
La ragione è che durante questa pratica, l'energia avanza lentamente
guidata da una pressione psichica attraverso la sostanza del cervello. A
questo punto dobbiamo dire che il termine Thokar non possiede un unico
significato, quello di ''colpo'', ma anche il significato di ''toccare con
pressione.'' Questa pressione interiore, questa frizione favorisce la
manifestazione della Luce Divina.
Figura 18. Circolazione di Prana calmo nella parte superiore del cervello
Dopo aver completato il numero richiesto di rotazioni utilizzando il
movimento della testa, non è difficile percepire il movimento rotatorio del
Prana ma nell'immobilità fisica.
Senza muovere la testa, ripeti mentalmente, senza fretta e le sillabe Bha,
Ga, Ba, Te, Ba, Su cercando di percepire lo stesso movimento energetico
che è stato indotto per mezzo dei movimenti della testa. L'esperienza è
quella di una sfera di Luce che si muove in circolo entro il cervello,
concludendo il giro nel punto sotto la Fontanella. Prova a percepire almeno
36 di queste rotazioni durante ciascuna routine Kriya.
Nota
Se questa pratica ti rende poco concentrato durante la giornata – come se tu
fossi sotto l'effetto di qualche droga, sperimentando cioè uno stato di
eccessiva euforia – allora completa la pratica focalizzandoti di nuovo sui
178
Chakra, proprio come hai fatto nella seconda parte della tecnica precedente
Omkar Pranayama.
[B] Completamento della pratica precedente
Il pieno significato del Kechari (vagare nello spazio) sarà ora pienamente
realizzato. Perciò pratica il Kechari Mudra al meglio della tua abilità.
Concentrati sul centro del Muladhara. Inspira profondamente e solleva
idealmente il Chakra Muladhara nella parte centrale del cervello sotto la
Fontanella, sopra Ajna. Visualizza tale Chakra come un disco, largo come
il circuito di energia che hai precedentemente creato.
Figura 18. La Figura mostra il momento in cui il Quarto Chakra è sollevato. Si
vede la circolazione dell'energia nella parte superiore della testa e, allo stesso
tempo, intorno al Chakra del cuore
Senti che l'aria è spremuta dall'addome ed immagazzinata nella parte
superiore dei polmoni. Trattieni il respiro e comincia a mettere in moto la
rotazione dell'energia nella testa proprio come hai appreso
precedentemente.
La rotazione dell'energia avviene nella testa ma, allo stesso tempo, accade
anche attorno alla vera ubicazione del Muladhara Chakra. Quindi due
rotazioni di energia avvengono contemporaneamente: sembra difficile ma
179
diverrà naturale. [Ricorda anche che alla fine di ogni giro, il flusso di
energia è diretto in verso il punto sotto la Fontanella.] Questa pratica
induce l'esperienza del suono Omkar. Ti concentrerai solamente su di esso e
non avrai bisogno di cantare mentalmente alcun Mantra.
Il numero ideale di rotazioni associate con ciascun Chakra è 36 ma un
principiante si accontenta di un numero più piccolo. Di solito il bisogno di
respirare scompare Espira non appena senti la necessità di espirare e guida
il Muladhara Chakra alla sua ubicazione alla base della spina dorsale. Ora
inspira sollevando il secondo Chakra e ripeti la procedura....
Ripeti la procedura per ogni Chakra fino ad Ajna. Ripetila di nuovo per
Ajna e poi per tutti gli altri Chakra fino al Muladhara. La pratica si chiude
respirando liberamente, con tutta l'attenzione nella Fontanella. Pace, gioia
interiore, ascolto dei suoni interiori, Luce Divina ... questo è ciò di cui farai
esperienza. La tua pratica del Kriya diventerà una storia d'amore con la
Bellezza stessa. Dopo un certo periodo di tempo, l'esperienza della salita di
Kundalini accadrà. Verrà a te e vincerà le tue resistenze. Senza provare
alcun senso di sorpresa, ti troverai trasportato da un dolce stato di calma ad
un autentico stato paradisiaco; ritornerai alla vita quotidiana con lacrime
sul tuo volto – lacrime nate da un'infinita devozione.
Quando riuscirai ad eseguire bene questa procedura – quando cioè un
Kumbhaka senza sforzo si manifesterà e sarà stabile e sarai capace di
sperimentare 36 (complete) rotazioni di energia nel tuo cervello per ciascun
Chakra, ovvero 432 rotazioni di energia durante 12 Kumbhaka. Allora
percepirai l'intero universo riempito di rifulgente Luce Divina.
Osservazione
È perfettamente naturale iniziare questa pratica aiutandosi col muovere
leggermente la testa (e, se ciò è d'aiuto, anche pensando sei sillabe del
Mantra.) Sebbene questo non sia richiesto, potrebbe essere utile ai
principianti. Se questo avviene, cerca di raggiungere comunque
gradatamente l'immobilità fisica e di ascoltare il vero Suono Omkar.
