“Gesù dà a Pietro... le chiavi delle due principali porte dello Zodiaco

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“Gesù dà a Pietro... le chiavi delle due principali porte dello Zodiaco
“Gesù dà a Pietro... le chiavi delle due principali porte dello Zodiaco, che
sono i due punti solstiziali, i segni zodiacali di Cancro e Capricorno, chiamati i
due cancelli del sole. Attraverso Cancro, o “porta dell’uomo”, l’anima
discende sulla terra (per unirsi al corpo), il che costituisce la sua morte
spirituale. Attraverso Capricorno, la “porta degli dei”, essa ascende in cielo.”
(E. Valentia Straiton, The celestial Ship of the North, Vol. II° pag. 206).
Interpretazione della Fatica nel Capricorno
Vi sono due porte di particolare importanza: il Cancro, che immette in ciò che
noi erroneamente chiamiamo vita e il Capricorno, che conduce nel regno
spirituale. Il Cancro è la porta per la quale passiamo quando imprigioniamo la
vita nella forma; il Capricorno è la porta attraverso cui noi finalmente
passiamo quando non ci identifichiamo più con l’aspetto formale
dell’esistenza, bensì con lo spirito. Questo è ciò che significa essere un
iniziato.
Un iniziato è una persona che non pone più la sua coscienza al servizio della
mente, dei desideri o del corpo fisico. Egli può usarli, se così sceglie; e molto
spesso lo fa per aiutare l’umanità, ma non è lì che la sua coscienza è
focalizzata. L’iniziato è tale perché è focalizzato nella sua anima, ossia in
quell’aspetto di noi stessi che è libero dalla forma. È nella coscienza
dell’anima che noi funzioniamo alfine in Capricorno, riconosciamo di essere
degli iniziati ed entriamo nei due grandi segni universali di servizio
all’umanità. È interessante notare che in Acquario noi abbiamo
simbolicamente a che fare con delle masse di animali, dato che in questo
segno Ercole, come primo impegno di discepolo mondiale, aveva avuto il
compito di ripulire le stalle d’Augia. Ma nei Pesci egli cattura non soltanto il
toro, ma anche tutti i buoi, dando alla nostra coscienza l’idea dell’universalità
del lavoro mondiale, della coscienza di gruppo, della coscienza universale e
del servizio mondiale.
Se siete nati sotto il segno del Capricorno, non crediate di essere per questo
degli iniziati.
Si deve avere il senso delle proporzioni e dello stadio evolutivo. Gli aspiranti
o soffrono di un complesso d’inferiorità, che li fa sentire incapaci di fare
qualsiasi cosa, oppure hanno un’esagerata idea della loro importanza; hanno
un contatto con la coscienza dell’anima, ma solo un lieve contatto, che essi
ritengono invece una completezza e per tale motivo s’inorgogliscono. Tutto
questo dimostra una mancanza di senso delle proporzioni.
Questo segno simboleggia la terza iniziazione, la prima delle iniziazioni
maggiori. Nel Vangelo di Matteo, 17, leggiamo che Cristo prese con sé tre
discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in cima alla montagna in
cui fu trasfigurato davanti ai loro occhi. Essi caddero proni, con la faccia a
terra, e Pietro disse: “Costruiamo tre capanne”. Nella filosofia Indù ciò è
chiamato “iniziazione dell’uomo che costruisce la sua capanna”. Pietro, la
roccia o il fondamento, è il simbolo del corpo fisico. Giacomo, l’illusore,
simboleggia la natura emozionale, la fonte d’ogni illusione. Giovanni, il cui
nome significa: “il Signore ha parlato”, simboleggia la mente. Abbiamo qui
rappresentato il simbolismo dei tre aspetti della personalità di fronte al Cristo
glorificato nel momento della sua Trasfigurazione in Capricorno.
Significati del Segno
Questo è il segno del caprone; un segno superumano, universale e
impersonale. Tutte le precedenti fatiche di Ercole riguardavano la propria
liberazione. Ora invece entriamo in tre segni che non hanno alcuna relazione
con i suoi conseguimenti personali. Egli ora è libero. È un iniziato e un
discepolo mondiale. Egli ha percorso innumerevoli volte la ruota dello
zodiaco, ha imparato tutte le lezioni dei diversi segni e ha scalato la
montagna dell’iniziazione; ha sperimentato la trasfigurazione. È
perfettamente libero e può così lavorare universalmente compiendo fatiche
che non hanno più alcuna relazione con se stesso. Egli opera come un
essere superumano in un corpo umano. I grandi stadi di sviluppo lungo il
sentiero dell’espansione, che noi chiamiamo iniziazioni, sono impressi nel
cervello e non ci possono essere detti da nessun altro. Non abbiamo mai
incontrato un vero iniziato che abbia preteso d’essere tale, mai. Il marchio
che contraddistingue l’iniziato è il silenzio. Il Capricorno è un segno di
tristezza, un segno d’intensa sofferenza e di solitudine e queste sono
caratteristiche che distinguono l’iniziato.
