Iltriste declino dei"pionieri" Pochiaffari peri collezionisti
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Iltriste declino dei"pionieri" Pochiaffari peri collezionisti
VIAGGIO NEI PADIGLIONI DEI "PURISTI" Il triste declino dei "pionieri" Pochi affari per i collezionisti di LucaTronchetti 1 LUCCA Sedotti e abbandonati. Sopportati più che supportati da un'organizzazione che ormai tra cosplayer, videogames, novità editoriali, home video e nuove tecnologie ha relegato in un angolino appassionati, puristi e collezionisti del fumetto. Eppure se 48 anni dopo Lucca Comics è diventato un evento mondiale che raccoglie adesioni dall'Italia e dall'estero il merito è anche di questi pionieri della striscia. Maniaci delle comic strip che dalla fine degli anni Sessanta e per alcuni decenni hanno dato un impulso fondamentale allo sviluppo della manifestazione che oggi richiama oltre duecentomila persone in quattro giorni. Bambole, non c'è un euro. Sono delusi e amareggiati i proprietari dei vecchi negozi di giornalini. Spendono dalle duemila alle quattromila euro per allestire i loro stand e spesso se ne vanno senza aver neanche recuperato le spese. La crisi picchia forte e i teenagers di oggi leggono meno di quelli di ieri trovando ciò che cercano sul web. E così come i libri di carta anche i fumetti subiscono l'usura del tempo. Corrado Pagliai, titolare del Centro del Fumetto a Livorno, è tra i decani della manifestazione. Dal 1966, quando la mostra si svolgeva al Palatagliate, lui non manca mai con il suo stand: «Vengo per rispettare la tradizione perché ai gestori di oggi che tu prenda o meno il banco non gliene frega niente. Il cambio generazionale per un verso e la crisi economica per l'altro ci hanno dato la mazzata fi- nale. Pensi che negli anni Novanta al termine della kermesse me ne tornavo a Livorno con 10 milioni in tasca. Oggi se va bene non si superano i tremila giuro». Gli appassionati non spendono, i collezionisti preferiscono altre mostre-mercato: «Sabato il prezzo più alto pagato è stato 45 euro per un album delle figurine Panini degli anni Settanta. I giovani? Non comprano fumetti italiani. Vanno sui cartoni giapponesi (Manga) o sulle offerte. Un esempio: tre albi di supereroi a due euro. In pochi hanno idee chiare su cosa acquistare. Gli altri comprano tanto per portarsi a casa qualcosa che ricordi la mostra. L'importante è che costi poco. Manca quell'educazione al fumetto che soltanto certi genitori sanno fornire ai loro figli». Sul banco sigillati dal cellopliane i primi cinque giornalini delle edizioni originali di Topolino datati 1949. Costo complessivo 3500 giuro. «Li espongo, ma so già che non li venderò. I collezionisti ormai da qualche anno disertano la mostra. Il guaio che nemmeno gli appassionati - impiegati, operai, insegnanti che arrivavano a Lucca e spendevano dalle 50 alle 100 euro - sono in grado di comprare materiale degli anni Settanta. Venerdì un paio di persone mi hanno chiesto gli album di Ufo Robot (anni Ottanta), ma quando hanno visto il prezzo (185 euro) hanno subito desistito. E persino il numero 300 di Alan Ford con all'interno gli adesivi non si riesce a piazzare nonostante la modica cifra (10 euro)». Pezzi rari, roba da ricchi. Uno dei «Gronchi rosa» della mostra mercato è esposto nello stand di Mauro De Rossi, ve- neto, che da oltre 30 anni frequenta Lucca Comics e gestisce tre negozi (Milano, Mestre e Treviso). E' il numero 1 di Topolino Albo d'Oro intitolato «Eroe dell'aria» e datato gennaio 1937. Costa 1500 euro perché non è in ottimo stato di conservazione. Altrimenti il prezzo salirebbe di molto. «Ma lo espongo soltanto per attirare i curiosi. Perché oggi il fumetto è roba da ricchi. Solo i professionisti o gli imprenditori si possono permettere di pagare un vecchio albo 4-500 euro. Io vengo a Lucca dal 1978, dai tempi del pallone in piazza Napoleone, e posso dire non senza nostalgia che il fumetto da lettura popolare di quegli anni è diventato un prodotto di nicchia e la kermesse lucchese ormai non ha più nulla a che vedere con il passato. Da attori protagonisti noi espositori siamo diventati comparse. Comprimari defilati e persino unpo' ingombranti». E così anche un decano come De Rossi si è riconvertito per restare a galla: « Cosa vendo nel mio stand in piazza Napoleone? Non certo fumetti da collezione. Roba moderna, soprattutto giapponese. Manga e la versione erotica Hentai. E i giovani, adesso come allora, non spendono più di 10-20 euro. Vanno forte i volumi di autori scoperti dalla rete e che su internet hanno realizzato le prime comic stipes. Mi riferisco a Zerocalcare, settimo in classifica nel settore dei libri generici, oppure Orfani (fumetto di fantascienza) o le ristampe di strisce popolari targate Bonelli o Marvel». Quell'intuizione felice (e un po ' controcorrente) di IVlartinelli in pochi se lo ricordano. Ma se la manifestazione più importante dell'anno per la nostra città dal 1966 5i svolge a Lucca il merito è di una persona: l'allora sindaco Giovanni Marti nelli . Nonostante lo scetticismo dei notabili De dell'epoca (da Angelini a Bicocchi passando per Favilla) che ritenevano il fumetto una roba poco seria e non in linea con le tradizioni culturali di Lucca, Martinell i • attraverso l'Apt- sposò la proposta del tandem Romano Calisi-Rinaldo Traini. A Bordighera in Liguria si svolgeva annualmente la mostra del fumetto e della satira. Gli organizzatori litigarono e Traini attraverso sue conoscenze con l'ente provinciale del turismo chiese la disponibilità al comune di Lucca. Martinelli accettò con entusiasmo eall'inizio il Comunesi occupava direttamente alla sistemazione degli stand e provvedeva alle spese. Un'intuizione felice di un uomo d'altri tempi. (l.t.) 11 3 -' vï wN // ri>, V/1 P Corrado Pagliai nel suo stand collocato in Corso Garibaldi ji