L'effetto è che durante il giorno, un stato di chiarezza mentale mai
sperimentato prima ti sorprenderà. Il fondamento della tua coscienza verrà
percepito come una gioia continua, che esiste indipendentemente da fattori
esterni.
180
[C] Risveglio dell'ottavo Chakra
L'ottavo Chakra è la porta che ti dà il potere di entrare in contatto col corpo
astrale. La sua apertura implica la pulizia di quello che ci trattiene al
sistema della reincarnazione ovvero logori schemi psicologici. È il centro
della compassione spirituale e l'abnegazione spirituale. Un kriyaban che
realizza l'essenza di tale Chakra, sviluppa la qualità dell'altruismo e vive
nella dimensione della compassione e non del giudizio.
Alcuni insegnanti di Kriya o Kundalini Yoga spiegano che questo
Chakra si trova 5-6 centimetri sopra la fontanella. Vengono assegnate altre
localizzazioni: 8 cm., 30 cm., 60 cm. .... Dobbiamo fidarci della nostra
percezione.
Figura 20. Il respiro si muove tra Bhuloka e Brahmaloka e poi si dissolve
Oscilliamo dolcemente tronco e testa a destra e a sinistra con il centro della
attenzione sopra la testa finché sentiremo questo Chakra. Questa è la giusta
181
localizzazione! Inspira, solleva lentamente Prana e consapevolezza dal
Muladhara all'ottavo Chakra. Durante questa azione, non concentrarti su
alcun altro Chakra nella spina dorsale. Muoviti verso l'alto sentendo
distintamente che l'energia attraversa la Fontanella e raggiunge l'ottavo
Chakra. Concentrati là e goditi lo stato di equilibrio tra inspirazione ed
espirazione. Espira lentamente, lasciando discendere il Prana dall'ottavo
Chakra al Muladhara. Senti distintamente che l'energia, scendendo,
attraversa la Fontanella. Nel Muladhara, concentrati sullo stato di
equilibrio tra espirazione ed inspirazione. Quando senti il bisogno di
inspirare ripeti la procedura. Ripeti tante, tante volte finché il tuo stato di
coscienza è totalmente cambiato e il respiro è molto sottile, quasi
inesistente.
Ora inspira dolcemente dal Muladhara all'ottavo Chakra, sollevando
respiro e Prana. Espira dolcemente dall'ottavo Chakra in giù lungo la spina
dorsale ma non scendere intenzionalmente fino al Muladhara. Osserva
come la corrente legata alla espirazione raggiunge spontaneamente un
punto nella spina dorsale. Questo punto non è necessariamente uno dei vari
Chakra. Ovunque sia questo punto, esso diviene il punto iniziale della
prossima inspirazione. Inspira quindi da esso, in su fino all'ottavo Chakra.
Ora la lunghezza del percorso è evidentemente più breve. Concentrati di
nuovo sullo stato di equilibrio tra l'inspirazione ed espirazione. Espira
dolcemente in giù lungo la spina dorsale: probabilmente la corrente legata
alla espirazione farà un percorso ancora più corto del precedente. Ora c'è
un nuovo punto iniziale. Inspira da questo nuovo punto e risali all'ottavo
Chakra...
Ripetendo questa procedura raggiungerai una particolare condizione
mentale e fisica in cui rimarrai senza respiro mentre la concentrazione sarà
sull'ottavo Chakra. Se, dopo una lunga pausa, il respiro appare di nuovo,
ripeti l'intero processo dall'inizio, (inspirando dal Muladhara.) Prosegui in
maniera paziente e imperturbata. Si tratta di far cessare il respiro entrando
in una dimensione in cui esso non è più necessario.
182
[D] Dhyana sulla luce divina
Ruota la coscienza attorno all'ottavo Chakra. Osserva una sfera di Luce che
circola attorno all'ottavo Chakra e poi tocca il centro di tale Chakra. Ripeti
tante volte questa percezione senza utilizzare alcun Mantra. Lascia che la
sfera di Luce (dopo avere tracciato un cerchio attorno all'Ottavo Chakra)
non venga internamente ad esso ma venga in giù, attraversando la
Fontanella di sbieco. Mentre il raggio scende solleva il mento; senti che
tale raggio raggiunge il cervelletto. Rimani immobile per alcuni secondi,
completamente immerso nell'intensità della bianca ed abbagliante Luce che
splende dal cervelletto al cervello intero. Abbassa il mento senza perdere la
concentrazione sulla Luce. Rimani un momento là, e poi ripeti la
procedura. Gradualmente durante i prossimi giorni ripeti l'esperienza tante
tante volte. La Luce Divina diviene stabile nel cervelletto.
Figura 21. La luce si muove dall'8th Chakra al cervelletto
183
Percepire costantemente la Luce Divina nel cervelletto è uno stato molto
elevato, ma tu devi ora imparare come localizzare la ghiandola Pineale ed
entrarci. Ebbene, quando sei pienamente immerso nella esperienza della
Luce, solleva lentamente il mento (solo alcuni millimetri) e quindi il tuo
sguardo interiore fino a sentire tensione nella nuca. Condensa
intuitivamente tutta la Luce che stai sperimentando e dirigila verso la
ghiandola Pineale. Tale ghiandola è molto vicina al cervelletto, ma
leggermente più avanti e sopra, lungo un linea che forma un angolo di 60°
(col pavimento.)