L’impersonalità si basa su un fondamentale conseguimento della personalità.
Prima di poter raggiungere l’impersonalità occorre essere stati
tremendamente attaccati alla personalità.
Questo è un paradosso, ma non si può riuscire ad essere impersonali se non
c’è nessuna tentazione nell’essere personali. L’impersonalità che dobbiamo
sviluppare è un’espansione dell’amore personale che abbiamo per un
individuo, per la nostra famiglia, il nostro circolo di amici, in uno stesso
atteggiamento verso l’umanità, ma questo non ha niente a che vedere con il
sentimentalismo.
Noi possiamo amare il genere umano perché conosciamo il significato
dell’amore personale e quindi, lo stesso amore che abbiamo dato agli
individui più vicini a noi, possiamo darlo a tutta l’umanità. L’impersonalità non
è un rinchiudersi in se stessi, erigendo delle barriere, ma è un amore esteso
a tutti, poiché siamo capaci di vedere le persone per quello che veramente
sono, con le loro colpe, i loro fallimenti, le loro realizzazioni, tutto ciò che li fa
essere quel che sono, con chiara visione, amarli per ciò che veramente sono.
Nelle Regole della Via è scritto: “Ognuno vede e conosce le bassezze di
ciascuno. Eppure, malgrado questa grande rivelazione, non vi è ritrarsi, né
reciproco disprezzo”. Questa è la condizione da realizzarsi in Capricorno.
Quello che dobbiamo sviluppare non proviene da un indurimento del cuore,
né dal tremendo distacco, né dal salire su di un piedistallo.
Il discepolo mondiale non solo fa ciò che fece Ercole, ossia discendere
nell’inferno e domare Cerbero, ma lavora continuamente tra gli uomini,
interessandosi di tutti. Egli è impersonale.
Ci si potrebbe chiedere se quest’impersonalità debba riferirsi a noi stessi
piuttosto che alle altre persone. La risposta è che occorre essere impersonali
nel nostro comportamento. Se noi fossimo veramente impersonali nei riguardi
di noi stessi, il nostro modo di interagire con le altre persone sarebbe quello
giusto.
Costellazioni
Ci sono tre costellazioni connesse col segno del Capricorno. Una è chiamata
Sagitta, la freccia. Essa non ha nessuna connessione col Sagittario, ove
abbiamo l’arciere le cui frecce trafiggono la personalità. Qui abbiamo invece
la freccia, proveniente da una sorgente cosmica che trafigge il cuore del
Figlio di Dio, chiamato il Cristo, il più vicino a noi tra i grandi salvatori del
mondo, “l’uomo del dolore che conosce le pene dell’umanità”. Egli fu trafitto
dalla freccia Sagitta, la freccia cosmica.
Il nome ebraico di questa freccia significa “la desolata”, e il sentiero che ogni
discepolo percorre è necessariamente un sentiero solitario. Quello
dell’iniziato è ancor più solitario. Il sentiero di un salvatore del mondo è il più
solitario di tutti. Questa condizione sarà però presto alleviata. Lungo le età
sono apparsi molti di questi grandi Maestri, alcuni qui, altri là.
Abbiamo mai considerato la loro profonda solitudine? Nessuno poteva
comprenderli.
Forse furono canonizzati centinaia di anni dopo la loro scomparsa. Ma ora vi
sono così tanti aspiranti, così tanti sul sentiero del discepolato, che forse la
coscienza di gruppo comincia ad apparire negli affari del mondo; ora sarà
una solitudine di gruppo, anziché una solitudine individuale.
L’Aquila è considerata essere in stretto rapporto sia col Capricorno sia col
Sagittario. È l’uccello della luce (il simbolo dell’aspetto superiore dell’uomo)
che si manifesta come anima (secondo aspetto) portata a compimento.