Figura 22. La luce si muove dal cervelletto alla ghiandola Pineale
Ripeti tante volte questo tentativo finché riesci ad entrare nella ghiandola
Pineale. Qui avviene l'unione con il Divino. Lo stato TAT TVAM ASI si
manifesta. Durante questo supremo stadio di unione, uno è privo di
coscienza fisica ed inconsapevole di ciò che lo circonda.
Dopo che il suono di Omkar cessa di esistere
appare la Forma Rifulgente.
Nulla esiste fuor che il Sole dell'Anima.
Io, Shama Churn, sono quel Sole.
Lahiri Mahasaya 12
12
Lahiri Mahasaya è Shama Churn – Shyama Charan. Questa frase è contenuta nei
diari di Lahiri Mahasaya. Molte frasi dai diari si possono trovare nel libro Purana
Purusha del Dott. Ashok Kumar Chatterjee
184
CAPITOLO 12
KRIYA DELLE CELLULE
Consideriamo l'esperienza che Lahiri Mahasaya riferisce nei suoi diari
quando, un paio di anni dopo la sua iniziazione sull'Himalaya, scrisse:
"Dopo un Pranayama eccellente, oggi il respiro si è completamente
orientato verso l'interno. Dopo tanto tempo, oggi lo scopo della mia
discesa (sulla terra) si è compiuto"!
Cosa significa: ''respiro
completamente orientato verso l'interno''? Il respiro si è trasformato in una
realtà interiore: è divenuto una sostanza mentale.
PY descrive lo stesso evento predicendo che cosa sperimenterà un
esperto kriyaban: "... allora la corrente si muoverà da sola,
automaticamente, e la gioia provata sarà indescrivibile." Si sta riferendo ad
una forma elevata di Pranayama dove l'energia si muove da sola, senza la
nostra azione di guidarla utilizzando il respiro.
Cerchiamo di capire che cosa sia questo Kriya Pranayama col
Respiro Interno, ovvero con questo Kriya delle cellule, come qui viene
chiamato.
Penso che l'Alchimia Interiore taoista (vedi Appendice 1) possa venirci in
aiuto. Abbiamo considerato le tre principali energie nel corpo umano: Jing
(Energia Sessuale), Qi (Energia dell'amore) e Shen (Energia Spirituale.)
Abbiamo visto come, tramite l'Orbita Microcosmica, l'energia sessuale si
trasforma in puro amore e questo in aspirazione spirituale. Questa Alchimia
avviene gradualmente nei tre Dantian – nell'addome, nella regione del
cuore e nel Dantian superiore che è il Kutastha. A questo punto avviene un
fenomeno spontaneo di circolazione di energia nel corpo. Come abbiamo
visto, questa circolazione è detta Orbita Macrocosmica. Questa prevede
una grande infusione di energia che scende dall'alto come un liquido
dorato, esternamente e internamente al corpo, in tutte le sue cellule. Anni di
Kriya Pranayama preparano questo grande evento. Se tu hai sperimentato
lo stato di Prana calmo nel tuo corpo dopo la pratica Kriya, allora sei nel
giusto stato fisico e mentale per provare questo nuovo modo di
perfezionare il Kriya Pranayama. Quello che hai seminato è pronto a
fiorire.
185
INSEGNAMENTO PRATICO
[I] Allunga la espirazione e lascia che una nuova specie di energia
appaia nella regione addominale.
Intensifica un dettaglio che hai già imparato sul ruolo dell'ombelico
durante il Kriya Pranayama. Durante la inspirazione espandi l'addome
spingendo in fuori l'ombelico; durante l'espirazione concentrati
intensamente sull'ombelico che si muove verso la spina dorsale. Questo
dettaglio è intensificato al massimo Percepisci una particolare sensazione
estatica che si origina dalla regione addominale.
Ora fai sì che l’espirazione duri molto più della inspirazione.
Continua a respirare allungando la lunghezza della espirazione: avrai
l'impressione che essa possa essere allungata indefinitamente.
Ad un certo punto ti troverai pazzo di gioia – talvolta col mento
leggermente abbassato, attratto verso l'ombelico come se fosse un magnete.
La sensazione piacevole diventerà orgasmica. Il corpo ti richiama alla
necessità di inspirare interrompendo la crescita progressiva di questa gioia.
A questo punto, pochi respiri ti separano dallo stato cui miri dove ogni
sforzo cessa. Molto utile, ma non indispensabile, per attraversare questo
velo, è utilizzare una espirazione frammentata.
[II] Frammenta la espirazione
Prova a dividere l'espirazione in 20-30 frammenti o più. Ciò è in se stesso
piacevole, specialmente quando ciascun frammento di respiro tende a
divenire microscopico. Se questo ti riesce, rendi questo processo sempre
più sottile. La espirazione diviene infinita mentre una particolare radianza
di gioia si solleva dall'addome verso il petto e la testa! Il diaframma ti aiuta
a sollevare l'energia con delle micro spinte verso l'alto. Continua, fin tanto
che i frammenti del respiro sembrano praticamente dissolti! Quando ne
senti il bisogno, inspira sentendo l'energia che si solleva dal Muladhara
nella spina dorsale. Ripeti il processo tante tante volte, senza mai esaurire
la bellezza di questa procedura.
[III] Riempi le cellule del corpo con una superiore forma di Prana
Durante l’inspirazione visualizza una potente vibrazione che parte dalla
zona sessuale, vi assorbe l’energia e la porta nella testa. Aumenta l'intensità
del suono nella gola. Prima di incominciare la espirazione rafforza
l'intenzione di trovare (o di aprire) una via interna per raggiungere le
cellule del corpo. Durante l'espirazione, crea una forte pressione della
consapevolezza sull'intero corpo. Neanche la più piccola parte di vitalità
uscirà con l'aria dal naso, tutta rimarrà nel corpo. Percepisci che il flusso
186
discendente dell'energia permea tutte le parti del corpo, muscoli, organi
interni, pelle, cellule come un numero illimitato di microscopici aghi
ipodermici iniettassero energia e luce in ciascuna cellula del corpo. Il
suono Sheee della espirazione aiuta ad infondere energia nelle cellule del
corpo. Lasciati ispirare al pensiero che il suono Sheee sia come "il grido
che spezza la roccia più dura" – così Sri Aurobindo accennava al potere del
Bija Mantra, il "sacro suono dei Rishi" – rivelando:
… il tesoro del cielo
nascosto nella caverna segreta
come il piccolo dell'uccello,
dentro la roccia infinita
(Rig-Veda, I.130.3)
Se non sei capace di produrre perfettamente il suono Shiii descritto da
Lahiri Mahasaya, sforzati di crearlo nella tua mente, ovvero di intonarlo
mentalmente.
[IV] Attraversa la barriera del respiro
Dimentica il respiro e cerca di fare in modo che l'intero processo prosegua
per mezzo del potere della volontà. Visualizza il Prana che sale con
Haaa... e a scende con Shiii... La ripetizione mentale di queste sillabe aiuta
la circolazione del Prana anche senza il respiro. Con il respiro
praticamente non esistente l'energia si riversa fuori dal Muladhara salendo
rapidamente in testa e poi si diffonde lentamente attraverso il corpo. La
salita è un evento molto breve. Tanto breve che forse neppure si nota. Hai
l'impressione che solo la espirazione esista.
Questa esperienza sublime è come respirare in tutti gli atomi. La grande
barriera è attraversata: il respiro come fatto fisico non esiste più – non c'è
più aria che esce dal naso. C'è una sorgente interiore di energia fresca che ti
rende più leggero e ti empie di forza. La sensazione ricorda una veloce
passeggiata nel vento. Questo non può essere chiamato semplicemente uno
stato gioioso: è un senso di infinita sicurezza circondata da un cristallino
stato di immobilità.
Apri gli occhi e porta la tua coscienza non solo nel tuo corpo ma in ogni
cosa che si trova davanti e intorno a te. Percepirai un suono continuo di
Om. Questo stato è molto diverso da quello che noi chiamiamo un
fenomeno ciclico. Questo processo sembra utilizzare una energia diversa
da quella che noi mettiamo in moto nel Kriya Pranayama. Essa non fluisce
da un punto ad un altro. È senza tempo, trascende il tempo. È un Prana
187
statico. Il flusso di questa corrente non ha direzione. È un campo
energetico senza flusso; esiste semplicemente.
Nota
Nella fasi iniziali del padroneggiare questa pratica è meglio evitare
qualsiasi forma di Kechari Mudra: talvolta sembra persino che esso
ostacoli i nostri sforzi. La ragione è che il Kechari ci isola dall'ambiente
circostante, mentre noi qui dobbiamo sentirci una cosa sola con esso. In
effetti, una grande sorgente di ispirazione (specifica per questa pratica) è
meditare all'aperto con gli occhi aperti e con la ferma, costante volontà di
divenire uno con una montagna, un lago, un albero ... davanti a noi.
Cerchiamo quindi di sentire che ogni cosa di fronte ed attorno a noi come
se fosse il proprio corpo. Durante Shiii visualizziamo la luce che scende
non solo nelle cellule del nostro corpo ma, contemporaneamente, negli
atomi di ogni cosa. Il suono continuo di Om è la conferma che la pratica è
corretta.
Le migliori esperienze potrebbero avvenire in condizioni sfavorevoli alla
propria concentrazione. Per esempio prova a praticare in una sala d'aspetto
facendo finta di leggere una rivista; a praticare viaggiando in treno,
guardando fuori dalla finestra o dando l'impressione di essere assorbiti nei
propri pensieri... In tali occasioni, la gioia può divenire così grande che è
difficile trattenere le lacrime.