Il Delfino è una costellazione molto interessante che racchiude in sé uno
straordinario simbolismo. In un antico zodiaco è raffigurato come un pesce
pieno di vita che salta fuori dell’acqua e piroetta nell’aria, per gioco. È il
simbolo del Figlio di Dio che, operando secondo la legge, assume una forma
e vive nell’acqua e nell’aria e non essendo più condizionato dalle leggi
fisiche, può giocare con le forze della natura. Stiamo cominciamo ad
imparare qualcosa riguardo a queste forze, ma ci vorrà ancora del tempo,
prima che il Delfino possa avere per noi un vero significato personale.
L’Ascesa della Montagna
Il Capricorno ci racconta la storia dell’ascesa alla montagna e della discesa
agli inferi. Per ogni anima ci sono tre grandi ascensioni. La Massoneria
attraverso i secoli è stata la custode di questa tradizione. C’è innanzitutto
l’ascesa della materia al cielo, che troviamo nella Vergine.
Vi è poi l’elevazione della natura psichica da sotto a sopra il diaframma. Non
si è allora più emotivi ed egocentrici, non si vive più nel plesso solare, ma ci
si focalizza nel cuore ove si diviene coscienti della vita di gruppo; i nostri
sentimenti e i nostri desideri sono allora relazionati al gruppo.
La nostra vita non si svolge più nella natura animale, interessata alla
creazione sul piano fisico, ma diventiamo creature spirituali operanti nella
materia del piano mentale. Non siamo più imprigionati nella forma, poiché
l’abbiamo talmente plasmata da elevarla nella coscienza del centro cerebrale.
Da questo centro possiamo poi controllare i centri della gola, del cuore, del
plesso solare ed ogni parte del nostro corpo. Ciò non si ottiene
concentrandosi su questi centri né pensandovi, ma vivendo come un
cosciente figlio di Dio seduto sul “trono fra le sopracciglia”, il centro ajna (o
ghiandola pituitaria), come lo chiamano gli Indù. Questa è la seconda grande
ascensione.
L’ascensione finale è quella che contrassegna l’emancipazione dell’iniziato
d’alto grado che diviene coscientemente un salvatore del mondo. Ma è nella
seconda iniziazione, in cui avviene l’elevazione della natura psichica inferiore,
che noi dobbiamo lavorare in modo tale che ogni desiderio, ogni stato
d’animo, ogni emozione siano “assunti in cielo”.
Preparazione per la discesa nell’Ade
Vi furono tre cose che Ercole dovette fare prima che iniziasse a discendere
negli inferi. La sequenza in cui avvennero è interessante. Prima di tutto,
dovette purificarsi. Ercole, il figlio di Dio, che aveva trionfato, ed era stato
trasfigurato, quando stava per scendere negli inferi per compiere il suo
lavoro, sentì risuonare la parola della purificazione. Pensò dunque di essere
sufficientemente puro! Come avvenne questa purificazione non è però noto.
Si può supporre che egli dovette dimostrare di essersi liberato dall’irritabilità e
dall’egoismo nel suo normale ambiente in cui viveva come essere umano. È
di regola nell’occultismo che, sulla scala dell’iniziazione, se non si è capaci di
vivere in modo puro nella cerchia del proprio ambiente, non si è d’alcuna
utilità né in cielo, né all’inferno. Che cosa significa essere puri? La parola è
per lo più usata in senso fisico, ma essere “puro” significa, in realtà, esseri
liberi dalle limitazioni della materia. Se si è, in qualche modo, anche
prigionieri della mente, che è una forma di materia sottile, non si è puri. Se si
hanno emozioni egoistiche, non si è puri. Ercole dovette purificare se stesso.
Leggiamo poi che egli dovette essere iniziato ai misteri. Se ben comprendo (e
posso anche sbagliare in questo), è che prima di poter scendere nell’inferno
universale, occorre scendere nel proprio inferno personale. È un tremendo
periodo della vita quello in cui si deve scendere nel proprio inferno per
diventare un iniziato. L’universale s’impara tramite esperienza individuale;
solo questa è realizzazione. Non è possibile imparare per sentito dire.
Come era accaduto nei miti precedenti, Ercole dovette fermarsi ed
impegnarsi in un’azione di servizio prima di poter affrontare Cerbero. Egli vide
due persone legate che stavano per essere attaccate da una mandria e
dovette liberarle prima di poter affrontare il proprio problema.