Primi effetti, immediatamente dopo la pratica
Questa pratica ha un effetto preciso e immediato sul proprio umore. Per
dirla in breve, anche un giorno piovoso di Novembre verrà vissuto con
l'umore di una limpida giornata di Primavera. Il semplice fatto di
aggiungere consapevolezza alla fase di espirazione del Kriya Pranayama,
visualizzando respiro ed energia che si muovono verso ciascuna cellula del
corpo, ha effetti sorprendenti. La bellezza del vivere, come il vino che
trabocca da una coppa ricolma, sembra emergere da ogni atomo ed empie il
cuore. La percepiamo come se per anni avessimo invano sperato che il
Divino divenisse parte della nostra vita – senza mai vedere alcun risultato –
e improvvisamente scopriamo che il Divino era sempre stato là.
Il fuoco del cielo è acceso nel petto della terra
e i soli immortali ardono.
(Sri Aurobindo, da ''Una fatica di Dio'')
Il senso di bellezza e soddisfazione è grande, come se un pittore
impressionista fosse finalmente riuscito a rendere attuale la sua concezione
188
visionaria, trasmettendo l'idea che la sostanza inerte della materia da lui
ritratta è composta di multicolori particelle di luce, come innumerevoli soli
che irradiano in una brillante trasparenza.
Questo Pranayama è un processo fondamentalmente sano. Sembra
dissolvere ogni prigione mentale da noi costruita. I nostri problemi
psicologici, specialmente quelli collegati con intricati e conflittuali progetti
per il futuro, appaiono come una illusione dalla quale siamo emersi
definitivamente. La vita, che, fino ad ora, era stata piena di asperità, sembra
allungarsi serenamente verso un futuro ove non si percepiscono ostacoli
insuperabili.
Cosa avviene dopo l'iniziale euforia
Nei giorni seguenti degli sviluppi impensabili potrebbero essere osservati.
Pensate ad un formicaio che avete disturbato: innumerevoli formiche si
muovono caoticamente. Similmente il nostro ambiente ci sembra più
agitato, a volte aggressivo verso di noi. In sintesi ci sentiamo come se ''non
avessimo più la pelle.'' Per esempio, dopo una lunga assenza alcuni vecchi
conoscenti ritornano da noi quasi a portarci delle difficile sfide che
richiedono cambiamenti integrali di atteggiamento da parte nostra. Siamo
costretti ad affrontare problemi intricati, insoluti che nel passato eravamo
riusciti abilmente ad evitare.
Se andiamo avanti imperturbabili con la nostra pratica del Kriya,
saremo stupefatti da un effetto particolare. Ci sembrerà di percepire – non
solo con la consapevolezza ma, stranamente, anche con il corpo – quello
che avviene nella coscienza di un'altra persona. Non stiamo parlando di
telepatia. Parliamo di fare esperienza di uno stato d'animo che non è il
nostro, che non ha ragione di esistere. Cerchiamo invano delle ragioni per
giustificarlo. Quando, dopo un paio di giorni, esso scompare, solo allora
realizziamo che lo strano stato d'animo proveniva dalla coscienza di
un'altra persona. Ci ricordiamo che effettivamente avevamo fatto una
nuova conoscenza e parlato con questa persona essendo, per qualche
ragione particolare, sinceramente colpiti dalla conversazione avuta.
Dobbiamo dedurre forse che la nostra pratica del Pranayama col Respiro
Interno ha avuto effetto sul mondo che ci circonda! Sembra impossibile,
pare un sogno. Infatti, anche dopo molti episodi simili, dubiteremo che la
nostra sia una impressione ingannevole e non un fatto reale. Come mai,
guidando respiro e consapevolezza nelle cellule del corpo, otteniamo un
tale importante risultato che ha effetti così tangibili sul piano materiale,
emotivo e psicologico?
189
Possiamo davvero accettare il fatto che le nostre pratiche spirituali abbiano
una influenza sulla realtà che ci circonda facendo avvenire cose che
altrimenti non sarebbero accadute o che sarebbero accadute comunque, ma
in un modo diverso? Tale evento ha tutto l'aspetto di un' invenzione della
nostra immaginazione. Il principio della causalità implica che il mondo
ignori quello che accade nella nostra coscienza.
Sappiamo che la nostra mente è brava quando si tratta di arrampicarsi sugli
specchi; ma certamente quando un simile evento si ripete con matematica
precisione nel corso del tempo, allora il crearsi di un fenomeno di sintonia
con la coscienza di un’altra persona deve essere accettato. So che quanto
scrivo può richiamare le più ardite manie New Age. È solo dopo avere
ascoltato simili effetti ottenuti da altri ricercatori e tenuto conto della mia
decisione di aderire alla più totale sincerità, che ho deciso di riferire questa
particolare esperienza.
Fase ascendente e fase discendente di ciascun sentiero spirituale
A mio avviso, ogni autentico sentiero spirituale possiede una fase di
"ascesa" ed una di "discesa." Normalmente della fase di discesa non si
parla mai. La fase di "ascesa" è quella che si intende comunemente per
''sentiero mistico.'' La "fase discendente" accade automaticamente quando
un mistico si arrende totalmente alla volontà del Divino e comincia ad
accettare che le altre persone (e quindi anche i loro difetti e soprattutto la
loro tristezza o vero e proprio dolore) sono una parte del proprio Sé, sono il
proprio, più vasto, Sé.
Muoversi verso lo Spirito significa vivere e agire in modi
inconcepibili alla ragione. Si tratta di toccare con mano che quello che
avviene nel proprio corpo ha un effetto immediato su coloro che sono in
qualche modo in sintonia con tè o, semplicemente, ti sono materialmente
vicini.
Tutti hanno l'intenzione di vivere pacificamente, sempre in sintonia
con la gioia divina. Tutti dicono di amare l'umanità come ... ''il nostro più
grande Sé." Tutti sono capaci di mandare ''buone vibrazioni" o ''pie
intenzioni'' all'umanità. Ma queste sono parole.
Studiando le biografie dei mistici, incontriamo spesso esempi di
come essi accettavano di caricarsi del peso della sofferenza di altre
persone. Essi non si rifiutarono di ricevere, per farla sparire con la
Preghiera, parte dell'oscurità in cui vive l'umanità.
Ricordo come Padre Pio da Pietrelcina provò varie volte la
sofferenza del morire essendo metafisicamente vicino ad alcuni soldati
feriti che stavano morendo lontano da casa sul campo di battaglia.
Lahiri Mahasaya stesso soffrì. Mi ricordo di quel famoso episodio
quando egli si sentì ''annegare'' nel corpo di persone che avevano subito un
naufragio in un lontano mare. Egli non chiese, non cercò di attrarre a sé
190
tale esperienza. Ma la accettò pienamente e noi non sappiamo, ma
possiamo intuire, quale supremo conforto egli seppe portare a quelle
povere anime.
Il destino ha in serbo anche per noi simili sofferenze?
Lahiri Mahasaya e altri santi sono uno specchio per noi kriyaban. Quello
che accadde nel loro corpo potrebbe un giorno accadere nel nostro.
Sicuramente siamo ben lontani dal sublime stato di coscienza di Lahiri
Mahasaya: non abbiamo la realizzazione spirituale, la devozione e la
capacità di arrenderci al Divino che hanno i santi, ma possiamo
pazientemente volgere il nostro cuore verso questa nuova dimensione del
percorso spirituale. Se noi costantemente ed inesorabilmente escludiamo la
possibile partecipazione al dolore altrui, allora la nostra avventura
spirituale cadrà a pezzi.
Quello che possiamo fare adesso è cercare di perfezionare
illimitatamente il nostro Kriya Pranayama sapendo bene che esso ci
porterà ad un alto piano di realizzazione spirituale. In particolare, ciascun
sforzo di avvicinarsi alla pratica del Pranayama col Respiro Interno
guiderà la nostra consapevolezza a toccare l'Inconscio Collettivo. Per
mezzo di questa pratica, noi non ci muoveremo verso una dimensione
spirituale completamente distaccata dal piano fisico ma verso una più
profonda e più reale dimensione del Divino entro la materia, entro la
coscienza dell'umanità intera. Le cellule del corpo sono porte che
conducono proprio a tale dimensione. Tutto questo diventerà parte della
nostra vita non come oggetto di speculazione teorica ma come una scoperta
pratica.
Lahiri Mahasaya disse: ''L'intero universo è nel corpo; l'intero universo è il
Sé finale.'' È giunto il momento di realizzare cosa egli volesse dire con tale
affermazione!
L'alternativa
Sri Aurobindo scrisse:
Cercando il riposo del cielo o la pace dello spirito senza mondo,
o in corpi immobili come statue, fisse
nelle sospensioni estatiche del loro pensiero insonne,
anime addormentate meditavano, e questo pure era un sogno.
(Sri Aurobindo, Savitri; Libro X - Canto IV)
Cosa significa: ''... e anche questo era un sogno'' ?
Non possiamo vivere con una mente sempre focalizzata sul godere
emozioni elevate o piaceri spirituali, con un cuore fittiziamente aperto
191
all'amore universale ma in realtà duro e resistente come una pietra. In
questa situazione i nostri raggiungimenti invece di essere uno stato di
illuminazione rischiano di assomigliare a uno stato cronico di sonnolenza.
Coloro che vogliono vivere in una dimensione paradisiaca senza essere
disturbati da nulla, vogliono vivere in realtà nell'illusione – un'illusione
dorata, ma pur sempre una illusione.
In virtù di una legge universale, l'ultima fase del nostro sentiero
spirituale può contemplare una difficilissima esperienza: che noi
condividiamo parte della sofferenza altrui. Questo evento potrebbe
implicare una perdita momentanea della nostra realizzazione spirituale.
Davvero si tratterebbe in una prova difficile, che solo il vero amore può
giustificare. Ma non disperiamo.