Per l’iniziato il servizio viene sempre prima di ogni altra cosa: se vi è bisogno
del suo aiuto, egli deve momentaneamente abbandonare ciò che deve fare
per sé. Questo è quel che accade sempre all’iniziato, perché è governato
dalla coscienza di gruppo.
Il simbolo di Cerbero
Cerbero, il cane a tre teste, dall’abbaiare furioso, dai serpenti che circondano
il suo corpo e formano la sua coda, era il guardiano dell’Ade. Le tre teste
simboleggiano la sensazione, il desiderio e le buone intenzioni. È l’amore per
la sensazione che trascina l’umanità di qua e di là per soddisfare la fame nel
mondo economico o il desiderio di felicità nel mondo del piacere.
I violenti impatti della sensazione sono ricercati per mantenere la mente
occupata. La testa centrale fu da Ercole afferrata per prima perché essa è la
più importante. Il desiderio infatti sottostà a tutte le sensazioni, cerca di
esprimersi e in tal modo ottenere soddisfazione nel mondo esterno. La terza
testa rappresenta le buone intenzioni non realizzate. Abbiamo dunque il
desiderio nel centro, la sensazione che caratterizza tutti gli impatti in un lato,
la terza testa delle buone intenzioni non considerate a fondo e mai realizzate
sull’altro lato, per cui fin dagli antichi tempi si diceva che: “l’inferno è lastricato
di buone intenzioni”.
La coda fatta di serpenti rappresenta tutte le illusioni che impediscono il
progresso della vita spirituale; la materialità che ci mantiene ancorati nei livelli
inferiori; la natura psichica inferiore che provoca un gran numero di disastri; la
paura incondizionata e irrazionale; la paura dell’insuccesso e del fallimento
che trattiene tante persone dall’essere attive, fomentando solo l’inerzia che, ci
viene detto, è la grande colpa degli aspiranti e dei discepoli.
Ercole afferrò Cerbero per la testa di mezzo e lo neutralizzò poiché tutti gli dèi
solari si occupano dei problemi dell’umanità e scendono solitari nell’inferno
per salvare l’umanità; tutti gli dèi solari sono nati nel segno del Capricorno.
(Testo redatto da una conferenza di A.A.B., condensata)
Epilogo
La grande oscillazione in Capricorno è riassunta nelle parole chiave. Sulla
ruota ordinaria esse sono: “E la Parola disse: Che l’ambizione governi e la
porta sia spalancata”. Questa è la chiave per la spinta evolutiva e per il
segreto della rinascita (il Tibetano). Quando un autentico senso della realtà
sostituisce le ambizioni sia terrene che spirituali, allora l’uomo può in verità
dire: “Mi perdo nella luce superna, ma a quella luce volgo le spalle”. È così
che il discepolo mondiale, iniziato in Capricorno, va per la sua via per servire
l’umanità in Acquario. In questo segno egli ripulisce le stalle d’Augia (dal
karma della trascorsa ignoranza e dei passati errori; il Guardiano della
Soglia) per poi diventare, in Pesci, un salvatore del mondo. Si ricorderà come
l’ultimo atto del Cristo, sulla via del Getsemani e del Calvario, fu di lavare i
piedi ai suoi discepoli.
È stato detto: “Il Cristianesimo non ha fallito, non è mai stato sperimentato”. E
noi, dopo duemila anni, vogliamo veramente iniziare a provare,
individualmente e in gruppo? Questo è il lavoro che renderà possibile il
ritorno del Cristo e che preparerà l’umanità a riconoscerlo e a renderla
capace di sopportare la qualità delle vibrazioni che accompagneranno la Sua
venuta.
(da “Astrologia Esoterica”, pp. 153-174.)
“Ogni uomo deve ricordare che il destino dell’umanità è incomparabile e che
dipende, in gran parte, dalla sua volontà di collaborare nel compito
trascendente. Deve ricordare che la legge è, ed è sempre stata, la lotta; e
che nulla ha perso della sua violenza per il fatto di essere stata trasportata
dal piano materiale al piano spirituale. Deve ricordare che la sua propria
dignità e la sua nobiltà di essere umano devono emergere dai suoi sforzi di
liberare se stesso dalla schiavitù e di obbedire alle sue più profonde
aspirazioni. Soprattutto non deve mai dimenticare che la scintilla divina è in
lui, in lui soltanto, e che è libero sia di disprezzarla, di ucciderla, sia di
avvicinarsi sempre più a Dio, mostrando il suo ardente desiderio di
lavorarecon Lui e per Lui.”
Le Comte du Noüy.