C'è una frase attribuita al mitico Babaji (che a sua volta citava la
Bhagavad Gita): "Anche una piccola pratica di questo rito religioso
(interiore) ti salverà da grandi paure e colossali sofferenze." Secondo me
"grandi paure e colossali sofferenze'' derivano dal contatto con le paludi
dell'Inconscio Collettivo. Bene, la perfezione del Pranayama con respiro
interno sicuramente mitigherà tale sofferenza.
Riusciremo ad attraversare con indomita serenità i vari strati di oscurità che
sono in noi, come pure nella mente dei nostri fratelli? L'alternativa è
aspettare che la vita stessa eserciti su di noi un forte strattone verso il basso
imponendoci qualche condizione di sofferenza che ci costringa a
focalizzare l'attenzione sul corpo.
Alcune persone che hanno una forte tendenza verso la spiritualità hanno
dimenticato il mondo e sono persi nel loro sogno. Come potete spiegare i
loro stati d'animo negativi e la loro depressione? Alcune volte conoscono
la disperazione più nera. San Giovanni della Croce chiamò questo stato:
"La notte oscura dell'anima". Egli spiegò che quelle anime sentono come se
Dio li avesse improvvisamente abbandonati; dubitarono della validità del
loro sentiero spirituale. Sebbene la loro coscienza è totalmente volta verso
il Divino, continuano a credere di essere peccatori, senza alcuna possibilità
di salvezza. In una lunga e profonda assenza di luce e speranza, pur
sentendo l'inclinazione di procedere con espressioni esteriori di fede,
raggiungono lo stadio dove dubitano dell'esistenza di Dio. Perciò si
sentono irrimediabilmente impuri, persi per l'eternità.
È anche vero (ma meno frequente) che ci furono delle anime che non
dimenticarono il mondo, anzi che non ebbero altra meta che diminuire le
sofferenze dei loro simili, eppure conobbero la "Notte oscura dell'anima."
192
Ebbene io credo che tali sofferenze possano essere mitigate o risolte del
tutto imparando a guidare, senza mai arrendersi, la consapevolezza nelle
cellule del proprio corpo. Il nostro corpo è infatti la più grande protezione.
Quando sembra impossibile riagganciarsi a quella profonda ispirazione che
ci guidò un tempo verso il sentiero spirituale, quando l'innocenza sembra
perduta definitivamente e non vediamo altro che un immenso muro oscuro
che blocca definitivamente ogni nostro pur piccolo passetto verso la totale
consacrazione al Divino, quello è il momento di scendere, col metodo che
ci è più congeniale, 13 verso le cellule del corpo per incontrare quella
dimensione conosciuta a pochissimi che Mére evocava parlando di ''abissi
di verità e oceani di sorriso che stanno dietro le auguste vette di verità.''
Perfezionando il nostro Pranayama con Respiro Interno ci avvicineremo
ad un'esperienza di incredibile bellezza: il Divino immanente nella materia.
Credo che Sri Aurobindo si riferisse proprio a questa possibilità quando
scrisse:
Ora i terreni vaghi, ora il silenzio;
Un muro nero nudo, e dietro il cielo.
(Sri Aurobindo, da: ''Fine del viaggio'')
Nota: alcune osservazioni sul concetto di Inconscio Collettivo
L'Inconscio Collettivo rappresenta una parte del nostro Inconscio che è comune
all'umanità intera. Jung 14introdusse una terminologia che ci permette di sondare
un aspetto del sentiero mistico che altrimenti rischierebbe di divenire totalmente
estraneo, non solo alla nostra capacità di espressione ma anche di comprensione.
Jung scoprì che la nostra psiche umana è fatta di diversi strati, parte di essa è
condivisa con l'umanità ed è chiamata Inconscio Collettivo.
Per Freud l'Inconscio era simile ad un deposito pieno di vecchie cose
"rimosse" contenuti che non possiamo richiamare alla coscienza – rifiutati da un
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Si può agire anche col Japa, pensando le sillabe di esso nel corpo. Ne parleremo
brevemente nella Appendice 3.
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Credo che le scoperte di Jung siano preziose per la comprensione del percorso
mistico – forse più di qualsiasi altro concetto formulato durante il 20° secolo.
Sebbene egli sia stato prudente nelle sue affermazioni, la comunità scientifica non gli
perdonò di essersi occupato di questioni che non erano considerate parte della
psichiatria – l'alchimia, che sembrava un'assurdità, il mondo dei miti, che erano
considerati un'immaginazione priva di significato e, più d’ogni altra cosa, il gran
valore che lui attribuiva alla dimensione religiosa che considerava qualche cosa
d’universale, fondamentalmente sano e non, come altri avrebbero preferito, una
patologia. Al giorno d’oggi rimane l’entusiasmo per i suoi scritti, specialmente fra
coloro che si occupano di argomenti spirituali o esoterici.
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atto quasi automatico della volontà. Jung scoprì un livello più profondo:
l'Inconscio Collettivo che collega tutti gli esseri umani tramite uno strato più
profondo della loro psiche. Va detto che i contenuti dell'Inconscio Collettivo non
hanno mai fatto parte della nostra coscienza, e quando anche una parte
infinitesimale di essi irrompe nella nostra psiche, siamo momentaneamente
scioccati.
Nondimeno l'influenza che l'Inconscio Collettivo ha sulla nostra vita, è, in
alcune occasioni, vitale! Quando ci sentiamo indifesi nel momento in cui
affrontiamo dei problemi difficili, questo strato più profondo della nostra mente
inconscia ci mette in contatto con la totalità dell'esperienza umana, un magazzino
enorme di saggezza obiettiva dove ci sono tutte le soluzioni possibili. Questo
può salvarci!
Una conseguenza tipica del contattare l'Inconscio Collettivo è divenire testimone
di una serie innumerevole di "Coincidenze Significative.'' Esse accadono in così
tanti modi che non possiamo nemmeno immaginare. Jung pose una base
razionale per lo studio di questo tema controverso in "Sincronicità come
Principio di Nessi Acausali" (1980 Boringhieri).
Per spiegare con termini semplici di cosa si tratta, diciamo che, in analogia alla
causalità – che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in
connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi –
viene ipotizzata l'esistenza di un principio (a-causale) che mette in connessione
due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Il punto
chiave da sottolineare è che essi hanno un significato, un senso che li lega e che
suscita profonda emozione nell'osservatore.
Ora, se due eventi accadono contemporaneamente ma in spazi diversi, è chiaro
che la causalità (nel senso che il primo ha causato il secondo o viceversa) è
impossibile. Non ci sarebbe nulla di strano in questi eventi in sé e per sé, tranne
un fatto: l'osservatore considerare il loro verificarsi come una coincidenza
significativa – un quasi miracolo, un qualcosa che l'universo vuole comunicargli.
L'osservatore è toccato intimamente da quello che è percepito come il lato
mistero della vita.
Meglio fare un esempio per poterci capire. Un giovane sposta una pianta
in un vaso, questo cade, si spezza e lui guarda la pianta ferita. Pensa con intensità
a quando la sua ragazza gli aveva fatto dono di questo vaso. Prova emozione,
prova dolore e l'evento è considerato come un cattivo presagio. In
contemporanea (questo lo verrà ovviamente a sapere in seguito) la sua ragazza
gli sta scrivendo una lettera per lasciarlo e quindi spezzare il loro rapporto.
Qui si vedono le caratteristiche della Sincronicità Junghiana. I due eventi
avvengono simultaneamente e sono connessi per quel che riguarda il significato
(un vaso si rompe e una relazione si spezza) ma nessuno è causa dell'altro.
Quando il giovane scopre la contemporaneità dei due eventi, rimane stupefatto.
Questa non è telepatia o chiaroveggenza; nella telepatia una causa potrebbe
essere ipotizzata, per esempio l'esistenza di onde cerebrali che si trasmettono da
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una persona all'altra. In questo caso non c'è proprio alcuna causa. Jung spiega che
in questa situazione noi abbiamo solo un evento in una realtà multi dimensionale.
I due eventi sono in realtà un solo evento, visto semplicemente da due diversi
punti di vista.15
Quando ciò avviene, è come se il mondo ti parlasse. Se accade, e tu noti che è
accaduto, non devi perdere il buon senso e cominciare a credere di essere dotato
di poteri straordinari. Non si tratta di telepatia, chiaroveggenza.... è qualche cosa
di molto più profondo. Tu stai aprendo i tuoi occhi sulle meraviglie e sulle leggi
sottili di questo universo.
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Nella letteratura Yoga c'è il vasto capitolo dei Siddhi (poteri), ma questa è tutta
un'altra cosa cui facciamo fatica a credere. Coloro che scrivono libri sullo Yoga non
sanno resistere alla tentazione di copiare alcune linee dagli Yoga Sutra di Patanjali.
Un classico è trovare il ridicolo avvertimento del pericolo che viene dall'abuso del
Siddhi. Citando Patanjali (IV:1), raccontano che i Siddhi sono i poteri spirituali
(abilità psichiche) che possono avvenire grazie a rigide austerità; spiegano che esse
variano da forme relativamente semplici di chiaroveggenza, telepatia, ad essere
capaci di levitare, ad essere presente in vari luoghi contemporaneamente, di divenire
piccoli come un atomo, di materializzare oggetti e chi più ne ha più ne metta. E
quindi raccomandano ai loro lettori di non indulgere mai in questi poteri poiché
"sono un grande ostacolo al progresso spirituale". Indulgere: che bel termine! Avete
mai visto una persona che pratica alcune forme di Pranayama e poi indulge nella
bilocazione? Probabilmente non pensano a quello che scrivono poiché si lasciano
sedurre dal sogno di possedere tali poteri ... forse già immaginano tutto il chiasso che
ne verrebbe: interviste, prendere parte a vari talk show ecc. Qui, lo ripeto, stiamo
parlando di tutt'altra cosa!
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